Jugoinfo

(segue)


*** SINGOLI AFFILIATI ALLA POLIZIA CIVILE DELL'"ERZEGBOSNIA"

# PASKO LJUBIC - non e' nel diagramma

PROVENIENZA
Nato all'inizio degli anni Sessanta, proviene dalla Bosnia centrale.
Lavorava come poliziotto ed e' ritenuto un estremista.
ATTIVITA' DURANTE LA GUERRA
In servizio sia presso la Polizia militare che presso quella civile
dell'"Erzegbosnia".
POSIZIONE ATTUALE
Capo dell'amministrazione della polizia civile dell'"Erzegbosnia".

# ZELJKO LJUKIC - non e' nel diagramma

PROVENIENZA
Informazioni non ancora disponibili.
ATTIVITA' DURANTE LA GUERRA
Come sopra.

# JADRANKO LOVRIC - non e' nel diagramma

PROVENIENZA
Di Grnojnice, vicino Mostar; lavorava in un'autofficina.
Fonti lo descrivono privo di istruzione e politicamente estremista.
ATTIVITA' DURANTE LA GUERRA
Informazioni non ancora disponibili.
POSIZIONE ATTUALE
E' capo della Polizia "erzegbosniaca" a Mostar occidentale.

# MARKO RADIC "MAKA" - non e' nel diagramma

PROVENIENZA
Nato nel 1959 a Bijelo Polje, alcuni kilometri a nord di Mostar.
Termina la scuola superiore a Mostar e poi l'ISEF a Zagabria.
Attivo nelle Arti Marziali. Fino al 1990 ha vissuto a Zagabria, poi e'
ritornato a vivere presso i genitori a Mostar. Lavorava come
insegnante di Educazione Fisica alla Scuola per Ragionieri di Mostar.
Dicono di lui che e' intelligente e sembra che non fosse un estremista
prima di questa guerra.
ATTIVITA' DURANTE LA GUERRA
Attivo nell'HDZ a Potoci dal 1991. Educazione militare a Grude.
Tra la fine del 1991 e l'inizio del 1992, con alcuni suoi amici ha
sostituito l'ufficiale locale che era a capo della amministrazione civile,
Ante Drinov-Prdik, piazzandosi egli stesso al suo posto.
Quando su quel territorio si e' costituito il II Battaglione d'assalto
della II Brigata dell'HVO, Marko ne diventa Comandante. Resta
attivo finche' sul posto e' presente la JNA [Esercito Popolare
Jugoslavo]; partecipa alle azioni sovversive dell'HVO.
In seguito alla crescita delle tensioni tra bosgnacchi e croati su
quel territorio, la sua unita' e' una delle piu' attive. Nel marzo 1993
quando l'HVO attacca Bijelo Polje la sua unita' partecipa alla
"liquidazione" dei soldati della Armata della Bosnia-Erzegovina
arrestati o feriti. Dal 9 maggio 1993 e' implicato nelle torture, nelle
persecuzioni, nelle spoliazioni, nella cacciata e deportazione dei civili
bosgnacchi dal sobborgo Centar 2 del quartiere Rudnik di Mostar.
I membri della sua unita' erano implicati anche negli avvenimenti
della famigerata prigione militare a nord di Mostar, dove tenevano
donne e bambini, come anche negli eventi collegati ai 30-50
prigionieri dell'Helijodrom impiegati nei lavori forzati.
Il direttore del campo Marijo Mihalj ed il suo vice
Drazen Sunic erano anche membri della I Brigata
d'Assalto. Alla fine del 1993 Marko e' stato designato come uno
tra i Comandanti della Polizia speciale del Misistero degli Interni della
"Erzegbosnia", sotto il comando di Mijo Jelic "Zlatan".
Molto implicato nei crimini di guerra e nelle infrazioni del diritto
internazionale, e' ritenuto responsabile della uccisione di 120
bosgnacchi assassinati nel campo della prigione militare dalle
unita' sotto il suo comando.
POSIZIONE ATTUALE
Grazie al servizio prestato nella Polizia militare ha aperto il caffe'-bar
"Vukovar" al vecchio stadio del Velez Mostar. Per un periodo ha avuto
uno scontro con "Tuta" e "Stela" a causa della
uccisione di due soldati di "Tuta" che avevano cercato di demolire
il caffe'.
Sposatosi nel 1994, e' padre di un bambino. E' molto stimato tra gli
estremisti membri dell'HDZ e dell'HVO ed e' ritenuto uno dei piu'
influenti croati di Bijelo Polje. Mate Boban e Mladen
Naletilic "Tuta" sono stati alle sue nozze, il che a quanto sembra
e' segno di alto status politico a Mostar occidentale. Si dice che
abbia ricevuto in dono una BMW da "Tuta". E' stato capo della
Polizia "erzegbosniaca" a Mostar; ha continuato a controllare i corpi
speciali della "disciolta" Polizia dell'"Erzegbosnia", che spesso operava
in abiti civili per non essere riconosciuta dagli osservatori IPTF.
Nel febbraio 1997, a causa del suo ruolo nella sparatoria contro
i bosgnacchi di Mostar est, e' stato sospeso. Lo si vede ancora venire
in abiti civili negli uffici della direzione della Polizia di Mostar ovest -
malgrado la sospensione.

# IVAN HRKAC - non e' nel diagramma

PROVENIENZA ED ATTIVITA' DURANTE LE GUERRA
Informazioni non ancora disponibili.
POSIZIONE ATTUALE
Vice-capo della polizia della "Erzeg-Bosnia" a Mostar Ovest
fino allo scorso febbraio (1997), quando e' stato sospeso per il
suo ruolo nelle sparatorie contro i bosgnacchi a Mostar
occidentale, che durante il Bajram [festa religiosa musulmana]
erano in visita alla parte ovest della citta'.

# ZDRAVKO SOLDO - non e' nel diagramma

PROVENIENZA
Originario della Erzegovina occidentale. Ritenuto un duro nazionalista
croato, simpatizzante ustascia.
ATTIVITA' DURANTE LA GUERRA
Fino alla primavera del 1994 si trovava nella Polizia militare dell'HVO
e fu coinvolto fino ai capelli nella cacciata dei civili non-croati da
Mostar occidentale. Fonti confermano che era implicato nella
organizzazione della protesta e nel tentativo di uccisione
dell'amministratore dell'UE a Mostar Hans Koschnik.
POSIZIONE ATTUALE
Dal 1995 ha sostituito Zdenko Klepic al posto di
Comandante della Polizia civile "erzegbosniaca" a Mostar.
Usa la Polizia per impedire la libera circolazione tra Mostar
Est ed Ovest. E' ritenuto rude e spietato, con relazioni importanti
con la HViDRA/UDiVDRA.

# VJEKOSLAV CUTURA - non e' sul diagramma

Informazioni non ancora disponibili.


*** SINGOLI AFFILIATI CON LA POLIZIA SPECIALE
DELL'"ERZEGBOSNIA"

# ZVONKO KUKIC - non e' sul diagramma

Informazioni non ancora disponibili.

# TOMO MIHALJ - come sopra

# KARLO DZEBA - come sopra

POSIZIONE ATTUALE
Capo della Polizia speciale dell'"Erzegbosnia" per Mostar
Occidentale.

# MIJO JELIC "ZLATAN" - non e' nel diagramma

PROVENIENZA
Nato nei primi anni Settanta a Siroki Brijeg.
ATTIVITA' DURANTE LA GUERRA
Durante la guerra compie una veloce scalata nella
struttura gerarchica della "Erzegbosnia" grazie alle ottime relazioni
di Siroki Brijeg. Nel 1992 e' Comandante speciale della Polizia
dell'"Erzegbosnia", con sede a Mostar occidentale, cosa inusuale per
la sua eta'. Ha ottenuto il grado di Generale. Attivo nell'area di
Tomislavgrad.
POSIZIONE ATTUALE
Informazioni ancora non disponibili.

# KRESIMIR MARKIC - non e' sul diagramma

Informazioni non ancora disponibili.


*** FUNZIONARI DELL'INFORMAZIONE DELL'"ERZEGBOSNIA"

# ANDJELKO SESAR

PROVENIENZA
Nato nel 1960-'61 alla periferia di Mostar, a Bijelo Polje. Ha
studiato economia ed ha lavorato nella fabbrica dell'aviazione
militare SOKO. Praticava il karate.
ATTIVITA' DURANTE LA GUERRA
Partecipava alla I Brigata HVO in qualita' di capo del SIS.
POSIZIONE ATTUALE
Un po' di tempo fa e' stato vice-capo della Polizia sotto il
comando di Marko Radic "Maka", per poi diventare
capo del SIS-HVO per Mostar. Saltuariamente collabora con
Ivo Lucic, capo del HIS [Servizio di Informazioni Croato] per
l'Erzegovina.

# ZDENKO KLEPIC

PROVENIENZA
Originario di Ljubuski, nella Erzegovina occidentale.
ATTIVITA' DURANTE LA GUERRA
Giunto a Mostar nel 1993. Capo della polizia civile della
"Erzeg-Bosnia", nel periodo della piu' intensa "pulizia
etnica". In seguito e' stato sostituito da Zdravko Soldo.
POSIZIONE ATTUALE
Vice-capo della polizia militare dell'HVO a Ljubuski.
E' ritenuto uno dei due o tre principali funzionari del
SIS operanti nella "Erzeg-Bosnia". Recentemente e'
stato accusato per aver partecipato al rapimento del
croato erzegovese testimone contro Naletilic a Zagabria.

# VLADO PRIMORAC (non e' nel diagramma)

PROVENIENZA
Informazione non disponibile per mancanza di tempo.
ATTIVITA' DURANTE LA GUERRA
Ritenuto parte del circolo piu' ristretto attorno a Tudjman,
uno degli amici di maggiore fiducia. Era uno dei primi ufficiali
di collegamento tra il SIS-HV ed il SIS-HVO.
POSIZIONE ATTUALE
Sconosciuta, ma e' probabilmente attivo nel SIS. Passa
a Zagabria la maggiorparte del suo tempo, pero' va
regolarmente a Mostar dai rappresentanti locali della
"Erzeg-Bosnia" per elaborare i piani a lungo termine del
SIS. Ultimamente lo si e' visto sulla TV di Zagabria, nel
gruppo della guardia del corpo di Tudjman.


*** FUNZIONARI MILITARI DELL'"ERZEGBOSNIA"

# SLOBODAN PRALJAK - non e' nel diagramma

PROVENIENZA
Nato negli anni Quaranta a Mostar, ha studiato all'Accademia
teatrale ed ha anche terminato la Facolta di Tecnica [Ingegneria].
ATTIVITA' DURANTE LA GUERRA
Tra le figure-chiave nella struttura gerarchica dell'HVO a Mostar
all'inizio della guerra, poi promosso al grado di Generale. Molto
implicato nella distruzione di Mostar, nella formazione di alcuni
campi di concentramento su quel territorio e nella organizzazione della
pulizia etnica della citta' dai non-croati. Ha confermato alla TV
"erzegbosniaca" di avere ordinato il bombardamento dello storico
Ponte Vecchio a Mostar, e che sarebbe pronto a ripeterlo.
Un funzionario dell'"Erzegbosnia" ha detto confidenzialemente,
a condizione di rimanere anonimo, che "un cosi' delicato passo
politico-militare non poteva farlo lui da solo, senza un diretto consenso
dai piu' alti funzionari dell'HDZ a Zagabria..."
In una conversazione con i giornalisti stranieri, attraverso la storia
del "Lebensraum" [spazio vitale] ha cercato di giustificare le azioni
dell'HVO nell'Erzegovina. Alla fine del 1993 e' stato trasferito ad un'alta
carica dell'Esercito Croato. Voci ritengono che questa fosse la ricompensa
di Tudjman per il lavoro svolto a Mostar.
POSIZIONE ATTUALE
Per un periodo direttore del Centro Culturale Croato a Zagabria, poi
nominato direttore di una grande ditta, anche a Zagabria. Ora
non e' piu' attivo ne' nella vita politica ne' in quella militare, anche se
lo si vede di tanto in tanto a Mostar occidentale quando partecipa
alle cerimonie dell'HVO o a raduni politico-culturali. E' titolare della
fabbrica per la lavorazione del tabacco a Caplina, in Erzegovina.

# MILIVOJ PETKOVIC - non e' nel diagramma

PROVENIENZA
Nato nel 1945. Alto ufficiale della JNA. Prima della guerra diretto
subalterno del generale Momcilo Perisic, attuale [fino al dicembre
1998] comandante dell'esercito jugoslavo [serbomontenegrino].
ATTIVITA' DURANTE LA GUERRA
Alla fine del 1992 e per quasi tutto il 1993 e' a capo del Comando HVO.
Responsabile della distruzione di alcune parti di Mostar, come anche
della morte di decine di civili.
POSIZIONE ATTUALE
Alla fine del 1993 passa dalla posizione che teneva nell'HVO a
Comandante della Regione militare croata di Ston.

# NEDELJKO OBRADOVIC - non e' sul diagramma

PROVENIENZA
Nato nei dintorni di Caplina, e' stato ufficiale della JNA, e per un
periodo collega di Ratko Mladic.
ATTIVITA' DURANTE LA GUERRA
Nel 1993 diventa Comandante della Brigata HVO "Principe Domagoj",
stazionata a Caplina, che ha effettuato molti crimini di guerra contro
civili non croati nei dintorni di Stolac e Caplina. Si presume che un
tempo fosse incaricato diretto per i centri di raccolta ed i lager nel
territorio di Caplina, quando usava i prigionieri dell'HVO come scudo
umano in prima linea.
POSIZIONE ATTUALE
Alla fine del 1993 e' stato promosso a Comandante distrettuale di
Mostar, carica che detiene tuttora.

