Iraq, Jugoslavia, di nuovo Iraq / 11

I T N - BUGIARDI DI PROFESSIONE


E' stato fatto recentissimamente notare dagli amici di "Un Ponte per..." (vedasi allegati) il ruolo della "corporation" britannica ITN nella costruzione del consenso per la programmata aggressione contro l'Iraq.

E' importante sapere che la ITN non e' nuova a campagne di disinformazione strategica strutturate e persistenti. La truffa mediatica sul "Lager di Trnopolje", organizzata dal network inglese, e' stata smascherata circa dieci anni fa da parte del giornalista tedesco Thomas Deichmann, che in merito ha
pubblicato reportage su varie riviste, prima tra tutte "Living Marxism" (T. Deichmann, "The Picture That Fooled the World," Living Marxism, Feb. 1997). Sul caso e' stato prodotto anche un eccezionale documento video: "The Judgement", a cura di "Emperor's Clothes" (http://www.emperors-clothes.com/Film/judge.htm), che si puo' vedere integralmente via web alla URL: http://www.chiffonrouge.org/ nello spazio "luxfiat".

Il giornalista tedesco Thomas Deichmann nell'articolo aveva svelato la truffa mediatica del "campo di
concentramento" di Trnopolje, presso Prijedor, nel quale i serbi avrebbero arbitrariamente rinchiuso civili musulmani, tenendoli in condizioni di indigenza e maltrattandoli. Deichmann sosteneva che i giornalisti della ITN autori del principale reportage-scandalo su Trnopolje, Penny Marshall e Ian Williams, avevano in realta' costruito un caso "a tavolino", tra l'altro chiedendo ad un detenuto malato (Fikret Alic) di sistemarsi dietro al filo spinato della recinzione di una centralina elettrica per ottenere riprese che destassero indignazione nell'opinione pubblica mondiale.

Dopo essere stata querelata e condannata ad un esborso enorme "per danni all'immagine della ITN", la rivista "Living Marxism" ha dovuto chiudere i battenti dichiarando il fallimento. Da due anni infatti il sito internet di "Living Marxism" e' stato rimosso. Anche i gestori dei siti "Emperor's Clothes" e "Srpska Mreza" hanno avuto problemi legali a causa della denuncia delle attivita' disinformative della ITN, ma sono riusciti a sopravvivere.

Si noti bene: "Living Marxism" non e' stata condannata dai tribunali britannici per diffamazione o per aver detto il falso, ma solamente per aver "danneggiato l'immagine" della ITN.

Sul caso si vedano anche:
* George Kenney, HOW MEDIA MISINFORMATION LED TO BOSNIAN INTERVENTION, in "Living Marxism" (London), April, 1997 (http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/358).
* Thomas Deichmann, CENSORSHIP IN POST-MODERN "LIBERAL DEMOCRACY": THE CASE OF "THE PICTURE THAT FOOLED THE WORLD". WHY LM LOST THE LIBEL CASE
(http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/305)
* Altri link:
http://www.srpska-mreza.com/lm-f97/lm-f97.html
http://www.informinc.co.uk/ITN-vs-LM/story/LM97_Bosnia.html
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/142
* L'articolo iniziale di Deichmann apparve originariamente su "Living Marxism" (LM), poi sulla stampa tedesca (KONKRET) e sul libro, curato dall'IAC, "NATO in the Balkans" (in italiano "La NATO nei Balcani", Editori Riuniti 1999).


