GLI INCENDIARI DI NUOVO ALL'OPERA:
ADESSO TOCCA AL... MONTENEGRO!


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L'articolo che segue verra' pubblicato, in forma riveduta, sugli Atti
del Tribunale italiano contro i crimini della NATO in Jugoslavia e sulla
rivista "SenzaCensura"

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UNA NUOVA PEDINA NEL "MONOPOLI" GLOBALE: IL MONTENEGRO

Seguendo la tragica vicenda jugoslava, in questi anni ci e' capitato una
infinita' di volte di dire a noi stessi: "la realta' supera - e di gran
lunga - la fantasia". La stessa sensazione dobbiamo provarla oggi per la
problematica, davvero paradossale, apertasi in Montenegro.

Il Montenegro e', insieme alla Serbia, una delle
due repubbliche che costituiscono la attuale federazione jugoslava
(RFJ). La sua estensione territoriale e' molto limitata, ma la sua
importanza strategica e' enorme visto che rappresenta l'unico sbocco
al mare per la RFJ e la propaggine piu' occidentale di tutto il mondo
slavo-ortodosso non ancora inglobato nelle strutture euroatlantiche -
quindi di interesse rilevante ad esempio per una Russia che possa
ipoteticamente svolgere un ruolo autonomo sullo scenario internazionale
- con tutte le implicazioni che questo comporta dal punto di vista
del controllo strategico delle vie di comunicazione.

Percio' l'imperialismo oggi si accanisce a voler staccare questo
ulteriore pezzetto di terra da cio' che rimane
della Repubblica Federativa e Socialista di Jugoslavia. In caso di
riuscita, gli strateghi di Bruxelles e del Pentagono otterrebbero
la fine della "Jugoslavia" anche come denominazione
politico-istituzionale.
Allora avremmo, si, la "Serbia" come Stato a se, ma non "Grande" bensi'
piccolissima, e possibilmente vassalla dell'Impero come la Serbia
occupata dai nazisti, governata dal collaborazionista Nedic durante la
II Guerra Mondiale.
Si determinerebbe poi un ulteriore parallelismo con la situazione
balcanica durante il nazifascismo, quando il Montenegro era occupato
dagli italiani.

All'inizio del 1998 in Montenegro, in seguito ad elezioni contestate a
causa di brogli, diventava presidente Milo Djukanovic, ex compagno di
partito del predecessore Momir Bulatovic. Entrambi i personaggi
provengono dall'area politica socialista, ma laddove Bulatovic e'
jugoslavista intransigente e vicino alle posizioni socialdemocratiche di
Milosevic, Djukanovic appartiene al settore piu' opportunista e
liberista, con addentellati nella criminalita' organizzata
che, nel Montenegro attuale, gestisce circa il 50% dell'economia.
In poco piu' di due anni attorno a Djukanovic e' stata creata una corte
di quasi 20mila "pretoriani" armati ed addestrati dalla CIA e dal
Mossad,
secondo quanto riportato dalla Transnational Foundation TFF (TFF Press
Info #91, 8/4/2000; http://www.transnational.org).

Con i bombardamenti della primavera del 1999 il governo Djukanovic ha
mostrato tutta la sua attitudine antijugoslava fino al collaborazionismo
con gli aggressori. Mentre a Titograd-Podgorica si susseguivano le
manifestazioni anti-NATO, guidate dai sostenitori di Bulatovic,
Djukanovic
era in tournee' in varie capitali occidentali a fare "diplomazia" ovvero
ad incassare assegni. Il governo montenegrino non ha fatto applicare le
chiamate di leva ne' tante altre disposizioni legate allo stato di
emergenza, benche' bombe "umanitarie" siano cadute anche in varie
localita' montenegrine, innanzitutto vicino agli aereoporti militari. Da
allora esso cerca anche di gestire autonomamente i valichi di frontiera
e le dogane, causando momenti di tensione con l'Armata Jugoslava
specialmente ai confini con la Croazia e con l'Albania. Alla fine del
'99 il governo montenegrino ha cercato di prendere il controllo
dell'aereoporto di Titograd-Podgorica impiantando un posto di
polizia sulla pista. Ne e' seguito un tira-e-molla inquietante e
particolarmente difficile per una Armata Jugoslava nel frattempo
impegnata a registrare continue violazioni dello spazio aereo jugoslavo
da parte degli aerei della NATO, soprattutto nella
zona delle bocche di Cattaro, al confine con la Croazia.