# MILJENKO LASIC "MICA" (non e' nel diagramma)

PROVENIENZA
Nato alla fine degli anni 40 nel villaggio di Uzaric, presso
Siroki Brijeg. Non e' ritenuto particolarmente intelligente.
Prima della guerra ha lavorato come conducente d'autobus.
ATTIVITA' DURANTE LA GUERRA
Nel corso del 1993 e 1994 e' stato comandante della HVO
per la regione di Mostar. Direttamente responsabile per la
artiglieria della HVO in questo periodo, e quindi direttamente
responsabile della distruzione della maggior parte di Mostar
Est come anche della morte di un gran numero di civili.
POSIZIONE ATTUALE
Probabilmente scapolo ama bere e giocare a dadi. Si dice che
sarebbe invischiato in un giro di import-export, anche se e'
ancora membro del Quartier Generale dell'HVO.


*** CANTONE DELLA NERETVA

# MIJO BRAJKOVIC

PROVENIENZA
Nato a Capljina ma cresciuto a Mostar. Ex membro del
Partito Comunista. Ha concluso gli studi nella Facolta' di
Tecnica. Prima della guerra lavorava come direttore del
reparto geologico di controllo della fabbrica di alluminio a
Mostar. Responsabile per la ricerca dei giacimenti di
bauxite in Bosnia-Erzegovina per le esigenze di
questa fabbrica. Implicato nell'aspra lotta per il
posto di dirigenza (1986) in cui riesce a sostituire
Jola Musa e a diventare Direttore Generale.
Alle elezioni del 1990 sembra sia stato candidato per
il Partito dei riformisti di Markovic.
ATTIVITA' DURANTE LA GUERRA
Ha "riciclato" alcuni milioni di DM nel solo inizio della
guerra con la vendita di camion e macchinari industriali
provenienti dalla fabbrica di alluminio a Mostar. Piu'
tardi conosciuto per il trasferimento del denaro della
"Erzeg-Bosnia" e dell'HVO sul suo conto privato,
insieme con Dinko Slezak, allora capo della
logistica dell'HVO per Mostar, e con Mate Pavlovic,
ex-capo del I. Gruppo operativo della Brigata dell'HVO.
L'HDZ lo sceglie come sindaco di guerra di Mostar,
cosa poi rifiutata da alcuni croati moderati. Si ritiene
che abbia stabilito legami molto stretti con Gojko Susak.
POSIZIONE ATTUALE
Ha tre funzioni : premier del Cantone della Neretva,
Presidente del Consiglio cittadino di Mostar Ovest
e direttore generale della fabbrica di alluminio. Si e'
vantato alla TV "H-B" - gia' nel novembre 1996 -
di fare tutto cio' che gli dice Tudjman. Ha faticato
molto per mettere in moto la produzione di
alluminio, nella quale ha avuto successo, dopo
aver firmato un accordo con la Daimler-Benz,
con una compagnia venezuelana e con una
multinazionale americana con sede a Houston. Il suo
principale obbiettivo sembra sia stato quello di ripristinare
il completo funzionamento della fabbrica prima della
normalizzazione delle relazioni fra "Erzeg-Bosnia" ed
autorita' della Federazione, il che ha permesso a Brajko-
vic di assumere nella fabbrica esclusivamente Croati. Ci
sono anche coloro che dubitano del fatto che il suo piano
sia stato di assumere i profughi da Vares e Kaknje per
impedire il loro ritorno nella Bosnia centrale e in base
a ciò ha continuato ad ostacolare il ritorno di Bosniacchi
a Mostar Ovest. Ora è di fatto sindaco di Mostar Ovest
e si ritiene che abbia una notevole influenza sulla mafia,
sulla polizia speciale e sui membri di HVIDRA/ UDiVDRA.

# IVAN BENDER

PROVENIENZA
E' vissuto a Neum dove ha lavorato come insegnante, è
stato segretario del Partito comunista e presidente del
distretto.
ATTIVITA' DURANTE LA GUERRA
Presidente del distretto Neum e influente funzionario dell'
"Herceg Bosnia".
POSIZIONE ATTUALE
Presidente dell'assemblea del cantone di Neretva.

# IVAN PRSKALO - non e' nel diagramma

PROVENIENZA
Nato a Morovic, comune di Sid (Jugoslavia). In gioventu'
non era politicamente attivo. Padre di due figli, persona
tranquilla e riservata. Dal 1985 lavora nella ditta edile
per i giardini a Mostar, diventandone direttore dal 1990.
Prima della guerra ha aperto a Mostar un negozio di vestiario.
ATTIVITA' DURANTE LA GUERRA
Non e' stato attivo nella HVO e non usa discutere apertamente
delle sue attivita' politiche. Lavora sempre per la ditta dei
giardini ("Parkovi"), come direttore.
POSIZIONE ATTUALE
Ha tre negozi nella parte occidentale di Mostar, specializzati
nella vendita di vestiario, libri e materiale d'ufficio,
alcuni dei quali hanno il contratto per rifornire gli uffici
della "Erzegbosnia" a Mostar. Ha fatto molte donazioni finanziarie
personali all'HDZ. Ha avviato una societa' edile a nome della
sorella e grazie a buone relazioni ha firmato molti accordi per
la ricostruzione degli edifici danneggiati a Mostar Ovest. Si dice
che e' buon amico di Jadranko Topic ed Ive Bradvic,
che avrebbero sostenuto Prskalo nella sua ascesa nel ruolo attuale.
Negli ultimi tre anni e' stato membro del consiglio cittadino di
Mostar Ovest, come cassiere, nelle fila dell'HDZ. Nelle elezioni
di giugno 1996, sotto l'egida dell'EU, e' stato eletto sindaco di
Mostar. Nella parte Ovest si muove senza scorta. Gli analisti
politici locali ritengono che sia stato eletto in quanto era piu'
accettabile sia per i "duri" che per i "moderati" dell'HDZ. Alcuni
speculano ritenendolo solo una "figura" dell'HDZ per la citta', e
che non abbia alcuna influenza nelle decisioni politiche.
Ideologicamente e' ritenuto fautore della linea "morbida" dell'HDZ
e si dice che avesse un parere negativo di Gojko Susak.

# PERO RAGUZ

PROVENIENZA
Nato nel 1953 nel villaggio di Krusevo, a sud di Stolac, roccaforte
ustascia durante la II Guerra Mondiale. Era un pessimo allievo, e
riusci' a stento a terminare la scuola dell'obbligo nel suo villaggio
e le superiori a Stolac. Iscrittosi a Sarajevo nella facolta' di Agraria,
lavorava anche per il comune di Stolac. Poi si trasferisce a Capljina,
dove dal 1986 al 1990 lavora come ispettore sanitario. Ha sette figli
e vive con la moglie in una casa privata nella localita' di
Grabovina presso Capljina. Dal 1990 membro dell'HDZ a Capljina
e nominato a capo del MUP a Stolac. Questo, si dice, su
raccomandazione del "duro" Vladimir Seks, estremo nazionalista
del governo della Croazia.
ATTIVITA' DURANTE LA GUERRA
A capo dell'HDZ per Stolac e alto ufficiale della polizia "H-B".
Si ritiene che fosse uno dei principali organizzatori della pulizia
etnica dei bosgnacchi di Stolac, e che abbia partecipato a diversi
crimini di guerra. Molti cittadini di Stolac lo hanno visto alla
guida di grandi gruppi di poliziotti e militari HVO/HV, attraverso
la cittadina, nell'atto di indicare le case e gli appartamenti dei
bosgnacchi per farli arrestare, imprigionare o scacciare. Ha condotto
molte operazioni di trasferimento dei prigionieri bosgnacchi dai
centri di raccolta di Stolac ai campi di prigionia Dretelj e Gabel.
Insieme a Pero Markovic e' ritenuto tra i principali architetti della
pulizia etnica nella Erzegovina meridionale. Attivamente immischiato
nel furto delle installazioni nella fabbrica, specialmente la svendita
della gran parte dei macchinari della fabbrica "Inkos" a Stolac.
POSIZIONE ATTUALE
Duro estremista croato, molto immischiato nei crimini di guerra e
nelle violazioni del diritto umanitario internazionale. Attualmente
e' sindaco di Stolac, con potere assoluto su questo comune. Collabora
strettamente con Andjelko Markovic, ex-sindaco ed attuale capo
dell'HDZ locale.

# MARIJAN PRCE

PROVENIENZA
Nato nel villaggio di Jastuce, vicino Stolac. Vendeva prodotti
agricoli in un negozio presso Stolac.
ATTIVITA' DURANTE LA GUERRA
E' stato ufficiale dell'HVO e collaborava strettamente con Pero
Raguz nell'organizzazione ed effettuazione della pulizia etnica
a Stolac. Implicato nella distruzione della "Careva dzamija" [la
moschea dello Zar], come anche di "Hadzi Salih Burin", "Hadzi Alija
Jadzisalihovic" e della moschea di "Ismail - capitano Saric" nella
estate del 1993. E' stato il principale organizzatore del rogo dei
quartieri bosgnacchi Uzinovic e Centro, all'inizio dell'agosto '93.
POSIZIONE ATTUALE
Ufficiosamente a capo del SIS per il comune di Stolac,
incaricato per la pianificazione ed, insieme con gli estremisti
locali, per la conduzione di azioni sovversive. Gli altri
incaricati di queste operazioni sono Marinko Maric,
Miroslav Raguz e Zarko Pavlovic, ex capo del SIS per
questo distretto. Quando alcune famiglie bosgnacche il 30/1/1997
tentarono di rientrare a Stolac, Marijan Prce fu notato in abito
civile mentre ordinava ad un gruppo di croati, profughi da altre zone
del paese, di bloccare loro la strada.

# MILE PULJIC

PROVENIENZA
Nato nel paese di Scepan Kriz, nel comune di Stolac, ha lavorato
come ingegnere nella HEKOM (ex-Soko), azienda per la produzione di
compressori. Non e' ritenuto molto intelligente.
ATTIVITA' DURANTE LA GUERRA
Informazione non ancora pervenuta.
POSIZIONE ATTUALE
Presidente dell'HDZ a Mostar e vice-presidente dell'assemblea
comunale di Mostar.

# RADE BOSNJAK - non e' nel diagramma

PROVENIENZA
Viene dal distretto di Prozor.
ATTIVITA' DURANTE LA GUERRA
Ha servito come brigadiere nella HVO.
POSIZIONE ATTUALE
Capo dell'HDZ del cantone della Neretva, responsabile
per la propaganda, la campagna mediatica e le questioni disciplinari.

# JOZO MATIC

PROVENIENZA
Prima della guerra era poliziotto a Stolac.
ATTIVITA' DURANTE LA GUERRA
Comandante dell'HVO a Stolac. Tra i personaggi-chiave della
sorveglianza e della effettuazione delle operazioni piu' grosse
di pulizia etnica contro i bosgnacchi a Stolac. Coordino' in
particolare l'organizzazione delle rapine e la deportazione di
tutta la comunita' bosgnacca dalla Dubrava, presso Stolac, avvenuta
il 2 agosto 1993.
POSIZIONE ATTUALE
Capo "erzegbosniaco" della polizia nel comune di Stolac.

# KRUNOSLAV KORDIC

PROVENIENZA
Informazioni non ancora pervenute.
ATTIVITA' DURANTE LA GUERRA
Idem, malgrado si sappia che appartiene alla linea dura dell'HDZ
e che sostiene in pieno la costituzione del para-Stato croato della
"Erzeg-Bosnia".
POSIZIONE ATTUALE
Sindaco del comune "erzegbosniaco" di Capljina.

# MIROSLAV DEVERICA

PROVENIENZA
Informazione non pervenuta
ATTIVITA' DURANTE LA GUERRA
Informazione non pervenuta
POSIZIONE ATTUALE
Presidente dell'HDZ di Capljina.

# ZDRAVKO JOVANOVIC

PROVENIENZA
Informazione non pervenuta
ATTIVITA' DURANTE LA GUERRA
Idem
POSIZIONE ATTUALE
Capo della polizia di Capljina.


*** "ERZEGBOSNIA"

# BOZO RAJIC

PROVENIENZA
Nato a Kupres (Krajna croata), dove era membro del Partito
Comunista.
ATTIVITA' DURANTE LA GUERRA
Presumibilmente implicato nelle operazioni militari vicino a Kupres;
una sua decisione errata ha provocato la morte di alcuni militari
dell'HVO. Allontanato da questo incarico (oppure scappato), e' poi
ricomparso quale funzionario dell'HDZ a Mostar Occidentale.
POSIZIONE ATTUALE
Presidente dell'HDZ della Bosnia-Erzegovina, tre giorni dopo la
nomina e' andato a Zagabria a raccogliere istruzioni dal vertice del
Partito. Dopo la firma degli accordi federali [tra croati e musulmani]
nel marzo 1994, ha dichiarato per la televisione di "Erzegbosnia":
"Possiamo accettare la Federazione nelle nostre teste, ma non nei
nostri cuori". Si trova ora a Sarajevo e si ritiene che lavori
esclusivamente sotto le direttive di Zagabria.

