1. K.Cavoski: "Samar pravdi" / "Uno schiaffo alla giustizia"
2. S. Milicic: "IL PONTE TRA LA POVERTA' E LA RICCHEZZA"
3. L. Milanovic: "The Truth about Milanovic"


=== 1 ===

[Il testo che segue e' a prima vista il ritratto morale di due
marionette-chiave del nuovo regime serbo (Djindjic & Djelic); ma in
realta' questo testo e' una coraggiosa autodifesa di quella Serbia
istituzionale che gli americani non hanno ancora messo in ginocchio.
O.D.]

"Glas Javnosti"

Samar pravdi ["Uno schiaffo alla giustizia"]

Posle presude Trgovinskog suda u Beogradu krajem proslog meseca kojom
je ukinuto resenje o stecaju i likvidaciji Kariceve "Astro banke",
Vrhovni sud Srbije je poni¹tio i konacno resenje Republicke uprave
javnih prihoda o utvrðivanju jednokratnog poreza na ekstra profit koji
je naplacen toj banci, tako da bi samo Karicevom "Mobtelu", kao jednom
od osnivaca ove banke, trebalo vratiti 1,8 milijardi dinara.
Kao sto se ocekivalo, Djindjiceva vlada je odmah vrisnula do neba.
Republicki ministar finansija Bozidar Djelic, koga narod od milja
naziva Bozom "derikozom", smelo je izjavio da ce do poslednjeg atoma
svoje snage nastojati "da nasem drustvu obezbedi minimum pravde" i da
nece dozvoliti da se vraca novac onima koji su "ovom drustvu pokrali
milione i milione maraka", posto je "taj novac vec podeljen onima koji
su bili opljackani". A time je, bez ikakvog straha od suda i kazne za
uvredu ili klevetu, svekolikoj javnosti stavio do znanja da je
Bogoljub Karic lopov i pljackas.
Odmah je, naravno, na pasja usta napao i sudstvo rekavsi da se "jos
jednom pokazalo koliko je lustracija (citaj: cistka u sudstvu) nuzna",
dok je Mladjan Dinkic jos dodao "da je jedino resenje za katastrofalnu
situaciju u domacem pravosudju nemilosrdna i hitna lustracija".
Naposletku je i premijer Zoran Djindjic, kao vrstan pobornik casti,
postenja i pravde u drzavi, a duboko ozlojedjen pomenutom presudom
Vrhovnog suda Srbije, dramaticno izjavio da bi "to bio samar osecanju
za pravdu najsireg dela stanovnistava". Cak je izrazio sumnju da se u
nas novcem kupuju sudske presude.
Nama, doduse, nije nepoznato da je Bogoljub Karic svoju poslovnu
karijeru zapoceo kao uspesan muzicar, koji je cak imao i svoju bandu,
da je potom bio jos uspesniji mali privrednik koga je u Peci, da mu
licno oda priznanje, posetio tadasnji americki ambasador u Beogradu
Voren Zimerman, a da se domogao ogromnog bogatstva zahvaljujuci
izvrsno "iskoriscenom" zajmu za preporod Srbije (od tada je Srbija kao
preporodjena) i kupovinom deviza na ulicama za dinare dobijene iz tzv.
primarne emisije NBJ. Istini za volju, nije on jedini koji se u doba
rata i najvece bede na takav ili slican nacin obogatio, tako da,
izgleda, drugim, znatno manjim bogatasima bode oci zato sto se najvise
obogatio.
No, kako Djindjic, kao nesporna postenjacina u politici s istancanim
osecanjem za pravdu, tek sada kada je na vlasti i kada su mu preko
potrebne Kariceve pare dovodi u pitanje nacin na koji se ovaj
obogatio, valja postaviti pitanje i Djindjicevog postenja. U poznatom
pismu Francesku Vetoriju od 10. decembra 1513. Makijaveli veli: "O
mojoj cvrstini i postenju najbolje svedoci moje siromastvo." A posle
njegove smrti njegov sin Pjero 22. aprila 1527. pise jednom porodicnom
prijatelju da ih je otac Nikolo "ostavio u krajnjoj sirotinji".
Kakav to dokaz svog postenja moze da pruzi Zoran Djindjic ako to
ocigledno nije njegovo siromastvo? I cime je on to poslednjih desetak
godina pokrivao ogromnu razliku izmedju mesecne zarade, najpre u
Institutu za filozofiju i drustvenu teoriju, a potom u Vladi Srbije, i
stvarnih troskova, koji se lako mogu utvrditi uvidom u nacin zivota,
odevanja, letovanja i ucestalih putovanja po inostranstvu? I da li je
spreman da, na zahtev Djelicevih derikoza, da u sudu pismenu izjavu
pod zakletvom kojom sve imovinom u ovom casu raspolaze, ukljucujuci i
racune u inostranim bankama s tacnim iznosom "ustedjevine", da bi
jednog dana, kad mu istekne vreme i sve bude ogoljeno, bar odgovarao
za krivokletstvo?
Djindjic ce na sve ovo, verovatno sa smeskom, odgovoriti da on
povremeno drzi predavanja u inostranstvu koja ni nobelovci nisu u
stanju da odrze, a za koja dobija po 20.000; da ga njegov prijatelj
Cane Subotic, kad god mu se zuri, besplatno vozi svojim avionom; da mu
jedan drugi prijatelj, inace stranac koji je otkupio nase
privatizovano preduzece, placa racune u hotelu sa sedam zvezdica, dok
mu treci prijatelj, recimo Unciger zbog kojeg je pao nemacki ministar
odbrane Sarping, kupuje pristojna odela u Nemackoj.
Po nasem skromnom sudu, kad politicar prima vise nego sto je zasluzio,
to se naziva mitom, a kada trosi znatno vise nego sto je zaradio i sto
predstavlja njegovu deklarisanu imovinu, to se naziva korupcijom.
Lepo je sto Djindjic ima tako istancano osecanje pravde u slucaju
novopecenih parajlija, ali bi bilo jos bolje da on sam bude prva zrtva
te svojepravde.

