ETTORE BONAVOLTA
Di
Ettore
Bonavolta, militante nelle formazioni partigiane comandate da
Koli Bozo operanti nella regione Dunrea (e che quindi non
appartenne al battaglione Gramsci) è lo scritto seguente, che
non ha bisogno di particolari rilievi e che descrive l'azione
contro un comando del Balli Kombetar. Abbiamo inserito la
memoria a dimostrazione della doppia battaglia che conduceva
l'E.L.N. contro il nazifascismo e contro la reazione interna
rappresentata qui, appunto, dal comando ballista.
IL MORTAIO DI "PEDRO"
Il 30
novembre 1943, dopo aver camminato tutta la notte il gruppo
Myzeqe ebbe l'incarico di accerchiare il villaggio di Postema
nella zona Tomorizza.
Il villaggio di Postema, era situato su un alto roccione, ben
fortificato ed era sede di un comando ballista. Giunti sul posto
accerchiammo il villaggio: il mio battaglione si trovava sul
lato sinistro, e all'alba del 1 dicembre attaccammo Postema. Io
comandavo la squadra mortaio del II battaglione, mi trovavo in
difficoltà, poichè le bombe del mortaio da « 45 » che io
sparavo, non raggiungevano il bersaglio, cadevano nella vallata
sottostante. Mi prodigai, ma non riuscii a trovare una giusta
posizione, perchè il villaggio non solo si trovava su un'alta
montagna ma era circondato da torrenti che scorrevano da ogni
direzione. Ci trovammo in una situazione molto difficile, ma il
nemico era ben piazzato, le case erano tutte di scaglia di
roccia, quindi molto solide, mentre dalle finestre sparavano
continuamente le mitraglie.
Fu allora che il mio comandante Koli Bozo mi chiese: « Pedro,
cosa succede? » (i compagni albanesi mi chiamavano Pedro, mentre
il mio nome è Ettore) . Gli risposi che non riuscivo a colpire
con le bombe il villaggio, e così gli chiesi: « Se mi dai una
squadra di fucilieri, vado suI villaggio ». Il comandante non si
fece ripetere la proposta la seconda volta.
La squadra dei fucilieri comandata dal compagno Nefail Hoxha e
quella del mortaio presero il cammino verso Postema. Scendemmo
giu al torrente, aggirammo la montagna per salire aIIe spaIIe
del vilIaggio. L'azione era più difficile di quanto pensavo, ma
non mi scoraggiai; con difficoltà iniziammo la salita del monte;
era erta e dura.
Appena giunti a metà percorso, iniziarono a pioverci addosso
paIIottole da tutte le parti, dovemmo coprirci ed arrestare la
marcia.
I proiettili giungevano daIle finestre di un villaggio di
fronte, che difendevano la base di Postema.
Inviai subito una staffetta al comandante, il quale mandò una
compagnia in quel villaggio, la compagnia era comandata da un
compagno italiano, di nome Bruno.
Appena fece ritorno la staffetta riprendemmo la marcia, giunti
suIIa cima della montagna, il villaggio non si vedeva, vi
trovammo una pianura di circa cento metri e in fondo si trovava
un roccione.
Rimasi un po' scoperto per rendermi conto della situazione; il
compagno Nefail mi invitava alIa prudenza, mi voleva bene più di
un fratello. Strisciando per terra raggiunsi un ammasso
roccioso, da questo si osservava tutto iI villaggio; che era
formato da poche case e recintato da un muro di protezione. Dopo
aver osservato la situazione chiamai tutti i compagni, le due
squadre non erano aI completo, in tutto eravamo otto.
Dal roccione si vedevano i ballisti che banchettavano, mentre
noi avevamo camminato tutta la notte e senza mangiare. Era una
bellissima giornata piena di sole, i ballisti non si sarebbero
mai aspettati una simile sorpresa. Piazzammo il mortaio ed
aprimmo il fuoco. Il compagno Nefail quando vedeva cadere Ie
bombe sulle case saltava di gioia, ma purtroppo queste non
facevano niente perchè il tetto delle case era roccia
resistente; decisi di puntare il mortaio in linea diretta, ma
ciò era molto pericoloso e il compagno NefaiI mi implorava di
non farlo.
Appena sistemai il mortaio suI roccione per mirare diritto, da
una finestra iniziò senza tregua a sparare una mitraglia, ma a
questo punto tengo a far rilevare il grande coraggio del
compagno Nefail, che col suo fucile mitragliatore impegnò a
fondo il nemico, permettendomi di portare a termine l'azione, e
così la prima bomba penetrò nella casa dove era collocata la
mitraglia, facendoIa saltare.
