il manifesto - 05 Ottobre 2002

La protezione civile sotto torchio

Missione Arcobaleno, riparte l'inchiesta sulle ruberie di Valona.
Inquisiti
Barberi, dirigenti Ds e dei pompieri
ANTONIO ROLLI
BARI

Il 1999 fu l'anno della guerra delle «bombe buone» sulla ex Jugoslavia.
E
gli italiani, quasi all'unisono, rullando la grancassa dei proclami
umanitari, con la missione Arcobaleno si sentivano partecipi di questa
guerra «buona», così speciale da non sembrare guerra. Poi, però, a
rompere l'idillio ci pensò la magistratura barese. Massimo D'Alema, e
non fu il solo, all'epoca dei fatti lo definì «uno scandalo inventato»,
«manovre di politica da bassa cucina», una vergognosa campagna
denigratoria studiata a tavolino con lo scopo di mettere in cattiva luce
il
governo da lui presieduto. Ma il fango che sporcò la missione
Arcobaleno
aveva solidi elementi di prova, basati sulle deposizioni di vari
testimoni
raccolte e verificate dal pm Michele Emiliano, della Direzione
distrettuale antimafia di Bari, il quale nel giro di pochi mesi fece
arrestare
i responsabili della protezione civile in missione a Valona ed indagare
l'allora sottosegretario Franco Barberi, con l'accusa di abuso
d'ufficio,
concussione, associazione per delinquere e attentato agli organi
costituzionali. In vista della scadenza delle indagini, fissata a
novembre, la
procura ha inviato una ventina di avvisi a comparire a gran parte degli
indagati nell'inchiesta sulla missione umanitaria. Tra questi, lo stesso
Barberi, il deputato Ds Giovanni Lolli, l'ex parlamentare Ds Quarto
Trabacchini, alcuni funzionari dell'epoca della protezione civile e
diversi
imprenditori di Milano, Pavia, Biella, Lecce e Caserta (indagati per
corruzione e turbativa d'asta). Da ieri pomeriggio alcuni indagati sono
sottoposti ad interrogatori presso la Digos della questura di Bari, tra
loro
l'ex coordinatore nazionale della Cgil-funzione pubblica dei Vigili del
fuoco, Fabrizio Cola, che viene sentito per la prima volta. La sua
deposizione è considerata molto importante.

L'inchiesta riguarda presunte irregolarità sia nella gestione della
missione
Arcobaleno sia nelle gare di appalto per le forniture delle 500 mila
divise
dei Vigili del fuoco e del personale della protezione civile. Un ruolo
fondamentale lo avrebbe avuto la Cesar, organizzazione no profit alla
quale aderivano diverse aziende interessate a fornire l'equipaggiamento
dei volontari, con contratti di svariati miliardi di vecchie lire. La
Cesar,
secondo quanto emerso dalle indagini, avrebbe fatto da trait d'union
tra la
protezione civile e la Goretex, l'azienda americana produttrice di capi
d'abbigliamento in materiale antivento molto resistente. Attorno al
«businnes divise» si sarebbe dunque creato un centro di interessi e
molte
società che miravano a dividere la torta dei finanziamenti messi a
disposizione dallo stato per gli aiuti umanitari del `99. E proprio
riguardo
a questi fatti, risulta indagato per corruzione anche Alberto D'Errico,
ispettore generale dei Vigili del fuoco (in pratica numero due del
corpo).

A Quarto Trabacchini e a Giovanni Lolli, invece, il pubblico ministero
Michele Emiliano contesta il fatto di aver rivelato ad alcuni indagati
che
erano in corso indagini anche attraverso intercettazioni telefoniche.
Tuttavia, l'aspetto più rilevante di tutta l'inchiesta, ancora oggi,
risulta
essere il rapporto tra i responsabili della missione Arcobaleno e gli
uomini del boss Rami Isufi. Un rapporto che, secondo l'accusa, ha
permesso la sparizione di consistenti quantitativi di aiuti dal
Villaggio
delle regioni già prima del fatidico 10 luglio, il giorno del «grande
saccheggio», quando gli italiani lasciarono il campo di Valona e la
mafia
albanese portò via quanto restava. Dagli sviluppi dell'inchiesta
emergerebbe che a Valona, in quei giorni, le «sparizioni» di viveri,
derrate
alimentari e quant'altro, fossero state addirittura «concordate» tra i
responsabili della protezione civile e gli uomini delle cosche albanesi.

Secondo le poche notizie trapelate dalla procura, è proprio su questo
aspetto che si sono concentrate le ultime indagini investigative che
avrebbero portato, peraltro, all'iscrizione di nuove ipotesi di reato,
facendo rivivere di nuova linfa l'intera vicenda.

