GLI ULTIMI AGGIORNAMENTI SI POSSONO LEGGERE IN FONDO ALLA PAGINA
18-19 MARZO 2006
GIORNATE
INTERNAZIONALI CONTRO LA GUERRA E LE OCCUPAZIONI
MAI PIU' GUERRA
LA PACE E' L'UNICA
SICUREZZA
Tre anni fa, una coalizione guidata dal Governo USA diede avvio alla
guerra contro l'Iraq.
Oggi, le ragioni per mobilitarsi contro la guerra sono sempre
più evidenti.
Il 18 e il 19 marzo 2006 manifesteremo in tutta Europa, insieme ai
movimenti statunitensi e globali
- per l'immediato e
incondizionato ritiro di tutte le truppe straniere dall'Iraq
- contro la guerra
preventiva, la sua estensione alla Siria, all'Iran e al Medio Oriente,
per una soluzione pacifica della questione kurda
- per la fine
dell'occupazione israeliana dei territori palestinesi e di Gerusalemme
Est, per l'attuazione di tutte le risoluzioni internazionali, per una
pace giusta fra Israele e Palestina, per la creazione di uno stato
palestinese indipendente
- per il disarmo, la
riduzione delle spese militari, l'eliminazione delle basi militari
straniere e delle armi di distruzione di massa
- per politiche estere
alternative, che rifiutino le logiche neoliberiste e costruiscano
relazioni eque fra i popoli
- per il rispetto dei diritti
umani, la difesa delle libertà democratiche e civili contro la
repressione, la fine delle torture, delle detenzioni illegali, delle
prigioni segrete.
Le adesioni all’appello europeo promosso dall’Assemblea del Forum
Sociale Europeo per la giornata di mobilitazione internazionale
contro la guerra e le occupazioni il 18 marzo 2006 si raccolgono
all’indirizzo:
adesioni18marzo @ unmondodiverso.it
Le adesioni possono essere singole, collettive e motivate. Verranno
pubblicate in un’apposita sezione del
sito
www.18marzo.unmondodiverso.it
, che riporterà anche eventuali documenti che motivino
l’adesione.
Alla mail
adesioni18marzo @
unmondodiverso.it vanno inviate anche le iniziative che
preparano la giornata o che comunque sono ad essa collegate e che
verranno pubblicate in un’apposita sezione del sito.
March
18 -19 Global Days of Action
From
Iraq to New Orleans - Stop the War on the Poor!
Bring
the Troops Home Now!
No New
War on Iran!
New York - Los Angeles -
Washington DC - San Francisco - Boston - London - Rome - Jakarta -
Seoul - and across the globe
see growing list of actions at:
http://www.troopsoutnow.org/m18orgcents.shtml
Il Coordinamento Nazionale per la
Jugoslavia (C.N.J.) aderisce alla manifestazione contro la guerra del
18 marzo, ricordando la data del 24 marzo 1999, inizio di
78 giorni di selvaggi bombardamenti da parte dell'aviazione della NATO
dei territori della Repubblica Federale di Jugoslavia.
La "guerra umanitaria"
è stata l'anticamera della "guerra preventiva" e non
è escluso che tale dottrina venga rispolverata dai futuri
governi italiani ed europei per giustificare nuove guerre imperialiste
di aggressione.
La Jugoslavia è
stata una delle prime vittime del Nuovo Ordine Mondiale. Saremo dunque
in piazza con le bandiere della Jugoslavia Socialista per
rivendicare i suoi valori di fratellanza, per una vera Europa dei
popoli.
ASSEMBLEA PREPARATORIA
FIRENZE -- 11-12 FEBBRAIO
2006
Facoltà di
Architettura
ex Carcere di Santa Verdiana, Piazza Ghiberti 27
(zona Santa Croce / Centro Storico)
Assemblea Nazionale del movimento contro la guerra
La pace al primo posto, mai più guerra
LA PACE È L'UNICA SICUREZZA
scarica la locandina
con il programma - in formato PDF
Nei prossimi giorni sul
sarà possibile trovare sul sito http://www.18marzo.unmondodiverso.it/
i report delle diverse
sessioni tematiche dell’Assemblea di Firenze che ha discusso di:
Ritiro di tutte le forze di occupazione.
Per una politica antiliberista nel mondo.
Il ruolo dell’Europa nella guerra permanente e quello del movimento
europeo ed italiano contro la guerra.
