(deutsch / italiano)

J. Elsaesser: POGROM CONTRO I SERBI


[ Juergen Elsaesser e' l'autore di "Menzogne di guerra -
Le bugie della NATO e le loro vittime nel conflitto per il Kosovo"
(Napoli, La città del sole, 2002), testo del quale sta uscendo in
Germania una nuova edizione (la quinta!) aggiornatissima e quasi
doppia per numero di pagine.
Un nuovo giro di conferenze di Elsaesser in Italia, dopo quello del
2002 (vedi: https://www.cnj.it/INIZIATIVE/iniziative.htm), e' stato
organizzato per i primi di aprile 2004 a cura del CNJ:

I BALCANI SENZA LA JUGOSLAVIA ??
- a MILANO il giorno 4 aprile
- a TORINO il giorno 7 aprile
- a TRIESTE il giorno 9 aprile

Aggiornamenti con tutti i dettagli logistici delle tappe italiane
verrano dati nei prossimi giorni attraverso la nostra newsletter
JUGOINFO ed anche sul sito internet:

https://www.cnj.it/INIZIATIVE/elsaes2004.htm

Alla pagina http://www.juergen-elsaesser.de , invece, tutti gli
aggiornamenti sulle tappe del giro di conferenze in Germania. ]


---


Dal quotidiano JUNGE WELT (Berlino) - http://www.jungewelt.de
19/3/2004
Belgrado invierà truppe proprie in difesa della minoranza nel Kosovo

Juergen Elsaesser

POGROM CONTRO I SERBI

Almeno 22 morti ed oltre 500 feriti - questo è il bilancio provvisorio
dell'attuale offensiva terroristica albanese nel Kosovo. E' il più
alto tributo di sangue nella provincia da quando le truppe NATO
l'hanno occupata, nel giugno del '99, al fine di assicurarvi -
apparentemente - il rispetto dei diritti umani.
Gli scontri, dopo il culmine di emrcoledì, sono proseguiti il giovedì
passato: così, tutti i Serbi del borgo di Obilic sono stati cacciati,
e le loro case sono state incendiate. In seguito al seppellimento di
due ragazzi albanesi, sono previsiti in serata (dopo la chiusura della
nostra redazione) nuovi pogrom. Il ministro della difesa serbo Boris
Tadic, in base ad informazioni di fonte NATO, ha parlato di alcuen
migliaia di Albanesi pronti ad atti di violenza.
All'origine di ogni pogrom c'è sempre una menzogna che lo provoca.
Era così nel Medio Evo, quando il popolaccio cristiano voleva
esercitare la vendetta sui Giudei, perchè avevano - si diceva -
lordato le ostie o scannato dei bambini, e proprio così avviene ora
con i Serbi. mercoledì a mezzogiorno, si sono rotrovato a Mitrovica
circa 3000 Albanesi, per vendicare la morte dei due ragazzi sepolti
ieri. Questi sarebbero stati, secondo un comunicato albanese di
martedì sera, spinti dai Serbi nelle gelide acque del fiume Ibar, e vi
sarebebro annagati. Ciò si continuava a ripetere fino a metà mercoledì
nel giornale radio della ARD. Però, la notiiza era stata smentita già
undici ore prima, e proprio da Derek Chappel, il portavoce
dell'amministrazione ONU nel Kosovo, all'agenzia belgradese di
informazioni Beta. Chappel si riferiva alla testimonianza di un terzo
ragazzo albanese, anche lui tuffatosi nel fiume, ma che, diversamente
dagli altri due, aveva raggiunto la riva opposta. secondo il
sopravvissuto, il terzetto aveva agito di propria iniziativa, i Serbi
non c'entravano.
le menzogne diffuse dai emzzi di informazione albanesi sull'assassinio
dei ragazzi ha portato a pogrom nell'intero Kosovo. Contrariamente
alla versioen diffusa dalla maggior parte delle fonti occidentali, che
hanno parlato di "scontri fra Serbi ed albanesi", le aggressioni sono
portate avanti solo da una parte. "Qui c'è una notte dei cristalli" ha
detto un portavoce dell'amministarzioen ONU alla emittente belgradese
B92, in forma anonima. "Ciò che accade nel Kososvo, deve purtroppo
essere definito un pogrom".
La situazione più pericolosa si è presentata a Caglavica, dove alcuen
migliaia di Albanesi della vicina Pristina hanno sfondato un cordone
difensivo della polizia delle Nazioni Unite e delle forze KFOR del
Kosovo, per dare fuoco alla case dei Serbi. solo quando - con troppe
ore di ritardo - sono intervenuti i ben armati marines americani, i
sopravvissuti hanno potutto essere condotti al sicuro.
Anche nel villaggio di Belo Polje sono state bruciate tutte le case
dei Serbi rimasti nel Kosovo, a Ljipljan ci sono state quattro
vittime. Solamente a Kosovska MItrovica, dove vive la maggior parte
dei serbi rimasti nel Kosovo, c'è stata una reazione al linciaggio.
Quando circa 3000 Albanesi hanno superato con l'uso delle armi il
posto di blocco delle Nazioni Unite, al ponte sul fiume Ibar, le forze
di autodifesa non hanno loro consentito l'accesso al quartiere serbo.
Sono stati uccisis in questa occasione quattro Albanesi, ed olter 200
sono stati i feriti. Le alter 18 vittime degli ultimi due giorni sono
Serbi.
In una prima presa di posizione il Vescovo Artemije della Chiesa
serbo-ortodossa dal Kosovo ha attribuito alla KFOR la responsabilità
dello spargimento di sangue. "questa missione militare non si è
preoccupata di pace e difesa, ma ha consentito l'assassinio l'incendio
e la distruzione delle chiese...si definiscono pacificatori ed
artefici delle anzioni, ma la Storia li indicherà con il loro nome più
appropriato." Il primo ministro serbo Vojslav Kostunica ha commentato
che il separatismo albanese ha mostarto il suo vero "volto del terrore".
Il Governo di Belgrado ha offerto, davanti all'evidente fallimento
della KFOR, suoi soldati in difesa degli insediamenti serbi nel Kosovo.
La presenza di una forza di protezione serba nel kosovo cozza contro
la decisione 1244 del Consiglio di Sicurezza - la base legale per la
presenza delle Nazioni Unite e della NATO nella provincia. Davanti al
pauroso bilancio della KFOR non c'è alternativa alla presenza di forze
serbe; da quando più di 40000 soldati della NATO sono stati (giugno
1999) stanziati nel Kosovo, una regione delle dimensioni dell'Assia,
almeno 200000 Serbi e Rom sono stati cacciati (molto più della metà
della popolazione non albanese) e 2500 sono stati uccisi (secondo il
primo ministro serbo dell'epoca, Zoran Zivkovic, a Berlino nel 2003)


