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TESTI DI E SU
MIRJANA MARKOVIĆ



I LIBRI, I LINK


BILO JE TO OVAKO - MEMOARI I-II
Mira Marković. Izdavač: Novosti, 2015


MEMORIE DI UNA STREGA ROSSA
di Mira Markovic. Libro-intervista a cura di Giuseppe Zaccaria
Zambon Editore, Frankfurt 2005 - ISBN 88-87826-30-7
IN VERSIONE INTEGRALE FORMATO PDF SU QUESTO SITO
Video-recensione: "Mira Markovic, memorie di una strega rossa" (La biblioteca di Pandora / PandoraTV, 29 mag 2016)
Alberto Melotto intervista Paolo Borgognone sul libro "Mira Markovic, memorie di una strega rossa", scritto da Giuseppe Zaccaria e edito dall'editore Zambon


DIARIO. 1992-1994
Mira Markovic Milosevic. Traduzione di Branka Nicija
Napoli: T. Pironti, 1999 – ISBN 88-7937-199-1

ODGOVOR 2

Mira Marković. Beograd: Verzal press, 1999
ISBN 8673881048 – 513 p. ; 20 cm.

ODGOVOR

Mira Marković. Beograd: Verzal press, 1999
ISBN 8673880971 – 431 p. ; 20 cm.

LA NOTTE E IL GIORNO. Diario, dicembre 1992-luglio 1994
di Mira Markovic. Traduzione a cura di Dragan Mraović; adattamento alla lingua italiana di Marisa Fadda
Roma: Beta, 1998 – ISBN 88-86136-95-1
NIGHT AND DAY. A DIARY
Mira Markovic. Belgrade: BMG Belgrade Printing Works, 1995



ARCHIVIO DOCUMENTAZIONE ICDSM-ITALIA
contenente le cronache dal "Tribunale ad hoc" censurate dai media
e le prove che la morte di Milošević č stata perseguita lucidamente dalla "Corte" per anni
http://it.groups.yahoo.com/group/icdsm-italia/






УОЧИ СЛЕДЕЋИХ ГОДИНА (Мира Марковић, Dec.2016.god. – i na JUGOINFO-u)

ЗА СВЕ ОВЕ ГОДИНЕ (Мира Марковић, 8.03.2016. – i na JUGOINFO-u)

Mira Marković: Ne boli me kukavičluk drugova (Branko Vlahović | 12. novembar 2015.)
U Moskvi sa našim dopisnikom, o svom bestseleru, suprugu, porodici, oktobarskim lomovima: Izdaja je prilično rasprostranjena pojava među ljudima, pa i u Srbiji, razbeže se kad naiđu teški dani...




Mira Marković

BILO JE TO OVAKO - MEMOARI I-II

Izdavač: Novosti, 2015

Broj strana: 972 – Pismo: Ćirilica – Povez: Mek – Format: 24 cm
– Cena 1.400,00 din.

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Posle petnaest godina ćutanja u izgnanstvu, a ispunjavajući poslednju želju svog muža Slobodana, Mira Marković otvara javnosti do sada potpuno nepoznatu priču o svojoj porodici; o precima, tragediji svoje majke Vere Miletić, ocu Momi Markoviću, zaljubljivanju u Slobodana, deci Mariji i Marku, teškom usponu i još težem padu, jugoslovenstvu, ulozi stranaca u razbijanju Jugoslavije, pokušajima Miloševića da se nosi s velikim silama i još većim izazovima, ulozi Holbruka i drugih misionara koji su na Balkan dolazili kao mirotvorci, a suštinski su raspirivali vatre.
Ovo je jedinstvena memoarska knjiga; Mira Marković, uprkos činjenici da su je godinama i levi i desni predstavljali kao veliko zlo i da je u izgnanstvu, ne piše osvetnički, ne obračunava se ni sa kim, već nudi svedočenje o ljudima i vremenu, o poltronima i konvertitima, o saradnicima koji su njoj i njenoj porodici prvi okrenuli leđa, o vođama “oktobarske revolucije” 2000. o izdaji, ružama i trnju, dramatičnoj noći u vili "Mir" kada je uhapšen njen muž, o haškim danima i smrti Slobodana, o tome kako se našla na crvenoj Interpolovoj poternici, o danima izgnanstva u Moskvi.
Sigurni smo da će ovo obimno dvotomno delo simboličnog naslova "Bilo je to ovako" - zbog načina kako je napisano - postati nezaobilazno štivo kada se bude pisala neselektivna srpska istorija.
Mira Marković, pišući o najtežim srpskim godinama, nikoga ne ostavlja ravnodušnim. Ni mrzitelje, ni obožavaoce, ni neutralne.
Ovo je priča koja je nedostajala.