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MISSIONE ARCOBALENO: PROCURA BARI INVIA INVITI A
COMPARIRE

(ANSA) - BARI, 24 SET - Una ventina di inviti a comparire sono stati
inviati dalla procura della Repubblica presso il Tribunale di Bari a
gran
parte degli indagati nelle indagini sulla missione Arcobaleno, missione
umanitaria compiuta dalla protezione civile in Kosovo. Il pm
inquirente,
Michele Emiliano, ha invitato gli indagati a sottoporsi ad interrogatori
che cominceranno il 5 ottobre prossimo presso gli uffici della Digos
della questura di Bari. A quanto si e' potuto sapere, nel voluminoso
invito
a comparire vengono notificati agli indagati tutti i capi d'
imputazione.
L'inchiesta sulla Missione Arcobaleno fa riferimento all' operazione
umanitaria voluta nel '99 dal governo D' Alema in Albania per sostenere
i kosovari in fuga dalla loro terra bombardata dalla Nato per scacciare
le
truppe serbe dell' allora leader serbo Slobodan Milosevic. L' indagine
riguarda presunte irregolarita' sia nella gestione della missione
Arcobaleno sia nelle forniture delle divise dei vigili del fuoco e del
personale della Protezione civile attraverso la societa' 'no profit'
Cesar
che, secondo l' accusa, avrebbe fatto capo a uomini della Protezione
civile.
Alla societa' Cesar aderivano - secondo l' accusa - diverse aziende che
volevano fornire (e alcune ci riuscirono) le divise aggiudicandosi
appalti
per svariati miliardi di vecchie lire. Nel registro degli indagati sono
iscritti, tra gli altri, i nomi dell' allora sottosegretario della
Protezione
civile (ed ex direttore dell' Agenzia), Franco Barberi, del deputato Ds
Giovanni Lolli, dell' ex parlamentare Ds Quarto Trabacchini, di diversi
funzionari dell' epoca della Protezione civile, e di alcuni
imprenditori.
Lolli e Trabacchini - che all' epoca dei fatti non erano parlamentari
-
secondo il pm avrebbero rivelato ad alcuni indagati che erano in corso
indagini anche attraverso intercettazioni telefoniche. Essi, invece,
respingono le accuse e forniscono una diversa ricostruzione dei fatti.
A
Barberi, invece, l' accusa contesta i reati di abuso d' ufficio,
concussione,
associazione per delinquere e attentato agli organi costituzionali. Per
quest' ultimo reato viene formulata l' ipotesi meno grave del rischio
di
turbativa, per aver compiuto presunte pressioni sul governo per
'manovrare' le nomine dei cinque componenti della commissione
nazionale della Protezione civile. E' sottoposto a indagini anche l' ex
coordinatore nazionale della Cgil Funzione Pubblica Vigili del fuoco,
Fabrizio Cola (indagato anche per attentato agli organi
costituzionali) e
un dirigente generale dei Vigili del fuoco, Alberto D' Errico, che fino
a
poco tempo fa era distaccato alla Protezione civile (sotto inchiesta per
corruzione). Secondo le indagini, i disordini che caratterizzarono le
prime
fasi dell' indagine sono ormai sullo sfondo di un' inchiesta che
coinvolge
aziende e imprenditori di Milano, Pavia, Biella, Lecce e Caserta
(indagati per corruzione e turbativa d'asta). A quanto si e' potuto
sapere,
gli interrogatori fissati da Emiliano - che secondo notizie non
confermate ufficialmente riguarderebbero anche nuove ipotesi di reato -
preludono alla notifica dell' avvio di conclusione delle indagini che
scadranno improrogabilmente nel novembre 2002. Sono invece scaduti
da circa un anno i termini per indagare sulle posizioni di coloro che
furono arrestati il 20 gennaio 2000 (e scarcerati dopo tre mesi):
Massimo
Simonelli, capo della missione Arcobaleno in Albania, Luciano Tenaglia,
responsabile del campo profughi di Valona, Silvia Lucatelli, dipendente
della Protezione civile, e il contabile del Villaggio, Alessandro
Mobono.
KLP 24/09/2002 16:52
http://www.ansa.it/balcani/albania/20020924165232336628.html

MISSIONE ARCOBALENO: BARBERI INTERROGATO IN
QUESTURA BARI

(ANSA) - BARI, 7 OTT - ''Rispondero' a tutte le domande del
magistrato''. Lo ha detto ai giornalisti Franco Barberi, ex
sottosegretario
della Protezione civile ed ex direttore dell' Agenzia, prima di varcare
il
portone d' ingresso della questura di Bari dove sta ora rispondendo
alle
domande del sostituto procuratore del Tribunale di Bari Michele
Emiliano. Barberi, che e' accompagnato da uno dei suoi due legali,
aveva
con se' una borsa piena di documenti e non ha voluto rilasciare altre
dichiarazioni. Se, come ha annunciato, rispondera' alle domande del pm
Emiliano non e' escluso che l' interrogatorio prosegua domani. L' ex
sottosegretario e' stato convocato negli uffici della Digos come
indagato
nell' ambito delle indagini della procura di Bari relative alla
gestione
della missione Arcobaleno, l'operazione compiuta dal governo italiano
nel '99 in Albania per i kosovari in fuga dalla loro terra durante la
guerra
Nato contro la Serbia. Barberi e' pero' indagato anche per le presunte
irregolarita' nelle forniture delle divise dei vigili del fuoco e del
personale della Protezione civile. A carico di Barberi la procura
ipotizza i
reati di associazione per delinquere, concussione, abuso d' ufficio e
attentato agli organi costituzionali. Per quest' ultimo reato viene
formulata anche l' ipotesi meno grave del rischio di turbativa, per
aver
compiuto presunte pressioni sul governo per 'manovrare' le nomine dei
cinque componenti della commissione nazionale della Protezione civile.
Barberi e' uno dei 13 indagati (complessivamente gli indagati sono 28)
a
cui il pm Emiliano ha fatto notificare inviti a comparire per l'
interrogatorio. Primo ad essere convocato e' stato Fabrizio Cola,
coordinatore nazionale della Cgil Funzione pubblica dei Vigili del
Fuoco, indagato anche per attentato agli organi costituzionali.
Convocato
a Bari il 4 ottobre scorso, l' indagato si e' avvalso della facolta' di
non
rispondere. (ANSA). KLP 07/10/2002 15:48
http://www.ansa.it/balcani/albania/20021007154832347208.html