Disarmo, armi di distruzione di massa, basi militari e
smilitarizzazione.
Vertenze, campagne, mobilitazioni.
Migranti, rifugiati e richiedenti asilo, libertà di circolazione.
Repressione, carceri speciali, torture e rapimenti, soppressione delle
libertà civili e dei diritti democratici.
Palestina: quale processo di pace, fine dell’occupazione, Stato
indipendente, sostegno internazionale.
I Forum Internazionali: Caracas, Bamako, Atene, verso il Forum Sociale
Mondiale di Nairobi
DAL SITO
http://www.18marzo.unmondodiverso.it
Assemblea Nazionale del movimento contro la
guerra
riunita a Firenze l'11 e
12 febbraio 2006
COMUNICATO STAMPA
18 marzo 2006
LA PACE AL PRIMO POSTO
Giornata di mobilitazione internazionale
Inviamo il
documento approvato dall'assemblea del movimento contro la guerra che
si è tenuta a Firenze l'11 e 12 febbraio. Per il 18 marzo, in
sintonia con quanto promosso dal Fse e dai Fori mondiali policentrici,
viene indetta una giornata nazionale di mobilitazione che, a Roma, si
articolerà in un dibattito al mattino, un corteo nel pomeriggio,
e un concerto alla sera. Di seguito il testo dell'appello di Firenze:
L'Assemblea Nazionale del Movimento contro la guerra tenuta a Firenze
l'11 e il 12 febbraio,
alla quale hanno partecipato 320 rappresentanti di organizzazioni,
reti, gruppi locali italiani,
raccogliendo gli appelli internazionali del Forum Sociale Europeo e del
Forum Sociale Mondiale e impegnandosi ad un proprio appello specifico
per i diritti e la libera circolazione di migranti e richiedenti asilo
fa appello alla mobilitazione per il 18 marzo 2006, terzo anniversario
della guerra all'Iraq, giornata internazionale contro la guerra e le
occupazioni, che sarà preceduta da tante iniziative promosse in
tutta Italia da reti, organizzazioni e movimenti sulle diverse
tematiche dell'impegno contro la guerra e per la pace, per il disarmo,
per i diritti, per una nuova politica estera.
Invitiamo tutti e tutte a dare vita il 18 marzo a una giornata di
mobilitazione nazionale a Roma per dire:
la pace al primo posto,
mai più guerra,
la pace è l'unica sicurezza
Il 18
marzo a Roma si terranno:
in
mattinata l'incontro dei
"soldati contro la guerra" con la partecipazione di refusnik di diversi
paesi
nel
primo pomeriggio un corteo che
verrà aperto dallo striscione "la pace al primo posto" a cui
chiediamo di partecipare portando una bandiera della pace
nel
tardo pomeriggio il concerto
di giovani dei campi profughi palestinesi.
per adesioni: adesioni18marzo @ unmondodiverso.it --
www.18marzo.unmondodiverso.it
18
febbraio - 18 marzo.
Il
movimento contro la guerra verso due importanti scadenze di
mobilitazione
Ci attendono nei prossimi giorni due importanti scadenze di
mobilitazione nazionale: il 18 febbraio al fianco del popolo
palestinese e la mobilitazione mondiale del 18 marzo, terzo
anniversario dell’aggressione all’Iraq. Di questo si è parlato
all’assemblea nazionale del movimento contro la guerra di Firenze
dell’11 e 12 febbraio.
Va sottolineato come nel dibattito la presenza di un convitato di
pietra abbia attraversato tutte e due le giornate fiorentine: la
resistenza del popolo iracheno e palestinese, più in generale le
resistenze in tutte le zone del mondo interessate dall’attuale epoca di
guerra infinita.
Moltissimi sono stati gli interventi che hanno chiesto l’inserimento
nella piattaforma del 18 marzo di quest’elemento centrale nell’attuale
conflitto internazionale.
Di fronte a queste sollecitazioni le componenti più
filoistituzionali e moderate si sono chiuse a riccio intorno ad una
piattaforma concordata in sedi diverse dal dibattito di Firenze nella
quale non si fa cenno al diritto alla resistenza, mentre si sono
opposte ad assumere unitariamente la scadenza del 18 febbraio al fianco
del popolo palestinese - ampiamente ripresa e discussa nell’assemblea -
senza degnarsi nemmeno di spiegare perché. L’evidente miopia di
questa gestione dell’iniziativa del movimento contro la guerra rispetto
ai processi di polarizzazione in atto nel mondo, stride ancora di
più se confrontata al dibattito nei forum internazionali, da
Mumbay 2003, passando per Beirut 2004 sino al recentissimo incontro di
Caracas.
