Jugoinfo

Dalla lista di discussione del Coordinamento Naz. "La Jugoslavia
Vivra'":

>
>
> Quale democrazia nella Jugoslavia di Kostunica?
>
>
> Alla Zastava-automobili di Kragujevac elementi della DOS fanno saltare
> con la violenza le elezioni del 24 novembre per il rinnovo dei
> delegati sindacali del Samostalni Sindikat, il più grande sindacato
> jugoslavo.
>
> Le notizie che ci vengono dalla Jugoslavia parlano di una situazione
> niente affatto ‘normalizzata’.
>
> In particolare alla Zastava di Kragujevac continua l’offensiva dei
> membri della DOS per conquistare tutte le posizioni anche all’interno
> del sindacato più forte per numero di iscritti, il Samostalni
> Sindikat.
>
> Com’è noto, nei giorni immediatamente successivi al 5 ottobre,
> venivano aggrediti il segretario Sekula e il vicesegretario Doncic del
> sindacato Samostalni della Zastava Iveco e costretti manu militari a
> dimettersi dalle loro cariche per essere sostituiti tre giorni dopo,
> attraverso procedure illegali contrarie allo statuto del sindacato, da
> membri della DOS - sostituzioni mai riconosciute né dalla presidenza
> del sindacato Samostalni della Zastava, né dalla segreteria nazionale
> del sindacato dei metalmeccanici.
>
> Falliva invece, il tentativo di imporre con la forza le dimissioni del
> presidente del sindacato della Zastava, Ruzica Milosavljevic, per la
> ferma e decisa risposta di quest’ultima.
>
> In risposta all’ondata di violenze scatenata da appartenenti alla DOS,
> i compagni del sindacato decidevano di proporre il rinnovo di tutti
> gli incarichi sindacali all’interno del Samostalni della Zastava,
> attraverso congressi ed elezioni, secondo il regolamento statutario e
> procedure democratiche.
>
> Le elezioni vengono fissate per il 24 novembre; nelle settimane
> precedenti si svolgono le riunioni nei singoli reparti per la
> designazione dei candidati. Diversi compagni del Samostalni della
> Zastava, anche ad altissimo livello, come il segretario della
> Zastava-automobili, Sreten Milicevic, proprio per non dare adito ad
> alcuna accusa di “occupazione delle poltrone”, decidono di non
> ricandidarsi e di lasciare spazio ad altri compagni.
>
> Ma questo evidentemente non basta ai membri DOS della Zastava.
>
> Da lunedì 20 novembre un gruppo di loro ha iniziato un’agitazione nei
> reparti che è divenuta sempre più violenta e aggressiva, per imporre
> ai compagni, sotto la minaccia del linciaggio e della devastazione
> degli uffici, la rinuncia alla candidatura. La DOS, insomma, accetta
> il confronto elettorale solo alle sue condizioni, che sono: nessun
> candidato della sinistra! Solo candidati della DOS! (pare che funzioni
> così la nuova democrazia in Jugoslavia...)
>
> Giovedì 23 è stata una giornata di violenze e sopraffazioni.
>
> Venerdì 24 la TV privata locale di Kragujevac, “Canale 9”, annuncia
> l’annullamento delle elezioni sindacali previste per il 24. La DOS
> probabilmente teme un successo dei compagni della sinistra e impone
> con la violenza l’annullamento delle elezioni.
>
> Cosa saranno mai, con queste premesse, le elezioni del parlamento
> serbo del 23 dicembre?
>
> La Zastava è particolarmente importante, è un test fondamentale del
> modo in cui non la Serbia “entra in Europa”, ma l’Europa - col peso
> delle sue multinazionali - penetra in Serbia.
>
> Il nuovo governo transitorio della repubblica serba e quello della
> Federazione non stanno mantenendo gli impegni assunti dal precedente
> governo, che aveva destinato molte risorse per la ricostruzione della
> grande fabbrica automobilistica.
>
> La mancata erogazione negli ultimi due mesi dei fondi previsti ha
> bloccato praticamente la produzione. Per pagare i salari sono stati
> “mangiati” i fondi destinati all’investimento: 1.100.000 DM che
> servivano a finanziare la fase 2 del programma di ricostruzione, ed
> erano destinati al reparto verniciatura.
>
> Sta saltando in tal modo il programma di ricostruzione brillantemente
> realizzato nei mesi precedenti con grandi sacrifici e lavoro degli
> operai e che faceva prevedere una produzione di 20.000 vetture entro
> la fine del 2000. Ora, invece, non si produce, e non si vende.
>
> Di questo passo, si prevede che tra qualche mese non sarà possibile
> più pagare i salari. Agitazione e malcontento diffusi tra i lavoratori
> potrebbero sfociare in clamorose azioni di lotta. E’ per questo che la
> DOS vuol buttare fuori i compagni del Samostalni?
>
> Se non c’è una chiara inversione di tendenza nella politica del
> governo serbo e della Federazione, tra qualche mese la situazione si
> farà drammatica, col rischio di bancarotta della fabbrica.
>
> Ma i segnali che sono venuti sinora dal nuovo governo vanno in senso
> opposto: la produzione e la vendita delle autovetture della Zastava
> non vengono più protette dallo Stato. Dinkic, il leader del G-17 plus
> (il gruppo di economisti neoliberisti che ha stilato il programma
> economico della DOS), dichiara di voler ridurre le tasse
> sull’importazione di autovetture straniere. E per quelle usate, il
> limite massimo di anzianità viene elevato da 4 a 6 anni. Inoltre,
> vengono fortemente abbassati i controlli sulle auto provenienti dal
> Montenegro (in sostanza, sarà più facile riciclare in Serbia le auto
> rubate...).
>
> All’aeroporto di Belgrado è esposta una fiammante Peugeot, l’impresa
> automobilistica francese, che, secondo notizie diffuse da radio e
> televisione di Kragujevac ai primi di ottobre, avrebbe acquisito gli
> stabilimenti della Zastava. Ma su di essi sembra riaffacciarsi
> l’attenzione della FIAT.
>
> Che intendono fare le multinazionali?
>
> Nel comitato di gestione (upravni odbor) della Zastava sono entrati
> due rappresentanti del minuscolo partito democristiano, conquistando
> addirittura la presidenza con Milorad Savicevic. Qualche giornale di
> Kragujevac ha anche ironizzato, con qualche preoccupazione, sul peso
> eccessivo che ha ottenuto nella grande fabbrica un partito che nella
> coalizione della DOS non conta molto. Sembra essere un cattivo segnale
> per le prospettive di sopravvivenza della grande fabbrica.
>
> In queste condizioni, con un consiglio d’amministrazione controllato
> dagli “amici” della DOS e un sindacato, i cui dirigenti più combattivi
> e vicini ai lavoratori vengono allontanati con la violenza, le
> multinazionali possono imporre prezzi stracciati per l’acquisto della
> grande fabbrica. Per farne che? Forse semplicemente comprarla per
> farla chiudere definitivamente, eliminando il più grande produttore di
> auto nell’area balcanica: è così che l’Europa “entra” in Serbia,
> imponendo le sue merci...
>
> Oppure per ristrutturarne qualche reparto, mantenendo al più un
> migliaio di lavoratori e “mettendo in libertà” - Agnelli docet - tutti
> gli altri. Vae victis!
>
> E’ per questo probabilmente che si scatena l’offensiva contro i
> compagni del sindacato: le multinazionali - è noto - tollerano al più
> un sindacato giallo, non un sindacato che si opponga alla loro
> penetrazione.
>
> __________________________________________________________________
>
> i compagni di Most za Beograd, di ritorno da Kragujevac

---

Questo e' il bollettino di controinformazione del
Coordinamento Nazionale "La Jugoslavia Vivra'".
I documenti distribuiti non rispecchiano necessariamente le
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Il Presidente Milosevic si rivolge alla Nazione.

