E' arrivata la democrazia in Iraq! ??? (4)

1. Carabinieri italiani contro comunisti iracheni ed in appoggio agli
integralisti islamici
2. VIA I SOLDATI ITALIANI DALL'IRAQ
e per il ritiro di tutte le missioni militari italiane all'estero


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Carabinieri italiani contro comunisti iracheni ed in appoggio agli
integralisti islamici

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ha scritto:

SMASCHERARE E SCONFIGGERE IL TERRORISMO ISLAMICO!
FERMA CONDANNA PER L'ATTACCO DEI CARABINIERI ITALIANI ALL'UFFICIO DEL
NOSTRO PARTITO A NASIRYIA

I fatti:

Il 16 luglio una banda terrorista islamica appartenente a Baqir Al-sadr
e denominata Al-hawza Al-elmyia ha attaccato l'ufficio del Partito
Comunista Operaio d'Iraq a Nasiryia. Lo scontro è stato inevitabile, e
i terroristi sono stati respinti. Durante il fine
settimana, mentre la sede del Partito era chiusa, hanno sfondato la
porta, sono entrati, hanno appiccato fuoco ai mobili, ai documenti, ai
giornali, e hanno preso posizione nell'ufficio. Il 20 luglio siamo
stati in grado di scacciare la banda dall'ufficio e ne abbiamo ripreso
possesso. Il 21 luglio questa banda di terroristi con rinforzi armati e
l'appoggio del Supremo Consiglio Islamico e reazionari gruppi tribali
ha di
nuovo attaccato il nostro ufficio e lo scontro è stato estremamente
duro. Hanno brutalmente portato a termine il piano di rapire quattro
membri del nostro Partito e li hanno torturati selvaggiamente. Dopo
l'incidente, i carabinieri italiani, assegnati nell'ambito delle forze
alleate al controllo della città di Nasiryia hanno fatto incursione
nella sede del nostro Partito, ne hanno preso possesso arrestando tutti
i compagni presenti, circa venti, e non li hanno rilasciati. Alcuni
compagni sono stati
consegnati dai carabinieri italiani al generale Hassad Ibrahim Dahad,
losco figuro comandante della polizia locale, il quale ha consegnato i
nostri compagni ai terroristi islamici di Heidere Al-ghazi.

La vita di tutti questi compagni è dunque in pericolo.

Ovunque prendono piede, queste bande terroriste islamiche producono
soltanto terrore e crimini, violano la libertà politica e i basilari
diritti civili, si scagliano alla cieca contro tutto ciò che è moderno
e umano, contro ogni rispetto umano, contro ogni diritto della donna.
D'altra parte, mentre gli USA e i loro alleati hanno reso il mondo
intero un campo di battaglia per schierare le proprie truppe e il
proprio militarismo con il pretesto della `guerra al terrorismo', con
l'imposizione del giogo militare in Iraq hanno creato la situazione
nella quale queste bande hanno mano libera per terrore, rapimenti,
violazione dei diritti civili e politici di tutti, in particolare delle
donne. Esemplare l'attacco ai comunisti, l'unica forza che difende la
sicurezza e
l'incolumità, la libertà, i valori moderni.

Dichiariamo che questa azione terrorista di questa banda assassina non
rimarrà senza risposta, e costoro riceveranno la risposta appropriata.
Allo stesso tempo, condanniamo le forze alleate per aver fornito al
terrorismo islamico l'opportunità di
operare, e condanniamo l'attacco dei carabinieri italiani alla nostra
sede e l'arresto dei nostri compagni. La posizione e l'azione dei
carabinieri italiani è un servizio offerto al terrorismo islamico, un
invito ad avere mano libera.

Essendosi autoproclamate l'ordine pubblico dell'Iraq, le forze alleate
sono di conseguenza responsabili per la vita e l'incolumità dei nostri
compagni sequestrati, e i carabinieri italiani devono rilasciare i
nostri compagni immediatamente, non devono porre alcun ostacolo
all'attività del nostro Partito, e attenersi alla libertà politica e
alla salvaguardia della popolazione.

