Informazione

SAN STEPINAC MARTIRE, PREGA PER NOI


Da: "Fabrizio Rossi"
Data: Mer 11 Feb 2004 03:25:43 Europe/Rome
A: <This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.>
Oggetto: [vocedelgamadi] Stepinac

Senza commenti, ecco come e' rivoltata la storia da parte ecclesiastica.
Saluti.
Fabrizio Rossi - Roma

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La Gazzetta del Mezzogiono - Martedì 10 Febbraio 2004
nella rubrica: Il santo del giorno - a cura di padre Massimiliano
Carucci :

Beato Alojzije Viktor Stepinac (1898-1960).

Nacque a Brezaric (Croazia). Conseguita la maturità classica, si
arruola nell'esercito austro-ungarico; dopo la guerra entra in
seminario, ed è mandato a studiare a Roma. Qui nel 1930 è ordinato
sacerdote. Tornato in patria, nel 1934 è consacrato vescovo e nel 1937
succede a mons. Bauer come arcivescovo di Zagabria. Nel 1941, sotto il
regime di Ante Pavelic, interviene con lettera chiedendo il «rispetto
totale della persona, senza distinzione di età, sesso, religione,
nazionalità e razza». Con l'avvento del comunismo, Tito gli chiede di
staccarsi da Roma per creare una Chiesa nazionale. Al rifiuto è
rinchiuso nel carcere. Nel 1953 papa Pio XII lo crea cardinale,
deplorando il regime che gli impediva di recarsi a Roma. Nel 1956 gli
venne fatta conoscere la lettera di papa Pacelli nella quale lodava la
fede eroica dei cardinali Mindszenty in Ungheria, Wyszynski in Polonia,
Stepinac in Jugoslavia. Nel 1960 lo stato di salute si aggrava e
inaspettatamente muore, pregando per i suoi persecutori.
Festeggiamo anche santa Scolastica, vergine; san Silvano; beata Chiara
da Rimini.

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La lista [vocedelgamadi] e' di supporto a "La Voce",
notiziario del Gruppo Atei Materialisti Dialettici (GAMADI).
Per informazioni sul GAMADI e per abbonarsi al mensile "La Voce":
telefono e fax: 06-7915200; posta elettronica: <gamadilavoce@...>
indirizzo: Piazza L. Da Vinci, 27 - 00043 Ciampino (Roma)
---

NOTA: sulle responsabilita' di Alojzije Stepinac e del clero cattolico
nel genocidio attuato dai nazisti croati sotto il regime di Ante
Pavelic vedi ad esempio:
M.A. Rivelli, "L'Arcivescovo del genocidio",
Ed. Kaos, Milano 1999

(english / srpskohrvatski / italiano)

Bosnia-Erzegovina

1. Boutros Ghali al Tribunale dell'Aia... per essere stato troppo
"buono" con i serbi ?!?

2. Sarajevo: Nazionalisti musulmani vogliono cambiare il nome di Viale
Maresciallo Tito...
Sarajevo: Changing the name of the Marshal Tito’s street to the street
of Alija Izetbegovic ?

3. Sarebbero 2500 i serbi di Sarajevo liquidati durante la guerra
fratricida.
2,500 Sarajevo Serb Civilians Were Killed During War?

4. Arrestato vice capo ufficio Interpol a Sarajevo
Deputy Director of Interpol Bosnia Arrested

5. UNA BASE MILITARE USA NUOVA DI ZECCA
New Bosnia base provides more options for SFOR

6. Varie (dispacci ANSA)


VEDI ANCHE:

Ecco chi l’occidente ha finanziato ed aiutato a “liberare” la Bosnia
dalla Jugoslavia...
http://www.resistenze.org/sito/te/po/bs/pobs4b07.htm

GLEDAJ TAKODJE:
Due link - in serbocroato, segnalati da www.exju.org :

sarajevo kao bronks
(guerre di mafia a sarajevo)
http://www.monitor.cg.yu/arhiva/a_693_14.html

sumrak kulture: federacija bez filmova, knjiga, muzeja
(sulla cultura in crisi in bosnia)
http://www.slobodna-bosna.ba/zadnje_izdanje/ministri377.htm

Il sito degli islamisti "bosgnacchi"
http://www.IslamBosna.ba

SEE ALSO:

DFA: Terrorism Threats to Olympics and Balkans Now in Public Arena (by
Gregory R. Copley)
http://groups.yahoo.com/group/decani/message/79179

The Olympic terror threat: some conceptions and misconceptions
http://www.balkanalysis.com/modules.php?name=News&file=print&sid=236

Islamist Recruitment in Bosnia - A "White" Al-Qaeda
http://www.israelnn.com/print.php3?what=news&id=56548

Osama Bin Laden focues on the Balkans (by Yossef Bodansky)
http://www.balkanpeace.org/rs/archive/sep03/rs230.shtml

Terrorists Threaten Europe from Balkan Safe Haven
http://www.debka.com/article_print.php?aid=220


=== 1 ===


BOUTROS GHALI AL TRIBUNALE DELL'AIA ?!?

na srpskohrvatskom:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3183
  
Da "Oslobodjenje", Sarajevo, 12.2.04:
  
L' ex Segretario delle NU, Boutros Ghali, durante il suo mandato, ha
nascosto o falsificato i fatti al Consiglio di sicurezza, sulla guerra
in Bosnia ed Erzegovina.
I cittadini della Bosnia ed Erzegovina (1) questo lo potevano
supporre già quando combattevano per la loro sopravvivenza sotto
le bombe ed i cecchini. Ciò viene confermato ora dall'ex Ambasciatore
del Venezuela nelle NU, Diego Ariya, nella testimonianza contro
Slobodan Milosevic all'Aia. "Ghali tratteneva le informazioni della
vera situazione sul terreno, oppure disinformava il Consiglio di
sicurezza, sottoponendo ad esso informazioni false", ha dichiarato
Ariya.
L'accusa è diretta, basata sulle informazioni di cui dispone
l'ambasciatore, ed è un'altra testimonianza dell'errato, ingannevole,
miserabile ed infine cattastrofico ruolo delle NU dal 1992 - 1995 in B.
E.
I cosiddetti caschi-blu comandati dal Ghali, nel forte desiderio di
rimanere neutrali, negando i fatti,  in verità stavano dalla parte
degli aggressori. Una volta, in missione a Srebrenica, Diego
Ariya descrisse la situazione: come in un lager, si stava svolgendo
lì un genocidio rallentato, ed egli avviso', invano, dell'imminenza di
un possibile massacro.
Che la situazione fosse ancor più tragica - egli ricorda ora - i
soldati serbi e il comandante dell'UNPROFOR cercavano di nasconderlo
(2). Il motivo? Bloccare l'intervento militare (SIC), deformando i
fatti sulla guerra della B.E., nella quale "tutte le parti sono
uguali". (3) Perché Boutros Ghali faceva tutto ciò? Sarebbe bene che
risponda all'Aia. Ma non da testimone.
                                                                        