Kosta Cavoski


=== 2 ===

www.resistenze.org - popoli resistenti - jugoslavia

http://www.resistenze.org/sito/te/po/yu/poyu2e29.htm

IL PONTE TRA LA POVERTA' E LA RICCHEZZA
di Suzana Milicic - ("Reporter" [Banjaluka, prima meta' 2002])

Botte, prigionia, minaccie, insulti. A cosa si
associano queste quattro parole? Gli amanti dei giochi
di associazione penseranno di aver trovato la
soluzione: a un campo di prigionia. Tuttavia, la gente
che sta tutt'ora attraversando il secondo anno di
transizione economica in Serbia pensera' prima di tutto
che queste quattro parole descrivono un concetto
differente: la privatizzazione in Serbia. Infatti,
tutte e quattro le parole sono entrate gia'
nell'esperienza vissuta da molti.

Botte? L'altra primavera, quando hanno ricevuto la
comunicazione che una parte di loro era in esubero, i
lavoratori di Kragujevac per poco non hanno picchiato
il ministro che aveva loro portato la nefasta notizia.
Prigionia? Per la stessa ragione, quasi dieci giorni fa
tre rappresentanti del Governo sono rimasti
imprigionati per 13 ore a Bor, in compagnia dei
minatori. Minaccie ed insulti ? Sono il normale
benvenuto riservato ai ministri dai lavoratori nel,
com'e' di moda dire adesso, dialogo sociale.

L'ultimo esempio, la rivolta dei minatori a Bor e
Majdanpek dove, dopo lo sciopero, il blocco della
citta', la presa in ostaggio dei rappresentanti del
governo e interminabili discussioni politiche a livello
locale, per poco tutto non e' finito con l'intervento
delle unita' speciali della polizia. Cio' ha dimostrato
che il gioco di associazione con le quattro parole
sara' ancora attuale per lungo tempo a venire.

PUNTI CALDI
I disordini in queste dimenticate citta' di minatori
della Serbia orientale, che hanno, a detta dei
sindacati, "sofferto una catastrofe umanitaria senza
precedenti", hanno solo dimostrato in modo colorito ed
evidente come il processo di trasformazione verso una
nuova Serbia sara' un missione estermamente delicata e
rischiosa.

Sulla carta geografica della Serbia troviamo molti
altri di questi punti caldi. Dopo Kragujevac e Bor,
l'onda dei disordini potrebbe velocemente propagarsi
verso altri luoghi che la terminologia economica
definisce "citta' fabbrica": Nis, Vranje, Leskovac,
Priboj, Sabac, Loznica, etc...Trasportando sulla carta
geografica la lista delle industrie per le quali si
prevede la ristrutturazione, si capisce come infatti la
teoria e la pratica facilmente coincideranno. Infatti,
la lista delle 39 imprese che presto avvieranno il
processo di ristrutturazione, come reso pubblico alla
meta' di febbraio, mostra come le dita della
trasformazione si estenderanno proprio sopra le nostre
"citta' fabbrica" d'invenzione socialista.

