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www.resistenze.org - popoli resistenti - croazia - 07-03-04
tratto da Le Monde - articolo pubblicato il 4 Febbraio 2004
traduzione dal francese del Ccdp


La vita francese di un fuggitivo croato


Il generale Ante Gotovina, ricercato dal 2001 per "crimini contro l'umanità",
ha un rapporto particolare con la Francia che gli ha dato una secondo nazionalità.
Gli è servita anche da rifugio? Itinerario di un faccendiere dalle amicizie
torbide.

Lungo la costa dalmata un strano fenomeno si è prodotto nel novembre 2003,
all'avvicinarsi delle elezioni legislative. Sono apparsi manifesti raffiguranti
un militare, accanto ai simboli dei partiti politici. "Un eroe e non un
criminale", era precisato. La foto era quella di Ante Gotovina, generale
croato incolpato in giugno, 2001 dal Tribunale penale internazionale per
l'ex-Iugoslavia (TPIY) per crimini di guerra e crimini contro l'umanità.
Da quel momento, Ante Gotovina è in fuga. Durante la sua assenza, è stato
nominato però cittadino onorario della città di Zadar. Bisogna dire che,
in questo paese, la guerra, di indipendenza (1991-1995), i suoi fantasmi
ed i suoi attori sono ancora nelle menti.

Un giornalista croato, Ivo Pukanic, redattore capo del settimanale ?Nacional?,
l'ha potuto incontrare, in giugno 2003, "in un hotel di una capitale di
un paese dell'unione europea". M. Pukanic ha rifiutato di indicare alla
polizia dove si trovava il generale, ma ha precisato che egli potrebbe vivere
fino alla fine dei suoi giorni a l'interno delle frontiere dello spazio
Schengen" grazie alle complicità di cui egli gode. Dall?ambiente di Carla
Del Ponte, procuratore del TPIY, si dice che, da due anni, Ante Gotovina
è passato il 90% del suo tempo in Croazia. Questa estate, è stato segnalato
nelle acque croate, a bordo, di uno yacht. Ma le autorità locali hanno,
un'altra volta, taciuto, evitato di intercettarlo. "Il generale Gotovina
ha fatto un'offerta alla Sig.ra Del Ponte, spiega il suo avvocato, Louka
Misetic. È pronto a rispondere alle sue domande se si sposta a Zagabria.
Se le sue risposte non sono giudicate soddisfacenti, andrà a L'Aia."

In Croazia, la sua vita è una leggenda. Molto vedono in lui un crociato
della la sovranità nazionale, così cara acquistata contro i serbi.
La sua sorte ha anche una valenza politica: la Gran Bretagna ed i Paesi
Bassi hanno fatto del suo arresto una condizione preliminare all'entrata
della Croazia nell'UE. Ma, in un altro paese, la sua vita è iscritta oltre
che negli schedari dei servizi di informazione e gli archivi giudiziali
anche nella memoria collettiva. Questo paese, è la Francia.

La sua seconda patria. La vita francese del fuggitivo è una storia di viaggi
e di incontri, di missioni speciali e di colpi storti.
Di amicizia vera anche. Ante Gotovina è nato sull'isola di Pasman, vicino
a Zadar, il 12, ottobre 1955. Nella sua autobiografia, pubblicata in Croazia
nel 2001, racconta come, essendo bambino, sognava grande, sulle tracce di
Cristoforo Colombo. A 16 anni, prova a fuggire con un amico a bordo di una
barca a remi, in direzione dell'Italia. la Loro spedizione fallisce, ma
la considerano solo rimandata. Alcuni mesi più tardi, a Bordeaux, imbarcato
come marinaio a bordo di una nave che effettua dei collegamenti tra l'Europa
e gli Stati Uniti. Dopo un anno in mare, in occasione di uno scalo in Italia,
decide di soddisfare un altro sogno: la Legione Straniera. Sempre minorenne,
raggiunge Marsiglia, luogo di reclutamento della Legione. Il 1 gennaio 1973,
si impegna per cinque anni e raggiunge i ranghi del 2 reggimento straniero
di paracadutisti, con base a Calvi, (Alta-Corsica). Il "2 REP" è un corpo
di élite, spesso impegnato in operazioni commando in territorio ostile.
Il giovane croato sarà sommozzatore di ricognizione, prima di effettuare
un stage a Pau per diventare paracadutista operativo.

Fa allora la conoscenza di Dominique Erulin, legionario e futuro compagno
di operazioni speciali. Suo fratello, il colonnello Philippe, Erulin, dirigi
il 2 REP. Il suo grande fatto d?armi è di essere stato a Kolwezi (Zaire),
nel 1978, per rimpatriare gli europei minacciati dai ribelli. Ante Gotovina
serve come autista e guardia del corpo al colonnello.

Senza avere partecipato ad un'attività operativa, lascia la Legione col
grado di caporale-capo, nel 1978. Il suo passaggio al 2 REP egli permette
di richiedere la nazionalità francese, che ottiene nell'aprile 1979. Ufficialmente,
a questa epoca, si è installato vicino a Calvi.
Secondo Dominique Erulin, entra allora come uomo rana alla Comex, società
specializzata nei cantieri sottomarini di cui certi a carattere militare.
In realtà, egli usa il suo passaporto percorrendo il mondo.

Il suo ambiente, impiantato intorno ad Aix-in-Provenza e a Nizza, è composto
da ex-legionari, da agenti segreti e da militanti di estrema destra. Gotovina
partecipa alla creazione di KO International, filiale, del società VHP Security,
disponendo di un indirizzo a Parigi ed a Nizza.
Secondo le informazioni generali, KO serve di copertura al Servizio di azione
civica (Borsa), organizzazione segreta creato nel 1959, in margine, del
movimento gollista. Ufficialmente, KO assicura la protezione di personalità,
come Jean-Marie Le Pen. Ma le sue competenze si estendono alle missioni
speciali, dovunque dei mercenari possono rivelarsi utili. "Si, era una squadra
di cacciatori di tesori, si ricorda Dominique Erulin. Ante era un compagno
di armi".

I contratti conducono i due uomini in Argentina, in Paraguay, in Turchia
ed in Grecia. In Francia, anche: nel maggio 1981, ad Seyne-su-mer, la tipografia
dell'editore Jean-Pierre Mouchard, vicino, a M. Le Pen, è bloccata dal CGT.
Erulin e Gotovina conducono una operazione di "pulizia" dei luoghi, dando
calci, pugni e manganellate in 50, organizzati in modo militare per fare
piegare i sindacalisti, più numerosi.
Alcuni mesi dopo Ante Gotovina va in Guatemala e in Colombia, dove incontra
la sua futura compagna, Ximena che gli darà una figlia. Di ritorno in Francia
sotto una falsa identità, egli, è fermato per un furto di gioielli commesso
nel 1981, a Parigi, presso un fabbricante di casseforti, in compagnia di
Dominique Erulin.
Condannato nel 1986 dalla corte di Parigi a cinque anni di reclusione, egli,
è liberato nel settembre 1987.

Alla sua uscita di prigione, riprende le sue avventure, come da contratto.
Va spesso in Sudamerica, particolarmente in Argentina, dove incontra spesso
Erulin che ha scelto l'esilio. I due uomini conducono degli "stage di formazione"
paramilitare.
"In Francia, eravamo cacciati ma all'estero eravamo sostenuti da persone
dei servizi di informazione per condurre delle missioni pericolose", assicura
M. Erulin.

I loro impegni non sono sempre gloriosi: aiutano per esempio una francese
a ricuperare i suoi due bambini rapiti dal loro padre, come raccontano Erulin
nel suo libro "Selvaggina di stato" (Albin) Michel, 2002. Mancanza di denaro,
avventure fiacche. Ma la storia va a fornire a Gotovina l'opportunità di
cambiare vita.

Ritorna in Croazia nel 1990, ad alcuni mesi della proclamazione di l'indipendenza
e dell'inizio della guerra. La sua esperienza è benvenuta di fronte ai serbi.
Ma non cessa comunque le sue attività annesse.
Fine 1990-inizio 1991, il suo passaporto porta i visti di entrata al Paraguay
ed in Argentina. I servizi di informazione francese sospettano traffico
di cocaina, senza potere avvalorare i loro sospetti.