      
Edin Krehic 
 
NOTE DEL TRADUTTORE
(1) Ci si riferisce esclusivamente ai "bosgnacchi" (già musulmano
bosniaci) ?!
(2) Quali fatti sono stati veramente tenuti nascosti? Sicuramente
l'autore NON si riferisce ai retroscena della strage "del pane", ne'
all'attacco contro il convoglio dell'E.J. decimato da musulmani
bosniaci e mujahedini, benche' fosse "scortato" dai caschi- blu...
(3) Consigliamo la lettura dell'articolo "Vittime della guerra in B.E."
pubblicato da Hrvatska Ljevica (mensile di Zagabria), tradotto e citato
nell' Intervento a Trieste, dal sottoscritto - vedi:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/files/CONVEGNOTRIESTE/
.                                                
Ivan Pavicevac per il CNJ 


=== 2 ===


Link segnalato da www.exju.org, vedi:
http://www.exju.org/comments/647_0_1_0_C/

http://www.fena.ba/uk/vijest.html?fena_id=FSA110103&rubrika=ES


06.02.2004 (19:39)

SDP AGAINST THE IDEA OF CHANGING THE NAME OF THE STREET OF MARSHAL TITO

SARAJEVO, February 6 (FENA) – In regard to the idea of changing the
name of the Marshal Tito’s street to the street of Alija Izetbegovic,
the BiH Social Democratic Party (SDP) will use all legal means and
appeal to the citizens of Sarajevo to oppose this “low and uncivilised
campaign that is aimed at erasing the memory of a great statesmen and a
great friend of BiH and Sarajevo”.

“We declare that the carriers of this campaign are of short memory and
short-sighted views to the facts and events in regard to the role of
Josip Broz Tito in establishing the equitability and statehood of BiH
as well as in the national affirmation of Muslims – Bosniaks”, is
stated in SDP’s announcement.

Alija Izetbegovic as the first Chairman of Presidency of the
independent and internationally recognised BiH certainly deserves
permanent remembering and gratitude, which should be manifested with
adequate marking of the memory of his deed, is stated in announcement,
which further notes that such marking should not damage the memory and
remembering of the celebrated partisan commander and anti-fascist, one
of the leaders of the Non-aligned Nations Movement.

(Fena) jc


=== 3 ===


http://www.seeurope.net/en/Story.php?StoryID=48134&LangID=1

Seeurope.net
February 16, 2004

BOSNIA AND HERCEGOVINA:

2,500 Sarajevo Serb Civilians Were Killed During War?

On the basis of collected evidence, the Istina (Truth)
Association of Srpsko Sarajevo (Bosnian Serb part of
Sarajevo) has established that Bosniaks had 168 small
prison camps in Sarajevo where they tortured and
killed Serb civilians during the war, Association
Managing Board President Milan Jovovic said on Monday.
"We have evidence on the murder of 2,500 Sarajevo
Serbs, including their names and the place where they
were killed," Jovovic told Republika Srpska media and
added that the Association also had the names of 1,100
killers and persons from whom they received orders,
Tanjug reported.


=== 4 ===


BOSNIA: ARRESTATO VICE CAPO UFFICIO INTERPOL A SARAJEVO

(ANSA) - SARAJEVO, 05 FEB - Il vice direttore dell'ufficio Interpol
bosniaco, Asim Fazlic, e' stato arrestato ieri sera a Sarajevo con
l'accusa di abuso d' ufficio e collusione con la malavita. Lo ha reso
noto la polizia di Sarajevo. Secondo il quotidiano Dnevni avaz, che
cita fonti della magistratura che hanno chiesto l' anonimato, la
sezione della Procura contro la corruzione e la criminalita'
organizzata ha avviato l' indagine ed ottenuto dal tribunale
l'autorizzazione alla perquisizione dell'ufficio di Fazlic nella sede
dell' Interpol. Secondo la fonte, Fazlic tratteneva i mandati di
cattura, ne informava i ricercati e ne disponeva l' esecuzione solo
dopo aver ricevuto la conferma che la persona in questione avesse
lasciato la Bosnia. Tra l' altro, Fazlic e' stato identificato come
la persona che ha tenuto nel cassetto i mandati di arresto dei
sospetti autori dell'attentato dinamitardo in cui, il mese scorso, e'
stato ucciso Taib Torlakovic, ritenuto uno dei capi della malavita
di Sarajevo. (ANSA). COR*VD 05/02/2004 13:43


SEE ALSO:
Deputy Director of Interpol Bosnia Arrested (by Anes Alic)
http://balkanreport.tol.cz/look/BRR/
article.tpl?IdLanguage=1&IdPublication=9&NrIssue=1&NrSection=1&NrArticle
=11557


=== 5 ===


http://www.estripes.com/article.asp?section=104&article=19555


New Bosnia base provides more options for SFOR

By Ivana Avramovic, Stars and Stripes
European edition, Sunday, December 28, 2003

