Informazione

Ci segnalano questo interessante articolo sul PRC, apparso su un
periodico del nord:

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Articolo tratto da "L'altra Padania"


Succede a Rifondazione


Con una decisione passata a maggioranza (58 si 57 no 58 astenuti 58 np
58 assenti) Il Comitato politico nazionale ha proibito il gioco degli
scacchi nei circoli del PRC.

Abbiamo intervistato i principali leader del Partito su questa
incredibile decisione:

Gennaro Migliore: era una decisione che andava presa, il gioco degli
scacchi è uno sport violento, allude alla guerra e quindi conduce
inevitabilmente "nella spirale guerra-terrorismo". L'origine araba
dello sport (scià mat - il re è morto) potrebbe generare un sentimento
anti-semita che respingiamo. Abbiamo provato a modificare il gioco
abolendo la regola che i pezzi possono essere mangiati, ma inutilmente,
il carattere guerrafondaio del gioco viene sempre a galla. Non
dimentichiamo inoltre che molti grandi scacchisti sono figli del
socialismo reale e delle sue perversioni.

Fausto Bertinotti: Una decisione innovativa che critica a fondo il
binomio vincitore/vinto e apre la strada ad un altro mondo possibile
dove "l'importante è partecipare" come abbiamo già praticato con
successo in occasione del referendum sull'art. 18.

Il malumore fra i militanti di base è diffuso, abbiamo intervistato uno
di questi:

"lo hanno proibito perché perdono sempre: non hanno strategia né senso
della posizione attaccano solo con la regina senza coordinare i pezzi,
rispondono ad e4 con e6 su suggerimento del PCF ma non elaborano difese
efficaci"

Abbiamo raccolto anche lo sfogo di un militante che fa riferimento alla
mozione 2: "Forse è meglio così: Ferrando ci ha fatto studiare tutte le
aperture variante per variante, abbiamo studiato giorno e notte, ma
perdiamo lo stesso. Un dubbio comunque lo abbiamo: bisogna forse tenere
conto delle mosse dell'avversario?"

Claudio Grassi: siamo stati battuti al CPN ma vinciamo ovunque nei
circoli e nei CPF i nostri giocano studiando i grandi maestri della
scuola di Riga, valutano le forze in campo, sviluppano armonicamente i
pezzi e hanno una strategia flessibile. Applicano con successo il
principio del maestro Kotov "meglio avere un piano impreciso che non
avere un piano", principio sconosciuto alla maggioranza del Partito.

"Unabhaengiges" Kroatien :
AVNOJ-Gesetze vor der Aufhebung

[ Il premier della Croazia "indipendente" Sanader (HDZ) ha promesso che
le cosiddette "Leggi dell'AVNOJ" saranno abolite.
In base a queste leggi - che portano il nome del Consiglio Antifascista
di Liberazione Nazionale della Jugoslavia (AVNOJ) che tra l'altro
proclamo' la Repubblica Federale nel 1943 - i collaborazionisti
dell'invasore nazista furono duramente sanzionati; alla "etnia" di
lingua tedesca in Jugoslavia furono confiscati molti patrimoni, a
partire da quelli acquisiti come bottino di guerra con l'invasione
della Wehrmacht nel 1941.
Ma oggi, gli esponenti degli "esuli" di lingua tedesca all'estero
(specialmente in Austria), dopo aver goduto dello spettacolo sanguinoso
della guerra fratricida in Jugoslavia, possono finalmente reclamare
indietro i "loro" possedimenti, proprio come fanno certi "esuli"
italiani di Istria e Dalmazia, o come fanno i tedeschi dei Sudeti ai
danni della Repubblica Ceca. I governi delle destre nazionaliste
post-jugoslave, ovviamente filo-tedesche e filo-imperialiste, e primo
tra tutti il governo accadizetiano del signor Sanader, non si oppongono
certo... ]


http://www.german-foreign-policy.com/de/news/article/1079655038.php


19.03.2004

Kriegsgewinne

WIEN/ZAGREB (Eigener Bericht) - Der kroatische Ministerpräsident
Sanader hat zugesagt, die AVNOJ-Gesetze formell aufzuheben. Dies
berichtet ein Sprecher des Wiener ,,Haus der Heimat". Ähnlich wie die
tschechoslowakischen Benes-Dekrete regelten die jugoslawischen
AVNOJ-Gesetze am Ende des Zweiten Weltkriegs die Sanktionen gegen die
,,Volksdeutschen" in Jugoslawien, die mehrheitlich mit dem
nationalsozialistischen Besatzungsregime kollaboriert hatten. Über die
beabsichtigte Aufhebung der Gesetze informierte der kroatische
Parlamentspräsident Seks österreichische ,,Vertriebenen"-Politiker am
Rande von Verhandlungen, bei denen die Modalitäten der anstehenden
Entschädigung umgesiedelter ,,Volksdeutscher" besprochen wurden.

Bürgerinnen und Bürgern Österreichs, ,,deren Eigentum im Gefolge des
Zweiten Weltkriegs auf dem Gebiet der heutigen Republik Kroatien
verstaatlicht wurde (...), steht nunmehr Restitution bzw. Entschädigung
zu". Dies teilt das österreichische Außenministerium unter Berufung auf
das am 11. Oktober 1996 verabschiedete und am 5. Juli 2002 novellierte
kroatische Restitutionsgesetz mit. Mit dem Gesetz werden 32
verschiedene Enteignungsgesetze praktisch außer Kraft gesetzt, darunter
etwa das ,,Gesetz über die Entziehung von Kriegsgewinn, der während der
feindlichen Okkupation erworben wurde". (1) Zur Zeit finden bilaterale
Verhandlungen zwischen Kroatien und Österreich über die praktische
Umsetzung des Entschädigungsgesetzes statt, der kroatische
Parlamentspräsident hat angekündigt, sich für einen raschen
Verhandlungserfolg einzusetzen.

,,Alle Forderungen akzeptiert"

Wie das Wiener ,,Haus der Heimat" auf Anfrage bestätigt, übermittelte
Seks anlässlich der jüngsten Verhandlungsrunde die Zusage des
kroatischen Ministerpräsidenten Sanader, die AVNOJ-Gesetze auch formal
aufzuheben. Dies habe Sanader, so heißt es, in Gesprächen mit dem
kroatischen Parlamentsabgeordneten Nikolaus Mak versprochen. Mak,
Vorsitzender der Landsmannschaft der Donauschwaben in Kroatien (2),
wurde im November 2003 ins kroatische Parlament gewählt und stützt dort
die Regierung. Ministerpräsident Sanader seinerseits, dies berichtet
der Verband der Volksdeutschen Landsmannschaften Österreichs,
,,akzeptiert alle Vorstellungen" Maks. Mak verlangt Entschädigung für
alle Deutschen und Österreicher, die zwischen 1945 und 1948 in
Arbeitslager eingewiesen worden waren, sowie die Restitution ehemaligen
Besitzes auch für ,,Volksdeutsche", die heute eine andere als die
kroatische oder die österreichische Staatsbürgerschaft besitzen.

Kroatien, Slowenien, Serbien...