Ed ora, ecco di nuovo l'ITN alla carica. stavolta contro l'Iraq:

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http://www.unponteper.it/it/news

NOTIZIE DAL PONTE ANNO 2 NUMERO 1

MEDIA CON L'ELMETTO - LA ITN E LA GUERRA ALL'IRAQ

Non si può mai sottolineare abbastanza il ruolo cruciale che giocano i mass-media nel preparare
l'opinione pubblica ad accettare se non addirittura a sostenere la guerra.
Anche la Gran Bretagna, patria presunta del giornalismo "obiettivo", non fa eccezione, anzi. Solo che
qui i meccanismi sono assai sofisticati e destrutturarli non è facile.
E' il servizio - davvero impagabile - che svolge Media Lens (http://www.medialens.org/): un Media Watch - ovvero un osservatorio sui media - on line, gestito con grande passione, e soprattutto competenza, da volontari, che tiene sotto tiro soprattutto i media cosiddetti "liberal", o presunti tali -
come i quotidiani Guardian e Independent, il settimanale Observer, e persino la tanto celebrata BBC - smontandone appunto i sofisticati meccanismi di manipolazione.
Da quando i tamburi della guerra all'Iraq hanno iniziato a rullare, il sito ha dedicato numerosi Media
Alert al ruolo dei media e alla loro responsabilità - nella manipolazione dell'opinione pubblica.
Il contributo che segue - che pubblichiamo nella traduzione italiana - è uscito il 19 dicembre 2002.

