Informazione

PROVERBI MILITANTI


1. Chi non fa, non sbaglia


2. Il settarismo e' sempre il settarismo degli altri


[Chiunque avesse altri proverbi interessanti da proporre, ci scriva: li
pubblicheremo volentieri]

da il manifesto - 27 Marzo 2004

Kosovo, i serbi nella prigione a cielo aperto

REPORTAGE DALLE ENCLAVES
Dopo l'ultima pulizia etnica, niente traccia di
serbi e rom nel corridoio Mitrovica nord-Pristina. Tra i rifugiati di
Plemetina, Goradzevac, Priluzje e Gracanica
STEFANO LIBERTI INVIATO A GRACANICA (KOSOVO)

Stravaccati su una jeep, i soldati della Kfor-Nato rivolgono uno sguardo
svogliato ai documenti e ci fanno segno di passare: al di là del check
point, dietro la nube alzata dalla macchina, compare Plemetina, un
insieme
di casupole malmesse le cui strade polverose non hanno mai conosciuto
l'asfalto. Con le sue settanta famiglie serbe e il vicino campo rom,
questo
villaggio è una delle poche enclaves ancora abitate da minoranze nel
Kosovo
centrale. E' una specie di minuscolo scoglio circondato da un mare
albanese,
la cui popolazione sembra vivere su un altro pianeta: qui si parla il
serbo
e le transazioni non si concludono in euro, ma in dinari jugoslavi. Gli
abitanti votano per le elezioni parlamentari serbe e i più piccoli
seguono
gli stessi programmi di scuola dei loro coetanei a Belgrado. Misera e
ripiegata su se stessa, Plemetina è oggi sovraffollata: l'ondata di
violenza
scatenata dieci giorni fa dagli estremisti albanesi ha spinto diversi
serbi
scacciati dalle proprie case a trovare riparo in questo paesino. A poche
centinaia di metri da lì il villaggio di Obelic, abitato fino alla
settimana
scorsa dalle due comunità, è oggi etnicamente puro. Qui, nel corso di
una
singola giornata, è stata cancellata ogni traccia della presenza serba:
bruciate le case; incendiata e saccheggiata la chiesa ortodossa;
devastato
persino l'ufficio municipale dell'Unmik (l'amministrazione delle Nazioni
unite in Kosovo), simbolo di una presenza internazionale che neanche
più gli
albanesi percepiscono in modo tanto amichevole. Darko, gestore di un
centro
multiculturale a Plemetina, ricorda ogni particolare di quel giorno:
l'arrivo degli abitanti di Obelic in fuga, il fumo che si alzava
all'orizzonte e una folla di facinorosi albanesi che si andava
accalcando
minacciosa verso l'entrata del suo villaggio. «Alla fine hanno
desistito, ma
noi viviamo continuamente nella paura», sospira Darko. «Di certo non ci
sentiamo protetti dai soldati della Kfor». Difficile dargli torto:
l'ingresso dell'enclave è presidiato da uno striminzito manipolo di
truppe
slovacche, che sembrano pronte a fuggire al primo segno di tensione.

Un'oasi nel deserto

Plemetina è uno dei pochi luoghi in cui c'è ancora traccia di qualche
serbo
nel corridoio di 45 chilometri che va da Mitrovica nord a Pristina, che
a
sua volta è ormai una città albanese al 100 per cento. Quasi tutti gli
altri
villaggi sono stati svuotati sistematicamente dalle minoranze, con
incendi
mirati di case e saccheggi. Un'operazione nel corso della quale sono
state
distrutte più di duecento case e quattordici chiese e monasteri
ortodossi.
Evacuati dalla Kfor, i rifugiati di questa ultima ondata di violenza si
sono
diretti a Nord (a Mitrovica o all'interno dei confini della Serbia), o
verso
le poche enclaves del Kosovo centrale: Plemetina, Goradzevac, Priluzje
e,
soprattutto, Gracanica.