# JADRANKO PRLJIC

PROVENIENZA
Di Mostar, dove lavorava come ingegnere nella azienda Cosmos,
fu per un periodo alto funzionario comunista. Lo ritengono persona
di straordinaria intelligenza.
ATTIVITA' DURANTE LA GUERRA
Era tra i piu' alti funzionari nel governo dell'"Erzegbosnia", anche se
effettuava con discrezione le sue attivita' ed e' riuscito in gran parte
a distogliere l'attenzione da queste durante la guerra. Presumibilmente
fu Prljic quello che - se non altro - dette il beneplacito per la
costituzione di lager nell'Erzegovina durante gli scontri tra bosgnacchi
e croati.
POSIZIONE ATTUALE
Ministro degli Esteri della Bosnia-Erzegovina, e' confermato che viaggia
con passaporto diplomatico croato. Molto apprezzato presso la
leadership dell'HDZ a Zagabria, e' ritenuto una delle principali persone
in seno a questo partito in Bosnia-Erzegovina.

# KRESIMIR ZUBAK

PROVENIENZA
Viene dalla citta' di Doboj, nel nord-ovest della Bosnia-Erzegovina,
dove lavorava come giudice al Tribunale superiore; e' stato poi aiuto
ministro della Giustizia. Era membro del PC. La moglie e' una serba
di Doboj, e al momento vive a Zagabria.
ATTIVITA' DURANTE LA GUERRA
Sembra che nella prima fase degli scontri fosse collegato con l'esercito
della Bosnia-Erzegovina, e propugnava una politica moderata. Ha
accresciuto la sua importanza durante la guerra, dopo essere passato
all'HDZ, e lavorava come funzionario politico per la "H-B". Per la
sua modesta apparenza ed a causa della mancanza di un vero seguito,
sarebbe stato solamente "portavoce" dell'HDZ. Quando sono scoppiati gli
scontri tra croati e bosgnacchi e' stato coinvolto nel contrabbando
di benzina all'esercito serbo-bosniaco.
POSIZIONE ATTUALE
Rapresentante croato alla Presidenza della Bosnia-Erzegovina, si e'
parlato di una faida interna con Mijo Brajkovic, che sembra
avesse deciso di minare la sua credibilita' ed autorita' in qualsiasi
cosa riguardasse le questioni di Mostar. Esistono informazioni
ufficiose che Zubak avrebbe recentemente speso circa un milione di
marchi tedeschi per l'acquisto di uno yacht di marca Pershing.

# CIRO GRUBISIC - non e' nel diagramma

PROVENIENZA
Nato in Erzegovina occidentale, prima della guerra era un ricco
macellaio. Noto nazionalista croato, e' amico di Mate Boban.
Membro del primo parlamento della Croazia [indipendente].
ATTIVITA' DURANTE LA GUERRA
Si ritiene fosse uno dei fondatori dell'HDZ in Bosnia-Erzegovina.
Subito dall'inizio della guerra in B-E si trovo' nella fila
dell'HVO; come alto ufficiale dal 1992 alla fine del 1993 -
inizio 1994. Impiegava la maggiorparte del tempo nella logistica,
incluso il trasferimento di armi e riserve dall'HVO all'HV.
Comando' l'unita' del genio dell'HVO nella costruzione della strada
strategica Posusje-Grude-Prozor, durante il 1992-1993. Scelto dapprima
come ambasciatore croato nella B-E, nel 1994 fu trasferito alla
posizione di Console generale nel consolato della Croazia a Mostar,
grazie al suo orientamento estremistico. Ufficiosamente e' stato
ambasciatore della Croazia nella B-E. Uno dei primi compiti era quello
di rilasciare (quanto piu' rapidamente possibile) passaporti croati
e documenti agli abitanti della "Erzeg-Bosnia". Era implicato nella
organizzazione dei seggi elettorali nella "Erzeg-Bosnia" per le
elezioni svoltesi in Croazia, il che rendeva possibile una annessione
di fatto di questa regione alla Croazia. Agli elettori della
"Erzeg-Bosnia" veniva spesso ricordato l'impegno dell'HDZ per la
"salvaguardia dei loro interessi" e che questo non si doveva scordare
nel giorno delle elezioni. Si dice che avesse una stretta collaborazione
con Susak ed una "buona fama" per l'accesso alla leadership
dell'HDZ di Zagabria.
POSIZIONE ATTUALE
Ancora oggi e' console generale nel Consolato della Croazia
a Mostar occidentale. La sua influenza politica in questa parte della
citta' gli viene contestata dagli analisti politici che non lo vedono
mai alle assemblee politiche, alla TV "erzegbosniaca" e nemmeno nei
significativi avvenimenti ecclesiastici ai quali di solito non disdegna
di partecipare la leadership croata. Taluni constatano che e' un forte
"giocatore in difesa", che lavora nei collegamenti tra Zagabria e
Brajkovic o Raijc, mentre altri ritengono che sia soltanto
un impiegato zagrebino inviato a sostenere la "Erzegbosnia". Secondo
speculazioni, sarebbe incluso nel grande schema del riciclaggio del
denaro, per cui la valuta "sporca" dalla "Erzegbosnia" viene "lavata"
dalle cricche sotto il controllo HDZ a Zagabria, pagando con denaro
del quale non si sa la provenienza.

# MATE BOBAN

PROVENIENZA
Nato a Grude, nell'Erzegovina occidentale. Ha ottenuto
la laurea in economia a Zagabria ed era membro del Partito comunista.
Prima della guerra lavorava nella sezione commerciale di una ditta di
costruzioni navali militari a Korcula. Avrebbe trascorso tre anni
in prigione a causa di una truffa sui crediti per l'acquisto di
appartamenti. A capo dell'HDZ e' arrivato al posto di Stjepan
Kljujic, che era stato eletto legalmente ed era un croato di Bosnia
moderato favorevole ad una Bosnia unita.
ATTIVITA' DURANTE LE GUERRA
Uomo di grandissima fiducia e di collaborazione politica leale per
Franjo Tudjman. Molti ritengono che la creazione dell'"Erzegbosnia"
e la istigazione dei bosgnacchi alla guerra in Bosnia centrale ed
Erzegovina occidentale sarebbe stato un suo successo, essenzialmente
allo scopo di garantire l'esistenza dell'"Erzegbosnia" come anche la
politica secessionista dell'HDZ.
La maggiorparte del tempo l'ha passata nel bunker di cemento dell'hotel
della sua citta' natale, comandando le operazioni dell'HVO. Fino alla
fine del 1993 era presidente del para-Stato croato. Poi ha lasciato
Zagabria su pressione internazionale. Si ritiene che possieda
un patrimonio immenso, come anche varie grandi ditte croate che
ha acquistato soprattutto con i soldi presi in "Erzegbosnia"
durante la guerra (essenzialmente con furti, traffico di armi,
commerci con i serbi di Bosnia e il loro esercito). E' responsabile
di numerosi crimini di guerra, che sono stati commessi durante la
guerra da parte dell'HVO e dell'amministrazione civile del suo
para-Stato.
POSIZIONE ATTUALE
Come premio per la fedelta' all'HDZ nell'agosto 1994 fu designato
direttore dell'INA (compagnia di Stato croata dei petroli, la piu'
grande industria del paese). Si ritiene che per un periodo abbia
intrattenuto scambi con Israele ed alcune fonti sostengono che
abbia procurato le armi dell'HVO. All'inizio del 1996 Tudjman lo
allontana dalla sua posizione, e gli analisti politici ritengono che
lo abbia fatto per varie ragioni: per fermare la insoddisfazione
crescente nel paese contro le lobby erzegovesi, per tranquillizzare i
paesi arabi del Golfo Persico, che hanno fatto affari con l'INA, e che
hanno scoperto la collaborazione di Boban nella pulizia etnica dei
bosgnacchi, per "ripulire" l'immagine della Croazia nel mondo in quanto
la Croazia non si poteva piu' concedere il lusso che uno dei suoi
maggiori funzionari nella ditta piu' importante comparisse tra gli
accusati di crimini di guerra.
Nel luglio 1997 Boban "muore" improvvisamente. Non c'e' conferma di
questa notizia, in quanto il suo corpo dopo morto non l'ha visto
nessuno. Secondo speculazioni Boban, come anche altri criminali di
guerra croati, e' tenuto nascosto dal'HDZ al Tribunale dell'Aia.

# VLADIMIR SOLIC - non e' nel diagramma

PROVENIENZA
Alto funzionario comunista di Siroki Brijeg [vero e proprio epicentro
dell'ustascismo], professore di marxismo prima della guerra era a capo
di una modesta fabbrica che fu chiusa.
ATTIVITA' DURANTE LA GUERRA
Ministro della Difesa dell'"Erzeg-Bosnia" nella fase successiva della
guerra.
POSIZIONE ATTUALE
Membro del Sabor croato dal 1996. E' stato ministro della Federazione
fino alla nomina a Presidente della Federazione, nel 1997 - prendendo
il posto di Zubak.

# NEVEN TOMIC - non e' nel diagramma

PROVENIENZA
Lavorava come economista, subito prima della guerra come funzionario
nel governo di Mostar.
ATTIVITA' DURANTE LA GUERRA
Non ha prestato servizio militare. Su istruzioni dell'HDZ ha
continuato ad occuparsi delle questioni economiche dell'"Erzeg-Bosnia".
POSIZIONE ATTUALE
Membro del Consiglio dei Ministri della Federazione.


*** ZAGABRIA

# FRANJO TUDJMAN

PROVENIENZA
Nato in un paese dello Zagorje, Veliko Trgovisce. Da
giovane nel Partito comunista, partigiano di Tito, combatte gli
ustascia nella II Guerra mondiale. Dopo la guerra scrive la tesi
di dottorato in storia militare, ma successivamente e' espulso
dal Partito per le tendenze nazionaliste. I piani per l'organizzazione
dell'HDZ sono presumibilmente incominciati nel 1987, ma formalizzati
solo nel 1989. Quelle tendenze significavano l'attivita' di
lobbying utile a raccogliere e riunire tutta l'emigrazione
nazionalista croata, che avrebbe sostenuto Tudjman e l'HDZ nelle
imminenti elezioni del 1990. Nel 1990 eletto Presidente
della Croazia nelle prime elezioni pluripartitiche. Per questo in
fondo si puo' ringraziare la insoddisfazione dei croati verso il
regime di Belgrado, che diventava sempre piu' autoritario, come anche
il forte sostegno finanziario da parte della emigrazione nazionalista,
soprattutto croati dell'Erzegovina che fremevano per togliere
il potere ai comunisti alle elezioni. Questa unione finanziaria
con le personalita' dell'emigrazione e' diventata nota come la
"lobby erzegovese", che e' conosciuta per l'influsso sproporzionato
sulla leadership dell'HDZ di Zagabria, finanziario e
politico. Molti collegano l'influsso finanziario di questa lobby
con la nomina di Gojko Susak, croato di Erzegovina, a Ministro
della Difesa.
ATTIVITA' DURANTE LA GUERRA
Dall'inizio del conflitto ad oggi ha trasferito somme enormi dallo
Stato croato per finanziare il regime dell'"Erzegbosnia" (si parla di
oltre i 50 milioni di marchi al mese in tempo di pace). Anche dopo
i ripetuti inviti dei partiti all'opposizione in Parlamento, l'HDZ
non ha voluto rendere noto quale percentuale del budget croato si sia
reiondirizzata verso le istituzioni civili e militari della
"Erzeg-Bosnia". Tudjman era molto popolare nei settori nazionalisti
della "Erzeg-Bosnia", ma gli ultranazionalisti lo guardano con sospetto
a causa del suo passato da partigiano e comunista. Questo sentimento
e' stato rinforzato dalle dichiarazioni di Mladen Naletilic "Tuta"
che in una intervista ha detto: "Se Tudjman rinascesse sarebbe di nuovo
partigiano di Tito". Il Presidente croato non e' amato dai croati
moderati perche' la priorita' viene data alle richieste secessioniste
dei croati erzegovesi, che demograficamente costituiscono solo un terzo
dei croati della Bosnia-Erzegovina, contro la piu' grande e piu'
sensibile componente croata in Bosnia centrale, in Posavina e Banja
Luka. Tudjman, con coerenza, persegue una politica incoerente: mentre
chiede il riconoscimento internazionale della Croazia complotta contro
l'integrita' territoriale della Bosnia-Erzegovina; richiede lo status
di popolo costitutivo per i croati in Bosnia mentre lo nega ai serbi
in Croazia.
POSIZIONE ATTUALE
E' al momento presidente della Croazia, presidente dell'HDZ e, di fatto,
presidente della "Erzeg-Bosnia". Molti alti funzionari e diplomatici
stranieri confermano che Tudjman e' ancora preso dall'idea di instaurare
di nuovo le frontiere della Banovina croata accordate nel 1939 e ritiene
questo come una soluzione ideale per gli "interessi" croati nella
Bosnia-Erzegovina. Ritiene ancora se stesso "Presidente di tutti i
croati", "simpatica" frase per legittimare la sua indiscreta
intromissione negli affari interni della Bosnia-Erzegovina.

