Segnalazione
iniziativa
Il Coordinamento Nazionale per la
Jugoslavia
aderisce alla
MANIFESTAZIONE
NAZIONALE
PER L'IMMEDIATO RITIRO
DELLE TRUPPE ITALIANE DALL'IRAQ
Roma, 19 marzo 2005
Giornata
internazionale contro la guerra
info e
adesioni: roma19marzo @
libero.it
E' stato aperto il
sito per la manifestazione del 19 marzo: l'indirizzo è
http://www.nowar19marzo.com
Lì
troverete le informazioni utili, le adesioni aggiornate, gli
appuntamenti per i treni ed i pulman (al momento ci sono quelli dalla
sicilia e da cesena)
le assemblee locali di preparazione della manifestazione...
Si sta mandando in stampa un
manifesto nazionale (10.000 copie) da utilizzare nelle varie
città. Chi lo volesse deve comunicare rapidamente quante copie
ne vuole e dove devono essere spediti. Per i volantini sarà bene
che ogni città si stampi i suoi e li distribuisca massicciamente
ovunque si può...
Siete pregati di segnalare
appuntamenti locali (assemblee, presidi etc.) e le coordinate di quando
e dove partono i pulman e i treni...
Per
fare prima inviate le informazioni a: info19marzo @ nowar19marzo.com
e in copia a roma19marzo @ libero.it
Per
quanto riguarda Roma e dintorni, ci sarà un incontro cittadino
organizzativo martedi 8 marzo (presso ESC in via dei Reti a S.Lorenzo o
presso via De Lollis, da confermare) ed una assemblea cittadina martedi
15 marzo probabimente all'università.
Buon lavoro!
Sulla GIORNATA
INTERNAZIONALE vedi anche:
la nostra pagina
http://www.march19th.org/
http://troopsoutnow.org
RIUNIONE
NAZIONALE - Roma, 6 febbraio ore 10 c/o sede
Cobas
per preparare la mobilitazione mondiale del 19 marzo contro la guerra
Nel 2° anniversario dell'aggressione
Usa all'Irak , il 19 marzo 2005, il
popolo della Pace tornerà a
manifestare in tutto il mondo la sua opposizione all'occupazione dell'Irak e
ai piani Usa di
"stabilizzazione democratica" dell'intero Medio Oriente, che la rielezione di Bush accelera indicando il
prossimo bersaglio nel
rovesciamento del regime Iraniano.
Come era
prevedibile
, la guerra permanente inaugurata con l'Afganistan e proseguita con l'Irak sta comportando
solo lutti e distruzioni tra la
popolazione civile , che nessuna farsa
elettorale potrà attenuare : la consolidata resistenza irakena
imporrà agli Usa l'accentuazione di un superiore sforzo bellico e quindi
rinnovate disgrazie per le
popolazioni.
Le forze della
pace
nel mondo non devono perdere un attimo nel condannare e osteggiare il criminale
espansionismo yankee, affiancando la resistenza irakena ( quella
palestinese e di tutti gli oppressi ) nella lotta di liberazione dalla
superpotenza Usa e dai suoi alleati.
A Porto Alegre,
il
Forum Sociale Mondiale ha rilanciato l'impegno a manifestare per sconfiggere la guerra
permanente e a liberare l'Irak
dagli Usa : il 19 marzo 2005 le
più grandi città della Terra - Washington, New York, Los Angeles,
Toronto, Città del Messico, Rio de Janeiro, Buenos Aires, Caracas, l'Avana,
New Delhy, Mumbay, Pechino,
Sidney, Gerusalemme, Gaza, il Cairo,
Amman, Città del Capo, Madrid, Barcellona, Bilbao, Parigi, Berlino,
Londra, Praga, Mosca, Belgrado,
Atene, Istanbul, Djarbakir - saranno
accumunate da questa unica volontà.
In Italia, le
realtà politiche, sociali, sindacali, culturali che avversano la guerra "senza se e senza
ma", che non sono disponibili ad
alcun compromesso sul ritiro
immediato delle truppe, che sostengono il diritto di resistenza del popolo irakeno
(del popolo palestinese e di
tutti gli oppressi), che mantengono
l'azione per la chiusura delle basi Usa-Nato e per lo
smantellamento-riconversione dell'industria bellica, si propongono di dar vita il 19 marzo a
Roma ad una grande
manifestazione nazionale che rinnovi il dissenso popolare alle politiche interventiste del governo e
alla non rinuncia alla guerra del
centrosinistra.