(English version: http://www.egroups.com/message/crj-
mailinglist/494)

Belgrado, 2 ottobre 2000 - (Tanjug) -

Il Presidente della R.F.J. Slobodan Milosevic lunedì 2 ottobre
2000 si è rivolto alla nazione attraverso la radiotelevisione
serba.

---

Cari concittadini,
nell'attesa del secondo turno delle elezioni colgo l'occasione
per esporvi la mia opinione sulla situazione politica ed
elettorale nel nostro Paese, e in special modo in Serbia.
Come voi sapete, da dieci anni sono in corso manovre per porre
tutta la penisola balcanica sotto il controllo di alcune potenze
occidentali. Buona parte di questo lavoro è stato compiuto
mediante l’insediamento di governi fantoccio in alcuni paesi,
trasformati in paesi a sovranità limitata, cioè privati a tutti
gli effetti di sovranità.

A causa della resistenza opposta dal nostro Paese a una tale
sorte, siamo stati sottoposti a tutte le forme di pressione alle
quali un popolo può essere sottoposto nel mondo contemporaneo.
Queste pressioni sono andate via via crescendo in quantità ed
intensità. Tutta l'esperienza accumulata dalle grandi potenze nel
corso della seconda metà del XX secolo nell'arte di rovesciare
governi, provocare disordini, fomentare guerre civili, screditare
o liquidare coloro che lottano per la libertà nazionale, ridurre
le nazioni e gli stati sull'orlo della miseria - tutto ciò è
stato applicato contro il nostro Paese e il nostro popolo.
Tutto quello che è stato organizzato attorno a queste elezioni fa
parte quindi della persecuzione organizzata contro il nostro
Paese e il nostro popolo, perchè il nostro Paese e il nostro
popolo costituiscono una barriera contro lo stabilirsi di un
dominio totale nella penisola balcanica.
Da molto tempo è presente in mezzo a noi un raggruppamento che,
con il pretesto di orientare i partiti politici di opposizione,
rappresenta gli interessi di quei governi che sono stati
protagonisti delle pressioni contro la Jugoslavia e specialmente
contro la Serbia. Questa lobby si è presentata a queste elezioni
sotto il nome di Opposizione Democratica Serba (D.O.S.). Il suo
vero capo non è il suo candidato alla presidenza. Da molti anni
il suo capo è il presidente del Partito Democratico,
collaboratore dell'allenza militare che ha scatenato la guerra
contro il nostro Paese. Egli non ha neanche potuto nascondere la
sua collaborazione con quelsta alleanza. Nei fatti, tutto il
nostro popolo è al corrente del suo appello alla NATO perchè
continuasse a bombardare la Serbia per tutto il tempo necessario
a spezzarne la resistenza. Il cartello che si è così organizzato
per le elezioni rappresenta gli eserciti e i governi che hanno
appena condotto la guerra contro la Jugoslavia. Rappresentando
quegli interessi, ha lanciato alla opinione pubblica il messaggio
che, con loro al potere, la Jugoslavia sarebbe uscita da ogni
pericolo di guerra e di violenza, sarebbe riavviata la prosperità
economica, il tenore di vita sarebbe migliorato visibilmente e
rapidamente, la Jugoslavia sarebbe reintegrata nelle istituzioni
internazionali, e via dicendo.
Cari concittadini, è mio dovere mettervi pubblicamente in guardia
e per tempo sulla falsità di queste promesse e sul fatto che la
situazione è ben diversa. E’ proprio la nostra politica che
garantisce la pace, mentre la loro provoca conflitti incessanti e
violenza e vi dirò perchè.

Con l’instaurazione di un governo appoggiato o direttamente
insediato dalla comunità dei paesi riuniti nella NATO, la
Jugoslavia diventerebbe inevitabilmente un Paese il cui
territorio verrebbe rapidamente smembrato.
Queste non sono soltanto le intenzioni della NATO. Queste sono le
promesse pre-elettorali della Opposizione Democratica Serba. Noi
l'abbiamo ascoltato dalla bocca dei suoi stessi rappresentanti:
- il Sangiaccato otterrebbe l'autonomia che un membro della
coalizione, leader di un'organizzazione separatista musulmana,
Suleiman Ugljanin, reclama da dieci anni- e che significherebbe,
nei fatti, la separazione definitiva del Sangiaccato dalla
Serbia.
- Le loro promesse comprendono anche l'ottenimento da parte della
Vojvodina di un'autonomia che non soltanto la separerebbe dalla
Serbia e dalla Jugoslavia, ma la trasformerebbe nei fatti in
parte integrante della vicina Ungheria.
- Nello stesso modo, altre regioni sarebbero separate dalla
Serbia, e anche alcune zone di frontiera. La loro annessione da
parte degli Stati confinanti costituisce da lungo tempo un
imperativo per questi paesi, che continuano ad incitare le loro
minoranze presenti in Jugoslavia a contribuire all'integrazione
di queste parti del nostro Paese negli Stati vicini.
- Nel quadro di questa politica di smembramento della Jugoslavia,
il Kosovo sarebbe la prima vittima. Il suo status attuale sarebbe
dichiarato legale e definitivo. Questa sarebbe la prima parte del
suo territorio cui la Serbia dovrebbe dire addio, senza poter
neanche sperare che questa parte della sua terra le possa mai
essere restituita.
- Il resto del territorio che continuerà a chiamarsi Serbia
verrebbe occupato da forze militari internazionali, USA o
comunque straniere, che tratteranno il nostro territorio come
loro zona di esercitazioni militari e loro proprietà, da
controllare secondo gli interessi della potenza che disloca il
proprio esercito di occupazione. Abbiamo visto casi di controllo
simili, e le loro conseguenze, negli scorsi decenni, e
specialmente negli ultimi dieci anni in molti paesi nel mondo e
ultimamente purtroppo anche in Europa, per esempio nel Kosovo,
nella Repubblica Serba di Bosnia, in Macedonia, per restare
intorno a noi. Il popolo della Serbia subirebbe la stessa sorte
dei Kurdi, con la prospettiva di essere sterminato ben più
rapidamente dei Kurdi, essendo meno numeroso e muovendosi su un
territorio assai più ristretto del loro.
- Quanto al Montenegro, il suo destino sarebbe lasciato nelle
mani della mafia le cui regole del gioco i cittadini dovrebbero
conoscere: ogni infrazione alla disciplina e soprattutto ogni
opposizione agli interessi mafiosi è punita con la morte, senza
alcun diritto di appello.