Facciamo appello a tutti coloro che amano la libertà, a tutti gli
operai, ai partiti e alle organizzazioni socialiste, ai difensori dei
diritti umani, per condannare l'azione della banda terrorista di
Al-Sadr e l'intervento dei carabinieri italiani, per esercitare
pressione affinché i nostri compagni vengano rilasciati, venga
garantita la libertà politica, e il terrorismo islamico tolga le sue
grinfie dalla popolazione dell'Iraq.

Partito Comunista Operaio d'Iraq – 21 luglio 2003

--- Fine messaggio inoltrato ---

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ha scritto:

Anche la classe operaia irachena resiste all'occupazione imperialista.
Questo è un'importante appello da diffondere!!

Messaggio della Confederazione Generale degli Operai dell'Iraq

Comunicato stampa del Fronte degli operai militanti (PAME - Grecia)

Atene, 10 luglio 2003

"Tutte le nostre sedi, i nostri documenti e le nostre comunicazioni
sono state distrutte dalla guerra. Noi continueremo da oggi le nostre
attività ripartendo da zero!
Abbiamo bisogno della vostra solidarietà.
GFTU BAGHDAD IRAQ"

Questo è il primo messaggio che è stato inviato oggi - per la prima
volta dall'inizio della guerra e dell'occupazione americana dell'Iraq -
al resto del mondo. In 34 parole,
la sola organizzazione sindacale a livello confederale in l'Iraq, la
Confederazione Generale degli Operai dell'Iraq, che conta circa 3
milioni d'iscritti, descrive fino in fondo la clandestinità, la
situazione nella quale si trova oggi il movimento sindacale
nel paese sotto regime d'occupazione.

Ormai da tre mesi, sia i quadri della Federazione Sindacale Mondiale
(FSM), di cui il GFTU è un membro fondatore, che il suo Ufficio
Regionale europeo, hanno crecato di stabilire un contatto "a viva voce"
con la direzione degli operai iracheni. Questo è stato possibile, alla
fine, solo nelle prime ore della mattinata di oggi. Dall'Iraq, K. A.
Hamza ha parlato al telefono con G. Mavrikos, rappresentante
dell'Ufficio Regionale
europeo della FSM. A parte la gioia generata solo dall'essere riusciti
a comunicare dei segnali di vita, le immagini ed informazioni che ha
trasmesso il collega iracheno non
fanno che allarmare ancora di più le forze di classe: dei quadri
importanti della Confederazione irachena sono stati uccisi! Il suo
presidente Jamil Al Joboory, ed alcuni altri, sono in vita. Ogni loro
sforzo di comunicare col resto del mondo è stato
bloccato dalle forze d'occupazione americane.
E' sintomatico il fatto che tutta una serie di indirizzi elettronici
sono stati bloccati subito dopo la loro attivazione. La GFTU sta
riorganizzando le proprie forze per proseguire la sua azione ripartendo
letteralmente da zero. Da ieri, la sezione delle
Relazioni internazionali della Confederazione irachena ha finalmente a
sua disposizione un nuovo indirizzo elettronico. Il collega Hamza ha
chiesto che questo sia divulgato a tutte le organizzazioni membre della
FSM.

L'indirizzo elettronico della GFTU è: hamza_gftu@h...

Inoltre, il seguente messaggio intitolato "Solidarietà" è stato inviato
da questo indirizzo mercoledì pomeriggio, 9 lulgio:

"Cari amici,

Questo è il nostro primo contatto dalla fine della guerra, da parte
della Federazione Generale degli Operai dell'Irak. Come risultato di
questa guerra, tutte le nostre sedi, i nostri documenti e i nostri
messi di comunicazioni sono stati distrutti o rubati. Noi
continueremo da oggi le nostre attività ripartendo da zero! Abbiamo
bisogno della vostra solidarietà.