СЕЋАЊЕ КАО БЛАГОСЛОВ. Др.Момир Булатовић о мемоарима Мире Марковић “БИЛО ЈЕ ТО ОВАКО” (i na JUGOINFO-u)

VIDEO: Promocija knjige Mire Marković (Vecernje novosti, 7 ott 2015)
Promocija knjige memoara Mire Marković "Bilo je to ovako", u izdanju Kompanije Novosti, u Medija centru 7. oktobra 2015. godine...
AUDIO: Mira Marković na promociji (Vecernje novosti, 7 ott 2015) / 
Obraćanje Mire Marković na promociji knjige "Ovako je to bilo" (Telegraf.rs TV, 7.10.2015.)

Memoari, drugi ugao istine (J. MATIJEVIĆ / D. MATOVIĆ | 07. oktobar 2015.)
U krcatoj sali beogradskog Medija centra danas promovisana knjiga Mire Marković u izdanju "Novosti". Bulatović: Sklonište od ružnih stvari našla u lepim sećanjima...

Knjiga Mire Marković: Ljubić ili dnevnik uvreda? (mondo.rs, 07.10.2015.)
Knjiga Mirjane Marković "Bilo je to ovako" promovisana je danas. Udovica Slobodana Miloševića otkrila detalje iz njihovog ljubavnog života, ali i odnose koje je bivši šef Jugoslavije imao sa političarima tog vremena - iz njenog ugla...

Neizgovorena kletva Mire Marković (Vladimir Sudar / Sputnik, 07.10.2015)
Supruga bivšeg predsednika Srbije i SRJ Slobodana Miloševića, Mirjana Marković obratila se danas javnosti u Srbiji prvi put posle više od decenije, izjavom snimljenom specijalno za promociju njene poslednje knjige „Bilo je to ovako“ objavljene u izdanju kompanije „Novosti“...

Ne čekajte, Mira Marković sigurno neće doći (Nenad Zorić / Sputnik, 08.10.2015)
Da je juče supruga Slobodana Miloševića ušla na teritoriju Srbije bila bi uhapšena, kao što će biti uhapšena ako dođe i sutra...

VIDEO: Mira Marković: Kako je zaista bilo? (VIDEO)
Upitnik - 13. oktobar 2015. (RTS Upitnik - Zvanični kanal)
Gosti Upitnika: Slavica Đukić Dejanović, nekadašnja Miloševićeva saradnica i svedok burnih događaja uoči njegovog izručenja u Hag, Momir Bulatović, bivši predsednik Crne Gore i Savezne vlade, i Čedomir Jovanović, pregovarač DOS-a u vili Mir, koji je Miloševića odveo u Centralni zatvor. Autor i urednik emisije je Olivera Jovićević.



Fonte: http://www.resistenze.org/sito/te/po/se/pose6c17.htm
dal Giornale"Novosti", 14-03-2006

Intervista alla Dr. Mirjana Marković Milošević

VOGLIO CHE TORNI A CASA

- Non ho ancora deciso sul luogo della sepoltura di mio marito. Se fossi nella posizione di decidere, sarei per Požarevac. Purtroppo, sono ancora ostaggio del mandato di cattura dell’Interpol - ha detto la moglie di Slobodan Miloševi´c, dr Mirjana Markovi´c.
Lei ha ribadito una sua affermazione al nostro giornale: "Il Tribunale dell’Aja ha ucciso mio marito", ed ha aggiunto un suo chiarimento: - Questo perchč si sono trovati nei guai in quanto per il processo erano rimaste soltanto 37 ore di dibattimento, e loro non avevano prove per condannarlo legalmente, ma al contempo non potevano neanche liberarlo – in quanto č ormai chiaro che avevano creato questo tribunale apposta per lui!