Il 5 agosto 1999 Djukanovic presentava un documento-piattaforma per
"ristrutturare" la Federazione trasformandola in una confederazione tra
due Stati completamente autonomi, persino con due eserciti e due valute
distinte. Da allora, uomini di Djukanovic hanno incontrato emissari del
Dipartimento di Stato USA ed europei.
Il 31 agosto Veselin Vukotic, responsabile governativo per le
privatizzazioni e membro del Gruppo G-17 degli economisti legati alla
opposizione jugoslava filo-occidentale, dichiara a Guido Ruotolo sul
"Manifesto" che le imprese montenegrine non verranno "svendute" al
capitale straniero bensi', piu' semplicemente, "regalate" perche'
altrimenti non sarebbero appetibili.
Il 27 ottobre 1999 a Djukanovic, nel corso dell'ennesimo incontro con i
suoi "datori di lavoro" (nella fattispecie il coordinatore del
"Patto per i Balcani", il tedesco Bodo Hombach), viene dato il via
libera
per alcuni passaggi molto gravi. Innanzitutto viene introdotta la
"cittadinanza montenegrina". Dopo due giorni il governo montenegrino, in
maniera assolutamente arbitraria ed anticostituzionale, istituisce una
sua
propria Banca Centrale ed introduce l'uso del marco tedesco come valuta
"parallela", e per il pagamento di tutti i dipendenti della
amministrazione pubblica, in questo modo ricattati e legati a se'. La
mossa, come rivelato gia' sul "Manifesto" del 15/9/1999, era stata
decisa ben prima di ottobre dall'americano Steve
Hanke, "consulente economico" di Djukanovic e di vari altri governi
neoliberisti balcanici, ad esempio quello bulgaro.

Trentacinque tonnellate di marchi in moneta sonante vengono allora
trasferiti con un primo carico via aerea dalla Germania all'aereoporto
di Dubrovnik, e di qui via terra in Montenegro attraverso doganieri
compiacenti ("Junge Welt" 8/11/1999). Il tasso di cambio e' fissato al
triplo del cambio ufficiale. In seguito alla introduzione del marco
tedesco a quei tassi ovviamente l'inflazione in Montenegro ha fatto un
balzo pauroso. Per evitare di subirne le conseguenze, la Serbia ha
dovuto interrompere ogni transazione economica. In particolare, camion
dalla Serbia carichi di merci sono bloccati alla frontiera interna con
il Montenegro. Su questa storia della "chiusura delle frontiere
commerciali" naturalmente i nostri mezzi di disinformazione di massa
hanno molto ricamato, cercando di convincerci che Milosevic, non
soddisfatto dell'embargo cui e' sottoposta la Serbia, voglia a sua volta
fare l'embargo contro il Montenegro. In realta' la Serbia cerca
semplicemente di non morire di inflazione.

A meta' gennaio si scatena una ridda di voci su preparativi in
atto per la accoglienza di profughi albanesi, e non solo, dal Montenegro
in Albania in caso di inizio di una nuova guerra. In marzo si parlera'
invece di agenti speciali britannici della SAS attivi in Montenegro per
"preparare l'evacuazione" (Sunday Telegraph 19/3/2000).
Alla fine di gennaio 2000 a Belgrado viene ucciso Arkan, che
intretteneva stretti rapporti con l'area di Djukanovic, e pochi giorni
dopo lo stesso Ministro della Difesa della RFJ Pavle Bulatovic,
montenegrino, viene assassinato da chi evidentemente vuole tagliare
ogni "cordone ombelicale" simbolico tra Belgrado ed il Montenegro.