Vi ho descritto il destino della Jugoslavia in caso di
accettazione dell’opzione NATO per il nostro paese, con l'intento
di mettervi in guardia che oltre e più della perdita territoriale
e all’umiliazione del popolo, noi ci troveremo tutti a vivere in
un clima di continue violenze. I nuovi proprietari degli antichi
territori dello Stato di Jugoslavia e gli occupanti del restante
territorio serbo terrorizzerebbero, come è nella natura delle
cose, le popolazioni dei territori che andrebbero ad occupare.
Nello stesso tempo, il popolo serbo stesso si batterebbe
continuamente per ristabilire uno Stato serbo nel quale potersi
riunire.
Queste potenze non vogliono la pace e la prosperità nei Balcani.
Esse vogliono che questa sia una zona di conflitti permanenti e
di guerre che servano da alibi a far perdurare la loro presenza.
Un governo fantoccio è una garanzia certa di violenze, forse
anche di molti anni di guerra. Di tutto salvo che di pace. Solo
il nostro governo indipendente può garantire la pace.
Non solo questo. Tutti i paesi che si sono trovati in condizioni
di sovranità limitata e con governi sotto l'influenza di potenze
straniere si sono rapidamente impoveriti in misura tale da
distruggere ogni speranza di relazioni sociali più giuste e
umane. La divisione radicale tra una maggioranza povera e una
minoranza ricca: questo è il quadro che l’Europa orientale ci
presenta da diversi anni ormai, come tutti possono constatare. La
stessa cosa accadrebbe anche a noi. Anche noi, una volta
sottoposti al comando e al controllo di quelli che dominerebbero
il paese, avremo in breve un'immensa maggioranza di gente nella
più estrema povertà, con una prospettiva di uscirne molto, molto
incerta e lontana. La minoranza ricca sarebbe composta da
un’elite di profittatori del mercato nero, cui sarà concesso di
arricchirsi solo a patto di sottostare ciecamente al potere di
chi deciderebbe del destino del nostro Paese.
La proprietà sociale e pubblica sarebbe rapidamente privatizzata,
ma i nuovi padroni, come l’esperienza dei paesi vicini dimostra,
sarebbero di regola stranieri. Tra le rare eccezioni figureranno
coloro che avranno acquistato il loro diritto di proprietà con la
loro obbedienza e sottomissione, cosa che porterà alla scomparsa
di ogni più elementare dignità, nazionale e umana.
In queste circostanze, le principali ricchezze della nazione
diverrebbero proprietà straniera, e coloro che le già
amministravano normalmente continuerebbero a farlo nella nuova
situazione ma come impiegati di società straniere nel loro paese.
L'umiliazione nazionale, la frammentazione dello Stato e la
povertà sociale condurrebbero necessariamente a ogni tipo di
patologia sociale, di cui il crimine sarà il primo. Questa non è
una supposizione: è l'esperienza vissuta da tutti i Paesi che
hanno preso il cammino che noi cerchiamo di evitare a tutti i
costi. I centri del crimine non sono più nell'Europa occidentale,
si sono spostati verso l'Europa dell'Est da una decina d'anni. Il
nostro popolo ha già dovuto mal sopportare l'incidenza criminale
attuale, perchè noi abbiamo vissuto a lungo, dalla Seconda guerra
mondiale agli anno '90, in una società che non conosceva quasi
per niente il crimine. La criminalità a grande scala, che non
potrebbe essere evitata nel tipo di società che diverrebbe la
nostra in caso di perdita della nostra sovranità e di una parte
del nostro territorio, sarebbe tanto pericolosa per la società e
i cittadini e per il nostro piccolo popolo, che non vi è
abituato, quanto può esserlo la guerra.

Uno degli obiettivi e compiti essenziali di un governo fantoccio,
non importa in quale Paese, compreso il nostro se noi dovessimo
avere un tale governo, è la perdita di identità nazionale. I
Paesi sotto potere straniero si separano velocemente dalla loro
storia, dal loro passato, dalle loro tradizioni, dal loro stile
di vita, e spesso anche dal loro idioma letterario. Ciò sarà
invisibile all'inizio, ma una selezione molto efficacie e senza
pietà dell'identità nazionale la ridurrà a qualche pietanza
locale, qualche canzone e danza folcloristica, ed al nome di
qualche eroe nazionale utilizzato come marca di cosmetici o di
prodotti alimentari. Nel XX secolo, una delle più evidenti
conseguenze dell'usurpazione dei territori nazionali da parte
delle grandi potenze è l'annichilimento dell'identità di popolo
di questi paesi.
L'esperienza delle altre nazioni mostra che le persone possono
difficilmente sopportare la velocità alla quale esse devono
cominciare a servirsi di una lingua straniera come fosse la loro,
ad identificarsi in figure storiche straniere dimenticando le
loro, ad avere più familiarità con la letteratura dei loro
occupanti che con la loro, a glorificare la Storia degli altri
sminuendo la loro, ad assomigliare agli altri e non a sè stessi.
La perdita dell'identità nazionale è la più grande sconfitta che
una nazione possa conoscere, ed essa è inevitabile nella forma
moderna di colonialismo. Inoltre, questa nuova forma di
colonozzazione mette fuori norma, per sua stessa natura, ogni
possibilità di libertà di parola e di decisione, e soprattutto
ogni forma di creatività. Quando un Paese non è libero, esso
rifiuta ai popoli che vivono nel suo seno il diritto di esprimere
liberamente le proprie opinioni, perchè queste opinioni rischiano
di trovarsi in conflitto con l'assenza di libertà. E' per questo
che la tortura del pensiero è la forma più essenziale ed
efficacie in un paese che ha perduto la libertà. Quanto ad
esercitare il proprio libero arbitrio, è naturalmente fuori di
discussione. La libertà di decisione non è permessa che
illusoriamente. Essa è accordata solo ai lacchè dei dominatori
stranieri, perchè la loro sedicente lobertà serve agli occupanti
per proclamare di avere instaurato la Democrazia, nel nome della
quale avevano preso possesso del Paese di un altro popolo.
Io vorrei sottolinearlo particolarmente all'attenzione dei
giovani, intellettuali o sapienti: è di regola che i Paesi
privati di sovrantà nazionale siano privati del diritto al lavoro
creativo, e specialmene al lavoro creativo in campo scientifico.
Sono i centri di potere e le grandi potenze che finanziano il
lavoro scientifico, controllano i suoi risultati e decidono della
loro applicazione. Negli Stati dipendenti, i laboratori di
ricerca e gli istituti scientifici non sono indipendenti ma
operano in qualità di branche controllate da un centro. Le loro
realizzazioni devono restare entro dei limiti che non rischino di
introdurre nei Paesi e nei popoli occupati un seme di ribellione
o di emancipazione.

Al momento in cui vi parlo, siccome l'Opposizione Democratica
Serba non è sicura di raggiungere i risultati che le sono
necessari, i leader del DOS stanno accettando, con il denaro
introdotto nel paese, di far ricattare e logorare i cittadini, di
organizzare degli scioperi, di creare un clima di insicurezza e
di violenza, con l'intento di arrestare la produzione, ogni
lavoro e ogni attività. Tutto ciò ha lo scopo evidente di
arrestare la vita in Serbia, e di affermare che essa riprenderà
con successo e benessere solo quando sarà organizzata da coloro
che tra noi rappresentano le intenzioni, i piani e gli interessi
degli occupanti.
Il nostro Paese è uno Stato sovrano. Ha le sue leggi, la sua
Costituzione e le sue istituzioni. La Serbia ha il dovere e il
diritto all'autodifesa dall'invasione che è stata preparata
contro di essa attraverso diverse forme di sovversione. E i
cittadini devono sapere che partecipando ad una sovversione il
cui obiettivo è la dominazione straniera o l'occupazione del loro
Paese, essi
portano la responsabilità storica di privare il loro Paese del diritto
all'esistenza, così come la responsabilità di perdere il controllo sulla
propria esistenza. Abandonando il loro Paese in mano ad altri, a degli
stranieri, essi stanno per mettere nelle mani dello straniero la loro vita, la
vita dei loro figli e di molte altre persone.