Nel villaggio vi fu uno sbandamento, un fuggi fuggi. Il compagno
Nefail mi baciava dalla gioia, mi ringraziava per la riuscita
azione.
Poco dopo vedemmo uscire dal villaggio uno zingaro, con in mano
una bandiera bianca.
Giunto dietro al roccione, ci guardò sbalordito non si sarebbe
mai aspettato che eravamo in pochi, ma quei pochi furono molto
bravi e coraggiosi, si spostavano continuamente per apparire più
numerosi.
Inviai subito una staffetta per avvisare che i balisti volevano
trattare, guai se questi si fossero accorti della nostra
scarsezza numerica. Eravamo sfiniti, per giunta avevo finito
tutte le bombe del mortaio. Ero stordito dalla forte esplosione
che provocava la carica di lancio per le bombe. Dopo circa
un'ora, il battaglione giunse al villaggio e i comandanti si
riunirono con il comando ballista per trattare la resa.
Nel frattempo il compagno Nefail, mentre girava intorno al muro
del villaggio, venne colpito da una pallottola alla fronte
morendo all'istante.
Non so se al compagno Nefail sia stata conferita la giusta
ricompensa alla memoria; nessuno meglio di me conosce il grande
valore dell'eroico compagno caduto nella battaglia di Postema.
Dopo 29 anni, grazie ai compagni Llaqi Jano, Koli Bozo, e al
compagno Misto Treska, presidente del comitato per i rapporti
culturali con l'estero, ho avuto il piacere di abbracciare la
madre dell'indimenticabile, compianto Nefail Hoxha.
* Pubblicato in: Albania oggi, n.
1/2, gennaio-giugno 1973, pag. 32.
Riprodotto in: "LIRI POPULLIT. Partigiani italiani in Albania.
Un esempio di internazionalismo proletario" (Cultura editrice)
Dalla NOTA
inviata al Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro
dalla Presidenza Nazionale dei Veterani Albanesi
ETTORE
BONAVOLTA
Nato nel 1923. Residente a
Napoli.
Noto per i suoi sentimenti
antifascisti, l'8 Settembre 1943 passò volontario nei
reparti partigiani della regione Lushnja e prese parte al II
Battaglione partigiano della provincia di Berati; per due anni
interi percorse la via eroica del combattente coraggioso.
Affrontò con sacrifici e
coraggio raro le difficoltà delle operazioni delle forze
naziste dell'inverno 1943-1944 e del giugno 1944. Fu in prima
fila tra tutti i combattenti contro i nazisti ed i loro
collaborazionisti. Si distinse in particolar modo nei
combattimenti nei pressi di Dumrea, nella regione di Berati ed
in quella di Skrapari. Ma il grande coraggio di Bonavolta si
dimostrò prima di tutto nei combattimenti nella zona di
Tomorizza, Shemberdhenje e Postene, dove con il suo mortaio
riuscì a salvare circa 200 partigiani che di sorpresa erano
stati circondati dalle forze naziste e collaborazioniste, e
che rischiavano l'annientamento. Il suo mortaio ha "cantato"
in tutti i combattimenti fino alla liberazione completa
dell'Albania.
Ettore Bonavolta fu notato
per il suo ottimismo e per la sua fiducia nella vittoria sul
fascismo.
Dopo la liberazione,
Bonavolta si è distinto come abile attivista dell'amicizia e
della collaborazione tra gli antifascisti italiani e i
veterani albanesi della Lotta antifascista di Liberazione
Nazionale (L.A.L.N.). Egli ha in Albania tanti buoni
amici e compagni della Lotta antifascista. Ha visitato alcune
volte il nostro paese, che considera come seconda patria. Per
tanti anni è stato segretario dell'ANPI della provincia di
Napoli e membro del Consiglio Nazionale dell'ANPI, dal 1969.
Per tutto ciò, la Presidenza
del Comitato Nazionale dei Veterani della L.A.L.N. del popolo
albanese, propone a Lei, di intitolare Ettore Bonavolta
"Cavaliere della Repubblica" o con altra decorazione simile, e
di accordare a lui le retribuzioni che gli spettano secondo le
leggi della Repubblica Italiana.
Il vice-presidente
Myqerem Fuga (firma)
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P A R T I G I
A N I !
Una iniziativa internazionale
ed internazionalista
nel 60.esimo anniversario della
Liberazione dal nazifascismo
https://www.cnj.it/PARTIGIANI/index.htm
Per contatti: PARTIGIANI! c/o
CNJ,
C.P. 252 Bologna Centro,
I-40124 BOLOGNA (BO) - ITALIA
partigiani7maggio @ tiscali.it
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