Jugoinfo

Da alcuni giorni la casella di posta elettronica del Coordinamento
Romano per la Jugoslavia (CRJ) - crj@... - non funziona. Tutti i
messaggi inviati a questo indirizzo nell'ultima settimana potrebbero
essere andati perduti. In attesa di chiarimenti dal provider, chiunque
dovesse mettersi in contatto con il CRJ e' pregato di scrivere al
presente indirizzo:
jugocoord@...

Vec je nekoliko dana da email-adres od Rimskog Saveza za Jugoslaviju
(CRJ) - crj@... - ne radi. Sve poruke do ovog adresa od
ponedeljka do danas nisu stigle. Do kada provider objasni sta se desava,
molimo ko treba da kontaktira CRJ da napise ovom adresu:
jugocoord@...

In the past few days the email address of Roman Coordination for
Yugoslavia (CRJ) - crj@... - has not been working. All messages
sent during the last week to that address may have gone lost. While
waiting for an explanation from the provider, everybody who needs to get
contact with CRJ should kindly write to this address:
jugocoord@...

In den letzten Tagen hat die Email-Adresse der Roemischen Koordination
Fuer Jugoslawien (CRJ) - crj@... - nicht funktioniert. Alle
Botschaften, die in der vergangenen Woche zu dieser Adresse geschickt
wurden, sind wahrscheinlich verlorengegangen. Wir warten noch auf eine
Erklaerung von dem Internet-Provider; in der Zwischenzeit sollen alle
Leute, die in Kontakt mit CRJ kommen wollen, zu dieser anderen Adresse
schreiben:
jugocoord@...

SMRT FASIZMU - SLOBODA NARODU

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Il Corriere della Sera 22/03/01

"E' una guerra islamica"

ROMA - Quando il suo film "Prima della pioggia" conquistò il Leone d'oro
a
Venezia, nel 1994, la Macedonia, pur attraversata dall'odio tra le
diverse
etnie, era stata fino ad allora risparmiata dai conflitti che hanno
devastato l'ex Jugoslavia. Ora che anche la piccola Repubblica è
sull'orlo
della guerra civile, il regista Milcho Manchevski accusa la Nato, il
governo di Skopje e la minoranza albanese di una crisi che la sua opera
aveva in qualche modo preannunciato. In Macedonia "è in atto una jihad
(guerra santa) con il tacito assenso della Nato - dice Manchevski in
un'intervista all' Ansa -. I combattenti (albanesi) come Talebani sono
incoraggiati dal desiderio della Nato di tenersi fuori dalla mischia.
Per
non parlare della responsabilità dell'Alleanza per aver in passato
armato
e addestrato l'Uck", la guerriglia albanese del Kosovo. "I cartelli di
narcotrafficanti che fioriscono da quando la Nato è presente nei Balcani
e
la lotta per i beni immobiliari - continua il regista - rappresentano
una
minaccia peggiore del mitico odio ancestrale". Manchevski attribuisce
responsabilità anche al governo macedone che "ha chiuso un occhio sulle
attività dei separatisti e ora deve fare un giro di 180 gradi". Quanto
agli albanesi, per il regista, "i terroristi hanno stravolto a loro
vantaggio il concetto di "diritti civili". Istruiscono i civili a
parlare
in un certo modo con le troupe delle Tv straniere, presentandosi come le
eterne vittime". "Le legittime rivendicazioni devono essere soddisfatte
-
conclude - ma i crimini dei terroristi non hanno nulla a che fare con
il
riconoscimento della lingua. I leader dei partiti politici albanesi
devono
smettere di giustificarli".