Io ho ritenuto mio dovere mettere in guardia i cittadini della nostra patria
sulle conseguenze di queste attività, finanziate e sostenute dai governi dei
paesi NATO. I cittadini possono credermi, ma non ne sono obbligati. Mi auguro
soltanto che non si ricredano quando sarà troppo tardi, che non si avvedano di
questa realtà quando sarà difficile correggere gli errori fatti
per ingenuità, o per errore o indifferenza, perchè quegli errori
avranno prodotto situazioni difficili e forse impossibili da
raddrizzare, e certamente non avranno mai una riparazione.
Nel dire queste cose non ho motivazioni di carattere personale.
Sono stato eletto due volte presidente della Serbia e una volta
presidente della Jugoslavia. Dovrebbe essere chiaro a tutti, dopo
questi dieci anni, che non attaccano la Serbia perchè c’è
Milosevic, ma attaccano Milosevic per attaccare la Serbia. La mia
coscienza al riguardo è assolutamente tranquilla. Ma non lo
sarebbe del tutto se io non dicessi al mio popolo, dopo tutti
questi anni trascorsi alla sua guida, quella che io penso sarà la
sua sorte, sia che il suo destino gli sia imposto da altri, sia
che ciò significhi dire al popolo che questo destino se lo sta
scegliendo con le sue stesse mani. L'errore di giudizio che
consiste nello scegliere ciò che è stato scelto da altri è il più
pericoloso degli errori di giudizio, e questa è essenzialmente la
ragione della mia decisione di rivolgermi pubblicamente ai
cittadini della Jugoslavia.

Vi ringrazio.

Presidente Slobodan Milosevic

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Bollettino di controinformazione del
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Il Presidente Milosevic si rivolge alla Nazione.

English version:
http://www.egroups.com/message/crj-mailinglist/494
En francais:
http://www.egroups.com/message/crj-mailinglist/567 (prima parte)
http://www.egroups.com/message/crj-mailinglist/565 (seconda parte)

Belgrado, 2 ottobre 2000 - (Tanjug) -

Il Presidente della R.F.J. Slobodan Milosevic lunedì 2 ottobre
2000 si è rivolto alla nazione attraverso la radiotelevisione
serba.

---

Cari concittadini,
nell'attesa del secondo turno delle elezioni colgo l'occasione
per esporvi la mia opinione sulla situazione politica ed
elettorale nel nostro Paese, e in special modo in Serbia.
Come voi sapete, da dieci anni sono in corso manovre per porre
tutta la penisola balcanica sotto il controllo di alcune potenze
occidentali. Buona parte di questo lavoro è stato compiuto
mediante l’insediamento di governi fantoccio in alcuni paesi,
trasformati in paesi a sovranità limitata, cioè privati a tutti
gli effetti di sovranità.

A causa della resistenza opposta dal nostro Paese a una tale
sorte, siamo stati sottoposti a tutte le forme di pressione alle
quali un popolo può essere sottoposto nel mondo contemporaneo.
Queste pressioni sono andate via via crescendo in quantità ed
intensità. Tutta l'esperienza accumulata dalle grandi potenze nel
corso della seconda metà del XX secolo nell'arte di rovesciare
governi, provocare disordini, fomentare guerre civili, screditare
o liquidare coloro che lottano per la libertà nazionale, ridurre
le nazioni e gli stati sull'orlo della miseria - tutto ciò è
stato applicato contro il nostro Paese e il nostro popolo.
Tutto quello che è stato organizzato attorno a queste elezioni fa
parte quindi della persecuzione organizzata contro il nostro
Paese e il nostro popolo, perchè il nostro Paese e il nostro
popolo costituiscono una barriera contro lo stabilirsi di un
dominio totale nella penisola balcanica.
Da molto tempo è presente in mezzo a noi un raggruppamento che,
con il pretesto di orientare i partiti politici di opposizione,
rappresenta gli interessi di quei governi che sono stati
protagonisti delle pressioni contro la Jugoslavia e specialmente
contro la Serbia. Questa lobby si è presentata a queste elezioni
sotto il nome di Opposizione Democratica Serba (D.O.S.). Il suo
vero capo non è il suo candidato alla presidenza. Da molti anni
il suo capo è il presidente del Partito Democratico,
collaboratore dell'allenza militare che ha scatenato la guerra
contro il nostro Paese. Egli non ha neanche potuto nascondere la
sua collaborazione con quelsta alleanza. Nei fatti, tutto il
nostro popolo è al corrente del suo appello alla NATO perchè
continuasse a bombardare la Serbia per tutto il tempo necessario
a spezzarne la resistenza. Il cartello che si è così organizzato
per le elezioni rappresenta gli eserciti e i governi che hanno
appena condotto la guerra contro la Jugoslavia. Rappresentando
quegli interessi, ha lanciato alla opinione pubblica il messaggio
che, con loro al potere, la Jugoslavia sarebbe uscita da ogni
pericolo di guerra e di violenza, sarebbe riavviata la prosperità
economica, il tenore di vita sarebbe migliorato visibilmente e
rapidamente, la Jugoslavia sarebbe reintegrata nelle istituzioni
internazionali, e via dicendo.
Cari concittadini, è mio dovere mettervi pubblicamente in guardia
e per tempo sulla falsità di queste promesse e sul fatto che la
situazione è ben diversa. E’ proprio la nostra politica che
garantisce la pace, mentre la loro provoca conflitti incessanti e
violenza e vi dirò perchè.

Con l’instaurazione di un governo appoggiato o direttamente
insediato dalla comunità dei paesi riuniti nella NATO, la
Jugoslavia diventerebbe inevitabilmente un Paese il cui
territorio verrebbe rapidamente smembrato.
Queste non sono soltanto le intenzioni della NATO. Queste sono le
promesse pre-elettorali della Opposizione Democratica Serba. Noi
l'abbiamo ascoltato dalla bocca dei suoi stessi rappresentanti:
- il Sangiaccato otterrebbe l'autonomia che un membro della
coalizione, leader di un'organizzazione separatista musulmana,
Suleiman Ugljanin, reclama da dieci anni- e che significherebbe,
nei fatti, la separazione definitiva del Sangiaccato dalla
Serbia.
- Le loro promesse comprendono anche l'ottenimento da parte della
Vojvodina di un'autonomia che non soltanto la separerebbe dalla
Serbia e dalla Jugoslavia, ma la trasformerebbe nei fatti in
parte integrante della vicina Ungheria.
- Nello stesso modo, altre regioni sarebbero separate dalla
Serbia, e anche alcune zone di frontiera. La loro annessione da
parte degli Stati confinanti costituisce da lungo tempo un
imperativo per questi paesi, che continuano ad incitare le loro
minoranze presenti in Jugoslavia a contribuire all'integrazione
di queste parti del nostro Paese negli Stati vicini.
- Nel quadro di questa politica di smembramento della Jugoslavia,
il Kosovo sarebbe la prima vittima. Il suo status attuale sarebbe
dichiarato legale e definitivo. Questa sarebbe la prima parte del
suo territorio cui la Serbia dovrebbe dire addio, senza poter
neanche sperare che questa parte della sua terra le possa mai
essere restituita.
- Il resto del territorio che continuerà a chiamarsi Serbia
verrebbe occupato da forze militari internazionali, USA o
comunque straniere, che tratteranno il nostro territorio come
loro zona di esercitazioni militari e loro proprietà, da
controllare secondo gli interessi della potenza che disloca il
proprio esercito di occupazione. Abbiamo visto casi di controllo
simili, e le loro conseguenze, negli scorsi decenni, e
specialmente negli ultimi dieci anni in molti paesi nel mondo e
ultimamente purtroppo anche in Europa, per esempio nel Kosovo,
nella Repubblica Serba di Bosnia, in Macedonia, per restare
intorno a noi. Il popolo della Serbia subirebbe la stessa sorte
dei Kurdi, con la prospettiva di essere sterminato ben più
rapidamente dei Kurdi, essendo meno numeroso e muovendosi su un
territorio assai più ristretto del loro.
- Quanto al Montenegro, il suo destino sarebbe lasciato nelle
mani della mafia le cui regole del gioco i cittadini dovrebbero
conoscere: ogni infrazione alla disciplina e soprattutto ogni
opposizione agli interessi mafiosi è punita con la morte, senza
alcun diritto di appello.

