From: "glr" <glr.y@...>
Data: Mon, 20 Jan 2003 10:12:57 -0000
Da: "thetresh2000"
Oggetto: Uranio impoverito in più di 200 località
Uranio impoverito in più di 200 località
Pubblicati i risultati di una prima rilevazione dell'UNEP in Bosnia
Erzegovina
(11/01/2003) Una storia che doveva essere dimenticata per sempre.
Quella dell'uranio impoverito e della sua presenza nei Balcani. Sono
trascorsi esattamente due anni da quando è emersa la notizia di
alcuni militari italiani ammalatisi di diversi tipi di tumore, dopo
aver trascorso un periodo in Bosnia Erzegovina.
Tanto rumore per nulla, subito dopo si disse che i tumori non
c'entravano niente con l'uranio e con la Bosnia.
La commissione delle Nazioni Uniti per l'ambiente (UNEP) nel
frattempo ha aperto una indagine, una lunga ricerca per capire se le
munizioni sparate durante i raid della NATO contro i Serbo Bosniaci
nel giugno 1995 siano ancora pericolose per la popolazione.
Proprio in questi giorni, cioè due anni dopo il grande clamore,
l'UNEP rende pubblica la sua ricerca. L'organizzazione ha registrato
la presenza di uranio impoverito in 18 località della Bosnia ed
Erzegovina - sei nella Federazione e 12 in Republika Srpska.
I primi a reagire a questo rapporto sono stati i rappresentanti della
Protezione civile federale (PCF) che hanno convocato subito, il 6
gennaio scorso, una conferenza stampa a Sarajevo. Il direttore della
PCF, Alija Tihic, ha dichiarato di ritenere la situazione sotto
controllo, spiegando di avere già formato un comitato per le ricerche
sulla presenza di uranio impoverito. In Bosnia siamo abituati ad
avere tutti i comitati separati, ma in questo caso non dobbiamo
ripetere la vecchia regola secondo la quale vanno fatti organismi
separati e identici in Federazione e in Republika Srpska. In questo
caso - ha dichiarato Tihic - ci occorre un comitato unico per tutta
la Bosnia ed Erzegovina.(Dnevni Avaz, 07.01.2002)
E' anche vero che in passato era molto difficile indagare su questo
caso, per la mancanza di dati. La SFOR e la NATO non hanno mai dato
informazioni sui luoghi dove hanno operato, giustificando la
questione come un segreto militare. E' stato solamente nel corso
dell'anno passato che si sono riuscite ad individuare le duecento
località dove la NATO ha scaricato le munizioni. Tra quelle duecento
ora ne sono state censite 18 nelle quali è stata rilevata la presenza
di uranio impoverito. Adesso anche il governo Federale ha deciso di
sostenere gli sforzi per scoprire le località con uranio, mettendo a
disposizione speciali detector e aiutando il lavoro della squadra di
esperti che ha già preparato un piano di decontaminazione. Queste
attività continueranno fino a marzo, quando l'UNEP presenterà un
dossier finale con tutte le analisi relative alla problematica
dell'uranio impoverito in Bosnia ed Erzegovina.
» Fonte: da Mostar, Dario Terzic © Osservatorio sui Balcani
Data: Mon, 20 Jan 2003 10:12:57 -0000
Da: "thetresh2000"
Oggetto: Uranio impoverito in più di 200 località
Uranio impoverito in più di 200 località
Pubblicati i risultati di una prima rilevazione dell'UNEP in Bosnia
Erzegovina
(11/01/2003) Una storia che doveva essere dimenticata per sempre.
Quella dell'uranio impoverito e della sua presenza nei Balcani. Sono
trascorsi esattamente due anni da quando è emersa la notizia di
alcuni militari italiani ammalatisi di diversi tipi di tumore, dopo
aver trascorso un periodo in Bosnia Erzegovina.
Tanto rumore per nulla, subito dopo si disse che i tumori non
c'entravano niente con l'uranio e con la Bosnia.
La commissione delle Nazioni Uniti per l'ambiente (UNEP) nel
frattempo ha aperto una indagine, una lunga ricerca per capire se le
munizioni sparate durante i raid della NATO contro i Serbo Bosniaci
nel giugno 1995 siano ancora pericolose per la popolazione.
Proprio in questi giorni, cioè due anni dopo il grande clamore,
l'UNEP rende pubblica la sua ricerca. L'organizzazione ha registrato
la presenza di uranio impoverito in 18 località della Bosnia ed
Erzegovina - sei nella Federazione e 12 in Republika Srpska.
I primi a reagire a questo rapporto sono stati i rappresentanti della
Protezione civile federale (PCF) che hanno convocato subito, il 6
gennaio scorso, una conferenza stampa a Sarajevo. Il direttore della
PCF, Alija Tihic, ha dichiarato di ritenere la situazione sotto
controllo, spiegando di avere già formato un comitato per le ricerche
sulla presenza di uranio impoverito. In Bosnia siamo abituati ad
avere tutti i comitati separati, ma in questo caso non dobbiamo
ripetere la vecchia regola secondo la quale vanno fatti organismi
separati e identici in Federazione e in Republika Srpska. In questo
caso - ha dichiarato Tihic - ci occorre un comitato unico per tutta
la Bosnia ed Erzegovina.(Dnevni Avaz, 07.01.2002)
E' anche vero che in passato era molto difficile indagare su questo
caso, per la mancanza di dati. La SFOR e la NATO non hanno mai dato
informazioni sui luoghi dove hanno operato, giustificando la
questione come un segreto militare. E' stato solamente nel corso
dell'anno passato che si sono riuscite ad individuare le duecento
località dove la NATO ha scaricato le munizioni. Tra quelle duecento
ora ne sono state censite 18 nelle quali è stata rilevata la presenza
di uranio impoverito. Adesso anche il governo Federale ha deciso di
sostenere gli sforzi per scoprire le località con uranio, mettendo a
disposizione speciali detector e aiutando il lavoro della squadra di
esperti che ha già preparato un piano di decontaminazione. Queste
attività continueranno fino a marzo, quando l'UNEP presenterà un
dossier finale con tutte le analisi relative alla problematica
dell'uranio impoverito in Bosnia ed Erzegovina.
» Fonte: da Mostar, Dario Terzic © Osservatorio sui Balcani