La mozione presentata e
letta all’assemblea degli autoconvocati del 15 luglio scorso a Roma, in
cui si chiede l’abrogazione dell’accordo di cooperazione militare tra
Italia ed Israele e l’adozione di sanzioni diplomatiche e commerciali
verso Israele ha lanciato un appello alla mobilitazione per il 27
luglio. Di fronte all’escalation israeliana in Medio Oriente il
documento sta raccogliendo adesioni in tutta Italia.
Sentiamo la necessità di una risposta forte e immediata
all’ennesima aggressione israeliana e in solidarietà ai popoli
palestinese e libanese e alla loro resistenza all’occupazione militare
il cui carattere criminale è sempre più evidente: il 90%
dei morti provocati dai bombardamenti israeliani sono civili, donne,
bambini.
Forum Palestina, Comitato con la Palestina nel cuore, Movimento per il
Partito Comunista dei Lavoratori, Comitato “Per non dimenticare Sabra e
Chatila”, Amici della Mezzaluna Rossa Palestinese in Italia, Unione
Democratica Arabo – Palestinese (UDAP Nazionale), Associazione di
Solidarietà con Cuba “La Villetta”, Rete dei Comunisti,
InternationalSolidarity Movement (ISM Italia), Comitato di
Solidarietà con l’Intifada, Comunità Libanese di Roma,
Cub-Lazio, Red Link, il Comitato per il ritiro delle truppe, CPA
Firenze Sud, CircoloArci “Agorà” Pisa, Associazione Giovani
Palestinesi "Wael Zuaiter", Comunità Palestinesi in Italia,
Coordinamento Cittadino PdCI Bologna, Campo Antimperialista, Comitati
Iraq Libero ,circolo politico-culturale "R/anus, Mimmo Beneventano" di
San Giuseppe Vesuviano, Social Forum Cecina (Li), gruppo khalas -
Napoli, Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia, ...
Israele / NATO: Il tandem della guerra
infinita.
Ovvero come il
peacekeeping si trasforma sul campo di battaglia. Passando per Roma.
Mercoledì 26 luglio ’06 la conferenza di Roma sul Libano
sancirà il ritorno “alla grande” dell’Italia nel gotha della
diplomazia internazionale.
Riuniti da D’Alema e Prodi alcuni tra i protagonisti del massacro in
Libano e Palestina: i paesi che aggrediscono ed i loro vassalli
mediorientali.
Non la Siria, tanto meno l’Iran. Di Hezbollah nemmeno a parlarne, ’che
il problema sono loro.
Peccato che il “Partito di Dio” alle ultime elezioni si sia attestato
ad un 27,5% e sia presente nel governo libanese con 2 ministri. La
democrazia in quei luoghi evidentemente ancora non è funzionale
agli obiettivi del Grande Medio Oriente.
Sarà invece presente Condoleeza Rice, segretaria di Stato USA,
la quale, mentre passa armi micidiali agli alleati israeliani via camp
Darby (grazie anche all’accordo militare Italia Israele), dà
tempo alla macchina bellica sionista di compiere il lavoro sporco,
cioè l’allontanamento della resistenza libanese dalla sua terra,
il Sud del Libano.
Di cosa si discuterà allora a Roma?
Evidentemente del che fare dopo il massacro in atto nel martoriato
paese dei cedri.
Si parla di una “forza d’interposizione” tra Israele e Libano in grado
di mantenere lontani di almeno 20 km i resistenti libanesi dal confine
con Israele.
20 km era la fascia di sicurezza che dopo l’invasione del 1982, per
oltre 20 anni, gli israeliani hanno sottratto al Libano.
Solo la forza della resistenza libanese e palestinese riuscì a
liberare l’area, attraverso un impressionante stillicidio di operazioni
militari troppo costose anche per il potente esercito con la stella di
David.
Ora la nuova “coalizione per la pace in Medio Oriente” in costruzione
ci riprova, avanzando l’ipotesi di una forza ben più consistente
ed armata della vecchia UNIFIL, impotente schieramento di caschi
blu ONU, bersagliato spesso dai cannoni e dagli aerei sionisti. Non a
caso, anche in questi giorni di aggressione contro il Libano le basi
ONU sono un bersaglio privilegiato di Israele.
L’entourage del premier Olmert lancia segnali di disponibilità
sul progetto della forza di interposizione, “magari - si legge
dalle agenzie - composta dai soldati della Nato piuttosto che dai
caschi blu, per tenere lontano i miliziani di Hezbollah dalla
frontiera”.
Il quadro inizia ad essere nitido, mettendo in luce il significato
delle recenti esercitazioni NATO con la presenza di truppe israeliane
in Sardegna prima ed in Grecia dopo. In questa situazione l’accordo
militare Italia Israele, sottoscritto dal governo Berlusconi e ancora
in pieno vigore sotto l’attuale governo Prodi, acquista un preciso
senso ed una chiara funzione.