Per realizzare
questa
importante iniziativa è convocata
a Roma - domenica 6 febbraio ore 10, c/o sede
Cobas, viale Manzoni 55 -
la riunione nazionale di tutte le realtà che ne
condividono i contenuti.
Primi firmatari:
Confederazione Cobas, Movimento Antagonista Toscano, Area Antagonista
Campana, Red Link , Rete dei Comunisti, csoa"ex carcere" e "lab.coska"
- Palermo, Circolo "Agorà" - Pisa, Spazio antagonista "Newroz" -
Pisa, Forum Palestina, Coordinamento di solidarietà con
l'Intifada , Comitato "con la Palestina nel cuore", Corrispondenze
Metropolitane, Rivista "L'Ernesto", Centro Popolare Autogestito di
Firenze, Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia, Gruppo Atei
Materialisti Dialettici, Comitato Internazionale per la Difesa di
Slobodan Milosevic (Sezione Italiana), ...
Resoconto della
riunione nazionale del 6 febbraio a Roma
(presso la sede nazionale dei Cobas)
Domenica 6 febbraio, si è svolta a
Roma una prima riunione nazionale per cominciare a discutere
della articolazione italiana della giornata mondiale contro la
guerra convocata per il prossimo 19 marzo. Erano presenti compagne e
compagni provenienti da diverse città italiane (da Palermo a
Pisa, da Napoli a Firenze) e la discussione è stata positiva e
propositiva (21 interventi).
La parte dedicata alla
guerra del documento approvato dal Forum Sociale Mondiale di Porto
Alegre è stata giudicata in larga parte una base condivisa per
poter proporre e rilanciare anche in Italia una grande manifestazione
nella capitale il 19 marzo così come avverrà negli Stati
Uniti e in numerosissimi altri paesi.
Il ritiro delle truppe,
la fine dell’occupazione dell’Iraq e la legittimità delle forze
che all’occupazione resistono in vario modo, lo smantellamento
delle basi militari e la riduzione delle spese di guerra, cioè i
punti salienti del documento approvato dal movimento a livello
internazionale, possono rappresentare una base comune per impostare la
manifestazione italiana del 19 marzo.
Nessuno degli interventi
ha però sottovalutato i fattori emersi negli ultimi dieci giorni
- le elezioni in Iraq ed il sequestro della giornalista del Manifesto
Giuliana Sgrena.- e quanto questi possano incidere sulla mobilitazione
contro la prosecuzione della guerra e dell’occupazione dell’Iraq.
Il giudizio sulle
elezioni irachene, non ha solo confermato la valutazione negativa
già espressa in precedenza, ma ha sottolineato come gli stessi
dati “ufficiali” nascondano una realtà ben diversa da quella di
una normalizzazione che sembra aver affascinato anche una parte delle
forze politiche italiane pure impegnate fino a qualche settimana fa su
una posizione che chiedeva il ritiro delle truppe.
L’idea che il passaggio
elettorale in quanto tale – e indipendentemente dalla sua gestione e
dai suoi risultati effettivi - possa far ritenere ineluttabile il
permanere delle truppe o in attesa di un nuovo assetto interno
“balcanico” o di un comando internazionale dell’ONU, è stato
valutato negativamente da tutti gli interventi.
