Informazione

Kosovo, 20 anni fa: quello che non vi hanno detto


Il sito www.exju.org pubblica alcune traduzioni - ed altre ne
seguiranno - di significativi articoli della stampa occidentale degli
anni Ottanta, riguardanti il nazionalismo albanese dell'epoca. I testi
originali si trovano al sito:
http://www.balkanpeace.org/cib/kam/index.shtml
Questi testi - che ovviamente risentono della impostazione
anticomunista del giornalismo occidentale - attestano al di la' di ogni
possibile dubbio il risorgere del secessionismo di ispirazione
segregazionista-etnica ed antijugoslava gia' subito dopo la morte di
Tito, e documentano una delle fasi meno note dell'esodo dei serbi e
delle altre nazionalita' non albanesi dalla regione: una "pulizia
etnica" che dura oramai da un secolo e che rischia di essere portata a
termine proprio in questi giorni, grazie alla convergenza di interessi
tra UCK e NATO. (AM)

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http://www.exju.org/archivio/
kosovo_20_anni_fa_quello_che_non_vi_hanno_detto.html


kosovo, 20 anni fa: quello che non vi hanno detto


il partito diceva che l'oceania non era mai stata alleata dell'eurasia.
ma lui sapeva che l'oceania era stata alleata dell'eurasia appena
quattro anni prima. ma dove esisteva quella notizia? solo nella sua
coscienza. (...) e se tutti gli altri accettavano quella menzogna che
il partito imponeva, e se tutti i documenti riportavano la stessa
menzogna, la menzogna allora diventava verità e passava alla storia.
chi controlla il passato, diceva lo slogan del partito, controlla il il
futuro. (...) eppure il passato non era mai stato mutato. tutto ciò che
era vero allora rimaneva vero. quello che il partito richiedeva era una
serie infinita di vittorie ai danni della propria memoria. "controllo
della realtà", lo chiamavano.
george orwell, 1984


*** associated press, 23 ottobre 1981

le minoranze abbandonano la provincia jugoslava dominata dagli albanesi
[minorities leaving yugoslav province dominated by albanians]
di kenneth jautz, pristina

centinaia di serbi e di montenegrini stanno abbandonando la provincia
del kosovo come conseguenza delle sommosse cominciate la scorsa
primavera nel corso delle quali la maggioranza albanese ha reclamato
maggiore autonomia. nove persone hanno perso la vita e 260 sono state
ferite nel corso delle sommosse, durante le quali gli estremisti hanno
domandato di annettere il kosovo (provincia meridionale della
jugoslavia) alla vicina albania. i responsabili locali hanno dichiarato
che nella provincia è tornato tutto alla calma, ma le minoranze slave
scappano perché hanno paura di cosa può riservare loro il futuro in
quell'area. "abbiamo il pieno controllo della situazione, ma questo non
mi consente di escludere che le attività ostili albanesi siano
totalmente cessate", ha dichiarato azem vlasi, presidente albanese
della lega dei socialisti del kosovo. i rapporti in merito al numero
delle persone che stanno lasciando la provincia sono incerti: il
quotidiano di spicco della capitale jugoslava, politika, parla di 4000
persone quest'anno (su una popolazione totale di un milione e mezzo,
il 77% albanesi). gli organi ufficiali jugoslavi minimizzano in merito
alle cifre. [...] in kosovo, i rapporti fra l'etnia albanese e le etnie
slave sono da sempre molto tesi: i serbi e i montenegrini ricoprono
ruoli d'importanza politica, mentre la maggioranza etnica è albanese.
la provincia del kosovo, proprio a causa della sua fortissima
componente etnica non slava, gode di una vasta autonomia
amministrativa. "è un grande problema", ha dichiarato di recente un
diplomatico occidentale commentando le migrazioni serbe dal kosovo, "il
kosovo è una regione della serbia, ma i serbi saranno sempre meno". è
da anni che, poco a poco, i serbi stanno andandosene. questa
migrazione, unita al tasso di natalità albanese che è il triplo
rispetto alla media nazionale jugoslava, in futuro potrà creare
problemi come la rinascita del nazionalismo albanese, che sta già
riemergendo nell'area. gli analisti politici sostengono che la
commissione incaricata del problema, sebbene formalmente debba
assistere i cittadini che vogliono lasciare le loro case, fa il
possibile per minimizzare o nascondere la questione. le autorità
enfatizzano la riapertura dell'università di pristina, dopo i gravi
disordini cominciati proprio fra gli studenti albanesi, ma è noto che
vi siano già stati casi isolati di graffiti nazionalisti antiserbi. "il
nazionalismo è uno stato d'animo e un'ideologia", dice vlasi, "non si
combatte rapidamente, né con misure severe, ma con il tempo e con
l'educazione culturale."