Sollte Mak seine Forderungen durchsetzen können, dann müsste Kroatien
auch denjenigen ,,Volksdeutschen" aus dem ehemaligen Jugoslawien
Entschädigungen zahlen, die heute die deutsche Staatsbürgerschaft
innehaben. Auch andere Staaten des ehemaligen Jugoslawien gerieten
unter verstärkten Druck. So sind nach einem Urteil des slowenischen
Verfassungsgerichtes vom 8. Oktober 2003 auch Bürgerinnen und Bürger
Österreichs ,,aufgrund des slowenischen Denationalisierungsgesetzes
entschädigungsberechtigt"; ,,eine Bezugnahme auf den AVNOJ-Erlass über
den Übergang feindlichen Vermögens" ist, wie das Wiener
Außenministerium mitteilt, gegen österreichische Ansprüche ,,nicht
zulässig". (3) Auch Belgrad (4) arbeitet an einem entsprechenden
Restitutionsgesetz, selbst in Bosnien-Herzegowina werden Überlegungen
zu einer gleichgerichteten Regelung angestellt, die das durch Krieg
ruinierte Land zu Entschädigungsleistungen an ehemalige
,,Volksdeutsche" verpflichten würde.

... Tschechien?

,,Vertriebenen"-Politiker werten das kroatische Modell als Vorbild für
Entschädigungsforderungen an weitere Staaten. Der
,,Vertriebenen"-Sprecher der Österreichischen Volkspartei, Norbert
Kapeller, forderte kürzlich die Regierung der Tschechischen Republik
auf, die Restitutionsgesetze Zagrebs zu übernehmen. Gegen Praha klagen
zur Zeit mehr als 70 ,,Sudetendeutsche" vor dem Europäischen
Gerichtshof für Menschenrechte auf ,,Rückgabe ihres konfiszierten
Eigentums". (5)

1) Gesetz vom 11. Oktober 1996 über die Entschädigung für
Vermögenswerte, die während der jugoslawischen kommunistischen
Herrschaft entzogen wurden; Narodne Novine (Kroatisches Amtsblatt) Nr.
92/1996, Pos. 1600
2) s. auch Hintergrundbericht: Die ,,Donauschwäbische Kulturstiftung"
[http://www.german-foreign-policy.com/de/news/article/1038697200.php%5d
3) Vermögensfragen Slowenien; www.bmaa.gv.at
4) s. auch Deutscher ,,Bund" gegen jugoslawische AVNOJ-Beschlüsse
[http://www.german-foreign-policy.com/de/news/article/1044313813.php%5d
5) ÖVP-Kapeller unterstützt sudetendeutsche Klagen; Neues Volksblatt
12.03.2004

s. auch ,,Fünfte Kolonne" in Jugoslawien
[http://www.german-foreign-policy.com/de/news/article/1044313693.php%5d

Für die Übersetzung kürzerer oder längerer Texte bitten wir Sie um
Unterstützung.

Informationen zur Deutschen Außenpolitik
© www.german-foreign-policy.com

[ L'ex ministro dell'ambiente britannico Michael Meacher candidamente
ci spiega che le riserve petrolifere USA-GB saranno agli sgoccioli tra
5 o 6 anni, e che attorno al 2020 questi paesi dipenderanno dalle
importazioni di greggio per circa l'80 per cento del loro fabbisogno.
Questo e' l'unico motivo per cui si e' lavorato recentemente al
"riavvicinamento" con la Libia, benche' negli anni passati Gheddafi
fosse stato demonizzato come leader del "terrorismo mondiale" e persino
agenti di Al Qaida fossero stati pagati dalla GB per ammazzarlo (nel
1996).
Ma l'articolo di Meacher e' particolarmente interessante perche' rivela
che USA e GB non sono nuove a questo tipo di "alleanze con il diavolo".
Viene fatto l'esempio delle forniture di armi ai musulmani di Bosnia ,
orchestrate dagli USA per il tramite non solo dei turchi ma anche degli
iraniani e degli stessi fanatici mujaheddin islamisti. Si parla poi del
sostegno ai narcotrafficanti ed assassini dell'UCK, pure essi aiutati
"via Al Qaeda" oltreche' direttamente, grazie ai bombardamenti della
NATO nel 1999 ed alla conseguente occupazione militare... Ed a
spiegarci tutto questo e' l'ex ministro dell'ambiente britannico
Michael Meacher ! (IS) ]


http://www.guardian.co.uk/print/0,3858,4889641-103677,00.html


The path to friendship goes via the oil and gas fields


Colonel Gadafy is just the latest beneficiary of a cynical strategy

Michael Meacher
Saturday March 27, 2004
The Guardian

So "brave" Muammar Gadafy has agreed on the importance of combating
terrorism. A handshake with Tony Blair has sealed his re-entry into the
international community, with contracts worth several hundred million
pounds for Shell and BAE to follow. His compliance in opening up Libya
to nuclear weapons inspectors has been spun as a major triumph in the
"war on terror". The motives, however, are rather more cynical.

Negotiations for a rehabilitated public image for Colonel Gadafy,
linked to improved western access to Libyan oil, began to surface in
August 2002 with the visit by the Foreign Office minister, Mike
O'Brien, to Sirte, near Tripoli. As the BBC said at the time, Libya was
keen to re-enter the world economy, and the UK did not want to lose out
on potentially lucrative oil contracts.

For both the UK and US, an energy crisis is looming. The latest BP
statistical review of world energy predicted that UK proven oil and gas
reserves will last, respectively, only 5.4 and 6.8 years at present
rates of use. It has been estimated that by 2020 the UK could be
dependent on imported energy for 80% of its needs. The US energy
department has calculated that net imports of oil, already at 54%, will
rise to 70% by 2025 because of growing demand and declining domestic
supply.

Libya produces high-quality, low-sulphur crude oil at very low cost (as
low as $1 per barrel in some fields), and holds 3% of world oil
reserves. It also has vast proven natural gas reserves of 46 trillion
cubic feet, but actual gas reserves are largely unexplored and
estimated to total up to 70 trillion cubic feet.

The problem of access to Libyan hydrocarbons was Gadafy's record of
running a state terrorist machine - responsible for arming the IRA, the
shooting of PC Yvonne Fletcher and the bombing of Pan Am flight 103
over Lockerbie in 1988. Britain had even, according to the former MI5
agent David Shayler, paid £100,000 to an al-Qaida cell in Libya to
assassinate Gadafy in 1996, and then granted asylum to a member of the
cell named Anas al-Liby, who lived in Manchester until 2000.

Moreover, just two months before Gadafy's pact with the west was
announced on December 19 last year, Libya was caught trying to import
nuclear technology from Malaysia. If it had been Saddam Hussein, no
doubt the deal would have been scotchedon the grounds of his
unreliability and bad faith. But it is remarkable how sometimes
terrorists suddenly turn into "statesmanlike and courageous" friends
(to use Jack Straw's phrase).

None of the history of mutual hostility over the past two decades
prevented a deal along these simple lines: we accept your
acknowledgement of guilt over flight 103, you open up your WMD
programmes to inspection, and then both of us can start benefiting from
trading your oil again. The weakness of this deal as presented,
however, is that it appears that Libya didn't have any WMD, other than
chemical weapons no longer likely to be useable. The International
Atomic Energy Agency stated last December that "Libya was not close to
building a nuclear weapon". Indeed, Libya had itself nine months
earlier proposed inspections, so the west's triumphalism says more
about the US-UK desire to placate domestic critics than about forcing
any fundamental policy change on a recalcitrant Gadafy.

Nor is this rapid shift from terrorist to statesman confined to Libya.
The US backing of Islamic terrorism in the Balkans provides another
example. As the official Dutch inquiry into the 1995 Srebrenica
massacre has now revealed, a secret alliance was formed between the
Pentagon and radical Islamist groups to assist the Bosnian Muslims in
violation of the UN arms embargo. A vast secret conduit of weapons
smuggling through Croatia was organised by US, Turkish and Iranian
clandestine agencies, together with Afghan mojahedin and pro-Iranian
Hizbullah. Aircraft from Iran Air were used, joined by a US-sponsored
fleet of C-130 Hercules.