EAGLE BASE, Bosnia and Herzegovina — Though the size of the
Stabilization Force will decrease by June, a new American camp was
recently opened to improve safety for troops patrolling the area by
cutting the number of hours they spend on the roads.
SFOR started manning Camp Clark, near the Bosnian town of Olovo in the
southernmost part of the American area of responsibility, two weeks
ago.
“We didn’t have a base camp anywhere close,” said Maj. Jarrod Krull,
the spokesman for Multinational Brigade North. “[Camp Clark] will
allow more flexibility as far as presence patrols.”
Before the construction of the new camp, patrols had to travel two
hours from either Forward Operating Base Connor, in the east, or
Eagle Base, in the north.
“It was something that was determined that was needed before our
rotation here,” Krull said.
SFOR 14 took over on Sept. 30.
The new camp allows troops to stop for lunch when they are in the area,
get repairs if needed, and, in case of bad weather, to spend the
night instead of taking chances on the road.
“Even though we have smaller numbers [of troops], it allows us to keep
our presence throughout our area of responsibility, and … it’s a
safety issue, too,” Krull said.
Snow and ice in the winter are a great concern for travelers taking the
windy, mountainous, two-lane road from Camp Clark to Eagle Base.
NATO recently announced the number of SFOR troops will be cut next
June, and the Stabilization Force mission possibly turned over to the
European Union at the end of 2004, but the U.S. military believes the
camp will continue to be used long after restructuring.
“It’s a base camp that could be used by anyone,” Krull said. “It’s
something that could be used well into the future.”
When the peacekeeping mission in Bosnia started in December 1995, small
camps and numerous checkpoints were opened throughout the area,
including one in Olovo, the closest town to the new camp.
As the security situation in the country improved within the first two
years of the mission, many of the smaller camps closed, leaving the
area around Olovo without a permanent SFOR presence.
Over the next six years, SFOR shifted bases in northeastern Bosnia as
the need for its presence changed. The peacekeeping force closed Camp
Demi near Kladanj, and the satellite base of Camp McGovern, while FOB
Morgan in the north opened. Soon after, Camp Dobol near Kalesija in
the east closed, but Forward Operating Base Connor was opened to
allow the return of refugees in Bratunac and Srebrenica area.
While a few platoons will be stationed in Camp Clark, the number will
vary depending on the number of patrols in the area and troops taking
a break at the camp.
“It’s going to add to safety,” Krull said. “It will just make the
soldiers’ lives easier.”

© 2003 Stars and Stripes. All Rights Reserved.


=== 6 ===


TERRORISMO: BOSNIA; SFOR CERCA ARMI, VILLAGGIO CIRCONDATO

(ANSA) - SARAJEVO, 11 DIC - I militari della Forza di stabilizzazione
della Nato in Bosnia (Sfor) hanno bloccato oggi il villaggio di
Serici, sui pendii del monte Vlasic, in Bosnia centrale, cento
chilometri circa a nord-ovest da Sarajevo. Lo ha reso noto l'agenzia
di stampa Fena. L'operazione e' incominciata verso le 13.00 e
secondo testimoni sul posto, il villaggio e' sorvolato da alcuni
elicotteri della Sfor mentre una sessantina di soldati americani
stanno perquisendo le case, i cui proprietari hanno avuto o hanno
legami con i mujaheddin, in cerca di armi illegali o altro materiale
che potrebbe essere collegato con la rete terroristica Al Qaida. I
carabinieri dell'Msu (Unita' multinazionale specializzata della Sfor)
che hanno creato una cornice di sicurezza intorno alla zona, fermano
giornalisti e abitanti del luogo alcuni chilometri prima di Serici
venendo dalla direzione di Zenica, distante dal villaggio circa 30
chilometri. Fonti della base americana Orao di Tuzla, sede del
comando della Brigata multinazionale Nord della Sfor, hanno dichiarato
che si tratta di un'operazione di ricerca di armi illegali che la
Sfor sta conducendo in collaborazione con le autorita' locali. (ANSA)
COR*VD
11/12/2003 18:55

BOSNIA: ARRESTO A TRAVNIK, ANCORA NESSUN DETTAGLIO DA SFOR

(ANSA) - SARAJEVO, 22 DIC - La Forza di stabilizzazione della Nato
(Sfor) non ha ancora reso noto ne' il luogo di detenzione ne' i
motivi concreti dell'arresto di una persona che i militari della Sfor
hanno portato via dalla sua abitazione di Travnik, Bosnia centrale,
nella notte tra sabato e domenica. Secondo fonti bosniache, si
tratterebbe di un uomo di origine algerina. Ieri, in un comunicato,
la Sfor ha annunciato di aver arrestato una persona ''impegnata in
attivita' che minacciano la sicurezza'' in Bosnia, senza fornire
alcun dettaglio sulla sua identita', aggiungendo che sono stati
sequestrati ''documenti di essenziale importanza per le indagini'' e
che la persona arrestata si trova in ''luogo sicuro''. Fonti
della polizia di Travnik, riferiscono i media bosniaci, hanno detto
che si tratta di Mohamed Zitouni Perenda, 31 anni, che ha la doppia
cittadinanza bosniaca e algerina. La moglie, bosniaca, di Zitouni,
Melika Perenda, ha raccontato che i soldati sono entrati con la forza
nella loro casa nel centro di Travnik, hanno immobilizzato la coppia
per perquisire la casa e infine hanno portato via Zitouni ''in
pigiama''. ''Siamo sposati da otto anni - ha detto la donna - e mio
marito non ha mai avuto problemi con la legge''. Una pattuglia
della polizia locale e' stata presente, su richiesta della Sfor, alla
perquisizione della casa, ma le autorita' locali non sono state
informate ne' dei motivi dell'arresto ne' della localita' in cui
viene tenuto Zitouni. Durante la guerra in Bosnia (1992-95) un
certo numero di mujaheddin, secondo alcuni dati circa 400, vennero
dai paesi islamici a combattere nelle file dell'esercito di Sarajevo.
Alcuni sono rimasti nel paese anche dopo il conflitto perche' hanno
acquisito la cittadinanza, nella maggior parte dei casi sposando
ragazze bosniache, senza, secondo le denunce della stampa,
un'accurata indagine sull'identita' e il passato di queste persone.
Due anni fa, a seguito della revisione condotta da una commissione
parlamentare, e' stata revocata la nazionalita' bosniaca a 94 arabi e
islamici. (ANSA). COR*VD 22/12/2003 15:18