Ovviamente, anche l'Italia fa la sua parte:
l'8 agosto 1999 "Il Manifesto" informa che centinaia di
agenti dei servizi segreti italiani sono stati mandati in Montenegro.
Alla fine di ottobre 1999 "a Bar c'e' stata una invasione 'pacifica',
anzi concordata con gli 'inviati all'Avana'... A Bar sventola la
bandiera
italiana... E' un presidio, per il momento, e' soltanto un ufficio di
collegamento della Direzione centrale della polizia criminale. Quattro
'investigatori' italiani - un maresciallo della GdF e un altro dei
Carabinieri, un ispettore della polizia e un funzionario dell'Interpol -
rappresentano le prima teste di ponte italiane in territorio 'nemico'"
(G. Ruotolo su "Il Manifesto" del 4/11/1999).
Il quotidiano triestino "Il Piccolo", che e' storicamente legato
agli interessi coloniali italiani nei Balcani ed ha sempre delle pagine
di politica estera sull'Europa centroorientale molto piu' aggiornate di
ogni grande quotidiano nazionale, da mesi va cianciando di "una grande
'voglia d'Italia'" che si sarebbe sviluppata in Montenegro. Ad esempio
il
18/3/2000 il giornale scrive che "l'Universita' popolare di Trieste,
d'intesa con il Ministero degli Affari Esteri, ha avviato una serie di
iniziative volte alla diffusione della lingua italiana e della cultura
italiana in Montenegro, dove esiste un grande desiderio 'd'Italia'"
(spec. corsi di lingua e letteratura italiana eccetera). E' noto che
certi ambienti di destra italiani coltivano da sempre un "feeling" per
questa repubblichetta, un tempo italiana, che diede i natali - non va
dimenticato - alla Regina Elena, moglie di Vittorio Emanuele III...
A causa degli evidenti interessi economici e strategici
a fare del Mare Adriatico un "lago interno italiano", come dicevano i
fascisti, viene accuratamente coltivato un buon rapporto tra le classi
dirigenti montenegrina ed italiana. Questo benche' alla fine del 1999
la magistratura napoletana abbia rinviato a giudizio, tra gli altri, il
Ministro degli Esteri del Montenegro Branko
Perovic per collusioni con la camorra. Dopo pochi giorni il governo
montenegrino viene "rimpastato"
in una operazione di facciata con la quale cerca di mettere da parte gli
elementi piu' imbarazzanti per potere continuare, oltreche' a fare
traffici illeciti, anche a godere del sostegno italiano ed occidentale.
Nel frattempo, vari incidenti causati dai contrabbandieri
montenegrini, albanesi e pugliesi (una vera e propria "internazionale"
del contrabbando di droga e di sigarette) sul mare Adriatico
("corbelli")
ed in Puglia ("blindati") hanno una certa eco sulla stampa italiana, che
pure evita di andare alla radice del problema del contrabbando. Con il
contrabbando delle "bionde", in particolare sigarette Philip Morris,
sotto la supervisione della Camorra del boss Prudentino e di altri, da
anni la cricca di Djukanovic sostiene se stessa e la sua clientela.

In totale si valuta che nel 1999 il governo montenegrino abbia ricevuto
55 milioni di dollari dagli USA, mentre almeno altri 60 milioni sono
stati richiesti per il 2000 (cfr. "Il Manifesto" del 2/3/2000). Certo,
l'Occidente non puo' fare a meno di darglieli se vuole il Montenegro per
se, anche considerata la necessita' dei montenegrini di acquistare merci
in Occidente, a caro prezzo, dopo il blocco determinatosi con la
Serbia...
Percio', gia' 20 milioni di euro sono stati accordati dal "Patto di
Stabilita'", cioe' dalla Trilateral Commission, per il 2000 (B92 29/3).
Peraltro, l'embargo di USA ed UE contro la RFJ in effetti non e' stato
applicato ne' al Kosovo-Metohija, ne' al Montenegro; aerei di linea
hanno
collegato
Titograd-Podgorica con le grandi capitali occidentali per tutti questi
mesi. I collegamenti in Adriatico sono aumentati: ad esempio e' stata
istituita una linea marittima Trieste-Bar, mai esistita prima, deserta
di
passeggeri ma sempre piena di strani containers.