Gotovina scala velocemente i gradi in seno all'esercito croato. Nell'ottobre
1992, è nominato comandante del distretto militare di Split, postazione
che occuperà fino nel marzo 1996. Nello stesso tempo, è segnalato in Francia
come dipendente della società Assistenza Protezione Sicurezza, installata
in regione parigina che ricicla numerosi vecchi della Legione. Il militare
croato rimane malgrado tutto inafferrabile. Nell'aprile 1992, poi in dicembre
1995, il tribunale, correzionale di Parigi lo condanna in contumacia a due
anni, poi due anni e mezzo di prigione per "estorsione". Secondo la direzione
di sorveglianza del territorio (DST), si dedicherebbe ad un traffico di
armi, particolarmente via la Spagna, l'Italia e la Corsica.

Il 4 agosto 1995, la Croazia lancia un'offensiva conosciuta sotto il nome
di "Oluja" (Tempesta) il cui l'obiettivo è di riprendere la regione del
Krajina, caduta alle mani dei serbi. Questa operazione che prosegue fino
al 15 novembre, è diretta da Gotovina. Durante questi tre mesi, secondo
l'atto di accusa del TPIY in data del 21 maggio 2001, le forze, croate si
sono dedicate a numerose estorsioni contro i serbi vivendo nel Krajina,
uccidendo 150 di essi e causando la scomparsa di centinaia di altri. "Questi
crimini di cui l'omicidio dei serbi di Krajina che non erano fuggiti, l'incendio,
la distruzione ed il saccheggio di villaggi o di beni serbi, particolarmente
di case, dipendenze, fienili e del bestiame, hanno continuato ad essere
commessi su grande scala durante almeno tre mesi dopo che le autorità ha
ripreso il controllo della regione.

L'accumulo di questi atti delle forze croate ha contribuito allo spostamento
su vasta scala da circa 150 000 a 200 000 serbi di Krajina verso la Bosnia-Erzegovina
e la Serbia" come è scritto nell'atto di accusa. In Croazia, non si fa,
evidentemente, questa lettura della storia. Zagabria ha tentato di portare
a termine l'imputazione di Gotovina - tuttavia espulso dai ranghi dell'esercito
nel settembre 2000 - facendo valere che questa operazione aveva il solo
obiettivo di riprendere i territori conquistati dai serbi nel 1991. Armata
contro armata, una guerra classica tutto sommato nella quale i croati avrebbero
beneficiato, secondo il settimanale americano Newsweek, del sostegno logistico
della CIA.

Dopo l'imputazione di Gotovina a L'Aia, il TPIY manda, a fine agosto 2001,
una commissione per rogatoria internazionale in Francia per eseguire il
mandato di arresto. La sezione di ricerca dei gendarmi di Parigi è incaricata
dell'inchiesta. Il 14 novembre, il capo dell'ufficio dell?aiuto penale internazionale
alla direzione degli affari criminali e delle grazie del ministero della
giustizia trasmette una nota sul fuggitivo alla direzione centrale della
polizia giudiziale (DCPJ). "Le investigazioni effettuate queste ultime settimane
-... - hanno permesso di stabilire che aveva la sua
residenza abituale nel sud della Francia", si spiega.

Nel suo rapporto di sintesi trasmesso il 19 novembre 2001 a Philippe Coirre,
decano dei giudici istruttori, la sezione della gendarmeria spiega che ha
proceduto alle verifiche in un hotel marsigliese, dove il Croato è sceso
frequentemente "per i moventi professionali" e che aveva indicato anche
nella sua scheda di naturalizzazione nel 1979.
All'epoca della sua ultima visita, l'interessato "faceva parte di un gruppo
di cittadini residenti all'estero croati, professionisti del mare", secondo
i, gendarmi.
Stranamente, quando il TPIY riceve il rapporto di questi ultimi, egli ci
è precisato che "nessun passaporto francese gli è conosciuto."
Nessuno? Il primo data del 1979, il secondo, del 1988. In quanto al terzo,
lo ha rilasciato l'ambasciata dalla Francia a Zagabria, il 11 aprile 2001,
cioè meno di due mesi prima alla sua imputazione!

Nel dicembre 2001, il DST è al suo giro allertato. Apprende, tramite informatori
che Gotovina potrebbe trovarsi vicino a Nizza. Secondo il ministero dell'interno,
si tratta dell'unica volta dove la sua presenza su il suolo francese è stato
considerato seriamente. Alcune verifiche sono effettuate tra i vecchi mercenari
in ex-Iugoslavia.
Invano. Nel giugno 2002, il DST iscrive Gotovina nello schedario delle persone
ricercate per traffico di armi.
Nel febbraio 2003, delle nuove eco giungono al DST, di sorgente, croato
questa volta. Il fuggitivo si sarebbe installato in un piccolo villaggio
di montagna dei dintorni di Calvi, grazie alle sue amicizie tra i, vecchi
legionari. Le investigazioni non sono spinte oltre.

Durante questo tempo, in campo diplomatico, la tensione sale. ALL'Aia, Carla
Del Ponte fustiga la mancanza di cooperazione delle autorità croate.
Preoccupati di mostrare che i militari serbi non sono il bersaglio unico
della giustizia internazionale, gli Stati Uniti offrono 5 milioni di dollari
per l'arresto del generale.

In Francia, lo scenario ricompare. In un telegramma diplomatico datato del
18 aprile 2003 per la sua ambasciata a Zagabria, con copia a tutte le direzioni
della polizia, il ministero degli affari esteri sottolineano l'errore dei
gendarmi concernente il passaporto di Gotovina, commesso "con evidente buona
fede" e "senza dubbio dovuto al fatto -... - che non esiste in Francia schedario
centrale dei passaporti." Il telegramma precisa che, "alla conoscenza delle
autorità francesi, Gotovina non risiede in Francia." Tuttavia, il 8 ottobre,
in una nota di sintesi, il DST afferma che il generale avrebbe scelto di
installarsi nel sud-est del Francia a causa della rete relazionale che aveva
tessuto mentre era legionario negli ambienti di estrema destra e del banditismo
impiantati in questa regione. (...) Beneficerebbe localmente di sufficienti
protezioni mafiose, addirittura di personalità locali, per vivere senza
doversi nascondere e sarebbe in procinto di spostarsi all'estero senza difficoltà
particolari". Dall'esecuzione della commissione rogatoria della polizia
nessuno servizio di polizia francese è stato incaricato ufficialmente di
ricercare il fuggitivo.

Piotr Smolar



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Da: "icdsm-italia@..."
A: "icdsm-italia" <This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.>
Oggetto: [icdsm-italia] La lettera di Ramsey Clark a Kofi Annan
Inviato: Thu, 11 Mar 2004 12:24:30 +0100


[this text in english:
http://it.groups.yahoo.com/group/icdsm-italia/message/41%5d


Lettera di Ramsey Clark ad Annan


Il processo di Slobodan Milosevic, ex-Presidente della Repubblica Federale
Jugoslava, davanti alla Corte Criminale Internazionale per l?ex-Jugoslavia.

di Ramsey Clark

Caro Segretario Generale Annan,

Il processo all?ex-Presidente della Repubblica Federale Jugoslava è programmato
a chiudere la presentazione degli atti al Tribunale Internazionale per i
Crimini in Jugoslavia (ICTY) il 19 Febbraio 2004, a più di due anni dalla
prima testimonianza; da allora 500 mila pagine di documenti, 5 mila video,
300 giorni di giudizio, 200 testimoni, 33000 pagine di trascrizione di atti.
L?accusa non è riuscita a presentare significative o inconfutabili prove
di alcuna azione o intento criminale del Presidente Milosevic. In mancanza
di ciò l?accusa sembra sperare di mettere assieme una documentazione talmente
ampia da richiedere anni di analisi degli atti per portare ad una conclusione.

Intanto lo spettacolo di questo poderoso attacco, portato da una squadra
di sostegno dell?accusa enorme, con grandi risorse gettate contro un singolo
uomo, che si difende da solo, cui è negata una effettiva assistenza, i cui
sostenitori sono sotto attacco in ogni luogo, che sta perdendo la salute
per la fatica, da l?idea dell?ingiustizia del processo.

