Subject: la solidarieta' non cesserà, Rajka...
Date: Mon, 13 May 2002 08:31:20 +0200
From: Alessandro Di Meo <dimeo@...>
To: "jugocoord@..." <jugocoord@...>
Un Ponte per... è un'associazione che porta gocce di solidarietà laddove
servirebbero fiumi e torrenti. Ma è convinta che anche le gocce servano,
così come dice Rajka Veljovic, per non fare in modo che l'abbandono, la
mancanza di amicizia, il disinteresse si manifestino e abbiano la
meglio.
No, non ci rassegnamo.
Con la testardaggine che meriterebbe ben altri successi, ci ostiniamo,
fra
le tante campagne in atto, a promuovere iniziative di solidarietà con la
Jugoslavia, ma che abbiano anche un ritorno politico tale da non far
cadere
nell'oblio l'infamia perpetrata ai danni dell'amico popolo jugoslavo,
dei
suoi figli, del suo futuro.
Al sito www2.uniroma2.it - università di Roma Tor Vergata, in alto a
destra
c'è lo spazio concesso per l'iniziativa "C'è un bambino che...",
ospitalità
presso famiglie dell'ateneo a bambini profughi dal Kosovo che stanno a
Kraljevo, un po' più a sud di Kragujevac. Dimenticati, invisibili,
lontani.
Una collega mi ha detto che...
non condivide l'iniziativa, non è giusto, per scopi anche politici,
giocare
sulla pelle di quei bambini che vivranno "nel nostro agio, coi nostri
privilegi" per due settimane e poi dovranno tornarsene a casa loro, dove
non hanno niente.
Le ho risposto che, forse, queste perplessità dovevamo averle TUTTI
anche
quando abbiamo buttato loro bombe, abbiamo fatto conoscere loro la
violenza
della guerra, la tragedia delle perdite negli affetti, la fuga,
l'abbandono, la criminalizzazione degli adulti.
Oggi che abbiamo la possibilità di regalare loro un messaggio, piccolo
piccolo, è vero, di speranza e di amicizia, ci vengono le perplessità.
Che
strane, queste perplessità. Hanno il sapore amaro dell'alibi...
Saranno quindici bambini, età inferiore ai dieci anni. Frequenteranno di
giorno i soggiorni estivi che l'amministrazione concede ai figli dei
dipendenti. Di sera staranno con le famiglie ospitanti, che si
incontreranno e faranno gruppo, l'intento è anche questo, per affrontare
argomenti difficili, poco presenti nelle tv berlusconiane e non solo in
quelle, come quello delle guerre, delle conseguenze, degli interessi
economici che le pilotano e le scatenano. Un progetto ambizioso, ma
bisogna
correre il rischio di affrontarlo.
La stessa esperienza da due anni si ripete a Cava dei Tirreni, grazie a
un
amico ex assessore al comune, al nostro supporto. Altri bambini, altri
volontari, altra solidarietà.
La prossima estate andremo all'Istituto Drinka Pavlovic, di Belgrado,
per
un campo di lavoro. Altro lavoro lungo e difficile, altri ragazzi, altri
bambini, altri volontari.
I sostegni a distanza (il termine, sostegno, ci viene proprio dalla
cultura
jugoslava lontana, e molto, dal significato spesso riposto qui da noi
nel
termine adozione... riflettiamoci su) aumentano, stiamo arrivando a
quaranta bambini non solo tra i profughi che, purtroppo, non sono i soli
ad
aver risentito dell'aggressione, ma anche tra residenti di Kraljevo,
ancora
più dimenticati, ancora più visibili.
E le nostre aule informatiche, coi relativi corsi di base, sono molto
frequentate. A Kraljevo come a Kragujevac.
Non è per sentirci dire bravi che ho scritto. E' per dare un segnale
anche
a Rajka che qualcuno cerca di fare qualcosa, che qualcuno non dimentica.
Costa fatica, questo ruolo di testimoni irriducibili e incorruttibili (i
fondi economici comuni europei restano sempre un mistero per pochi...)
