IL RUOLO DELL' URSS NELLA
VITTORIA SUL NAZIFASCISMO
Le celebrazioni del 6 giugno
(2005)
per il 61° anniversario dello sbarco anglo-americano in Normandia
si presteranno anche quest' anno a una duplice operazione politica
dell'imperialismo occidentale. Le fanfare, le bandiere, le
lacrime, i ricordi hanno fatto e faranno da corollario a
quest'operazione che l' anno scorso ha chiamato a raccolta sedici
tra capi di Stato e di governo e che non ha paragoni con quelle
precedenti, passate pressoché inosservate.
Un'iniziativa enfatizzata nel momento in cui la superpotenza
imperialista europea, dopo l'annessione di dieci paesi dell'Est e
del Mediterraneo, si sta affermando sul piano mondiale e i
rapporti con la superpotenza americana appaiono tesi, dopo avere
raggiunto il loro punto più basso durante la guerra di aggressione
all'Iraq. L'invitato eccellente di Washington, Bush, e il capo
dello Stato francese Chirac, hanno voluto così "ricucire lo
strappo" e aprire una nuova fase di quella che definiscono
l'"alleanza della libertà", ossia l'alleanza dell'imperialismo
occidentale per "esportare la democrazia", aggredire quei popoli e
paesi sovrani che non intendono piegarsi al tallone di ferro
dell'imperialismo.
Per questo le celebrazioni normanne hanno rappresentato due falsi.
Uno attuale, perché i 16 rappresentanti governativi hanno lanciato
l'equazione dell'alleanza contro il nazifascismo di ieri con
quella cosiddetta contro "il terrorismo e gli Stati che lo
praticano e incoraggiano" di oggi; l'altro storico, perché gli
stessi rappresentanti dell'imperialismo occidentale hanno
riproposto la teoria del ruolo e del contributo decisivi degli
anglo-americani nella sconfitta della belva nazifascista ignorando
il ruolo primario e fondamentale dell'Urss di Stalin.
Nessuno, e neppure noi marxisti-leninisti, vuole togliere valore
al contributo importante anglo-americano nella sconfitta del
nazismo. Lo stesso Stalin lo ripeté più volte. Ma non possiamo
accettare una simile, ignobile, riscrittura della storia da parte
dell'imperialismo. è un vero e proprio crimine che si compie verso
le nuove generazioni.
E' bene dunque ricordare che la difficile costruzione
dell'alleanza antinazifascista anglo-sovietico-americana evidenziò
come le potenze capitalistiche alleate fossero all'inizio convinte
dell'incapacità sovietica a resistere vittoriosamente
all'aggressione nazista. Dall'ignobile pace di Monaco del '38 che
spalancò le porte dell'Europa alle orde hitleriane, essi puntavano
ed auspicavano il tracollo dell'Urss socialista. Un desiderio
svanito ben presto per la pronta e ferma resistenza sovietica.
Siglata l'alleanza con Stalin i dirigenti di Londra e Washington
decisero di concentrare il loro sforzo bellico soprattutto nella
guerra aerea e marittima, limitando l'azione delle loro truppe di
terra al nord Africa, in particolare alla zona fra la Tunisia e
l'Egitto. Era l'applicazione della cosiddetta "strategia delle
azioni indirette" proposta dalla Gran Bretagna e accettata dagli
Usa, che puntava essenzialmente ad "assediare" la Germania,
favorire attraverso la fornitura di armi e materiale bellico la
lotta dei movimenti di resistenza operanti negli Stati europei da
essa occupati e, dopo il suo logoramento, assestare il colpo
finale. Ma questa strategia era anche e soprattutto la concreta
attuazione della volontà politica anglo-americana di lasciare
sulle spalle dell'Urss il peso preponderante della guerra in
Europa.
Da questa volontà politica scaturiva l'ostinato rifiuto di Stati
Uniti e Gran Bretagna di aderire alle ripetute proposte
sovietiche, come si evince dal ricco carteggio tra Stalin e i
massimi rappresentanti dei due paesi occidentali, che
sollecitavano gli alleati ad aprire un secondo fronte di guerra in
Europa per accelerare la disfatta nazifascista, ed evidenziano
quanto pretestuose fossero le argomentazioni di Churchill circa
l'impraticabilità di una tale scelta. Proprio la mancanza di un
secondo fronte di guerra in Europa, fece sì che ancora per lunghi
mesi l'Urss dovette sopportare il peso maggiore della potenza
aggressiva tedesca. Lo fece con grande eroismo, con una fiducia
illimitata nei suoi mezzi e nelle sue risorse e con la certezza di
uscire vittoriosa dall'atroce conflitto con la belva nazifascista.