Diverso fu il primo processo della storia per ?crimini contro la pace del
mondo? tenutosi a Norimberga, iniziato il 20 Novembre 19454 contro 19 accusati
e finito circa tre mesi dopo, il 4 Marzo del 46, quando 4 nazioni presentarono
le prove. Nella sua apertura, il Capo dell?Accusa Robert H. Jackson ha osservato:
? C?è una drammatica differenza tra le circostanze degli accusatori e dell?accusato,
che può screditare il nostro lavoro se esiteremo, anche nelle piccole cose
, bisogna essere sereni e temperati ?non dobbiamo mai dimenticare che la
documentazione sulla quale noi giudichiamo questi imputati è la documentazione
sulla quale la storia giudicherà noi domani. Passare a questi imputati un
calice di veleno è porre lo stesso anche sulle nostre labbra.

Il processo contro Milosevic fu istruito da R. Goldstone (Sud Africa) nell?Ottobre
del 1994. Quando lasciò l?incarico, nel Dicembre del ?96, non aveva trovato
prove che sostenessero l?imputazione. Il suo successore Arbour (Canada)
continuò le indagini senza emettere azioni formali fino al Maggio del ?99,
quando il Presidente Milosevic fu imputato per presunti atti compiuti all?inizio
di quello stesso anno.

Tale imputazione giunse durante il pesante bombardamento US/NATO su tutta
la Serbia e il Kossovo: un?azione di guerra di aggressione che ha ammazzato
civili e distrutto proprietà per miliardi di dollari, (inclusa la casa di
Milosevic, nel tentativo di assassinarlo, il 22/4/99 e l?ambasciata Cinese
a Belgrado, il 7/5/999). Bombe all?uranio impoverito, bombe cluster, e superbombe
hanno centrato civili e le loro risorse Centinaia di infrastrutture civili
sono state distrutte e uomini uccisi a Novi Sad, a Nis, a Pristina...

Nell?imputazione iniziale non sono compresi i crimini in Croazia o in Bosnia.
Si occupa esclusivamente delle presunte azioni dell?esercito serbo in Kossovo
nel 1999. Tutta la Serbia, compreso il Kossovo, è rimasta sotto attacco
di pesanti bombardamenti US/NATO mentre venivano mosse le accuse. Non c?erano
forze US/NATO o investigatori ICTY in Kossovo; le indagini erano impossibili.
Le accuse sono semplicemente un?azione politica per demonizzare Milosevic
e la Serbia, e giustificare quei bombardamenti sulla Serbia, che sono essi
stessi una violazione criminale della Carta delle Nazioni Unite e della
NATO

Come ambasciatrice US alle UN, la Albright guidò le pressioni US per indurre
il Consiglio di Sicurezza a creare l?ICTY. In seguito scrisse nelle sue
memorie che mentre era Segretaria di Stato US, aveva perseguito da lungo
tempo la rimozione di Milosevic dalla sua carica: ? Ho spinto l?opposizione
interna serba a costruire una efficace organizzazione politica puntata ad
estromettere Milosevic. In una nota pubblica affermai ripetutamente che
gli US volevano Milosevic ?via dal potere?, via dalla Serbia e agli arresti
per crimini di guerra?.

Il Presidente Milosevic è stato accusato ed è sotto processo per aver pensato
e agito per proteggere e preservare la Jugoslavia, una federazione essenziale
alla pace nei Balcani. Interessi forti stranieri, con l?aiuto di gruppi
nazionalisti e separatisti e di interessi affaristici dall?interno delle
diverse Repubbliche jugoslave, erano determinati, per loro diverse ragioni,
allo smembramento della Jugoslavia. Primi tra questi gli Stati Uniti; con
la Germania che ha giocato un ruolo. E poi la NATO, che ha prestato il suo
nome all?opera, in violazione della sua stessa Carta. La violenza che ne
è seguita è stata prevedibile e tragica.

In tutto questo non c?è stato leader più conciliante di Milosevic, che ha
evitato di portare la guerra in Slovenia, Croazia, Bosnia e Macedonia, separandole
dalla Repubblica Federale. Nella sua strenua difesa della Jugoslavia, ridotta
a Serbia e Montenegro, sarà soprattutto ricordato per i suoi compromessi
di Dayton, in Ohio, per frenare il brutale bombardamento della Serbia da
Marzo a Giugno del?99. La sua condotta è stata improntata alla pace e alla
sopravvivenza del nucleo della federazione degli Slavi del Sud, di quella
che in giorni migliori fu la federazione degli stati Balcani, essenziale
per il mantenimento della pace, l?indipendenza politica e l?agibilità degli
scambi economici nella regione. Ma Stati Uniti ed altri hanno voluto altrimenti.


Le conseguenze sono state disastrose per ognuno degli stati che facevano
parte della precedente repubblica federale. Oggi in Jugoslavia ci sono interferenze
economiche e stagnazione, instabilità politica, diffuso malcontento e una
montante minaccia di violenza. Gli US sollecitano la Croazia a far parte
della NATO come base per le forze europee per il controllo della regione
e mantenere la sua divisione. La Croazia ha mandato un piccolo contingente
militare al servizio alla NATO in Afganistan e sta subendo pressioni per
mandare truppe in Iraq, in questo modo mantiene il confronto con i popoli
musulmani della Croazia e della Bosnia. Il Ministro della Difesa US, Rumsfeld,
incontrando la lesadership nazionalista croata, Presidente e Primo Ministro
compresi, l?8 Febbraio 2004 ha detto: ?Attendo il giorno in cui la Croazia
sarà parte della NATO?.

L?ex-Presidente della Jugoslavia, accusato per aver difeso la Jugoslavia
in una corte del Consiglio di Sicurezza, non può far rimostranze. Invece
il Presidente degli US, che ha apertamente e notoriamente indetto una guerra
di aggressione, ?supremo crimine internazionale?, contro l?Iraq indifeso,
causando decine di migliaia di morti, spargendo violenza qui e altrove,
non affronta addebiti. Il Presidente Bush continua a minacciare guerre d?aggressione
unilaterali e a spingere allo sviluppo di una nuova generazione di armi
nucleari tattiche - dopo aver invaso l?Iraq usando il pretestuoso argomento
che fosse una minaccia per gli US e che possedesse di armi di distruzione
di massa-. Questo può avvenire soltanto perché il potere e non i principi
stanno ancora prevalendo.

Le Nazioni Unite non possono sperare nella fine del flagello della guerra
finché non troveranno la volontà di affrontare il potere e restare saldi
e uniti sui principi di pace. Quale più chiara evidenza è necessaria sulla
intenzioni degli US di infischiarsene della legge e di imporsi con la forza
che i grandi sforzi statunitensi per distruggere la Corte Criminale Internazionale
(ICC) e guidare i trattati bilaterali perché le nazioni non accettino di
sottomettere cittadini US all?ICC? Composta questa ostruzione alla giustizia
con l?esposto del 30 Giugno 2002 della Rappresentanza Permanente degli US
alle UN, l?ambasciatore Negroponte ha chiesto l?immunità per gli US da tutti
gli accusatori stranieri ai quali il Consiglio di Sicurezza è sottoposto.
Negroponte, minacciando il veto sulla risoluzione pendente in Consiglio
di Sicurezza per il rinnovo della missione di pace in Bosnia Herzegovina,
ha così ottenuto dal Consiglio un?immunità, che è impunità, autorizzando
l?apporto di personale alle missioni di pace keeping. La proposta era di
porre il personale e i delegati US al di sopra dalla legge, mentre i nemici
degli Stati Uniti sono vittime di processi discriminatori in tribunali illegali.


Il tribunale ICTY e gli altri creati ad hoc dal Consiglio di Sicurezza,
sono illegali perché la Carta dell?ONU non da mandato al Consiglio di Sicurezza
di istruire alcun tipo di corte penale. Il dettato della Carta è chiaro.
Fosse stato messo un tale potere nella Carta nel 1945, non ci sarebbero
le Nazioni Unite. Nessuna delle 5 potenze fatte membri permanenti del Consiglio
di Sicurezza nella Carta avrebbe accettato di sottoporre alle UN un rapporto
criminale.