"Credo che questi prossimi due anni saranno
estremamente critici, in quanto si giungera' a un
radicale raddrizzamento dell'economia" commenta il
professor Zoran Popov, consulente dell'Istituto di
Economia di Belgrado, il quale si aspetta che la
seconda meta' di quest'anno e tutto l'anno prossimo
saranno caratterizzati da disordini sociali a causa del
processo di trasformazione.

Scorrendo velocemente tra i nomi delle imprese
pubbliche che bisogna prima risanare e poi cercar di
vendere (e' questa la ristrutturazione), salta
all'occhio il fatto che in piu' della meta' di tali
imprese ci si potra' legittimamente aspettare degli
shock non indfferenti. Dragan Matic, presidente del
sindacato Nezavisnost (Indipendenza), ci comunica che
il sindacato ha iniziato una campagna d'informazione
per i lavoratori sul processo di privatizzazione e
sulla posizione dei lavoratori e ci presenta una
definizione stretta del disordine sociale: questo
inizia quando il governo cerca di attuare decisioni che
sono illegali, mentre tutto cio' che e' fatto
legalmente, anche se ha conseguenze molto pesanti, non
puo' essere preso come una ragione per ribellarsi.
Sicuramente non e' facile per lui convincere i propri
colleghi dei complessi metallurgici, ma si attiene alle
definizioni sindacali e non ha problemi a definire la
rivolta dei minatori come "una reazione impulsiva". Non
ha problemi nemmeno a dichiarare che per certe
fabbriche la ristrutturazione portera' dei benefici a
molti, specialmente per le imprese fallimentari, e non
nasconde di temere possibli rivolte dei lavoratori,
particolarmente nelle citta' che dipendono interamente
da poche fabbriche. Dalla lista delle 39 imprese,
individua quelle del gruppo chimico ed energetico come
le piu' probabili sorgenti di tensioni sociali (HIP
Azotara, HIP Petrohemija di Pancevo e Industrija
hemijskih proizvoda di Prahovo).

SELEZIONE
"Queste imprese hanno un sacco da perdere, i loro
lavoratori sono abituati a degli alti standard ed a
paghe alte e quando lo stato offre loro un programma
sociale di molto al di sotto del loro livello non hanno
nessuna ragione per accettarlo", spiega Matic. Per uno
che per anni ha vissuto di sussistenza in un fabbrica
dove non si lavora e dove non c'e' profitto, i quasi
2000 M offerti dal programma sociale sono un vero e
proprio profitto. Per altri lavoratori, diciamo quelli
del settore chimico, che venivano pagati tra i 300 e
350? al mese, un'offerta simile non e' accettabile.
Nella stessa situazione, dichiara Matic, e' la
compagnia Satrid di Smederevo, dove ci si prepara a
"selezionare ed eliminare" prima della vendita e dove
le paghe sono nettamente al di sopra della media.

Le "citta' fabbrica" saranno comunque quelle che
vedranno la parte piu' oscura della transizione serba.
Assieme a Kragujevac e Bor, "faccia a faccia" con la
transizione si troveranno probabilmente anche Sabac
(l'industria chimica Zorka e' l'attivita' economica
piu' importante della citta'), Loznica (Viskoza),
Smederevo (Sartid e Gosa situate a Smederevska
Palanka), Leskovac (Leteks).

"La posizione delle "citta' fabbrica" e' critica non
solo per gli effetti immediati - licenziamenti di massa
- ma anche perche' tutta la comunita' sara' gravemente
danneggiata se la trasformazione non avra' successo",
commenta Milan Arandarenko dell'Istituto G17.
Indipendentemente da quella che sara' la stategia
scelta dal Governo, gli abitanti
delle "citta' fabbrica" non saranno al riparo dallo
shock derivante dall'aver capito che e' necessario
passare dalla situazione attuale (soggetti
economicamente non produttivi e trincerati
psicologicamente nell'idea di sicurezza offerta dalle
imprese statali) a qualcosa di completamente diverso. I
dati della pubblicazione "Citta'-fabbrica" del numero
di ottobre del G17 mostrano come alcune di tali citta'
abbiano goduto in passato del piu' alto sviluppo
economico. Il reddito annuale per abitante a Bor nel
1989 era piu' del 100% della media nazionale, a Nis del
12.5%. Piu' del 50% del totale dei lavoratori in
quattro tipiche "citta' fabbrica" era impiegato nel
settore industriale e minerario.