Io vorrei portarvi i saluti dei nostri operai e di Jamil Al Joboody
(presidente della GFTU). Noi speriamo che voi facciate circolare il
nostro nuovo e-mail a tutte le organizzazioni che contano ed anche tra
i vostri membri.

K. A. Hamza

Segretario generale, segretario internazionale

GFTU BAGHDAD IRAQ"

L'Ufficio regionale europeo della FSM ha inviato alla GFTU il seguente
messaggio:

"Cari compagni,

E' con una gioia immensa e sincera che abbiamo ricevuto il vostro
messaggio. Attendiamo vostre notizie e siamo in ansia per levos vies!
Noi siamo con tutto il cuore dalla parte dei lavoratori dell'Iraq,
dalla parte del popolo dell'Iraq che resiste agli invasori e ai barbari
voraci. Noi sappiamo che il vostro popolo, con la sua storia e la sua
cultura lunga millenni, libererà il paese dagli
imprrialisti americani e dai loro alleati.
Noi siamo pronti, nei limiti delle nostre possibilità, ad aiutare con
tutti i mezzi il funzionamento della vostra organizzazione sindacale.
Noi siamo con voi. Vi sentiamo come nostri fratelli di una lotta comune!

Saluti fraterni,
Georges Mavrikos
Coordinatore dell'Ufficio Regionale europeo della FSM

PS: Da quando abbiamo ricevuto il vostro messaggio, l'abbiamo tradotto
in greco e l'abbiamo distribuito a tutti i mezzi d'informazione. In
più, noi abbiamo informato tutti i sindacati combattivi della Grecia e
riceverete molto presto dei loro messaggi.

Infine, in alcune dichiarazioni ai mezzi d'informazione, Georges
Mavrikos ha dichiarato, in nome dell'Ufficio Regionale europeo della
FSM:

"Noi siamo soddisfatti di aver potuto comunicare oggi con la direzione
legalmente eletta della Federazione generale degli Operai dell'Iraq che
è oggetto di persecuzioni, e che si trova nella clandestinità.
Noi saremo attivamente al fianco di questi combattenti con tutti i
nostri mezzi.
Il regime d'occupazione americano, che cerca di piazzare i propri
lacché alla testa dei sindacati, fallirà.
Noi facciamo appello a tutti i sindacati di classe di inviare dei
messaggi di sostegno all'indirizzo elettronico che sta funzionando da
24h e di notificarli allo stesso tempo al PAME.
Così come la classe operaia greca non lascerà sola Cuba, allo stesso
modo non solo non abbandonnerà gli iracheni, ma li sosterrà con tutti i
mezzi di cui dispone.
Perché la loro vittoria, sarà la vittoria di tutti noi!".

--- Fine messaggio inoltrato ---


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VIA I SOLDATI ITALIANI DALL'IRAQ
e per il ritiro di tutte le missioni militari italiane all'estero

Resent-From: balcani@...
Da: andrea
Data: Mer 23 Lug 2003 11:15:09 Europe/Rome
A: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.,
balcani@..., forum@...-forum.org,
scienzaepace@...
Cc: posta@...
Oggetto: I: [info-unponteper] VIA I SOLDATI ITALIANI DALL'IRAQ

Ricevo questo messaggio di "Un Ponte per...", il cui contenuto mi
sembra piu' che condivisibile. Esso mi induce pero' a ragionare sul
perche' a sinistra stia partendo solo ora, con tanto ritardo, la
riflessione sul vero ruolo delle missioni militari "umanitarie"
all'estero, dall'Afghanistan ai Balcani.