L?ICC fu creato con una trattativa, riconoscendo che le UN non avevano il
potere, senza emendare la loro Carta, di creare questo genere di tribunale.
La creazione dell?ICC dovrebbe precludere la creazione di altri tribunali
criminali e chiedere l?abolizione di quelli esistenti; che sono stati creati
per servire le ambizioni geo-politiche degli Stati Uniti. La questione è
della più grande importanza. Ciò determina se lo stesso Consiglio di Sicurezza
sia sopra alla Carta e al dettato della legge.

I tribunali criminali ad hoc sono inerentemente discriminatori, sfuggendo
i principi
di equità nell?amministrare la giustizia. Le discriminazioni sono utilizzate
per distruggere i nemici. Così quello del Ruanda (ICTR) non ha indiziato
un solo tutsi nel corso di nove anni, durante i quali Faustin Twagirimungu,
Primo Ministro del governo Tutsi del Ruanda (1994-1995), ha testimoniato
davanti a quello di aver creduto che più hutu che tutsi fossero stati uccisi
nelle tragiche violenze del 1994. In seguito centinaia di migliaia di hutu
furono massacrati in Zaire, ora Repubblica Democratica del Congo, e restano
ancora oggi impuniti. Il tribunale ICTR è uno strumento degli US per favorire
il controllo dei tutsi in Uganda, Ruanda, Burundi e forse ancora nella Repubblica
Democratica del Congo.

Il tribunale dell?ICTY è schiacciantemente contro i serbi e solo i leaders
serbi sono stati imputati da questo, inclusi non solo Milosevic e il suo
governo ma anche i leaders della Srpska, l?enclave dei serbi in Bosnia.


Il processo dell?ex-Presidente della Jugoslavia mina la sua salute; egli
è seriamente indebolito e la sua stessa vita è in pericolo. La scorsa settimana
l?udienza è stata cancellata perché stava troppo male, ma il Tribunale ha
aggiunto un carico di ore di udienza per le ultime due settimane della causa.
Solo ieri il Tribunale è stato costretto a ridurre le udienze a mezze giornate
in seguito ad un referto medico di Milosevic, redatto dai dottori indicati
dalla corte. Il Presidente è stato tenuto in totale isolamento per mesi,
durante i quali ha capeggiato il ticket del partito socialista nelle elezioni
parlamentari e il suo partito si è unito nella coalizione che ha eletto
il nuovo portavoce del Parlamento, la scorsa settimana. All?inizio di questa
settimana, il Tribunale ha prolungato l?isolamento di Milosevic per un altro
mese a causa degli eventi politici in Serbia.

Il Presidente Milosevic, da carcerato, con la salute pericolosamente compromessa,
difendendosi da solo nell?aula del tribunale, ha avuto, a più di due anni
dalla deposizione, meno di tre mesi di tempo per preparare la sua difesa,
prima che la presentazione della difesa sia calendarizzata all?inizio di
Maggio. Queste ultimissime azioni del Tribunale sono rappresentative della
grossolana grande ingiustizia dei procedimenti durante gli anni della prigionia
di Milosevic e della causa contro di lui.

Per preparare correttamente la difesa, gli sarebbe necessario assicurarsi
e esaminare decine di migliaia di documenti, cercare e interrogare centinaia
di potenziali testimoni e organizzare la deposizione in una presentazione
coerente ed efficace.

Le Nazioni Unite devono compiere le azioni seguenti nell?interesse della
mera giustizia, per correggere gli errori precedenti, assicurare la legalità
e la serietà di una corte a tal fine creata e per mantenere credibilità
agli occhi del Popolo delle Nazioni Unite:
- Dichiarare una moratoria su tutti i procedimenti in tutti i tribunali
criminali istruiti ad hoc dalle UN, per un periodo di almeno sei mesi, e
per il periodo aggiuntivo che fosse giudicato necessario dalle UN per:

Creare una commissione di studiosi di diritto pubblico internazionale e
di storici per esaminare i precedenti, gli abbozzi, il linguaggio e le intenzioni
della Carta delle Nazioni Unite per determinare se la Carta autorizza il
Consiglio di Sicurezza a creare tribunali criminali e, se così , i fondamenti,
l?autorità e lo scopo di questo potere, o rimettere il problema alla decisione
della Corte di Giustizia Internazionale
Creare una commissione di studiosi di diritto criminale internazionale per
rivedere il processo in corso contro il Presidente Milosevic, per determinare
se gli errori legali, le violazioni dei dovuti procedimenti legali, o l?ingiustizia
nella condotta del processo costringano alla ricusazione degli atti e se
le prove addotte dall?accusa contro l?ex-Presidente Milosevic siano sufficienti
per la legge internazionale, prima che ogni difesa sia presentata, per convalidare
e giustificare la continuazione del processo.
Provvedere l?ex-Presidente Milosevic dei fondi per l?anticipo al collegio
dei consiglieri, a investigatori, ricercatori, esaminatori di documenti
ed altri esperti sufficienti a confutare efficacemente le prove presentate
contro lui ed assicurare il tempo richiesto a completare il lavoro prima
di qualsiasi ulteriore ripresa processuale; tale sforzo diventerà essenziale,
anche se la Corte sarà abolita o se il processo sarà respinto, per favorire
la dimostrazione storica dei fatti per la pace futura.
Provvedere fondi per garantire diagnosi mediche indipendenti, trattamenti
e cure per l?ex-Presidente Milosevic, in Serbia.

Rispettosamente, Ramsey Clark

Traduzione dall?inglese Bf


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CNJ

(italiano / francais / english)


=== ITALIANO ===


M. Collon e V. Stojiljkovic hanno diffuso una lettera in occasione del
quinto anniversario della aggressione dei paesi
NATO contro la RF di Jugoslavia - che cadra' il prossimo
24 marzo - per invitarci a ricordare quella infamia vedendo
e facendo vedere il loro importante videodocumentario
I DANNATI DEL KOSOVO - tra le pochissime testimonianze
video del regime di apartheid e terrore instaurato congiuntamente
da NATO ed UCK nella provincia serba dopo la "liberazione"
del giugno 1999.

Per maggiori informazioni sul video:

http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2387

http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2506

(quest'ultima URL contiene anche la taduzione italiana di due
interviste agli autori del video, scaricabile anche in formato Word alla
URL:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/files/CollonPadova.doc
)

Vedi anche il sito ufficiale:

http://lesdamnesdukosovo.chiffonrouge.org

La versione italiana del videodocumentario I DANNATI DEL KOSOVO
si puo´ richiedere direttamente agli autori (vedi piu' sotto),
oppure ad SOS Yugoslavia - l'associazione che ha curato la
versione italiana - scrivendo a: posta@...

(a cura di AM


=== ENGLISH ===

-------- Original Message --------
Subject: Letter from Michel Collon & Vanessa Stojilkovic
Date: Sat, 6 Mar 2004 18:23:35 +0100
From: Michel Collon

Michel Collon, journalist, author
& Vanessa Stojilkovic, director


Dear Friend,

Soon, it will be the 5th "anniversary" of the Nato war against Yugoslavia.
Permit us to draw your attention to our film The Damned of Kosovo. Because
we believe it will be useful in your organizing and discussions of current
events with a very wide public and helpful in understanding what's really
at stake for all of us today. We also believe it will be of great benefit
to include with our film recent important documentation to show that the
situation, already alarming at the time of filming, has only gotten worse.

The war propaganda at the time of the bombing in 1999 was intolerable to
us, as intolerable as the deafening silence that the media have imposed
on the region today. If many people were fooled and manipulated at that
time, it is our duty to everyone today to re-establish the truth and above
all to give a voice to the forgotten: 20 exclusive witnesses from the Serb,
Roma, Jewish, Muslim, Turkish, Goran and Albanian communities describe the
daily terror of today's Kosovo where "NATO has entered into a marriage of
convenience with the mafia," said an expert.
Serbia was governed for the last three years by the IMF. 10 million people
sucked into a vortex of misery... The price of bread has quadrupled. 170,000
families in Belgrade can't pay for electricity or heating. The IMF is in
the process of laying off 800,000 workers. Some work 13 hour days, 6 days
a week, without social benefits. Soon, they will close more factories here
and move them there.