AUTO UTOPIA
Il professor Popov pensa che i disagi sociali nelle
grandi citta' non potranno esser facilmente risolti. E'
il caso innanzitutto del complesso metallurgico,
ubicato in gran parte nei dintorni di Belgrado: nella
lista di ristrutturazione ci sono l'IMT, l'Industrija
motora 21 Maj, Ivo Lola Ribar. In quest'ultima impresa,
il processo di ristruttuazione e' quasi completato, ma
al momento della firma dell'accordo ai lavoratori e'
stata imposta la limitazione del proprio diritto legale
di esigere gli stipendi arretrati.



Coinvolgere i sindacati nel processo di trattativa con
il governo e' il modo migliore per evitare potenziali
conflitti sociali, crede Matic. Ci sono comunque
differenti ragioni per le quali ci si possono attendere
come minimo dei malintesi. I potenziali punti caldi
sono: l'Industria Macchine di Nis (MIN), dove la
ristrutturazione e' gia' iniziata, poi la Prva
petoletka di Trstenik, dove e' in atto una
ristrutturazione dall'interno, con l'obiettivo
di ridurne la dimensione per poi trasformarla piu'
facilmente, infine la Prvi Partizan di U
zice, parte del complesso militare, dove il problema
principale sta nell'individuare il responsabile della
ristrutturazione, essendo l'amministrazione federale
responsablie per questo tipo di produzione, e la
Trudbenik di Belgrado, in procedura fallimentare gia'
dal maggio 2001. Ancora non sono state decise le
priorita' nel processo di ristrutturazione. Questo
comporta un altro rischio: che certe aziende siano in
uno stato cosi' catastrofale che rischiano di fallire
prima di essere salvate dall'intervento statale, con
conseguenze facili da immaginare sul piano sociale.

"Lo Stato deve avere il capitale e la conoscenza per
poter ristrutturare queste imprese e renderle
attrattive per gli investitori. Non c'e' ne' il
capitale ne' la conoscenza, e nemmeno idee su come
farlo" dice non ottimisticamente il professor Popov.
Quindi non e' sorprendente che nella terminologia
moderna sia entrato il partner strategico, ponte tra la
poverta' locale ed i soldi stranieri. Ecco un'altra
parola chiave della transizione serba !

(traduzione di Riccardo Chelleri)


=== 3 ===

http://www.artel.co.yu/en/izbor/jugoslavija/2002-10-27.html

[NOTA: sul sito ARTEL si trovano anche la versione in serbocroato,
francese e tedesco di questo articolo]

The Truth about Milanovic


Ljiljana Milanovic, Journalist
Belgrade, October 09 2002


infograf@...

NATO aggression in Yugoslavia goes on. What the bombs could
not do, obviously can be done by the marionette regime,
governing Yugoslavia since October 5, 2000. Namely, on June
21, 2002 the marionette court sentenced the former general
manager of the national television, Dragoljub Milanovic, to
ten years' imprisonment, for the death of 16 employees of this
media house killed in the NATO bombing.
The victim was found guilty, not the murderer. Not the one who
ordered the bombing of the state television, a civil institution
protected by international conventions.
The same court, what an irony, dropped the charges against
the leaders of the NATO alliance.
Was there any aggression against our country at all, since the
ones issuing and executing the orders, according to this court,
merely breached the territorial sovereignty, while the one
defending the country committed the crime against general safety.
And is it possible at all to talk about any safety, let alone
general safety, during the war?!
Furthermore, we have heard recently that one of the conditions
for acceptance of Yugoslavia in the Partnership for Peace is to
drop the charges against the NATO leaders concerning the
compensation for the damages. In order to free the NATO of all
guilt, the general manager of the national institution, which
was the eyes and ears of the people, and informed of the civilian
casualties during the NATO aggression, was found guilty and
sentenced. And that is why the state attorney decides not to
look into determining the material damages. It must not be
determined because of the NATO. And so the former general
manager of the RTS, Dragoljub Milanovic, is charged with the
crime against the general safety from Article 194, paragraphs 2
and 3 of the Criminal Law of the Republic of Serbia. And this
article and its paragraphs are about the non-application of
measures against the fire. No damages and no bombing.
The very conduct of the court is a crime against the truth, law
and patriotism. Why patriotism? The answer is given by the
judge, who, explaining this infamous, inexplicable sentence,
says: «You, Mr. Milanovic, had to prevent this uncalled-for
courage of your employees.» This sentence should be the warning
to everyone who dares to be patriotic and defend his or her
fatherland.
The whole process was based on a series of falsified documents,
and a document that was invented. Can anyone be
sentenced based on non-existent documents and on an invalid
document? And that is exactly what happened in the case of
Dragoljub Milanovic. The mysterious Order 37 has not been found.
According to the witness Slobodan Perisic, it was burned
on October 5, 2000. However, Dragoljub Milanovic transferred
all his authority from the area of defense and protection of the
RTS to his assistant Slobodan Perisic back in 1998. Nevertheless,
the court decides in accordance with the paper that was
probably printed right out of the computer, that was not signed,
stamped and confirmed, and not part of the document files.
And such as it was, it was in a non-protected computer. That
paper can only be a sketch, draft, or suggestion for the Order
no. 37. And even in that paper, not stamped, not filed, not
signed, item 6 enables the general manager to do what he deems
most appropriate. However, the judge says: «It was not yours
to judge. If you had acted on the order of the Federal
government and relocated the employees to Kosutnjak, you would
not be held accountable, even if 300 people had died. Is
that clear, Milanovic?» Who can find this clear? The Order
no. 37 in its entirety reads:

