Jugoinfo

Sig.ra Carla Del Ponte
procuratore del "Tribunale ad hoc per i crimini
commessi sul territorio della ex-Jugoslavia"


Gia� dalla istituzione del "suo" Tribunale ho personalmente dubitato
della legittimita� dello stesso. Questa puo� essere contestata anche da
un mediocre studente di Giurisprudenza. Oggi mi confortano sempre di
piu� i pareri di illustri personaggi, esperti di diritto
internazionale, come puo� vedere anche da articoli allegati.
Il suo accanimento persecutorio nei confronti di una sola parte in
causa, quella serba, e di un personaggio in particolare, Slobo
Milosevic, non si potrebbe spiegare se non si conoscessero le modalita�
di finanziamento e la funzione meramente politica del "suo" Tribunale.
Il fatto che i crimini compiuti dalla NATO non siano stati considerati
dimostra la vostra sfacciata parzialita�, malafede e servilismo nei
confronti degli USA. La scelta della data storica del 28 giugno per il
rapimento di Milosevic, e le sue modalita� spettacolari, dimostrano
l�intenzione precisa di umiliare ulteriormente una intera nazione. Lei
pero� forse nemmeno conosce la storia, ne� ha bisogno di conoscerla
poiche� la sua attivita� e� quella di mera esecutrice delle istruzioni
altrui, e dunque non puo� capire.
Lei "non e� serba, ma soltanto serva".
Tra le altre cose le allego anche le fotografie di crimini contro
cittadini jugoslavi - serbi, rom, albanesi, indifferentemente -
commessi proprio da coloro i quali le pagano lo stipendio. Lei
senz�altro conta di fare qualche avanzamento ulteriore di carriera
comportandosi da sceriffo come fosse nel Far West, insieme accusando,
arrestando e condannando come se avesse il potere assoluto del periodo
ottomano, cioe� di quando il cadi� che ti accusava era lo stesso che ti
giudicava.
Un solo dubbio mi sorge: lei e� madre ? Devo presumere che tutto questo
suo odio le derivi da qualche suo personale problemino. E� pero� triste
e tragico che lei possa dar sfogo ai suoi problemi personali sulla
pelle di persone e popoli gia� vessati da ricatti, bombe, scelte
scellerate, miseria. Per questo tante vittime innocenti - bambini,
lavoratori, anziani - reclamano giustizia.

Ivan P. Istrian

Roma, 28/6/2001

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From: "glr"
Date: Thu Jun 28, 2001 1:37 pm
Subject: MACEDONIA

Caro compagno Curzi,

In seguito alla pubblicazione dell'ignobile articolo sulla situazione
in
Macedonia comparso ieri 27 giugno nel Paginone a firma di Giulia
Solari,
che non oso chiamare compagna, con la ciliegina della velina dell'Acnur
pubblicata senza commento nella stessa pagina 12 del giornale, esempi
di
giornalismo asservito Nato degno di altre testate e solo in parte
corretti dal
bell'intervento del compagno Russo Spena di pagina 13, mi asterr�
dall'acquistare e leggere il giornale per una settimana a partire da
domani,
sperando di non dover ripetere l'astinenza in altre simili occasioni.
Per confronto, ti allego i lanci ANSA del 25 e 26/6 sull'argomento,
senz'altro
pi� equilibrati nonostante la fonte...

Giorgio Ellero
Circolo Centrocitta'
P.R.C. - S.K.P. Trieste

---

Data: 29/06/2001 19:03
Da: "Fulvio"
A: redazione@...
Cc: jugocoord@...
Oggetto: Parlato e Milosevic

