Informazione

SONO PASSATI 44 ANNI - NON E' CAMBIATO NIENTE


"Senza alcun sarcasmo, possiamo affermare che, oggi, sono le grandi
imprese, i media e gli editorialisti americani a giudicare per noi
l'importanza e la onesta' dei leader. E' sufficiente ribaltare i loro
giudizi: quanto piu' un dirigente viene attaccato, quanto piu' viene
disprezzato, tanto migliore costui va considerato da parte nostra"

Ernesto Che Guevara, 25 marzo 1960


--- srpskohrvatski

"Bez karikiranja mozemo mirne duse reci da danas americka krupna
preduzeca, stampa i komentatori prosudjuju za nas koji je drzavnik
koliko vredan i posten. Dovoljno je, medjutim, u obrnutoj srazmeri
tumaciti njihov sud. Izvesno mora biti najbolji bas onaj lider koga oni
najzesce napadaju i najvise nipodastavaju".

Che Guevara, 25. marta 1960

(Preuzeto iz biltena CubaSolidarityProject koji u Francuskoj brani
interese i istinu o Kubi i tekovinama socijalisticke izgradnje pod
rukovodstvom Fidela Kastra. Potreba za ovakvim vidom solidarnosti je
ogromna imajuci u vidu izdajnicku ulogu institucionalnih komunistickih
partija ne samo u odnosu na domacu radnicku klasu, nego i sire, u
odnosu na medjunarodni radnicki i komunisticki pokret. Olga)


--- francais

"Nous pouvons dire, sans caricaturer, qu'aujourd'hui, les grandes
entreprises, les médias et les éditorialistes américains jugent pour
nous l'importance et l'honnêteté d'un quelconque leader. Il suffit de
prendre le contre-pied de leur appréciation. Lorsqu'un dirigeant est le
plus attaqué, le plus décrié, il est sans doute le meilleur!"

Che Guevara, 25 mars 1960

http://auth.unimondo.org/cfdocs/obportal/
index.cfm?fuseaction=news.notizia&NewsID=2865


Croazia: scioccanti filmati antiabortisti nelle scuole


Una vicenda che recentemente ha dominato le prime pagine dei giornali
in Croazia, quella di un controverso filmato sull’aborto proiettato
nelle scuole durante le lezioni di religione. I media si interrogano
sul ruolo della Chiesa nella società

(03/03/2004) da Osijek, scrive Drago Hedl


Dopo aver visionato – per le proteste dei genitori degli studenti di
Zagabria - il filmato sull’aborto “Grida silenziose”, anche il ministro
dell’Istruzione della Croazia, Dragan Primorac, è rimasto scioccato. Il
filmato viene mostrato abitualmente durante la lezione di religione
nelle scuole superiori croate.

“Anche quando ero studente di medicina non ricordo di aver mai visto
descrizioni così dettagliate dell’aborto come quelle mostrate nel
filmato - ha dichiarato il ministro Primorac, che è anche un esperto di
medicina forense. Malgrado la natura del suo lavoro lo abbia abituato a
immagini tutt’altro che piacevoli, è rimasto costernato per il fatto
che le scene di aborto mostrate nel filmato, nel quale un dottore
spiega come il chirurgo strappa parti del feto fino a quando l’utero
non contiene solo la testa che deve essere “sbriciolata e estratta a
pezzi”, vengano mostrate a studenti liceali.

La vicenda è diventata di pubblico dominio alla fine di febbraio,
quando alcune studentesse del terzo anno del Ginnasio XI di Zagabria
hanno accusato uno choc mentre guardavano il filmato durante l’ora di
religione. Atterriti da una scena del filmato, che descrive alla
lettera l’aborto mostrando un recipiente pieno di sangue e residui
fetali, diversi studenti hanno chiesto di lasciare l’aula, ma
l’insegnante di religione non glielo ha permesso. Quando sono tornati a
casa, si sono lamentati del fatto con i genitori, che il giorno dopo
hanno contattato il preside della scuola.