Su che cosa basa le sue affermazioni?

- Slobodan ormai era malato da lungo tempo e lo diventava sempre di piů. Lui richiamava l'attenzione della corte sul fatto che si sentiva male, perň non gli permettevano di curarsi. Non gli hanno neanche dato la possibilitŕ di avere una pausa per una convalescenza. In realtŕ, non sarebbe bastata una convalescenza, servivano delle cure appropriate. L'ultimo consulto internazionale di medici da Francia, Russia, Jugoslavia, ha constatato certi cambiamenti vascolari nella testa, per i quali un'urgente interruzione di tutte le attivitŕ sarebbe stata indispensabile, nonché delle cure ospedaliere. Loro, perň, non gli hanno consentito neanche questo. La pausa che gli č stata concessa non prevedeva un ciclo di cure. Gli hanno vietato il viaggio per curarsi a Mosca. Sappiamo che stare sdraiati in una cella non cura nessuno.

Lui come reagiva a questo?

- Anche a voi č noto che dopo la pausa, lui ha continuato con l'enorme lavoro, di cui era ormai esausto, e le conseguenze ci sarebbero state anche per qualsiasi uomo piů giovane e fisicamente sano; mentre lui, come sapete, non lo era piů.
L'anno scorso passava tre giorni alla settimana nell'aula del tribunale. Negli anni precedenti, ci stava anche quattro, cinque giorni in aula. In queste situazioni succedeva molto spesso che il mezzo di trasporto che doveva portarlo al Tribunale tardava anche per due ore, e lui trascorreva questo tempo in una stanza fredda: esausto, affamato e malato. Tornando dal processo alla cella, stante la mole delle cose da fare per l’udienza successiva, non aveva neanche piů  la luciditŕ di decidere che cosa doveva fare per primo: mangiare, oppure prepararsi per la giornata successiva. Aveva cinque milioni pagine da leggere! Mi diceva che non era mai riuscito ad avvicinarsi a questa mole di materiali con un qualche metodo e ad utilizzarla a dovere. Neanche per questo godeva delle condizioni minime necessarie!

Su che cosa si basano i vostri dubbi che sia stato ucciso?

- Devo dire anche che gli capitava di non uscire all’aria aperta per mesi interi. Le sue domande di mettersi in contatto con il medico trovavano risposta nella visita settimanale del medico del carcere - che era al servizio per tutto il carcere! Fosse per una infiammazione del fegato, per la rottura di una gamba o un controllo della vista... questo medico era "universale" per tutte le malattie; uno diverso non veniva preso neanche in considerazione. Questo era  il sistema del Tribunale. Nonostante tutte queste circostanze, Slobodan lavorava tantissimo, intellettualmente era molto preso, ma molto stanco. Queste situazioni senza riposo si susseguivano quasi ogni giorno, con una alimentazione pessima, privato dell'aria aperta... Semplicemente, lo si portava verso  un esaurimento profondo, verso quella fine sopraggiunta l'altro ieri. Non posso dire se questo che ho fin qui esposto si potrebbe descrivere con il termine di assassinio indiretto. Forse sono state aggiunte altre misure fisiologiche al livello del suo fisico che gli hanno accorciato la vita.

Quali sono le "misure" a cui allude, ha degli esempi concreti di cui suo marito si č lamentato?

- Mi diceva, per esempio, che nelle cuffie c'era qualcosa che creava danni alle vene capillari nella testa. Lui aveva richiamato l'attenzione su questo. Questo č stato un ammonimento che lui ha fatto al tribunale dell’Aja, voglio dire che non vi sto rivelando alcun segreto. In tutte le situazioni quando chiedeva la parola per i problemi di salute, il presidente della Corte gli toglieva la parola. Tutti lo potevano constatare. A partire da tutto questo, si  puň parlare di eliminazione fisica, 37 ore (di dibattimento, ndt) prima della fine del processo.

Per quale motivo il Tribunale avrebbe voluto evitare di portarlo ad una condanna?