The 78-day bombing of Yugoslavia in the spring of 1999, directed by the
US general Wesley Clark, was said to be stopping an alleged "genocide"
by the Serbs in Kosovo (some 2,000 bodies were later exhumed, a
horrifying number but far short of the 100,000 the US predicted). The
US goal was to assist the Kosovo Liberation Army (KLA). Yet the year
before, the US state department had branded the KLA a terrorist
organisation, financing its operations from the heroin trade and funds
from Islamic countries and individuals, including Osama bin Laden.

As James Bissett, the former Canadian ambassador to Yugoslavia, has
subsequently reported: "This did not stop the US from arming and
training KLA members in Albania and sending them back into Kosovo to
assassinate Serbian mayors, ambush Serbian policemen and intimidate
hesitant Kosovo Albanians ... Despite a UN arms embargo, and with the
support of the US, arms, ammunition and thousands of fighters were
smuggled into Bosnia to help the Muslims ... Bin Laden and his network
were also active in Kosovo, and KLA members trained in his camps in
Afghanistan and Albania." According to reports in April 1999,
assistance was also provided by Britain's SAS.

Through much of the 1990s, US support for Islamic militants in former
Yugoslavia was backed up by covert US airdrops of arms, especially at
Tuzla in northern Bosnia. These took place in the face of Operation
Deny Flight, the UN-imposed and Nato-policed no-fly zone over Bosnia.
The US House of Representatives also failed to authorise the war under
the War Powers Act, making it illegal (shades of Iraq). But the
airdrops were only the tip of the iceberg. Retired US officers heading
Military Professional Resources Inc, a private paramilitary firm based
in Virginia, planned the bloody Croatian "liberation" of the Serb-held
Krajina enclave, which resulted in the ethnic cleansing of 200,000
Serbs.

US goals in the use of the KLA as a proxy force, similar to the
funding of the Contras against the leftwing Sandinista government in
Nicaragua in the 1980s, were partly to remove Milosevic and break up
Yugoslavia as one of the remaining Communist regimes. But related
motives were to break Russia's monopoly over oil and gas transport
routes and secure pro-western governments in the strategic Black
Sea-Caspian Sea oil-rich basin. A crucial oil corridor, called the
Trans-Balkan pipeline, designed to become the main route to the west
for oil and gas extracted in central Asia, was to run from the Black
Sea to the Adriatic via Bulgaria, Macedonia near the border with
Kosovo, and Albania. Another was to run across Serbia to Adriatic ports
in Croatia and Italy, fed by a pipeline running from a Black Sea port
in Romania.

The implications of this are stark. The US played a major role in
creating and sustaining the mojahedin to fight the invading Soviet army
in the Afghan war of 1979-92. Then from 1992-95 the Pentagon assisted
the movement of thousands of Islamic fighters from central Asia to
fight alongside Bosnian Muslims and remove the Milosevic barrier, and
so extend US influence in a key area of oil geopolitics - a "pact with
the devil", as Richard Holbrooke, America's former chief Balkans peace
negotiator put it. It has proved quite another thing to rein them back
in again. Before President Bush trumpets his dedication to his war on
terror, he should reflect on his country's links with terrorism over
the past decade where it has suited US interests.

· Michael Meacher was environment minister, 1997-2003.


Guardian Unlimited © Guardian Newspapers Limited 2004

http://www.exju.org/archivio/kosovo_per_principianti.html

[ vai alla URL qui sopra per i numerosi utili collegamenti ipertestuali
]


kosovo per principianti

�non era mai successo finora che cos� pochi mentissero a cos� tanti e
cos� a fondo come in rapporto alla guerra del kosovo�
(jurgen elsasser , �menzogne di guerra�, citando il deputato tedesco
willy wimmer )

