di Luciana Castellina, da "Il Manifesto", 18 aprile 1999, pag. 3.
Sospetto che coloro che con tanta convinzione si indignano con i serbi perche' hanno rifiutato tutto, "persino" l'accordo di Rambouillet, non abbiano mai letto il testo del medesimo. Non se ne puo' dar loro colpa visto che a quel negoziato chi avrebbe dovuto non ha mai dato adeguata pubblicita', tanto da dare alla fine ad un testo mai fatto conoscere per intero, e firmato solo dall'Uck, la definizione di "accordo".
Dopo settimane che vedo dire da tutti, anche i meglio intenzionati, che certo, per Belgrado non era facilissimo aderire alla proposta perche' vi si chiedeva la presenza delle forze Nato nel Kosovo, mi e' venuto in mente che forse non la malafede, ma una vera e propria censura operata in Italia abbia impedito di informare che la presenza militare dell'Alleanza atlantica non era prevista solo nella disgraziata regione teatro del conflitto ma nientemeno che in tutto il territorio della Repubblica jugoslava.
E infatti nelle 82 paginette uscite da Rambouillet, ed esattamente al suo capitolo VII, dove si parla del "corpo militare di pace nel Kosovo", e' allegata un'appendice B che, al suo articolo 8, recita: "il personale della Nato dovra' godere, con i suoi veicoli, vascelli, aerei e equipaggiamento libero e incondizionato transito attraverso l'intero territorio della Federazione delle Repubbliche Jugoslave, ivi compreso l'accesso al suo spazio aereo e alle sue acque territoriali. Questo dovra' includere, ma non essere a questo limitato, il diritto di bivacco, di manovra e di utilizzo di ogni area o servizio necessario al sostegno, all'addestramento e alle operazioni".
Precedentemente, all'articolo 7, ci si e' preoccupati di estendere alle truppe Nato operanti nella FRJ lo status di cui godono quelle che operano, per esempio, in Italia. Il famoso privilegio Cermis. Vi si dice: "Il personale Nato sara' immune da ogni forma di arresto, inquisizione e detenzione da parte delle autorita' della FRJ. Personale della Nato erroneamente arrestato o detenuto dovra' essere immediatamente riconsegnato alle autorita' Nato".
Agli articoli 9 e 10 ci si preoccupa invece di precisare che la Nato non sara' nemmeno tenuta a pagare tasse cosi' come ogni altro onere, fiscale o tariffario, o subire qualsivoglia controllo doganale.
Per non lasciare dubbi l'articolo 15 chiarisce che quando si parla di servizi si intende includere il pieno e libero uso delle reti di comunicazione, inclusa la tv e il diritto di usare l'intero campo elettromagnetico; e tutto cio' "free of costs", gratis.
A Rambouillet ci si e' occupati comunque anche di "rapporti di lavoro", per precisare, sempre nella stessa appendice (paragrafo b) dell'articolo 20 che il personale locale eventualmente impiegato dalla Nato sara' soggetto esclusivamente alle "condizioni e ai termini stabiliti dalla Nato stessa".
Ma non e' finita: l'articolo 21 afferma che la Nato e' autorizzata a "detenere persone e a consegnarle al piu' presto alle autorita' appropriate".
Certo, se Belgrado avesse firmato questo cosi imparziale accordo non ci sarebbe stato bisogno di fare la guerra; e si potrebbe dire che cosi' si sarebbero evitati tanti morti e tante distruzioni. Nemmeno la guerra, infatti, riuscira' - anche se pienamente vittoriosa per la Nato - ad ottenere quanto stipulato a Rambouillet: la completa occupazione militare della Serbia e del Montenegro.
E non per qualche settimana, ma a tempo indeterminato, giacche' nell'"accordo" si dice che fra tre anni si fara' una conferenza internazionale per studiare un meccanismo teso a definire l'assetto del Kosovo in base alla volonta' del suo popolo. Insomma: una prospettiva di cui e' difficile vedere la conclusione. In queste condizioni non c'e' da farsi molta meraviglia se Milosevic non ha firmato. E si capisce anche perche' ci si sia tanto poco preoccupati dello sbocco politico del conflitto, dell'alternativa all'attuale regime di Belgrado. Evidentemente non c'e' bisogno, in questo quadro, di prevederne una, la prospettiva essendo quella della riduzione del paese ad uno stato coloniale degno del XIX secolo.
E' legittimo chiedersi, di fronte a questo tipo di "compromesso", chi davvero abbia voluto a tutti i costi la guerra. Quasi piu' preoccupante del conflitto e' pero' il livello di manipolazione che l'accompagna. Da tutte le parti, come sempre capita in questi casi. Ma non e' una gran consolazione per la nostra democrazia.