- Come potevano condannarlo, quando non avevano accertato alcuna prova di colpevolezza? Nelle 37 ore rimanenti non avrebbero potuto stabilire nulla che non gli era stato possibile provare in questi cinque anni. Il loro problema era che non riuscivano a condannarlo legalmente. Nello stesso tempo, come avrebbero potuto metterlo in libertŕ, quando avevano creato un Tribunale apposta per lui! Hanno impiegato tanta fatica, e portato lě a testimoniare cosě tanti farabutti, ladri e bugiardi... Si sono trovati in difficoltŕ ed hanno deciso che sarebbe stato meglio che lui fisicamente non ci fosse piů. Secondo la loro opinione questa era una soluzione "elegante". L'hanno perciň ammazzato gli assassini dell'Aja. Assieme a loro sono responsabili coloro che hanno partecipato, ideato e finanziato quest’apparato mostruoso del mondo moderno. Non elenco chi sono loro di persona. Ma quelli che hanno compiuto questo atto si riconosceranno da soli in queste parole.

Quando ha visto suo marito per l'ultima volta?

- Ci siamo visti esattamente tre anni e due mesi fa. Le mie visite sono state rese impossibili per via dell'operazione "Sciabola" (ndt: una retata di migliaia di oppositori  in conseguenza dell’omicidio dell’allora primo ministro Z. Djindijc, poi quasi tutti rilasciati dopo qualche mese di carcere), quando emisero un mandato di cattura contro di me. Questo era del tipo "rosso", il piů pesante che c’č, perché avevo messo in contatto - cito esattamente: una certa donna, segretaria del Governo, con la baby sitter di mio figlio, per cui questa aveva chiesto ad una segretaria del Governo se poteva fargli assegnare un appartamento monolocale per lei e per il suo figlio piccolo. Per questo crimine, per averle messe in contatto, perché la baby sitter potesse ottenere un appartamento poco piů grande di una grossa scrivania, č stato emanato un mandato di cattura Interpol del tipo "rosso". Mio marito mi aveva detto che la metŕ dei paesi non avevano mai accettato questo mandato, poiché non č possibile che sia formulato per un tale "crimine". Per dire la veritŕ: non ero affatto intervenuta per quell’appartamento! Non ho avuto alcun ruolo in tutto ciň. Naturalmente, č chiaro non solo a me che quest’appartamento non aveva proprio un bel niente a che fare con un qualche presunto gravissimo crimine, ma si trattava soltanto di un disegno in modo che Slobodan avesse ulteriori problemi laggiů e soffrisse di piů.

Quando vi siete sentiti con lui per l'ultima volta?

-    Nella serata di venerdě scorso. Di solito ci sentivamo di sera verso le otto e mezza, prima della chiusura della cella. Di solito, mi chiamava verso le otto di sera. Mi ha detto: "Dormi bene, mia cara! Quando mi sveglio domattina, ti chiamerň".
Ed č successo quello che č successo.

Avete l'intenzione di ritirare la salma all'Aja? E, secondo lei, queste circostanze avranno un ruolo sulla determinazione del luogo di sepoltura?

- Non ho ancora deciso niente. Come posso andare all’Aja per ritirare la salma, con il mandato di cattura sulla mia testa?

Spera in un'abolizione del mandato di cattura? Nel caso Belgrado lo revocasse, l'accetterebbe?

- L'accetterei, naturalmente. Come potrei non accettarlo, visto che vivo come un ostaggio da tre anni, dall'apertura dell’operazione "Sciabola" fino ad oggi.

(...) E’ al corrente del fatto che il mandato di cattura su suo figlio Marko č stato ritirato...

- So che Marko puň andare...

La gente di Požarevac chiede che venga sepolto lŕ, l'SPS č dell'opinione che la cerimonia si dovrebbe svolgere nel Viale degli Eroi a Belgrado, subentra anche l’ipotesi  Montenegro: cosa ne pensa lei di tutto ciň? (...) Se fosse lei da sola a decidere, sceglierebbe Požarevac o Belgrado?