*** facts on file world news digest, 10 settembre 1982

i serbi nell'esodo dal kosovo
[serbs in kosovo exodus]

circa 57.000 serbi hanno abbandonato la provincia autonoma del kosovo
negli ultimi dieci anni, come riportato il 12 luglio scorso. buona
parte di essi hanno abbandonato la provincia dopo le sommosse albanesi
del marzo e dell'aprile dello scorso anno (1981). i problemi economici
della regione, uniti al crescente nazionalismo albanese che ha
scatenato le rivolte sono fra le principali cause di questa diaspora
forzata. becir hoti, membro del partito comunista di etnia albanese ha
dichiarato che "i nazionalisti sembrano avere un programma su due
livelli: la creazione di una regione albanese etnicamente pura, e
l'unione con la repubblica albanese in un secondo tempo". fonti
ufficiali riportano un numero sempre più elevato di casi di violenze
albanesi a danno di cittadini di etnia serba, comprese due recenti
uccisioni, e nell'elenco delle violenze figurano insulti personali a
sfondo etnico, distruzione dei cimiteri cristiano-ortodossi, incendio
dei campi di proprietà dei cittadini di etnia serba, ed altri attacchi
alle proprietà serbe.


*** the new york times, 9 novembre 1982

gli jugoslavi cercano di sedare le regioni a maggioranza albanese
[yugoslavs seek to quell strife in region of ethnic albanians]
di david binder, pristina

[...] nonostante (le contromisure di sicurezza, ndt) gli atti di
violenza, principalmente a danno dei serbi e delle loro proprietà,
continuano ad essere riportati dagli organi di informazione jugoslavi.
un quotidiano di alcuni giorni fa riferiva di un ragazzino serbo di 12
anni a pristina cosparso di benzina da un giovane albanese che gli
avrebbe poi dato fuoco con un fiammifero. il ragazzino si sarebbe
salvato la vita riuscendo a spegnere le fiamme con il suo maglione.
questo genere di incidenti frequenti stanno portando la popolazione
slava dal kosovo alla fuga, di fatto incrementando sempre di più il
secessionismo albanese il cui scopo è quello di ottenere una provincia
etnicamente pura. l'ultima stima parla di 20.000 serbi e montenegrini
fuggiti dopo le sommosse del 1981. [...]


*** the new york times, 27 luglio 1986

le minoranze in difficoltà in una delle province jugoslave
[minorities are uneasy in yugoslav province]
di henry kamm, belgrado

il governo jugoslavo sta monitorando i serbi ed i montenegrini della
provincia a statuto autonomo del kosovo per impedir loro di organizzare
manifestazioni di protesta a belgrado. i due gruppi etnici slavi di
minoranza domandano giustizia sostenendo che l'etnia di maggioranza
albanese da anni li sta costringendo ad una diaspora forzata, e ad
abbandonare le proprie case. [...] pur avendo evitato l'organizzazione
delle manifestazioni, la questione del kosovo e delle tensioni etniche
nell'area è comunque all'ordine del giorno per il governo jugoslavo. i
nazionalisti albanesi - questo è il commento degli osservatori - stanno
creando ripetute tensioni nella provincia che è già a statuto autonomo,
con l'intenzione di staccarla dalla jugoslavia e di domandare
l'annessione all'albania. [...] il problema della minoranza turca in
bulgaria, le tensioni crescenti fra grecia e macedonia e fra rumeni e
ungheresi: tutto sembrerebbe dimostrare che le questioni etniche stanno
ritornando in auge nei balcani. “dobbiamo ammettere che il problema del
kosovo è pericoloso per l'unità nazionale”, ha dichiarato il presidente
ivan stambolic, “è un problema delicato, che dura da tempo e che non
può essere risolto tanto facilmente.” centinaia di serbi hanno marciato
su belgrado domandando al governo jugoslavo protezione per via delle
continue minacce e attacchi che subiscono dall'etnia albanese, che è il
78% della popolazione dell'area. vidoje zarkovic, capo della presidenza
collettiva del partito socialista, alla riunione più recente indetta
dagli organi governativi ha dichiarato che in kosovo la situazione è
fortemente negativa: “non siamo riusciti a riconquistare la fiducia
della gente e a sedare le tensioni intreretniche”, ha concluso. la
risoluzione finale della riunione ha prodotto una mozione di sfiducia
nei confronti dei leaders albanesi che fomentano il conflitto
interetnico. nella mozione si legge che "l'albania sta continuando,
apertamente e clamorosamente, a interferire con gli affari interni
jugoslavi, e l'indottrinamento albanese nazionalista ed irredentista
sta diventando una grave minaccia alla pace e alla stabilità di tutta
l'area balcanica". nonostante la morte del leader albanese enver hoxha,
l'ostilità anti-jugoslava in albania va crescendo. dobrivoje vidic,
membro del partito socialista jugoslavo, ha dichiarato che "l'albania
sta intensificando le sue campagne antislave, con attacchi incessanti
nei confronti dei nostri valori culturali, con continue rivendicazioni
di espansionismo territoriale, interferendo illegalmente negli affari
di politica interna jugoslava allo scopo di incoraggiare il separatismo
albanese".


