Report sul Forum
“Informazione-ideologia-guerra” del 28 gennaio
E’ stata una bella giornata di discussione, scambio di esperienze e
tentativi di individuare le possibilità di una strategia di
attacco dei movimenti contro l’informazione di guerra, sabato 28
gennaio in occasione del forum organizzato dal Comitato nazionale per
il ritiro dei militari dall’Iraq e da Radio Città Aperta.
Una sala gremita di attivisti del movimento no war, di mediattivisti,
di studiosi e di operatori dell’informazione e numerosi gli interventi
nel corso di cinque ore e mezzo di lavori. L’ambizione di uscire da una
posizione che abbiamo definito “consolatoria”, ossia la lamentazione
sui mali dell’informazione embedded, ha dovuto fare i conti con una
difficoltà spesso obiettiva ma altrettanto spesso soggettiva nel
far emergere proposte di iniziativa per contrastare quello che
Giulietto Chiesa definì lo “tsunami mediatico”. Ma questo era
uno dei limiti con cui la stessa convocazione del Forum sapeva di dover
fare i conti.
Nel dibattito, aperto da un breve ricordo di
Cynthia D’Ulizia direttrice di Radio
Città Aperta e dall’introduzione del Comitato per il ritiro dei
militari dall’Iraq, sono intervenuti il segretario della FNSI
Paolo Serventi Longhi, il
giornalista tedesco autore di “Menzogne di guerra”
Jurgen Elsaesser che ha ricostruito
il processo di costruzione della manipolazione mediatica che prepara le
crisi umanitarie e poi le “guerre umanitarie”, sottolineando un
interessante paragone tra l’esperienza della Jugoslavia e quella in
corso nel Darfur.
Giulietto Chiesa
ha snocciolato una serie di dati che svelano la complessità del
sistema informativo e la limitatezza con cui anche la sinistra e i
movimenti si misurano con tale complessità, ha invitato a
studiare meglio il sistema dei media (fino a proporre un apposito
gruppo di studio e di lavoro) ed ha segnalato la campagna di una legge
di iniziativa popolare sulla democratizzazione del sistema delle
comunicazioni su cui raccogliere le firme entro giugno prossimo.
Maurizio Torrealta ha raccontato
brevemente la storia del video su Fallujah trasmesso da Rai news 24 ma
si è soffermato soprattutto sull’inchiesta al quale stanno
lavorando relativa alle micidiali nuove armi “non letali” che gli USA
stanno sperimentando in Iraq.
Maurizio
Musolino e
Stefano Chiarini
hanno portato il loro contributo di giornalisti da tempo impegnati a
seguire lo scenario mediorientale con le distorsioni informative e le
reticenze politiche che ne derivano.
Alberto
Burgio e
Vladimiro
Giacchè, autori dell’ottimo libro “Escalation. Anatomia
della guerra infinita” hanno sottolineato le responsabilità
della politica dell’Unione (Burgio) e lo snaturamento delle categorie
con cui la politica che determina l’informazione di guerra
destruttura, snatura e riscrive la propria egemonia sulla verità
(Giacchè).
Alberto Tarozzi
(Scienziate/i contro la guerra) ha documentato come le guerre
ecologiche in realtà proseguano anche dopo la fine delle
attività militari lasciando sul terreno e nell’ambiente agenti
mortali per le popolazioni ricordando il caso di Pancevo in Jugoslavia.
E’ stato poi il turno di giornalisti e mediattivisti impegnati da anni
sul terreno della controinformazione, da
Doriana Goracci (Donne in Nero
Viterbo) che ha segnalato l’urgenza dell’uscire effettivamente dal
silenzio con tutti i mezzi a disposizione e che spesso è
determinato anche da incrostazioni presenti nelle nostre file a
Rita Pennarola (Voce della Campania)
che ha socializzato la loro inchiesta sulla DSSA (una inchiesta
giudiziaria praticamente scomparsa dopo che gli imputati avevano
invocato il “segreto NATO” sulle loro attività), da
Valter Lorenzi (Comitato contro Camp
darby di Pisa) che ha resocontato sul questionario diffuso tra le
popolazioni che vivono intorno alla base militare e sulle preoccupate
reazioni delle autorità politiche e militari di fronte ad una
capacità di fare informazione sulle basi militari che vada oltre
la solita denuncia, a
Silvio Serino
(Red Link) che si è detto meno pessimista di Giulietto Chiesa a
fronte di un sistema (punto di origine dello tsunami mediatico) che
mostra anche le sue crepe sul piano interno ed internazionale, da
Mauro Manno (Reseau Voltaire-Italia)
ha denunciato i ripetuti tentativi di mettere a tacere le fonti e le
iniziative che sostengono la causa del popolo palestinese attraverso
l’accusa di antisemitismo, a
Luca
Bajada che ha invece sottolineato con dovizia di particolari e
di osservazioni le contraddizioni, le discriminazioni e i pericoli per
la democrazia introdotte dai decreti Pisanu nel rapporto con le
comunità islamiche in Italia e nella riscrittura di categorie
come quella della Resistenza e del terrorismo.