CON PREGHIERA DI PUBBLICAZIONE NELLA RUBRICA LETTERE.
DA FULVIO GRIMALDI

Caro Valentino,

con tutto l'annoso rispetto che porto a te e alla tua testata, non
riesco a capacitarmi che il tuo fondo di ieri sull'estradizione di
Milosevic al Tribunale Nato dell'Aja sia stato scritto da una persona
di sinistra e, in particolare, su un giornale che si propone di fare
informazione corretta.
Il tuo commento non si distingue da quelli di coloro che fin
dall'inizio si sono impegnati nel collateralismo all'imperialismo per
smembrare e devastare la Jugoslavia e far avanzare le armate USA e Nato
oltre i confini dell'impero. Sei un bravo ed esperto giornalista.
Perch� ripetere gli stereotipi dell'intossicazione mediatica
guerrafondaia e demonizzatrice? E' "persistente e incredibile delirio
di onnipotenza" quello di un Milosevic che ha accettato
incondizionatamente il verdetto di elezioni presidenziali giudicate
unanimemente corrette? O che � restato in patria, a disposizione
dell'autorit� giudiziaria, ben sapendo che, dopo le decine di arresti
di suoi compagnin di partito ed amici, il ricatto USA dei soldi avrebbe
portato i Quisling al potere a incarcerare anche lui? Milosevic me lo
disse personalmente, quattro giorni prima dell'arresto, che il suo
destino era segnato e che mai avrebbe preso la via della fuga. Che
prove hai per definire Milosevic "criminale di guerra". Non hai seguito
tutte le striscianti ammissioni Nato, ONU, OSCE, UE che hanno fatto
svaporare la pulizia etnica e le fosse comuni in Kosovo (non quelle
contro serbi e altre minoranze) e hanno confermato la tesi degli
analisti e storici veri che si � trattato di una guerra tra forze
regolari di uno stato sovrano aggredito e separatisti al soldo di una
globalizzazione imperialista che doveva eliminare l'ultimo ostacolo
all'espansione verso est del liberismo armato? Perch� definisci
Milosevic "dittatore", cosa che non fa pi� neanche il New York Times?
Fossi andato a Belgrado, perfino durante la guerra, quando tutti gli
stati adottano misure di sicurezza speciali, avresti visto un
parlamento combattivo e l'attivit� indisturbata di decine di partiti,
perlopi� foraggiati dagli USA, dall'UE e da George Soros, e
della "societ� civile" capeggiata da diplomati alle scuole CIA
(National Endowment of Democracy) come Sonia Licht (Fondazione Soros) o
Vesna Pesic. Non esisteva censura. l'80% dei media, la maggiore
televisione e Radio B-92 (del circuito CIA di Free Europe), erano sotto
controllo dell'opposizione. Si tenevano regolari elezioni e
manifestazioni di piazza senza l'ombra dell'apparato militare e delle
botte che sperimentiamo regolarmente in Italia. Sono stati chiusi per
pochi giorni nel 2000 solo due organi: Studio B, televisione di Vuc
Draskovic, e Radio B-92: avevano incitato all'assalto della presidenza
della Repubblica e alla rimozione nel sangue del presidente. In Italia
cosa sarrebbe successo? E le fosse comuni trovate in coincidenza con
l'ordine di Washington di consegnare Milosevic prima della conferenza
che sancir� la terapia shock per la Jugoslavia, gi� adoperata nei paesi
immiseriti e disperati dell'Est? Non ti ricorda qualcosa di simile
periodicamente verificatosi in Italia, magari alla vigilia di elezioni?
Tu, giornalista critico dei maneggi dell'informazione al servizio del
poetre, non hai mai avuto il dubbio che quella intorno a Milosevic
fosse la pi� perfetta opera di demonizzazione mai attuata? Tu,
comunista, non senti come priorit� assoluta l'indicazione della
contraddizione principale all'opera in Jugoslavia: quella tra
imperialismo e libert� e sovranit� dei popoli. Pensi ancora che le
folle disperate, agitate e guidate da Otpor (formazione CIA, per sua
ammissione alla BBC, a me, a tutti), abbiano compiuto, il 5 ottobre
scorso, una rivoluzione democratica? Hai seguito i pogrom messi in
opera da questi democratici e l'occupazione di indistintamente tutti i
centri di potere, le amministrazioni, i sindacati, le istituzioni,
giornali, radio e televisione, negando possibilit� di parola a quello
che rimane il massimo partito dell'opposizione.
Ho assistito a Belgrado a manifestazioni di decine di migliaia di
persone, una folla non inferiore a quella che bruci� il parlamento con
dentro le schede che, in parlamento, avevano dato la maggioranza alle
sinistre.
Erano composte integralmente da operai, donne, contadini, studenti.
Invocavano qualcosa che si chiama sovranit�, dignit�, indipendenza. Ci�
che i cittadini macedoni, anch'essi ora diventati
biecamente "nazionalisti", invocano contro l'invasione della pi�
brigantesca armata di killer e narcotrafficanti apparsa, con la
copertura Nato, nei Balcani. E invocavano Milosevic. E invocavano studi
gratis, che non lo sono pi�, sanit� gratis, che non lo � pi�, lavoro
che non c'� pi� (disoccupazione al 60%, inflazione all'85%, stipendio
medio 100mila lire), fabbriche che hanno chiuso in attesa di essere
svendute alle multinazionali, un futuro per bambini annegati in una
palude di chimica e uranio. Queste cose Milosevic glie le aveva
garantite, queste cose aveva difeso. Sai qual'� l'unico vero rimprovero
che i serbi fanno al "nazionalista" che governava e difendeva lo stato
pi� multietnico e tollerante d'Europa ( chiedilo agli zingari, agli
80.000 albanesi di Belgrado e leggiti il famigerato discorso di Kosovo
Polje, dell'89, 28 giugno, che avrebbe lanciato la pulizia etnica e non
contiene che appelli alla convivenza, alla parit� e al rispetto di
tutti i cittadini)? Di avere alla fine sempre ceduto, di aver accettato
gli eccidi di serbi e il loro esilio per cacciata dai nuovi staterelli
monoetnici nel numero di un milione. Oggi molti capiscono che
nient'altro poteva essere fatto, se non immolarsi in una specie di
Goetterdaemmerung insieme a tutta la Jugoslavia, di fronte alla potenza
militare ed economica, disposta al genocidio, della "comunit�
internazionale".
Pu� darsi che sbagli, ma non credo che i manifestanti proletari di
Belgrado (nella proprozione delle popolazioni in Italia sarebbero stati
600.000), se sapessero l'italiano, apprezzerebbero il tuo articolo. Fa
male, a sinistra, vedere la caduta dei bastioni della verit�. Ma
vedrai, il tempo � galantuomo. Sai qual'� la prima imputazione mossa
dall'Aja - illegale per la Carta dell'ONU, voluta, diretta e finanziata
dagli USA, cio� da una delle parti in causa. Potevi ricordarlo - a
Milosevic? Di aver ordinato quella strage di 42 "civili" a Racak che,
messa in scena dall'UCK e da William Walker, capo dell'Osce e
responsabile degli eccidi di indios in America Centrale negli anni '80,
funse da alibi e innesco alla "guerra umanitaria".
Qui, a me pare, di umanitario, anzi di umano, sulla scena non � rimasto
che Slobodan Milosevic. Un democratico. Un patriota (come lo definisce
la coalizione dei partiti comunisti jugoslavi, l'intero arco
antimperialista internazionale e alcuni tra i massimi studiosi dei
Balcani, come Michael Chossudovski e Diana Johnstone, ma anche la
comunit� ebraica jugoslava e quella kosovara, cacciata dall'UCK).
Molte sono le cose che, anche contro le nostre migliori intenzioni, ci
rendono utili al re di Prussia.