---

Il Manifesto 24/03/01

In Macedonia prima della pioggia
Intervista a Milcho Manchevski, regista macedone di "Prima della
pioggia" e
del nuovo "Polvere"

Ironia della sorte, poco prima di incontrare il regista macedone Milcho
Manchevski, stava cominciando a piovere con l'annuncio di lampi
giganteschi
e tuoni rancorosi. Manchevski, 42 anni, mille mestieri alle spalle, e
regista anche di video clip, spesso a New York dove lavora ed ha una
casa, e
che ha appena finito di montare il suo ultimo lavoro Polvere , è
l'autore
del famoso film Prima della pioggia del 1994. Premiato con una
nomination
all'Oscar, il David di Donatello e il Leone d'oro, a Venezia, per la
premiazione, bisognava alzare la bandiera macedone, ma i rappresentanti
della Grecia si opposero per un contenzioso sui simboli nazionali ancora
in
parte aperto e allora lui, che rifiuta ogni nazionalismo, accettò che la
bandiera non venisse alzata. Prima della pioggia è ambientato in un
villaggio macedone dove si sviluppa un duro contrasto tra contadini
macedoni
e albanesi, esplicita metafora del conflitto etnico balcanico prima
della
tragedia. Lo incontriamo a Skopje ai margini degli annunci sanguinosi di
un
nuovo conflitto etnico balcanico, e nel secondo anniversario
dell'intervento
"umanitario" della Nato del 24 marzo 1999. In queste ore si disponevano
in
Macedonia i contingenti militari dell'Occidente, pronti alla fine anche
ad
un intervento di terra, e rombavano i motori dei bombardieri
dell'Alleanza
che avrebbero scaricato tonnellate di bombe "intelligenti" per 78 giorni
sulle città della Serbia e del Kosovo. Poi a Kumanovo, sempre in
Macedonia,
dove oggi attaccano le milizie albanesi, si firmò la "pace". Milcho
Manchevski ci viene incontro e subito scherza: "Ecco, diranno tutti che
piove, e allora è finita...".