Messaggio dall'America - La ITN dichiara guerra all'Iraq

Qualunque idea residua secondo la quale abbiamo un sistema dei media libero e indipendente si sta
certamente volatilizzando sotto il gran peso delle prove che emergono mentre Stati Uniti e Gran Bretagna manipolano e ingannano il loro cammino verso una guerra per il controllo del petrolio iracheno.
Prendiamo il servizio incredibile di stasera nelle news delle 18.30 sull'ITN.
La conduttrice - Katie Derham - ha aperto il servizio sull'Iraq, dichiarando:
"Saddam Hussein ha mentito alle Nazioni Unite e il mondo è un passo più vicino a una guerra con
l'Iraq. Questo è il messaggio stasera dall'America, mentre il capo degli ispettori dell'Onu ha ammesso che nel dossier di Saddam sugli armamenti non c'è nulla di nuovo.
La Casa Bianca ha confermato poco fa che il presidente Bush sta ora andando velocemente verso un attacco." (19 dicembre 2002)
Ancora una volta, il ruolo dei media è semplicemente quello di riferire il punto di vista del potere.
Dato che le cose stanno così, il potere è libero di fare esattamente ciò che vuole: al pubblico verrà detto ciò che il potere ritiene giusto, sbagliato, buono e cattivo. Senza nessuna contestazione razionale, ignorando tutti gli altri punti di vista come non pertinenti, il pubblico non sarà in grado di contraddire il "messaggio dall’America".
La Derham ha passato la parola al caposervizio esteri, Bill Neely, che ha chiesto: "Che cosa manca?" nel dossier iracheno sugli armamenti. Questa la risposta:
"L’Iraq non dà conto delle centinaia di granate di artiglieria riempite di iprite che gli ispettori sanno che possedeva. L’Iraq in passato ha detto di averle perdute!".
Non c’è bisogno di mettere in discussione se queste granate mancanti vengono proposte in tutta serietà come motivo per lanciare una guerra imponente. Non c’è bisogno di mettere in discussione se l’uso di queste armi terrificanti – descritte dagli ispettori come armi di importanza minima sul campo di battaglia – potrebbe venire scoraggiato dalle 6.144 testate nucleari degli Stati Uniti. Non c’è bisogno di mettere in discussione perché, se queste armi sono una minaccia così spaventosa, agli ispettori è stato permesso di andare e venire a loro piacimento in Iraq.
Parlando sotto un grafico intitolato "Verso la guerra", il conduttore della ITN, Nicholas Owen, ha detto:
"Sembra che la questione non sia più se attaccheremo l’Iraq, ma quando e come. Quindi, che cosa succederà adesso? Qual è il percorso verso la guerra?"
Tutte le domande che potrebbero essere fatte da qualunque individuo ragionevole in questo momento critico possono essere allora lasciate tranquillamente cadere, con il giudizio che una guerra imminente è ora semplicemente un fatto concreto che deve essere accettato. Se i potenti hanno deciso una linea di azione, chi siamo noi per mettere in discussione o contestare ciò che hanno deciso di fare?
Owen ha continuato:
"A differenza dell’ultima guerra del Golfo, non esiste l’opzione di lasciare l’Iraq con Saddam Hussein ancora al potere. Questa guerra ci sarà e ci si sbarazzerà di Saddam, e questo messaggio arriva dall’alto." (Nicholas Owen)
Ancora una volta, il "messaggio dall’America", questa volta dal presidente stesso, è: guerra!
E così Owen dichiara la guerra una certezza e preannuncia la caduta di Saddam Hussein.
Il lavoro dei media è semplicemente quello di trasmettere il messaggio: preoccupazioni razionali e morali non hanno interesse per la nostra libera stampa.
Owen è passato poi a discutere "i rischi", sotto un titolo con le stesse parole, che indicavano la possibile necessità di combattimenti corpo a corpo nelle strade di Baghdad:
"Un incubo di guerra urbana nel quale potrebbero esserci molte vittime … Una strategia rischiosa per qualunque presidente Usa in un paese che non è pronto ad accettare che i suoi soldati tornino a casa dentro sacchi di plastica."
Immaginate se una grande superpotenza straniera stesse prendendo in considerazione combattimenti corpo a corpo nelle strade di Londra. Ben altri i rischi che potrebbero venire in mente.
Ma, come in Afghanistan, gli orrori che ha di fronte una popolazione prigioniera schiava di un dittatore e nel mirino delle nostre bombe non sono una nostra preoccupazione.
Quindi, l’inviato John Irvine, da Baghdad:
"Stasera in News at Ten, parlerò dei problemi che qualunque forza di invasione potrebbe trovarsi di fronte in questo paese. Dopo la guerra del Golfo, gli americani hanno esperienza di combattimenti nel deserto. Ma questa volta il premio finale sarà diverso: la conquista di questa città, Baghdad."
Si noti che Irvine, che si trova nella capitale bersaglio, in mezzo a una popolazione civile completamente schiacciata da guerre precedenti (ad esempio, dalle 88.500 tonnellate di bombe sganciate durante la guerra del Golfo: l’equivalente di sette bombe del tipo di Hiroshima) e da un decennio di sanzioni genocide, può riferirsi a problemi solo ai problemi cui si troverà a far fronte una "forza di invasione".
I problemi cui si troveranno a far fronte centinaia di migliaia di persone attorno a lui – come quello di restare mutilati, inceneriti e uccisi – non sono ora e non sono mai stati un tema per i nostri media.
Sotto un grafico intitolato "Guerra contro Saddam", Owen ha proseguito:
"Come ha detto, John ci dirà di più su una Guerra contro Saddam stasera nelle News at Ten."
A poche ore dall’annuncio degli Usa di una "violazione sostanziale", anche mentre il ministro degli Esteri, Jack Straw, insiste ingannevolmente che ciò non significa automaticamente guerra, la ITN ha deciso, nella sua infinita sapienza, e servilità, che questa è adesso una "Guerra contro Saddam".
Infine, Robert Moore da Washington ha dichiarato:
"La conclusione qui alla Casa Bianca, certamente, è che il presidente Bush ritiene che Saddam Hussein abbia perduto la sua ultima opportunità di salvare il suo regime."
Perciò, con perfetta simmetria, il servizio è finito come era cominciato, con un "messaggio dall’America", dai potenti: l’unico messaggio che conta in un mondo dei media totalmente perduto nell’ignoranza, brutalità indifferente e servilità.

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NOTIZIE DAL PONTE ANNO 2 NUMERO 3

LETTERA APERTA AI MEDIA SULL'IRAQ
di Wakefield

Ai primi di gennaio, Grant Wakefield, autore di The Fire This Time (http://www.firethistime.org/), un CD che analizza la guerra del Golfo, smontando la propaganda dei mass media, e descrive gli effetti delle sanzioni all’Iraq, ha inviato una lettera ad alcuni giornalisti britannici in merito alla "copertura" della crisi irachena.
La lettera è stata diffusa il 17 gennaio 2003 da Media Lens (http://www.medialens.org/), - osservatorio on-line sui media (vedi Notizie dal Ponte no.1-2003) – con una introduzione dei suoi due curatori.
Data l’importanza e l’incisività di questo documento, abbiamo pensato fosse assai utile pubblicarne una versione italiana integrale, preceduta da alcuni estratti dell’introduzione.
Ne raccomandiamo caldamente la lettura anche ai giornalisti nostrani. Quanto suggerito vale – a maggior ragione – per loro.