Da questi importanti appuntamenti del movimento è emerso con
sempre maggior forza la centralità delle lotte di resistenza dei
popoli nelle sue molteplici forme come principale ostacolo alle
aggressioni imperialiste e volano per lo sviluppo dei movimenti a
livello planetario, a partire proprio dalle resistenze irachena e
palestinese.
Evidentemente la gestione e la conclusioni dell’assemblea di Firenze
non dipendono da un deficit d’analisi della situazione internazionale,
quanto piuttosto dal clima politico determinatosi in questi ultimi due
anni in Italia, ostile al dispiegarsi di un movimento pacifista
indipendente dalle scelte di politica estera dei governi e dei partiti
che li compongono o vi si oppongono.
Siamo davanti ad un tentativo di imporre un antistorico passo indietro
rispetto alla piattaforma del 19 marzo 2005, alla quale aderirono e per
la quale marciarono a Roma decine di migliaia di persone, scrollandosi
di dosso ambiguità e reticenze, gridando forte la volontà
di essere al fianco della resistenza del popolo palestinese ed
iracheno, chiedendo il ritiro incondizionato ed immediato delle truppe
di occupazione da tutti i paesi aggrediti e lo smantellamento della
basi militari.
Non possiamo nasconderci che le scadenze di febbraio e marzo di 2006
sono a ridosso delle elezioni politiche generali.
I segnali che vengono dall’Unione sui temi della guerra e della pace,
sul ritiro delle truppe dai vari fronti di guerra, sui diritti del
popolo palestinese e su molte altre scelte di politica internazionale
sono a dir poco preoccupanti. La netta impressione è che questa
potenziale compagine governativa abbia intenzione di continuare sul
solco del governo precedente, in uno scenario che fa intravedere
ulteriori sviluppi bellici contro Siria, Libano, Iran.
Di fronte a questa prospettiva ogni titubanza del movimento contro la
guerra significherebbe la sua neutralizzazione come soggetto in grado
di incidere sullo scenario politico nazionale.
Per questo saremo in piazza il 18 febbraio ed il 18 marzo per il
diritto dei popoli palestinese e iracheno a resistere, per un ritiro
immediato ed incondizionato di tutte le truppe dall’Iraq, ma anche – ed
è ora che se ne parli chiaramente - dall’Afghanistan, dai
Balcani, dalla Palestina.
Proponiamo a tutte le realtà interessate ad avviare una
prospettiva più avanzata ed indipendente del movimento contro la
guerra, una riunione nazionale da tenersi dopo il 18 febbraio e prima
del 18 marzo per approfondire un confronto non più rinviabile e
valorizzare anche in piazza il diritto dei popoli alla resistenza
contro le occupazioni militari.
Il Comitato nazionale per
il ritiro dei militari italiani dall’Iraq
Per contatti
viadalliraqora@libero.it
COMUNICATO STAMPA
L’Italia che ripudia la guerra
L’Italia che ripudia lo scontro di civiltà
Il 18 marzo sarà
il terzo anniversario dell’inizio della guerra all’Iraq. Sarà
una giornata internazionale di mobilitazione, con manifestazioni e
iniziative in tutto il mondo.
Nel nostro paese, questa giornata assume una importanza particolare.
Saremo in piena campagna elettorale: crediamo che mettere la pace al
primo posto sia cruciale. Siamo convinti sia importante in questo
periodo ribadire a chiunque governerà il nostro paese nei
prossimi anni che una politica estera alternativa è una
priorità e una necessità, convinti come siamo che la pace
sia l’unica sicurezza possibile.
Nelle ultime settimane il governo, dopo aver trascinato il paese in una
guerra di occupazione, ha anche gettato l’Italia da protagonista nella
costruzione dello scontro di civiltà. Se c’è un compito a
cui oggi il nostro paese deve assolvere, nella difficile situazione
internazionale, è invece opporsi a ogni tentativo di costruire
una artificiosa frontiera armata fra "mondo islamico”
e “mondo occidentale". Ripudiare l’intolleranza, qualsiasi forma
di razzismo, ogni tentativo di affermare la superiorità della
civiltà occidentale, rimettere al centro i diritti di donne e
uomini, indipendentemente da appartenenze religiose, è
indispensabile per evitare ulteriori disastri.