# GOJKO SUSAK

PROVENIENZA
Nato a Siroki Brijeg il 16 aprile 1945. Il padre ed
il fratello maggiore erano membri del regime ustascia. Prima del
servizio militare, alla fine degli anni 60, abbandona la Jugoslavia.
Vive a Ontario, in Canada, dove dapprima lavora come operaio edile,
poi come aiutante alla catena di ristoranti "Kentucky Fried Chicken", poi
come capo-cuoco nella pizzeria "Tops" ed infine come direttore di un proprio
negozio di colori. Si dice che in quel periodo abbia comprato un maiale
vivo, vi abbia scritto sopra "Tito" e lo abbia poi scannato per
dimostrare il suo orientamento antijugoslavo. Molto attivo nei circoli
degli emigranti ustascia, partecipava al lavoro del comitato locale
del Consiglio nazionale croato "Stjepan Radic" in Canada. Dalla
moglie Djurdja, che lavorava come assistente sociale per i senzatetto
di Toronto, ha avuto 3 figli. Rientra in Croazia nel 1990. Avendo gia'
appoggiato finanziariamente l'HDZ e per la sua popolarita' tra
l'emigrazione croata-erzegovese acquista grande influenza nell'HDZ e
rinsalda la sua amicizia con il presidente Tudjman. La sua
grandissima influenza ancora si scontra con la resistenza di quei croati
che pensano che le sue ambizioni territoriali rispetto alla BiH abbiano
creato una cattiva immagine della Croazia nel mondo ed abbiano rallentato
l'integrazione della Croazia nelle istituzioni commerciali e politiche
dell'Europa. Ma e' davvero amatissimo dai croati di Erzegovina per
l'appoggio dato tramite il governo croato al loro progetto secessionista.
Per molti egli rappresenta la loro capacita' di lavorare fortemente per
"raggiungere lo scopo", indipendentemente dalle circostanze.
ATTIVITA' DURANTE LA GUERRA
All'inizio, nel 1991, e' Ministro della Croazia per la comunita'
esule, grazie ai forti rapporti con gli estremisti croati all'estero.
In seguito viene nominato come vice del Ministro della Difesa Martin
Spegelj. Dopo due avvicendamenti, Susak diventa Ministro. Insieme a
Miroslav Tudjman ha un ruolo importante nell'approvvigionamento di
armi per l'HV e l'HVO, quando crea una ditta privata per il traffico di
armi, la "RH Alan", che in seguito sara' trasformata in azienda di
Stato. Le armi, che sono state donate oppure acquisite a prezzi vantaggiosi
soprattutto dall'Austria, l'Ungheria, e la ex-DDR, vengono rivendute ai
soldati dell'HV e dell'HVO con incredibili profitti. Il denaro cosi'
incamerato viene usato per l'ulteriore armamento, mentre milioni finiscono
nelle tasche del Ministro della Difesa. Nel 1993 nomina sua moglia Djurdja
all'alto incarico di responsabile per le questioni del personale e dei
quadri dell'HIS [Servizio Informazioni Croato]. I suoi due parenti
Miljenko Galic e Miljenko Crnjic li promuove a generali
dell'HV, piu' altri lontani parenti nominati ad alti incarichi per il
Ministero degli Affari Interni della Croazia: Ante Roso, Miljenko
Filipovic, Ante Rukavina, Ljubo Cesic, Mate Rados, mentre la sua
segretaria ha il grado di ufficiale.
POSIZIONE ATTUALE
E' ancora oggi Ministro della Difesa della Croazia e vice-Presidente
dell'HDZ. Durante quest'anno e' andato negli Stati Uniti in un ospedale
militare per curare presumibilmente un cancro maligno dei polmoni. Ha
tuttora un grande influsso come dirigente della destra dell'HDZ. Secondo
speculazioni sarebbe immischiato nella organizzazione della visita di
Tudjman alla fabbrica di alluminio di Mostar nel marzo 1997, come gesto
di riconciliazione con gli erzegovesi dopo l'arresto di "Tuta" in
febbraio. Gli analisti politici ritengono che la morte di Susak sarebbe
l'unica possibilita' per diminuire l'influenza della lobby erzegovese
nel governo e nell'HDZ croati, benche' tanti suoi sostenitori restino su
posizioni di rilievo nelle strutture informative e militari. Collabora
strettamente con alti funzionari che hanno dato e danno un forte sostegno
alla "E-B", compresi Vico Vukojevic (di Ljubuski), Ivic
Pasalic (di Tomislavgrad, noto come sostenitore della mafia degli
affari di Split, consigliere di Tudjman per la politica interna ed
in effetti del Ministro dell'Interno, impegnato nella operazione di
sottomissione del MUP all'HDZ), Ivan Milas (di Imotski, attuale
Presidente del Consiglio parlamentare per la sicurezza nazionale, il
quale prima della guerra era proprietario di un ristorante a Vienna e
presumibilmente comunista indefesso [sic]).

# MIROSLAV TUDJMAN

PROVENIENZA
figlio del presidente Franjo Tudjman, apparentemente non ha incarichi
militari ne' una preparazione militare ufficiale; noto per le idee
fortemente atee e di sinistra [sic].
ATTIVITA' DURANTE LA GUERRA
Stretto collaboratore del padre e di Gojko Susak, alla guida di molte
delicate operazioni politiche e militari per l'HDZ. Sarebbe
responsabile di molte riforme del SZUP e del SIS [i servizi
segreti croati].
POSIZIONE ATTUALE
Responsabile del direttivo dell'HIS con il grado di Generale
Maggiore nel Ministero della Difesa croato, e numero due dell'UNS
[Unione per la Sicurezza Nazionale?].

# ANTE GUGIC

PROVENIENZA
Dell'Erzegovina occidentale.
ATTIVITA' DURANTE LA GUERRA
Ufficiale dell'HVO, promosso a Zagabria non e' chiaro se per decisione
di Susak o di Tudjman.
POSIZIONE ATTUALE
Ha il grado di Generale ["General-Bojnik"] presso il settore MORH
[Ministero della Difesa della Repubblica di Croazia] del SIS.
Presumibilmente tra gli uomini-chiave di Susak per le questioni
politiche e militari della "E-B". Collabora con Anto
Grgic il quale fu per due anni responsabile per le attivita' del
SIS nella "Erzegbosnia". Prosegue la collaborazione con il "General-Bojnik"
Markic Rebic, alto funzionario della SIS-HV (anch'egli della
Erzegovina occidentale), vicino a Susak e Miroslav Tudjman.

# LJUBO CESIC "ROJS"

PROVENIENZA
Di Ljubuski, dove prima della guerra era conducente di autobus.
ATTIVITA' DURANTE LA GUERRA
All'inizio della guerra lavorava come militare conducente di autobus ed
ha portato al fronte di Plitvice i soldati dell'HV. E' possibile che
sia diventato attivo nella rete informativa grazie ai legami familiari con
Susak.
POSIZIONE ATTUALE
"General-Bojnik" del MORH. Formalmente capo della logistica
dell'HVO, e' uno dei coordinatori-chiave e degli ufficiali di collegamento
tra HV ed HVO. E' presumibilmente uomo-guida del VOS (Servizio
Informazioni dell'Esercito). Sarebbe artefice del fatto che alcune
compagnie edili dell'Erzegovina hanno sottoscritto il contratto con
il MORH per realizzare l'autostrada in Croazia. Questo ha indignato alcune
compagnie edili della Dalmazia che sono rimaste senza lavoro. Ha realizzato
una nuova casa per Susak a Siroki Brijeg.

# FRANJO GREGURIC - non e' nel diagramma

PROVENIENZA
Informazione non ancora pervenuta.
ATTIVITA' DURANTE LA GUERRA
Premier del governo della Repubblica di Croazia.
POSIZIONE ATTUALE
Tra i piu' alti funzionari dell'HDZ croato, per cui si dice che sarebbe tra
i maggiori sostenitori della politica moderata. Questa primavera e' stato
nominato rappresentante personale del Presidente Tudjman per la BiH.

# (...) JARNJAK

PROVENIENZA
Informazione non pervenuta.
ATTIVITA' DURANTE LA GUERRA
Ha passato 5 anni come Ministro dell'Interno. Molti ritengono che sia stato
mandato via perche' alla fine del 1996 aveva tollerato piccole dimostrazioni
di sostegno alla radio di opposizione zagrebina Radio101. Altri invece
suggeriscono che sia stato allontanato per essersi opposto ai
tentativi di sottomettere il MUP al MORH ed all'HDZ.
POSIZIONE ATTUALE
E' adesso a capo dell'UNS, una posizione di spicco in tutta la
struttura informativa della Croazia. Ma tanti ritengono questa posizione
di Jarnjak essere soltanto formale e risultato della lunga amicizia
con Tudjman. Alcuni pensano che Jarnjak abbia ancora ambizioni
politiche e si sa che e' buon amico di Franjo Gregoric.


*** CONCLUSIONE

La strategia dell'HDZ consiste nel conservare il monopolio dei
privilegi politici ed economici in "Erzegbosnia" che si fondano
sul conflitto tra croati e non-croati. Questo gioca un ruolo
positivo nel rafforzamento dell'HDZ. Un clima fatto di paura
e scontro e' molto efficace come mezzo per la unita' di un gruppo
etnico nell'appoggio ai partiti nazionalisti. La parte piu'
rilevante dell'appoggio all'HDZ nasce dall'insicurezza e
dalla paura che viene diffusa con la propaganda dei media, e non
da entusiasmo sincero per questo partito. Questo clima permette
all'HDZ di "non vedere" violazioni dei diritti umani sul suo
territorio e di preservare la "stabilita'" (che rappresenta l'approdo
conseguente della politica dell'HDZ). Molto spesso le misure
aggressive prese dall'amministrazione dell'Erzegbosnia o dalla sua
coalizione contro i non-croati sono rappresentate nei media come
"difesa legittima degli interessi croati". Le violazioni dei diritti
umani sul territorio della BiH sotto controllo bosgnacco sono spesso
ingrandite e riportate in modo menzognero o, molto spesso, semplicemente
inventate, e poi vengono ingigantite per dar luogo ad una nuova
'escalation', come anche tra paura etnica e sfiducia. La manipolazione
della opinione pubblica allo scopo di far sorgere condizioni sconvenienti
per i cambiamenti e per le riforme politiche e' usata molto efficamente da
parte dell'HDZ. Per bloccare o intralciare pesantemente gli accordi di
Washington e di Dayton, in tutto e per tutto lo scopo dell'HDZ e'
il proseguimento del confronto politico ad un livello sufficientemente
basso da sfuggire alla condanna da parte del mondo intero, e
tuttavia abbastanza alto da impedire ogni fiorire di cooperazione
multietnica e integrazione politica reale del territorio
dell'"Erzegbosnia". Come risultato, in Erzegovina sudoccidentale
si e' formato un corpo elettorale completamente paranoico ed anche
arrabbiato contro qualsivoglia soluzione che preveda la esistenza
congiunta dei due gruppi etnici. Viceversa, questa atmosfera
consente all'HDZ di instaurare un clima in cui la mafia ed i
politici corrotti sono ancora al potere, senza Stato di diritto
e senza responsabilita' di fronte a nessuno. Haris Silajdzic,
ex-premier della BiH, persona che doveva dare vita alla Federazione,
ha detto: "La Federazione oggi non e' composta da Cantoni bensi' da
territori nazionali. La comunita' internazionale non ha capito e ancora
non capisce che questi che hanno distrutto la BiH non inizieranno adesso
a lavorare alla sua 'costituzione'... Solo dei media liberi ed
indipendenti permetteranno che il popolo veda cosa fanno l'SDA
e l'HDZ, ma finora il problema dei media non e' stato il problema
prioritario per la comunita' internazionale. I leader bosgnacchi e i
leader dei croati della Bosnia, della SDA e dell'HDZ, intendono creare
ghetti etnici che sono contro la federazione che e' stata in effetti
creata per salvare l'integrita' della BiH. Non c'e' dubbio che gli
interessi delle destre dell'SDA e dell'HDZ adesso siano convergenti
e che il loro scopo finale sia la creazione di ghetti etnici. Io sono
contro la Federazione per come si offre adesso. L'accordo che abbiamo
sottoscritto a Washington riguarda la Federazione dei Cantoni e non
dei territori sui quali queste due parti si escludono a vicenda" (marzo
1996).
Dando impulso alla sottoscrizione degli accordi e dei piani, e non dando
allo stesso tempo importanza alla conclusione delle violazioni dei
diritti umani, l'America, l'Unione Europea e le Nazioni Unite hanno
decretato ed hanno prolungato la vita all'idea che l'utilizzo della
violenza sia una violazione dei diritti umani e che funga e che sia
accettabile come metodo per ottenere degli scopi politici. Il risultato
e', ancora mentre scriviamo questo rapporto, che i partiti nazionalisti
rafforzano le loro posizioni rispetto alle popolazioni civili
minoritarie - ciascuno sul territorio sotto il proprio controllo. Non
e' stata intrapresa nemmeno una azione decisa, da parte della comunita'
internazionale, per cambiare i fermare queste politiche nazionaliste
di "ingegneria etnica" nella BiH post-Dayton. Poiche' la Federazione
e' una pietra miliare della politica americana, e poiche' il suo
rafforzamento e' uno degli scopi centrali degli accordi di Dayton,
l'elemento di instabilita' e la stagnazione generale attraverso la quale
questa entita' si dibatte sin dagli inizi rappresenta una preoccupazione
grande per la amministrazione di Clinton. E' evidente che senza una
grande attenzione da parte dell'America e senza il sostegno per la
Federazione, la prima opportunita' per la coesistenza nella BiH, che
e' stata offerta dagli americani, e' destinata a fallire. La riconciliazione
tra i bosgnacchi ed i croato-bosniaci si allontana sempre di piu'.
Le sconfitte della Federazione, alcune delle quali sono state dette in
questo rapporto, servono a comprendere quanto sia necessario che
le pressioni politiche ed economiche internazionali siano applicate
insieme agli sforzi per mettere da parte i funzionari (ed i partiti)
che vi frappongono degli ostacoli. Allora se gli implementatori attuali di
Dayton non si aprono ai leader dell'opposizione e non nazionalisti, ogni
piano generale per la Bosnia sara' sottoposto agli stessi pericoli cui
e' stata sottoposta la Federazione durante tre anni di non-applicazione
e di resistenza alla trasformazione dei principali partiti
politici nazionalisti e basati su criteri etnici, che in tanti casi sono
guidati da persone che si erano mostrate favorevoli e che in alcuni casi
hanno partecipato direttamente alla "pulizia etnica".