Vi ho descritto il destino della Jugoslavia in caso di
accettazione dell’opzione NATO per il nostro paese, con l'intento
di mettervi in guardia che oltre e più della perdita territoriale
e all’umiliazione del popolo, noi ci troveremo tutti a vivere in
un clima di continue violenze. I nuovi proprietari degli antichi
territori dello Stato di Jugoslavia e gli occupanti del restante
territorio serbo terrorizzerebbero, come è nella natura delle
cose, le popolazioni dei territori che andrebbero ad occupare.
Nello stesso tempo, il popolo serbo stesso si batterebbe
continuamente per ristabilire uno Stato serbo nel quale potersi
riunire.
Queste potenze non vogliono la pace e la prosperità nei Balcani.
Esse vogliono che questa sia una zona di conflitti permanenti e
di guerre che servano da alibi a far perdurare la loro presenza.
Un governo fantoccio è una garanzia certa di violenze, forse
anche di molti anni di guerra. Di tutto salvo che di pace. Solo
il nostro governo indipendente può garantire la pace.
Non solo questo. Tutti i paesi che si sono trovati in condizioni
di sovranità limitata e con governi sotto l'influenza di potenze
straniere si sono rapidamente impoveriti in misura tale da
distruggere ogni speranza di relazioni sociali più giuste e
umane. La divisione radicale tra una maggioranza povera e una
minoranza ricca: questo è il quadro che l’Europa orientale ci
presenta da diversi anni ormai, come tutti possono constatare. La
stessa cosa accadrebbe anche a noi. Anche noi, una volta
sottoposti al comando e al controllo di quelli che dominerebbero
il paese, avremo in breve un'immensa maggioranza di gente nella
più estrema povertà, con una prospettiva di uscirne molto, molto
incerta e lontana. La minoranza ricca sarebbe composta da
un’elite di profittatori del mercato nero, cui sarà concesso di
arricchirsi solo a patto di sottostare ciecamente al potere di
chi deciderebbe del destino del nostro Paese.
La proprietà sociale e pubblica sarebbe rapidamente privatizzata,
ma i nuovi padroni, come l’esperienza dei paesi vicini dimostra,
sarebbero di regola stranieri. Tra le rare eccezioni figureranno
coloro che avranno acquistato il loro diritto di proprietà con la
loro obbedienza e sottomissione, cosa che porterà alla scomparsa
di ogni più elementare dignità, nazionale e umana.
In queste circostanze, le principali ricchezze della nazione
diverrebbero proprietà straniera, e coloro che le già
amministravano normalmente continuerebbero a farlo nella nuova
situazione ma come impiegati di società straniere nel loro paese.
L'umiliazione nazionale, la frammentazione dello Stato e la
povertà sociale condurrebbero necessariamente a ogni tipo di
patologia sociale, di cui il crimine sarà il primo. Questa non è
una supposizione: è l'esperienza vissuta da tutti i Paesi che
hanno preso il cammino che noi cerchiamo di evitare a tutti i
costi. I centri del crimine non sono più nell'Europa occidentale,
si sono spostati verso l'Europa dell'Est da una decina d'anni. Il
nostro popolo ha già dovuto mal sopportare l'incidenza criminale
attuale, perchè noi abbiamo vissuto a lungo, dalla Seconda guerra
mondiale agli anno '90, in una società che non conosceva quasi
per niente il crimine. La criminalità a grande scala, che non
potrebbe essere evitata nel tipo di società che diverrebbe la
nostra in caso di perdita della nostra sovranità e di una parte
del nostro territorio, sarebbe tanto pericolosa per la società e
i cittadini e per il nostro piccolo popolo, che non vi è
abituato, quanto può esserlo la guerra.

Uno degli obiettivi e compiti essenziali di un governo fantoccio,
non importa in quale Paese, compreso il nostro se noi dovessimo
avere un tale governo, è la perdita di identità nazionale. I
Paesi sotto potere straniero si separano velocemente dalla loro
storia, dal loro passato, dalle loro tradizioni, dal loro stile
di vita, e spesso anche dal loro idioma letterario. Ciò sarà
invisibile all'inizio, ma una selezione molto efficacie e senza
pietà dell'identità nazionale la ridurrà a qualche pietanza
locale, qualche canzone e danza folcloristica, ed al nome di
qualche eroe nazionale utilizzato come marca di cosmetici o di
prodotti alimentari. Nel XX secolo, una delle più evidenti
conseguenze dell'usurpazione dei territori nazionali da parte
delle grandi potenze è l'annichilimento dell'identità di popolo
di questi paesi.
L'esperienza delle altre nazioni mostra che le persone possono
difficilmente sopportare la velocità alla quale esse devono
cominciare a servirsi di una lingua straniera come fosse la loro,
ad identificarsi in figure storiche straniere dimenticando le
loro, ad avere più familiarità con la letteratura dei loro
occupanti che con la loro, a glorificare la Storia degli altri
sminuendo la loro, ad assomigliare agli altri e non a sè stessi.
La perdita dell'identità nazionale è la più grande sconfitta che
una nazione possa conoscere, ed essa è inevitabile nella forma
moderna di colonialismo. Inoltre, questa nuova forma di
colonozzazione mette fuori norma, per sua stessa natura, ogni
possibilità di libertà di parola e di decisione, e soprattutto
ogni forma di creatività. Quando un Paese non è libero, esso
rifiuta ai popoli che vivono nel suo seno il diritto di esprimere
liberamente le proprie opinioni, perchè queste opinioni rischiano
di trovarsi in conflitto con l'assenza di libertà. E' per questo
che la tortura del pensiero è la forma più essenziale ed
efficacie in un paese che ha perduto la libertà. Quanto ad
esercitare il proprio libero arbitrio, è naturalmente fuori di
discussione. La libertà di decisione non è permessa che
illusoriamente. Essa è accordata solo ai lacchè dei dominatori
stranieri, perchè la loro sedicente lobertà serve agli occupanti
per proclamare di avere instaurato la Democrazia, nel nome della
quale avevano preso possesso del Paese di un altro popolo.
Io vorrei sottolinearlo particolarmente all'attenzione dei
giovani, intellettuali o sapienti: è di regola che i Paesi
privati di sovrantà nazionale siano privati del diritto al lavoro
creativo, e specialmene al lavoro creativo in campo scientifico.
Sono i centri di potere e le grandi potenze che finanziano il
lavoro scientifico, controllano i suoi risultati e decidono della
loro applicazione. Negli Stati dipendenti, i laboratori di
ricerca e gli istituti scientifici non sono indipendenti ma
operano in qualità di branche controllate da un centro. Le loro
realizzazioni devono restare entro dei limiti che non rischino di
introdurre nei Paesi e nei popoli occupati un seme di ribellione
o di emancipazione.