L’insegnante di religione, tuttavia, non stava facendo niente di
insolito. La proiezione del filmato americano, prodotto venti anni fa,
il cui motto è la prevenzione dell’aborto, è stata approvata dalla
Conferenza Episcopale Croata, e di seguito anche dal Ministero
dell’Istruzione. Il tutto è avvenuto durante il mandato del governo
precedente, guidato dalla coalizione di centro sinistra del primo
ministro Ivica Racan, al potere fino alla fine del 2003.

“Il filmato parla di cose che vengono rappresentate fedelmente. Le
scene sono brutali, ma tale è lo stesso atto dell’aborto. Ritengo che
questo possa influenzare i ragazzi più di storie vuote che in ogni caso
non comprenderebbero - dichiara Nevenka Loncaric, consulente per
l’insegnamento della religione presso il Ministero dell’Istruzione.

Il Ministro, Dragan Primorac, ha tuttavia raccomandato alle scuole di
interrompere le proiezioni del controverso filmato fino ad ulteriore
comunicazione.

“Questa è la dimostrazione migliore del fatto che è necessario
rivedere i programmi di tutte le materie insegnate nelle scuole - ha
affermato Primorac.”

Una nota psicologa di Zagabria, Mirjana Krizmanic, ha dichiarato al
settimanale “Feral Tribune” che il filmato sull’aborto è una
dimostrazione del potere della Chiesa: “Mostrare questo filmato agli
studenti delle superiori è una azione particolarmente dannosa, che
dimostra una orrenda insensibilità nei confronti dei ragazzi. La Chiesa
ha il diritto di sostenere che l’aborto è immorale, ma perché ha deciso
di rappresentare alla lettera solo questo particolare peccato mortale?
Perché non lo stupro, ad esempio? Che relazione c’è tra l’insegnamento
della religione e il mostrare ai ragazzi immagini di organi fatti a
pezzi? - chiede la Krizmanic.”

Una inchiesta condotta dal quotidiano “Jutarnji List”, mostra che
solo il 6% degli studenti delle scuole superiori ritiene che l’aborto
sia un omicidio, e solo l’1% delle studentesse afferma che non
abortirebbero se rimanessero incinte alla loro età.

Una famosa giornalista di Zagabria, Sanja Modric, ritiene che la
Chiesa Cattolica Croata voglia fare da arbitro su tutte le questioni
importanti. Secondo lei, la Chiesa si oppone fortemente allo stesso
modo ai matrimoni dello stesso sesso, e ha insistito sulla proibizione
del lavoro domenicale nei grandi magazzini fino a quando il Parlamento
non è stato spinto a prendere questa decisione. La Chiesa si oppone
altresì con fermezza ad un programma del Ministero della Sanità che ha
condotto una campagna per l’utilizzo dei profilattici per prevenire la
diffusione del virus da Hiv.

Jelena Lovric, opinionista del settimanale di Zagabria “Globus”,
ritiene che il problema non stia nel fatto che la Chiesa cerchi di
imporre le proprie convinzioni su una larga parte della popolazione, ma
piuttosto nel suo tentativo di organizzare la società secondo le
proprie credenze. “Quello che rende il problema ancora più grande -
dice la Lovric - è il fatto che praticamente nessuno osi contraddire
questioni problematiche sostenute dalla Chiesa, come ad esempio quella
relativa all’uso dei profilattici.”

La Chiesa distribuisce volantini con slogans quali “Non con le
spirali”, “Non con le pillole”, “Non con i preservativi”, “Non con la
inseminazione artificiale” nelle sale di attesa di molti ospedali
pubblici della Croazia. Alcuni alti funzionari ecclesiastici, come il
vescovo Valter Zupan, non solo si oppongono ad ogni tipo di
contraccezione, ma affermano che alcuni tipi di metodi protettivi, come
i profilattici, addirittura “aumentino la incidenza dell’Hiv” perché
incrementano la promiscuità, e non offrono una sufficiente protezione
contro l’Aids.