'SPARISCE' PREMIO PACE, IN DIFFICOLTA' ARCIVESCOVO SARAJEVO

(ANSA) - L'AQUILA, 21 GEN - Nell'agosto del 2002 era arrivato
all'Aquila per le celebrazioni della Perdonanza Celestiniana,
nell'ambito delle quali gli era stato assegnato il Premio
internazionale per la Pace. Ma a distanza di un anno e mezzo
l'arcivescovo di Sarajevo, cardinale Vinko Pulijc, lamenta che i 100
mila euro del Premio - da lui devoluti a un centro per la formazione
dei giovani in Bosnia - non gli sono mai arrivati. Per un certo
periodo la vicenda si e' anche tinta di giallo, dal momento che i
soldi sono partiti dall'Aquila in due tranche, tramite altrettanti
bonifici bancari dell'Istituzione della Perdonanza Celestiniana
(l'ente che gestisce il Premio e le celebrazioni collegate per conto
del Comune), ma non sono mai arrivati a destinazione. Ora pero', come
assicura il direttore dell'Istituzione, Michele Gentile, si e'
scoperto che la mancata consegna dipende da ''un semplice disguido di
natura burocratica, per il quale si sono gia' presi provvedimenti''.
''In pratica - spiega Gentile - mancava l'indicazione del numero
di un sottoconto relativo a un fondo intestato a opere religiose
facenti capo alla Curia di Sarajevo. Ora la Tesoreria
dell'Istituzione ha gia' provveduto a sanare il disguido, ripetendo
correttamente gli ordini di pagamento, e quindi la somma verra'
versata nel giro, al massimo, di due o tre giorni''. Monsignor
Pulijc, comunque, a causa del mancato arrivo dei soldi e' incorso in
difficolta' finanziarie, poiche' per portare a termine i lavori di
ricostruzione del liceo distrutto dalla guerra bosniaca a Travnik ha
contratto persino dei debiti a livello personale, contando proprio
sui 100 mila euro in arrivo dall'Aquila. Prima del cardinale di
Sarajevo, nel 2001 il Premio per la Pace era stato assegnato - e
regolarmente versato - a papa Giovanni Paolo II, che lo aveva
devoluto a favore dei bambini africani. L'anno scorso, invece, il
riconoscimento e' stato attribuito all'allora rappresentante delle
Nazioni Unite in Iraq, Sergio Vieira De Mello, rimasto ucciso il 19
agosto nell'attentato alla sede Onu di Baghdad. La vicenda della
''scomparsa'' del Premio destinato a monsignor Pulijc era stata al
centro nei mesi scorsi di polemiche all'interno dell'amministrazione
comunale aquilana: le opposizioni di centrosinistra avevano anche
chiesto l'abolizione del riconoscimento o il suo dimezzamento sotto
il profilo economico, oltre alle dimissioni dell'assessore alla
Cultura, sostenendo che ''l'immagine dell'Aquila non puo' essere
offuscata dal mancato pagamento dell'importo di un premio a un
personaggio impegnato sul fronte della pace''. La giunta, tuttavia,
ha sempre risposto che l'Istituzione Perdonanza gode di una sua
autonomia, sia dal punto finanziario che amministrativo. (ANSA).
GR
21/01/2004 19:30

BOSNIA: MORTO COMMISSARIO EUPM FREDERIKSEN PER ATTACCO CUORE

(ANSA) - SARAJEVO, 26 GEN - E' morto oggi a Sarajevo, per attacco
cardiaco, il commissario della Missione di polizia europea (Eupm), il
danese Sven Frederiksen. Lo ha reso noto l'agenzia di stampa Fena.
Frederiksen partecipava a una riunione a Sarajevo, hanno confermato
fonti dell'Eupm, quando e' stato colto da malore. E' stato
immediatamente portato in una struttura non precisata, ma i medici non
sono riusciti a salvargli la vita. (ANSA). COR*VD 26/01/2004 16:59
BOSNIA:MORTO COMMISSARIO EUPM FREDERIKSEN PER ATTACCO CUORE (2)
(ANSA) - SARAJEVO, 26 GEN - Sven Frederiksen, 57 anni, guidava l'Eupm
dall'inizio della missione, il primo gennaio 2003, dopo aver guidato
nei sei mesi precedenti la Polizia internazionale dell'Onu (Iptf),
impegnata in Bosnia fin dal 1995 a fianco della Forza di
stabilizzazione (Sfor) a guida Nato, e sostituita dalla missione
europea. In precedenza Frederiksen ha fatto parte dell'Unprofor, la
Forza di pace dell'Onu in Bosnia durante la guerra (1992-95), ed e'
stato il capo della polizia civile delle Nazioni unite in Kosovo.
La missione di polizia in Bosnia e' la prima operazione avviata
nell'ambito della politica europea di sicurezza e difesa, con
l'obiettivo di assistere e sostenere le autorita' locali, in
particolare le forze di polizia, al fine di raggiungere ''gli elevati
standard europei e internazionali''. L'Eupm e' composta da 500
ufficiali di polizia, 50 esperti civili e da oltre 300 dipendenti
locali, e ne fanno parte uomini anche di 18 Paesi extra-Ue. I piu'
numerosi sono i poliziotti tedeschi, francesi e britannici. Il
contingente italiano e' forte di 26 uomini della polizia di stato e 22
carabinieri. (ANSA). COR*VD
26/01/2004 17:41

BOSNIA: CRIMINI GUERRA, 4 CROATI ASSOLTI PER SECONDA VOLTA

(ANSA) - SARAJEVO, 30 GEN - Quattro croati bosniaci, accusati di
crimini di guerra commessi nel 1993 contro civili e prigionieri di
guerra musulmani, sono stati oggi assolti per la seconda volta dal
tribunale di Mostar, nel processo di revisione disposto dal tribunale
della Federazione Bh (entita' a maggioranza croato musulmana di
Bosnia). Lo ha reso noto l'agenzia di stampa Fena. Zeljko Djidic
(44), Mate Anicic (49), Ivan Skutor (50), Erhad Poznic (52)erano
accusati di aver torturato e ucciso civili musulmani nell'edificio
della Facolta' d'ingegneria di Mostar trasformata in carcere durante
il conflitto tra croati e musulmani bosniaci nel 1993-94, e anche
dell'uccisione di 13 militari dell'Esercito bosniaco fatti prigionieri
nel maggio del 1993 e dei quali non si conosce ancora la sorte.
Nella motivazione della sentenza, il presidente del tribunale Mladen
Jurisic, che ha avuto lo stesso incarico all'epoca del primo processo,
ha affermato oggi che l'accusa non ha presentato ''prove valide e
certe'' sulla colpevolezza degli imputati. E' stato provato, ha
aggiunto Jurisic, che in quel periodo sono stati commessi i crimini
citati nell'atto d'accusa, ma sta agli inquirenti individuarne i
responsabili. Il sostituto procuratore Ibro Bulic ha dichiarato
oggi di essere ''scioccato'' dalla sentenza odierna ed ha annunciato
che ricorrera' in appello. Per tutta la durata del processo i
quattro imputati si sono avvalsi della facolta' di non rispondere.
Uno di questi, Anicic, e' noto per aver aggredito nel 1996, Hans
Koshnik, capo dell'amministrazione Ue di Mostar, ed e' stato notato
tra gli organizzatori dei disordini di Mostar in occasione del
commissariamento della Hercegovacka banca, in cui sono rimasti feriti
18 militari della Nato e 5 civili. (ANSA) COR*VD 30/01/2004
18:40