Sul sequestro di Giuliana
Sgrena, oltre all’augurio che possa presto tornare libera insieme agli
altri giornalisti sequestrati, la riunione ha apprezzato la posizione
assunta dalla redazione del Manifesto che ha dichiarato di non voler
retrocedere di un millimetro nell’impegno contro la guerra e per il
ritiro delle truppe. Gli elementi di conoscenza sul sequestro sono
ancora pochi e le ipotesi prese in considerazione nella discussione
sono diverse: c’è chi ritiene che sia ormai operativo il modello
Negroponte teso a fare piazza pulita solo dei giornalisti scomodi o che
intendono vedere più chiaro su cosa accaduto a Falluja;
c’è chi ritiene che possa trattarsi di un gruppo di malavitosi
locali; c’è chi ritiene che possa essere opera di gruppi
impegnati nella resistenza contro l’occupazione e in tal caso
responsabili di un grave errore politico a cui mettere riparo
rapidamente; c’è anche chi ritiene possa essere il risultato
dell’esaurimento di iniziative contro la guerra in Italia che rende
meno evidente – vista dall’Iraq - la separazione tra chi in Italia
appoggia o contrasta l’occupazione militare del paese. Gli elementi che
finora si hanno a disposizione non consentono una lettura più
omogenea se non nel rifiutare la firma di cambiali in bianco o di
accordi bipartizan al governo Berlusconi nella gestione del sequestro
come accaduto recentemente.
Dalla riunione è
emersa la consapevolezza che la riuscita di una manifestazione
nazionale contro la guerra in questo contesto, richiede una forte
capacità inclusiva ed una piattaforma chiara, una grande
capacità di comunicazione ed iniziativa sociale (anche a livello
locale) e la riaffermazione degli obiettivi su cui in due anni milioni
di persone si sono riconosciute in Italia come nel resto del mondo.
In tal senso la riunione
del 6 febbraio intende avviare rapidamente una ampia interlocuzione con
tutte le forze che in questi anni si sono mobilitate contro la guerra
per dare vita ad un comitato promotore unitario della manifestazione
del 19 marzo contro la guerra a Roma sugli obiettivi succitati. Dalla
riunione è emersa anche la volontà di far vivere
congiuntamente e niente affatto in contrapposizione la manifestazione
nazionale del 19 marzo a Roma e quella europea lo stesso 19 marzo a
Bruxelles contro l’impianto liberista su cui si sta conformando
l’Unione Europea.
Una prima riunione per lavorare in questa direzione è prevista
per
giovedì 10
febbraio, alle ore 11.00
probabilmente presso la sede dell’ARCI in via dei Monti di Pietralata
(Staz. Tiburtina)
Lo scorso 16 febbraio, si è
formalmente costituito il Comitato promotore della manifestazione
nazionale contro la guerra, per il ritiro immediato delle truppe
occupanti dall’Iraq, in appoggio al diritto di resistere del popolo
iracheno, che si terrà a Roma il prossimo 19 marzo. Non occorre
insistere sull’importanza che, nella congiuntura attuale, viene ad
assumere una tale scadenza, già lanciata internazionalmente dal
Forum di Porto Alegre e raccolta dai movimenti contro la guerra di
numerosi Paesi. (...) Qui di seguito si allega il documento
approvato all’unanimità che costituisce la piattaforma della
manifestazione. (BS)
Via subito le truppe
dall’Iraq
Portiamo l'Italia
fuori
dal sistema di guerra
Libertà per
Giuliana Sgrena e tutte/i i sequestrati
Giornata
mondiale
contro la guerra il 19 marzo
Manifestazione
nazionale a
Roma
ore
15.00 piazza della
Repubblica
A due anni dall'invasione dell'Iraq, visti i pericoli dell’escalation
della guerra permanente in Medio Oriente, stante quanto è stato
ribadito e rilanciato dai movimenti sociali nel Forum Sociale Mondiale
a Porto Alegre, si fa appello ad una straordinaria manifestazione
globale il 19 marzo.
Il movimento internazionale contro la guerra esige oggi più
che mai la fine dell'occupazione dell'Iraq. Esige che gli USA cessino
di minacciare la Siria, l'Iran, il Venezuela, Cuba ed altri
paesi. Sostiene il diritto dei palestinesi all'autodeterminazione
e ad una pace fondata sulla giustizia.
I movimenti contro la guerra si stanno impegnando per stabilire
maggiori contatti con le forze che resistono contro l'occupazione in
Iraq e in Medio Oriente. I movimenti contro la guerra che si
sono sviluppati a livello mondiale appoggiano il diritto del
popolo iracheno a resistere contro l'occupazione. In questo senso
condividiamo la proposta di organizzazione di una conferenza - da
tenersi fuori dall'Iraq occupato - di tutti i diversi gruppi e
delle forze antioccupazione dell'Iraq per confrontarsi anche con
il movimento internazionale contro la guerra.