A pochi chilometri da Pristina, Gracanica è l'enclave per eccellenza.
Raggomitolata intorno a uno splendido monastero del XV secolo, conta una
popolazione di circa 10mila serbi e 600 rom. Lontano anni luce dalla
miseria
di Plemetina, questo villaggio ha l'aspetto di un'oasi nel deserto:
nelle
due strade che ne costituiscono la colonna vertebrale, si susseguono
alimentari, bar, negozi di vestiti e di dischi. C'è persino uno
sportello
della Western Union. Ma le violenze della settimana scorsa hanno mutato
in
parte la situazione di parziale benessere di cui godeva quest'isola
serba:
gli attacchi degli albanesi hanno fatto affluire qui centinaia di
rifugiati
e hanno portato all'interruzione dei collegamenti con l'esterno. Oggi
nessuno si arrischia a mettere il naso fuori dal paese; l'autobus che
collegava l'enclave a Pristina ha interrotto le corse; ai due check
point
posti agli ingressi del villaggio si percepisce un silenzio spettrale,
rotto
solo dal passaggio sporadico dei veicoli Unmik.

Raccolti nell'ospedale cittadino e nel monastero, che ha ritrovato la
sua
antica funzione di luogo d'asilo, i rifugiati sono a loro volta una
bomba a
orologeria. Molti non vogliono rimanere qui, intrappolati in questo
fortino
poco protetto. Temono nuovi attacchi e chiedono a gran voce di andare a
nord. Gli autoctoni, da parte loro, per il momento esprimono piena
solidarietà, ma non è escluso che tra breve non vedranno più i profughi
tanto di buon occhio.

Girando per le strade poco affollate del paese, si percepisce un certo
palpabile sconforto. Molti lamentano la carenza di viveri e medicine,
oltre
alla totale mancanza di libertà di movimento. «Siamo in una prigione a
cielo
aperto», afferma sconsolato Gozmen Salijevic, un ragazzo di 22 anni che
lavora in una Ong locale. «Gli albanesi sono riusciti a intimorirci e a
costringerci a rimanere rinchiusi in questo ghetto. Ma quello che è
accaduto
la settimana passata è solo l'inizio. Il loro obiettivo è eliminare
tutte le
minoranze per ottenere un Kosovo etnicamente puro».

Rapporti burrascosi con l'Unmik

Gozmen si sente sfiduciato, ha paura, vuole andare via. Racconta il
terrore
provato giovedì scorso, quando in televisione scorrevano le immagini
dell'assalto al vicino villaggio di Caglavica, messo a ferro e fuoco da
un
migliaio di esaltati albanesi. «Stavamo qui e aspettavamo solo che
venisse
il nostro turno». Una situazione, confida, peggiore anche dei
bombardamenti
della Nato nel 1999: «Lì era un terno a lotto; qui invece sapevamo che
eravamo proprio noi il bersaglio degli attacchi». Gozmen, che per il suo
lavoro andava spesso nella capitale, confessa che ora «non andrebbe a
Pristina neanche per un milione di euro». Oltre al governo ufficiale
dell'Unmik, Gracanica ha proprie istituzioni parallele finanziate
direttamente da Belgrado, soprattutto nel campo della scuola e della
sanità.
Le due amministrazioni hanno scarsissimi rapporti ma, in casi di
emergenza
come quello attuale, collaborano: la gestione dei profughi viene
coordinata
insieme, così come la distribuzione degli aiuti umanitari. Il che non
toglie
che la Unmik non gode di grande popolarità da queste parti. Una
mancanza di
fiducia che è ulteriormente aumentata nel corso dei pogrom, quando le
truppe
dell'Alleanza atlantica si sono limitate a facilitare la partenza dai
villaggi degli abitanti presi d'assalto, invece di proteggerne le case.

L'inazione dei soldati della Kfor durante gli attacchi della settimana
scorsa è, secondo molti, solo l'ultima conferma della volontà della
comunità
internazionale di abbandonare il Kosovo agli albanesi. Una convinzione
espressa senza sfumature da Mirce, un ragazzo sulla trentina che lavora
in
un piccolo spaccio di alimentari nel mezzo di Gracanica. Per lui, tutto
quanto è accaduto, non è frutto del caso ma fa parte di un disegno più
vasto: «La Kfor ha lasciato fare, perché la pulizia etnica ha permesso
di
semplificare la geografia della regione. Quando tutti i serbi saranno
scomparsi dalla riva sud dell'Ibar [il fiume che attraversa Mitrovica
ndr],
sarà più facile applicare la soluzione della spartizione, lasciando ai
serbi
solo il Kosovo del nord. A quel punto l'enclave di Gracanica non sarà
altro
che un lontano ricordo».