Al momento in cui vi parlo, siccome l'Opposizione Democratica
Serba non è sicura di raggiungere i risultati che le sono
necessari, i leader del DOS stanno accettando, con il denaro
introdotto nel paese, di far ricattare e logorare i cittadini, di
organizzare degli scioperi, di creare un clima di insicurezza e
di violenza, con l'intento di arrestare la produzione, ogni
lavoro e ogni attività. Tutto ciò ha lo scopo evidente di
arrestare la vita in Serbia, e di affermare che essa riprenderà
con successo e benessere solo quando sarà organizzata da coloro
che tra noi rappresentano le intenzioni, i piani e gli interessi
degli occupanti.
Il nostro Paese è uno Stato sovrano. Ha le sue leggi, la sua
Costituzione e le sue istituzioni. La Serbia ha il dovere e il
diritto all'autodifesa dall'invasione che è stata preparata
contro di essa attraverso diverse forme di sovversione. E i
cittadini devono sapere che partecipando ad una sovversione il
cui obiettivo è la dominazione straniera o l'occupazione del loro
Paese, essi
portano la responsabilità storica di privare il loro Paese del diritto
all'esistenza, così come la responsabilità di perdere il controllo sulla
propria esistenza. Abandonando il loro Paese in mano ad altri, a degli
stranieri, essi stanno per mettere nelle mani dello straniero la loro
vita, la
vita dei loro figli e di molte altre persone.

Io ho ritenuto mio dovere mettere in guardia i cittadini della nostra
patria
sulle conseguenze di queste attività, finanziate e sostenute dai governi
dei
paesi NATO. I cittadini possono credermi, ma non ne sono obbligati. Mi
auguro
soltanto che non si ricredano quando sarà troppo tardi, che non si
avvedano di
questa realtà quando sarà difficile correggere gli errori fatti
per ingenuità, o per errore o indifferenza, perchè quegli errori
avranno prodotto situazioni difficili e forse impossibili da
raddrizzare, e certamente non avranno mai una riparazione.
Nel dire queste cose non ho motivazioni di carattere personale.
Sono stato eletto due volte presidente della Serbia e una volta
presidente della Jugoslavia. Dovrebbe essere chiaro a tutti, dopo
questi dieci anni, che non attaccano la Serbia perchè c’è
Milosevic, ma attaccano Milosevic per attaccare la Serbia. La mia
coscienza al riguardo è assolutamente tranquilla. Ma non lo
sarebbe del tutto se io non dicessi al mio popolo, dopo tutti
questi anni trascorsi alla sua guida, quella che io penso sarà la
sua sorte, sia che il suo destino gli sia imposto da altri, sia
che ciò significhi dire al popolo che questo destino se lo sta
scegliendo con le sue stesse mani. L'errore di giudizio che
consiste nello scegliere ciò che è stato scelto da altri è il più
pericoloso degli errori di giudizio, e questa è essenzialmente la
ragione della mia decisione di rivolgermi pubblicamente ai
cittadini della Jugoslavia.

Vi ringrazio.

Presidente Slobodan Milosevic

---

Questo e' il bollettino di controinformazione del
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Coperto dal silenzio pressoche' assoluto dei nostri media, il governo
Djukanovic annuncia il referendum per la secessione come unica
alternativa alla separazione consensuale con la Serbia, e mette fuori
corso il dinaro jugoslavo.
La moneta ufficiale e' adesso il marco tedesco.

---

REFERENDUM PER LA SECESSIONE, IL GOVERNO FEDERALE SPERA
DI NO MA NON SI OPPONE

REFERENDUM YES, BUT AS FINAL SOLUTION YUGOSLAV PRESIDENT'S
ADVISOR
BELGRADE, November 22 (Tanjug) There is no problem for the
people
of Montenegro to vote for separating from Yugoslavia, if they want to,
but
they should do so in a democratic way acceptable to Europe, the Yugoslav

President's political adviser Slobodan Samardzic said on Tuesday
evening.
Until then, Yugoslavia will be represented in international
relations as a whole, a stand clearly expressed by the European Union,
Samardzic told the YU INFO television station.
Samardzic welcomed a referendum both in Serbia and in
Montenegro,
but not as "the first, but as the last resort."
"Before that, we must apply all democratic forms to help the
people get a precise image of the future joint state through
presidential
and executive bodies, views of experts and the media," Samardzic said.

DJUKANOVIC SI RITIENE PRESIDENTE DI UNO STATO INDIPENDENTE

SERBIA AND MONTENEGRO INDEPENDENT STATES MONTENEGRIN PRESIDENT

PRAGUE, November 22 (Tanjug) Montenegrin President Milo
Djukanovic said late on Tuesday in Prague that Montenegro would in the
following months invest the necessary patience in an attempt to solve
the
issue of future relations between Serbia and Montenegro through an
agreement with Serbia's new democratic government.
Djukanovic went on to say that the Yugoslav federation should
not
be involved in negotiations between Serbia and Montenegro as a third
entity. He added that, in the present situation, he sees Serbia and
Montenegro as two independent states.
Djukanovic was speaking at a joint press conference with Czech
President Vaclav Havel, who received Djukanovic Tuesday evening at his
request.
Djukanovic told journalists that he had presented to his host a

draft platform for organizing future relations between Serbia and
Montenegro. Its starting point is the acknowledgement of the present
situation in which, as he said, Serbia and Montenegro are two
independent
states.
If it turns out that there is no interest in Serbia for working

out such a solution, then it is clear that Montenegro will in the first
few
months of 2001 be compelled to call a referendum in order to test public

opinion on independence, Djukanovic said, adding that he personally
supported the idea of holding a referendum.

DJUKANOVIC A ZAGABRIA COME UN CAPO DI STATO?

DJUKANOVIC WILL ADDRESS ZAGREB E.U. SUMMIT
PODGORICA, November 22 (Tanjug) Montenegrin President Milo
Djukanovic confirmed in Prague late Tuesday that he has been invited to
attend the Zagreb summit of the European Union on November 24 and said
his
invitation was in no way different from those sent to other participants
in
the meeting.
The daily Pobjeda of Podgorica on Wednesday carried excerpts
from
Djukanovic's press conference following his meeting with Czech President

Waclav Havel. Djukanovic was quoted as saying it was relevant for him
that
he would address the Zagreb summit on behalf of Montenegro.
Djukanovic said this was very important for Montenegro, since
it
should be in every place where the future of the region to which it
belongs
is being mapped out, Pobjeda said.