Le elezioni tenutesi in Iraq hanno rivelato sia la loro manipolazione
sia la loro incapacità di essere un reale elemento di
ricomposizione popolare di un paese occupato militarmente ed hanno
reso ormai evidente il progetto di balcanizzazione del
paese. Le elezioni non hanno affatto portato alla normalizzazione
mentre l'occupazione ha trasformato l'Iraq in un mattatoio in cui
imperversano le truppe occupanti, i mercenari e gli squadroni della
morte. E' in questo contesto che giornalisti scomodi scompaiono.
vengono uccisi o intimiditi ogni volta che cercano di far luce sui
crimini di guerra e su quanto è avvenuto a Falluja. E' il caso
di Giuliana Sgrena del Manifesto e prima di lei dei giornalisti
francesi, dei giornalisti di Al Jazeera, di Baldoni o delle cooperanti
del Ponte Per. La ritirata dei giornalisti italiani dall’Iraq è
un primo effetto di questa situazione. Un effetto speculare a
quello della legge sul codice militare di guerra che minaccia con pene
pesantissime i giornalisti che rivelano notizie rilevanti sulle
missioni militari italiane. E’ ormai chiaro che su quanto accade sui
teatri di guerra non vogliono più testimoni. La sorte di
Giuliana Sgrena come la libertà d’informazione dipende dalla
costanza e dall’ampiezza della mobilitazione popolare che si oppone
all’interventismo militarista del governo. Facciamo di tutto per
contribuire a liberarla.
Riteniamo necessario combattere tutti gli aspetti del sistema mondiale
di guerra. L'integrazione dell'Italia nel sistema della guerra
permanente, è quanto venuto configurandosi negli
ultimi anni. E' un sistema che prevede l'invio di soldati
all'estero per missioni militari mascherate da operazioni di pace o
guerre "umanitarie"; che utilizza le basi militari USA e NATO nel
nostro paese come strumento operativo della guerra preventiva,
includendovi - come è stato recentemente confermato - anche le
armi nucleari operative nelle basi di Ghedi ed Aviano; che vede
crescere sistematicamente le spese militari e per la
"sicurezza" sottraendo alle spese sociali; che privilegia lo
sviluppo della ricerca e degli investimenti nell'industria bellica; che
vara leggi liberticide contro la libertà di informazione, di
associazione e di manifestazione.
E' questo sistema di guerra che dobbiamo combattere anche in Italia per
indebolire qui da noi gli interessi e le basi materiali della guerra
infinita contro gli altri popoli e paesi. E' la sfida democratica,
quella per una politica estera opposta alla ideologia della guerra,
quella che il movimento lancia a tutti i soggetti in campo.
E per questi motivi che appoggiamo i militari che si rifiutano di
andare in guerra e difendiamo gli attivisti perseguitati
perchè si sono attivati contro la guerra bloccando i treni,
i porti e le strade su cui transitavano gli armamenti destinati al
mattatoio iracheno.
Il 19 marzo prossimo, secondo anniversario dei bombardamenti sull'Iraq,
il movimento contro la guerra riempirà le piazze delle
principali città degli Stati Uniti e delle capitali nel resto
del mondo. In Europa, a Londra e a Roma, le manifestazioni assumono
particolare importanza perchè i due governi sono direttamente
impegnati nell’occupazione dell’Iraq.
Chiamiamo i movimenti pacifisti, antimilitaristi, antimperialisti, le
forze sindacali, politiche, sociali, i soggetti della cultura e
dell'informazione, a mobilitarsi il 19 marzo a Roma in una
grande manifestazione nazionale
1. per esigere subito
il ritiro delle truppe di occupazione dall'Iraq;
2. per ribadire la sovranità dell'Iraq e la legittimità
della resistenza all'occupazione militare;
3. per animare
anche in Italia la campagna internazionale contro le basi militari
USA e NATO e lo smantellamento delle armi nucleari installate nelle
basi in Italia;
4. per rilanciare le campagne per il disarmo nucleare, contro la
produzione e l'export delle
armi, per la riduzione delle spese militari.