- Se decidessi io da sola? Požarevac, senz'altro. (...)
Per mesi nella cella di Slobodan tenevano accese le video-camere senza interruzione, le luci erano accese costantemente, tutto affinchč non potesse dormire. Questa č una delle note forme di tortura, il cui scopo consiste nel disintegrare nei nervi la persona, non permetterle di dormire, lavorare, ragionare, cosicchč diventi irritata, incapace di agire...
Nell'occasione di una mia visita in  Olanda dovetti firmare un documento, che non avrei mai rivelato queste informazioni, proprio queste di cui la sto informando ora. Dovevo tacere su tutto ciň. Che orrore! Naturalmente, č tremendo il fatto che nessuno abbia denunciato che lo sottomettevano a questo, mentre ne erano informati. E' tremendo che nessuno abbia mai protestato contro tutto questo.

In alcuni media si insinua un dubbio che il suo marito abbia fatto un gesto autolesionista contro di se'.

- Dovrebbero inventare qualcosa di piů originale. Potete discutere su questo tema con Zdenko Tomanovi´c, penso (ndt.: consigliere legale di fiducia di Milosevic). E' stato lui a vederlo sempre, anche subito dopo il decesso. Queste insinuazioni sono talmente teatrali, come dire... sono il frutto di gente perversa.

Milena MARKOVIĆ, Novosti
Da: www.novosti.co.yu (14/03/06)

Traduzione di D. Kovacevic, revisione ed adattamento del testo a cura di ICDSM-Italia.



Da Vecernje Novosti, agosto 2006: parla Mira Markovic

L'ex presidentessa della Direzione della JUL e vedova di Slobodan Milosevic dice di essere stata cacciata dalla Serbia oltrepassando ogni moralitŕ e che ritornerŕ quando potrŕ. Sulla possibilitŕ che alla sua famiglia vengano tolti i beni, cioč gli immobili tra le vie Uzicka e Tolstojeva a Belgrado, Mira Markovic valuta che sarebbe un atto al di fuori di ogni legge, ma ha aggiunto di non essere informata sul punto cui č arrivato il processo.
Parlando dei funerali di Slobodan Milosevic, Mira Markovic ha detto di non aver proibito a nessun funzionario del Partito Socialista della Serbia, neanche ad Ivica Dacic, di far parte del comitato per le celebrazioni, ma che i membri di questo comitato sono stati scelti in base alla lealtŕ e vicinanza a Milosevic. "Quando si parla di Dacic, lui non č entrato a farne parte perchč da tempo Milosevic non lo riteneva una persona onorabile, e politicamente ha abbandonato il programma ed i valori dell'SPS", ha detto Mira Markovic.
Alla domanda di che cosa viva, Mira Markovic ripete ironicamente che sta squagliando i lingotti d'oro. "Ho molti compagni ed amici che erano persone di spicco sia nella Seconda che nella Terza Jugoslavia e che, in quanto persone oneste, erano sempre frequentatori di casa nostra. Ecco, loro mi sostengono molto in queste mie difficoltŕ. D'altronde, cosě č giusto che sia: gli amici sono tali nel bello e nel cattivo tempo. Io tengo il loro aiuto in casa nello stesso posto dove si trovano anche i lingotti d'oro. Dunque, vivo dei lingotti d'oro rubati e della solidarietŕ dei miei amici di lunga data", dice.
Mira Markovic dichiara che non sono esatte le citazioni dei media belgradesi, secondo cui il figlio suo e di Slobodan Milosevic, Marko, avrebbe intentato causa contro l'Aia per l'uccisione di Slobodan Milosevic. Lei chiarisce che Marko Milosevic ha inviato, a nome proprio e della famiglia, una lettera al Presidente del Tribunale, alla Assemblea Generale delle Nazioni Unite, al Consiglio di Sicurezza ONU ed al Segretario dell'ONU, in cui smentisce le risultanze del giudice Parker secondo cui Milosevic sarebbe morto di morte naturale. "Marko ha rigettato le risultanze di questa commissione. Ha ribadito la veritŕ, che Slobodan si č ammalato per le difficili condizioni di vita e di lavoro nel carcere ed in tribunale, e che il tribunale gli ha impedito le cure anche quando il consiglio internazionale, con a capo il dottor Sumilin, ha avvertito che il suo stato era critico e che sarebbe potuto morire in ogni momento", dice.
Parlando dei suoi figli, Mira Markovic ha detto che Marija č malata e vive a Cetinje (Montenegro) e che č vittima di un insensato linciaggio politico cosě come lei stessa. "Marko č all'estero e non vuole tornare in Serbia. Io sono quella che vuole ritornare nel proprio paese", dice Mira Markovic.