BOSNIA: PRIVATIZZAZIONE MINIERA FERRO, PRESCELTA LNM HOLDING

(ANSA) - SARAJEVO, 5 FEB - La holding britannico-indiana 'Lnm group'
e' stata scelta come il miglior offerente per la costituzione di una
societa' mista, di cui avra' il 51%, con la miniera di ferro di
Ljubija, presso Prijedor, in Bosnia nord- occidentale. ''Ora
seguiranno le trattative con la Lnm per la firma del contratto'', ha
detto il direttore della miniera Ranko Cvijic, citato dal quotidiano
Nezavisne novine, ma non ha voluto rivelare il valore dell'offerta
della Lnm che ha prevalso su quella dell'austriaca 'Voest Alpine
Intertrading'. La miniera di Ljubija, praticamente ferma dalla
guerra (1992- 95), si trova oggi nella Republika Srpska (Rs, entita' a
maggioranza serba di Bosnia) che con la Federazione Bh (a maggioranza
croato musulmana) costituisce la Bosnia dell'accordo di pace di
Dayton. Prima del conflitto la miniera di Ljubija faceva parte della
holding che comprendeva anche l'acciaieria di Zenica, oggi nella
Federazione. Gli economisti citati dal giornale auspicano ora che
la Lnm riesca ad acquisire anche l'acciaieris 'Bh Steel' di Zenica,
per la cui privatizzazione le offerte sono ancora in corso di
presentazione. In questo modo la miniera di Ljubija avrebbe un
acquirente assicurato per il suo minerale, come l'aveva oltre un
decennio fa. Lnm e' la seconda holding di acciaio a livello
mondiale, presente in 45 paesi, tra cui Germania, Francia, Repubblica
ceca, Romania, Stati uniti, Canada, Messico, Indonesia, Polonia.
(ANSA). COR*VD
05/02/2004 15:10

BOSNIA: SANZIONI A SAROVIC, PROTESTE DIRIGENTI SERBO BOSNIACI

(ANSA) - SARAJEVO, 10 FEB - Il presidente della Republika Srpska (Rs,
entita' a maggioranza serba di Bosnia) Dragan Cavic, i deputati della
maggioranza serba nel parlamento di Banja Luka e il leader del Partito
democratico serbo (Sds, nazionalista) Dragan Kalinic, hanno protestato
contro le sanzioni decise ieri, dalla comunita' internazionale
''senza presentare prove'', contro Mirko Sarovic. L'ex presidente
della Rs ed ex componente della presidenza tripartita bosniaca,
Sarovic e' stato destituito, per decisione dell'Alto rappresentante
Paddy Ashdown, dal suo attuale incarico di vicepresidente dell'Sds e
accusato, con altre nove persone anche da parte di Washington, di
sostenere la fuga dei ricercati per crimini di guerra, in particolare
di Radovan Karadzic. Aspetto di conoscere ''i fatti e le prove'',
ha detto il presidente Cavic, altrimenti questa decisione potrebbe
provocare ''gravi conseguenze per i processi democratici''. ''E' un
attacco diretto contro l'Sds - ha detto Kalinic - e contro il ruolo
chiave nella stabilizzazione e a favore delle riforme che (il partito)
ha sulla scena politica''. Sarovic ha sempre agito, ha detto il
ministro degli esteri bosniaco Mladen Ivanic, nel rispetto della
Costituzione, Lo stesso Sarovic, che l'anno scorso e' stato
costretto a dimettersi dalla presidenza collegiale bosniaca quando fu
scoperta una vendita illegale di armi all'Iraq da parte di
un'azienda della Rs, ha negato oggi di sostenere i fuggitivi ricercati
per crimini di guerra. Sarovic ha anche accusato l'ambasciatore
americano di ingerenze negli affari interni della Bosnia ed ha
aggiunto che nessuno potra' impedirgli l'attivita' politica. ''E
dall'Sds - ha detto - mi potra' espellere solo il partito stesso''.
Una sola voce fuori dal coro e' arrivata dal primo ministro della Rs
Dragan Mikerevic, che ha assicurato che il governo ''rispettera' le
sanzioni decise dal governo Usa in collaborazione con l'Alto
rappresentante''. Il premier, da pochi giorni tornato da una visita
negli Usa, ha detto che per l'amministrazione americana questo e' un
anno decisivo per la cattura dei principali ricercati per crimini di
guerra e che dal governo e dalle istituzioni della Rs ci si aspetta
che ''facciano la loro parte''. ''Mi e' stato detto chiaramente - ha
aggiunto - che, nonostante sia previsto che il Tribunale dell'Aja
chiuda i battenti nel 2008, questo non succedera' finche non saranno
assicurati alla giustizia i sospetti piu' ricercati''.
Washington ieri ha congelato i beni e vietato l'ingresso negli Stati
uniti di dieci poliziotti, giudici, politici e uomini d'affari serbo
bosniaci, tra cui Sarovic, perche' fanno parte della rete di sostegno
di Karadzic, l'ex leader dei serbi di Bosnia ricercato per genocidio e
crimini di guerra. Ashdown dal canto suo, ha deciso il congelamento
dei conti bancari in Bosnia delle persone della lista ed ha
destituito, oltre a Sarovic, tre funzionari di polizia. La
decisione dell'Alto rappresentante, ha commentato oggi le proteste il
suo portavoce Oleg Milisic, e' stata presa ''in base a informazioni
concrete'', ma a causa delle fonti delle informazioni, ha aggiunto, la
comunita' internazionale non intende commentare la questione. (ANSA)
COR*VD 10/02/2004 18:29