il problema del kosovo, a differenza di quello che crede buona parte
dei lettori occidentali, non � un problema che comincia nel 1989. il
separatismo albanese � il pi� antico movimento nazionalista sin dalla
jugoslavia di tito, ed � il nazionalismo albanese ad aver innescato una
spirale di diffidenza reciproca, di ostilit� e infine di guerriglia che
ha condotto al macello odierno. all'inizio di questo secolo, gli
albanesi erano un terzo della popolazione del kosovo, che � la regione
pi� meridionale della serbia. all'inizio degli anni cinquanta, dopo una
tutto sommato prolungata schermaglia con quel che in kosovo rimaneva
del protettorato fascista istituito da mussolini [1], tito decise di
dare al kosovo uno statuto speciale : autonomia politica, culturale,
economica e giuridica [2]. all'inizio degli anni '60, gli albanesi
arrivarono a essere il 66% della popolazione della regione. fu allora
che si udirono le prime richieste di indipendenza : nelle rivolte del
1968, nuovamente riproposte nel 1981, un anno dopo la morte di tito.
nessuno aveva neppure mai udito il nome di un certo slobodan milosevic
, che all'epoca era solo un banchiere privo di qualsiasi influenza
politica. la richiesta di indipendenza degli albanesi del kosovo non
aveva niente a che fare con la repressione, e se c'era una repressione
a quel tempo avrebbe potuto essere soltanto la repressione albanese
contro i serbi. il new york times, di cui certo non si pu� dire sia a
favore dei serbi, nel luglio del 1982 scriveva :i serbi vengono
aggrediti dagli albanesi, perci� scappano e abbandonano il kosovo. i
nazionalisti albanesi hanno un progetto da realizzarsi in due tempi:
dapprima far nascere quella che loro chiamano "una repubblica
etnicamente pulita albanese", e poi chiedere l'annessione diretta con
l'albania. � nella logica del progetto della grande albania. sono
57.000 i serbi che hanno dovuto forzatamente abbandonare il kosovo
nell'ultimo decennio . rapimenti, omicidi, minacce, la distruzione di
propriet� sono stati in quegli anni gli strumenti per realizzare un
tale progetto, e con la polizia e con i tribunali nelle mani degli
albanesi, nessun serbo aveva pi� la certezza di essere protetto [3].
milosevic, scrive il professor milutinovic dell�universit� di belgrado,
si guadagn� il sostegno popolare in serbia nell'88 con la promessa che
avrebbe messo fine alle violenze albanesi in kosovo, diventate ormai un
grave problema di terrorismo interno . nel settembre 1990 l'autonomia
della regione venne limitata (ma non abolita; si veda questo articolo
di diana johnstone che contiene molti dati interessanti): si noti che
alcuni mesi prima (2 luglio) gli albanesi del kosovo avevano
illegalmente dichiarato la loro indipendenza e promulgato una
costituzione con un parlamento parallelo totalmente illegittimo; e di
l� a poco l�intera jugoslavia si sarebbe disintegrata [4]. dal 1990 in
poi, gli albanesi cominciarono ad organizzare un vero e proprio governo
parallelo, uno stato illegale dentro lo stato , finanziato dalle
diaspore (e come vedremo in seguito dal narcotraffico), che comprendeva
scuole, imposizioni fiscali, tribunali e corpi di polizia, naturalmente
illegali [5]. nel clima di allarme e di repressione da parte del
governo serbo, � certo che nel corso degli anni '90 gli albanesi,
fossero essi civili o terroristi, siano stati esposti a violenze [6]:
la polizia andava di villaggio in villaggio a cercare gli estremisti e
i guerriglieri, spesso i sospettati venivano arrestati senza procedure
legali legittime; erano esposti ai maltrattamenti, in un tale clima di
terrore, tanto quanto lo erano i serbi, che subivano a loro volta le
ritorsioni e le vendette della comunit� albanese in maggioranza. tutte
le forze politiche albanesi hanno pubblicamente ammesso che il progetto
per il loro kosovo non era una democratizzazione di alcun genere, ma
l'indipendenza del kosmet dalla jugoslavia/serbia, e l'unione con
l'albania. milosevic tratt� duramente il problema del kosovo: era un
terrorismo interno da sradicare, e prese tutte le contromisure
possibili, violenza inclusa. se il problema fosse stato milosevic,
per�, gli albanesi del kosovo avrebbero avuto una grossa chance di
liberarsene, racconta ancora il professor milutinovic: �potevano
liberarsene votando, e votandogli contro. non dimentichiamo che i
cittadini albanesi del kosovo altro non erano che legittimi cittadini
della (terza) jugoslavia. invece, si rifiutarono di partecipare a
qualsiasi livello alla vita politica. se il problema fosse stato
milosevic, gli albanesi del kosovo avrebbero dovuto rispondere alle
continue richieste delle opposizioni a milosevic (che c'erano, ed erano
numerose): l'opposizione e molti intellettuali tentarono ripetutamente
di incontrarsi con i leaders degli albanesi del kosovo, ma i dirigenti
albanesi declinarono ogni invito e ogni proposta : sostenendo che la
sola cosa che poteva interessar loro era l'indipendenza�. quello degli
albanesi era un muro contro muro, e volevano che fosse guerra civile.
non a caso, il pi� importante attore salito in palcoscenico verso la
fine degli anni 90 fu l'esercito di "liberazione", conosciuto come UCK
. la chiave di lettura che vi hanno offerto i media occidentali (ma
anche una certa stampa sedicente indipendente erivoluzionaria ) � che
l'UCK sia qualcosa a met� strada fra la croce rossa e un gruppo di dame
della carit� tutte intente a portar fiori alle vecchiette. oppure un
fiero, leale esercito di gloriosi partigiani. niente di tutto questo si
avvicina alla verit�. l'UCK (di cui sandro provvisionato ha rivelato
ogni segreto, con cifre, dati e dettagli nel suo "UCK l'armata
dell'ombra" gamberetti editrice, 15�) � una formazione militare che, al
culmine dei suoi successi strategici, arriv� ad avere sotto il suo
controllo tre quarti del territorio kosovaro. l'UCK (che in inglese
troverete sempre indicato dalla sigla KLA ) ha come unico scopo la
creazione di un kosovo etnicamente puro ; non ha una linea politica ben
definita, anzi � fra le sue fila convivono marxisti-leninisti,
appartenenti a clan del narcotraffico internazionale e neonazisti; i
metodi di lotta sono di stampo terrorista : agguati alle pattuglie di
polizia, stragi nei negozi e nei luoghi di ritrovo dei civili serbi
(come la famosa strage del caff� panda, testimoniata in queste immagini
). le vittime preferite dell'UCK sono i civili , e non solo quelli
serbi: sono parecchi, i cittadini albanesi innocenti a essere caduti
nella logica di sangue dell'esercito di "liberatori". uno dei metodi
preferiti dall'UCK, soprattutto da quando le forze speciali serbe
entrarono in kosovo, � quello ben descritto da tommaso di francesco
nella prefazione di "UCK l'armata dell'ombra": "� stato definitivamente
strappato il velo sulla strategia di aperta provocazione messa in atto
a partire dal 1998 da parte dell'UCK, e a mostrarlo all'opinione
pubblica � stato un reportage televisivo scioccante della BBC che,
attraverso l'ammissione degli stessi militanti della formazione
guerrigliera albanese kosovara ha reso evidente quale sia il gioco
condotto: penetrare nei villaggi, provocare una controffensiva
dell'esercito serbo, abbandonare i civili ( albanesi!, ndr ) in balia
della controffensiva, e poi contare i morti�. nell'ottobre del '98, un
accordo fra il governo serbo ed i leaders dei guerriglieri pareva
essere stato raggiunto; il piano prevedeva due condizioni essenziali:
il ritiro dal kosovo della polizia speciale del governo serbo, e la
cessazione totale delle operazioni di guerriglia da parte dell'UCK.
questo accordo avrebbe dovuto condurre le parti a un negoziato
diplomatico che potesse ristabilire la pace nella regione jugoslava.
solo la prima parte dell'accordo fu messa in atto: a polizia serba
ritirata, l'UCK continu� le sue operazioni di violenza contro i civili
serbi, a quel punto completamente lasciati in balia dei terroristi.
come giustificazione del mancato adempimento dell'accordo, i leaders
dell'UCK dissero che - trattandosi di una formazione paramilitare - con
le unit� locali dislocate su tutto il territorio, in tutto e per tutto
simili a cellule terroristiche, non potevano garantire il controllo
delle stesse. il ritiro delle forze di polizia dal kosovo in vista di
negoziati evidentemente falliti port� soltanto ad un acuirsi delle
violenze perpetrate dall'UCK e permise ai guerriglieri albanesi di
riconquistare ampie fette di territorio per le loro basi del terrore. a
questo punto � facile capire il meccanismo della questione kosovara
che, raccontato senza le sirene dalla propaganda, appare semplicissimo:
� stata l'ossessiva richiesta di secessione da parte degli albanesi a
condurre alla reazione della polizia serba; la reazione della polizia
serba ha esasperato le azioni di guerriglia terrorista, che a loro
volta hanno innescato una catena di violenze e di controffensive in
tutto e per tutto simili ad una guerra civile. la guerra civile
scatenata dal secessionismo albanese � stato l'alibi per l'intervento
NATO contro la serbia . nessuno dei passaggi appena menzionati era
inevitabile , sicch� tutti gli attori in campo hanno la responsabilit�
di non aver saputo trovare (o di non aver voluto trovare) una soluzione
diplomatica che risparmiasse le vite di civili, serbi e albanesi. ma �
bene tener presente che tutto � cominciato con la richiesta dispotica
di secessione degli albanesi estremisti, che non hanno mai contemplato
la convivenza pacifica con le altre minoranze etniche. la finalit�
dell'UCK e degli estremisti albanesi (presenti anche in macedonia e in
montenegro, dove prima o poi rischiano di esplodere tensioni simili a
quelle del kosovo di questi ultimi anni) � la creazione di uno stato "
grande albanese " che viene propagandato - anche dalle stesse autorit�
e dagli uomini politici riconosciuti come "democratici" dalle
cancellerie europee - come una soluzione accettabile : si tratta in
realt� di una follia geopolitica che finirebbe per destabilizzare
totalmente l'intera area balcanica, ridisegnando i confini di tre o pi�
stati, coinvolgendo nei conflitti un altissimo numero di civili. le
ragioni per cui la NATO nel '98-99 decise di spalleggiare militarmente
e finanziariamente una formazione terroristica di matrice islamica
meriterebbero un articolo a parte. quel che � certo � che gli USA e
l'occidente non solo non fecero nulla per impedire il conflitto, ma
entrarono direttamente in gioco per guadagnare il pi� possibile da
esso, in una logica prettamente imperiale. in questa logica
completamente devastante nacque la prima guerra "umanitaria", e
all'opinione pubblica fu fatto credere che l'occidente era "costretto"
ad intervenire per soccorrere una popolazione "perseguitata" da un
"aggressore barbaro". l'aggressore in realt� fu la stessa alleanza
atlantica che, a dieci anni di violenze da guerriglia subita dai civili
(sia serbi che albanesi, ma anche rom, goranci e tutte le altre
minoranze che compongono il tessuto sociale del kosmet [7]) aggiunse un
violento bombardamento durato 78 giorni e che colp� indiscriminatamente
profughi sia serbi che albanesi, ospedali, infrastrutture civili,
facendo del kosovo - un territorio gi� poverissimo - un vero e proprio
massacro in stile pax americana in cui installare le basi NATO, ed
instaurare un governo fantoccio di estremisti albanesi che avrebbero
per cinque anni continuato la loro pulizia etnica e trasformato la
regione in un piccolo regno del narcotraffico [8]. per scatenare la
guerra "umanitaria" ed essere credibili agli occhi dell'opinione
pubblica occidentale, per�, serviva un casus belli : bisognava far
credere al pubblico che le violenze della polizia speciale del governo
serbo erano divenute inammissibili , e per fare questo, era necessario
inscenare una finta strage. accadde nel gennaio del '99 in un villaggio
chiamato racak . tutti gli attori a racak furono albanesi o
filoalbanesi. ricostruiamo i fatti: il villaggio era occupato da
un'unit� di terroristi UCK che la polizia serba da giorni tentava di
stanare, appostata poco lontano. e poco lontano c'erano anche troupe
televisive e giornalisti, che dalla collina potevano osservare quanto
accadeva. ci furono intense sparatorie fra combattenti UCK e polizia
serba: una dozzina di guerriglieri furono uccisi, molti presero la via
della fuga. il villaggio torn� sotto controllo dell�UCK in poche ore.
il mattino seguente, la delegazione OSCE in fretta e furia richiam� i
giornalisti a racak per "testimoniare l'orrore": con un'orchestrazione
propagandistica degna del suo nome, il "diplomatico" incaricato di
condurre la missione OSCE di verifica, william walker , url� al mondo
che erano stati ritrovati quarantacinque cadaveri di civili indifesi,
macellati a sangue freddo dalla polizia serba. il governo serbo neg�
drasticamente ogni illazione, sostenendo che di racak gli americani
stavano costruendo una vera e propria bufala massmediatica. ma cosa
accadde a racak, e chi � william walker ? secondo l'autorevole le monde
(21-1-99), la versione che walker diede degli eventi fu completamente
falsa. un'attenta analisi dell'inviato del giornale francese sollev�
tutti gli interrogativi del caso: perch� la scena del crimine era cos�
perfetta ? come avevano potuto i poliziotti serbi uccidere in pieno
giorno e senza essere visti cos� tanti presunti civili considerando che
gli incaricati delle missioni OSCE e parecchi giornalisti erano gi� sul
luogo? perch� nessuno aveva scattato fotografie o ripreso quella che
walker defin� "una barbara esecuzione"? e come avevano potuto, i
serbi, davanti a tutti, ammassare tanti corpi in bell�ordine, in posa
fotografica ? perch� non si trovavano i bossoli del conflitto a fuoco?
se 45 uomini erano stati �giustiziati� a distanza ravvicinata con un
colpo nella tempia, perch� nella fossa in cui erano stati riuniti non
c�era traccia di sangue? perch� se si trattava di una strage da
occultare furono i serbi stessi a condurre molti dei giornalisti sul
luogo senza opporre alcuna resistenza? evidentemente le forze di
polizia serbe ignoravano cosa fosse successo a racak, e quello che
successe a racak fu un ottimo esempio di teatro di guerra ad uso e
consumo dell'opinione pubblica. i corpi ritrovati erano corpi di
guerriglieri UCK caduti negli scontri a fuoco con la polizia serba nei
giorni precedenti: la perizia balistica effettuata sui cadaveri ha
confermato che si trattava di miliziani albanesi feriti e uccisi in
combattimento in diverse operazioni ed in diversi giorni. alcuni erano
i corpi dei combattenti caduti negli scontri di racak il giorno
precedente, altri furono trasportati sul luogo per macabra necessit� .
i cadaveri vennero raccolti, con eccellente senso scenografico , nel
fossato di racak; vennero rivestiti con abiti civili, e furono chiamati
i giornalisti affinch� evangelizzassero l�opinione pubblica mostrando
una scena di orrore ben congegnata. bisognava dare il via ad
un'operazione di demonizzazione massmediatica [9] della polizia serba
in kosovo. e ad architettare questo falso storico fu nientemeno che
william walker : un veterano del dipartimento di stato americano che
diresse la sporca guerra contro el salvador e il nicaragua negli anni
ottanta, gi� agente della CIA in salvador e in honduras tra il 1974 e
il 1982. walker era il capo del team di ispezione (OSCE) imposto dalla
NATO in kosovo, ed era incaricato solo di affrettare il corso degli
eventi affinch� si potesse trovare un casus belli strepitoso, per poi
costringere il governo serbo a fasulli negoziati, e quindi bombardare
[10]: del resto, come confermato dal daily telegraph del 24 marzo �99,
il generale NATO wesley clark ricevette l�ordine alla mobilitazione
nell�ottobre del �98, quattro mesi prima dei fasulli negoziati.
naturalmente, anche le cifre destinate all'opinione pubblica in merito
ai "poveri albanesi uccisi" furono gonfiate a dismisura , e non
soltanto a racak: gi� nell'ottobre del 99 (ovvero 4 mesi dopo la
conclusione della "guerra umanitaria") il los angeles times e lo
spagnolo el pais (24 settembre) scrivevano: "gli incaricati della
missione spagnola di verifica forense incaricata dalla NATO e dall'ONU,
per voce di perez pujol, direttore dell'isituto anatomico forense di
cartagena, hanno riferito di quanto trovato in kosovo in seguito alle
ispezioni; avremmo dovuto cercare, a detta degli esperti NATO, 40.000
corpi di albanesi, ha detto pujol; poi, la cifra � stata dimezzata a
22.000. mi hanno detto di recarmi in kosovo ed essere pronto, con la
mia squadra, a migliaia di autopsie: fino ad ora, abbiamo trovato 187
cadaveri, di cui la stragrande maggioranza � evidente siano solo
guerriglieri seppelliti in tombe musulmane ". � difficile credere che,
delle 44.000 vittime annunciate per giustificare la guerra umanitaria
(alcuni diplomatici spararono cifre da capogiro: 300.000, 200.000,
100.000 vittime; kouchner, capo della missione ONU in kosovo, il 2
agosto del �99 dichiar� che era stati trovati 11.000 corpi nelle fosse
comuni, per poi scusarsi frettolosamente), le forze di polizia serbe -
sotto gli occhi attenti degli osservatori OSCE - siano riuscite a
occultare 43813 corpi umani (!), ed abbiano per giunta avuto la
delicatezza di seppellirne 187 seguendo il rito musulmano. la verit�
era lontanissima da quelle cifre: in kosovo, non vi fu nessuna "pulizia
etnica" ad opera dei serbi [11]. racak, e le cifre spropositate in
merito ai civili uccisi, servirono per portare il governo di belgrado a
rambouillet, dove qualunque tentativo di negoziato sarebbe stato negato
. l'opinione pubblica era gi� persuasa, gli albanesi del kosovo erano
gi� stati dipinti come "vittime", e il 24 marzo 1999 si cominci� a
bombardare [12]. era la prima guerra �umanitaria� della storia . una
guerra illegittima fondata su una truffa decennale. i numeri della
guerra li riassume con grande competenza e capacit� di sintesi enrico
vigna nel suo �kosovo liberato� (ed. la citt� del sole, 6�): 38.400
voli per 78 giorni di bombardamenti, 23.614 bombe e missili che
sganciano 85.000 tonnellate di esplosivo, 35.450 cluster bombs proibite
dalla convenzione di ginevra, 31.000 bombe all�uranio impoverito. delle
forze militari serbe furono colpiti 14 carri armati e 20 pezzi di
artiglieria; era evidentemente una guerra destinata a mettere in
ginocchio i civili , e difatti furono colpiti e distrutti 82 ponti, 422
scuole, 48 ospedali, 54 chiese e monasteri, 4 cimiteri, 15 musei, 53
stazioni ferroviarie e di autobus, 13 aeroporti, 28 centri agricoli.
bilancio umano: duemila morti e 7000 feriti, di cui il 35% bambini.