Unlike what some have told us, we are not 'one war too late'! Quite the
contrary: with their invasion of Iraq the US strategists not only drew lessons
from Kosovo (most notably in their more and more Machiavellian manipulations
of public opinion), but they developed a global war that began, the day
after the Berlin wall came down, in Yugoslavia.
In fact, after having investigated and conducted many interviews in the
country, our analysis of the situation in Kosovo and in Yugoslavia allows
us to conclude without fear of contradiction that this war was brought about
precisely by the need to control oil routes; the most striking example (brought
out in our film) being the US military's super-base, Camp Bondsteel, constructed
in Kosovo, right on the tracks of the projected US trans-Balkan pipeline.

When the US occupies a strategic region, it provokes terrible suffering
for all the people there. And no solution. If this film can show that in
Kosovo, for the last four years, nothing has been sorted out, it might also
help the other people who've been threaten and attacked, all over the world,
to expose in a simple way the strategy of the US global war and its catastrophic
results.
But the resistance to occupation, in Iraq and in Palestine also shows that
these people just won't let things slide. This film is meant to help, in
concrete ways, the forgotten people of Kosovo. It exists as an NGO project
to carry out an international inspection and to bear witness.

How can you help us? By spreading the word about this film in your circles.
You will find here attached a list of concrete proposals. If you can help
us to realize even just one of these proposals, you will be demonstrating
your solidarity with these sacrificed people. And you will be helping bring
a halt to this runaway global war. Thank you very much.

Michel Collon Vanessa Stojilkovic

You may order this film in cassette VHS
for 9 Euros + 3 Euros for postage (Europe) 4 Euros other continents.
HOW TO ORDER : SEE END OF THIS MAIL

++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++

With this film, you receive a dossier composed of several short documents
:

QUESTIONS, ANSWERS and DOCUMENTATION
BEHIND THE FILM
The Damned of Kosovo

* Intolerable war propaganda of 1999, intolerable silence today.
Why did we make this film and how can it help you?


* Report of the Red Cross on the current situation in Kosovo
"Fewer than 2% of the people forced to flee have returned to their homes."


* What's happening today in Kosovo? A film breaks the silence.
Interview : Michel Collon & Vanessa Stojilkovic about their Damned of Kosovo


* France 2 : Economic War USA -- France in Kosovo
Multinationals on the make under cover as NGOs and 'reconstruction'


* The country no one talks about anymore: Where is Yugoslavia?
Explosions in prices, lay offs, cancer, and suicides. The IMF government.


* "I work up to 13 hours a day, 6 days a week, for a miserable wage"
Scenes of workers' lives today in Serbia.


* Media Quiz: Kosovo, True or False?
Alastair Campbell also 'informed' us about Kosovo


* Media Quiz : about our information on the break-up of Yugoslavia
How many years will we have to wait before we learn the truth behind the
war?


* "Let's bust up Iraq like Yugoslavia!"
US strategy suggests . . . ethnic cleansing as a way of sorting out the
mess


* The news that's still hidden from us
Oil, USA & the mafia, Bernard Kouchner, Jamie Shea, Macedonia. . . .


* Will Wesley Clark do the opposite tomorrow... ?
Latin America, Yugoslavia, China and some other targets. . . .


* Can you help us get the word out on The Damned of Kosovo?
A practical program

+++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++

INTERVIEW :
What's Happening in Kosovo today?
A film that breaks the silence.

Michel Collon and Vanessa Stojilkovic
on their new film The Damned of Kosovo

Chased from her apartment in Pristina, Maria would not have had a life
except that she spoke Albanian. Her nephew, an interpretor for the UN, was
savagely murdered. Silvana's husband was kidnapped, and she hasn't had any
news about him for two years. Stanimir's home was burned down. What do
they have in common? They are Serbs and live, or rather survive, in Kosovo.
Why don't the media talk about this region occupied by NATO? The new
film by Michel Collon and Vanessa Stojilkovic breaks the silence. And sounds
an alarm to all people now threatened by these wars of globalization...

How did this film come to be?
Michel Collon. I could not bear the 1999 propaganda war and the medialies
of the spokesman of Nato, Jamie Shea.Nor the media silence imposed afterwards
about Kosovo. Nato had promised wonderful things : so why did they hide
what was happening to the people there ? So I did this report on Kosovo
to get a first hand look at the current situation there...

The problems are not solved ?
Michel Collon. Quite the contrary ! I saw an accumulation of suffering that
no one could imagine here. Bombing attacks, assassinations, expulsions and
the destruction of homes, kidnappings and families in anguish, constant
threats . . . The situation is overwhelming : a veritable ethnic cleansing
that has run off a large part of the non-Albanian population and has terrorized
those who've stayed.
I got "explosive" images, but I am no filmmaker. I had to find someone determined
to engage fully and make from these images a message that could alarm the
opinion. After a first trying, stopped because of health problems of the
filmmaker, I got in touch with Vanessa through Internet. Although she was
very young, I immediately understood she was the right person.

Why ? Who are you, Vanessa ?
Vanessa Stojilkovic. My family comes from Kosovo and Central Serbia. I am
going there every summer. In France, I grew among the Yugoslav community,
I know very well this people, his culture, his history.
I was 13 when the war started. And still today, I continue to endure the
anxiety and the mourning. All these deaths, unfair and useless, because
of the war but also because of the embargo, because vital medicines were
blocked, really, the consequences are not over ! Yugoslav people remain
under threat, the war of 99 still kills. The stress of war and bombings
brought enormous problems of hypertension, and they cannot care them. Cancers
agre increasing terribly. People are dying in silence. The real balance
of war for Yugoslavia, it is not only deaths, it is also the physical and
psychological condition of those who remain. No future !
Year after year, I got many testimonies of ex-Yugoslavs about war, the refugees,
survival and solidarity between people. Michel's writings were in accordance
with what was happening there.
Thanks to him, I could become useful. Helping to let the truth known, as
asked by all these persons giving their testimonies to me. The images and
interviews that Michel brought back from Kosovo appeared as a gold mine.
Irrefutable proofs!

Michel Collon. When listening to Vanessa's suffering, I felt the injustice
made to these people "diabolized" in the media and forbidden to talk! The
Yugoslavs were heard only through the filters and the medialies of Nato.
Situation is much more complex.
I admired that such a young girl, with little experience, engaged in the
impressive work of making a documentary film. She supported the whole burden
: rewriting the scenario, changing and making the montage. Really, we have
to trust the young people!

The result is a film, called by many as "a bomb", if we dare to say so.
Political bomb ?
Michel Collon. Remind what Bill Clinton said just as he began the bombing
of Yugoslavia: "Our firmness is the only hope for the people of Kosovo to
be able to live in their own country. Imagine if we closed our eyes and
if these people were
massacred, right on NATO's doorstep. It would be discredited."
Clinton spoke of the Albanians. But today, what about the Serbs and the
other national minorities, the Roma [Gypsies], Gorans, Turks, Egyptians,
Muslims... They all suffer martyrdom.

The presence of NATO troops has not put a stop to the violence?
Michel Collon. Not only has it not stopped the violence, but the film shows
several exclusive documents that reveal NATO's complicity with the authors
of this violence: the militias of the KLA separatists. Recently German police
officers accused American troops to protect murderers.
Vanessa Stojilkovic. My principal motivation was above all to open the eyes
of all the 'native' French or all the people of Western Europe who have
been misinformed. To make them aware, for example, that we have been depriving
the non-Albanians of decent health care: People are dying because they don't
have anything to treat them with, because they don't have the necessary
medical equipment. That Serb children don't have schools to go to. That
a hundred churches have been destroyed. And that all this is still going
on. Kosovo remains hell.

Is this a 'pro-Serb' film?
Michel Collon. No. First, it also states the case for other national minorities,
those who have also been persecuted, 'cleansed'. The Roma (so called "Gypsies"),
for example, chased off all over Europe, these days. And murdered in Kosovo.
And also the Jews, Gorans, Muslims, Turks, Egyptians... Minorities about
whom silence is dominating.
And then, many Albanians find themselves equally victimized by a mafia system
based on terror. One of them was able to testify in front of our camera.
He was persecuted because he married a Serb!
In fact, I am neither pro-Serb, nor pro-Albanian. I think that all these
people find themselves victims of hidden strategies: The US wanted, just
like their allies, to destroy Yugoslavia which they saw as too Leftist.
They wanted to control the oil routes that pass precisely through there.
They wanted to install their super-base, Camp Bondsteel. And they have succeeded,
by utilizing --no, by themselves inciting-- this conflict between the Serbs
and the Albanians.
Do you know that presently Washington has signed 99 year leases for all
the runways used by its bombers? Could someone explain to us how these bombers
will help resolve the problems of the people of Kosovo?