Fulvio Grimaldi

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INTERNATIONAL ACTION CENTER
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Bay Area: 2489 Mission St., Rm. 28
San Francisco, CA 94110
(415) 821-6545 Fax: (415) 821-5782
Ramsey Clark, Chairperson

June 27, 2001

Yugoslavia Ambassador to U.S. Denies Visa to
Ramsey Clark; International Human Rights Attorney
Seeking to Visit Belgrade, as U.S. Pressure to Deport
Milosevic Intensifies

International Action Center Calls for Emergency
Campaign to Grant Visas

In a blow to human rights and due process, the
Yugoslav Ambassador to the United States, Milan
Propic, today refused to issue a visa to former U.S.
Attorney General Ramsey Clark to enter Yugoslavia.

Mr. Clark, who is a renowned international human
rights attorney and is a co-chair of the International
Committee to Defend Slobodan Milosevic, says he will
continue to attempt to enter Belgrade to confer with
others working on that committee. "We are at a
critical moment, with the United States government
attempting to push through the illegal deportation of
Mr. Milosevic by this Friday," said Mr. Clark.

Clark called the visa denial "another consequence
of the intense U.S.-led campaign to force the Yugoslav
government to deport Mr. Milosevic. The real aim of
this campaign, along with ten years of war, blockade
and demonization directed against Yugoslavia, is to
reduce all of the former Yugoslavia to the status of a
U.S./NATO colony."

According to Vladimir Krsljanin, international
secretary of the Socialist Party of Serbia, of which
Mr. Milosevic is chairman, Propic was not acting with
the full the authority of the Yugoslav government.
Krsljanin said that the chief of the cabinet of the
Yugoslav government sent a cable at 7:34 p.m. Belgrade
time 1:34 p.m. in Washington ordering that Mr. Clark
receive his visa.