Per questo, saremo a Roma il 18 marzo, dopo una settimana di iniziative
diffuse in tutta Italia, rispondendo all’appello europeo.
Facciamo appello ai
cittadini e alle cittadine, ai gruppi alle organizzazioni e ai
movimenti a dare il proprio contributo alla giornata del 18 marzo, che
si svolgerà con le seguenti caratteristiche:
ore 9,30
“Soldati contro la guerra”
da Usa, Gran Bretagna, Israele-Palestina, Turchia, Russia, Italia
Palazzo Valentina, via 4 novembre 119
ore 14,30
CORTEO
DA PIAZZA ESEDRA A PIAZZA
NAVONA
ORE 18,30
Al Kamandjati, scuola di musica
nei campi profughi palestinesi
DAL’OUNA, orchestra della solidarietà internazionale
video e concerto
Teatro Eliseo, via Nazionale 183
Chiediamo a tutti e tutte
di portare con sé una bandiera della pace. Daremo vita come
sempre a una manifestazione plurale, dove saranno rappresentate le
diverse articolazioni del movimenti contro la guerra e per la pace, che
però convergono sui contenuti espressi nell’appello promosso dal
Forum Sociale Europeo.
A coloro che in questo paese credono giusto esaltare le stragi o
l’intolleranza diciamo che consideriamo questa esaltazione
incompatibile con le nostre iniziative, che al contrario vogliono
mettere al centro il valore della pace, dei diritti, della giustizia e
della convivenza.
Il
Comitato Organizzatore del 18 marzo
ulteriori informazioni:
TRASPORTI
Un accordo nazionale permette di poter avere il cinquanta per cento di
sconto per tutti gli Intercity.
Sappiamo che in alcune città ci si sta organizzando per
accordi specifici.
E’ molto importante che arrivino alla mail adesioni18 marzo @
unmondodiverso.it i riferimenti delle strutture che a livello locale si
occupano di organizzare la partecipazione.
STRISCIONE DI APERTURA
Lo striscione di apertura sarà “La pace al primo posto – Ritiro
immediato delle truppe” con i colori arcobaleno.
PALCO E INTERVENTI CONCLUSIVI
Si sta ragionando su una conclusione che preveda: due persone del
Comitato Organizzatore a gestire il palco, la lettura dell’appello
europeo, alcuni degli ospiti della mattina (Stati Uniti, Palestina,
Israele, Italia), alcuni iracheni, un kurdo, uno statunitense contro la
guerra, un giornalista di RaiNews 24. La discussione si
concluderà nella prossima riunione.
Entro la prossima riunione verrà fatta una verifica sulle spese
per amplificazione e camion, e ci si dividerà le spese.
PROSSIMA RIUNIONE
La prossima riunione
è martedì 7 marzo alle ore 17.00 a Piazza Vittorio,
presso la sede di Un ponte
per.
Lettera aperta
Il 18 marzo in piazza a
Roma contro le guerre di oggi ... e di domani
Il 18 marzo in
Italia, in Europa e negli Stati Uniti scenderanno di nuovo in piazza i
movimenti che si battono contro la guerra e le occupazioni militari di
Iraq e Palestina. Non possiamo nasconderci che la scadenza del 18 marzo
in Italia avviene a ridosso delle elezioni politiche generali.
I segnali che vengono
dall’Unione sui temi della guerra e della pace, sul ritiro delle truppe
dai vari fronti di guerra, sui diritti del popolo palestinese e su
altre scelte di politica internazionale sono molto distanti dai
contenuti della piattaforma della manifestazione e da quelli dei
movimenti contro la guerra in Italia e nel resto del mondo.
Il programma dell’Unione
sul piano della politica estera non sembra voler introdurre alcuna
discontinuità significativa con il governo precedente, in uno
scenario che fa intravedere ulteriori e
inquietanti sviluppi
della guerra permanente contro l’Iran, la Siria, il Libano, il Sudan e
del cosiddetto scontro delle civiltà.
Questo significa che
neanche i movimenti per la pace potranno contare su governi amici,
bensì solo sulla propria capacità autonoma di incidere
sullo scenario politico nazionale.