A much wider strategic objective, then?
Michel Collon. Exactly. This military base brings the US bombers very close
to Moscow and to the Caucauses. It is part of a larger plan of encirclement,
because Washington doesn't think Putin and his current positions will necessarily
last forever. And moreover, by breaking up
Yugoslavia as part of a global plan they sent out this message to the people
of the world: If you resist globalization, you will be destroyed.
An editorial in the New York Times on the eve of the war had already clearly
stated this: "For globalization to work, America must not demure from acting
like the omnipotent super-power that it is. The invisible hand of the market
never functions without the hidden fist. McDonalds cannot prosper without
McDonnel Douglas, the builder of the F-15 fighter. And the hidden fist that
guarantees a secure world for the technologies of the Silicon Valley is
called the US Army, Air Force, Navy and Marines."

You have written several books on these themes. Why a film?
Michel Collon. I realized that this medium allows one to touch those who
don't read. And it is ideal for stimulating debate. Each person can easily
give a cassette to a friend, a relative. Or organize at his home a little
screening and discussion.
And this is urgent because Mr Bush has announced that he will attack a number
of other countries. A great reason for progressives to resume the discussion
of what happened in Yugoslavia. Did the results of the NATO intervention
correspond to its promises? Are there other hidden interests here? Was public
opinion manipulated by the media lies?
Vanessa Stojilkovic. During the war, Western media hurted me a lot. I understood
very fast that using the images was the best way to pass a message and make
the people sensitive to a cause. And when I went there, I got it : our film
makes possible for these people, blocked in their ghettos, to go across
the borders and bring here their testimony.

You assert that globalization leads to war ?
Michel Collon. Yes. The policies of the multinationals only widen the gap
between the rich and poor on this planet. War became the number one method
to break their resistance. The war against the Palestinians and the Iraqis,
'Plan Columbia', the interventionist agression against the Congo, threats
against Iran, Syria, North Korea, all that is part of the same global war.
Vanessa Stojilkovic. The young people organized against globalization must
inform themselves more seriously on these wars. A country that has used
chemical weapons like Agent Orange, depleted uranium bombs and other such
filth can not be allowed to manipulate us and to make us believe that it
waged this war for the liberties and the rights of Man. We can't let them
rule the world and organize these wars in the financial interests of the
multinationals. And I'm also angry at the European nations that were complicit
and profited from this war.

Yugoslavia is a warning for the whole planet ?
Michel Collon. Yes. All people who do not want to live on their knees, all
countries who want to determine their own destinies, risk being hit by this
global war that Mr Bush and his pals are planning. The only issue is to
create a huge international front of resistence to this war.

What are you going to do now with this film, already translated in six languages
?
Vanessa Stojilkovic. In the end of the film, Lajos, a old Hungarian man,
blocked behing the barbed wire of a center for refugees, sends an appeal
to the international public opinion : "Help us!". Our duty is to make the
drama known in all possible places. We promised that to them.

++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++

TO ORDER :

Send by mail to michel.collon@...
(Same address to organize debates or get info)

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Street, Nr : ...............................

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I want :

O ........... copies in English of The Damned of Kosovo

O ........... copies in French

O ........... copies in Serb

O ........... copies in Dutch

O ........... copies in Spanish

O ........... copies in Italian


PRICE : 10 Euros + 3 Euros for postage Europe (other continents, 4 Euros
or 4 dollars)


HOW TO PAY :
Send to this account : 979-1390659-72
of Michel Collon, 37 rue Renard, 4430 Ans, Belgium.

If you paid from abroad, you have to mention :

CODE IBAN : BE38 9791 3906 5972

CODE SWIFT ARGENTA : AR SPBE22

Banque Argenta, 188 chaussée de Tongres, 4000 Rocourt, Belgium


http://lesdamnesdukosovo.chiffonrouge.org


For those you want to buy the film and the book
Liar's Poker (The great powers, Yugoslavia and the next wars,
202 A4 pages illustrated, New York, 2002, normally sold at 19 ? :

We can send that book together with the film for 9 ? instead of 19 ?.
So one film + one book is 18 ? + 5 ? postage = 23 ? (or 30 $)

LIAR'S POKER TABLE OF CONTENTS

The Media -- Let's Make a Fresh Start
1. Media Tests: How Good Is Our News Information? 9
-- Geographic Censorship
-- How to Demonize Your Opponent
-- Aspects of Sarajevo Concealed by the Media
-- Rapes, Camps, Enclaves: The Battle of Media Lies

The Great Powers: Allies or Rivals?
2. Germany's Revenge 49
3. A Recurring Story? 65
4. Bonn Wants to Become a Superpower 89
5. "Their Objective Is to Prepare for War" 103
6. The USA vs. Germany 111
7. The Four Strategic Stakes in the Balkans 127
-- Control of Oil Routes
-- The Domination of Eastern Europe
-- Weaken and Control Russia
-- The Struggle for Military Bases
8. NATO: War or Peace? 159
9. 1991-1995: Five Years of Rivalry between Bonn and Washington 175

Index 199



=== FRANCAIS ===


Michel Collon, journaliste d'investigation
& Vanessa Stojilkovic, réalisatrice


Cher ami,


A l'approche du 5ème anniversaire de la guerre de l'Otan contre la
Yougoslavie, nous nous permettons d'attirer votre attention sur notre
nouveau film Les Damnés du Kosovo. Car nous croyons qu'il sera utile dans
votre action et vos discussions sur l'actualité avec des publics très larges
et désireux de comprendre les véritables enjeux dans lesquels nous sommes
tous impliqués. Nous avons également jugé bon d'accompagner notre film de
documents récents et importants, montrant que la situation, déjà alarmante
au moment du tournage du film, n'a fait que s'aggraver.

La propagande de guerre lors des bombardements de 1999 nous a été
intolérable, comme nous est intolérable aujourd'hui le silence médiatique
assourdissant imposé à cette région. Si beaucoup de personnes ont été
trompées et manipulées à l'époque, il est de notre devoir à tous aujourd'hui
de rétablir la vérité et surtout de donner la parole aux oubliés :

20 témoignages exclusifs de Serbes, Roms, Juifs, Musulmans, Turcs, Gorans,
Albanais... décrivent la terreur quotidienne, aujourd'hui au Kosovo, Où
«
l'Otan a fait un mariage de raison avec la mafia », explique un expert.
Quant à la Serbie, gouvernée depuis trois ans par le FMI, ce sont 10
millions de personnes qui se retrouvent aspirées dans une spirale de
misère... Le prix du pain a été multiplié par quatre. 170.000 familles de
Belgrade ne peuvent plus payer l'électricité (et donc le chauffage urbain).
Le FMI est en train de licencier 800.000 travailleurs. Explosion de la
drogue et des suicides. Des ouvriers travaillent 13 heures par jour, 6 jours
par semaine, sans sécurité sociale. Payés avec des mois de retard et
surexploités. Bientôt, on fermera d'autres usines ici pour délocaliser
là-bas.

Contrairement à ce que certains peuvent nous rétorquer, nous ne sommes pas
« en retard d'une guerre » ! Bien au contraire : dans leur intervention
contre l'Irak, les stratèges US ont non seulement tiré des leçons du Kosovo
(notamment dans la manipulation de plus en plus machiavélique de l'opinion
publique), mais ils n'ont fait que développer une guerre globale qui a
commencé, au lendemain de la chute du mur de Berlin, en Yougoslavie.
En effet, après avoir enquêté et mené plusieurs interviews sur place, notre
analyse de la situation au Kosovo et en Yougoslavie nous permet d'avancer
sans crainte que cette guerre était précisément motivée par la volonté de
contrôler les routes du pétrole ; l'exemple le plus frappant (exposé
d'ailleurs dans notre film) est la super-base militaire US, Camp Bondsteel,
installée au Kosovo. Juste sur le tracé du projet US de pipeline
trans-Balkans .