"IL MONTENEGRO DEVE BADARE AI SUOI PROPRI INTERESSI"

MONTENEGRO MUST LOOK AFTER ITS OWN INTERESTS, LUKOVAC SAYS
PODGORICA, November 17 (Tanjug) Montenegrin Foreign Minister
Branko Lukovac considers that the majority of citizens of that republic
unreservedly support the project of an internationally recognized state
and
that such a position will be confirmed at a future referendum.
Speaking at a panel of the "Nansen dialogue center" in
Podgorica,
Lukovac said on Thursday evening that the position of Montenegro was to
enter into any cooperation or alliance with Serbia, just as with any
other
country or community of states, as an internationally recognized
subject.
"Now the majority of citizens, particularly young, unreservedly

support the project and such a position will be confirmed also at a
referendum," Lukovac said.
The Montenegrin Foreign Minister assessed that "in Serbia, for
the
greatest part, there is no understanding for such a proposal of
establishing future relations, and it is perceived as an aspiration for
secession."
He pointed out that the most important thing was the
disposition
of the citizens of Montenegro and that Montenegro must look after its
own
interests.

CHI RAPPRESENTERA' IL MONTENEGRO A ZAGABRIA?

WILL DJUKANOVIC AND KOSTUNICA ATTEND ZAGREB SUMMIT
ZAGREB, November 17 (Tanjug) Montenegro's President Milo
Djukanovic will 'almost certainly' not attend a summit of Balkan and
European nations in Zagreb, the Croatian Jutarnji list daily reported on

Friday, quoting an European foreign minister who spoke on condition of
anonymity.
Relying on unofficial sources, the Zagreb daily said that Yugoslav
President Vojislav Kostunica's attendance is also uncertain, allegedly
because of protests announced in Croatia against his arrival. Jutarnji
list
said that it had not been able to get confirmation of this from
Kostunica's
presidential cabinet.
An organization protecting the 'dignity of the patriotic war' has
vowed to protest both against Kostunica's visit to Zagreb and the
Croatian
officials who had failed to address with Kostunica the issues of POWs,
missing persons, and war reparations.

ANCHE A WASHINGTON IL GOVERNO DEL MONTENEGRO PARLA DI INDIPENDENZA

CONFERENCE ON YUGOSLAVIA'S RECONSTRUCTION
NEW YORK, November 14 (Tanjug) A conference on Yugoslavia's
reconstruction, which was attended by representatives of U.S. companies
interested in this endeavour and organized by the Washingtonbased Center

for Reconstruction and Development, ended late on Monday.
The meeting was attended by presidential Economic Adviser
Dragana
Djuric, as Yugoslav President Vojislav Kostunica's envoy, and
Montenegrin
government Foreign Trade Adviser Predrag Nenezic, as a representative of

Montenegro.
Djuric read a letter from the Yugoslav president in which he
expressed gratitude to the conference organizers for having rallied
those
who want to help the democratic processes and stimulate the economic
development of Yugoslavia.
Kostunica expressed sincere hopes that the conference would be
successful and that it would result in fruitful economic cooperation
between Yugoslav and U.S. businessmen.
Underscoring that Yugoslavia had begun to live a new life in
the
past 40 days and that the first results could already be felt, Djuric
stressed the extreme importance of the start of talks between Yugoslavia

and representatives of the World Bank and the International Monetary
Fund
on the country's return to these institutions.
It is the orientation of the new government and President
Kostunica to begin economic growth and development as soon as possible,
she
said, and this cannot be achieved without cementing foreign
relations. Nenezic said the Montenegrin government believes the
republic's economic and political independence would contribute to its
speedier economic development.
Djuric again took the floor after Nenezic's speech. She
emphasized
that she had believed the conference to be devoted to Yugoslavia's
reconstruction and not to the struggle for Montenegro's political
independence.

13 NOVEMBRE: IL GOVERNO DEL MONTENEGRO HA MESSO FUORI CORSO IL DINARO.
SOLO IL MARCO TEDESCO E' ADESSO LA VALUTA UFFICIALE.

YUGOSLAV DEFENCE MINISTRY AND YUGOSLAV ARMY GENERAL STAFF
SESSION
BELGRADE, November 14 (Tanjug) Senior officials of the
Yugoslav
Defence Ministry and the Yugoslav Army General Staff met at a joint
session
in Belgrade on Tuesday, the General Staff press service said today.
Discussed were current problems of military financing after
Montenegro abolished the use of the dinar in its territory.
Regarding the forthcoming reorganization and modernization of
the
Yugoslav Army, it was underscored that this is a process during which it
is
necessary to bear in mind that the military must not be placed in a
position which would threaten its role within the Yugoslav defence
system.
Also discussed were issues linked to the planning of the 2001
defence budget and the legal regulation of the status of the members of
the
Yugoslav Army and the federal Defence Ministry, the statement said.

DJUKANOVIC CHIEDE LA SEPARAZIONE CONSENSUALE

DJUKANOVIC URGES RADICAL REORGANISATION OF YUGOSLAVIA
PODGORICA, November 10 (Tanjug) Montenegro's President Milo
Djukanovic said on Friday Montenegro would hold a referendum on
secession
from Yugoslavia unless relations with Serbia were radically reorganised,

including international recognition of both.
"I think that a union between Serbia and Montenegro is
possible,
but on completely new foundations", Djukanovic said in an interview with

the Associated Press.
"Presentday Yugoslavia must be changed to the union of two
internationally recognized states", he added.
The United States, Germany and other western countries are
urging
Montenegro to abandon its push for independence as it jeopardises
Western
plans for peace in KosovoMetohija, the Balkans' powderkeg, according to
the
AP.

IN MONTENEGRO IL MARCO TEDESCO VALE 36 DINARI

YUGOSLAV DINAR NO LONGER LEGAL TENDER IN MONTENEGRO AS OF
MONDAY
PODGORICA, November 10 (Tanjug) Yugoslavia's currency, the
dinar,
will no longer be legal tender in Montenegro as of Monday, November 13,
according to that Yugoslav republic's senior financial official on
Friday.
Dimitrije Vesovic, who heads the Montenegrin Payments and
Accounts
Service, said the people could trade in their dinars for deutsche marks
at
a 36to1 exchange rate by Monday, with a certificate to prove the origin
of
the dinars.
The Montenegrin parliament last week passed a law on the
central
bank, which envisages for scrapping the dinar in favour of the Dmark.
YUGOSLAV DINAR TO BE EXCLUDED FROM MONTENEGRIN PAYMENT SYSTEM
PODGORICA, Nov 9 (Tanjug) The Yugoslav national currency
(dinar)
will be excluded from the payment system of Montenegro on Monday,
Nov.13,
monetary authorities in Podgorica said on Thursday.
According to them, the law on the Central Bank of Montenegro
will
come into force on Nov.11, and there is no reason for its provision,
which
stipulates an end to the use of the dinar in the payment system, not to
be
applied starting next Monday.
The exact day of this "operation" will be determined at
Friday's
meeting of the Monetary Council of Montenegro.
The meeting will also discuss the procedure of converting the
existing dinar mass from the drawing accounts into Dmarks.