"Our film announced the dramatic events. Why weren't we heard?"

( en francais:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3341 )


[ M. Collon e V. Stojiljkovic avevano diffuso, circa 20 giorni fa, una
lettera in vista del quinto anniversario della aggressione dei paesi
NATO contro la RF di Jugoslavia - 24 marzo - per invitarci a
ricordare quella infamia vedendo e facendo vedere il loro importante
videodocumentario I DANNATI DEL KOSOVO: una tra le pochissime
testimonianze video sul regime di apartheid e terrore instaurato
congiuntamente da NATO ed UCK nella provincia serba dopo la
"liberazione" del giugno 1999.
Nei giorni successivi, purtroppo, le cose sono precipitate
drammaticamente, con l'inizio di veri e propri pogrom contro tutta la
popolazione non albanese della provincia. Il videodocumentario di
Collon e Stojiljkovic è perciò, purtroppo, più attuale che mai.
Per maggiori informazioni sul video:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2387
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2506
Vedi anche il sito ufficiale:
http://lesdamnesdukosovo.chiffonrouge.org
La versione italiana del videodocumentario I DANNATI DEL KOSOVO si puo´
richiedere direttamente agli autori (vedi piu' sotto), oppure ad SOS
Yugoslavia - l'associazione che ha curato la versione italiana -
scrivendo o telefonando: posta@... ; 338-1755563 ]

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- "They threatened us three weeks ago"
- The gas about the drowned kids
- What about the media today?
- Secret richness of Kosovo
- NATO: 'failure' or a cynical double-cross?
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Interview with Vanessa Stojilkovic and Michel Collon,
authors of The Damned of Kosovo


"Our film announced the dramatic events. Why weren't we heard?"


Killings, pogroms, houses burned down, churches destroyed: all this is
already laid down in The Damned of Kosovo by Vanessa Stojilkovic and
Michel Collon. This documentary film (available on cassette, see below)
already denounced the complicity of NATO and its secret objectives.
Were the authors prematurely correct?

Do you feel personally involved?

Vanessa Stojilkovic: For me, it's anguish! Since Saturday morning,
I've lost contact with my family down there. My Aunt Leca and my
cousin Alexander live in Gnijlane. He works occasionally as an
interpreter for KFOR (NATO troops). But 'living'! Just to go out, for
the smallest activity, they have to ask for a protective escort. . . ;

KFOR came to put a stop to this, right?

Vanessa: Yes, it was a big green light for the Albanian extremists.

What did they tell you before you lost contact?

Vanessa: Brian, a KFOR soldier, came to tell them to leave, because it
had become dangerous. They hid out at some friends'place in a Serb
village nearby. The peasants have armed themselves and stand guard
around the village.

KFOR doesn't protect them?

Vanessa: No. My family had to leave everything, yet during the 78-day
bombardment in 1999 they didn't budge! After they'd left, some
Albanians got into their apartment and started stealing stuff, then
sacked the place. The same scenario described in our film.

Do we have to blame Albanians in general?

Vanessa: Not at all. In our film, many victims talk about how their
Albanian friends helped them, protected them, warned them. This is
confirmed by our interview with a French UN representative. It was the
extremists and terrorists of the KLA, a minority.

What's going to happen to them?

Vanessa: I asked Alexander. "Can you find refuge in Central Serbia?"
He said, "When we want, KFOR really wants to help us with that! But
that would mean losing everything we have: our homes, our land, our
livestock... Our grand parents, our ancestors have always lived
here!"

Michel Collon, you went to Kosovo as a reporter . . .

Michel Collon: Yes, and I can't stop thinking about these poor people:
What's going to become of them? Silvana, without news of her
kidnapped husband, Balog and Maria, stuck off in a refugee center, the
peasants of Stare Gradsko where fourteen were killed in '99, and today
are left to themselves, the teachers and students of the little school
in Lipljan, a town scattered with burned-out homes. . . .
I think about them, and I get terribly angry because
our film said all this was going to happen, showed that the KLA program
was a radical ethnic cleansing and no one was doing anything. . . .