Le manifestazioni del
movimento contro la guerra sono strettamente collegate ai processi di
mobilitazione in atto nel resto del mondo ed in sintonia con le
piattaforme emerse dagli incontri internazionali di Mumbay 2003,
Beirut 2004 e al recentissimo Forum Sociale Mondiale di
Caracas.
Da questi importanti
appuntamenti del movimenti sociali e antimilitaristi, è emersa
con sempre maggior forza la centralità delle lotte di resistenza
dei popoli come parte integrante dello sviluppo dei movimenti a livello
planetario, a partire proprio dalle resistenze irachena e palestinese.
Sostenere il pieno
diritto alla resistenza globale dei popoli significa separare
nettamente le responsabilità dei movimenti da quelle dei
governi, soprattutto dai governi – come quello
Berlusconi – che
partecipano all’occupazione militare dell’Iraq e dell’Afganistan,
firmano accordi di collaborazione militare con Israele e partecipa
attivamente allo “scontro di civiltà”, ma anche da governi
futuri che non manifestano la volontà di sottrarsi chiaramente
dalla logica della guerra preventiva.
Per questo invitiamo tutte e tutti a cominciare la
manifestazione del 18 marzo alle ore 12.00 sotto la sede dell’Unione
(piazza SS Apostoli) per sottolineare gli obiettivi del
movimento contro la guerra alla coalizione che si candida a governare
il paese e per recarsi poi tutti insieme alla manifestazione in piazza
della Repubblica.
per adesioni: viadalliraqora @ libero.it
Prime adesioni:
Comitato nazionale per il ritiro dei militari dall’Iraq
Action
Forum Palestina
Red Link
Circolo Arci “Agorà” (Pisa)
Centro Popolare Autogestito (Firenze)
Comitato “Con la Palestina nel cuore” (Roma)
---
Incontro tra i No War e l’Unione
Consegnato un documento
critico di cinque punti
Vista
l’anticipazione dell’incontro con l’Unione,
il SIT IN previsto sabato
alle ore 12.00 a piazza SS. Apostoli è stato sospeso.
Appuntamento alle 14.00
direttamente a Piazza della Repubblica angolo piazza dei Cinquecento.
Alla vigilia della manifestazione nazionale contro la guerra del 18
marzo, gli attivisti delle associazioni e dei comitati più
critici del movimento No War, hanno incontrato e consegnato alla
segreteria di Romano Prodi un documento all’Unione destinato a tutti i
segretari dei partiti della coalizione, nel quale segnalano cinque
punti di dissenso dagli indirizzi e dai silenzi sulle scelte di
politica estera.
I No War hanno ribadito che prenderanno parte alla manifestazione
nazionale contro la guerra del 18 marzo con spirito unitario ma con
propri striscioni che riaffermeranno il diritto alla resistenza dei
popoli sottoposti all’occupazione militare come quelli iracheno e
palestinese.
Ai segretari dei partiti
de “l’Unione”
Romano Prodi (Presidente)
Piero Fassino
Francesco Rutelli
Fausto Bertinotti
Alfonso Pecoraro Scanio
Oliviero Diliberto
Clemente Mastella
Enrico Boselli
Antonio Di Pietro
Tra il 18 e il 19 marzo, in Italia, in
Europa, negli Stati Uniti ed in molti altri paesi, migliaia di persone
scenderanno di nuovo in piazza contro la guerra in occasione del terzo
anniversario dell’invasione dell’Iraq.
Il movimento contro la
guerra ha mobilitato in questi anni milioni di persone nel mondo ma
anche nel nostro paese. Tutti i sondaggi – effettuati in tempi e con
modalità diverse – hanno sempre confermato l’orientamento
maggioritario dell’opinione pubblica verso un ritiro immediato del
contingente militare italiano dall’Iraq.
Le nostre associazioni,
che saranno in piazza a Roma sabato 18 marzo nella manifestazione
organizzata nel quadro della giornata internazionale contro la guerra,
segnalano alla leadership dell’Unione, una perdurante divaricazione tra
le aspettative e gli obiettivi del movimento contro la guerra e il
programma messo in campo dall’Unione sulla politica estera per il
governo che uscirà dalle elezioni del 9 aprile.