[Traduzione a cura del Coordinamento Romano per la Jugoslavia, 1999]


--------- COORDINAMENTO ROMANO PER LA JUGOSLAVIA -----------
RIMSKI SAVEZ ZA JUGOSLAVIJU
e-mail: crj@... - URL: http://marx2001.org/crj
http://www.egroups.com/group/crj-mailinglist/
------------------------------------------------------------
ARCHIVIATE TUTTE LE DENUNCIE


Riceviamo dallo studio dell'Avvocato Mattina e trasmettiamo alla lista,
per la conoscenza di tutti:

---

Il Gruppo Giustizia del Partito della Rifondazione Comunista, con l'apporto
anche di altri compagni, ha denunciato il Governo Italiano per i delitti di
cui agli artt. 422 e 287, quest'ultimo in relazione agli artt. 78 e 87 Cost..

La denuncia è stata presentata il 18/05/1999 alla Procura della Repubblica
presso il Tribunale di Roma (prot. deleghe n. 3863). Il Procuratore dr.
Vecchione, solo in data 01 luglio 1999, in spregio del termine di 15 gg.
fissato dall'art. 7 L. Cost. 16/01/89 n. 1, ha trasmesso la denuncia,
unitamente alla sua richiesta al Collegio per i reati ministeriali senza
darne avviso ai denuncianti, quali parti interessate, ancora una volta in
spregio dell'art. 6, 6 co legge citata.

In realtà lo sciatto provvedimento del dr. Vecchione è costituito da
una motivazione di poche righe. La prima parte per giustificare (si fa per
dire) l'omessa comunicazione ai denuncianti, l'altra destinata a spiegare (si
fa sempre per dire) che la denuncia è infondata, anche se non si conclude
con una esplicita richiesta di archiviazione.

Il Collegio per i reati ministeriali, con provvedimento in data 26/10/1999
ha archiviato la denuncia con una motivazione scorretta da un punto di vista
giuridico e contenente affermazioni storicamente non corrispondenti al vero.

Il Procuratore della Repubblica di Roma, unitamente a quella da noi
presentata, ha trasmesso al Collegio per i reati ministeriali, anche molte
altre denunce, come ho saputo invia informale e come è dato evincere
dall'epigrafe dove viene citato, oltre i reati da noi ipotizzati, anche altra
ipotesi di reato.

Non mi è stato possibile avere l'elenco degli altri documenti per il
rifiuto della Cancelleria di fornirmi tale elenco. Invio quindi questa nota,
oltre che ai compagni che mi risulta per certo aver presentato a loro volta
denuncia per la guerra contro la Repubblica Federale Jugoslava, anche a tutti
gli altri, singoli compagni ovvero organizzazioni, interessati al problema,
nonché ai quotidiani comunisti "Liberazione" ed "Il Manifesto".

Scopo della presente nota è quello di sollecitare tutti i compagni che lo
riterranno opportuno, a prendere contatto con me per fissare una riunione per
discutere delle iniziative da prendere a fronte del provvedimento del Collegio
e in genere per gli interventi del tipo di quello del Kossovo, praticati in
disdegno del diritto interno e di quello internazionale.
(...)

avv. Giuseppe Mattina

per contatti: <simmassa@...>


---

Allegati: richiesta di archiviazione - P.M. Roma;
decreto di archiviazione Collegio per i reati ministeriali.

---




R.G. Coll. n. 17/99
R.G. P.M. n. 9521/99

COLLEGIO PER I REATI M1NISTERIALI
presso IL TRIBUNALE DI ROMA
Via Triboniano, n. 3

Il Collegio, composto dai Sig.ri magistrati:
dott. Costantino Fucci Presidente,
dott. Fausto Basile Giudice,
dott. Massimo Di Marziantonio Giudice,
ha pronunciato il seguente

DECRETO

nei confronti di D'Alema Massimo, nato a Roma, il 20.4.1949, indagato dei
reati di cui agli artt. 283, 287, 422 c.p., nella sua qualità di
Presidente del Consiglio dei Ministri.
Il procedimento penale trae origine da una serie di denunzie sporte presso
diverse Procure della Repubblica da singoli cittadini o da gruppi (o enti),
trasmesse poi alla Procura della Repubblica di Roma per competenza.
Tali scritti - variamente articolati nel contenuto, nell' indicazione di
fattispecie penalmente rilevanti e dei pretesi autori dei reati (di volta in
volta individuati nel Presidente del Consiglio dei Ministri, in quest'ultimo
in concorso con il Presidente della Repubblica, in alcuni dei Ministri, nella
totalità dei componenti del Governo ) - muovono dall'assunto
dell'illegittimità costituzionale della scelta del Governo della
Repubblica di partecipare ai ripetuti attacchi aerei organizzati da alcuni
Paesi della NATO ai danni della Repubblica Federale di Iugoslavia, nella
primavera del 1999.
L'illegittimità dell'operato governativo si pone, secondo i denunzianti,
innanzi tutto in relazione all'art. 11, 1° e 2° comma, Cost..
Invero, gli attacchi aerei (tanto quelli intrapresi direttamente da velivoli
italiani, quanto quelli intrapresi dai velivoli di altri Paesi della NATO, ma
comunque attribuibili in concorso al Governo italiano per la comune
preordinazione e per l'imprescindibile partecipazione, consistita nella messa
a disposizione delle basi di terra e degli spazi aerei nazionali)
concretano atti di guerra offensiva, pur se motivati con il preteso intento
di indurre il Governo iugoslavo al rispetto dei diritti civili e politici
della popolazione di etnia albanese della provincia del Kosovo.
L'operazione bellica, pertanto, non è giustificata dal trattato NATO,
anzi è stata compiuta in diretta violazione dello stesso, che prevede
l'obbligo degli Stati aderenti di muovere guerra soltanto in caso di
aggressione ad opera di un Paese terzo ai danni di un Paese aderente.
Per di più, pur essendo necessaria l'unanime deliberazione dei Paesi
alleati, nel caso di specie le operazioni militari sono state intraprese
a seguito della decisione congiunta di alcuni soltanto di essi.
Inoltre, i denuncianti sostengono che sussiste l'illegittimità
costituzionale dell'operato governativo sotto il profilo della violazione
degli artt. 78 e 87 della Costituzione.
In base al combinato disposto di tali norme, lo stato di guerra deve essere
dichiarato dal Presidente della Repubblica, previa deliberazione delle Camere,
le quali conferiscono al Governo i poteri necessari.
Nella fattispecie concreta, invece, il Governo ha assunto illegittimamente
l'iniziativa bellica in assenza dei necessari presupposti.
Alla stregua di quanto esposto, i denuncianti chiedono che l'Autorità
giudiziaria proceda a carico dei responsabili per i reati di attentato alla
costituzione dello Stato, di usurpazione di potere politico e di strage.
Con atto del 1°luglio 1999 (pervenuto alla Cancelleria di questo Collegio
il successivo giorno 3) il Procuratore della Repubblica di Roma, senza
compiere alcuna indagine, ha chiesto l'archiviazione del procedimento
n. 9521/1999 del R.G.P. (al quale è stato riunito il (I procedimento
n. 2279/1999 dello stesso registro) nei confronti del D'Alema, per i reati a
lui attribuiti nella veste di Presidente del Consiglio dei Ministri.
In data 3 agosto 1999 sono pervenuti in Cancelleria gli atti del procedimento
iscritto nel R.G.N.R. n. 3767, sempre a carico del D'Alema, per i reati
indicati in epigrafe, in forza di varie denunzie raccolte da diverse Procure
della Repubblica e trasmesse "per competenza" alla locale Procura della
Repubblica.
Gli atti sono stati inviati a questo Collegio dal Procuratore "per unione"
a quelli del procedimento penale n. 9521/1 999 R.
Altre denunce di analogo contenuto sono state trasmesse a questo ufficio,
sempre "per unione" a quest'ultimo procedimento, in data 14.10.1999.
La richiesta di archiviazione del Pubblico Ministero poggia sulla
considerazione che le denunce sono manifestamente infondate non soltanto in
fatto, ma anche in punto di giurisdizione.
Osserva il Collegio - conformemente alla richiesta di archiviazione, da
intendersi riferita a tutti gli esposti e le denunce riuniti nel presente
procedimento - che a carico del D'Alema non si ravvisano gli estremi dei
reati a lui contestati, previsti dagli artt. 283 (attentato contro la
costituzione dello Stato), 287 (usurpazione di un potere politico o militare)
e 422 c.p. (strage).

In ordine alle prime due ipotesi di reato, va rilevato quanto segue.

Risulta dal tenore di alcune delle denunce depositate e dai documenti ad esse
allegati che il Presidente del Consiglio pro tempore ha sottoposto al
preventivo controllo del Parlamento (a mezzo di pubblico dibattito, concluso
con rituali dichiarazioni di voto) la deliberazione dell'intervento in Kosovo.
L'intervento - sia pure ideato e qualificato, alla stregua della esposizione
svolta dal Presidente del Consiglio dinanzi alle Assemblee, come volto alla
realizzazione dello scopo umanitario della preservazione dell'incolumità
e delle fondamentali libertà civili e politiche della popolazione di etnia
albanese del Kosovo - non poteva non comportare l'ingresso di forze militari
alleate (nell'ambito dell'organizzazione NATO) nel territorio della predetta
regione e, cioè, nello spazio di sovranità della Repubblica Federale
Iugoslava ed altresì l'impiego delle Forze Armate della Repubblica (anche
eventualmente delle sole strutture logistiche) in una prospettiva di guerra
offensiva.
L'intervento, del resto, tanto in corso di esecuzione quanto una volta
concluso, non è stato mai censurato dalle Camere nelle sue concrete e
storiche modalità di attuazione. Sicché, al di là della mancata
autorizzazione formale dello stato di guerra da parte del Parlamento, la
ratio della norma dell'art. 78 della Costituzione (secondo la quale "le
Camere deliberano lo stato di guerra e conferiscono al Governo i poteri
necessari") è stata sostanzialmente rispettata.
Invero, è stata realizzata la finalità di fare interloquire il
Parlamento, con pronunzia evidentemente vincolante, nel procedimento attivato
dall'iniziativa del Governo di intraprendere operazioni militari contro uno
Stato estero.
Quanto al mancato esercizio da parte del Capo dello Stato del potere di
dichiarare lo stato di guerra deliberato dalle Camere - ai sensi dell'art. 87,
nono comma, della Costituzione -, tale omissione non comporta alcun
sovvertimento o radicale deroga all'equilibrio dei poteri di governo delineati
dalla Carta fondamentale sul punto relativo alla giusta vigenza dello stato
bellico.
Da quanto precede, discende che nella condotta del Governo non si ravvisa
alcun vulnus alla forma di governo delineata dalla Costituzione.
Irrilevante è, inoltre, la questione della pretesa violazione dell'art. 11.
della Costituzione e delle fonti di diritto internazionale da tale norma
richiamate, la quale potrebbe in ipotesi dare luogo soltanto ad una
responsabilità politica del Governo e dello Stato italiano nell'ambito
dell'ordinamento internazionale.
Ciò premesso, non può non ulteriormente rilevarsi l'assoluta
estraneità della fattispecie in esame alle previsioni degli artt. 283 e
287 c.p..
La prima ipotesi di reato va radicalmente esclusa, mancando fatti o atti
oggettivamente in grado di mutare la Costituzione o la forma di governo della
Repubblica ed, in ogni caso, la cosciente volontà del Presidente del
Consiglio di realizzare un tale evento.
Da ciò consegue che l'azione del medesimo non è punibile, né sotto
il profilo oggettivo, né sotto quello soggettivo.
La ricorrenza della seconda fattispecie è da escludersi spettando al
Governo, a termini di Costituzione, il potere di impulso e di iniziativa
circa l'inizio delle operazioni belliche, sicché nessun potere spettante
ad altro organo costituzionale è stato illecitamente esercitato.
Difetta, pertanto, nella specie l'elemento materiale del reato, costituito
dalla arbitraria invasione della sfera giuridica di altro Potere dello Stato.
Parimenti, non sussiste il reato di strage, essendo tale fattispecie non
ipotizzabile neppure in astratto data la sua incompatibilità con il
carattere bellico delle operazioni militari.
Quanto detto, vale ad escludere anche la responsabilità penale dei singoli
Ministri in ordine ai fatti di cui è processo.
Va, infine, affermata l'assoluta infondatezza delle prospettate ipotesi di
reato previste dall'ordinamento internazionale, in quanto non sono stati
allegati comportamenti, penalmente rilevanti, direttamente attribuibili al
Presidente del Consiglio ed ai Ministri.