Quand les Etats-Unis occupent une région stratégique, cela provoque de
terribles souffrances pour toutes les populations. Et aucune solution. Si
ce
film permet de montrer qu'au Kosovo, depuis quatre ans, rien ne s'arrange,
il veut aussi aider les autres peuples agressés ou menacés, partout dans
le
monde, en exposant de façon simple la stratégie guerrière globale des
Etats-Unis et ses résultats catastrophiques.
Mais la résistance à l'occupation, en Irak, en Palestine, montre aussi que
les peuples ne se laissent pas faire. Ce film se veut une aide concrète
aux
populations oubliées du Kosovo. Il existe un projet d'ONG pour une visite
internationale d'inspection et de témoignage.

Comment pouvez-nous nous aider ? En faisant connaître ce film autour de
vous. Vous trouverez ci-après une liste de propositions concrètes. Si vous
pouvez nous aider à réaliser ne serait-ce qu'une seule de ces propositions,
vous témoignerez votre solidarité envers ces populations sacrifiées. Et
vous
aiderez à freiner la course vers la guerre globale dans le monde. Merci
d'avance.

Michel Collon @ Vanessa Stojilkovic

Vous pouvez acheter ce film en cassette VHS au prix de 9 euros + 2 ? de
port
( Belgique) ou 3 ? (Europe).
BON DE COMMANDE EN FIN DE MAIL

+++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++

Avec ce film, vous recevez un dossier rassemblant divers petits documents
:

QUESTIONS, REPONSES ET DOCUMENTS

AUTOUR DU FILM
Les Damnés du Kosovo

* Intolérable propagande de guerre en 1999, intolérable silence aujourd'hui
Pourquoi avons-nous fait ce film et en quoi peut-il vous servir ?

* Rapport de la Croix-Rouge Internationale sur la situation actuelle au
Kosovo
« Moins de 2% des personnes chassées sont retournées dans leurs foyers »

* Que se passe-t-il à présent au Kosovo ? Un film brise le silence.
Interview de Michel Collon & Vanessa Stojilkovic à propos de leurs Damnés
du
Kosovo

* Envoyé spécial (France 2) : Guerre économique USA - France au Kosovo
Multinationales en chasse sous couvert d'ONG et de « reconstruction »

* Le pays dont on ne parle plus : où en est la Yougoslavie ?
Explosion des prix, des licenciements, des cancers, des suicides. Et rejet
du gouvernement du FMI.

* «Je travaille jusqu'à 13 h par jour, six jours semaine, pour un salaire
de
misère»
Scènes de la vie des travailleurs aujourd'hui en Serbie

* Test - médias : Kosovo, vrai ou faux ?
Alastair Campbell nous avait aussi « informés » sur le Kosovo

* Test - médias : que valait notre info sur l'éclatement de la Yougoslavie
?
Combien d'années nous faut-il attendre avant d'apprendre la vérité sur les
dessous d'une guerre ?

* «Divisons l'Irak comme la Yougoslavie !»
Un stratège US propose le... nettoyage ethnique comme solution au bourbier

* L'actualité qu'on nous cache encore
Pétrole, USA & maffia, Bernard Kouchner, Jamie Shea, Macédoine...

* Wesley Clark fera-t-il demain le contraire de ce qu'il a fait hier ?
Amérique latine, Yougoslavie, Chine et quelques autres cibles...

* Pouvez-vous nous aider à diffuser Les Damnés du Kosovo ?
Un formulaire pratique

+++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++







NTERVIEW :
Que se passe-t-il à présent au Kosovo ?
Un film brise le silence.

Michel Collon et Vanessa Stojilkovic
sur leur nouveau film Les Damnés du Kosovo

Chassée de son appartement à Pristina, Maria n'a eu la vie sauve que parce
qu'elle parlait albanais. Son neveu, interprète pour l'ONU, a été assassiné
sauvagement. Le mari de Silvana a été kidnappé, elle est sans nouvelles
depuis deux ans. La maison de Stanimir a été brûlée. Qu'ont-ils en commun?
Ils sont Serbes et vivent, ou plutôt survivent au Kosovo. Pourquoi les
médias ne parlent-ils plus de cette région occupée par l'Otan ? Le nouveau
film de Michel Collon et Vanessa Stojilkovic brise le silence. Et met en
garde tous les peuples menacés par les guerres de la mondialisation...

Quel a été le point de départ de ce film ?
Michel Collon. La propagande de guerre de 1999 et les médiamensonges du
porte-parole de l'Otan, Jamie Shea, m'avaient été intolérables. Tout comme
le silence médiatique imposé ensuite sur le Kosovo. L'Otan avait promis
monts et merveilles, mais pourquoi ne nous disait-on plus rien des gens
qui
vivaient là-bas ? J'ai donc effectué un reportage sur place...

La situation n'est pas réglée ?
Michel Collon. Au contraire ! Ce que j'ai constaté et ce que le film montre,
c'est une accumulation de souffrances qu'on n'imagine pas ici : attentats
à
la bombe, assassinats, destructions des maisons ou expulsions, kidnappings
et angoisses des familles, menaces permanentes... Le constat est accablant:
une véritable purification ethnique a chassé du Kosovo la plupart des non
-
Albanais et terrorise ceux qui restent. Il fallait absolument briser ce
silence.
J'avais des images explosives, mais je ne suis pas cinéaste. Il me fallait
donc trouver quelqu'un qui s'engage à fond pour transformer ces images en
un
message capable d'alerter l'opinion. Après un premier essai arrêté pour
maladie, je suis entré en contact par Internet avec Vanessa. Malgré son
jeune âge, j'ai immédiatement senti que c'était elle qu'il fallait.

Pourquoi ? Qui êtes-vous, Vanessa ?
Vanessa Stojilkovic. Ma famille d'origine vit au Kosovo et en Serbie
centrale. J'y vais chaque été, j'y ai des amis. En France, j'ai grandi au
sein de la communauté yougoslave, je connais bien ce peuple, sa culture,
son
histoire.
J'avais 13 ans quand la guerre a commencé en 91. Et aujourd'hui encore,
je
vis l'angoisse et les deuils. Tant de morts injustes et inutiles - à cause
de la guerre, mais aussi à cause de l'embargo, c'est-à-dire la privation
de
médicaments vitaux - vraiment, nous n'avons pas fini d'en ressentir les
conséquences! Le peuple yougoslave reste sous la menace, la guerre de 99
tue
toujours des gens. Le stress de la guerre et des bombardements a provoqué
d'énormes problèmes d'hypertension qu'ils n'ont pas les moyens de soigner.
Et les cancers croissent à une allure fulgurante. Les gens meurent dans
la
souffrance. Le bilan actuel de la guerre, pour toute la Yougoslavie, ce
n'est pas seulement des morts, mais aussi l'état physique et psychologique
de ceux qui restent. Et leur manque d'avenir.
Au fil des années , j'avais rassemblé quantité de témoignages
d'ex-Yougoslaves sur la guerre, les réfugiés, la survie et la solidarité
des
peuples. Les articles de Michel concordaient avec ce qui se passait
réellement là-bas.
Grâce à lui, j'ai pu me rendre utile. En aidant à faire connaître la vérité
comme me l'avaient demandé toutes ces personnes dont je notais les
témoignages bouleversants. Les images et interviews ramenées par Michel
du
Kosovo me sont apparues comme une mine d'or. C'étaient des preuves
irréfutables !

Michel Collon. En écoutant la souffrance de Vanessa, j'ai ressenti
l'injustice qui avait été commise envers ces gens diabolisés par les médias
et interdits de parole ! On n'a écouté les Yougoslaves qu'à travers les
filtres et les médiamensonges de l'Otan. La situation est bien plus
complexe.
J'ai admiré qu'une toute jeune fille, avec peu d'expérience, se lance dans
la tâche impressionnante de réaliser un film documentaire ! Elle a tout
porté sur ses épaules : réécrire le scénario, transformer le découpage,
effectuer le montage. Vraiment, on doit faire confiance aux jeunes !