Il movimento contro la
guerra che ha riempito le piazze in questi tre anni e scenderà
in piazza nuovamente il 18 marzo, chiede una chiara
discontinuità con la politica estera seguita dal governo
Berlusconi:
1) La prima
discontinuità che chiediamo, e sulla quale siamo disposti alla
mobilitazione ad oltranza, è la chiara garanzia che il nuovo
governo non trascini l’Italia nell’escalation militare contro l’Iran o
la Siria o altri paesi. Il rischio che questa sia una delle prime
drammatiche verifiche della politica estera del governo che
uscirà dalle elezioni del 9 aprile, si sta palesando giorno dopo
giorno sotto gli occhi di tutti. E’ urgente che su questo scenario
vengano dette parole chiare da subito. Una eventuale Risoluzione del
Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite contro l’Iran, non
può e non potrà avallare in alcun modo il consenso ad un
attacco militare (e forse nucleare) contro l’Iran.
2) Sul ritiro delle
truppe italiane dall’Iraq si afferma che questa sarà la prima
decisione che prenderà il nuovo Parlamento. Ma sui tempi – e
soprattutto sulle modalità – perdura una ambiguità niente
affatto convincente né rassicurante. Cosa significa
“internazionalizzazione della gestione della crisi irachena”?
Perché – nel prevedere il ritiro delle truppe italiane - si
continua a dare legittimità ad un governo iracheno emerso dalle
urne di elezioni assai discutibili, svoltesi sotto l’occupazione
militare straniera e che hanno innescato/avallato la balcanizzazione
del paese e il dilagare di squadroni della morte legati al governo? La
discontinuità con il ruolo avuto dall’Italia nell’occupazione
dell’Iraq diventa decisiva e preliminare a qualsiasi progetto di
relazioni con tutte le forze politiche e sociali rappresentative
dell’Iraq, incluse e soprattutto con quelle che stanno opponendo
resistenza all’occupazione straniera del loro paese.
3) Il governo Berlusconi
ha varato un accordo di cooperazione militare bilaterale tra Italia e
Israele. E’ un accordo molto grave che affianca il nostro paese ad uno
Stato che ha siglato accordi di pace solo con due dei paesi confinanti,
mentre mantiene uno stato di tensione con altri paesi dell’area e
soprattutto mantiene un regime di occupazione militare e coloniale nei
confronti della popolazione palestinese. Non solo, è ormai
evidente all’opinione pubblica e alla comunità internazionale il
rischio di una escalation militare israeliana contro l’Iran. L’Italia
si viene così a trovare nella posizione di un paese alleato
militarmente con Israele in un contesto bellico latente che può
palesarsi da una settimana all’altra. Nel programma dell’Unione non
c’è traccia della revoca di questo accordo militare bilaterale
con Israele che riteniamo invece una questione decisiva.
4) Il governo Berlusconi
ha seguito una politica totalmente asimmetrica sulla questione
palestinese. Ha sostenuto le posizioni oltranziste delle
autorità israeliane, ha tollerato oltre ogni misura le ingerenze
dell’ambasciatore israeliano sulla vita politica italiana, ha avallato
tutte le misure tese a legittimare le ulteriori annessioni dei
territori palestinesi occupati, l’assedio delle città,
dell’economia e delle forze politiche palestinesi. In sostanza ha
accettato la politica dei “fatti compiuti” perseguita sistematicamente
dai governi israeliani. Questa scelta di campo richiede una fortissima
discontinuità e la ripresa di una iniziativa politica e
diplomatica del nostro paese che punti quantomeno alla
reciprocità delle garanzie tra palestinesi e israeliani. In tal
senso diventa prioritario ogni sforzo per la nascita di uno Stato
palestinese indipendente su confini certi, sicuri e riconosciuti e il
rispetto della dialettica interna allo scenario politico palestinese.
5) Nel nostro paese
permangono da decenni numerose basi militari straniere poste sotto il
controllo delle Forze Armate USA o della NATO. In alcune di queste basi
(Aviano, Ghedi) sono stoccate decine di testate nucleari. In altri siti
come la Maddalena, Taranto ed altri, ci sono i porti di attracco di
sommergibili a propulsione nucleare con a bordo testate nucleari.
Questi sommergibili hanno partecipato attivamente ai bombardamenti
sull’Iraq così come dalle basi militari USA in Italia come Camp
Darby (Livorno) e Camp Ederle (Vicenza) sono partiti, transitati,
allocate truppe e armamenti che hanno preso parte all’occupazione e ai
combattimenti in Iraq. Negli orientamenti sulle politiche estere di
della Difesa dell’Unione, non vi è traccia di una rimessa in
discussione di questa pesantissima rete di servitù e basi
militari straniere che spesso trasformano ed espongono il nostro paese
allo status e ai rischi di un paese belligerante.