In conclusione, poiché i fatti contestati non sono previsti dalla legge
come reato e, per alcune ipotesi di reato, le accuse sono manifestamente
infondate, va emessa pronuncia di non doversi promuovere l'azione penale nei
confronti di D'Alema Massimo e, conseguentemente, va disposta l'archiviazione
del procedimento, in conformità alla richiesta del Pubblico Ministero.
P.Q.M.
Visto l'art. 8 della Legge Costituzionale del 16 gennaio 1989, n. 1,

DISPONE

l'archiviazione del procedimento nei confronti di D'Alema Massimo ed ordina
trasmettersi gli atti all'archivio.
Manda alla Cancelleria per la trasmissione di copia del presente provvedimento
al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Roma perché ne dia
comunicazione al Presidente della Camera competente ai sensi dell'art. 8,
comma IV della stessa legge.

Roma, 26 ottobre 1999
I Giudici
Il Presidente
Dott. Fausto Basile
Dott. Fucci Costantino
Dr. Massimo Di Marziantonio
Il dr. Di Cancelleria
Livia Salmeri
depositato in Cancelleria il 26/10/99







PROCURA DELLA REPUBBLICA

Presso il Tribunale di Roma
ooOoo
n. 9521/99R
IL PUBBLICO MINISTERO
osserva:


1. Gli esposti-denuncia si presentano oggettivamente generici e
apodittici e come tali inidonei alla attribuzione di responsabilità
personali per le affermate ipotesi - tra le altre previste - dagli artt.
283, 287, 422c.p. sia nei confronti del Presidente del Consiglio protempore,
sia nei confronti di altri componenti del Governo.

2. I fatti oggetto di doglianza presentano connotati che non possono
essere ricondotti alla giurisdizione della magistratura ordinaria: essi,
infatti, sono riferibili a interessi politici essenziali dello Stato e a
scelte di valenza squisitamente costituzionale eseguite per effetto di
impegni assunti nell'ambito di organismi internazionali (sicchè l'A.G.O.
verrebbe a compiere valutazioni sui contenuti di impegni e obblighi
conseguenti a trattati internazionali; così travalicando, paradossalmente,
addirittura il principio di sovranità).

Si ritiene, quindi, che le denunce siano manifestamente infondate non solo
in fatto ma anche in punto di giurisdizione.

00000000



Si ritiene di omettere la comunicazione di cui aIl'art. 6 cpv. L.1/89
agli esponenti, non rivestendo essi la qualità di soggetti interessati".
E' evidente, invero, che questi ultimi non possono essere individuati con i
soggetti che siano meri "esponenti" o "denunzianti" (in tal caso ogni
cittadino sarebbe portatore di siffatto "interesse"). In realtà la
categoria indicata dalla L. 1/89 cit. non può che essere ricondotta ai
concetti del diritto processuale ordinario e in particolare alla norma
dell'art. 408/2 c.p.p.; sicché il denunciante (o l'esponente) deve essere
portatore di un interesse specifico qual' è quello della "persona offesa"
e/o del soggetto passivo del reato. Qualità che nel caso in questione è
palesemente insussistente.


Roma, 1lugllio 1999


IL PROCURATORE DELLA REPUBBLICA

Salvatore Vecchione
* 3/2/00: Tre morti albanesi e 20 feriti serbi in incidenti a Mitrovica
dopo l'attentato contro l'autobus (AP)
* 3/2/00: Attacco terroristico contro un autobus ("Il Manifesto")
* 3/2/00: Un migliaio di slavi-musulmani scappano dal Kosovo verso la
Serbia centrale (B92)
* 3/2/00: Programmate per marzo esercitazioni in Kosovo in vista della
prossima aggressione della NATO contro la RF di Jugoslavia (B92)
* 2/2/00: Due morti e cinque feriti in un attacco terroristico contro
l'autobus (B92)
* 2/2/00: Rugova disfa le sue istituzioni del "Kosova" (B92)
* 2/2/00: Liti tra fazioni albanesi, anche un morto ("Il Manifesto")
* 28/1/00: "Visita di Stato" di Thaci "il serpente" in Bulgaria (Tanjug)
* 29/1/00: 38 chili di eroina sequestrata su di un TIR albanese in
Bulgaria (Reuters)

* Il numero speciale di "National Geographic" dedicato al Kosovo: una
completa riscrittura della storia e della realta' attuale. Vergogna!

* Fondi tedeschi ed olandesi per aprire una Banca kosovara nuova di
zecca (IWPR 28/1/00)
* Civili schipetari sottoposti a maltrattamento da parte delle truppe
statunitensi presso Vitina (Washington Post 27/1/00)
* Iniziato il lavoro dell'UCKFOR nella nuova veste di "Corpo di
Protezione del Kosovo" (B92 22/1/00)
* Per la perquisizione, con sequestro di un arsenale, a casa del
fratello di Thaci e per le indagini su altri capibanda il portavoce UCK
Krasniqi e' infuriato; Kouchner e Reinhardt chiedono scusa (AFP 26/1/00)


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Grenade thrown into Serb cafe in Kosovo
9.40 p.m. ET (249 GMT) February 3, 2000
KOSOVSKA MITROVICA, Yugoslavia (AP) — Violence erupted across this
Kosovo city violence Thursday night with two grenade attacks against
Serb cafes that left at least 20 people wounded and shootings that
claimed the lives of three ethnic Albanians.
The violence began when the two Albanian men were shot to death, the
multinational peacekeeping force in Kosovo said Friday.
Half an hour later, a grenade was thrown into a Serb cafe, wounding
between 10 and 15 customers, said Lt. Col. Henning Philipp, spokesman
for the multinational force known as KFOR.
Minutes later, an ethnic Albanian woman was shot to death. That killing
was followed shortly afterwards by a grenade attack on another Serb cafe
that wounded 10 customers, Philipp said.
A day before, a rocket attack on a U.N. bus carrying Serb civilians left
two Serbs dead and three injured.
The attacks comes as ethnic tensions remain high in Kosovo.
Authorities say many ethnic Albanians were killed by Serb forces during
Yugoslav President Slobodan Milosevic's 18-month crackdown against
separatists here. After NATO bombing forced the Serb troops to withdraw
last spring, ethnic Albanians began attacking Serbs as revenge.

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"Il Manifesto" del 3/2/2000:

KOSOVO
ATTENTATO A UN BUS DI CIVILI SERBI: DUE MORTI

Ennesimo attentato (è ormai un appuntamento quasi giornaliero) nei
confronti dei pochi serbi
ormai rimasti in Kosovo. Un autobus pieno di civili serbi è stato
colpito ieri, infatti, da un razzo
anticarro lanciato dai soliti "sconosciuti". Nell'attentato, due
passeggeri sono morti e altri cinque
sono rimasti feriti.

Il bus, messo a disposizione dall'organizzazione umanitaria Unhcr delle
Nazioni unite, era partito
da Kosovska Mitrovica (la città kosovara divisa in due - una parte
serba, l'altra albanese -
dall'odio etnico), nel nord della regione, nel pomeriggio di ieri, per
raggiungere la cittadina di
Durakovca. Dopo aver percorso appena quindici chilometri è stato colpito
dal razzo,
presumibilmente scagliato da albanesi. Gli uomini della Kfor (la forza
di pace della Nato), che
stavano scortando il veicolo, impotenti di fronte all'ennesima
aggressione, non hanno potuto far
altro che organizzare i soccorsi per le vittime.

La Unhcr organizza servizi di trasporto per i serbi che vogliono
spostarsi da una parte all'altra del
Kosovo nonostante gli innumerevoli rischi. Ma sono (come pure le forze
della Kfor) sempre più in
balia delle bande albanesi dell'ex Uck, cui hanno dato legittimità, e
che proseguono nella
campagna di "pulizia etnica" dei serbi e dei rom (di cui spesso sono
vittime anche quegli albanesi
considerati "collaborazionisti"), cominciata alla fine della guerra. E
che ha portato all'esodo dei
serbi e dei rom dal Kosovo.

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Muslims flee Kosovo (B92 3/2/00)

PRISTINA, Thursday - About a thousand residents, most of them Muslim,
had
left the region of Prizren and Gora in Kosovo to take refuge in Novi
Pazar in
Central Serbia, UNHCR representative Maki Shinohara said today.
Shinohara
told media that the UNHCR had suspended all bus transport in Kosovo,
adding
that the services would not be continued until yesterday's attack on a
UNHCR
bus had been completed.

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Socialists on NATO exercises in Kosovo (B92 3/2/00)

BELGRADE, Thursday - NATO is the key factor for destabilisation in
south-east
Europe, Socialist Party spokesman Ivica Dacic told media today. Dacic
was
commenting on the announcement that NATO forces will be on manoeuvres in
Kosovo in March. Brussels has justified the exercises saying that they
are a
preparation for a possible deterioration of the situation in the
province.

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Serbs die in rocket attack on Kosovo bus (B92 2/2/00)

KOSOVSKA MITROVICA, Wednesday - Two Serbs are dead and another five
wounded
after a rocket attack on a bus near Kosovska Mitrovica this afternoon.
International forces representative Philip Anido said the UNHCR bus was
being
escorted by KFOR. No further details are available.

---

Rugova disbands parallel institutions (B92 2/2/00)

PRISTINA, Wednesday - The President of the Democratic League of Kosovo,
Ibrahim Rugova, announced today that he had disbanded the Kosovo
Albanian
parallel state government of which he was president. Rugova and the
president
of the parallel Kosovo Albanian Parliament, Idriz Ajeti, told media
today
that all parallel state institutions in the province were dissolved
yesterday. These included the parallel government and parliament, the
office
of the president of Kosovo and all related political, security and
administrative structures.

---

"Il Manifesto", 2/2/00:

KOSOVO UCCISO DALL'UCK IL LEADER DI UN PARTITO KOSOVARO

Non parte il governo "misto"
Onu delusa. Gli albanesi non rinunciano alle istituzioni parallele
- R. ES. - PRISTINA

D oveva essere un salto di qualità nella vita pubblica del Kosovo, ma è
finito in battibecchi tra
fazioni kosovaro-albanesi e con i funzionari dell'Onu. Ieri era prevista
la nascita ufficiale del
Struttura amministrativa unitaria ad interim (Jias), una sorta di
governo misto Onu-kosovari della
provincia, con tanto di ministeri (19) e un comitato di presidenza alla
cui testa c'è il
plenipotenziario delle Nazioni unite, Bernard Kouchner, dotato di potere
di veto su qualsiasi
decisione del collegio. Un governo comunque provvisorio, nell'attesa
delle elezioni - la cui
convocazione slitta di mese in mese - e della nascita di un "governo
dell'autonomia" tutto
kosovaro, come prevede la risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza
dell'Onu.

E se la leadership dei serbo-kosovari aveva declinato in un primo
momento l'invito a parteciparvi
- anzi era uscita da tutti gli organi consultivi creati dall'Onu, per
protestare contro la
trasformazione dell'Uck nei Corpi di protezione del Kosovo - negli
ultimi giorni ci ha ripensato e
sta trattando coi funzionari Onu per il suo ingresso nel governo
provvisorio e per la creazione di
entità "comunali" speciali nelle poche zone dove sono concentrati i
serbo-kosovari.

Ieri dunque doveva essere una giornata speciale. Così non è stato.
Convocati a Pristina, i vari
rappresentanti albanesi hanno inscenato una delle loro consuete liti
alla presenza degli avviliti
funzionari Onu. Il punto è che le isituzioni parallele create nel 1989
dalla Lega democratica del
Kosovo di Ibrahim Rugova - presidenza, governo e parlamento kosovaro
"clandestini" -
dovrebbero ora sciogliersi con la nascita della nuova istituzione. In
realtà il parlamento non ha
deliberato alcun autoscioglimento, il che ha mandato su tutte le furie i
falchi ex Uck di Thaci -
che intanto nel silenzio di Onu e Nato governano di fatto gran parte dei
comuni della provincia,
imponendo la loro legge. La sessione di ieri è finita dunque in insulti
ed è stata aggiornata a data
da definirsi.

Non si fermano intanto i regolamenti di conti dell'ex Uck nella
provincia; case bruciate (di serbi)
nei dintorni di Pristina e l'omicidio di un politico kosovaro-albanese,
Hassim Chuse, capo del
minuscolo Partito democrativo riformista. Il suo corpo con tre
proiettili in testa è stato trovato non
lontano da Prizren. Risultava scomparso dal 18 gennaio. Rapimento ed
esecuzione di un
avversario politico nel miglior stile Uck, che non tollera rivali nei
suoi territori. (...)