Come giudichi quel che avviene in questi giorni in Macedonia tu che, in
qualche modo, hai evocato tutto questo nel tuo film?
Prima della pioggia è ambientato in Macedonia ed ha qualche cosa in
comune
con gli avvenimenti di questi giorni, ed è uscito quando era in corso la
guerra in Bosnia, ma il film è una metafora generale non necessariamente
solo balcanica. E' conosciuto, apprezzato, premiato in India, in Cina,
negli
Stati uniti anche per questo. E poi soprattutto nel mio film non c'erano
i
killer e i politici, i due ingredienti fondamentali per le guerre
etniche
nei Balcani. Temo dunque che, semplicisticamente, adesso tutti
utilizzeranno
il mio film per spiegare quel che accade in Macedonia, perché la
situazione
qui invece è assai diversa. Qui abbiamo un gruppo di killer che vengono
dal
Kosovo, un popolo impaurito di albanesi e macedoni di Macedonia, poi
abbiamo
i politici che, nonostante siano corrotti, non vogliono la guerra.
Questa è
la differenza tra la realtà e il film: la guerra jugoslava.
Allora si avvicina di più a quel che qui sta accadendo il tema del tuo
nuovo
film che hai da poco finito, "Polvere"? Per quel che se ne sa è |un film
sui
banditi, girato tra Macedonia e Stati uniti...
Sì, è sui banditi, ed è anche un western, ma in realtà è un film su dove
va
a finire la voce quando noi non ci siamo più. Ho scelto New York per
l'ambientazione della parte contemporanea, e Skopje la parte della
storia
passata che riguarda cento anni fa. Sembra, ripeto sembra che gli
avvenimenti di cento anni fa si riproducano oggi con gli stessi
fotogrammi.
Ma è un errore tradizionale quello che si sente ripetere sui Balcani,
che
qui le cose non cambiano, che qui si ripropongono le stesse battaglie di
cinquecento o mille anni fa. Il grande copione che qui si recita è
quello
della lotta per il potere, per la conquista del territorio, da parte di
personaggi frustrati impegnati nella vendita etnica.
Insomma la frase del grande scrittore jugoslavo, antinazionalista,
Danilo
Kis che "nei Balcani la storia non passa mai", non sarebbe dunque
giusta?
E' proprio la guerra, con l'esempio attuale della Macedonia, a
dimostrare
invece che la storia cambia e può cambiare. Certo ci sono punti di
contatto,
ma è diverso per esempio il modo in cui oggi le grandi potenze si
intromettono nei Balcani rispetto a 150 anni fa. Quel che accade ora è
molto
meglio confezionato. E' sotto i nostri occhi il fatto che l'intervento
della
Nato nella guerra in Jugoslavia, se da una parte può aver contribuito
all'uscita di scena di Milosevic e aver soccorso gli albanesi del
Kosovo,
dall'altra ha avuto come retro-effetto una quantità di vittime civili e
una
escalation di violenze etniche ancora peggiore della precedente. Mio zio
medico dice che curare un raffreddore con antibiotici è come prendere a
frustate le formiche. L'abitudine dell'Occidente è quella di non
riconoscere
mai gli sbagli, magari fatti con buone intenzioni, come fermare la
pulizia
etnica in Kosovo contro gli albanesi. Così, non riconoscendo piccoli
sbagli,
hanno dato spazio a grandi errori, hanno armato i killer e creare un
vasto
territorio d'illegalità e criminalità. Rafforzando nuovi nazionalismi
armati. Tutte queste armi sono comprate coi soldi che vengono
dall'Occidente, direttamente dai servizi dei governi occidentali, oppure
dall'emigrazione albanese in Europa e Usa. Così alla fine la vittima
tragica
di questa situazione è la retorica dei diritti umani, le belle frasi
sull'"umanitario": sono state tutte sequestrate dai nazionalisti armati
albanesi che così hanno danneggiato anche i loro protettori.
Non ti sembra che il copione, il soggetto, il trattamento e la
sceneggiatura
dell'iniziativa di guerra a tutti i costi in questo momento in Macedonia
segua davvero l'andamento di un film, la sua produzione e messa in
opera?
Sarebbe molto semplice se la realtà seguisse i film, ma potrebbe anche
essere tragico. Immaginiamo per un attimo cosa accadrebbe se i macedoni
reagissero al terrorismo albanese con il terrorismo macedone. Nel XX
secolo
i terroristi macedoni hanno avuto grande fama nel mondo, nel 1903 un
parente
di mio nonno, terrorista macedone anarchico, si fece scoppiare dentro
l'amministrazione occidentale di Salonicco. Stavolta, naturalmente, sono
molto orgoglioso che finora non ci sia stata nessuna risposta del
terrorismo
macedone. Racconto queste storie per dire che la storia cambia. Ancora
un
esempio: qui, all'Occidente, con l'Uck è capitata la stessa cosa che con
i
mujaheddin in Afghanistan. Addestrati, armati, curati pur sapendo che
erano
cose negative e "maledette". Non si può scherzare con quello che pensi
sia
maledetto e pensare che poi ne rimani incontaminato. C'è una giustizia
cosmica che fa sì che il terrorista che hai finanziato prima o poi ti
torna
a casa a chiedere spiegazioni.
Lei sa che il capo della Cia, George Tenet, è di origini albanesi...?
No, non lo sapevo, e da una parte è una cosa che fa tanto complotto
balcanico, dall'altra mi sembra davvero una rivelazione, una
sceneggiatura
trasparente. Anche perché ho letto proprio in questi giorni su giornali
inglesi e americani che la Cia ha addestrato i terroristi albanesi che
oggi
seminano la guerra in Macedonia.
Con quali occhi la gente dei Balcani, dopo dieci anni di disastri, vede
ora
l'Occidente?
Nonostante tutti siano molto disillusi, nessuno in Macedonia è sorpreso
di
come l'Occidente sia intervenuto per risolvere, magari in buona fede,
piccoli problemi creandone di più grossi e con risultati tragici. Del
resto,
l'ignoranza che l'Occidente ha sui Balcani è proporzionale alla nostra
ignoranza sull'Occidente. La differenza sta in questo: che l'ignoranza
occidentale ha provocato danni più grandi di quelli della nostra
ignoranza.
Per capire, immaginate un elefante gigantesco, elefantiaco, che entra in
un
negozio di porcellane e un piccolo elefantino nello stesso negozio. Non
credo che militari albanesi e macedoni in missione di pace in Gran
Bretagna
e in Francia, per regolare i conflitti etnico-religiosi in Irlanda del
Nord
o in Corsica, sarebbero più capaci di portare aiuto militare della Nato
qui.
Naturalmente questo non diminuisce la responsabilità della Nato e
dell'Occidente coinvolti, dicono, da ragioni "umanitarie".
Nei Balcani lo spazio della guerra ha, tra l'altro, cancellato lo spazio
dei
film. Ci sono più scene di scontri armati sanguinosi che set di scene di
scontri armati. Perché la guerra risulta più concreta e fattibile di un
film?
Perché in guerra i cattivi ragazzi diventano eroi. Sono stato a Sarajevo
alla fine dell'assedio, non si sparava più ma erano ancora circondati.
Lì ho
visto con i miei occhi che il male e la cattiveria umana esistono, sono
cose
molto concrete, non categorie filosofiche. Provo dolore nel pensare che
una
cosa così non-concreta come un film avrà importanza e impotenza allo
stesso
tempo. Ma non sono un nichilista.
Ma il conflitto in Macedonia si fermerà o si troverà una soluzione?
Qui al momento c'è la stessa situazione che precedette la guerra in
Bosnia.
Dovreste parlare con un'attrice di Polvere, Nikolina e Kryaca, molto
famosa
da noi, lei è di Sarajevo e dice che vede la ripetizione di quelle ore.
C'è
però una grande differenza. L'Onu e la Nato, quella Nato che ha tante
responsabilità, se vogliono possono fermare il conflitto e non ripetere
scenari da Bosnia e da Kosovo. Intanto perché sono già qui, perché hanno
già
usato la forza, perché hanno fatto esperienza, perché hanno abbastanza
chiara la situazione e, infine, perché sono loro ad amministrare e
controllare militarmente il territorio in Kosovo da dove in massima
parte
vengono le aggressioni alla Macedonia.
Resta il nodo dell'indipendenza del Kosovo, fatta balenare alla
leadership
di Pristina. Chi glielo spiega ad Hasim Thaqi, formalmente ex capo
dell'Uck,
che il Kosovo non è più indipendente, e allo stesso Ibrahim Rugova? Ora
gli
americani sembrano temere la reazione degli albanesi del Kosovo e,
nonostante le promesse, continuano a chiudere gli occhi sui passaggi di
milizie dall'area di Urosevac, in Kosovo, verso Tetovo.
E già... Ci vorrebbe un film... con Harrison Ford.
Usciamo. Ha smesso di piovere, e il cielo è stellato. (Tommaso Di
Francesco)

