Dedicato ai partigiani jugoslavi Sempre più spesso si offendono la memoria e i valori della Resistenza vittoriosa dei partigiani di tutta Europa contro il nazifascismo, e i valori e l'eroismo dei partigiani jugoslavi in particolare. Perciò, proprio a questi ultimi dedichiamo questa pagina: al loro orgoglio, alla loro soddisfazione dopo quel maggio 1945. |
Il ragazzo e la ragazza ventitreenni sono colti in questa foto nel momento del loro matrimonio, nell'agosto 1945. I loro volti dimostrano che è stata appena ritrovata la serenità, la felicità di una vita normale. Serenità e felicità che serviranno per gli anni successivi - tanto difficili anch'essi - come ingredienti indispensabili per poter andare avanti, loro, e tutti gli altri... Il ragazzo aveva rischiato la vita tantissime volte, durante la guerra. Nell'instante della foto ha in seno la bravura e l'intelligenza di tutti i suoi coetanei, anche quelli cui la fortuna non ha concesso di rimanere in vita. Il ragazzo poteva smarrirsi, assieme ad altri compagni, nelle nevi del monte Šator in Bosnia, quando era esposto al fuoco nemico. Uscì vivo dal tifo. Una pallottola gli trafisse il ginocchio mentre era piegato, e per fortuna passò per il tessuto morbido, ed egli si rimise in piedi in due settimane. Un'altra volta, dopo essersi alzato, constatò tre fori nella borraccia, nello zaino che portava sulle spalle. Alla periferia di Belgrado, durante la lotta contro un tedesco più grande e più forte di lui, sarebbe potuto rimanere nel fossato, in eterno. Nella pianura ungherese, in Slavonia, durante la furiosa controffensiva tedesca, nel corso di una imboscata egli riuscì a difendersi con un revolver, ad abbattere due nemici, mentre in seguito lo stesso revolver finiva distrutto nel fuoco del nemico. Questa ragazza sulla foto era stata amica intima di Marija Bursac. Insieme andarono all'assalto sul Monte dell'Ostinazione. Ebbe più fortuna, semplice fortuna, e rimase in vita, dopo aver messo sotto controllo un gruppo di una quindicina di soldati nemici. In un'altra occasione, fu presa di mira da un cannone "flack" del nemico, e dovette correre lungo un percorso carsico, come la Maria del film "A chi suona la campana"... E questa raffica che la inseguiva passo dopo passo, la tramortì. Di questa fortuna, del suo coraggio, del mestiere della vita ha fatto tesoro negli anni successivi, ugualmente difficili. Persero un bambino. E dopo questa perdita, non furono più quelli di una volta. Vissero con dignità fino alla loro morte naturale - un mero fatto fisiologico, dopo i rischi degli anni di guerra. Gloria a loro e a i tutti partigiani delle Resistenze europee! |
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