---

www.serbia-info.com/news
Thaqi's "state visit" to Sofia-giving political legitimacy to a
terrorist
January 29, 2000
SOFIA, Jan 28 (Tanjug) - The ruling structures in Sofia, taking their
cue from their NATO "allies," are sinking deeper and deeper in their
policy towards the situation in Kosovo. An instance of this is an
invitation by Ivan Kosov, leader of the Bulgarian rightist Alliance of
Democratic Forces and prime minister, to Hashim Thaqi, former leader of
the ethnic Albanian terrorist and separatist Kosovo Liberation Army
(KLA), to visit Sofia.
It has been officially confirmed in Sofia that Thaqi is due here on
Saturday, and will be received by Kostov, a state of affairs which,
according to the Sofia newspaper 24 Casa, will make it a state visit."
This move has put the Bulgarian government in a position where it gives
political legitimacy to a man who is on an international wanted list for
terrorism. The Serbian police has earlier a warrant for the arrest of
Thaqui due to based suspicion that he had committed many grave crime
offences and several murders.
The Bulgarian government, however, is careful to steer clear of
mentioning this very important point in Thaqi's biography, whom it
describes as leader of the certain Kosovo Democratic Progress Party and
member of the provisional administrative council. This "provisional
government," set up by U.N. civilian mission (UNMIK) chief Bernard
Kouchner, is not recognized by Yugoslavia, if we exclude the Albanian
separatists.
Kostov's move, although at odds with international law, is not hard to
understand. The government in Sofia is trying by hook and by crook to
get close to and become a member of NATO and the European Union, and is
obviously willing to pay any price for a shortcut to Brussels. At the
time of NATO's aggression on Yugoslavia, Bulgarian government very
generously opened its air space to NATO planes, riggering a wave of
nationwide protests, which were especially bitter in Sofia. Protesters
condemned the country's officials, as well as U.S. President Bill
Clinton, telling the aggressors and their helpers that "the Balkans
belongs to the Balkan nations."
Evidently, the government in Sofia seems naively to believe that, if it
sells its sovereignty, it can get into NATO and the European Union more
easily and solve all its accumulated internal problems overnight.
However, at the recent Summit of the "fifteen" in Helsinki, Bulgaria
found itself in the second group of the country-candidates to enter EU,
which means it would have to wait at least 15 years, maybe longer. Ten
months ago, on the top meeting of 19 alliance countries in Washington,
it was clearly said that Bulgaria would not enter NATO easily and
swiftly.
The visit of Thaqi and Arben Xhaferi to Bulgaria has yet another
interesting aspect which the Bulgarian government will have to explain
to its citizens. Namely, Thaqui and Xhaferi, who are obviously trying to
project themselves as the Balkans' supreme Muslim leaders are to attend
a congress of the Rights and Freedoms Society, a party that rallies more
than a million ethnic Turks in Bulgaria. We should hope that Thaqi will
explain why even the Kosovo Turks have been targeted in ethnic Albanian
ethnic cleansing and forced conversion campaigns.

---

Sat, Jan 29 at Prague 03:45 pm, N.Y. 09:45 am
Bulgaria Seizes 38 Kg Heroin In Albanian Truck
SOFIA, Jan 29, 2000 -- (Reuters) Bulgarian customs said on Friday they
had seized 38.1 kg (84 lbs) of heroin hidden in an Albanian-registered
truck that was coming from Turkey.
Ivan Kutevski, spokesman for the Central Customs Directorate, told
Reuters the shipment was discovered at the Kapitan Andreevo border
checkpoint with Turkey and was hidden in the truck, which was
transporting metal doors.
The truck driver, a 43-year-old Albanian citizen, had been detained,
Kutevski added.
Crime experts said that the local street value of a dose of 0.250 grams
of heroin was between three levs ($1.5) and 10 levs.
Bulgaria, situated between Turkey, Greece, Macedonia, Yugoslavia and
Romania, lies on the so-called Balkan route for smuggling drugs from
Asia to Europe. Customs say a total of 261 kg of heroin were seized at
Bulgarian borders last year.
Earlier this month, Bulgaria opened the first office under a joint
United Nations - European Union project to fight drug trafficking in the
Balkans.

---

LA FINE DI "NATIONAL GEOGRAPHIC"

Quello che segue e' un classico esempio di come la "political
correctness" puo' diventare "scorrettezza scientifica" senza colpo
ferire.
Una rivista prestigiosa come "National Geographic", anziche' descrivere
il patrimonio naturale, culturale ed etnico della regione del Kosmet,
sta facendo propaganda antijugoslava di basso profilo.
Non ho avuto purtroppo ancora occasione di avere la rivista fra le mani,
ma sarei veramente curioso di vedere cosa si dice dei monasteri
bizantini e della loro distruzione sistematica, che e' in corso (piu' di
80 sono gia' stati devastati dall'UCK grazie alla provvidenziale
disattenzione della KFOR... ed anche di tanti nostri "intellettuali di
servizio").

Andrea

------- Forwarded Message Follows -------
Date sent: Fri, 28 Jan 2000 13:33:41 -0500 (EST)
BCC to: From: sndlist@...
(balkanpeace automailer)
Subject: Mailing list 'Rapid_Response': National
Geographic

Visit us on http://www.balkanpeace.org
---------------------------------------------

Molimo vas da se obratite National Geographic-u za njihove odvratne lazi
o
Kosovu i Jugoslaviji!

Uvjerite se i sami o njihovim lazima na:
http://www.ngnews.com/kosovo/

Pisite im na:
ngsforum@...

Evo samo jednog od pisama koje smo dobili u Centru od ljudi koji su se
javili da nam skrenu paznju na februarsko izdanje:

From: jon & lillian
Subject: National Geographic: lies about yugoslavia
Date: Thu, 27 Jan 2000 22:06:30 -0500

Hello
We have a subscription to the National Geographic magazine and the
February issue has the most damning articles on Kosovo and Yugoslavia.
Just to begin with, all maps of Kosovo make it seem as if it is part
of
Albania. It is still part of Yugoslavia, which was part of the peace
accord signed at the end of the NATO bombing campaign.
The emphasis of the articles was on refugees, all on Kosovo, and never
once mentioned the fact the there are now one million refugees (acording
to the United Nations high commissioner) in Yugoslavia. There was a map
showing Kosovo and all the mass graves, hundreds of them. This, as we
have
found out lately is not true, which was verified by the FBI and RCMP,
among others.
Wherever the author of the article could, Serbians were slandered. You
must read it for yourself, it is too disturbing for me to quote all the
passages. It is American propoganda at some of its worst.
We have cancelled our subscription and written an e-mail. I urge
veryone
to write at:
ngsforum@... Jon

---

http://www.iwpr.net
WELCOME TO IWPR'S BALKAN CRISIS REPORT, NO. 111, January 28, 2000

(...)

NEW KOSOVO BANK TO KICK-START ECONOMY

Kosovo's first commercial bank pledges to promote economic growth in one
of
the poorest regions in Europe.

By Llazar Semini in Pristina

Metal, a foundry in Pristina, is doing good business following the end
of
the Kosovo war last June.

The company has ambitious expansion plans, but needs investors. "We are
looking for partners and money," said Ymer Qerkini, Metal's manager,
who,
like many Kosovo businessmen, hopes the region's new commercial bank
will
help their enterprises grow.

The Micro Enterprise Bank (MEB), the first bank to be licensed in Kosovo
since last year's conflict, is aiming to meet an urgent demand for
financial
services. The bank, which began operating last Monday, January 24, said
it
acquired 70 new clients the following day.

"A bank is an indispensable part of daily life and Kosovo needed one now
that life is back to normal," said MEB's general manager Koen Wasmus.

MEB, located near the headquarters of the United Nations Mission in
Kosovo,
was founded at the initiative of several international financial
institutions and investment companies, with substantial funding from the
Dutch and German governments.

The bank will provide account management, money transfers, loans and
cashless payment transactions to small enterprises, as well as
individual
customers. Its credits will range from 2,000 to 200,000 German marks,
with
an interest rate of 18 per cent per year.

"Kosovo's economic recovery will increasingly depend on the availability
of
basic banking services," said Horst Koehler, president of the European
Bank
of Reconstruction, one of MEB's backers. "The Micro Enterprise Bank does
just that, giving ordinary people the means to provide for their own
livelihoods without resorting to handouts.

" It will also serve as a dependable, commercial-oriented source of
credit
for small businesses, which will form the backbone of a resurgent
Kosovar
economy."

Wasmus said he considered Kosovo's economy "a pyramid with a broad base
of
small firms with very strong committed people," but he warned that some
bigger corporations would not survive as they needed large investment.

"We have thought that we should assist small enterprises with the aim of
turning them into medium-sized ones," he said. "That is why we decided
to
work from the base of this pyramid and strengthen that."

"We aim to stay in Kosovo for some time," Wasmus said, adding that MEB's
shareholders wanted to see their money back in five to ten years.

At the end of the Kosovo conflict last year, the region's financial
system
was in a shambles, so the MEB had to start from scratch. "We have
provided
intensive training to a number of young and highly motivated banking
trainees - most of whom had no previous banking experience," said
Wasmus.
"They received on-the-job training with similar micro-credit banks in
Albania and Bosnia."

MEB will be based in Pristina with a staff of 31 - 26 of whom are
Albanian.
Branches are due to open soon in Prizren (early February) and Peje
(March or
April). After three years, the bank is expected to have seven branches.

A spokesman for the International Finance Corporation, another of the
bank's
sponsors, said the project would create jobs and improve people's lives.
"A
major impediment to growth has been the lack of access to credit which
is
one of the main vehicles for promoting economic growth.

"By demonstrating the commercial viability of properly structured and
organized lending institutions, we can catalyze considerable private
investments to build credit and other financial services for many poor
people in Kosovo."

Llazar Semini is IWPR Project Manager in Pristina.

IWPR'S BALKAN CRISIS REPORT, NO. 111

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STOP NATO: ¡NO PASARAN! - HTTP://WWW.STOPNATO.HOME-PAGE.ORG

Army Probes Behavior of U.S. Soldiers in Kosovo

By R. Jeffrey Smith
Washington Post Foreign Service
Friday , January 28, 2000 ; A17

VITINA, Yugoslavia, Jan. 27 – Baki Ramadani slipped on
the ice that covered almost every street
in this city in eastern Kosovo three weeks ago and
accidentally jostled a U.S. Army soldier standing
guard at the NATO military base. Challenged to explain
himself, Ramadani signaled with his hands
because he is unable to speak or hear, as medical
documents stored in his breast pocket made clear.

Ramadani's efforts failed, however, and he quickly
found himself knocked to the ground, where the
soldier kicked him, striking him in the head,
according to his parents and two brothers. They said
they saw the bruises and got a description later from
Ramadani – who told them in sign language –
and from an ethnic Albanian friend of Ramadani who was
briefly arrested for attempting to intervene.

Army investigators flown here from a U.S. base in
Germany began a probe of the Jan. 6 incident this
week, along with several other allegations by ethnic
Albanians of mistreatment by U.S. soldiers –
including beatings, inappropriate body searches of
women and harassment.

The results of the investigation will not be released
for at least a week, but Western officials say the
investigators' goal is to examine what might have gone
awry with the U.S. peacekeeping mission in
this ethnically mixed and politically volatile city,
estranging some soldiers from the population they
came here to protect. It is the first large-scale
probe since NATO peacekeepers arrived last June
following the end of the allied air campaign against
Yugoslavia.

Already, the Army's "A" company, 3rd Battalion, 504th
Infantry, which was assigned here last
September, has been redeployed to another city, a
month sooner than normal.

Some Western officials say most of the tensions have
been provoked by former guerrillas with the
ethnic Albanian Kosovo Liberation Army (KLA), who
control the city and are resisting sharing
power and influence with either NATO troops or United
Nations administrators. The officials
suggest the charges have been largely manufactured to
discredit the U.S. troops, who have recently
arrested some prominent ethnic Albanians for
committing terrorist acts.

Before the war, Vitina was dominated by Serbs. Today
its population is 90 percent ethnic Albanian
as a result of the Albanians' post-war expulsion of
Serbs. The remaining 500 to 800 Serbs face a
persistent threat of grenade attacks, house burnings,
kidnappings or killings by ethnic Albanian
hard-liners, according to local and Western officials.

For some residents, "the war is not over," said Daut
Xhemajli, president of the municipal government
and a former official of the KLA, which waged a
guerrilla war to win Kosovo's independence from
Serbia, the dominant republic of Yugoslavia. The KLA
announced it was disbanding after NATO
troops entered the province following the withdrawal
of Serbian military and police forces.

Mirroring the attitude toward NATO forces throughout
Kosovo, U.S. troops arrived here to find an
enormous reservoir of public goodwill. As Ramadani's
father, Saqif, said, "we consider the
Americans our biggest friends" because of Washington's
tough policy toward Yugoslav President
Slobodan Milosevic. He said the family "didn't want to
make anything of this. . . . We hushed this
thing up."

But the beating – along with other alleged misconduct
– became a major topic of protest after U.S.
troops arrested Xhauit Hasani, a prominent ethnic
Albanian here who commanded a KLA unit.
Some Army officials say that ex-KLA rebels are
orchestrating the criticism to gain the
ex-commander's release from a holding cell at Camp
Bondsteel, the immense U.S. military
headquarters 10 miles northwest of here.

At the same time, some of the misconduct charges
appear to have merit, according to officials who
said they could not provide details. Moreover, they
acknowledge that the arrest here on Jan. 16 of
Army Staff Sgt. Frank J. Ronghi on charges of raping
and killing an 11-year-old ethnic Albanian girl
had undermined the morale and reputation of the "A"
company unit – even though local politicians
said they held only Ronghi responsible. Ronghi, 35, of
Niles, Ohio, is being held in investigative
custody at a military detention center in Mannheim,
Germany.

Many of the charges against the U.S. troops stem from
"A" company police activities on Jan. 6, one
of the weekly market days when hundreds of villagers
stream into the city. On that day, according to
allegations by a number of residents and local
officials, soldiers manhandled as many as eight people
and improperly patted some female ethnic Albanians
while searching for weapons among those in the
crowd.

Capt. Kevin Lambert, the "A" company commander,
declined to comment on the substance of the
charges, citing the probe. But he said the day was no
different than any other, and he had no reason
to suspect any wrongdoing until three days later, when
local officials organized a protest against
Hasani's arrest and raised the allegations for the
first time.

U.S. and local sources said that Hasani had attained
local fame during the war by smuggling arms
and food to KLA units through his home village of
Kluc, located at the Kosovo-Macedonia border.