[dal dossier di balkanpeace, che contiene centinaia di articoli in
merito]

by babsi @ March 22, 2004 11:54 PM

5th Anniversary of NATO's War - Whitehall Vigil

24th March 1999- 24th March 2004
5th Anniversary of NATO's War
against Serbia/Yugoslavia

The British-Serbian Alliance for Peace
calls for a vigil to

commemorate the victims
of NATO Aggression

and draw attention to the accompanying Destruction of the
Serbian Community in Kosovo

Please come to:
Whitehall, opposite Downing Street
Wednesday, 24th March
from 3:00pm to dusk

Alice Mahon, MP will come to the vigil

Candles will be lit at dusk

Please feel welcome to bring your own country's flag (Serbian,
Yugoslav, British, other)
Please wear slightly darker dress than you normally do.
Display your target badges. (you will be able to get them at the vigil).

KOSOVO: RUGOVA, NOSTRA INDIPENDENZA INDISPENSABILE/ANSA

(ANSA) - PRISTINA, 22 MAR - Basta violenze, ma l'indipendenza del
Kosovo e' indispensabile. Il presidente Ibrahim Rugova non sembra
avere dubbi: la disastrosa immagine offerta dagli albanesi nei
violenti disordini dei giorni scorsi, non mette a rischio il futuro
status della provincia. ''Non solo noi albanesi ma anche la comunita'
internazionale ha ormai molto chiaro che la nostra indipendenza e'
necessaria e indispensabile'', ha detto oggi incontrando i
giornalisti nella sua residenza di Pristina.
''E' vitale per tutti - ha aggiunto - un Kosovo indipendente,
democratico, integrato nell'Unione europea e nella Nato e amico dei
paesi vicini. L'indipendenza serve ad accelerare il suo sviluppo
democratico ed economico - ha detto ancora Rugova - perche' e' utile
a calmare il popolo del Kosovo e questa parte dell'Europa e del
mondo''. Rugova si e' detto ottimista che presto ''la crisi sara'
definitivamente superata, mentre noi proseguiremo il nostro processo
di avvicinamento'' al resto dell'Europa. Secondo il presidente
albanese della provincia, ''gia' oggi il Kosovo puo' dirsi
multietnico, nel senso che al pari di ogni altro paese vi risiede una
maggioranza e vivono delle minoranze: la prospettiva - ha aggiunto -
e' che si crei una comunicazione fra questi diversi gruppi etnici''.
Nessuno spazio, invece, per la proposta avanzata dal premier serbo
Vojislav Kostunica di cantonalizzazione della provincia: ''I confini
del Kosovo sono intoccabili come e' sempre stato anche in passato -
ha avvertito Rugova - qualunque movimento in questa direzione,
scatenerebbe nuovi problemi''. Rugova ha poi confermato quanto
annunciato nei giorni scorsi dal primo ministro Bajram Rexhepi: le
case dei serbi e le chiese e i monasteri ortodossi andati distrutti
negli incendi appiccati dagli albanesi, saranno ricostruiti a spese
del governo. Oggi la missione delle Nazioni Unite (Unmik) ha
diffuso un nuovo bilancio degli scontri, ben piu' grave di quello
conosciuto finora: le case serbe totalmente incendiate sono state 286
e 80 quelle danneggiate. Sono 30 le chiese e i monasteri ortodossi
distrutti e 11 quelli danneggiati. Un patrimonio storico e culturale
di valore inestimabile che difficilmente gli esigui fondi del governo
di Pristina potra' mai ricreare. Secondo la polizia
internazionale sono stati 51mila i dimostranti violenti che hanno
preso parte ai disordini, ma sono solo 163 quelli arrestati finora.
Altre 18mila persone hanno invece manifestato pacificamente, vale a
dire una minoranza di coloro che erano scesi in piazza. Il bilancio,
tuttavia, non distingue fra serbi e albanesi. In ricordo dei 28 morti
provocati dai disordini (oltre 600 sono stati i feriti) oggi in
Kosovo e' stata giornata di lutto nazionale. A Pristina e' intanto
giunto in visita il segretario generale della Nato, Jaap De Hoop
Scheffer, che incontrera' insieme al governatore Onu Harri Holkeri,
tutti i laeder dei partiti albanesi. Ufficiali della Nato hanno
definito le violenze compiute contro i serbi ''un'operazione di
pulizia etnica''.(ANSA)
BLL 22/03/2004 19:15