Il giornale scrive che l'intervista č stata effettuata telefonicamente ma non scrive quando e nemmeno dove si trova ora Mira Markovic.



Da LIMES, n.3/1996 "L’ITALIA TRA EUROPA E PADANIA", pp.267–269

TUTTI I COLORI POSSONO STARE INSIEME TRANNE IL NERO

di Mira MARKOVIĆ *

Dal diario di una testimone d’eccezione del dramma jugoslavo, la moglie del presidente serbo Milošević. Un’invettiva contro Biljana Plavšić, la ‘dama di ferro’ di Pale, proiettata sul palcoscenico internazionale dopo il ritiro formale di Karadzić.

Belgrado, 10 settembre 1993

LE DICHIARAZIONI DI BILJANA Plavšić – che propone di espellere tutti i musulmani dal territorio della Bosnia orientale e di concedere loro una parte della ex Bosnia-Erzegovina, per non doversi trovare a contatto con loro – sono nazismo puro e semplice. Chi conosce il nazismo non puň avere dubbi in proposito; ma vedo che anche gente a cui le teorie del nazismo non sono familiari e che sa poco della sua storia č stata turbata da queste dichiarazioni, le quali non presagiscono niente di buono non solo per i musulmani ma nemmeno per i serbi. In tutta la loro storia i serbi non sono mai stati aggressori; hanno combattuto, al contrario, per resistere alle aggressioni altrui. Hanno combattuto con molto valore, ma anche con molto onore; e non sono mai stati inclini alla vendetta. Durante la seconda guerra mondiale i serbi sono stati i primi tra i popoli jugoslavi, e tra i primi in Europa, a prendere posizione contro il fascismo. Hanno combattuto contro il fascismo con tutta l’anima, impegnandosi completamente e dando alla lotta un contributo forse maggiore di quello che immaginavano di poter dare.
La nazione serba ha lasciato la sua impronta sulla storia mondiale e sulla civiltŕ mondiale del XX secolo, specie nella seconda metŕ, in virtů del suo coraggio e della sua dirittura morale. Non si vuol dire con ciň che noi non veniamo accusati, per lo piů giustamente, di avere alcuni difetti; ma nessuno ci ha mai negato i nostri pregi. Al contrario.
Per la prima volta l’immagine della nazione serba si č offuscata agli occhi del mondo. Per la prima volta si parla e si scrive di noi come di aggressori e criminali. Anche fra di noi, naturalmente, non sono mancate le mele bacate, gente che ha fatto del male ad altri popoli e nazioni (e ai suoi stessi connazionali e consanguinei); ma questa genia non č mai stata prevalente, ed č stata controbilanciata dall’amore per la libertŕ e dalle qualitŕ umane coltivate dai serbi di tutte le generazioni, nel corso dei secoli.
A mio parere non dovremmo turbarci troppo per la nuova e brutta immagine del popolo serbo a cui negli ultimi anni č stata data tanta pubblicitŕ. Dobbiamo, invece, cercare di analizzare questa immagine.
In primo luogo, non č vero che tutti ci odiano. Non č vero che tutto il mondo, e neanche la maggior parte, nutre avversione per il popolo serbo. Ho l’impressione che nemmeno i tedeschi, da noi considerati come il nostro nemico numero uno nel XX secolo, abbiano un atteggiamento negativo verso l’insieme della nazione serba. In secondo luogo, dobbiamo cercare di vedere in che misura siamo noi stessi responsabili di questa brutta immagine. La cattiva fama acquistata dalla Serbia non č tutta colpa nostra; ma certo il biasimo ricade in parte su di noi.
E adesso, dopo i discorsi di Biljana Plavšić, direi perfino che noi siamo da biasimare fortemente. Ci sono stati parecchi discorsi del genere, e comportamenti conformi; e spesso non hanno suscitato nel pubblico serbo la debita reazione. Oggi, 10 settembre, voglio parlare non delle dichiarazioni nazistoidi di Biljana Plavšić, ma della tiepida reazione che le ha accolte. Le parole crudeli della Plavšić non mi feriscono e non mi preoccupano piů di tanto. Nella nostra nazione serba persone del genere ci sono sempre state, prima dei turchi ottomani e sotto i turchi ottomani, prima dei fascisti, sotto i fascisti e dopo i fascisti... sempre. Ma mi preoccupa la risposta debole, appena percettibile, a simili opinioni: che data l’alta posizione politica della loro autrice possono avere e probabilmente hanno avuto conseguenze pratiche. Le sue parole possono stimolare determinate azioni, e forse l’hanno giŕ fatto.