1. Make all the preparations and start transmitting the radio and
television program of the RTS (RTV Belgrade) from the facilities in
Kosutnjak.
2. If needed, relocate part of the necessary equipment from Radio
Belgrade (Hilandarska 2) and TV Belgrade (Takovska 10) to Kosutnjak in
order to improve the picture and sound quality transmitted from the
reserve location (Kosutnjak).
3. Provide all the necessary conditions for quality functioning of the
RTS (RTV Belgrade) from the reserve facility location.
4. Following the performed relocation of the capacities of the RTS
(Belgrade) to the reserve location, notify the Ministry of Information
of the Republic of Serbia, as well as the authorities in charge.
5. In order to enforce this measure, undertake other activities,
measures and procedures following my order.
6. Acting in violation of this Order is possible only following my
express approval.

There was no protection for the television. Once again, the
very heart of the television was targeted, the transmitting
technique - the master. I am asking all those who want to hear
and who care for the truth: how could television possibly hide?
We, as the national television, therefore, should have been quiet
during the NATO aggression. So no one would see the
images of civilian casualties. Is it not the case that those who
bombed us had a stronger media network? But the answer to the
question why was given by the very leaders of the NATO Alliance
themselves.
General Wesley Clark says: "We knew at that time that there
were other ways of destroying Serbian television. But, we
thought it was a good move to do it and the leadership agreed."
In other words, as goes the comment of this statement by
Clark from Amnesty International, the NATO purposefully targeted
the civilian object and killed 16 civilians in order to stop
the broadcasting of Serbian TV for three hours only, and that
during the night. William Schulz, the executive director of
Amnesty International of the USA said that bombing of the RTS
was a war crime.
Human Rights Watch as well agrees that the civilians were the
target and that during the war the aggressors tried in all the
possible ways to hide it, justifying the civilian casualties as
the collateral damage.
British Prime Minister Tony Blair, in the program titled " The
Morale of fighting -NATO at war ", on May12, 2000 said: "One
of the reasons of the attack was that the images broadcast
through Yugoslav television, showing the human cost of the errors
of the NATO, like the bombing of a civilian convoy on the road
Djakovica - Prizren, were taken and broadcast by the
western media, therefore undermining the support for the war in
public, and even among the soldiers of the Alliance."
Immediately following the bombing of the RTS, Bill Clinton had a
meeting with the journalists. On that occasion Wolf Blitzer,
the reporter from CNN, asked the American president why he has
authorized the bombing of the RTS, or what was on his
mind since he actually authorized the killing of the people
employed there. Clinton answered: "Our military leaders in the
NATO believe, based on what they had seen and what others had said,
that the Serbian television was a key instrument of
command and control for the Yugoslav leadership. Through that
TV the Serbs spread hatred and disinformation."
All this is obviously the public confession of the crime.
In spite of everything, for the puppet regime in Yugoslavia and
the puppet court there are no facts, there is no law. There is
only one task - to reprieve the NATO.
And at the end, I wonder whether during NATO bombing there
were only 16 victims, those killed in the bombing of the RTS?
What about the other victims of the NATO aggression?