Nazionalismo italiano, irredentismo italiano, espansionismo italiano


Il PCI "non avvertì le tragiche conseguenze dell'espansionismo slavo,
che nel vivo della lotta antifascista si era manifestato in
comportamenti e linguaggi propri delle contese territoriali e
nazionalistiche, presenti da decenni in quelle aree. Lo schema della
lotta fra fascismo e antifascismo si mostrò inadeguato..."

Chi lo ha detto?


1. «Il Pci con gli esuli istriani sbagliò» (da L'Unita', 06.02.2004)
2. Il commento di A. Kersevan


=== 1 ===

L'Unita', 06.02.2004

Fassino: «Il Pci con gli esuli istriani sbagliò»

di Gianni Marsilli

«Anche la sinistra deve assumersi le proprie responsabilità e dire con
chiarezza e definitivamente che il Pci, in quegli anni, al confine
orientale sbagliò»: sono venuti a dire anche questo, ieri, Piero
Fassino e Luciano Violante nella città giuliana. L'occasione sono i
cinquant'anni trascorsi dall'esodo dei profughi istriani, fiumani e
dalmati dalla Jugoslavia, anche se la dolorosa migrazione si compì in
verità in diverse ondate, a partire dal 1947.

In parlamento giacciono tre proposte di legge per istituire un "giorno
della memoria", presentate dai Ds, da Alleanza nazionale e dalla Lega.
I primi avrebbero voluto che si scegliesse il 20 marzo, come quel
giorno del '47 in cui il piroscafo "Toscana" fece il suo ultimo viaggio
con il suo carico di esuli, salpando da Pola verso le coste italiane.
Le associazioni degli esuli insistono invece perché la scelta cada sul
10 febbraio, data dell’anniversario del Trattato di Pace di Parigi.
Fassino e Violante hanno spiegato di non aver alcuna intenzione di
lanciarsi in una disputa di calendario. Ha detto il presidente dei
deputati ds: «Il parlamento deve votare in modo il più unitario
possibile, affinché non si ripetano antiche divisioni. La legge non
deve rispecchiare una visione di parte, dev'essere unitaria e
nazionale». E Fassino: «Il nostro vuol essere un contributo a
considerare la storia del Paese come patrimonio comune, perché ne siamo
tutti figli». In questo spirito ognuno deve assumersi le sue
responsabilità, ed è quanto sta facendo la sinistra, localmente e
nazionalmente. Bene quindi per la data del 10 febbraio, tanto che già
martedì prossimo delegazioni diessine parteciperanno alle cerimonie di
ricordo.

In che cosa sbagliò il Pci dell'epoca? Così ha scritto Fassino nella
lettera che ha indirizzato a Guido Brazzoduro, presidente delle
associazioni degli esuli: «Sbagliò perché pesarono sui suoi
orientamenti e sulle sue decisioni il condizionamento dell'Urss e della
Jugoslavia di Tito, in particolare negli anni della guerra fredda.
Sbagliò perché non avvertì le tragiche conseguenze dell'espansionismo
slavo, che nel vivo della lotta antifascista si era manifestato in
comportamenti e linguaggi propri delle contese territoriali e
nazionalistiche, presenti da decenni in quelle aree. Lo schema della
lotta fra fascismo e antifascismo si mostrò inadeguato...». Una
rielaborazione storica che a sinistra ha già un suo lungo percorso, che
oggi approda a questo contributo per "una memoria condivisa". Anche
perché oggi questo confine, per tanti anni simbolo di divisione e
sofferenza, ha l'occasione - con l'allargamento dell'Unione europea -
di diventare "crocevia strategico" tra due Europe che tornano ad
incontrarsi. L'Italia ha quindi l'opportunità non solo di riconoscere
un "debito di memoria", ma anche di promuovere il carattere plurale di
queste terre. Ma perché questo avvenga, il dramma di così tanti
istriani e dalmati non dev'esser più dimenticato né rimosso dalla
memoria nazionale.