---

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"NELLA CITTA' DIVISA IL DOLORE PER LE ESEQUIE DEI DUE KORACI, ELIMINATI
A UN POSTO DI BLOCCO SOTTO GLI OCCHI DEI FOTOGRAFI"

Sottotitolo di "La Repubblica" del 24/3/2001. In fondo all'articolo, a
firma Pietro Veronese, dove pochi arditi arrivano a leggere, e' scritto:

<< ...Anche la tragica fine dei due Koraci
alimenta l'odio contro la maggioranza slava e accresce il sostegno alla
guerriglia. "E' stato un crimine", "li hanno uccisi come cani", "saranno
vendicati", dicono tutti. I toni dell'imam sono più moderati ma non meno
fermi: "Due brave persone, conosciute nel quartiere, padre tassista,
figlio
muratore. Con tutta la famiglia erano scappati da casa dopo l'inizio dei
bombardamenti e l'altro giorno erano tornati indietro a prendere un po'
di
vestiti". Ma la loro uccisione al posto di blocco è stata ripresa dalle
telecamere, si vede bene che uno dei due brandiva una granata. "Ma no,
era
il telefonino". Altre voci intervengono: "Padre e figlio non potrebbero
mai
fare una cosa del genere". "A mezzogiorno, poi!". "Ho visto il filmato,
è
stata un'esecuzione a sangue freddo". E così via.
Nessuno vuole dare peso al fatto che i due apparivano armati. La foto
dell'attimo che precede l'uccisione, del resto, è stata pubblicata solo
dai
giornali in lingua macedone. Un quotidiano albanese kosovaro la ha
pubblicata ritoccata: le mani di Koraci padre sono vuote. Adesso
incorrerà
nelle sanzioni dell'amministrazione Onu, ma l'episodio è rivelatore...
>>