Viviamo nell'epoca della ricolonizzazione... Le missioni "umanitarie"
fanno sempre seguito ad aggressioni armate dei paesi occidentali e/o ad
operazioni di destabilizzazione, diffamazione, disgregazione. La
copertura "umanitaria" nasconde sempre, e malamente, le ambizioni
coloniali di piccole potenze straccione come l'Italia, ovvero le
politiche di rapina delle grandi potenze e "corporation", interessate
ad impadronirsi delle risorse o degli snodi strategici in quelle aree.

Piu' o meno ingenuamente, negli anni passati ampi settori del
"movimento" hanno appoggiato la retorica "umanitaria" di questi
mascalzoni; tuttora, qualche "ONG" o gruppo di pacifisti prosegue nella
collaborazione con le forze di occupazione occidentali in certe aree,
nonostante voci preoccupate e di dissenso si stiano moltiplicando (si
vedano ad es. i recenti libri di Marcon e Bazzocchi dell'ICS). In aree
come quella balcanica, i militari NATO stanno di fatto supervisionando
alle operazioni di epurazione etnica tuttora in corso oppure stanno
dando sostegno logistico a gruppi terroristici di ispirazione razzista
(si veda ad esempio quello che succede ogni giorno in Kosovo e
Macedonia!).

Io credo che il "movimento" dovrebbe ormai assumere, insieme al ripudio
delle guerre, la richiesta del ritiro di TUTTE le missioni militari
italiane all'estero come una delle sue assolute priorita'. Questo
sarebbe certamente anche uno dei punti qualificanti e discriminanti a
sinistra.

Andrea


> Da: "un ponte per ..." <posta@...>
> Data: Lun 21 Lug 2003 12:13:01 Europe/Rome
> A: "info-unponteper" <Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.>,
> <Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.>, "s. remo sf"
> <sanremosf@...>, "liste@ponte", "RSF"
> <forumroma@...>, <forum@...-forum.org>,
> <altremappe@...>, "cipsi@..."
> Oggetto: [info-unponteper] VIA I SOLDATI ITALIANI DALL'IRAQ
> Rispondere-A: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
>
> MARTEDI' 22 E MERCOLEDI' 23 luglio LA CAMERA DEI DEPUTATI DISCUTERA'
> L'INVIO DI SOLDATI ITALIANI IN IRAQ 
>  
> 232 milioni di finanziamento per "proteggere" 22 milioni di aiuti
> umanitari: queste due cifre, contenute nel decreto in discussione alla
> Camera dei deputati, bastano a chiarire la finalità della cosiddetta
> "Missione Babilonia": non sono i soldati a servie da protezione agli
> aiuti, ma gli aiuti a costituire il pretesto per inviare 3.000 soldati
> che, inquadrati sotto il comando britannico, avranno funzione di
> controllo territoriale e di ordine pubblico nella regione di >
> Nassiriya.
> L'Italia si aggiunge così agli Usa e alla Gran Bretagna come potenza
> occupante, e mentre si inviano soldati che dovranno fronteggiare il
> malcontento iracheno, le aziende italiane si mettono in fila (oltre
> 200 di cui una dozzina già vincitrici di appalti) per partecipare alla
> torta della ricostruzione.
> La protezione degli aiuti è un pretesto, anzi l'invio dei militari può
> mettere a rischio gli operatori umanitari italiani.
> In Iraq operano da mesi centinaia di volontari e cooperanti
> internazionali, delle ONG, della Croce Rossa, delle agenzie delle
> Nazioni Unite, senza bisogno di nessuna protezione militare, anzi è
> proprio questa indipendenza che ha garantito sinora la loro
> incolumità. L'eventuale legame con le forze di occupazione potrebbe
> compromettere la loro sicurezza.
> Chiediamo che la Camera ritiri subito la missione militare e che i
> fondi così risparmiati (232 milioni di euro) vengano integralmente
> utilizzati per interventi umanitari e di cooperazione allo sviluppo.
>  
> Via i soldati italiani dall'Iraq
> Firma la petizione:  www.tavoloiraq.org/petizione.asp
> Scrivi alle commissioni difesa del parlamento:
> www.unponteper.it/it/letteracommissioni.htm
>  
>
> Per cancellarsi dalla lista basta inviare
> un messaggio vuoto a: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
>
> L'utilizzo, da parte tua, di Yahoo! Gruppi è soggetto alle Condizioni
> di Utilizzo del Servizio Yahoo!
>
>