BOSNIA: KARADZIC, DIREZIONE PARTITO SI DIMETTE PER PROTESTA

(ANSA) - SARAJEVO, 11 FEB - Cresce la tensione nella parte serba
della Bosnia a margine degli sforzi per trovare il superlatitante
Radovan Karadzic. Il leader Drakan Kalinic e l'intera direzione del
Partito democratico serbo (Sds, nazionalista) si e' dimessa la notte
scorsa per protesta contro la destituzione, decisa dall'Alto
rappresentante della comunita' internazionale in Bosnia Paddy
Ashdown, di Mirko Sarovic, vicepresidente dell'Sds. Secondo i
dirigenti del maggiore partito serbo bosniaco, la destituzione di
Sarovic, ex componente della presidenza tripartita bosniaca costretto
l'anno scorso a dimettersi da quest'incarico, e' la continuazione
delle pressioni esercitate sull'Sds al fine di eliminare dalla scena
politica i suoi quadri piu' importanti. Queste ''decisioni arbitrarie
e unilaterali'', si legge nel comunicato, ''minacciano i processi
democratici e brutalmente annullano la volonta' elettorale dei
cittadini''. Nel comunicato si ipotizza anche una possibile uscita
dell'Sds dall'esecutivo della Republika Srpska (Rs, entita' a
maggioranza serba di Bosnia) e anche dal governo centrale bosniaco,
una volta che sara' eletta la nuova dirigenza. Ashdown ieri ha
destituito Sarovic e tre funzionari di polizia serbo bosniaci, ed ha
deciso il congelamento dei conti bancari loro e di altre sei persone,
tutte accusati di far parte della rete di sostegno ai ricercati per
crimini di guerra, in particolare Radovan Karadzic. I nomi dei dieci
sono stati aggiunti anche alla lista di coloro ai quali Washington
vieta l'ingresso negli Stati uniti, e quattro di loro sono gia' su
un'analoga lista di divieto d'ingresso nell'Ue pubblicata l'anno
scorso da Bruxelles. La decisione di Ashdown e' stata oggi
indirettamente criticata anche dall'ambasciata russa a Sarajevo,
perche', si dice in un comunicato citato dall'agenzia Fena, ''e'
stata presa senza consultazioni nell'ambito del Consiglio di
applicazione degli accordi di pace in Bosnia, in contrasto con i
principi accettati e la prassi del suo funzionamento''. (ANSA)
COR*VD
11/02/2004 19:49

Brisanje Jugoslavije / 6
https://www.cnj.it/documentazione/brisanje.htm

[ Questo testo in lingua italiana:
LA RIMOZIONE DELLA JUGOSLAVIA
https://www.cnj.it/documentazione/rimozione.htm
oppure al sito: http://www.lernesto.it/ ]


BRISANJE JUGOSLAVIJE

Andrea Martocchia - Prevod: O. Juric
"L'Ernesto", broj 3 (maj-juni) i 4 (juli-avgust) 2003


Balast proslosti i ucinak italijanske levice na neuhvatljivoj granici
izmedju zbilje i obmane

U tom pozoristu lutaka, gde smicalica smenjuje smicalicu, Italija igra
zapazenu ulogu. Dovoljno je pogledati geografsku kartu. Koridor 10
(Trst), Koridor 8 (sve nase jadranske luke) i 5. (Trst), prolaze kroz
Italiju, sto znaci da je u sredistu interesovanja ma koja
imperijalisticka varijanta da odnese prevagu. Toliki geopoliticki
znacaj moze da objasni ogromno interesovanje i sredstva koja je Italija
zadnjih deset godina ulagala u Balkan, ali ne moze da opravda ni opsti,
povrsan odnos javnog mnjenja prema jugoslovenskoj tragediji, a
ponajmanje, konkretno, nedopustivo ponasanje antiratnog pokreta i
levice koji su celokupnu jugoslovensku problematiku uporno i svesno
potiskivali iz svesti. Uostalom, Italija neresenih “pitanja” sa
Jugoslavijom, drugim recima razloga za preispitivanje svoje savesti,
ima na pretek i od ranije. Koja su to pitanja? Pa evo, podjimo redom.
Posle I Svetskog rata, pitanje prisilne italijanizacije i
slovenofobicnog nacionalizma, mahom na istoku. Pod fasistickom cizmom
sledi krvava kolonizacija delova Jugoslavije, od Ljubljane do Pristine
i od 1941. do 1943. Italijanskih konclogora je bilo na Rabu i drugde,
kao i logora za jugoslovenske robijase na sada italijanskoj teritoriji,
npr. u Cervinjanu del Friuli. Stopa smrtnosti je u tim logorima bila
veoma visoka, pa ipak, u italijanskoj istoriografiji to pitanje
predstavlja jos jednu “crnu rupu” (42).

A posle toga, i posle razilazenja sa Staljinom, jos jedna trauma, i jos
jednom potiskivanje Jugoslavije, toga puta iz svesti italijanskih
komunista. Ubedjen sam da sve ovo treba imati u vidu ako se zaista
zeli temeljno sagledavanje i pretresanje pitanja antijugoslovenske
nastrojenosti velikog dela italijanske levice. Raskidom KPJ sa
Staljinom, zapravo dolazi do narusavanja prirodnih odnosa italijanskih
i jugoslovenskih komunista - racunajuci tu i jugoslovene italijanskog
porekla u Sloveniji i Hrvatskoj, koji su tokom svih ovih decenija
zadrzali belo-crveno-zelenu trobojku sa petokrakom u sredini.
Medjupartijski odnosi su naruseni uprkos tome sto su bili zadojeni
linfom antifasisticke Narodno-oslobodilacke borbe. Groblja na kojima je
sahranjeno na stotine jugoslovenskih partizana poginulih u Italiji,
najvecim delom u centralnom delu, potpuno su zaboravljena kao sto je
zaboravljena herojska borba rame uz rame po sumama i gorama jedne i
druge strane Jadranskog mora, rekao bih, citirajuci C. Del Bela, po
uzoru na "damnatio memoriae". Da ne pominjem hladni rat izmedju
vidalijevaca i titoista koji je neposredno posle '48. u Trstu uneo
razdor u komunisticki pokret (43). U Italiji eto dolazi do slucajne
podudarnosti interesa antikomunisticke, dakle, antijugoslovenske
desnice sa interesima ibeovaca, dakle, antijugoslovenski nastrojenih.
Iz toga sledi opsta atmosfera antijugoslovenske netrpeljivosti pod
ionako nepovoljnim okolnostima koje su dale pecat hladnom ratu. Da
navedem samo neke: uvrezeni nacionalizmi, uloga kontroverznih dvolicnih
licnosti i redovno periodicno podgrevanje trauma iz ratnih i poratnih
godina – npr. pitanje masovnog iseljavanja iz Istre i Dalmacije i
ratnih zlocina, stvarnih i izmisljenih (44).