Quando diversi giornalisti hanno avvisato che si trattava di un
controsenso, la Chiesa ha reagito con durezza. Il Cardinale Josip
Bozanic è calato con furia nella disputa contro i media, definendo i
giornalisti dei mercenari, persone senza alcuna morale e gruppi che
conducono campagne per gli interessi personali di qualcun altro.

D’altro canto, nel corso di una visita in una scuola secondaria,
Bozanic ha mostrato tolleranza nelle sue risposte agli studenti che
chiedevano la sua opinione sugli scandali di pedofilia nella Chiesa
Cattolica: “Anche gli uomini di Chiesa non sono degli angeli - ha
dichiarato il Vescovo, aggiungendo che casi come quelli erano sfruttati
dai media per compromettere la Chiesa. Non siamo ciechi al punto da non
vedere che si tratta di propaganda dettata da altri motivi - ha detto
Bozanic.”

La proiezione del filmato sull’aborto durante le lezioni di
religione, che ha così diviso la opinione pubblica croata, così come la
campagna condotta dalla Chiesa per combattere l’utilizzo dei
profilattici, ha rinfocolato la polemica sul ruolo della Chiesa nella
società croata. Questo genere di discussioni sono solitamente condotte
dai media e da circoli di intellettuali indipendenti, mentre gran parte
del pubblico – compresa la maggior parte dei politici – non vuole
entrare in tali polemiche. Consapevoli dell’influenza e del potere
della Chiesa, i politici preferiscono evitare eventuali conflitti.


Vedi anche:

La Chiesa croata vieta il lavoro domenicale
http://auth.unimondo.org/cfdocs/obportal/
index.cfm?fuseaction=news.view1&NewsID=2548

Josip Bozanic, il nuovo cardinale della Chiesa croata
http://auth.unimondo.org/cfdocs/obportal/
index.cfm?fuseaction=news.view1&NewsID=2515

» Fonte: da Osijek, Drago Hedl
© Osservatorio sui Balcani

A CHE COSA SERVONO GLI STORICI ?

Personaggi ed interpreti:
Protagonista: Raoul Pupo, storico.
Comparse: Spazzali, Casini, Fascíno, Sinagra, Tito e Mussolini.


Trieste, martedi 9 marzo 2004. Un variegato pubblico partecipa alla
presentazione del libro "Foibe". Autori, gli storici di
"centrosinistra" Pupo e Spazzali.

Dei due e' presente solo il primo. Dopo una serie di interventi critici
da parte del pubblico, e specialmente da parte di persone bene
informate sull'argomento, uno degli organizzatori si spazientisce ed
afferma, papale papale, che "chi gia' conosce l'argomento non è il caso
che venga a parlare a queste presentazioni perché poi facciamo
confusione alla gente che viene a sentire e non conosce l'argomento".

Venerdì 12 marzo 2004 invece a Trieste c'era Casini, accompagnato da
una nutrita scorta anche a rendere omaggio sulla "foiba". Nel
pomeriggio, quando Casini è intervenuto ad una seduta straordinaria del
consiglio regionale, lo stesso Pupo ha fatto un intervento "storico"
del quale merita trascrivere di seguito un paio di passaggi
significativi:

"...L'emergenza e quindi la repressione non cessarono mai nei territori
sotto controllo jugoslavo, perche' il nuovo regime aveva bisogno di una
mobilitazione continua ed il suo totalitarismo si rivelo' assai piu'
compiuto di quello fascista e quindi capace di penetrare in tutte le
pieghe della societa' ponendo i suoi membri, individui e comunita' -
come quelle italiane dell'Istria - di fronte all'alternativa radicale:
o rinunciare alla propria identita' o abbandonare la propria terra!"

Tito era dunque evidentemente peggio di Mussolini (l'importante e' non
chiedere l'opinione degli italiani rimasti in Istria, che non sono
pochi).
Ed ancora:

"...La massima intensità della violenza venne raggiunta con la
dominazione nazista che qui fu di fatto separazione dal resto d'Italia:
una separazione dalla madrepatria che per Trieste sarebbe durata più di
dieci anni, perché all'occupazione tedesca sarebbero seguite quella
jugoslava [42 giorni, n.d.r.] e quella angloamericana; per la maggior
parte della Venezia Giulia invece, non ha più avuto termine."