il 9 giugno del �99 il presidente milosevic capitol�; gli accordi di
kumanovo prevedevano lo stanziamento in kosovo delle forze NATO
nell�ambito di una missione ONU: la ormai celebre KFOR/UNMIK . le
truppe serbe furono fatte ritirare. le forze NATO furono accolte dalla
popolazione albanese, masse di cittadini esultanti: dal numero di
persone scese in piazza era difficile credere che, come avevano
sostenuto gli occidentali per demonizzare milosevic, i serbi avessero
trasformato il kosovo in un �deserto senza vita�. ai posti di comando
della �nuova polizia albanese� da affiancare alle forze internazionali
di �pace� (polizia ribattezzata TMK) si insediarono solo ex-comandanti
dell�UCK fra i quali il ben noto agim ceku . il kosovo era diventato
finalmente una colonia imperiale alimentata dal crimine [13], in
preparazione per essere uno staterello albanese e islamico
indipendente: e tutto era stato preparato per ripulire quel poco che
restava di multietnico . quel che � accaduto in seguito, nei 5 anni di
amministrazione americana-albanese, � stato un sistematico massacro a
danno delle etnie non-albanesi: i serbi, innanzitutto, ma anche i rom
ed altre minoranze. i numeri sono impressionanti: dall�ingresso della
KFOR e dell�UNMIK in kosovo e metohija (10 giugno 1999) al 9 agosto del
2003, i terroristi albanesi hanno ucciso 1201 persone , ne hanno ferite
1328 , e ne hanno rapite 1146 : questo � il bilancio stilato dal
ministero degli interni serbo. di 6535 attacchi dei terroristi, 6468
erano diretti contro civili, ripartiti etnicamente in 5932 contro
civili serbo-montenegrini, 201 contro civili albanesi, 335 contro
civili di altra etnia. dei rapiti, 1107 sono civili, 39 sono militari.
960 sono di etnia serbo-montenegrina, 73 sono di etnia albanese, 74
sono di altra etnia. dei rapiti, solo 89 sono stati liberati; 12 sono
riusciti a scappare; 160 sono stati ritrovati assassinati: e la sorte
di 846 persone rimane ignota: sono scomparsi, � desaparecidos �. le
denunce non vengono solo dal governo serbo, che da cinque anni si
adopera per tentare di richiamare l�attenzione dell�opinione pubblica e
delle istituzioni internazionali; vengono anche da organismi
considerati super partes , come amnesty international , che nel suo
rapporto del 2001 scrive: "l'amministrazione internazionale del kosovo
si � trovata impreparata ai massicci abusi dei diritti umani contro le
minoranze , seguiti al rapido rientro della comunit� albanese. il fatto
che in larga parte i reati a sfondo etnico restino impuniti rafforza la
sensazione che i loro autori rimarranno liberi di compiere ulteriori
attacchi e contribuisce ad alimentare un clima di paura. l'impunit� per
gli abusi presenti e passati nega alle minoranze del kosovo i diritti
fondamentali garantiti dalle leggi nazionali e dalle norme del diritto
internazionale applicabili in questo territorio. le quotidiane
intimidazioni subite da serbi, bosniaci, gorani, rom limitano la loro
libert� di movimento. il timore di avventurarsi fuori dalle enclaves
monoetniche rafforza la percezione di prigionia e di esclusione e nega
alle minoranze il godimento dei fondamentali diritti umani.
l'impossibilit� di avere accesso a cure mediche adeguate ha determinato
un aumento dei tassi di mortalit� e delle malattie all'interno dei
gruppi minoritari. in alcune zone, questi non hanno accesso alle
medicine di base. all'interno delle enclaves monoetniche vi � una
grande difficolt� di reperire insegnanti. per i bambini che vivono al
di fuori di queste enclaves , andare a scuola spesso significa un
viaggio di diversi chilometri sotto scorta . l'impiego � a sua volta
sottoposto a forti restrizioni. si calcola che fino al 90% dei serbi e
dei rom siano ufficialmente disoccupati. nel giugno 1999 tutti i serbi
sono stati licenziati dalle industrie statali e dai servizi pubblici."
il quadro, che gi� era disperante come si pu� ben vedere, con il pogrom
messo in atto dalla maggioranza albanese nell�ultima settimana, una
vera e propria �pulizia etnica� antiserba sistematica, che ha ucciso 30
persone, bruciato centinaia di case serbe, 30 fra chiese e monasteri
ortodossi e creato migliaia di nuovi profughi , diviene drammatico.
eppure l�opinione pubblica mondiale finge di non vedere, l�interesse
della stampa � ridotto al minimo, e buona parte dei lettori continua a
pensare che il problema del kosovo fosse cominciato per colpa di
milosevic nell�89 e sia stato gloriosamente risolto dal �bombardamento
umanitario� di d'alema e soci nel '99...