Bassam Saleh ha
denunciato con forza l'ipocrisia dei commenti sui risultati elettorali
palestinesi che hanno visto la vittoria di Hamas. Nonostante la propria
professione laica e di militante della sinistra palestinese, Saleh ha
invitato tutti a rispettare i risultati prodotti dall'esercizio della
sovranità popolare del popolo palestinese. Dagli Stati Uniti
è giunta una lettera di
Sergio
Finardi, autore di “La strada delle armi”, che per primo
svelò la strategia dei sequestri e dei voli segreti della CIA,
Finardi ha segnalato come la distruzione di una istruzione critica e
pubblica che incombe oggi sull’Italia, negli Stati Uniti agisca
già concretamente con risultati devastanti.
Tra le varie domande alla base della convocazione del forum, vi erano
anche due “allarmi preventivi” che il Comitato per il ritiro dei
militari dall’Iraq e Radio Città Aperta hanno voluto
sollevare nell’introduzione segnalando in primo luogo il “come dobbiamo
attrezzarci di fronte al fatto che governi europei e USA –diversamente
dall’Iraq - sembrano concordare e non dividersi nell’escalation contro
l’Iran e la Siria o nella chiave di lettura della nuova situazione
palestinese o sulla crisi nel Darfur ? Si sta formando l’epicentro di
un nuovo tsunami mediatico che cavalcherà l’escalation in Medio
oriente?” e in secondo luogo segnalando il “convitato di pietra”ossia
il rischio di attentati nel nostro paese simili a quelli avvenuti in
Spagna e in Gran Bretagna e la necessità di “discutere
preventivamente una strategia di iniziativa politica, informativa e di
massa su questa minaccia che indebolisca i sostenitori della guerra e
non i movimenti che vi si oppongono”.
Dunque nel forum del 28 gennaio ci sono state più domande che
risposte e forse era giusto ed inevitabile che fosse così.
Tra le proposte scaturite (la legge di iniziativa popolare per la
democratizzazione del sistema comunicativo, il gruppo di studio e di
lavoro sulla comunicazione) e gli spunti portati dai vari
interlocutori, le conclusioni hanno segnalato alcune cose da fare:
presidiare e sviluppare gli spazi della comunicazione alternativa,
diffondere nel DNA dei movimenti gli “anticorpi” rispetto ai nuovi
tsunami mediatici in preparazione su Iran, Palestina, Siria e Sudan,
fare “rete” per agire insieme con tutti gli strumenti a disposizione,
la partecipazione alle iniziative di solidarietà e alle udienze
che riguarderanno gli studenti di Firenze per la contestazione
all’ambasciatore israeliano. Abbiamo potuto verificare
possibilità, necessità ed esigenze comuni sul come sia
urgente inserire la comunicazione e la lotta contro l’informazione di
guerra nell’agenda dei movimenti e della sinistra nei prossimi mesi, a
partire dai
prossimi
appuntamenti che sono stati segnalati nelle conclusioni del
forum tirate da Sergio Cararo:
l’
11 febbraio l’assemblea
nazionale a Firenze del movimento contro la guerra e la manifestazione
nazionale No Vat (Vaticano) a Roma convocata dal coordinamento
“Facciamo breccia”, la manifestazione nazionale per la Palestina del
18 febbraio, l’assemblea nazionale
dei movimenti sociali del
4 marzo
a Bologna e la manifestazione internazionale contro la guerra del
18 marzo a Roma.
Comitato nazionale per il
ritiro dei militari dall’Iraq; Radio Città Aperta
Per contatti: viadalliraqora @ libero.it; segreteria @ radiocittaperta.it