U toj i tako neprijateljskoj atmosferi mogu se potraziti neki od uzroka
nerazumevanja imperijalistickog i bratoubilackog rata koji je buknuo
'91. U redovima KPI bile su tada i jos uvek su u redovima raznih
parlametarnih grupa, istaknute licnosti – od kojih su pojedini cak
poreklom iz Julijske Krajine, Slovenije, Istre itd. - odgovorne za
medjunarodne odnose, dakle dobro upucene u dogadjaje i, uopste, u
celokupnu balkansku problematiku. Tokom svih ovih godina, njihov
doprinos ne samo da je zatajio, nego je cesto umeo biti cak poguban,
utoliko sto su pruzili ideolosku podrsku secesionistima a '99 podrzali
sramno bombardovanje. Zahvaljujuci svojim poznanstvima, kako u Italiji,
tako u Jugoslaviji, oni su u raznim svojstvima bili aktivni u stvaranju
« javnog mnjenja » bilo da su nastupali pred studentima, u sredstvima
javnog informisanja, na tribinama fondacija, antiratnog pokreta ili
mnogobrojnih drustvenih organizacija. U uslovima politicko-kulturne
dekadencije koja se neverovatno pogubno odrazila na « levicu » jos
pocetkom osamdesetih godina, zapravo su bez poteskoca mogli da
plasiraju povrsna ili pak potpuno netacna tumacenja (« agresorski rat
Srbije », rat « za nacionalno oslobodjenje », rat « za samoopredeljenje
») Cesto su te iste licnosti bivale u diplomatskoj misiji na tim
prostorima za racun Italije i ekonomsko kolonijalnog osvajaca. Velika
je steta pak, sto se nije cula rec bivsih partizana koji bi nas
podsetili na herojske dane NOB-a, stavljajuci pitanje medjunacionalnih
odnosa u istorijsku perspektivu. Nije se cuo ni glas jugoslovenskih
komunista, koje nasa « levica » nikada tokom svih ovih dugih godina
nije smatrala pozvanim da govore o visestrukom razaranju njihove
domovine.

Oni koji se danas izjasnjavaju kao komunisti trebalo bi prvo da budu u
stanju da slobodno i samostalno raspolazu izvornom i autenticnom
gradjom, kako bi slobodno i samostalno proucavali i tumacili istoriju
Jugoslavije, nama prostorno i vremenski veoma blisku, dramaticnu i
bremenitu posledicama. Ocigledno se moramo osloboditi balasti. Pored
mucnog i sada vec anahronog nasledja o kojem sam vec rekao, tu je i
tesko breme dugogodisnje ratne propagande, pojednostavljenih tumacenja
iskljucivo u funkciji « prava coveka », tu je « nadobudnost » izvesne
levice koja se prekasno opsetila da u lutkarskom pozoristu nisu svi
lutke ....Recju, treba misliti slobodno, a ne podlegati uticaju
kojecijih interesa.

Na hiljade uniformisanih Italijana periodicno se smenjuju toboze na
zadacima « ocuvanja mira » na Balkanskom prostoru; prituzbi ima tu i
tamo, kad se otkrije novi slucal leukemije ili neko tragicnim slucajem
strada; medjutim, ako se zeli temeljno resiti problem, mora se
jednostavno zahtevati povlacenje celokupne italijanske vojske
rasporedjene van granica i ukidanje neokolonijalisticke politike, koja
je uvek licemerno maskirana.


Fus-note:

(42) O italijanskim zlocinima na Balkanu u vreme II Svetskog rata
pogledati dokumentarni film BBC "Fascist Legacy" koji, iako cenzurisan
na Radio TV Italije, uveliko obilazi filmske dvorane. Na tome treba
zahvaliti u prvom redu Nacionalnoj koordinaciji za Jugoslaviju iz
Torina koja je mnogo doprinela njegovoj promociji u Torinu. Praznina,
medjutim, ima sjaset i to na raznim nivoima: pocev od obucavanja
ustaskih terorista u Italiji tridesetih godina , pa preko ilegalnog
iznosenja trezora NB Jugoslavije 1941. (u cemu je ucestvovao mladi Lico
Djeli) do stvaranja Velike nacifasisticke Albanije. Istoria o ulozi
Italie na Balkanu napisana je nepotpuno i rdjavo.

(43) "Vidalijevci" po Vitoriju Vidaliju, sefu KPI za Trst i "ibeovcu".
Neposredno posle 1948. frakcionastvo u Tristu uzima maha ali ne uvek u
funkciji nacionalne pripadnosti. Licnost i uloga druga Tita u Trstu i
dalje biva umanjivana ili prepustena iskljucivo desnici u propagandne
svrhe, uprkos tome sto je IX Korpus NOV oslobodio Trst. Povrh
razmimoilazenja Tito-Staljin – koje nije zadiralo u istorijat i
neposredne italijansko-jugoslovenske partijske odnose, u KPI je
preovladalo misljenje da opredeljenje za « Trst Italiji » ide u prilog
kako njihovom nacionalnom, tako i institucionalnom legitimitetu (1953).
Tito i Jugoslavija ce prihvatiti Toljatijevu pomoc u resavanju
razmimoilazenja i ubrzo dici ruke od Trsta, iako su ga oslobodili 1945.
i uprkos tome sto bi u protivnom ostalo kao Slobodna Teritorija Trst.
Slovenski zivalj tada, pa i sada cini veliki procenat stanovnistva,
narocito u radnickim naseljima i u kraskom pojasu, gde i danas
preovladjuje slovenacki jezik.

(44) Slozeni su uzroci iseljavanja, ali se ne moze tvrditi da je
iseljavanje proisteklo iz medjunacionalne netrpeljivosti, kako to
pokusavaju dokazati pojedini istoricari revizionisti, neofasisti. U to
vreme, iseljavanje seoskog zivlja u gradove je opsta pojava. Trscani i
Istrani su takodje odlazili u velike industrijske centre, pa i izvan
zemlje. S druge strane, treba imati u vidu i politicko-ideoloske motive
iseljavanja ( antikomunizam i/ili kolaboracionizam), utoliko pre sto
je u to doba Trst vrveo od Slovenaca, Hrvata i Srba kompromitovanih u
raznim fasistickim i nacistickim pokretima, te izbeglih iz Jugoslavije
upravo iz tog razloga.
Sto se tice « jama » treba napomenuti da je Trst sa okolinom posle 8.
septembra pripadao III Rajhu ("Adriatisches Küstenland").
Kolaboracionisti svih fela pocinili su tu jezovite zlocine. Partizani
su na te zlocine odgovorili ispravno i, osim retkih slucajeva, nije
bilo primera licne osvete. Konkretno, odlucivao je narodni sud
posleratne Jugoslavije o svakom slucaju po na osob, i valja znati da je
mnogo manje smrtnih kazni izreceno u Julijskoj Krajini nego u isto
vreme recimo u Pjemontu, ili Emiliji Romanji. Uprkos tome, u vreme
hladnog rata, pitanje « kraskih jama » poprima monstruozne razmere u
sredstvima javnog informisanja, kao sastavni deo psiholoskog rata kojim
su u tom kraju dirigovale sluzbe za spijunazu Decima Mas i Gladio. Taj
psiholoski rat ce ponovo uzeti maha kao vid pritiska na Sloveniju i
Hrvatsku (C. Cernigoi, "Operazione Foibe a Trieste", ed. KappaVu, Udine
1997). A kao vrhunac svega, propagandna kampanja oko « jama » ciji
istorijski koreni sezu do Adriatisches Küstenland i nacisticke stampe,
ne samo da danas uziva punu podrsku revizionisticki nastrojenih
istoricara « levog centra », nego nije mimoisla cak ni skolske
udjbenike u Italiji u kojoj se, s druge strane, o zlocinima koje je
Italija pocinila cuti. Retko kad ce pomenuti kc-logor Riziera u San
Saba, u samom Trstu.