Come vedete si tratta di
cinque punti e di obiettivi sui quali esiste una contraddizione
evidente tra il programma di politica estera de l’Unione con le nostre
aspettative e quelle del popolo no war che scenderà nuovamente
in piazza sabato 18 marzo. Nelle scelte del nuovo governo come pensate
di poter ignorare tale contraddizione e le aspettative maturate in
questi anni di dura opposizione da parte dei movimenti contro un
governo Berlusconi che ha trascinato il paese nel gorgo della guerra,
lo ha reso di fatto uno stato belligerante e lo ha esposto ai rischi
delle drammatiche e inevitabili ritorsioni che il coinvolgimento in una
guerra trascina con sé. La discontinuità con le scelte
del governo Berlusconi nella politica estera e sulle politiche di
Difesa va dichiarata e attuata con estrema chiarezza e determinazione
nei tempi più brevi possibili.
Comitato nazionale per il
ritiro dei militari dall’Iraq
Action
Forum Palestina
Red Link
Comitato No War (Napoli)
Circolo Arci
“Agorà” (Pisa)
Centro Popolare
Autogestito (Firenze)
Comitato “Con la
Palestina nel cuore” (Roma)
Laboratorio Occupato
Insurgencia (Na)
Orientale Agitata (Na)
Rete Studenti in Movimento
info e contatti: viadalliraqora @ libero.it
Il Coordinamento Nazionale
per la Jugoslavia sottoscrive in toto i contenuti del documento dei "No
war".
Il Coordinamento
Nazionale per la Jugoslavia ha partecipato con un proprio spezzone, ben
visibile per la presenza delle bandiere jugoslave con la petokraka (stella rossa), al corteo
di Roma del 18 marzo 2006.
Nell'occasione
sono stati distribuiti 800 volantini con il seguente testo:
Anche il
Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia in piazza a Roma
IL 18 MARZO 2006
CONTRO LE GUERRE
CONTRO LE OCCUPAZIONI
MILITARI
e per ricordare la
aggressione della NATO
contro la R. F. di
JUGOSLAVIA
iniziata il 24 MARZO
1999
Abbiamo assistito in
questi mesi ad uno strumentale dibattito sul
diritto all'esistenza
degli stati: tutto il ceto politico politically
correct di
centro-destra-sinistra si è sperticato in difesa del
concetto che mai
nessuno stato va cancellato dalle cartine geografiche
per nessun motivo. Ma
tutti hanno omesso di ricordare che un paese è
stato già
cancellato dalle cartine geografiche, formalmente il 4
febbraio 2003, dopo
averne iniziata la demolizione con il
riconoscimento delle
secessioni su base "etnica" il 15 gennaio 1992.
Parliamo di un paese
multiculturale dove popoli appartenenti alle più
svariate
nazionalità convivevano in pace e in armonia tra di loro, un
paese dove erano
ammesse soltanto l'Unità e la Fratellanza. Per chi
non lo avesse capito
stiamo parlando della Jugoslavia.
La Jugoslavia
costituiva un ostacolo per le mire espansionistiche
della NATO verso Est,
ed anche se dagli anni Ottanta era stata
costretta a subire
alcuni dei diktat degli strozzini globali del FMI e
della BM, non era
facile rapinarla delle sue risorse e privarla della
sua autonomia. La
Jugoslavia inoltre era nata e si era sviluppata a
partire dagli ideali
socialisti ed antimperialisti che le avevano
consentito di
sconfiggere l'invasore nazifascista con le sole forze
del proprio popolo
partigiano.
Oggi purtroppo gli
esiti di quella Guerra di Liberazione sono stati
capovolti e nei
Balcani gli sconfitti hanno preso il potere: quelli
che ieri erano i
quisling, i collaborazionisti dei regimi di Hitler e
Mussolini, adesso
svolgono il loro sporco lavoro per conto dei nuovi
padroni occidentali
in tutte le nuove repubbliche "indipendenti". I
"nuovi" confini nei
Balcani ricalcano quelli voluti dal Terzo Reich e
le piccole
repubbliche monoetniche vengono facilmente manipolate e
schiacciate secondo
il vecchio principio del divide et impera.