L'Armata rossa e il popolo sovietico soffrirono e pagarono il più
tragico tributo di sangue in questa alta e giusta lotta per la
libertà non solo dell'Urss, ma di tutti i popoli d'Europa e del
mondo finiti sotto il barbaro dominio degli hitleriani e dei loro
complici. Questi popoli non potranno mai dimenticare tutto ciò e
rimarranno grati in eterno all'Unione Sovietica e al suo popolo
per il grande sacrificio e il duro tributo pagati anche per la
loro libertà.
Infondata è anche la tesi della storiografia borghese secondo cui
l'Urss non avrebbe potuto vincere i suoi aggressori senza gli
aiuti, armi e prodotti alimentari, di Gran Bretagna e Usa.
Infondata perché le forniture militari degli alleati all'Urss non
furono decisive sul piano quantitativo, ma, soprattutto, perché
esse furono pressoché nulle nei primi due anni di conflitto, gli
anni di guerra più duri e difficili per l'Urss e il suo popolo.
Stalin è stato il grande artefice della vittoria sul nazismo e sul
fascismo, il condottiero di un'impresa storica che ha influito sul
destino dell'intera umanità. Aprendo nuove concrete possibilità
per l'emancipazione della classe operaia e dei popoli oppressi.
Stalin prese su di sé la guida della lotta e della guerra al
nazifascismo, assumendosene in prima persona sul piano politico e
militare anche la piena responsabilità di fronte al suo popolo.
Le vittoriose battaglie di Mosca e Leningrado, quella epica di
Stalingrado che cambiò i destini della guerra, fino a Kursk, che
resteranno scritte a caratteri d'oro nella storia dell'umanità
progressista e antifascista, portano impresso il suo marchio
politico e organizzativo. Lì avvenne quella svolta militare della
seconda guerra mondiale che indusse i governi di Stati Uniti e
Gran Bretagna ad accelerare lo sbarco di Normandia per non
rischiare di essere tagliati fuori dalla liberazione dei territori
occupati dai nazifascisti.
Il 1° Maggio 1945 la bandiera rossa issata sul pennone più alto
del Reichstag sventolava su Berlino: testimonianza e simbolo
incancellabile del valore, della forza e dell'unità che hanno
legato in un saldo vincolo sotto la guida riconosciuta di Stalin,
l'Esercito rosso, il popolo sovietico, lo Stato sovietico e il
Partito bolscevico. La guerra dimostrò la forza e la superiorità
del sistema economico socialista che permise all'Urss di dare
solide basi alla costruzione dello Stato socialista, di sostenere
vittoriosamente lo sforzo bellico e, successivamente, portare a
compimento in un periodo relativamente breve l'opera di
ricostruzione.
Queste sono le verità incontrovertibili. Gli stessi dirigenti di
Stati Uniti e Gran Bretagna del tempo hanno dovuto riconoscere
questa realtà storica. Dal 1941 al '45 Churchill, Roosevelt,
Truman e Attlee non hanno potuto che esaltare l'Urss e il ruolo
guida di Stalin. "Non ho parole - scriveva Churchill a Stalin nel
febbraio '42 - per esprimere l'ammirazione che tutti noi proviamo
per i continui brillanti successi delle Vostre armate contro
l'invasore tedesco, e non posso fare a meno di inviarVi
un'ulteriore espressione di gratitudine e congratulazione per
tutto quello che la Russia sta facendo per la causa comune".
"Come Comandante Supremo delle forze armate degli Stati Uniti
d'America - scriveva un anno dopo Roosevelt a Stalin - mi
congratulo con Voi per la brillante vittoria delle Vostre truppe a
Stalingrado, riportata sotto il Vostro supremo comando. I
centosessantadue giorni di epica lotta per la città che ha per
sempre onorato il Vostro nome e il decisivo risultato che tutti
gli americani oggi stanno celebrando rimarranno uno dei capitoli
più superbi in questa guerra dei popoli che si sono uniti contro
il nazismo e i suoi imitatori".
Poi con la ripresa della loro lotta contro il socialismo, uscito
rafforzato e vittorioso dal secondo conflitto mondiale, con lo
scatenamento della "guerra fredda" e l'acuirsi dello scontro di
classe a livello internazionale, hanno rovesciato questi loro
giudizi storici, cominciando prima a sminuire per poi negare e
cercare di cancellare dalla memoria storica delle masse popolari
queste verità. Tanto che oggi in totale omologazione imperialista
si sono assicurati la connivenza di Putin, che come un canino
bastonato ha ascoltato e annuito alle celebrazioni del 6 giugno
agli osanna degli anglo-americani "salvatori dell'umanità".
Vladimirka, 2005 (fonte:
http://it.groups.yahoo.com/group/resistenza_partigiana/
)
Vedi anche:
Partigiani
sovietici nella Resistenza italiana
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P A R T I G
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Una iniziativa internazionale
ed internazionalista
nel 60.esimo anniversario
della Liberazione dal nazifascismo
https://www.cnj.it/PARTIGIANI/index.htm
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