"La Repubblica" e tanti altri quotidiani italiani invece non l'hanno
pubblicata per niente, e non incorreranno in nessuna sanzione.

---

CN La Jugoslavia Vivra' wrote (Visnjica broj 45):
>
> LE PRIME VITTIME CIVILI
>
> Il "Corriere della Sera" piange oggi 23 marzo 2001 per la morte delle
> "prime vittime civili" della guerra fratricida nella FYROM. Si tratta di
> "Rasim e Ramadan, padre e figlio albanesi falciati al posto di blocco"
> della polizia macedone. Nell'articolo, a firma "L.Off.", si espone una
> dinamica dei fatti dalla quale trapelerebbe la violenza eccessiva e
> gratuita dei poliziotti, e si tende a mettere in ridicolo "la
> spiegazione ufficiale: i Korishi avevano una granata, stavano per
> lanciarla. Poi, le parole indignate di Rauf Ramadani, il capo albanese
> della polizia di Tetovo: 'No, erano due innocenti'". Talmente innocenti
> che la foto di uno dei due nell'atto di lanciare la granata sono apparse
> su innumerevoli giornali di oggi, compreso il foglio gratuito "Metro"
> distribuito a tappeto sui mezzi pubblici di Roma.
>
> La maggiorparte delle direzioni dei nostri quotidiani nazionali sono
> pronte a spostare l'opinione pubblica a favore dell'irredentismo
> albanese quando verra' loro ordinato, attraverso l'invenzione di crimini
> efferati, cosi' come hanno fatto dal 1991 in poi con tutti i
> secessionismi. Qualche redazione pero' va un po' troppo di fretta...

---

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The upcoming book (March 20, 2001, 300 pages):
"DEMONIZATION OF SERBS �WESTERN IMPERIALISM
AND MEDIA WAR CRIMINALS" (Ed. REVOLT, Ottawa)
By Emil VLAJKI

Price: $25 US + $2 US for shipping; or
$30 Can.+ $5 Can. for shipping
Personal checks made on REVOLT (or Emil Vlajki)
Address: 41, Hilda, app. 101; Ottawa, K1Y-4T4, Canada

MAIN IDEAS
Demonization of Serbs is a part of a worldwide process of demonization
carried out by the current world masters (the US led "international
community") trying to justify their neocolonial exploitation of
developing countries. The demonization, combined with military
interventions and other repressive measures, is applied to any regime
willing to resist the western domination, being also a warning to any
other country wanting to preserve political, economic and cultural
identity of its own.

A
Regarding Yugoslavia, the truth is that for geo-strategic and economic
reasons, the US-led "international community" has never wanted peace
and stability for the region, and especially not for Serbia. Here are
some facts:

-In 1991, the "free world" broke all international laws and agreements
by encouraging the separation of some of the former Yugoslav republics.
-The "free world" did not allow the Yugoslav army to defend the
integrity of the country.
-All Yugoslav peoples except the Serbs, had the right to self-
determination.
-All new "independent" states created out of former Yugoslavia were
internationally recognized, except the Montenegro-Serbia federation
(FRY).
-All US-NATO attacks against the Serbs rested on false accusations and
fabricated events.
�Accusations against the Serbs concerning their "atrocities" and
responsibility for the Balkan wars, has been an ideological screen
intended to cover up the US-NATO-EC crimes.
-The destruction of Yugoslavia has very little to do with the former
Milosevic`s regime. Even with the most democratic rule in Yugoslavia
and Serbia, the US-NATO-EC coalition would continue to destroy this
country.