Stiamo assistendo a un conflitto drammatico e importante fra l’opinione pubblica e dei processi politici decisionali irresponsabili.
Un sondaggio di Channel 4 (16 gennaio 2003) mostra che non meno dell’81% della popolazione britannica ritiene che non sia stata data una buona giustificazione per fare una guerra all’Iraq, e tuttavia i politici britannici sono chiaramente decisi a portare il loro popolo in guerra.
Un sondaggio della ITN (13 gennaio 2003) riferisce che solo il 3% della popolazione crede che l’obiettivo di un attacco all’Iraq sarebbe quello di ridurre il rischio di terrorismo, ma gli Usa e la Gran Bretagna insistono che il motivo è la minaccia del terrore.
Circa il 30% della popolazione crede che il vero obiettivo sia il petrolio, ma Bush (già alto dirigente della società petrolifera Harken), Dick Cheney (già direttore generale della società petrolifera Halliburton),
Condoleeza Rice (già alta dirigente della società petrolifera Chevron) respingono tutti questa motivazione come sciocchezze. Gli altri 32 principali componenti dell’Amministrazione Bush che hanno legami finanziari significativi con l’industria degli armamenti, e i 21 componenti che hanno legami con l’industria energetica, anch’essi insistono che è di per sé evidente che i veri motivi sono i diritti umani e la lotta al terrorismo.
I livelli attuali di dissenso pubblico sono ancora più eccezionali se consideriamo la misura in cui il pubblico è stato spietatamente bombardato dalla propaganda governativa e dei media, che suggeriscono che il terrorismo ci sta minacciando da ogni parte, facendo collegamenti impliciti ed espliciti fra queste "minacce" e l’Iraq.
Il disaccordo fra la propaganda politico/aziendale mediatica da un lato, e il senso comune pubblico dall’altro, è stato nuovamente rivelato nell’ultimo servizio della ITN, nel quale il conduttore, Nicholas Owen, ha dichiarato:
"Il rullo dei tamburi di guerra sembra farsi sempre più forte. Quindi: quale potrebbe essere il conto alla rovescia verso un conflitto?" (Nicholas Owen, ITV Lunchtime News, 17 gennaio 2003)
E’ ben vero, il rullo dei tamburi si sta facendo più forte, ma fra coloro che li suonano ci sono dipendenti dei media dominanti, come Owen e i suoi colleghi, che un mese fa hanno ritenuto opportuno dichiarare inevitabile la guerra:
"Sembra che la questione non sia più se attaccheremo l’Iraq, ma quando e come. Quindi: che cosa succederà adesso? Qual è il percorso verso la guerra?" (Owen, ITN Evening News, Evening News, 19 dicembre 2002)
Nel momento sicuramente più surreale della ITN, da quando essa ignorò la condizione drammatica di 7 milioni di afghani che morivano di fame, concentrandosi invece su Marjan, "il leone con un solo occhio" dello zoo di Kabul, nel 2002, Owen ha intervistato il Generale di divisione aerea Tony Mason.
Le 11 testate vuote trovate in un bunker iracheno costituiscono una "pistola fumante" ? [prova inconfutabile, cioè NdR], ha chiesto Owen. Il Generale Marshall ha risposto che bisognava prima essere sicuri di quello che le testate effettivamente contenevano, aggiungendo:
"Naturalmente la vera pistola fumante sarebbe se si scoprisse che una di queste testate contiene ancora una miscela chimica".
In altre parole, un attacco massiccio di 200.000 soldati contro un paese di 26 milioni di abitanti impoveriti, seduti su 200 miliardi di barili di petrolio, sarebbe giustificato dalla scoperta di una granata di artiglieria di 122 mm, con una gittata di 4 miglia, dato che quest’unica granata si presume costituisca un’arma di distruzione di massa, e quindi una violazione della risoluzione Onu 1441.
(…)
In discussioni con amici, redattori di Media Lens, e guardando sporadiche interviste sui media con membri del pubblico, siamo costantemente colpiti dalla differenza fra i servizi che fanno i media e le opinioni del pubblico. Mentre la versione del sensato e del razionale che danno i politici e i giornalisti ci lascia con la sensazione che essi siano scesi da un altro pianeta, il pubblico parla in modo diretto, chiaro e razionale di ipocrisie, menzogne e assurdità ovvie.
Come osservò una volta dei politici l’attore comico Bill Connolly - "Non sono come noi!" - e come John Simpson della BBC ha detto dei giornalisti:
"C’è un po’ qualcosa che non va nella maggior parte di noi, non vi sembra? Siamo merci avariate, di solito con vite private leggermente sballate ed esperienze non convenzionali. Outsider che guardano agli altri dall’esterno." (Travels with Auntie, intervista di Lynn Barber a John Simpson, Observer, 24 febbraio 2002)
I giornalisti sono resi outsider dal fatto che agiscono in collusione con gli insider a Downing Street e alla Casa Bianca per ingannare il pubblico. Sono pagati per mettere in secondo piano le loro preoccupazioni umane morali e razionali, e per sostituirle con verbosità intricate, che confondono, e sciocchezze favorevoli all’establishment approvate dagli interessi costituiti che li ricompensano così bene.
(…)
Abbiamo ricevuto copia di tante lettere straordinariamente e meravigliosamente ispiratrici, che sono state inviate ai media dai lettori. Le leggiamo tutte e a volte alcune ci colpiscono particolarmente.
La lettera che segue è stata inviata la scorsa settimana da Grant Wakefield a un certo numero di giornalisti. Crediamo che contrasti enormemente con molto di quanto scrivono i media dominanti.
Wakefield è autore di un CD molto apprezzato sull’ultima guerra del Golfo, The Fire This Time (…).