Da un certo punto di vista, il copione per il distacco del Montenegro
dalla RFJ sembra ricalcare la strategia di moda in tanti scenari
contemporanei. Si "monta" una problematica indipendentista
in uno Stato che si intende indebolire, e poi, a scelta, si persegue
uno dei due seguenti obiettivi:
A - si mantiene aperta la questione all'infinito perche' non la si vuole
realmente risolvere essendo sufficiente la destabilizzazione
perpetua dell'area interessata a fini di inserimento e controllo
militare/economico permanente (e' il caso del Kurdistan iracheno, dove
il nazionalismo kurdo risponde a logiche imperialiste);
B - si porta la situazione fino a livelli insostenibili, mirando
precisamente alla frantumazione del paese e contemplando all'uopo
ogni possibile opzione compreso l'intervento militare imperialista
direttamente sul territorio a favore di una delle parti in causa
(esempi: Kosovo, Timor Est; in futuro, forse, Cecenia, Sudan, Tibet...).

Entrambe le strategie si basano sull'uso strumentale della
"autodeterminazione dei popoli" o dei "diritti umani", attraverso
campagne portate avanti dalla stampa e da enti e fondazioni solo
apparentemente "culturali" o "filantropiche" che lavorano a mettere
le popolazioni le une contro le altre ("differenzialismo etnico") e
tutte al servizio dei poteri stranieri - altro che "autodeterminazione"!
Ma da questo punto di vista la problematica apertasi in Montenegro
rimane davvero paradossale: i montenegrini non sono "altro" dai serbi
bensi' sono, storicamente e culturalmente, i serbi "piu' serbi" di
tutti.
Essi infatti rivendicano la non-soggezione all'occupazione turca, dalla
quale riuscirono in grande misura a salvaguardarsi "arroccandosi" sulle
aspre montagne. Tanto per
dirne una: pure Radovan Karadzic, serbo-bosniaco, e' di origini
montenegrine. I montenegrini si considerano storicamente quasi i
depositari
della "serbita'" attraverso il loro Principato, esistito fino alla
rinascita
della Serbia come Stato indipendente nello scorso secolo, guidato dalla
famiglia Njegos. Uno degli ultimi esponenti di questa dinastia e' anche
il principale autore "classico" della letteratura serbocroata, famoso
per
il poema "Il serto della montagna" nel quale si riprendono praticamente
tutti i temi centrali della tradizione nazionale serba e jugoslava,
compreso quello del Kosovo.

Oggi, i montenegrini che abitano in Montenegro sono circa 600mila, a
fronte
di ben un milione di abitanti della Serbia aventi origini e parentele
montenegrine. Questo sarebbe un ulteriore fattore a scoraggiare una
divisione tra i due territori, ad aggiungersi al fatto che l'economia
montenegrina e' notevolmente dipendente da quella serba. Dalla Serbia
si
deve importare praticamente tutto, e soprattutto beni agricoli visto che
il
territorio montenegrino e' aspro e montagnoso, un po' come quello
abruzzese.

La situazione e' paradossale infine perche', nonostante tutti gli
sforzi fatti in questi anni dagli imperialisti per pompare il
secessionismo
islamico ("bosgnacco") in Sangiaccato (la fascia confinaria tra Serbia e
Montenegro), i musulmani del Montenegro sono tuttora piu' jugoslavisti
che mai proprio perche' comprendono il valore dell'unita' e della
fratellanza tra popoli e culture, soprattutto dopo tutto quanto e'
successo... E come si potrebbero avere i montenegrini "fuori" ed i
musulmani "dentro" la Jugoslavia?

Ecco perche' oggi, nonostante tutto, l'esito di un nuovo ipotetico
referendum sull'indipendenza non sarebbe affatto scontato.
Gli scenari piu' probabili della secessione ci sembrano due: o si fa il
referendum, lo si perde, si accusa "Milosevic" di brogli e si fa
scoppiare
un putiferio, determinando il "necessario" intervento della NATO; oppure
si dichiara l'indipendenza evitando di tenere il referendum, per poi
scagliare la NATO a "difesa" di un Montenegro "attaccato" dall'Armata
Jugoslava qualora questa intervenisse ad impedire un atto che sarebbe,
oltreche' vergognoso come tutte le secessioni jugoslave di
questi anni, anche palesemente illegittimo in assenza di una
consultazione
popolare. Sia la Albright sia Robertson lo hanno ha gia' detto: "se vi
attaccheranno, non resteremo insensibili".