The embassy also refused a visa to Gloria La Riva,
a videographer and the West Coast coordinator of the
International Action Center, who is accompanying Mr.
Clark. La Riva, who was in Belgrade with Mr. Clark
twice during the bombing as a member of Mr. Clark's
delegation, produced the world-renowned film, "NATO
Targets," about NATO's war against Yugoslavia. Clark
is the founder of the IAC.

Mr. Clark condemned the U.S.-led campaign to label
Mr. Milosevic a war criminal "when the murder
perpetrated by NATO political and military leaders
during 78 days of bombing of civilian targets in
Yugoslavia is still fresh in the memory of the world."

"The undemocratic steps taken to refuse the
defendant and his supporters the right to a
consultation on legal and political questions is
evidence that those in charge in Yugoslavia are
capable of denying the most basic legal rights. We
have to be alert to the possibility that they
will deny Mr. Milosevic the due process of his
appeal of the extradition order and simply kidnap him
to the International tribunal in The Hague," said
Clark.

Clark pledged that "we will attempt to find a way
into Belgrade."

IAC Calls for Emergency Campaign -- Calls and
Emails Needed Immediately!

IAC co-coordinator Sara Flounders, who applied for
the visas from the Yugoslav Embassy in Washington,
said that she was forced to wait over four hours
before being refused for something the clerk said
usually takes five minutes to approve. "The ambassador
and the embassy staff refused to discuss the question
with me. It is absolutely clear that the ambassador
takes his orders from Washington rather than his own
foreign ministry."

"The IAC," Flounders added, "is asking all its
friends and friends of justice and peace worldwide, to
protest this decision to bar Mr. Clark and Ms La Riva
from Yugoslavia, by flooding the Yugoslav embassy with
calls and emails. Time is of the essence."

Ambassador Milan Propic can be reached by phone at
202-332-0333 and by email at yuembusa@. aol.com .
People can also direct protests to the Yugoslav
government in Belgrade.

--30--

Send replies to iacenter@. iacenter.org

This is the IAC announcement
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ESPLICITE MINACCE MAFIOSE DAL "WASHINGTON POST":
LA JUGOSLAVIA SARA' IL MODELLO PER LA RUSSIA E L'UCRAINA


The Washington Post
Thursday, June 28, 2001

The Yugoslav Model


JUST A couple of months ago, Yugoslavia's new
democratic leaders were making the rounds of Western
capitals to explain why they couldn't possibly arrest
and extradite Slobodan Milosevic and other Serbs
sought by the international war crimes tribunal in The
Hague. Now it seems that within weeks or even days,
they will deliver Mr. Milosevic and maybe others as
well. If they do it will be a triumph for the cause of
international justice and a breakthrough for
Yugoslavia in its slow and painful effort to recover
from Mr. Milosevic's destructive regime. It will also
be a signal achievement by the Bush administration,
which has demonstrated in the case of Yugoslavia that
insisting on principles of human rights can strengthen
fragile democratic governments.

Yugoslavia's democrats and some of their defenders in
Europe were slow to accept that truth. For months
after Mr. Milosevic's overthrow last year, they argued
that arresting him would cause the new democracy to
break down, that turning him over to The Hague would
reignite Serbia's destructive nationalism. Several
European governments appeared more than ready to
accept these arguments. However, the Bush
administration made clear that U.S. support for
Yugoslavia's economic reconstruction would depend on
cooperation with the international criminal court.
That stand forced Yugoslavia's political elite to make
hard choices -- and strengthened those who most favor
democratic reforms and alignment with the West. Just
days before an April deadline for cutting off U.S.
aid, Mr. Milosevic was arrested; now, days before an
international donor's conference for Yugoslavia,
authorities have taken steps to extradite him.

The Bush administration responded yesterday that it
will attend the donor's conference and pledge some of
the $1.1 billion in aid Yugoslavia hopes to raise. But
it correctly stipulated that delivery of the aid will
depend on "Yugoslavia's further steps to fully
cooperate with the tribunal." That continued
conditionality will help ensure the extraditions of
Mr. Milosevic and other Serb war criminals, which in
turn will further strengthen Belgrade's democrats. By
insisting on the enforcement of international norms of
justice and human rights, the Bush administration is
not only standing up for those principles but also
helping to entrench a leadership in Yugoslavia that
can lead the country toward joining the community of
democratic European nations. As the West grapples with
other European nations hoping to make that transition
in the next few years, including Ukraine and Russia,
Yugoslavia may offer a model.


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