David Edwards e David Cromwell
Curatori – Media Lens

Caro Signore,

i curatori di Media Lens raccomandano sempre di mantenere nelle lettere ai media un tono calmo ed educato, ma devo confessare che sto trovando sempre più difficile mantenere la mia compostezza continuando a vedere la copertura totalmente vergognosa sull’’Iraq che attualmente passa per informazione.
Tanto per dire una novità particolare su Saddam "…. mentre passa in rassegna le sue truppe, un sigaro in mano … il volto sorridente. In attesa …" vorrei offrire i miei consigli su quanto i media britannici potrebbero fare anch’essi mentre fumano un sigaro e aspettano la morte di 10.000 iracheni innocenti in quello che la CIA ha definito uno "scenario medio":

1) Siete esseri umani responsabili delle vostre azioni. Fare semplicemente "il vostro lavoro" non vi esonera dalla responsabilità delle conseguenze prevedibili delle vostre azioni, come i processi di Norimberga hanno portato all’attenzione del mondo così efficacemente. Pensateci.

2) Le vostre azioni hanno conseguenze di vasta portata e completamente letali per gente innocente. Pensateci.

3) Le azioni di coloro che voi descrivete come i leader del "mondo libero" hanno conseguenze che possono essere inimmaginabili, cioè il primo attacco con impiego delle armi atomiche. Pensateci.

4) Un attacco all’Iraq garantirà quasi certamente una rappresaglia terrorista, con conseguenze che possono essere inimmaginabili, mettendo a rischio vite innocenti inglesi e americane. Pensateci.

5) Voi potreste essere una delle vittime. Pensateci.