Le résultat est un film que certains ont qualifié de bombe, sans mauvais
jeu
de mot. Une bombe politique ?
Michel Collon. Rappelez-vous ce que disait Bill Clinton en déclenchant les
bombardements sur la Yougoslavie : «Notre fermeté est le seul espoir pour
le
peuple du Kosovo de pouvoir vivre dans son propre pays. Imaginez si nous
fermions les yeux et si ces gens étaient massacrés, à la porte même de
l'Otan. Celle-ci serait discréditée.»
Clinton parlait des Albanais. Mais aujourd'hui, les Serbes et les autres
minorités nationales qui vivaient au Kosovo depuis des siècles - Roms,
Gorans, Turcs, Egyptiens, Musulmans... , tous subissent un martyre.

La présence des troupes de l'Otan ne freine pas ces violences ?
Michel Collon. Non seulement elle ne les freine pas, mais le film apporte
plusieurs documents exclusifs qui révèlent la complicité de l'Otan avec
leurs auteurs : les milices de l'UCK séparatiste. Récemment, des policiers
allemands ont encore accusé les troupes américaines de protéger les
meurtriers...
Vanessa Stojilkovic. Ma motivation principale a été d'ouvrir les yeux à
tous
ceux d'Europe occidentale qu'on a désinformés. Leur faire savoir, par
exemple, que les non-Albanais sont privés de soins de santé décents : que
des gens meurent parce qu'ils sont privés des équipements médicaux
nécessaires. Que les enfants serbes et autres sont privés d'écoles. Qu'une
centaine d'églises ont été démolies. Et que ça continue. Le Kosovo reste
un
enfer.

Est-ce un film «pro-serbe» ?
Michel Collon. Non. D'abord, il donne aussi la parole aux nombreuses
minorités nationales, elles aussi persécutées, «nettoyées». Les Roms, par
exemple, pourchassés un peu partout en Europe, ces temps-ci. Et martyrisés
au Kosovo. Et aussi les Juifs, Gorans, Musulmans, Turcs, Egyptiens... Des
minorités dont on ne parle jamais.
Ensuite, de nombreux Albanais se retrouvent également victimes d'un système
maffieux basé sur la terreur. L'un d'eux a pu témoigner devant notre caméra.
Il était persécuté parce que marié à une Serbe !
En fait, je ne suis ni pro-serbe, ni pro-albanais. Je pense que tous ces
peuples se retrouvent victimes de stratégies cachées : les Etats-Unis
voulaient, comme leurs alliés, détruire une Yougoslavie trop à gauche. Ils
voulaient contrôler les routes du pétrole qui passent précisément par là.
Ils voulaient installer leur super-base militaire de Camp Bondsteel. Et
ils
y ont réussi, en utilisant - non : en excitant eux-mêmes - le conflit entre
Serbes et Albanais.
Savez-vous qu'à présent, Washington conclut des locations de 99 ans pour
les
pistes de ses bombardiers ? Quelqu'un peut-il nous expliquer en quoi des
bombardiers aideront à résoudre les problèmes des populations du Kosovo
?
Les bases installées aujourd'hui, ce sont les guerres de demain.

Un objectif stratégique plus vaste, alors ?
Michel Collon. Exactement. Cette base rapproche les bombardiers US de Moscou
et du Caucase. Elle fait partie du grand plan d'encerclement, car Washington
ne pense pas que Poutine et sa tendance seront nécessairement éternels.
Et
briser la Yougoslavie faisait partie du plan global en envoyant un message
à
tous les peuples du monde : si vous résistez à la mondialisation, vous serez
détruits.
Un éditorialiste du New York Times l'avait déjà clairement expliqué, à la
veille de la guerre: «Pour que la globalisation marche, l'Amérique ne doit
pas craindre d'agir comme la superpuissance omnipotente qu'elle est. La
main
invisible du marché ne fonctionnera jamais sans un poing caché. McDonalds
ne
peut être prospère sans McDonnel Douglas, le constructeur de l'avion F-15.
Et le poing caché qui garantit un monde sûr pour les technologies de la
Silicon Valley, ce poing s'appelle armée des Etats-Unis, Air Force, Navy
et
Marines.»

Vous avez écrit plusieurs livres sur ces thèmes. Pourquoi un film ?
Michel Collon. J'ai constaté que ce média permet de toucher aussi ceux qui
ne lisent pas, notamment chez les jeunes. Et de susciter un débat. Nous
vendons le film en cassette, très bon marché, ce qui permet à chacun de
l'offrir à un ami, un parent. Ou d'organiser chez soi une petite projection
+ discussion.
Et c'est urgent car Monsieur Bush annonce qu'il va attaquer de nombreux
autres pays. Une bonne raison pour les progressistes de rediscuter ce qui
s'est passé en Yougoslavie. Les résultats de l'Otan correspondent-ils à
ses
promesses ? Y avait-il d'autres intérêts cachés ? A-t-on manipulé l'opinion
par des médiamensonges ?
Vanessa Stojilkovic. Pendant toute la guerre, les médias occidentaux m'ont
fait beaucoup de tort. J'ai vite compris que les métiers de l'image étaient
l'outil idéal pour faire passer un message et sensibiliser les gens à une
cause. Et, en me rendant sur place, j'ai compris : notre film permet à ces
gens, bloqués dans leur ghettos, de franchir les frontières et d'apporter
ici leur témoignage.

Votre thèse, c'est que la mondialisation mène à la guerre ?
Michel Collon. Oui. La politique des multinationales ne fait qu'augmenter
l'écart entre riches et pauvres de cette planète. La guerre est devenue
la
méthode n° 1 pour briser leurs résistances. La guerre contre les
Palestiniens et les Irakiens, le «Plan Colombia», l'agression contre le
Congo par armées interposées, les menaces contre l'Iran, la Syrie, la Corée,
tout cela fait partie de la même guerre globale.
Vanessa Stojilkovic. Il faudrait que la jeunesse antimondialisation
s'informe plus sérieusement sur ces guerres. On ne peut laisser un pays
qui
a utilisé l'arme chimique Agent Orange, des bombes à l'uranium et autre
saloperies nous manipuler et nous faire croire qu'il mène la guerre pour
la
liberté et les droits de l'homme. On ne peut le laisser gouverner le monde
et y organiser des guerres dans l'intérêt financier de ses multinationales.
Et je suis en colère aussi contre les pays européens qui ont été complices
et tirent profit de cette guerre.

La Yougoslavie, c'est un avertissement à toute la planète ?
Michel Collon. Oui. Tout peuple qui ne veut pas vivre à genoux, tout pays
qui entend fixer lui-même son destin, sera frappé par la guerre globale
de
Bush et ses amis. La seule issue est de créer un grand front international
de résistance à la guerre.

Qu'allez vous faire concrètement avec ce film, qui est déjà traduit en six
langues ?
Vanessa Stojilkovic. A la fin du film, Lajos, un vieil homme d'origine
hongroise, persécuté et immobilisé derrière les barbelés d'un centre pour
réfugiés, lance un appel à l'opinion internationale : « Aidez-nous ! » Notre
devoir est de faire connaître leur drame partout où ce sera possible. Nous
le leur avons promis.






Bon de commande :

A renvoyer en mail à michel.collon@...
(Même adresse pour infos et organisation de projections débats)


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O ........... exemplaires en français des Damnés du Kosovo

O ........... exemplaires en anglais The Damned of Kosovo

O ........... exemplaires en espagnol des Condenados de Kosovo

O ........... exemplaires en serbo-croate des Damnés du Kosovo

O ........... exemplaires en néerlandais De Verdoemden van Kosovo

O ........... exemplaires en italien I danato de Kosovo

O ........... veut être tenu au courant des parutions en allemand et en
arabe


PRIX : 9 Euros + port (Belgique: 2 ?, Europe : 3 ?, Autres : 4 ? ou $)


PAIEMENT :

Vous pouvez virer au compte 979-1390659-72 de Michel Collon, Liège,
Belgique.

Si vous virez de l'étranger, il faut mentionner :

CODE IBAN : BE38 9791 3906 5972

CODE SWIFT ARGENTA : AR SPBE22

PAIEMENT POUR LA FRANCE :
Egalement par chèque à l'ordre de Vanessa Stojilkovic, 19 rue Paul Painlevé
26000 Valence


CONSULTEZ LE SITE DU FILM : http://lesdamnesdukosovo.chiffonrouge.org







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