[seguono note ]

note:

[1] dopo la capitolazione dell'esercito jugoslavo nell'aprile del 1941,
il regno di jugoslavia fu smembrato: la serbia venne occupata dal reich
nazista. nel mese di aprile, mentre le truppe di hitler occupavano
belgrado passando attraverso la croazia (territorio di alleati, gli
ustascia), i gruppi armati di albanesi in kosovo attaccarono i soldati
e i civili serbi. il distretto di kosovska mitrovica con le miniere di
trepca rimasero sotto l'occupazione tedesca ma il rimanente territorio,
il 12 agosto 1941, insieme al montenegro e parte della macedonia,
divennero protettorato italiano , che mussolini un� all'albania
formando, appunto, "la grande albania". quasi tutte le case dei serbi
furono incendiate: la migrazione forzata port� alla fuga 100.000 fra
serbi e montenegrini. dal 1941 al 1944, gli albanesi a servizio delle
truppe nazifasciste uccisero 10.000 serbi . dopo il collasso
dell'italia di mussolini nel 1943, il kosovo pass� all'amministrazione
tedesca, che sostenne fortissimamente l'ideologia della "grande
albania", e diede vita alla celebre divisione di "scanderbey" (o
skanderbeg), la 21a divisione SS composta da soli albanesi. [ link ]

[2] in kosovo c�erano 904 scuole elementari per bambini albanesi, 69
scuole medie per studenti albanesi, l�universit� di pristina contava
37.000 iscritti dei quali l�80% seguivano i corsi in lingua albanese;
venivano pubblicati oltre 150 giornali e riviste in lingua albanese; la
radiotelevisione di pristina trasmetteva in 4 lingue; secondo il
rapporto 298 dell�irkr il 90% dei pazienti curati negli ospedali erano
di etnia albanese; dal punto di vista legislativo un albanese in kosovo
poteva essere giudicato solo da una corte albanese, mentre non era lo
stesso per un serbo [da �kosovo liberato � di enrico vigna, pagina 13]

[3] da un documento ufficiale di human rights watch : ethnic albanians,
who made up approximately 74 percent of the kosovo population in 1971,
took most key positions of power in kosovo and controlled the education
system, judiciary, and police. the albanian-language university in
pristina, opened in 1970, was promoted by the authorities. throughout
the late 1970s and 1980s, kosovo's serbs complained of harassment and
discrimination by the ethnic albanian population and leadership, with
the intention, serbs claimed, of driving them from the province.
according to a report submitted to the influential serbian academy of
sciences and arts in 1988, more than 20,000 ethnic serbs moved out of
kosovo in the years 1981-1987. albanians claim that serbs left for
economic reasons because kosovo remained yugoslavia's poorest province.
ethnic serbs and other minorities, such as turks and roma, were
subjected to harassment, intimidation, and sometimes violence by
extremist members of the ethnic albanian majority. the government in
kosovo, run by ethnic albanians, did not take adequate steps to
investigate these abuses or to protect kosovo's minorities against them.