Coordinamento Romano per la Jugoslavia
Maggio 2000


> CIVIL WAR IN MONTE NEGRO
>
> - URGENT MESSAGE -
>
> ____________________________________________________________________
>
> ---------- Forwarded Message ----------
>
> ----- Original Message -----
> From: <Petokraka78@...>
> To: <STOPNATO@...>
> Sent: Monday, May 15, 2000 12:40 PM
> Subject: [STOPNATO] Fwd: RE;Hitna poruka suborcima od Emila
> Vlajkija
>
> STOP NATO: NO PASARAN! - HTTP://WWW.STOPNATO.COM
>
> In a message dated 15/05/00
> zana@... writes:
>
> Subject: [sn-vesti 5990] GET READY FOR WAR IN MONTE NEGRO "a little
> successful war" for the US elections.
> Sender:
> Reply-To: john_peter maher <jpmaher@...>
> __________________________________________________________________
>
> CIVIL WAR IN MONTE NEGRO
>
> - URGENT MESSAGE -
> from Professor Emil Vlajki,
> (author of THE NEW TOTALITARIAN SOCIETY and the destruction of Yugoslavia )
>
> According to documents published in the West in the last couple of weeks
> which I have prepared an analysis, a scenario has been prepared for war in
> Monte Negro. The only thing left to do is pull the plug.
> As I noted in my book, the coming war would play a part in the US
> presidential elections and is timed for September and October 2000, when
> the two leading candidates will be conducting the conclusion of their
> campaigns.
> In brief I repeat two main scenarios from my book,
>
> 1. Plan . Injections of million dollars given by the West to Monte Negro
> will come to fruition. Montenegrin citizens will soon vote in a referendum
> for independence. The local elections in June will be the test for
> evaluating the effectiveness of this tactic.
>
> 2. In case the West determines that the anti-Serbia referendum cannot be
> won, then they will move on to Plan B, which involves: provoking conflict
> between Monte Negro (by provocations of the Army), blaming Serbia, bombing
> Serbia until she voluntarily breaks off relations with Monte Negro and
> withdraws the army.
>
> 3. The greatest probably exists that in case of a split in the referendum,
> it will come to a partition of Monte Negro, civil war, and finally Scenario
> No. 3.
>
> Once again I appeal to all those who can bring any influence to bear on
> public opinion to engage themselves immediately as loudly as possible to
> denounce this newly planned wave of bloodshed. If we begin action now, we
> may be able to block it.
>
> Once the conflict breaks out, there will be no more helping. And all those
> "defenders of the Serb cause" who then vote (and those who right now don't
> even make a squeak regarding Monte Negro) will have wittingly or
> unwittingly played a role in the West's further destruction of Yugoslavia
> and Serbia.
>
> Emil Vlajki
> Professor
> Ottawa
>
> Translated by Prof. J. P. Maher, Chicago
> 15 May 2000 >>
>
> izvinite, ali prva poruka nije bila kompletna.. Zana
>
> NOTE: text in english comes after the serbian , thanks to our very devoted
> and tireless , very special friend of serbian people, Prof. Peter Maher.
> Feel free to pass both text to as many
> people as you find have any interest on the topic of the Balkans and the
> American involvement . Zana
>
> ___________
> There seems to be a typographical mistake in the translation. In
> Serbo-Croat, it says in point 3 that culmination will be scenario 2 (not 3)
> which makes more sense. D.
>
>


--------- COORDINAMENTO ROMANO PER LA JUGOSLAVIA -----------
RIMSKI SAVEZ ZA JUGOSLAVIJU
e-mail: crj@... - URL: http://marx2001.org/crj
http://www.egroups.com/group/crj-mailinglist/
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