Allora che facciamo? Rioccupiamo le terre perdute di Istria e Dalmazia
al grido di Pupo Pupo?

In fondo, sempre rimanendo in tema di storici maldestri, Pupo e' in
buona compagnia.

L'aveva detto anche Fascíno che "l'aggressione fascista alla Jugoslavia
non poté giustificare la perdita dei territori" (conferenza stampa,
Trieste 5 febbraio 2004).

Dal canto suo, il noto accademico massone Augusto Sinagra (tra le altre
cose, avvocato di fiducia di Licio Gelli), aveva avuto occasione di
affermare invece (il 20/9/1991):

"Il disfacimento della Jugoslavia (...) riapre per l'Italia prospettive
un tempo impensabili, per dare concretezza all'irrinunciabile speranza
di riportare il Tricolore nelle terre strappate alla Patria dal diktat
e dal trattato di Osimo".

Ed e' tutto dire.


(A cura di CNJ e redazione de "La Nuova Alabarda")

 
Car* compagn*,
 
di seguito trovate l'appello di convocazione dell'assemblea nazionale
che si terrà a Roma il 21 marzo 2004.
 
Come potrete leggere dall'appello tale assemblea vuole essere un primo
momento di confronto sull'esigenza di dare continuità al movimento
contro la guerra italiano, anche e sopratutto dopo l'importante
appuntamento del 20 marzo e su una piattaforma molto avanzata.
 
Sarebbe importante se in divers* compagn* si potessero fermare a Roma
anche nella giornata di Domenica e partecipare a questo primo momento
di confronto che, come potrete leggere dalle prime adesioni, vedrà la
partecipazione di una pluralità di soggetti.
 
L'assemblea si terrà al CENTRO CONGRESSI CAVOUR, in Via Cavour 50/a
alle ore 10 di Domenica 21 marzo 2004 (Via Cavour parte dalla stazione
Termini).
 
Un caro saluto
 
Fosco Giannini
Bruno Steri
Stefano Franchi
 
 
21/03/2004
GRANDE ASSEMBLEA NAZIONALE DEL MOVIMENTO CONTRO LA GUERRA PER DOMENICA
21 MARZO A ROMA

E' decisivo che questo movimento di massa non si disperda nuovamente e
non dichiari esaurita la sua azione dopo la giornata del 20 marzo. Ad
aprile dello scorso anno, troppi avevano prematuramente ritenuto che la
guerra in Iraq fosse finita. A dimostrare il contrario sono state le
contraddizioni seguite all'occupazione militare della coalizione
guidata dagli Stati Uniti (Italia inclusa) e la sorprendente resistenza
popolare che in Iraq si sta opponendo a questa occupazione.
La realtà ci ha dimostrato che la guerra permanente e preventiva
continua ad essere lo snodo drammatico delle relazioni internazionali e
dello loro ripercussioni interne ad ogni paese, incluso il nostro.

La giornata mondiale di mobilitazione contro la guerra del 20 marzo,
raccoglie l'appello del movimento pacifista statunitense, rilanciato e
fatto proprio al Forum di Parigi e del Forum Sociale Mondiale di
Mumbay. L'obiettivo della mobilitazione del 20 marzo è la cessazione
immediata dell'occupazione coloniale dell'Iraq, il ritiro delle truppe
straniere, l'autodeterminazione del popolo iracheno. Questo è quanto
affermano le piattaforme ed documenti dei movimenti sociali e contro la
guerra in tutto il mondo - a partire da quelli statunitensi - e questo
è quanto emerso chiaramente nel recente Forum Sociale Mondiale di
Mumbay.
Se questa piattaforma è chiara da New York a Mumbay, non capiamo perché
questa chiarezza debba pagare un prezzo alla politica bipartizan solo
qui in Italia, utilizzando strumentalmente un presunto ruolo risolutore
dell'ONU in contrapposizione alla richiesta del movimento di ritiro
incondizionato delle truppe italiane dall'Iraq.