[4] sulla 'rimozione della jugoslavia' in un contesto pi� ampio un
ottimo articolo in rete � quello scritto da andrea martocchia a questo
link . c�� anche un documento molto interessante che ripercorre le
ragioni della guerra in kosovo con una dettagliata analisi a questo
link ; lo stesso documento � ripubblicato nel libro �se restiamo
uniti�, ed. il papiro. molto interessante anche � la strategia della
tensione continua in kosovo �.

[5] enrico vigna, in �kosovo liberato �, a pagina 12 scrive: �gli
albanesi, sotto le pressioni dell�UCK e del leader secessionista
rugova, gi� dagli anni �90 decisero di boicottare il sistema educativo
jugoslavo, anche se i corsi erano in lingua albanese. il boicottaggio
riguardava tutte le istituzioni statali, dall�insegnamento alle
vaccinazioni infantili, alla partecipazione alle strutture sociali
(anagrafe, comuni, contributi); fu un�espressione della politica di
secessione fondata sul criterio etnico e mirante a sabotare le
istituzioni nell�obiettivo di costruire la repubblica indipendente del
kosovo. questa politica potette contare sui finanziamenti, in gran
parte derivati dai traffici criminali dell�UCK ( si veda nota n�8 ) e
dalle tassazioni imposte agli emigranti albanesi, per stabilire una
societ� parallela ed illegale, trasformando queste istituzioni
parallele in fucine dell�odio etnico , del separatismo e dello
sciovinismo pi� rozzi e violenti�.

[6] "la principale attivit� dell�UCK consisteva nel lanciare bombe e
granate nelle scuole, nei ristoranti, nei supermercati (�). il
presidente milosevic, intervistato da beogradski forum, disse: dopo che
l�UCK ebbe cominciato ad assassinare portalettere e guardie forestali,
a buttare bombe nelle osterie e nei dintorni dei mercati noi reagimmo
come qualsiasi altro governo avrebbe reagito al nostro posto ". (r. de
ruiter, �jugoslavia prima vittima del nuovo ordine mondiale�, capitolo
8)

[7] ministero degli esteri tedesco, rapporto del 19 marzo 99: tutte le
etnie che vivono in kosovo sono ugualmente in fuga, colpite dalle
espulsioni coatte e dalla distruzione. circa 90 villaggi, un tempo
abitati da serbi, sono stati nel frattempo abbandonati. dei 14.000
serbi provenienti dalla croazia solo 7.000 sono rimasti in kosovo .
jurgen elsasser, menzogne di guerra, pagina 55

[8] un po' di spunti per comprendere quali siano i legami fra UCK e
narcotraffico ce li offre un articolo del montreal gazette , quotidiano
canadese, del dicembre '99, intitolato "the KLA and the heroin craze of
the 90s", che definisce il kosovo albanese "la medellin dei balcani".
gi� dal '96 , scrive il corrispondente, l'esercito di guerriglia
albanese � uscito allo scoperto con continui attacchi terroristici a
danno della comunit� serba. ma la guerra � una faccenda assai costosa,
ed il denaro che l'UCK ha avuto bisogno se l'� procurato agendo di
concerto con i grandi networks balcanici del narcotraffico che
riforniscono di eroina l'intero occidente . il narcotraffico
multimiliardario dei balcani ha giocato un ruolo cruciale nel
finanziare il conflitto in kosovo. come ampiamente documentato dagli
archivi di polizia europei, i collegamenti dell�UCK con il crimine
organizzato in albania e in turchia � noto ai governi occidentali e ai
servizi segreti sino dalla met� degli anni �90. scrive un giornalista
del times nel '99: "il finanziamento della guerriglia in kosovo pone
una questione scomoda: pu� l'occidente sostenere un esercito di
guerriglieri che � finanziato dal crimine organizzato?� mentre i
leaders dell'UCK stringono le mani al segretario di stato statunitense
madeleine albright a rambouillet ( vedi nota n�10 ), l�europol
(l�organizzazione di polizia europea) sta "preparando un rapporto per i
ministri europei degli interni e della giustizia sui rapporti fra UCK e
le bande della droga albanesi". ironicamente, robert gelbard, inviato
speciale statunitense in bosnia, aveva descritto solo un anno prima dei
negoziati l'UCK come "una banda di pericolosi terroristi. io sono in
grado di riconoscere dei terroristi, e costoro, credetemi, sono dei
terroristi"; e christopher hill, il capo negoziatore americano e
ideatore degli accordi di rambouillet fu molto critico nei confronti
dell'UCK per "le sue provate connessioni con i traffici di droga",
scrisse il daily telegraph nell'aprile del '99. solo due mesi prima di
rambouillet il dipartimento di stato americano (come dal kdom daily
report, pubblicato dal bureau of european and canadian affairs, office
of south central european affairs, u.s. department of state,
washington, dc, december 21, 1998) aveva chiaramente riconosciuto il
ruolo dell�UCK nel �terrorizzare e mettere in fuga sia i civili serbi
che quelli albanesi: l'UCK bersaglia o rapisce chiunque; i membri
dell'UCK hanno minacciato di uccidere gli abitanti albanesi e di
bruciare i loro villaggi se gli uomini non si arruolano nell'esercito
di guerriglia�. oltre al narcotraffico, parte delle sovvenzioni
dell'UCK provengono da fonti pseudolegittime: � noto che le donazioni
della diaspora albanese per "aiutare i fratelli in kosovo" siano state
cospicue; un'operazione di raccolta fondi fu lanciata in grande stile
in italia, germania, svizzera, stati uniti e canada. non tutte erano
donazioni volontarie :gli emigrati kosovari , scrive ancora il montreal
gazette, erano educatamente sollecitati a fare donazioni e quando
queste sollecitazioni non ottenevano lo scopo desiderato, gli uomini
dell'UCK "diedero forse un piccolo incoraggiamento" : in puro stile
mafioso, con minacce di ostracismo sociale e di ritorsioni che, in una
societ� chiusa e con una struttura "a clan" com'� quella albanese,
funzion� a meraviglia. secondo le monde diplomatique, in svizzera gli
albanesi kosovari sono stati "invitati" a donare 2000 marchi al mese;
in francia � stato prelevato loro il 50% dei guadagni. ma a tagliare la
testa al toro ci pensa il tedesco die zeitung nel marzo del '99: dalla
vendita di eroina, citando fonti delle intelligence occidentali, l'UCK
avrebbe ricavato in un solo anno 350 milioni di dollari .

[9] un altro esempio clamoroso di demonizzazione massmediatica (che
nella storia del problema kosovaro abbondano): il 27 aprile �99 il
ministro della difesa tedesco rudolph sharping mostr� al mondo le foto
di un massacro, spacciandole per prova dell'ennesima mattanza serba
contro civili albanesi e aggiungendo particolari agghiaccianti su come
le vittime sarebbero state uccise. venne immediatamente sconfessato, e
le foto risultarono essere le stesse immagini diffuse dall'esercito
jugoslavo tre mesi prima, come documentazione (confermata) di
un'operazione antiguerriglia avvenuta il 29 gennaio precedente nel
paesino di rogovo. naturalmente, armi e divise UCK erano state fatte
sparire dai "ritagli" di scharping, e naturalmente la stampa avrebbe
dato ben poca eco alle smentite. scrive robin de ruiter nel suo
�jugoslavia, prima vittima del nuovo ordine mondiale�: � anche
opportuno menzionare in un rapporto del new york times del 19 gennaio
�99 si afferma che il presunto massacro di racak era gi� noto nei
circoli interessati ancora prima della sua scoperta .