Queste classi
dirigenti filo-occidentali hanno usato i metodi della
disinformazione
strategica ed i soldi di Soros e delle altre lobby
"non governative",
oltre al terrorismo ed alla "pulizia etnica":
quest'ultima è
in atto ancora adessoin Kosovo ai danni della
popolazione non
albanese e degli albanesi antisecessionisti. Dove i
killer e le mafie
locali non sono bastati, l'imperialismo è
intervenuto
direttamente sul campo con i suoi militari,
orwellianamente in
"missione di pace", causando lutti e distruzioni,
inquinamento chimico
(Pančevo) e radioattivo (uranio impoverito),
con l'intenzione di
sfregiare quelle terre per sempre.
Sbaglia di grosso chi
pensa che la partita nei Balcani sia finita da
un pezzo. Tutte le
questioni restano aperte, a partire dalla Bosnia, e
nuove divisioni sono
in programma, dal Montenegro al Kosovo, passando
per la Vojvodina e il
Sangiaccato: l'ulteriore disgregazione dello
spazio jugoslavo
è infatti l'esito automatico delle scelte criminali
effettuate in ambito
politico-diplomatico, militare, economico,
culturale dal 1991 in
poi. È stato scatenato un processo
(auto)distruttivo "a
valanga", che non conterrà mai in se alcuna
possibile,
ragionevole o auspicabile ipotesi di stabilizzazione
finale: poiché
non esistono e non possono esistere "confini giusti" a
separare le genti dei
Balcani.
Chi pagherà
per avere aperto questa voragine? Chi pagherà per questi
crimini? Finora, sono
stati usati solo capri espiatori. L'imperialismo
non ha pietà
verso i propri oppositori. Slobodan Milošević, malato di
cuore, è stato
prima sepolto vivo in una galera, nel disinteresse ed
anzi per la
soddisfazione di commentatori e "anime belle dei diritti
umani", e poi
assassinato. Chi ha fatto bombardare il petrolchimico di
Pančevo ed i
quartieri popolari di Aleksinac, Niš e tante altre città,
gode invece
evidentemente di una perfetta licenza di uccidere:
"L'idea neocon di esportare
la democrazia è giusta, è un grande obbiettivo...
superando la visione ottocentesca della sovranità nazionale..."
(M. D'Alema).
La principale
responsabilità della partecipazione dell'Italia alla
aggressione contro la
Jugoslavia nel 1999 ricade sull'allora governo
di centrosinistra.
Alla vigilia delle elezioni del 9 aprile, noi siamo
e resteremo vigili
affinché i responsabili istituzionali rispondano
delle loro scelte
guerrafondaie, e perché tali politiche
anticostituzionali e
tali aggressioni armate non si ripetano, né nei
Balcani, né in
Iran, né altrove.
Ritirare adesso i soldati italiani
dall'Iraq come dal Kosovo,
dall'Afghanistan... da tutte le missioni
all'estero!
Basta secessioni, basta "divide et
impera": no allo squartamento
dell'Iraq su base etnica, no alla
secessione di Kosovo e Montenegro!
Chiudere il Tribunale ad hoc dell'Aja
insieme ad Abu Ghraib,
Guantanamo e a tutti i luoghi di morte
creati dagli imperialisti per
assolvere se stessi!
NON PUÒ ESISTERE UNA EUROPA UNITA
SENZA LA JUGOSLAVIA
Italijanska
Koordinacija za Jugoslaviju
L'assassinio di Slobodan Milošević pochi giorni
prima del corteo, nel carcere dell'Aia, ha ovviamente segnato la
nostra presenza in piazza: unitamente alla Sezione Italiana del
Comitato Internazionale per la Difesa di Slobodan Milošević è
stata colta l'occasione per una diffusione militante del libro "IN DIFESA DELLA JUGOSLAVIA".
The March 18 Antiwar Actions Were a Great Success!
Read the reports and look at the photos from:
San
Francisco, Los Angeles, Chicago,
New York,
Seattle,
Caracas, The Philippines,
London, Sidney, Istanbul, ROMA...
http://www.pephost.org/site/News2?page=NewsArticle&id=7561&news_iv_ctrl=0&abbr=MAR_
Dopo il
Forum Sociale Europeo, che
si svolgerà ad Atene dal 4 al 7 maggio, si terrà un
Forum del Movimento contro la guerra
che, riprendendo la discussione di Firenze, discuterà di
campagne permanenti e iniziative contro la guerra, per la pace, per una
nuova politica estera.
PER MAGGIORI
INFORMAZIONI: