PARTITO COMUNISTA DI GRECIA: INFORMATIVA SULLE DICHIARAZIONI
ANTICOMUNISTE DI PERSONALITA’ DELL’UE
www.solidnet.org
http://www.kke.gr , mailto: cpg@...
Cari compagni,
Probabilmente già sapete che, l’11 dicembre 2003, il vicepresidente del
Partito dei Lavoratori Ungherese, il compagno Attila Vajnai verrà
processato, perché durante una conferenza stampa ha messo all’occhiello
un distintivo con la stella rossa: come sapete, in Ungheria l’uso di
simboli del movimento operaio e comunista non viene consentito e viene
punito penalmente.
In questa occasione, intendiamo attirare la vostra attenzione su alcuni
sviluppi negativi che si sono registrati in materia di diritti
democratici e anticomunismo nell’Unione Europea.
Il 30 ottobre, il Presidente della Commissione Europea, Sig. Romano
Prodi, rispondendo all’europarlamentare del Partito Comunista di Grecia
Stratis Korakas ha affermato che “la messa al bando del Partito
Comunista in un paese che sta per entrare nell’UE, in nessun caso può
rappresentare causa di particolare dibattito o critiche nell’ambito dei
criteri politici prima menzionati” (il riferimento è ai criteri di
Copenhagen).
La risposta del Sig. Prodi è da riferirsi alla lettera che il
parlamentare europeo gli ha indirizzato, protestando per la presa di
posizione del Commissario dell’UE Sig. Verheugen, nella discussione
avvenuta il 30 settembre 2003 nel corso della seduta del Comitato per
gli affari esteri del Parlamento Europeo. Rispondendo a una domanda
circa le clausole che mettono fuori legge i partiti comunisti e i loro
simboli, ha detto: “Se mi è consentito esprimere un commento politico,
posso affermare che se personalmente avessi sperimentato ciò che i
popoli hanno sperimentato in Europa Orientale, sarei il primo a
chiedere che il Partito Comunista sia messo al bando in quei paesi”.
Tali posizioni anticomuniste, assunte da personalità ufficiali dell’UE,
costituiscono entrambe una provocazione verso i sentimenti democratici
dei popoli dell’Europa e una minaccia per i diritti democratici
nell’Unione Europea e nei suoi stati membri.
Pensiamo che queste dichiarazioni non solo legittimano le clausole non
democratiche, anticomuniste, le interdizioni e le persecuzioni in una
serie di stati membri dell’UE, ma creano le condizioni per una
potenziale estensione di tali misure agli altri stati membri, dal
momento che introducono l’idea che la democrazia e la messa al bando
dei partiti comunisti sono compatibili.
E’ interessante notare che questi sviluppi hanno luogo nel momento in
cui l’UE sta elaborando la cosiddetta “Costituzione Europea”, alla
vigilia delle elezioni per il Parlamento Europeo.
La Sezione Internazionale del Partito Comunista di Grecia
Traduzione di Mauro Gemma
ANTICOMUNISTE DI PERSONALITA’ DELL’UE
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Cari compagni,
Probabilmente già sapete che, l’11 dicembre 2003, il vicepresidente del
Partito dei Lavoratori Ungherese, il compagno Attila Vajnai verrà
processato, perché durante una conferenza stampa ha messo all’occhiello
un distintivo con la stella rossa: come sapete, in Ungheria l’uso di
simboli del movimento operaio e comunista non viene consentito e viene
punito penalmente.
In questa occasione, intendiamo attirare la vostra attenzione su alcuni
sviluppi negativi che si sono registrati in materia di diritti
democratici e anticomunismo nell’Unione Europea.
Il 30 ottobre, il Presidente della Commissione Europea, Sig. Romano
Prodi, rispondendo all’europarlamentare del Partito Comunista di Grecia
Stratis Korakas ha affermato che “la messa al bando del Partito
Comunista in un paese che sta per entrare nell’UE, in nessun caso può
rappresentare causa di particolare dibattito o critiche nell’ambito dei
criteri politici prima menzionati” (il riferimento è ai criteri di
Copenhagen).
La risposta del Sig. Prodi è da riferirsi alla lettera che il
parlamentare europeo gli ha indirizzato, protestando per la presa di
posizione del Commissario dell’UE Sig. Verheugen, nella discussione
avvenuta il 30 settembre 2003 nel corso della seduta del Comitato per
gli affari esteri del Parlamento Europeo. Rispondendo a una domanda
circa le clausole che mettono fuori legge i partiti comunisti e i loro
simboli, ha detto: “Se mi è consentito esprimere un commento politico,
posso affermare che se personalmente avessi sperimentato ciò che i
popoli hanno sperimentato in Europa Orientale, sarei il primo a
chiedere che il Partito Comunista sia messo al bando in quei paesi”.
Tali posizioni anticomuniste, assunte da personalità ufficiali dell’UE,
costituiscono entrambe una provocazione verso i sentimenti democratici
dei popoli dell’Europa e una minaccia per i diritti democratici
nell’Unione Europea e nei suoi stati membri.
Pensiamo che queste dichiarazioni non solo legittimano le clausole non
democratiche, anticomuniste, le interdizioni e le persecuzioni in una
serie di stati membri dell’UE, ma creano le condizioni per una
potenziale estensione di tali misure agli altri stati membri, dal
momento che introducono l’idea che la democrazia e la messa al bando
dei partiti comunisti sono compatibili.
E’ interessante notare che questi sviluppi hanno luogo nel momento in
cui l’UE sta elaborando la cosiddetta “Costituzione Europea”, alla
vigilia delle elezioni per il Parlamento Europeo.
La Sezione Internazionale del Partito Comunista di Grecia
Traduzione di Mauro Gemma