B
The book claims that, in modern history, no other nation, except the
Jewish people, has been so demonized as the Serbs during the last
decade of the 20th century.

Because the media have played and continue to play an important role in
the demonization of Serbs justifying US-NATO military interventions
against this people, it is possible to say the following.

-In developed countries, the information and communication systems
preserve, in combination with ideological, economic, military, spy and
other repressive institutions, the worldwide, brutal domination of the
West.
-In dominated countries with no independent identity, the major part of
the mass media, reflect opinions of the prostituted local bourgeoisie
going along with a bunch of quasi-intellectuals receiving orders from
their "rational", "democratic", "free trade" US-NATO-EC masters.

Let us repeat some media lies leading to the hundreds of thousands of
victims throughout the former Yugoslavia:
-Trnopolje was presented as a "concentration camp" showing people
behind the barbed wire fence.
The barbed wire in the picture was not around Bosnian Muslims but
around the "objective" British journalists. To make the
Serbian "concentration camp" more truthful, the observation military
tower from the Nazi concentration camp was added through "photo-
montage"!
-The "objective" western journalists "found" in Bosnia 105 "death camps
run by Serbs" with 260,000 people and 17,000 deaths!
At the same time, the International Red Cross found 10,000-11,000 the
total number of prisoners of all warring parties.
-Furthermore, the "objective" western journalists "found" 47 "rape
camps" containing (from 20,000 to 100,000) Muslim women allegedly raped
by Serbs!
In October 1993, the UN commission for war crimes gave a total figure
of 330 documented cases of rape by all three warring sides.
-The �Breadline Massacre� in Sarajevo and two similar �Marketplace
Massacres� were probably fabricated by the western secret services. At
any rate, the UNPROFOR�s secret reports and ballistic expertise
practically exonerated Serbs in this matter.

By the way, the Serbs have been depicted by western media not only as
brutal mass-killers but also as extremely stupid nation. Take two
examples:
-During the Bosnian war, the Serbs permitted western journalists and
politicians to visit camps for refugees and prisoner camps (Muslim and
Croats never allowed such a thing). If the Serbs had really run
the "concentration", "rape" and "death" camps, why would they have
shown them to everybody?
-Racak, January 15, 1999. Serb forces attacked and killed a number of
the KLA terrorists. They allowed western journalists to visit the
premises and to film everything. In the afternoon Serb forces and
journalists left Racak. During the night the KLA entered the village
and in the morning the "Racak massacre" (forty killed people wore like
civilians) was "discovered". If the Serb army, having all necessary
equipment, had really killed these people, why would they not have
hidden the crime? Serbs were masters of the premises and they could do
whatever they wanted. Why line up forty civilian bodies being aware
that in the next 24 hours the whole world would know about the crime,
and also risk a new demonization and NATO military intervention?

C
There is a strong evidence that the demonization of Serbs will continue
in spite of the recent democratic changes in Serbia and Yugoslavia. The
US especially, trying to prevent Europe from unification and to renew
the Cold War against Russia, provokes permanent wars and tensions in
the Balkans.

-It is obvious that the continuation of the KLA terrorist activity in
Southern Serbia is fostered by the US-NATO-EC coalition. Moreover, the
same type of propaganda used by western media during President
Clinton�s era is now used to explain a new conflict: "There is an
Albanian majority in Southern Serbia", "The Serbs are oppressors and
Albanians are victims", "Albanians fight for freedom", "Southern Serbia
historically belongs to the Albanian nation", "The Serbs have to remove
their provocative security forces", and the like. For example, on
February 27, 2001, Shawn Sullivan, political advisor to the commander
of the NATO-led Kosovo Force (KFOR) said that there was a 'definite
danger' that NATO troops and the Yugoslav army could clash if the
Yugoslav Army would continue to fight Albanian rebels in Southern
Serbia!
Remark. A similar situation occurred during the war in Bosnia in August
1993, when the Bosnian Serbs were forced, under international pressure,
to leave their positions from Mt. Igman. In early October 1994, Muslim
forces crossed the buffer zone killing 20 Serbs and continued with the
same provocation. At that time, Serbs were "advised" by the US to
demonstrate restraint, as NATO Chief Robertson warns the Serbs now.