DJUKANOVIC: "I PROBLEMI SENZA MILOSEVIC RESTANO"

DJUKANOVIC WANTS YUGOSLAVIA REPLACED BY UNION WITH SERBIA
PRAGUE, Nov 6 (Tanjug) Montenegrin President Milo Djukanovic
said
in Prague late on Sunday the existing Yugoslav state, "which is not
functioning, should be replaced by a Union of Serbia and Montenegro,
with a
common army, foreign policy and currency".
In a programme rerun on Monday, Djukanovic was quoted as saying

that the "federation of Serbia and Montenegro has been a fiction from
the
start...
"Problems have not ended with the departure of Slobodan
Milosevic
as Yugoslav president.
"Over the past three years, Montenegro has taken over from the
federal state a part of its functions in order to protect itself against

the dictatorship of Slobodan Milosevic.
"This state should now be legalised, and Serbia and Montenegro
recognised as international entities represented in the United Nations",
he
stressed.
Djukanovic said that only the army and flight control were
operational of all federal institutions, and that it would be irrational

"to try on this basis to form some kind of fourth Yugoslavia from the
two
independent states".

IL GOVERNO DEL MONTENEGRO NON RICONOSCE LA SOVRANITA' FEDERALE SUL
TERRITORIO DEL MONTENEGRO

YUGOSLAV GOVERNMENT DECISIONS WILL NOT BE VALID IN MONTENEGRO
BELGRADE, Nov 6 (Tanjug) Montenegrin presidential adviser
Miodrag
Vukovic has told the British Broadcasting Corporation that the decisions
of
the federal government will not be valid in the territory of Montenegro,

Belgrade's Radio B92 said on Monday.
"Montenegro also does not intend to place any of its functions
back to the federal level, either," Vukovic said.
"There must be respect for the fact that the present Yugoslavia
is
a temporary state which should do certain jobs for Serbia, and partly
also
for Montenegro," he said.
Yugoslav President Vojislav Kostunica himself has asked for a
delay in the defining of Montenegro's status, he said.
Visiting Montenegro on two occasions, Kostunica "told us
publicly,
actually asked us, not to do anything and not to step up the processes
of
defining the statelegal status of Montenegro until a democratic Serbia
is
constituted," Vukovic said. "Kostunica is himself aware that this
Yugoslavia is a transitional solution," Vukovic said.

NEMMENO L'AMMISSIONE DELLA RFJ ALL'ONU PUO' SEDARE LA SPINTA
SECESSIONISTA

YUGOSLAVIA'S ADMISSION TO U.N. DID NOT RESOLVE
RELATIONS BETWEEN ITS TWO REPUBLICS - DJUKANOVIC
BELGRADE, November 3 (Tanjug) Montenegrin President Milo
Djukanovic said late Thursday in an interview to Serbian Radio
Television
that Yugoslavia's admission to the United Nations has created conditions

for Serbia to receive international credits so that it can start
resolving
its major economic problems as soon as possible, but that this did not
resolve the issue of relations between Serbia and Montenegro.
During the process of adoption of the decision to admit
Yugoslavia
to the United Nations, Montenegro had informed the SecretaryGeneral and
all
international organizations that this Republic "welcomes what has
transpired in Serbia" and that it is interested in Belgrade receiving
substantial economic aid as soon as possible for settling its economic
problems, Djukanovic said.
"At the same time, we informed them that we have begun a
process
of talks with Serbia on the redefining of our relations, and that one of

the possible models is that Serbia and Montenegro could be U.N. members
in
future," he said, adding that "this does immediately provide a solution
for
relations between Serbia and Montenegro."
Speaking about the September 24 elections in Yugoslavia,
Djukanovic said the results of these elections both in Montenegro and in

Serbia had been "fascinating."
"In Serbia, the Democratic Opposition of Serbia (DOS) took part
in
the elections and carried off a glorious victory over dictatorship, and
in
Montenegro, the people also carried off a great democratic victory by
boycotting an attempt to humiliate Montenegro," Djukanovic said.
The danger of a war breaking out in southeastern Europe has
been
removed with the fall of Slobodan Milosevic, he said.
"I believe this is a time when we have, I trust, enough
democratic
sense in the majority policies both in Serbia and in Montenegro, to try
and
agree on a solution which will satisfy the majority populations in
Serbia
and Montenegro, and which will open prospects for Serbia and Montenegro
to
become part of developed European society," Djukanovic said.

IL REFERENDUM PER LA SECESSIONE SI TERRA' ENTRO GIUGNO

REFERENDUM BY JUNE 2001
PODGORICA, November 3 (Tanjug) A referendum on state status
will
be held in Montenegro by June 2001 at the latest, irrespective of the
agreement that might be reached on future relations between Montenegro
and
Serbia, the daily Vijesti of Podgorica said on Friday.
The daily carried conclusions from a closed session of the
leaders
of the ruling coalition in this Yugoslav republic.
Vijesti said presidents Milo Djukanovic of the Democratic Party
of
Socialists (DPS), Dragan Soc of the People's Party (NS), and Zarko
Rakcevic
of the Social Democrat Party (SDP) concluded at the meeting held late on

Wednesday that preparations for the referendum should begin immediately.

Work on the law on referendum and media rules on the referendum

campaign should be completed by the end of December.
Djukanovic, Soc and Rakcevic agreed the best alternative would
be
for all parliamentary parties to agree about the contents of the law by
consensus.

SECONDO IL GOVERNO MONTENEGRINO LA RFJ E' UNO STATO SENZA SOVRANITA' IN
KOSOVO COSI' COME IN MONTENEGRO

MONTENEGRO BELIEVES "PROBLEM STATE" HAS BEEN ADMITTED TO U.N.
BELGRADE, November 2 (Tanjug) Montenegrin President Milo
Djukanovic's adviser has said in a statement to Tanjug, commenting on
Yugoslavia's admission to the United Nations, that it would have been
better and more rational if relations between Serbia and Montenegro had
first been settled, since a "problem state" has been admitted to the
world
organization.
This state has no sovereignty over Kosovo and Metohija or
Montenegro and it is absolutely illegitimate to Montenegro, Miodrag
Vukovic
said late on Wednesday.
"The international community is unbelievable," he said. "Why is
it
in a hurry to admit a state which is temporary both for Serbia and for
Montenegro."
Vukovic asked why they did not wait for an agreement on the
state
which will be called a community of Serbia and Montenegro, and which
would
be admitted to the U.N. separately, as Montenegro proposes.
"The Federal Republic of Yugoslavia inherited by Kostunica has
neither national nor formal legitimacy," he said. Montenegro does not
intend to transfer to Yugoslavia "that part of its sovereignty which is
currently within its state portfolio," said Vukovic.

DJUKANOVIC NON SI FA RAPPRESENTARE DA KOSTUNICA

DJUKANOVIC'S DELEGATION TO GO TO ZAGREB WITH KOSTUNICA'S
DELEGATION
ZAGREB, October 31 (Tanjug) Montenegrin President Milo
Djukanovic's delegation to the European UnionBalkans summit in Zagreb
should be part of the delegation of Yugoslav President Vojislav
Kostunica,
EU states maintain, as quoted by a Croatian paper on Tuesday.
This view is held by France, which holds the EU rotating
presidency, and shared by the other EU members, on the grounds that this

Yugoslav republic does not have state status, Vecernji List writes.
If Djukanovic does sit down behind Kostunica, then he will be
recognising the present political and legal order in Yugoslavia and
signalling that he is no longer considering independence, the paper
says,
asking how he would explain this back in Montenegro.
Should Djukanovic refuse to attend the November 24 summit on
these
terms, however, he risks being branded a bad guy, destructive and
uncooperative, Vecernji List says.
The Zagreb daily believes Djukanovic will not be able to get
any
international support for Montenegro's independence as long as Kostunica

"dances to the western tune".
This is the fate and political weight of statesmen and
politicians
in these climes, according to the paper.

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