Il «mondo» ci ritiene colpevoli della pulizia etnica operata dai serbi bosniaci a danno dei musulmani. Noi neghiamo ogni responsabilitŕ. Perché, allora, reagiamo in modo cosě apatico alle brutali dichiarazioni del vicepresidente della Repubblica serba, il nuovo Stato serbo, invocanti una pulizia etnica nella ex Bosnia-Erzegovina?
Queste dichiarazioni naziste avrebbero dovuto suscitare qui in Serbia un’ondata di proteste, da parte della destra e della sinistra, del governo e dell’opposizione, da parte di tutti. Invece le proteste sono state fiacche. Dai comunisti non si č udita una sillaba; i socialisti si sono limitati a borbottare qualcosa in un breve e anemico comunicato stampa del vicepresidente del partito; qualche protesta č venuta dai democratici, ma tutte sono state sovrastate da altre proteste che al momento ci toccano piů da vicino e sono quindi considerate piů importanti.
Ho parlato con molta gente di questo episodio; e tutti all’unanimitŕ hanno convenuto sul carattere brutale, fascista e nazista di tali dichiarazioni. Ho tuttavia l’impressione che molti sottovalutino il pericolo che qui da noi si cada in preda al fascismo. Pensano che nel nostro paese una cosa simile non potrebbe mai accadere, che i discorsi fascisti e nazisti non vanno presi sul serio perché chi li fa non merita di essere preso sul serio. Forse č vero che il fascismo non metterŕ mai radici in Serbia o tra i serbi nostri vicini. Eppure io personalmente ritengo che il minimo sintomo di fascismo sia motivo di preoccupazione e meriti una risposta vigorosa. Meglio reagire con troppa forza che in modo fiacco e incerto; meglio troppo presto che troppo tardi.
A questo riguardo la storia recente dovrebbe servire di monito. Fino all’ultimo momento, fino al trionfo elettorale di Hitler, le persone colte e intelligenti lo presero sottogamba, considerandolo un buffone, un predicatore di assurditŕ che non avrebbe mai attecchito nella patria di Goethe.
Temo, ogni giorno di piů, che il popolo serbo confidi troppo nello spirito espresso da Branko Radičević in Kolo, poema umanistico sulla fratellanza di tutte le nazioni slavo-meridionali, esaltante una vita in comune. Temo che il popolo serbo sia troppo convinto e compiaciuto della propria nobiltŕ d’animo per riconoscere che nel suo seno si annida la vipera dell’odio per altre nazioni e di un potenziale fascismo.
Se la Serbia ha bisogno di una qualche coalizione, alleanza o fronte comune, si tratta di una coalizione, alleanza o fronte comune per una campagna contro la violenza e il pericolo fascista; una campagna che dovrebbe indurre tutte le persone normali a unire le proprie forze. Davanti a un male di questa natura, anche le differenze tra i vari partiti politici, che oggi eccitano tante controversie, impallidiscono e diventano irrilevanti, e cosě ogni altra differenza: di educazione, origine, etŕ e professione, di religione e di nazionalitŕ. Qualunque alleanza č necessaria e morale tranne una. Tutti i colori possono stare insieme tranne il nero.
Il tempo ci saprŕ dire, e non in un futuro remoto. I fatti mi daranno ragione.

(traduzione di Riccardo Ricci)

* Il testo č tratto dall’opera di M. MARKOVIĆ, Night and Day, a Diary, Belgrade 1995, BMG Belgrade Printing Works, pp. 111-114.




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