Anche per questo riteniamo che il movimento per la pace debba aprire
una riflessione di programma capace di dare continuità alla sua
iniziativa e che lo renda autonomo dalle ipoteche della governabilità e
delle compatibilità internazionali che vincolano tuttora il nostro
paese.

1) La partita del ritiro del contingente militare italiano in Iraq va
giocata fino in fondo. Anche se il Parlamento ha approvato il
rifinanziamento della missione militare, sarebbe inaccettabile ritenere
questa partita come conclusa. Milioni di persone sono a favore del
rientro dei militari italiani. Spetta al movimento dare espressione
politica a questa domanda.

2)  Il contesto internazionale vede ormai avviarsi una corsa al riarmo
a livello globale. Le spese militari stanno ormai aumentando non solo
negli Stati Uniti ma anche in Europa. Le richieste di scorporo delle
spese per la difesa dai vincoli di bilancio degli Stati, è indicativo.
Che ciò non possa che avvenire a scapito delle spese sociali è
diventato evidente agli occhi di tutti. Le risorse sottratte alle spese
sociali servono a finanziare l'economia di guerra e l'apparato militare
statunitense, ma non possiamo nasconderci che servono anche a
finanziare il progetto di esercito europeo la cui dottrina militare si
ispira alla medesima logica della guerra e della proiezione offensiva
sui teatri di crisi. Non  possiamo neanche nasconderci che insieme alle
spese militari stanno aumentando le spese per la "sicurezza", una
categoria intesa ormai come fronte interno della guerra preventiva che
tende a rafforzare la repressione dei movimenti sociali e la
militarizzazione della società.

3) Negli ultimi dieci anni i governi italiani hanno mascherato le loro
ambizioni geopolitiche nei Balcani e in Iraq dietro gli automatismi
previsti dai trattati internazionali per trascinare l'Italia in guerra
contro altri paesi. Basi militari, corridoi di sorvolo, porti e
aeroporti sono stati spesso resi funzionali alla guerra senza alcun
mandato. Si ripone con forza la questione dello smantellamento delle
basi militari straniere in Italia. Gli Stati Uniti e la NATO stanno
allargando le basi militari della Maddalena, di Camp Darby, stanno
costruendo nuove basi militari a Taranto e Brindisi, stanno stoccando
segretamente le scorie nucleari in diversi siti.  E' decisivo
coordinare il movimento nel nostro paese con la rete internazionale
contro le basi che si è costituita al Forum Sociale Mondiale di Mumbay.

Per porre con forza la discussione e l'azione su questi contenuti
saremo in piazza unitariamente il prossimo 20 marzo  ma  proponiamo
anche una assemblea nazionale, unitaria e di movimento, per domenica 21
marzo per discutere e decidere come dare continuità alla mobilitazione
contro la guerra. La guerra non è finita. Questa volta la mobilitazione
non deve finire il 20 marzo.


Primi firmatari:

Stefano Chiarini (giornalista del Manifesto)
Piergiorgio Tiboni (Cood. Naz. CUB)
Pierpaolo Leonardi (coord.naz. CUB)
Maurizio Scarpa (segr.Filcams CGIL)
Sergio Tanzarella (teologo, Caserta)
Sergio Piro(psichiatra, Napoli)
Mauro Bulgarelli (deputato Verdi)
Paolo Cento (deputato Verdi)
Luciano Pettinari (Socialismo 2000)
Maurizio Musolino (Dip. Esteri del PdCI)
Franco Grisolia (AMR Progetto Comunista-sinistra PRC)
Mauro Casadio (Rete dei comunisti)
Sergio Cararo (giornalista, Contropiano)
Fosco Giannini (direttore de L'Ernesto)
Germano Monti (Forum Palestina)
Valter Lorenzi (Ass.culturale Agorà, Pisa)
Marco Santopadre (giornalista, Radio Città Aperta)

Per adesioni e informazioni: cpiano@...


[Sono state eliminare la parti non di testo del messaggio]