La prossima settimana esce di Juergen Elsaesser il libro "Menzogne di
guerra. Dal conflitto del Kosovo al processo Milosevic".

[ringraziamo Tamara per la traduzione]


---


Aus: Junge Welt (Berlin), 19/3/2004 - http://www.jungewelt.de

Belgrad will eigene Truppen zum Schutz der Minderheiten ins Kosovo
schicken. Von Jürgen Elsässer*

Pogrome gegen Serben

Mindestens 22 Tote und über 500 Verletzte - so die vorläufige Bilanz
der aktuellen albanischen Terroroffensive im Kosovo. Das ist der
höchste Blutzoll in der Provinz seit dem die NATO-Truppen die Provinz
im Juni 1999 besetzt haben, um dort - angeblich - die Menschenrechte
zu sichern.
Die Auseinandersetzung setzten sich nach ihrer Eskalation am Mittwoch
auch am gestrigen Donnerstag fort: So wurden alle Serben aus der
Ortschaft Obilic vertrieben und ihre Häuser niedergebrannt. Anläßlich
der Beerdigung zweier albanischer Buben wurde für den Abend (nach
unserem Redaktionsschluß) mit weiteren Pogromen gerechnet. Der
serbische Verteidigungsminister Boris Tadic warnte mit Verweis auf
NATO-Informationen, mehrere tausend Albaner bereiteten sich auf
Gewalttaten vor.