Adoperiamoci in ogni
ambito nelle prossime settimane per preparare con incontri, sit in e
manifestazioni locali la giornata mondiale contro la guerra,
affinchè il 19 marzo ci sia una nuova grande manifestazione nel
nostro paese. I governi della guerra devono trovarsi nuovamente la
strada sbarrata dal popolo della pace. Se non ora, quando?
Il Comitato promotore
della manifestazione del 19 marzo
info e adesioni: roma19marzo @
libero.it
AGGIORNAMENTO
20 MARZO 2005:
Una manifestazione
straordinaria apre una nuova fase
del movimento contro la guerra
Comunicato del Comitato
per il ritiro dei militari dall'Iraq
Una partecipazione
vera, ampia, straordinaria e determinata fino in fondo ha
caratterizzato la manifestazione di Roma del 19 marzo nell'ambito della
giornata mondiale contro la guerra.
Decine
di migliaia di persone (50.000, 70.000 o quanto volete) hanno dato vita
ad una manifestazione popolare su una piattaforma finalmente adeguata
alla posta in gioco: via subito le truppe dall'Iraq; sovranità
dell'Iraq e riconoscimento della legittimità della resistenza
all'occupazione; via le basi militari USA e NATO dal nostro paese,
hanno rappresentato il minimo comune denomitore di una coalizione di
forze che hanno posto al centro l'obiettivo di mantenere alta e
più qualificata la mobilitazione contro la guerra mettendo fine
alla ritualità delle manifestazioni per la pace e facendo
saltare clamorosamente e pubblicamente il tentativo di depotenziare il
movimento messo in moto da mesi.
Una
manifestazione motivata e determinata che ha saputo fare fronte con
maturità ed efficacia alla chiusura degli spazi di
agibilità imposti dal governo Berlusconi e dai responsabili
dell'ordine pubblico. Una manifestazione che non è arretrata di
un millimetro di fronte all'impressionante schieramento poliziesco e
che con creatività ha saputo praticare l'obiettivo di arrivare
fino a Palazzo Chigi, la sede di un governo che resta il principale
responsabile della partecipazione dell'Italia alla guerra e
all'occupazione dell'Iraq.
Da
oggi è chiaro a
tutti che non è stata violata una "zona rossa" ma è stato
penetrato ed
imposto un territorio politico: quello in cui di fronte alle
ambiguità
e all'inettitudine dell'opposizione parlamentare del centro-sinistra,
è
l'autonomia del movimento che entra in campo contro il governo
Berlusconi e i troppi silenzi della Presidenza della Repubblica,
ponendo con forza gli obiettivi condivisi
dalla maggioranza sociale di questo paese e della coalizione di forze
che ha fortemente voluto la manifestazione di sabato 19 marzo.
La
scelta di alcune di forze di concentrarsi e di andare a Bruxelles
piuttosto che contribuire alla manifestazione di Roma, è
qualcosa di più un errore politico, è la sanzione che
l'autonomia del movimento contro la guerra ha fatto adesso un passo in
avanti irreversibile. La riuscita della manifestazione anche in assenza
degli apparati organizzativi e del consenso dei grandi partiti, dei
maggiori
sindacati ed associazioni, indica che un nuovo percorso politico e con
contenuti più avanzati è avviato.
Il
ritiro immediato delle truppe dall'Iraq, lo smantellamento delle basi
militari USA e NATO, il riconoscimento della resistenza irachena come
fattore legittimo e compagno di strada dei movimenti che in tutto il
mondo stanno lottando per mettere fine alla guerra, sono adesso un
elemento di consapevolezza e chiarezza comuni dentro il movimento. Si
tratta adesso di incalzare un governo in difficoltà
perchè ritenuto responsabile di una crisi politica, sociale e
morale che la sua complicità nella guerra di Bush ha fatto
implodere ed esplodere. Con la manifestazione del 19 marzo una nuova
fase del movimento contro la guerra si è aperta.
Grazie
a tutti e a tutte coloro che vi hanno creduto e partecipato fino in
fondo
Roma
19 marzo
Comitato per il ritiro dei militari
dall'Iraq
viadalliraqora @ libero.it
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