Solo pochi anni fa, anche se sembra una vita, la copertura degli eventi internazionali in Gran Bretagna era forse la migliore del mondo. Ricordo ancora vividamente lavori e documentari eccellenti, come Threads e QED’s Guide To Armageddon, nonché le inchieste enormemente incisive di Panorama su argomenti come l’uso di scienziati nazisti da parte degli Usa nel loro programma spaziale, e la guerra dei Contras contro il Nicaragua appoggiata dagli Usa.
Posso, quindi, nel modo più educato possibile, se non altro in nome dei vecchi tempi, evidenziare i seguenti fatti verificati, e chiedervi come minimo di inserirli nella vostra copertura?

1. I maggiori esponenti dei governi americano e britannico hanno affermato ripetutamente che le sanzioni non saranno MAI tolte finché Saddam Hussein sarà al potere. Questo fatto evidente rende straordinaria la piena collaborazione da parte degli iracheni con le ispezioni sugli armamenti, dato che essi non hanno assolutamente alcun incentivo a cooperare con chiunque su qualunque cosa, se non per il fatto che verranno uccisi se non lo fanno. Questo fu chiarito dall’ex Direttore dell’UNSCOM, Rolf Ekeus, nel 1994, anche se egli fu abbastanza diplomatico da lasciar fuori la parte sull’uccisione.
L’ex Segretario di Stato Usa, Warren Christopher, rimosse unilateralmente perfino la frase sulla levata delle sanzioni dalla risoluzione 687 del Consiglio di Sicurezza, rendendo inutile la collaborazione degli iracheni, anche se essi tuttavia collaborarono, e continuano a farlo. Ecco una scelta di citazioni:

"Tutte le sanzioni possibili saranno mantenute finché Saddam Hussein non se ne andrà".
Marlin Fitzwater, ex portavoce della Casa Bianca, maggio 1991

"Faremo pagare il prezzo agli iracheni finché Saddam Hussein sarà al potere. Qualunque alleggerimento delle sanzioni verrà preso in considerazione solo quando ci sarà un nuovo governo".
Robert Gates, ex Consigliere per la sicurezza nazionale Usa, Los Angeles Times, 9 maggio 1991
(Si noti che Gates ha detto "gli iracheni", non il regime iracheno).

"[L’embargo non finirà] … finché Saddam Hussein sarà al potere".
George Bush, ex presidente Usa, 20 maggio 1991

"[La Gran Bretagna porrà il veto a qualunque tentativo dell’Onu di attenuare le sanzioni] … finché Saddam Hussein rimarrà al potere".
John Major, ex Primo Ministro britannico, 10 maggio 1991

"Non siamo d’accordo con quei paesi che sostengono che se l’Iraq adempirà ai suoi obblighi sulle armi di distruzione di massa, le sanzioni dovrebbero essere tolte".
Madeleine Albright, ex Segretario di Stato Usa, parlando a un convegno sull’Iraq alla Georgetown University, Usa, 26 marzo 1997

"Le sanzioni rimarranno in eterno, o finché egli [Hussein] rimarrà".
Bill Clinton, ex presidente Usa, citato dal New York Times, 23 novembre 1997

"La nostra politica è liberarci di Saddam, non del suo regime".
Richard Haas, ex direttore per gli Affari del Medio Oriente del Consiglio per la sicurezza nazionale Usa, citato in Out of the Ashes: The Resurrection of Saddam Hussein, di Andrew e Patrick Cockburn, 1999.
Haas fece in origine la dichiarazione nel 1991, ed essa fu citata nel documentario di Cockburn The War We Left Behind, realizzato per la serie Frontline, e trasmesso negli Usa nel novembre 1991.