Dopo l’esperienza del Kosovo, banco di prova dei “bombardamenti
umanitari” gestiti dai governi progressisti di Clinton, Blair e
D’Alema, il peacekeeping si è adeguato alle esigenze di coloro
che ancora oggi detta tempi e modi delle guerre, gli angloamericani.
Cambiato nell’aprile 1999 l’art. 5 dello statuto, la NATO si trasforma
in alleanza offensiva e di supporto diretto ad Enduring Freedom in
Afghanistan, con quella operazione ISAF al voto in questi giorni del
parlamento italiano.
L’ipotesi di un “cuscinetto di guerra” in terra libanese sarebbe un
altro passo in avanti nell’impegno diretto a ridosso del vulcano
mediorientale.
Come sarebbero accolte le truppe NATO in Sud Libano, di fronte al
vergognoso “gioco di squadra” in atto, per cui gli accordi
si fanno sulla pelle e contro libanesi e palestinesi? Che ruolo si
troverà a svolgere questo consistente contingente militare
nell’eventualità di un probabile conflitto israelo/americano con
Siria e Iran?
Comprendiamo la soddisfazione di D’Alema e Prodi per il successo
diplomatico di questi giorni. I personaggi in fatto di guerra sono
coerenti con le loro ipotesi politiche “multilateraliste”.
Sempre più duro sarà invece per la sinistra cosiddetta “
radicale” cogestire queste politiche e giustificarle di fronte ai
propri elettori.
Il nuovo movimento contro la guerra deve guardare in faccia la nuova
idra multicefala del militarismo, affrontarla con determinazione,
scrollandosi di dosso chi, in nome della "governance", tenta di
chiudergli gli occhi, sviarlo, metterlo a tacere.
Il Comitato nazionale per
il ritiro dei militari italiani
http://nuke.disarmiamoli.org/
Ieri in piazza con la resistenza
palestinese e libanese contro il sionismo
nonostante il voltafaccia
della sinistra pacifinta
REPORT DELLA
MANIFESTAZIONE DEL 27 LUGLIO 2006
La manifestazione contro le aggressioni israeliane e in
solidarietà con la resistenza dei popoli di Libano e Palestina
è stata un successo sotto tutti i punti di vista. Nonostante il
periodo estivo, il boicottaggio di tutta la sinistra istituzionale, la
censura dei media e le minacce dei gruppi sionisti, siamo scesi in
piazza in migliaia, con una fortissima presenza delle comunità
palestinesi e libanesi in Italia, che si sono mobilitate massicciamente
ed hanno caratterizzato il corteo con centinaia di uomini, donne e
bambini che chiedevano a gran voce l’immediato cessate il fuoco e il
ritiro degli aggressori sionisti da tutti i territori occupati in
Palestina, Libano e Siria.
Oltre che sotto il profilo della partecipazione, la manifestazione
è stata un successo qualitativo: in tutte le componenti del
corteo si è registrata una profonda solidarietà con la
resistenza ed un deciso schieramento a fianco dei popoli in lotta,
contro ogni pretesa di equidistanza fra vittime e carnefici. Molto
forte anche la critica nei confronti di quei parlamentari che, quando
erano all’opposizione, affollavano le manifestazioni pacifiste ed ora
che sono al governo votano il finanziamento delle missioni di guerra
italiane all’estero. Nei confronti di questi parlamentari, compresi i
cosiddetti dissidenti che hanno votato la fiducia al governo Prodi
sulle missioni militari, è stato coniato il termine di
“pacifinti”.
Riaffermando la determinazione di continuare la mobilitazione contro le
aggressioni sioniste e imperialiste contro i popoli del Medio Oriente,
in assoluta indipendenza dalle forze della sinistra istituzionale e di
governo, il Forum Palestina ha confermato l’appuntamento per una grande
assemblea nazionale da tenersi nella seconda metà di settembre,
per organizzare una nuova iniziativa nazionale in solidarietà
con la resistenza dei popoli del Libano, della Palestina, dell’Iraq e
di tutto il Medio Oriente, per l’abrogazione dell’accordo di
cooperazione militare fra Italia e Israele, per la sospensione del
Trattato di Associazione fra Israele e Unione Europea, per l’adozione
di sanzioni politiche ed economiche nei confronti del governo criminale
di Tel Aviv fino al completo ritiro delle sue truppe dai territori
occupati nel 1967.
La manifestazione si è conclusa con l’intervento di Mons.
Hilarion Capucci a nome delle comunità libanesi e palestinesi e
con quelli del Forum Palestina e della Rete dei Comunisti, che hanno
ribadito il NO alla forza multinazionale che prenderebbe il posto delle
truppe israeliane nella repressione della resistenza libanese.
La manifestazione, nonostante la sua evidente importanza e le sue
dimensioni, è stata completamente oscurata dai media italiani,
con la sola eccezione di un articolo sul Manifesto ed uno
sull’Unità, mentre è stata filmata da numerose emittenti
del mondo arabo e islamico.
Il prossimo appuntamento è dunque l’assemblea nazionale di
settembre, in data e luogo che saranno decisi nelle prossime settimane.