U.S. soldiers arrested Hasani on a warrant issued by
Macedonian police, who had charged him with
murdering a Macedonian policeman last year. But they
also suspected Hasani and others, including
members of the provisional Kosovo government's
Interior Ministry, of being linked to recent acts of
violence against ethnic Albanians who bought homes or
businesses from Serbs and to a recent
grenade attack on a Serbian cafe.

After a visit here, a senior U.N. official said in a
memorandum to the top U.N. administrator that
NATO "has seized large amounts of heavy weaponry" from
ministry officials, and that the U.S.
peacekeepers suspected that ex-KLA fighters from
Vitina "planted an anti-tank mine" that killed a
U.S. soldier driving a jeep near the village of
Kamenica on Dec. 15. The mine evidently was meant
to detonate beneath trucks driven by Serbian residents
or Russian peacekeepers, other officials said.

Hasani was given a lie detector test at Camp
Bondsteel, according to his sons, Ramiz and Azem.
NATO troops have told them in recent days that Hasani
would be released, they said.

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Kosovo Protection Corps begins work (B92 26/1/00)

PRISTINA, Wednesday - The Kosovo Protection Corps, the civil defence
force
formally constituted last week from former members of the outlawed
Kosovo
Liberation Army, began its official duties today clearing snow from in
front
of the Government Building in Pristina. Corps Commander Agim Ceku, UN
civilian mission chief Bernard Kouchner and KFOR Commander Klaus
Reinhardt
visited members of the new force as they began work.

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Wed, Jan 26 at Prague 07:04 pm, N.Y. 01:04 pm
Kosovo Ex-Rebel Spokesman Compares Certain Peacekeepers To Serbs
PRISTINA, Jan 26, 2000 -- (Agence France Presse) Kosovo's international
administrators were accused Tuesday of using security tactics similar to
those of the 'Serbian criminals.'
The charges were made by Jakup Krasniqi, a spokesman for Kosovo's former
ethnic Albanian guerrillas, in letters to General Klaus Reinhardt,
commander of the international peacekeeping force KFOR, and UN
administration head Bernard Kouchner.
Krasniqi, of the Kosovo Democratic Progress Party of ex-rebel leader
Hashim Thaci, told AFP: "Certain acts by KFOR, in conjunction with the
UN police, remind us of the time of repression" under the Serbs.
He was referring to searches in recent weeks of figures who "symbolize
the resistance against Belgrade."
These included a search earlier this month of the house of Thaci's
brother, who fired a gun in public during New Year's eve celebrations.
Security forces found a large sum of money in various currencies and an
unlicensed gun in the house.
Krasniqi also accused KFOR of actions against former Kosovo Liberation
Army (KLA) commander Sulejman Selimi, and a relative of one of the
founders of the KLA, Adem Jashari, whose killing by Serb forces in 1997
sparked Albanian resistance.
"I still have trust in the NATO flag, in Mr. Kouchner and General
Reinhardt, but they should control their men," said Krasniqi.
Reinhardt and Kouchner apologised to Thaci for any inconvenience after
his brother and a bodyguard were briefly detained and ordered their men
to consult them before taking any more action against local leaders.
"Did the international forces come to Kosovo to help the Albanian people
who suffered the last holocaust of the century, or to carry on using, in
a slightly gentler form, the methods of the criminal Serb police"
Krasniqi wrote in the letter dated January 22.
He also accused certain forces within KFOR, including Russians, of
"receiving their orders directly from Belgrade." ((c) 2000 Agence France
Presse)


--------- COORDINAMENTO ROMANO PER LA JUGOSLAVIA -----------
RIMSKI SAVEZ ZA JUGOSLAVIJU
e-mail: crj@... - URL: http://marx2001.org/crj
------------------------------------------------------------
* ROMA: INIZIATIVE IN CANTIERE PER IL TRIBUNALE CONTRO I CRIMINI NATO

* PUGLIA: Calendario definitivo incontri con i delegati Zastava

* BOLOGNA: dibattito sabato 8/2 su "Imbrogli di guerra"

---

PER IL 24 MARZO PREPARIAMO UNA INIZIATIVA NAZIONALE A ROMA,
PER L'INCRIMINAZIONE DI D'ALEMA, PER LO SCIOGLIMENTO DELLA NATO, CONTRO
L'EMBARGO ALLA JUGOSLAVIA

RIUNIONE PREPARATORIA
VENERDI 4 FEBBRAIO 2000
ROMA VICOLO SCAVOLINO,61c/o Italia-Cuba

tribunale italiano contro i crimini della nato, convoglio di
solidarieta' giorgiana masi, un ponte per, coordinamento
romano per la jugoslavia, gamadi,servizio civile internazionale,
fondazione pasti,
per adesioni e informazioni
065181048


ROMA 28 GENNAIO 2000
COMUNICATO

SI E? SVOLTA OGGI LA RIUNIONE DEL TRIBUNALE ITALIANO INDIPENDENTE CONTRO
I CRIMINI DELLA NATO IN JUGOSLAVIA,

Per continuare le iniziative seguendo il metodo iniziale della nostra
attivita? si e? deciso nella riunione di oggi pomeriggio
di svolgere a Roma cinque iniziative preparatorie, che chiameremo
?sedute? , della riunione finale dove il ?tribunale
italiano processera? gli imputati? italiani, per poi partecipare
all?inizio di giugno della riunione internazionale di New
Yorkpromossa da Ramsey Clark.

Le cinque sedute italiane che si svolgeranno a Roma presso la libreria
del Manifesto in Via Tomacelli, avranno il seguente
calendario :

23 febbraio ore 17.00 - La violazione del diritto internazionale e
della Costituzione e delle leggi italiane.

3 marzo ore 17.00 ? Crimini contro l?ambiente, l?uranio impoverito, le
bombe a grappolo.

17 marzo ore 17.00 - La sovranita? nazionale, le basi militari e la
Nato in Italia

7 aprile ore 17.00 - L?attuale situazione nella Repubblica Federale
Yugoslava, gli effetti dell?embargo sulla
popolazione, la presenza delle forze occidentali nel territorio del
Kosmet, i crimini e la pulizia etnica contro i serbi.

21 aprile ore 17.00 - La disinformazione strategica, la missione
arcobaleno.

La sessione finale sara? probabilmente il 3 o il 4 giugno.

Fra le altre iniziative preannunciamo la prossima uscita di una
pubblicazione del Tribunale Italiano, inoltre cominciano ad
aumentare le iniziative in calendario in diverse parti di Italia, dopo
Pisa le prossime saranno il 5 febbraio a Perugia con
Falco Accame, Fulvio Grimaldi e Stefano de Angelis, e con data da
definire sono previste iniziative a Torino, Cagliari,
Lecco, Taranto

Tutti i comitati che volessero preparare iniziative possono mettersi in
contatto con noi.

A tutti i compagni e le associazioni che hanno aderito al Tribunale
Italiano ricordiamo che la quota di adesione necessaria
per lo svolgimento delle attivita? e? di lire 100.000 per i gruppi,
50.000 per i singoli.

La cifra con la causale ?per il tribunale??.? Devono essere inviate al
CCP 82046004.

Per contattarci tel.065181048, fax 068174010, e-mail
s.deangelis@..., pona@...

---

>
>
> UN PONTE PER BELGRADO IN TERRA DI BARI
>
> MOST ZA BEOGRAD NA ZEMLJI BARIJA Associazione culturale e di
> solidarietà con la popolazione jugoslava C/o RDB, via M. Cristina di
> Savoia 40, BARI tel/fax 0805562663 e-mail: ponte@... sito Web:
> www.isf.it/ponte
>
>
>
>
>
> Con i delegati della Zastava
>
>
>
> Su iniziativa del "Ponte per Belgrado in terra di Bari - associazione
> culturale di solidarietà con la popolazione jugoslava", del
> coordinamento nazionale RSU e di diverse altre associazioni saranno in
> Italia tre delegati della Zastava, la fabbrica di automobili di
> Kragujevac distrutta dai bombardamenti della NATO nella primavera
> dello scorso anno: Rajka Veljovic, Sreten Milicevic, Milan Doncic per
>
>
>
> - testimoniare della situazione in Jugoslavia distrutta dai
> bombardamenti della NATO e strangolata dall'embargo;
>
> - presentare il libro di ?poeti dilettanti contro la guerra? Gli
> assassini della tenerezza, illustrato con disegni di bambini di
> Kragujevac e con prefazione di Fulvio Grimaldi (edizioni La città del
> Sole, Napoli, L. 15.000), il ricavato delle cui vendite sarà devoluto
> in solidarietà ai lavoratori della Zastava;
>
> - trarre un primo bilancio dell'iniziativa di "adozione a distanza"
> dei bambini di Kragujevac;
>
> - discutere insieme con tutti i cittadini e i lavoratori che si
> sono opposti alla guerra della NATO il modo in cui promuovere e
> organizzare iniziative di solidarietà con la popolazione jugoslava;
>
> - partecipare ad iniziative di critica della guerra e contro
> l?embargo.
>
>
>
>
>
> Il programma in Puglia è il seguente
>
>
>
> Lunedì 7 febbraio, ore 17.00, Conversano, Municipio. Incontro con gli
> assessori alla cultura e alla solidarietà sociale
>
>
>
> Lunedì 7 febbraio, ore 19.00, Putignano sala Fidas, corso Vittorio
> Emanuele 61- Incontro organizzato dalle associazioni La Goccia,
> L?Isola che non c?è, Legambiente, Pax Christi, Porta Maggiore, con
> l?adesione delle sezioni locali di CGIL, CISL e UIL. Dibattito,
> proiezione del video di F. Grimaldi Serbi da morire e presentazione
> del libro Gli assassini della tenerezza.
>
>
>
> Martedì 8 febbraio, ore 10.20, all'ITG 'Pitagora' (C.so Cavour 249
> Bari). Incontro con le classi coinvolte nel progetto d'istituto
> "Critica della guerra e cultura della pace".
>
>
>
> Martedì 8 febbraio al Liceo scientifico 'Scacchi' (C.so Cavour 241
> Bari):
>
> ore 16.30, incontro con i sostenitori del progetto di adozione a
> distanza dei bambini di Kragujevac
>
> ore 18.00, sempre al Liceo 'Scacchi', testimonianze da un paese
> bombardato e sottoposto ad embargo;
>
> ore 19.00 presentazione del libro di poesie Gli assassini della
> tenerezza
>
>
>
> Mercoledì 9 febbraio, ore 9 Assemblea con i lavoratori della
> Serono-Pharma, Bari
>
> Mercoledì 9 febbraio ore 11.30, Putignano, incontro con gli studenti
> delle quinte classi del Liceo scientifico (via Turi 43)
>
> Mercoledì 9 febbraio, ore 18.30 Bisceglie Auditorium ex monastero di
> S. Croce, via G. Frisari 5. Intervengono: Franco Napoletano, sindaco
> della città, Luciana Sorgé, assessore alla pace e alla solidarietà
> sociale, Andrea Catone (Un ponte per Belgrado in terra di Bari),
> moderatrice Agata Diakoviez di Pax Christi.
>
>
>
> sabato 26 febbraio, Taranto, ore 17.00, Aula magna ITI "Righi" (via
> Dante), dibattito e presentazione del libro di poesie Gli assassini
> della tenerezza.
>
>

---------- Forwarded message ----------
Date: Wed, 2 Feb 2000 20:23:09 +0100
From: Comitato Cittadino Bologna <controguerra@...>
Reply-To: pck-yugoslavia@...


IMBROGLI DI GUERRA
Grdelica, 12 Aprile 1999, un F15 E "Strike Eagle" della US Air Force in
volo
sulla Jugoslavia colpisce un convoglio ferroviario uccidendo al-meno 14
persone. Nella conferenza stampa del giorno dopo il generale W. Clark
parlò
di "danni collaterali" giustificando l'errore del pilota a causa
dell'elevata velocità dell'operazione, documentata da un video, ed
inaugurando quel linguag-gio pieno di "interventi umanitari" e "bombe
intelligenti" che avrebbe do-vuto coprire con l'imbroglio le nefan-dezze
della guerra.

Menzogne: i video di quella strage sono stati alterati, aumentandone la
velocità per far risultare inevitabile l'errore del pilota ... Ma non è
l'unico "imbroglio":
Danni sanitari Danni ambientali
che colpiscono la Popolazione Civile, che si ripercuotono sull'intero
Pianeta e che colpiranno domani le Nuove Generazioni, vengono an-cora
spacciati dal Governo Italiano come "guerra giusta"

Il Comitato Cittadino contro la Guerra - Bologna - invita la
cit-tadinanza,
martedì 8 febbraio alle ore 21, presso la Sala Ben-jamin, via del
Pratello
n° 53, alla presentazione del volume:

"Imbrogli di Guerra" Scienziate e scienziati contro la guerra.
Contributi al
Seminario sulla guerra nei Balcani
ed. Odradek 1999



Interverranno:
- Vincenzo Caffarelli, ENEA-Casaccia Roma
- Alberto Di Fazio, Osservatorio Astronomico Roma
- Franco Marenco, CNR Roma
- Andrea Martocchia, SISSA-ISAS - Trieste
- Lucio Triolo, ENEA-Casaccia Roma


Comitato cittadino contro la guerra - v.Cuccoli 1/c - BO - t/f
051.50.31.80
email: controguerra@...


--------- COORDINAMENTO ROMANO PER LA JUGOSLAVIA -----------
RIMSKI SAVEZ ZA JUGOSLAVIJU
e-mail: crj@... - URL: http://marx2001.org/crj
** NO COPYRIGHT ! **
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