COMUNICATO STAMPA – ROMA 23 luglio 2003



Via i soldati italiani, ritorno alla legalità in Iraq

In queste ore la Camera dei deputati sta discutendo il Decreto legge
per interventi urgenti a favore della popolazione irachena, nonché a
proroga della partecipazione italiana a operazioni militari.

Il Tavolo di solidarietà con le popolazioni dell’Iraq e il Comitato
Fermiamo denunciano la poca chiarezza del decreto, che prevede
l’approvazione in blocco di decisioni che hanno scarsa attinenza le une
con le altre:

1. missione umanitaria e di ricostruzione dell’Iraq
2. invio di un contingente militare in Iraq
3. partecipazione militare italiana a operazioni internazionali
4. partecipazione italiana ai processi di pace
5. regole amministrative e coperture finanziaria

Per salvaguardare i valori dell’azione umanitaria e per impedire che
siano inquinati da altri obiettivi totalmente estranei al concetto,
agli ideali e alla pratica dell’umanitarismo, il Parlamento dovrebbe
definire la missione italiana con il suo vero nome: missione militare,
politica e diplomatica.

Il decreto legge, invece, maschera l’intervento militare (per il quale
prevede una spesa di oltre 200 milioni di euro) come la necessaria
protezione di aiuti umanitari finanziati nella misura di 20 milioni di
euro.

E’ in gioco l’essenza e il senso vero dell’azione umanitaria, di fronte
alla quale nessuna ambiguità può essere permessa. Nessuna
Organizzazione umanitaria potrà mai accettare la protezione militare
per la realizzazione dei propri interventi. A ciò deve aggiungersi che
in Iraq, la presenza militare della Coalizione, Italia compresa, è una
presenza cui manca il carattere della legalità internazionale, com’è
invece indispensabile per poter partecipare alle operazioni di pace.

La protezione degli aiuti umanitari è un pretesto: centinaia di
operatori umanitari sono in Iraq da mesi senza necessità di protezione
militare, anzi è proprio questa indipendenza la garanzia della propria
neutralità e imparzialità. Se l’Italia venisse identificata dagli
iracheni come potenza occupante, come in definitiva il decreto prevede,
l’incolumità degli operatori umanitari sarebbe messa a rischio.

Il Tavolo di solidarietà con le popolazioni dell'Iraq e il Comitato
Fermiamo la guerra chiedono l’immediato ritiro dei militari italiani,
la revoca della partecipazione alla "Coalition Provisional Authority",
il ripristino della legalità internazionale con l’affidamento all’ONU
della transizione, la promozione di iniziative umanitarie con il
coordinamento delle Nazioni Unite, e l’utilizzo dei fondi previsti per
finanziare la missione militare per progetti di cooperazione allo
sviluppo in Iraq e altrove.



E’ convocata per domani 23 luglio 2003 alle h. 12.00 presso la Sala
stampa della Camera una conferenza stampa del Tavolo Iraq e del
Comitato Fermiamo la guerraper il lancio di iniziative di
sensibilizzazione e di mobilitazione della società civile italiana
contro il decretolegge per interventi urgenti a favore della
popolazione irachena, nonché a proroga della partecipazione italiana a
operazioni militari. Sarà presentato inoltre un resoconto sulla
missione in Iraq della delegazione del Tavolo di solidarietà con le
popolazioni irachene appena rientrata in Italia.

Tavolo di solidarietà con le popolazioni dell’Iraq

Comitato Fermiamo la guerra