-In the end of the Clinton`s era, a resolution has been considered
according to which the Hungarians in Serbia are the "oppressed
nation", "an intolerable state of affairs" for the USA:
"Congress finds that:
1)approximately 350,000 ethnic Hungarians, as well as several other
minority populations, reside in the province of Vojvodina, part of
Serbia, �
4)this population is subjected to continuous harassment, intimidation,
and threatening suggestions that they leave the land of their
ancestors; and
5)during the past ten years this form of ethnic cleansing has already
driven 50,000 ethnic Hungarians and members of other minority
communities out of the province of Vojvodina�".

In fact, who is so naive as to believe that President Bush will act
differently withdrawing American troops from Kosovo, that he will be
opposed to the powerful Albanian lobby led by Republicans in the US
Senate, that he is going to change the main US geo-strategy against the
will of military and economic establishment?
D
-As for the war, it will probably come if the new Yugoslav leaders
resist the current US blackmail policy. The contrary may prove, sooner
than expected, that the part of the present governance can not preserve
the interests of the Serb people. The unconditional obedience to
Americans will stop, only temporarily, the dissolution of Yugoslavia
and Serbia.
-If this is so, then Serbia would possibly be torn to pieces. Once
Serbia is reduced to a third of its present size, a leader will appear
and bring the Serbs from Kosovo, Krajina, Bosnia, Sandjak, Montenegro,
Southern Serbia, Vojvodina and other Yugoslav/Serbian regions to battle
for unification. After all, if all the other peoples of Yugoslavia have
the right to decide for themselves and gain their territorial
integrity, then why can't the Serbs have the same right?
-It is with the resurrection of the Serbs and their final victory in
the constitution of a historically grounded statehood, that the issue
of Yugo-Slav, Balkan and European integration and emancipation from the
US imperialism can truly be resolved.
E
Few opinions about the book:

This is a book about the US false humanism. It analyses the
articulation between the media and the political, economic and military
power, which is more and more used to make war against developing
countries, but also to justify and to protect the US-NATO imperialism.
Raquel de Almeida Moraes
Co-Editor of Brazilian Portal of Philosophy

2.Emil Vlajki who wrote the book "The New Totalitarian Society"
which was at the time the only profound book about our times,
has now managed to write even better book "Demonization of Serbs�"
. He is a brilliant man, not a simple one. He is the only one who
offers a very
profound and deep analysis of the former Yugoslavia and the
world in which we live in. Any serious intellectual should
read his work because it is best that exists at this time.

What is happening in Yugoslavia is only a symptom of what is
happening everywhere, all over the world, including the USA.

Professor Nadja Tesich, writer of novels, plays, filmmaker,
screen writer, journalist and political analyst., New York

3. The book of professor Vlajki "Demonization of Serbs�" will be a most
welcome antidote to the nauseating
"free world" propaganda which has disfigured so much "news" and comment
on the Yugoslavian tragedy.
Geoffrey N. W. Locke
Lawyer, Barrister, QC, Great Britain

4.The demonization of Serbs was intended to make the West feel better
about themselves; it contributed to the strengthening of the Western
alliance; it justified massive attacks on Serbia and its isolation from
the international scene, and perhaps, it served the economic interests
of the media-industry by increasing the view figures and rates of its
programs.
I hope that "The demonization of Serbs" by Emil Vlajki will contribute
to establishing or restoring a balanced view on the recent history in
former Yugoslavia and on the true nature of the Serbian nation.
Jef Syroit
Associate Professor in Organizational Psychology at
Utrecht University in The Netherlands

---

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