Ma lavorare perchè i nostri figli possano correre, anche solo per
quindici
giorni l'anno con coetanei così lontani da tutto meno che dai nostri
cuori,
da tanta forza. Una forza, quella si, duratura, invincibile. Infinita.
alessandro di meo - associazione Un Ponte per...
www.unponteper.it
Date: Mon, 13 May 2002 08:31:20 +0200
From: Alessandro Di Meo <dimeo@...>
To: "jugocoord@..." <jugocoord@...>
Un Ponte per... è un'associazione che porta gocce di solidarietà laddove
servirebbero fiumi e torrenti. Ma è convinta che anche le gocce servano,
così come dice Rajka Veljovic, per non fare in modo che l'abbandono, la
mancanza di amicizia, il disinteresse si manifestino e abbiano la
meglio.
No, non ci rassegnamo.
Con la testardaggine che meriterebbe ben altri successi, ci ostiniamo,
fra
le tante campagne in atto, a promuovere iniziative di solidarietà con la
Jugoslavia, ma che abbiano anche un ritorno politico tale da non far
cadere
nell'oblio l'infamia perpetrata ai danni dell'amico popolo jugoslavo,
dei
suoi figli, del suo futuro.
Al sito www2.uniroma2.it - università di Roma Tor Vergata, in alto a
destra
c'è lo spazio concesso per l'iniziativa "C'è un bambino che...",
ospitalità
presso famiglie dell'ateneo a bambini profughi dal Kosovo che stanno a
Kraljevo, un po' più a sud di Kragujevac. Dimenticati, invisibili,
lontani.
Una collega mi ha detto che...
non condivide l'iniziativa, non è giusto, per scopi anche politici,
giocare
sulla pelle di quei bambini che vivranno "nel nostro agio, coi nostri
privilegi" per due settimane e poi dovranno tornarsene a casa loro, dove
non hanno niente.
Le ho risposto che, forse, queste perplessità dovevamo averle TUTTI
anche
quando abbiamo buttato loro bombe, abbiamo fatto conoscere loro la
violenza
della guerra, la tragedia delle perdite negli affetti, la fuga,
l'abbandono, la criminalizzazione degli adulti.
Oggi che abbiamo la possibilità di regalare loro un messaggio, piccolo
piccolo, è vero, di speranza e di amicizia, ci vengono le perplessità.
Che
strane, queste perplessità. Hanno il sapore amaro dell'alibi...
Saranno quindici bambini, età inferiore ai dieci anni. Frequenteranno di
giorno i soggiorni estivi che l'amministrazione concede ai figli dei
dipendenti. Di sera staranno con le famiglie ospitanti, che si
incontreranno e faranno gruppo, l'intento è anche questo, per affrontare
argomenti difficili, poco presenti nelle tv berlusconiane e non solo in
quelle, come quello delle guerre, delle conseguenze, degli interessi
economici che le pilotano e le scatenano. Un progetto ambizioso, ma
bisogna
correre il rischio di affrontarlo.
La stessa esperienza da due anni si ripete a Cava dei Tirreni, grazie a
un
amico ex assessore al comune, al nostro supporto. Altri bambini, altri
volontari, altra solidarietà.
La prossima estate andremo all'Istituto Drinka Pavlovic, di Belgrado,
per
un campo di lavoro. Altro lavoro lungo e difficile, altri ragazzi, altri
bambini, altri volontari.
I sostegni a distanza (il termine, sostegno, ci viene proprio dalla
cultura
jugoslava lontana, e molto, dal significato spesso riposto qui da noi
nel
termine adozione... riflettiamoci su) aumentano, stiamo arrivando a
quaranta bambini non solo tra i profughi che, purtroppo, non sono i soli
ad
aver risentito dell'aggressione, ma anche tra residenti di Kraljevo,
ancora
più dimenticati, ancora più visibili.
E le nostre aule informatiche, coi relativi corsi di base, sono molto
frequentate. A Kraljevo come a Kragujevac.
Non è per sentirci dire bravi che ho scritto. E' per dare un segnale
anche
a Rajka che qualcuno cerca di fare qualcosa, che qualcuno non dimentica.
Costa fatica, questo ruolo di testimoni irriducibili e incorruttibili (i
fondi economici comuni europei restano sempre un mistero per pochi...)
Ma lavorare perchè i nostri figli possano correre, anche solo per
quindici
giorni l'anno con coetanei così lontani da tutto meno che dai nostri
cuori,
da tanta forza. Una forza, quella si, duratura, invincibile. Infinita.
alessandro di meo - associazione Un Ponte per...
www.unponteper.it