Am Anfang eines Pogroms steht immer eine Pogromlüge. So war es im
Mittelalter, wenn der christliche Mob an den Juden Vergeltung üben
wollte, weil die angeblich Hostien geschändet oder Knaben ermordet
hatten, und genau so war es auch jetzt gegenüber den Serben. Am
Mittwoch Mittag hatten sich etwa 3 000 Albanern in der Stadt Mitrovica
zusammengerottet, um Rache für den Tod der beiden gestern beerdigten
Knaben zu nehmen. Diese seien, so albanische Sender am Dienstag abend,
von Serben in den eiskalten Fluß Ibar gehetzt worden und dann ertrunken.
So konnte man es Donnerstag mittag auch immer noch in der
ARD-Tagesschau hören. Dabei war das böse Gerücht schon elf Stunden
vorher dementiert worden, und zwar von Derek Chappel, dem Sprecher der
UNO-Verwaltung im Kosovo, gegenüber der Belgrader Nachrichtenagentur
Beta. Chappel bezog sich auf die Zeugenaussage eines dritten
Albanerjungen, der ebenfalls in den Fluß gesprungen war, aber im
Unterschied zu den beiden Ertrunkenen das gegenüberliegende Ufer
erreicht hatte. Das Trio habe, so der Überlebende, auf eigene Faust
gehandelt, Serben seien nicht beteiligt gewesen.

Die durch die albanischen Medien verbreitete Lüge vom Knabenmord
führte zu Pogromen im gesamten Kosovo. Im Unterschied zu der
Darstellung der meisten westlichen Medien, die von
"Auseinandersetzungen zwischen Serben und Albanern" sprachen, gingen
die Angriffe in jedem Fall von letzteren aus. "Hier spielt sich eine
Kristallnacht ab", sagte ein Sprecher der UN-Verwaltung dem Belgrader
Sender B92 unter dem Schutz der Anonymität.
"Was im Kosovo geschieht, muß leider als Pogrom gegen Serben
beschrieben werden." Die gefährlichste Situation hatte sich in
Caglavica ergeben, wo mehrere tausend Albaner aus dem nahen Pristina
einen Schutzkordon der UN-Polizei und der Kosovo-Schutztruppe KFOR
gesprengt und anschließend die serbischen Häuser angezündet hatten.
Erst als - Stunden zu spät - schwerbewaffnete US-Marines eintrafen,
konnten die Überlebenden evakuiert werden. Auch im Dorf Belo Polje
wurden alle serbischen Häuser niedergebrannt, in Ljipljan gab es vier
Todesopfer. Einzig in Mitrovica, wo die Mehrheit der im Kosovo
gebliebenen Serben lebt, traf der Lynchmob auf Gegenwehr: Als die
3.000 Albaner unter Einsatz von Schußwaffen die UN-Checkpoints an der
Ibar-Brücke überwunden hatten, wurden sie von
Selbstverteidigungskräften am Eindringen in das serbische Viertel
gehindert. Dabei wurden vier Albaner getötet und über 200 verletzt.
Die anderen 18 Todesopfer der letzten beiden Tage sind Serben.

In einer ersten Stellungnahme gab Bischof Artemije von der
serbisch-orthodoxen Kirche im Kosovo der KFOR die Schuld am
Blutvergießen. "Diese Militärmission hat nicht für Frieden und Schutz
gesorgt, sondern Mord, Brandschatzung und Kirchenzerstörung erlaubt ...
Sie mögen sich als ,Friedensstifter' (peace-keepers) oder
,Nationengründer' (nation-builders) bezeichnen, aber die Geschichte wird
sie einmal bei ihrem richtigen Namen nennen." Der serbische Premier
Vojislav Kostunica kommentierte, der albanische Separatismus habe sein
wahres "Terrorgesicht" gezeigt. Die Belgrader Regierung bot angesichts
des Versagens der KFOR eigene Soldaten zum Schutz der serbischen
Siedlungen im Kosovo an.

Eine serbische Schutztruppe im Kosovo stößt auf den entschiedenen
Widerstand der Albaner wie der NATO, ist aber in der
Weltsicherheitsrat-Resolution 1244 - der völkerrechtlichen Grundlage für
die Arbeit von UN und NATO in der Provinz - ausdrücklich vorgesehen.
Angesichts der fürchterlichen Bilanz der KFOR führt an zusätzlichen
serbischen Einheiten - eigentlich - kein Weg vorbei: Seit Stationerung
von über 40.000 NATO-Soldaten im Juni 1999 wurden im Kosovo, einer
Region von der Größe Hessens, mindestens 200.000 Serben und Roma
vertrieben (weit über die Hälfte der nichtalbanischen Bevölkerung) und
2.500 ermordet (so der damalige serbische Premier Zoran Zivkovic im
November 2003 in Berlin).


* Von Jürgen Elsässer erscheint nächste Woche das Buch "Kriegslügen.
Vom Kosovokonflikt zum Milosevic-Prozeß