[Nel Kosovo "liberato dall'oppressore serbo-jugoslavo" - e cioe', di
fatto, occupato militarmente dagli stranieri e ridotto a protettorato
NATO - rifiorisce l'antica, davvero barbara tradizione della faida tra
famiglie. Come nella Calabria di 20 anni fa, insomma... Una tradizione
che i governi socialisti avevano debellato, in Jugoslavia come anche
ovviamente in Albania, ma che oggi rinasce in un contesto di violenza,
bigottismo e patriarcato. Fonte: il notiziario antijugoslavo IWPR]


IWPR'S BALKAN CRISIS REPORT, No. 481, February 20, 2004

BLOOD FEUDS REVIVE IN UNSTABLE KOSOVO

Rise in "Honour killings" blamed on collapse of respect for law and
order.

By Fatos Bytyci in Gjakova

There are no signs of life outside the Murati house in Duzhnje village
in south-west Kosovo. The windows are closed and there are no
footprints in the snow in the front of the door.

Sixty-year-old Osman Murati opens the main gate only enough to put his
head out and see who is knocking. He fears people might be out to shoot
him as an "honour killing" to avenge the double murder recently
committed by his 20-year-old son Valon.

Honour killings are deeply rooted in Albanian society and were given
formal recognition in the collection of medieval tribal laws known as
the "Canon of Lekë Dukagjini". This states that "if one man kills
another, a male member of the victim's family must respond in kind".

In the communist era, blood feuds were relatively rare among Albanians
either in Kosovo or Albania. But after the turmoil of the 1990s, the
ideas contained in Leke's canon revived, first in the chaos of
post-communist Albania and then in neighbouring Kosovo, too, after the
NATO strikes and withdrawal of Serbian forces.

For more than three months, neither Valon Murati, nor his brother,
father and grandfather have stirred from their home out of fear that
the murders might incurr a vendetta.

The killings occured on November 10 when Valon, a member of the Kosovo
Police Service, KPS, in Gjakova, shot dead Sadik and Safedin Zeneli,
aged 55 and 30 respectively, while returning from work. The victims
were Veton's cousins and came from the same village.

Isak Zeneli heard the shots. "I saw two people lying on the ground," he
recalled. "Valon was running towrads the village street shouting 'I
have killed two people'.''

While awaiting trial, Murati has been released on bail. The Zeneli
family is furious and believes Murati was released because he was a KPS
officer. Now they are threatening to take the law into their own hands.
Sadik Dobruna, their lawyer, says the court acted foolishly. "This
decision has put the suspect in great danger," he said. "It will do him
more harm than good."

Xhafer Zeneli, Sadik's brother, has not dispelled suspicions that the
family may take revenge on Valon Murati. "There is no justice in
Kosovo," he said. "He murdered my brother and yet he is free. Sadik has
many sons in Germany. They may take revenge when they return."

Under the Canon of Lekë Dukagjini, a murderer must request security
from the victim's family - in the form of a word of honour known as
"besa" - that he will not be shot if he steps outside his home.

In Murati's case, the deceased's family has refused to subscribe to
such a pledge, leaving the men of the Murati family wondereing if they
will be victims of a vendetta killing.

Valon fears precisely such an outcome. Appearing at his front door, he
insists he shot the two men in self-defence and urges the Zelenis to
understand. "How can I convince them I was attacked and only defended
myself?" he asked.

From the end of the war in Kosovo in 1999 until late 2003, Kosovo
recorded around 40 murders related to blood feuds, according to the
Council for the Defence of Human Rights and Freedoms, KLMDNJ.

"Cases of blood vengenance are reappearing as a consequence of the poor
functioning of law and order and the institutions that regulate the
law," said Pajazit Nushi, the council's president.

Some local experts blame the legal and political vacuum that has
prevailed since 1999, when Serb officialdom withdrew, and the
international community proved reluctant to hand power to Kosovo
Albanian institutions that might assert their independence. The legal
system itself, including judges, public prosecutors and police, is
widely viewed as corrupt and open to intimidation.

As murders go unpunished, many people openly say neither the law nor
the courts deserve respect. In November 2002, Radio Television Kosovo
broadcast a crime programme in which a father whose son was murdered
warned that if killers were not punished "we will solve the issue
without police according to the Canon (of Leke)".

From 1990 to 1997, hundreds of families involved in bloodfeuds were
reconciled through a mass campaign initiated by the late Anton Cetta, a
retired professor from the University of Pristina. Cetta toured
hundreds of villages, convincing men to forget their family feuds and
organising ceremonies of reconciliation that featured feasting, music
and dance.

It was tough work. Cetta said at the time, "It is not easy for families
required to draw blood to forgive, because for many centuries, families
who did not take vengeance were considered cowards." But they were
helped by a widespread feeling that Albanians needed to unite against
the Serbian government.

That feeling has not survived the transition to a new century or the
departure of the Serbs. "Many people who became reconciled in the 1990s
have become enemies again and restarted the old family blood feud,"
said Pajazit Nushi said.

Sadik Dobruna says that members of the Zeneli family are not after a
blood feud, if justice can be seen to be done. But there is a veiled
warning, when he adds, "If the court takes the side of the police
officer, then the situation might change."

Fatos Bytyci is a journalist with Radio Television Kosova, RTK.


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BALKAN CRISIS REPORT No. 481