Was your film censored?

Vanessa Stojilkovic: Pretty much, yes. We were able to get it shown
in some movie theatres, but not on any European TV. And the big print
media were silent... We had to organize alternative screenings in
some independent venues and with cassettes. With good results because
are really asking for alternative information. But if
European opinion had been correctly informed, the inhabitants of Kosovo
would have been protected in time.

But they were saying Kosovo was calm?

Vanessa: Dead false! In the last five years more than 6800 attacks,
2300 killed and wounded, 1200 'disappeared'! Europe's asleep or what?

Michel: We were just preparing an international mission to inspect the
area and set up a dossier, collect witness reports. Too bad we didn't
have the means to get this done sooner.

Certain NATO officials on the ground are talking about a 'complete
surprise'...

Vanessa: What hypocrisy! My family, like many others, received
warnings, three weeks ago : "Get Out! Kosovo is our land. We will
drive you out with 'oluja' (complete cleansing) just like the Croats
did."

They said it all started as a reaction to three Albanian kids being
drowned
by some Serbs!

Michel: Be careful! Reread Anne Morelli's excellent little book,
Principles of War Propaganda, or my analysis in Monopoly of the
so-called massacre at Racak which justified the NATO bombing of 1999...
Every big war (and what we are seeing here is a phase of the war)
starts with a media lie, a story of some atrocity.
It is terrible that the Western media could have opened this thing
with this lie about drowned children. They ignored (and most continue
to ignore) the very clear statement of the NATO spokesman, Derek
Chappell, the night of Tuesday-Wednesday, immediately after the event:
"The surviving child told his parents that he and his three friends had
gone into the river and were immediately swept away by the current."
There were no Serbs around the place.
Despite that, Le Monde and several other media liars, even when they
speak of 'doubts', continue to propagate the myth of all this being a
reaction of revenge. March 22, in describing the funerals of the
children, Le Monde presented the Albanians as the victims of the
current situation. It presented the KLA leader, Hashem Thaci, as a
dignified and prudent man, while, according to all the experts, he's
still directing these KLA commandos that the West promised to
demilitarize in 1999, and who continue their murderous rampage...

You still criticize the media coverage ?

Michel. Yes. Some articles express a part of the horror, even sometimes
mentioned as « ethnic cleansing ». But, most often they continue the
fiction of « interethnic clashes ». As if it was a battle between Serbs
and Albanians. But this happened only in Mitrovica where Serbs were
organized for defence. Actually it was "pogroms", programmed violence.
A UN officer spoke about "Kristallnacht", referring to the night of
terror of the Nazis against the Jews in 1934.
Most of the time, they hide the fact that it was a well-organized plan.
Violence erupting everywhere at the same time, buses bringing KLA
rioters everywhere needed...
"Orchestrated", explained the German colonel Horst Pieper. "Planned
operation", added Chappell, UN spokesperson. Their "organizing capacity
was confirmed by the number of weapons that emerged immediately in the
'peaceful demonstrations", confirms the Albanian journalist Surroi.

Vanessa : And the media continue to speak only about Serb victims,
while are also attacked Roms, Jews, Turks, Moslims, Gorans, etc...
These other nationalities are presented in our film but their existence
is still hidden now. The fiction of "revenge against Serbs" must be
protected.

Belgium (but not France) pretends to send the Roma back to Kosovo...

Vanessa : Just last week, Belgian minister Dewael and his
administration, after having tried to send back Afghan and Iranian
refugees, refused the asylum to the Gasi's, a Roma Kosovar family.
Isn't it incredible to throw them back into the hell of Kosovo ? In
solidarity with this family, our film will be presented in several
Belgian cinemas next weeks...

What have they got to hide ?

Michel: No media examines the real causes of the present situation.
Nobody asks why "we" supported and brought to power the KLA,
hyper-racist organization, whose program was always ethnic cleansing.
Isa Barjani, now chief of the "Corpse" "demilitarized" they said, is
suspected to have burnt fifty houses. That KLA was supported by the US
(followed generally by Europe) and armed, knowing who they were. This
is why public opinion must be prevented to think about the real lessons
of these events.

Which lessons?

Michel : Well, the war against Yugoslavia happened, as we explained in
our previous article, to control the Balkan roads of pipelines, to
destroy and privatize the Yugoslav economy. Public opinion may not know
how far it has been manipulated during the 99 war...

Economic war in Kosovo too?

Vanessa : Of course! Kosovo is rich : the Trepca mines are worth 5
billion $, tells US businessman George Soros, quoted in our film. Coal,
lead, zinc, gold, silver, nickel, chromium. Some multinationals are
waiting impatiently. If Kosovo remains part of Yugoslavia, they cannot
plunder as they would like. The "independent" Serbs are an obstacle.

Still media speak about the "failure" of Nato? Which keeps silent as
you can observe on their Web site...

Michel : "Failure" is not the right word. They are embarrassed with
what is happening, but Nato does not consider this as a failure, if you
think what were their real goals, first install in Kosovo the huge
military basis of Camp Bondsteel. As everywhere in the world, the USA
do not need a calm situation but obedient allies. And conflicts!
You know, our film showed that Kfor helped the ethnic cleansing since
five years. When Silvana went to complain about her missing husband,
kidnapped by Albanians working for Nato, telling the names, a Western
officer answered to her : "You have to understand that Nato did not
come to protect you, Serbs but the Albanians" ! This was in the film.

Vanessa : I am angry when I hear all the same testimonies : today, Kfor
is not protecting, but helping the ethnic cleansing. Nato realizes the
KLA program. Since 99, they said to the Serbs and other attacked
nationalities to "quit Kosovo".
Listen to Dragan Antic from Svinjarevo : "I do not blame the Albanians,
I blame Kfor. Thanks to them, our village does not exist anymore."
(Blic, March 22). Indeed, 2.000 Kfor soldiers were present and
authorized the Albanians to come in and burn the village. In many
places, the armed Kfor troops looked passively at the pogroms, burnings
and lootings.

Michel : About this also, you could hear many testimonies in our film!
You know, general Wesley Clark, chief commander of the Nato, had
clearly announced his program: "Albanians in, Serbs out". Exciting the
hatred was necessary to justify a Western protectorate and economic
colonization of the above mentioned richness.
USA and Nato were not the fireman, they were throwing oil on the flames.

Are the lessons from Yugoslavia valid for Iraq?

Michel : Absolutely. First, violations of international law did not
start with Bush. War against Yugoslavia was illegal, because the UN
charter forbids to use war. Even more to impose economic colonization !
As the methods used : bombings of factories, civilian targets, use of
cluster bombs and uranium weapons. Clinton violated international law
and most of the left helped him. Conclusions have to be taken.
Second lesson of Kosovo : the US tell us now that in Iraq, if you wait
a little bit, things will go better. Everything is presented as
"temporary problems". Well, Kosovo shows since five years that a US
occupation does solve nothing.

Vanessa : Today, after five years of US - and European - occupation,
you hear testimonies as that of Mitra Reljic, professor calling his
Belgrade colleague : « One of the few Serbs living alone since five
years in a house in Pristina, voluntarily hiding in her house, with a
daily danger, is now in a refugee camp in Kosovo Polje. She is
desperate. I called her on the mobile of father Miroslav, responsible
of a church in Pristina. The church is burning. Encircled by rioting
Albanians. Father Miroslav is in the cellar. They do not know who, when
and if somebody is going to save him."
The professor from Belgrade is sending an appeal : "I beg you, tell to
everybody you can what is happening here. Here, it's a pogrom against
Serbs in front of the armies of the "civilized" forces of the world.
Nobody must close his eyes and ears!"
In the same time, you feel the will of resisting, of staying in
Kosovo...

Is it too late ? The Kosovo case is "finished" ?

Michel : No injustice will last forever. Palestinians were chased fifty
years ago. But they are still fighting.

Vanessa : I am fighting not only for my family, but for the peoples of
Yugoslavia. And all countries under threat. Because the same methods
are used and will be used in Africa, Asia, everywhere. This tragedy
must bring the right lessons to unmask the real responsibles. And
reinforce global resistance.

What can be done ?

Vanessa : The first battle will always be information. If we expressed
all these sufferings and these lessons, in a film that you can get in
cassettes, it is precisely in order to give everybody an instrument to
promote, wherever you are, the debate with a few friends or
colleagues...

Michel : To become active on information, that would be lesson number
one. At the end of our film, we say : "Reconciliation comes only with
the truth". Our task for all of us.


QUESTIONS, ANSWERS and DOCUMENTATION BEHIND THE FILM
The Damned of Kosovo

* Intolerable war propaganda of 1999, intolerable silence today.
Why did we make this film and how can it help you?


* Report of the Red Cross on the current situation in Kosovo
"Fewer than 2% of the people forced to flee have returned to their
homes."


* What's happening today in Kosovo? A film breaks the silence.
Interview : Michel Collon & Vanessa Stojilkovic about their Damned of
Kosovo


* France 2 : Economic War USA -- France in Kosovo
Multinationals on the make under cover as NGOs and 'reconstruction'


* The country no one talks about anymore: Where is Yugoslavia?
Explosions in prices, lay offs, cancer, and suicides. The IMF
government.


* "I work up to 13 hours a day, 6 days a week, for a miserable wage"
Scenes of workers' lives today in Serbia.


* Media Quiz: Kosovo, True or False?
Alastair Campbell also 'informed' us about Kosovo


* Media Quiz : about our information on the break-up of Yugoslavia
How many years will we have to wait before we learn the truth behind
the war?


* "Let's bust up Iraq like Yugoslavia!"
US strategy suggests . . . ethnic cleansing as a way of sorting out the
mess


* The news that's still hidden from us
Oil, USA & the mafia, Bernard Kouchner, Jamie Shea, Macedonia. . . .


* Will Wesley Clark do the opposite tomorrow... ?
Latin America, Yugoslavia, China and some other targets. . . .


* Can you help us get the word out on The Damned of Kosovo?
A practical program

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of Michel Collon, 37 rue Renard, 4430 Ans, Belgium.

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CODE SWIFT ARGENTA : AR SPBE22
Banque Argenta, 188 chaussée de Tongres, 4000 Rocourt, Belgium

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AMERICA : English NTSC version

12 dollars + cost of sending : contact

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c/o Zoran Starcevic
1077 Hellam Street, Suite 3
Monterey, CA 93940
Phone: 831-372-1424
E-mail: zoranstar@...

Tutti nella NATO !

Aggiornamenti sullo zelo masochista di Slovenia e Serbia(Montenegro?)
in tema di adesione alle strutture NATO. Selezione dispacci ANSA,
tratti dal sito:
http://www.ansa.it/balcani/

Slovenia:
- NATO: ALLARGAMENTO, COMPLETATO IL 29 MARZO A WASHINGTON
- NATO: SPAZIO AEREO SLOVENO SOTTO CONTROLLO ITALIA E UNGHERIA
- SLOVENIA: NATO; MINISTRO DIFESA, PROTEZIONE AEREA ITALIANA
Serbiamontenegro:
- KOSOVO: BELGRADO VUOLE ADERIRE A PARTNERSHIP PACE NATO
- NATO: SCHEFFER, NON ESCLUDO CHE SERBIA SIA PARTNER IN GIUGNO
- BALCANI: RIFORME MILITARI, ZAGABRIA AIUTERA' BELGRADO


-- >Vedi anche la vignetta degli amici sloveni di "Mladina":