2. I governi di Stati Uniti e Gran Bretagna furono i principali fornitori di armi all’Iraq, con responsabilità che ricadono sui capi di Stato ai massimi livelli, e lo fecero in violazione di dozzine di divieti e leggi internazionali sugli armamenti, fornendo tutta l’alta tecnologia necessaria per i programmi chimici, biologici e nucleari dell’Iraq.
La Gran Bretagna fu fra i co-sponsor della Fiera degli armamenti di Baghdad nel 1989. Deputati e senatori in quantità visitarono tutti l’Iraq negli anni ’80 e strinsero la mano al "macellaio di Baghdad", mentre i contribuenti americani e britannici pagarono il conto per armarlo attraverso il Dipartimento garanzie crediti all’esportazione (GB: £ 670 milioni), e segretamente attraverso il Dipartimento all’Agricoltura e altri (Usa: le stime superano il miliardo di dollari).
Essi lo fecero essendo pienamente a conoscenza degli attacchi brutali dell’Iraq contro i kurdi e del suo uso di armi chimiche contro di questi e gli iraniani.
Come facciamo a saperlo? Perché membri del personale dell’ambasciata americana intervistarono alcuni sopravvissuti kurdi ad Ankara e passarono le informazioni alla CIA, la quale trasmise un rapporto al Segretario di Stato George Schultz, il quale riconobbe che sapevano della guerra chimica.
Perché i leader kurdi scrissero una lettera diretta a Margaret Thatcher, supplicandola di porre fine al suo sostegno a Saddam Hussein, e fecero uno sciopero della fame fuori della sede dell’Onu a New York per attirare l’attenzione sulle atrocità. Nessuno prestò la benché minima attenzione, e il sostegno continuò.

3. Stati Uniti e Gran Bretagna sono i maggiori mercanti di armi al mondo, e gli Usa hanno la maggiore riserva di armi di distruzione di massa di qualunque paese al mondo, e sono il solo paese ad aver mai usato armi atomiche. Gli Usa hanno venduto armi per un valore di 50-150 miliardi di dollari ai paesi del Golfo fra il 1991 e il 1993, violando effettivamente la risoluzione 687 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu che chiedeva il disarmo del Medio Oriente come "obiettivo" nel momento stesso in cui autorizzava l’UNSCOM a disarmare l’Iraq.
La fornitura decisiva di armi all’Indonesia da parte della Gran Bretagna ha messo in grado quel regime brutale di continuare nel massacro della popolazione di Timor Est. In otto anni dal suo arrivo al potere, Blair ha aumentato in modo massiccio il livello di vendite all’Indonesia.

4. L'Iraq è il paese più completamente disarmato al mondo in termini relativi, e quella dell’UNSCOM è stata una storia di straordinario successo come misura di controllo internazionale sugli armamenti.
Attualmente, l'’UNMOVIC si sta dando da fare per continuare questo successo, pertanto l’Amministrazione Usa ha già iniziato a diffamare diversi membri del suo team.
Per 12 anni l’intera giustificazione logica delle sanzioni è stata che l’Iraq non stava cooperando con gli ispettori. Appena esso ha manifestato la propria disponibilità ad ammettere una nuova squadra (in cui non ci fossero agenti della CIA e altri che raccogliessero informazioni mirate come venne riferito ampiamente all’epoca), l’Amministrazione Usa ha dichiarato immediatamente che essi non avrebbero accettato ispezioni sugli armamenti. Ciò era evidentemente insensato. Venne riassunto nel migliore dei modi dal portavoce della Casa Bianca, Ari Fleischer, quello della dichiarazione sul "fumo invisibile di una pistola nascosta". "La nostra politica è il cambiamento di regime, con o senza ispezioni".

5. Secondo stime di Scott Ritter, ex ispettore capo UNSCOM, sono 2000 gli iracheni che ogni anno vengono uccisi dal regime brutale in una drastica repressione politica. Quasi tutte le agenzie umanitarie del mondo confermano che fra i 4000 e i 7000 iracheni muoiono OGNI MESE a causa delle sanzioni, che vengono a quanto pare giustificate dal comportamento del regime iracheno in materia di diritti umani.
Anche questo è evidentemente insensato, e il più chiaro indice del fatto che gli iracheni stanno meglio sotto la repressione di Hussein che sotto le nostre sanzioni, anche se, naturalmente, devono far fronte a entrambe le cose.