http://www.ansa.it/balcani/serbiamontenegro/20040322191532884248.html

KOSOVO: UE E USA, TORNANO LE DIVERGENZE DI RAMBOUILLET /ANSA

(di Franco E. Vaselli) (ANSA) - BRUXELLES, 19 MAR - La nuova
esplosione di violenza in Kosovo reinserisce un pericoloso focolaio
nella mappa delle crisi internazionali che Nazioni Unite, Nato e
Unione europea cercano, con risultati alterni, di gestire. Gli
incidenti di Mitrovica sono i piu' gravi dal '99, quando la regione
venne posta sotto amministrazione dell'Onu ed alla Nato fu affidato
l'incarico di garantirne la stabilita'. Cinque anni dopo, malgrado
gli ingenti investimenti fatti, in uomini - 3.000 delle Nazioni Unite
e 18.000 dell' Alleanza atlantica - e mezzi, si rischia di dover
prendere atto che la soluzione scelta non ha dato sostanzialmente
risultati. La violenza interetnica cova sotto la cenere,
l'amministrazione provvisoria kosovara sembra inadeguata, restano le
profonde divergenze tra Unione europea e Stati Uniti, gia' emerse
anni fa nella clamorosa rottura del negoziato di Rambouillet, vicino
a Parigi. I fatti delle ultime ore sono visti in certi ambienti
europei di Bruxelles quale la conseguenza di una serie di errori che
rischiano di infiammare nuovamente i Balcani, proprio mentre
Bruxelles spinge perche' i paesi della regione si mettano nella
condizione di poter gradatamente entrare nell'Unione. Quella,
infatti, e' considerata l'ultima frontiera aperta ad Unione Europea
che - arrivata a 32-33 paesi - dovrebbe per alcuni decenni chiudere
le sue porte ad altre adesioni. Preoccupa la politica del premier
della Serbia-Montenegro Vojislav Kostunica, il quale parlando di
cantonizzazione del Kosovo ha rinfocolato la tensione proprio nel
momento in cui i serbi che avevano lasciato quelle terre stavano
tornando. Suscita perplessita' l'attitudine degli Stati Uniti che
da un lato premono per dare sempre maggiore autonomia al Kosovo e
dall'altro sono assenti, ed anche in presenza di un ritorno della
tensione hanno scelto la linea del basso profilo. Per molti europei
gli ultimi avvenimenti sono, oltretutto, la riprova che Washington ha
sbagliato a puntare troppo sul presidente Ibrahim Rugova e sul primo
ministro Bajram Rexhepi, il cui comportamento e' definito ambiguo e
carente, facendo aumentare i dubbi sulla loro capacita' di gestire la
transizione e ancor meno un futuro stato piu' autonomo. Infine a
Bruxelles ci sono riserve sull'amministrazione delle Nazioni Unite -
accusata oggi dallo stesso Rexhepi di aver agito male e tardi per
evitare gli incidenti - e sul suo rappresentante, l'ex premier
finlandese Harri Holkeri, accusato di non aver interpretato nel
migliore dei modi il compito che gli e' stato affidato. E' un
dato di fatto che oggi in Kosovo vivono due milioni di persone, di
cui solo 80.000 sono serbi. Malgrado abbiano nell' area oltre 20.000
uomini - di cui 18.000 militari -, Onu e Nato sono state incapaci di
garantire la pace ed operare per superare gradatamente i conflitti
interetnici. Al di la' di tutti i rischi che il riaccendersi del
focolaio comporta, questo e' anche un brutto precedente per l'Onu di
cui si invoca un ruolo di primo piano in un'area calda quale quella
irachena. Ed e' anche un altro esempio in cui Europa e Stati Uniti
hanno enormi difficolta' a capirsi perche', una volta di piu',
evocano strategie diverse. (ANSA). VS 19/03/2004 18:51

http://www.ansa.it/balcani/kosovo/20040319185132881756.html