*** https://www.cnj.it/immagini/VarnivNATU.pdf ***


=== SLOVENIA ===

NATO: ALLARGAMENTO, COMPLETATO IL 29 MARZO A WASHINGTON

(ANSA) - BRUXELLES, 17 MAR - E' il 29 marzo il giorno in cui i sette
paesi dell'est europeo che hanno chiesto di entrare nella Nato
faranno parte a tutti gli effetti dell'Alleanza atlantica. Lo
hanno precisato oggi fonti Nato al quartier generale di Bruxelles,
dove si segnala che per quel giorno e' prevista a Washington una
cerimonia con i capi di stato e di governo di Romania, Bulgaria,
Slovenia, Slovacchia e dei tre paesi baltici (Estonia, Lettonia e
Lituania) per celebrare il deposito degli ''strumenti di ratifica''
nella capitale statunitense. Come previsto dal Trattato atlantico, e'
quello il momento che segna l'adesione a tutti gli effetti. La
cerimonia e' stata indetta dal presidente americano George W.Bush
alla Casa Bianca e fra gli altri vi partecipera' il segretario
generale della Nato Jaap de Hoop Scheffer. Venerdi' 2 aprile,
come preannunciato, vi sara' poi a Bruxelles un'altra cerimonia con i
ministri degli esteri di tutti i paesi dell'Alleanza atlantica ormai
allargata a 26 nazioni. Poco prima di un incontro informale dei capi
delle diplomazie dell'Alleanza, le bandiere dei nuovi paesi saranno
issate accanto a quelle degli attuali membri della Nato davanti
all'entrata principale del quartier generale sito alla periferia
della capitale belga. (ANSA). CAL
17/03/2004 17:55

NATO: SPAZIO AEREO SLOVENO SOTTO CONTROLLO ITALIA E UNGHERIA

(ANSA) - LUBIANA, 17 MAR - Per il controllo dello spazio aereo della
Slovenia, che il mese prossimo aderira' alla Nato, si prospetta una
gestione comune delle forze dell'aeronautica italiana e ungherese. Lo
riferiscono i media locali. La decisone dovrebbe essere presa oggi
a Bruxelles dove il Consiglio atlantico, riunito a livello di
ambasciatori, si esprimera' sui provvedimenti in quattro paesi (oltre
alla Slovenia, anche le tre repubbliche baltiche). La decisione
odierna sara' di natura politica e i particolari tecnici verranno
definiti in ulteriori consultazioni. La Slovenia non possiede aerei
di combattimento, ma solo una quindicina di velivoli per
addestramento di tipo Pilatus 9. (ANSA). COR-VD
17/03/2004 19:07

SLOVENIA: NATO; MINISTRO DIFESA, PROTEZIONE AEREA ITALIANA

(ANSA-AFP) - LUBIANA, 26 MAR - Caccia italiani proteggeranno lo
spazio aereo della Slovenia a partire da lunedi', quando l'ex
repubblica jugoslava entrera' nella Nato. Lo ha annunciato il
ministero della difesa sloveno. In un comunicato citato da una
catena televisiva, si afferma che ''l'Italia e' stata il solo paese a
proporre i suoi aerei per compiti di sorveglianza dello spazio aereo
sloveno; di conseguienza solo gli apparecchi italiani assumeranno
questo compito''. L'operazione si colloca sotto il comando delle
forze Nato in Europa, nel quadro del sistema di controllo aereo
dell'Alleanza. Il caso della Slovenia e' analogo a quello di Estomia,
Lettonia e Lituania. Anche i paesi baltici enrano lunedi' nella Nato
e sono privi di aerei in grado di garantire la protezione del
proprio spazio aereo. Anche Bulgaria, Romania e Slovacchia entrano
lunedi' nella Alleanza atlantica. (ANSA-AFP) TF
26/03/2004 23:08


=== SERBIAMONTENEGRO ===

KOSOVO: BELGRADO VUOLE ADERIRE A PARTNERSHIP PACE NATO

(ANSA-AFP) - BELGRADO, 20 MAR - Il Consiglio supremo di difesa (Vso)
di Serbia/Montenegro, riunitosi in serata, ha auspicato l'adesione
''urgente'' di Belgrado alla Partnership per la pace della Nato, ''al
fine di facilitare una soluzione efficace della crisi del Kosovo''.
Un'adesione di Serbia/Montenegro a tale programma dell' Alleanza
atlantica agevolerebbe altresi' ''una stabilizzazione della sicurezza
nella regione'', afferma un comunicato del Vso diffuso dall'agenzia
Tanjug. Il Consiglio supremo di difesa, massima istanza militare
nel Paese, ha discusso le possibilita' di un ''impegno efficace del
nostro esercito con l'obiettivo di assistere la forza della Nato
(Kfor) e la Missione dell'Onu (Unmik), per porre fine alle violenze
contro la popolazione serba e montenegrina in Kosovo'', aggiunge il
comunicato. (ANSA-AFP). DIG 20/03/2004 01:14

NATO: SCHEFFER, NON ESCLUDO CHE SERBIA SIA PARTNER IN GIUGNO

(ANSA) - BRUXELLES, 23 MAR - Il segretario generale della Nato, Jaap
de Hoop Scheffer, non ha escluso che la Serbia-Montenegro possa
ricevere gia' entro giugno un invito ad aderire ad un partenariato
dell'Alleanza atlantica ma prima dovra' consegnare al Tribunale
dell'Aja i criminali di guerra che e' in grado di catturare.
''Dipende dalla Serbia-Montenegro stessa'', ha detto de Hoop Scheffer
in una conferenza stampa congiunta a Bruxelles tenuta con il
presidente del paese balcanico, Vojislav Kostunica. ''La condizione
essenziale - ha aggiunto il numero uno dell'Alleanza atlantica - e'
la piena collaborazione con il Tpi'', il tribunale penale
internazionale per la ex Jugoslavia con sede all'Aja. ''Ne abbiamo
discusso e questa e' una chiara ambizione della Nato'', ha detto
ancora de Hoop Scheffer riferendosi sempre ad un'eventuale adesione
della Serbia-Montenegro al Partenariato per la Pace (Pfp), lo schema
di rapporti fra Alleanza atlantica ed una serie di 27 paesi che
collaborano con la Nato o vogliono entrarvi. ''La Partnership for
peace - ha sottolineato de Hoop Scheffer - e' un importante strumento
per portare stabilita' e sicurezza che vorremmo in tutta la
regione''. ''Se le condizioni sono rispettate non direi che Istanbul
e' troppo presto'', ha detto ancora il segretario generale
riferendosi alla citta' turca dove il 28 e 29 giugno si terra' il
vertice della Nato. Prima di invitare Belgrado a firmare un
documento quadro e ad impostare un programma individuale per giungere
al partenariato, l'Alleanza atlantica - come noto - ha posto un serie
di condizioni, tra cui una riforma della Difesa e la cooperazione
con il Tpi che ricerca i leader politici e militari dei serbi di
Bosnia, Radovan Karadzic e Ratko Mladic. (ANSA). CAL
23/03/2004 17:48

BALCANI: RIFORME MILITARI, ZAGABRIA AIUTERA' BELGRADO

(ANSA) - ZAGABRIA, 25 MAR - La Croazia e' pronta ad aiutare la
Serbia/Montenegro nel processo di riforma delle strutture militari e
condividere le esperienze croate nell'adeguamento agli standard
dell'Alleanza atlantica. Lo ha annunciato il ministro della difesa
croato, Berislav Roncevic, citato dal quotidiano 'Jutarnji list'.
''Siamo dell'opinone che le relazioni di buon vicinato possano essere
create anche nel campo della riforma delle forze armate, in questa
regione non c'e' piu' pericolo di un conflitto bellico'', ha detto
Roncevic. Zagabria e Belgrado hanno istituito le relazioni
diplomatiche nel 1996, un anno dopo la fine della guerra, ma i
rapporti sono visibilmente migliorati solo dopo la caduta dei due
precedenti regimi, quello di Franjo Tudjman, nel gennaio 2000 e quello
di Slobodan Milosevic, nove mesi piu' tardi. Da allora, i due paesi
stanno lentamente ristabilendo le normali relazioni economiche,
politiche e culturali e sono impeganti anche in numerose iniziative
regionali di cooperazione promosse dalla comunita' internazionale e
dai paesi balcanici. Dopo l'adesione nel 2000 al Partenariato per
la pace (Pfp), formula di cooperazione militare considerata
l'anticamera della Nato, la Croazia ha avviato riforme strutturali per
l'adeguamento agli standard del Patto Atlantico ormai in fase molto
avanzata. Ogni anno vengono tenute esercitazioni congiunte
Nato-Croazia e Zagabria auspica la piena adesione nel 2006. La
Serbia/Montenegro e' rimasta visibilmente indietro e non c'e' neppure
in prospettiva l'adesione al partneriato. Le esperienze croate, in
particolare il modello di indennita' e di prepensionamenti che ha
permesso un'importante diminuzione del personale militare e civile,
potrebbero dimostrarsi preziose per il ministero della difesa di
Belgrado. (ANSA). COR*VD 25/03/2004 19:37