6. La storia dell’intervento di Usa e Gran Bretagna in altri paesi, e i bagni di sangue che sono stati provocati dai loro attacchi e dal sostegno a brutali leader fantoccio, fanno sembrare il comportamento di Saddam Hussein piuttosto dilettantesco. Il regime dello Shah in Iran fu particolarmente brutale, con la sua polizia segreta addestrata nientemeno che da Norman Schwartzkopf Sr.
Dopo che lo Shah venne rovesciato, gli iraniani trovarono film prodotti dalla CIA che illustravano in dettaglio i metodi migliori per torturare le donne.

7. Gli Usa e la Gran Bretagna sono alleati di stati islamici brutali, fondamentalisti, che hanno dichiarato apertamente il loro sostegno a gruppi terroristi. L’Arabia Saudita è un candidato evidente, con il suo sostegno finanziario privato ad al Qaida, e per essere il luogo di provenienza di 15 dei dirottatori dell’11 settembre.
Hamas è sostenuto apertamente dalla Siria, il cui presidente ha preso di recente il tè con la regina, dopo una visita amichevole al no. 10 [Downing Street NdR].

8. Ho conservato la migliore per ultima. L’Iraq era un amico privilegiato e alleato degli Usa (e della Gran Bretagna), e lo è stato dal 1963: anno in cui la CIA aiutò il partito Ba’ath di Saddam Hussein ad andare al potere, descrivendo il colpo di stato che costò la vita a 3000 persone come " … una grande vittoria; fu una operazione in cui vennero messi tutti i puntini sulle ‘i’ …".
Il 12 aprile 1990, mentre era ancora molto nelle grazie degli Usa, Saddam Hussein offrì di distruggere il suo arsenale di armi chimiche e non convenzionali se Israele avesse acconsentito a distruggere le sue armi nucleari e non convenzionali. Il portavoce del Dipartimento di Stato Usa, Richard Boucher, trasmise la risposta di un gruppo di senatori Usa, che dissero agli iracheni che essi vedevano con favore l’offerta ma erano contrari al collegamento
" … ad altri problemi o sistemi di armamenti …"
Boucher non poté neanche menzionare la parola "Israele" nella risposta, perché questo avrebbe messo in discussione come mai hé tutti gli aiuti Usa a Israele non fossero illegali in base al Foreign Aid Act che vieta gli aiuti ai paesi impegnati nello sviluppo clandestino di armi nucleari. E così l’offerta di Saddam venne garbatamente respinta e la questione fu lasciata cadere.
Ritorniamoci sopra, perché sembra difficile da credere: Saddam Hussein era un alleato, offrì di distruggere le sue armi di distruzione di massa nel 1990, e gli Usa lo respinsero.

Se non è abbondantemente chiaro che "noi" non saremmo nella condizione in cui i nostri "leader " ci assicurano che "siamo", se "essi" non avessero sostenuto così clamorosamente questo pazzo all’inizio, ora dovrebbe esserlo. E DOVREBBE ESSERE DETTO.
Come disse così mirabilmente un giornalista della BBC già nel gennaio 1991: "L’Occidente ha di nuovo armato un mostro che non può controllare?" Osservate in particolare che disse "ancora una volta" …
Troverete tutte queste informazioni, e molte altre, con fonti dettagliate, sul mio sito web www.firethistime.org.
Vi consiglio in particolare di leggere tutta la pagina delle CITAZIONI CLASSICHE.
Nel frattempo, vi allego una foto di Donald Rumsfeld che stringe la mano a Saddam Hussein nel 1984, mentre agiva in qualità di inviato di Ronald Reagan per riaprire le relazioni diplomatiche fra Usa e Iraq all’apice dell’uso della guerra chimica da parte di quest’ultimo.
Cordialmente, stupito che continuiate a far propaganda in modo così sfacciato, e ancor più stupito che la maggioranza degli inglesi non se ne lasci ingannare. Buon per loro. Vergogna per voi.

Grant Wakefield