[10] sembra che i giornalisti occidentali non abbiano letto con
attenzione il testo dei negoziati a rambouillet . si disse solo che i
serbi �testardi� avevano rifiutato di firmare gli accordi. quello che
fu presentato come un "negoziato" inteso a "salvaguardare la pace"
diede, in realt�, agli albanesi dell'uck e agli americani quello che
avevano voluto, incastrando il governo serbo in un ricatto che sarebbe
risultato inaccettabile a qualsiasi stato sovrano. a condurre i
negoziati fu madaleine albright , la signora della guerra che, con
scarso tatto ed arrogante nella sua certezza di riuscita, dichiar�: ai
serbi lascio due alternative; firmare o prendersi le bombe NATO sulla
testa . ma cosa realmente prevedevano, gli accordi di rambouillet?
prevedevano (oltre a una indipendenza totale del kosovo, a cui i serbi
avrebbero dovuto rinunciare senza alcun diritto) che l'intera
jugoslavia venisse de facto occupata militarmente . vediamone un
estratto: �il personale NATO dovr� godere, con i suoi veicoli,
vascelli, aerei e equipaggiamento di libero ed incondizionato transito
attraverso l'intero territorio della federazione delle repubbliche
jugoslave , ivi compreso l'accesso al suo spazio aereo e alle sue acque
territoriali. questo dovr� includere, ma non essere a questo limitato,
il diritto di bivacco, di manovra e di utilizzo di ogni area o servizio
necessario al sostegno, all'addestramento e alle operazioni .
l'appendice estende alle truppe NATO operanti nella repubblica federale
jugoslava (in tutto il suo territorio) lo status di cui godono quelle
che operano, per esempio, in italia. il personale NATO sar� immune da
ogni forma di arresto, inquisizione e detenzione da parte delle
autorit� della repubblica federale jugoslava . il personale della NATO
erroneamente arrestato o detenuto dovr� essere immediatamente
riconsegnato alle autorit� NATO". era impossibile immaginare che uno
stato sovrano potesse mai firmare accordi del genere, che vennero da
subito definiti non modificabili . l'accordo di rambouillet fu
semplicemente una dichiarazione di guerra travestita da negoziato.

[11] persino il niente affatto imparziale tribunale dell�aja ha dovuto
diminuire il numero delle vittime in modo grottesco: si parla di 2108
cadaveri ritrovati: una cifra ridicola, se si pensa alle 40.000 vittime
propagandate dalla NATO (e dai governi che sostennero la guerra) per
giustificare la �guerra umanitaria�. la croce rossa internazionale, nel
maggio 2000, comunica la cifra di 3368 scomparsi, ma include nel conto
anche le vittime dei bombardamenti NATO, e i combattenti UCK caduti in
combattimento. il quotidiano canadese toronto star del 4 novembre 99
scrisse: le accuse di genocidio mosse contro i serbi elevarono solo una
grottesca menzogna orchestrata con l�unico scopo di giustificare la
guerra . mc kenzie, generale ora a riposo dei caschi blu dell�ONU, il 9
novembre del �99 dichiar� al globe and mail: "fino ad oggi sono state
trovate alcune centinaia di cadaveri, per lo pi� seppelliti
singolarmente, cosa che non riconduce affatto ad una campagna di
uccisioni in massa; delle storie raccapriccianti raccontate non � stata
trovata alcuna prova��

[12] la prima "guerra di sinistra" della storia europea dur� 78 giorni,
provocando danni inimmaginabili; oltre a quelli gi� noti (si veda alla
voce: bombardamento indiscriminato di civili, di infrastrutture non
militari, uranio impoverito, violazioni della convenzione di ginevra)
vi furono anche quelli assolutamente e tragicamente grotteschi: l�alibi
ufficiali di d�alema & co. fu sempre che si trattava di una �guerra
umanitaria� per soccorrere �i civili albanesi del kosovo": in realt�, i
profughi albanesi furono triplicati dalle bombe NATO. l�international
herald tribune del 28 giugno 99 ospit� un commento di frederick
bonnart, editore di un periodico militare dedicato alla NATO stessa,
che dichiar�: �in misura crescente si accumulano prove che siano state
le azioni della NATO a provocare i flussi pi� consistenti di profughi
ed il maggior numero di massacri�. a giochi fermi, e a guerra ormai
dimenticata perch� a pochissimi conviene riparlarne , abbiamo un'idea
precisa degli effetti devastanti dei bombardamenti NATO dai numeri:
prima dell'intervento "umanitario", gli sfollati a causa dei
combattimenti fra serbi ed UCK erano 250.000, quasi tutti rimasti
comunque in kosovo, con i centri abitati ancora in grande prevalenza
intatti. dopo le bombe NATO, il numero era salito a 900.000 , quasi
tutti fuori del kosovo (in macedonia e albania prevalentemente), le
citt� ed i villaggi devastati (sia dalle forze serbe in ritirata, sia
dalle guerriglia UCK, sia dalle bombe dell'alleanza atlantica)
risultato: numero dei profughi moltiplicato per 3,5 . profughi che i
mass media occidentali adoprarono, descrivendo con grande enfasi
retorica le loro sofferenze, come sempre dimenticandosene poco dopo.
quando non servivano pi�.

[13] the independent, noto quotidiano londinese, nel febbraio del 2001
descrive cos� il �nuovo� kosovo: �� il centro europeo della tratta
delle bianche e della prostituzione; tutto si svolge sotto il naso
dell�amministrazione ONU; il crimine organizzato compra le donne nei
paesi dell�est e in albania, dopodich� le rivende alla mafia locale
kosovara. l�amministrazione ONU non presta attenzione a questo grave
problema�. l�hamburger andenblatt del marzo del 2000 scrive: �il kosovo
� divenuto terreno propizio per la criminalit� organizzata; qui, gli
assassini sono di nuovo liberi dopo 72 ore; circola denaro falso,
contrabbando di armi; secondo gli esperti, il 40% dell�eroina venduta
in europa e negli stati uniti passa per il kosovo. a pagina 34 di
�kosovo liberato� enrico vigna scrive: i militari della multinational
specialized unit di pristina hanno chiuso nel 2002 17 uffici che
coordinavano il traffico di esseri umani: prostituzione, pedofilia,
traffico di organi . in merito a questo si pu� leggere il clamoroso
articolo del britannico sunday mirror che di recente, camuffando due
reporters da terroristi dell'IRA, li ha spediti in kosovo a comprare
esplosivo a sufficienza per far esplodere "tutta oxford street".

ps. tutti i grassetti sono miei. ci sarebbe una bibliografia ampia
sull'argomento, ma credo che i libri citati nel testo e pi� volte
indicati come fonte (enrico vigna , jurgen elsasser , sandro
provvisionato ) siano l'ideale per approfondire la questione al meglio.
molte delle informazioni le ho ricavate da kosovo.com e da
balkanpeace.org che sono una vera e propria biblioteca gratuita
sull'argomento. siete liberi di distruibuire e diffondere questo testo
in base alla solita policy di exju .


by babsi @ March 27, 2004 09:36 PM
in the category: jutopia (secondo anno)



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