C'è un ostacolo all'approvazione della legge, sollevato dall'on.
Roberto Menia, deputato triestino di Alleanza nazionale. Vorrebbe, con
un emendamento proposto all'ultimo momento, che la giornata da
celebrare non fosse solo dell'esodo, ma anche "delle foibe".

Due drammi diversi, per quanto scaturiti dalla stessa guerra. Luciano
Violante non erige barricate, ma ha fatto capire la sua contrarietà:
"Io credo che il dramma delle foibe vada piuttosto collegato all'intera
vicenda del confine orientale, e non solo all'esodo. Tant'è vero che in
parlamento nessuno ha mai parlato di accoppiare esodo e foibe". La
proposta di legge ha insomma una filosofia e un riferimento storico
precisi, difficili da stravolgere attraverso un emendamento
dell'ultim'ora. Se ne discuterà ancora, proprio per l'esigenza di non
piegare quella tragica vicenda ad una "visione di parte". Dice Fassino:
«Il nostro atteggiamento non è certo quello di chi sta cercando nuove
ragioni di divisione». Insiste Violante: «Il punto politico è questo:
dobbiamo riproporre una visione lacerante, oppure una lettura storica
in cui tutti possano riconoscersi? Connettere esodo e foibe è solo una
parte della verità, solo una parte». Aggiunge il deputato diessino
Sandro Maran: «Riteniamo di dover mantenere una distinzione. Ho visto
l'invito inviato da Francesco Storace, governatore del Lazio, per le
celebrazioni del 10 febbraio. E' già chiamata "giornata dei martiri
delle foibe”, l'esodo è scomparso».

Ma da queste parti, in particolare, Alleanza nazionale ha ancora
bisogno di mettere a punto la sua rielaborazione storica. La tendenza è
di assolvere il fascismo da ogni colpa, mettendo tutto sulle spalle di
nazismo e comunismo. Lo si può vedere dalle linee programmatiche
dell'assessorato alla cultura del Comune di Trieste, dove si parla di
Risorgimento per passare direttamente ai misfatti dei nazisti e degli
occupatori titini, saltando a piè pari il ventennio mussoliniano,
compreso il discorso che qui tenne Mussolini nel settembre del '38 per
annunciare le leggi razziali. Lo si può vedere anche nella cittadina di
Muggia, a ridosso del confine con l'Istria slovena, dove mani ignote
avevano sfasciato la targa che ricordava Libero Mauro, resistente
"assassinato dall'occupatore nazifascista".

L'amministrazione comunale di centrodestra ne aveva rimessa una nuova:
Libero Mauro "assassinato dall'occupatore nazista". Il fascismo, che
qui lavorò molto coscienziosamente con i nazisti, si era volatilizzato.
E si deve all'Anpi e alla sinistra se quella lapide ha finalmente
ritrovato la dizione originaria e corretta.


=== 2 ===

Un commento

Ho letto con sgomento il resoconto della conferenza stampa dell’on.
Fassino sulla proposta di Giornata dell’Esodo e la sua lettera al
presidente delle associazioni degli esuli.
Mi ha colpito il ribaltamento della storia e delle responsabilità delle
tragedie vissute in questa zona d'Europa e il tono oggettivamente
“revisionista”, incentrato sulle “tragiche conseguenze
dell’espansionismo slavo”, a imitazione in tutto e per tutto, nei
concetti e nel linguaggio, della propaganda fascista di sempre.

Penso che l’on. Fassino dovrebbe guardarsi un po’ di cartine storiche,
su qualche atlante, per capire quale sia stato il nazionalismo che ha
imperato in queste terre per decenni e quale espansionismo le abbia
sconvolte. Vedrebbe da che parte è avanzato il confine dello Stato
italiano, a più riprese, con la violenza della guerra, sempre più a est
fino ad inglobare nel 1918 oltre 500.000 sloveni e croati. Dopo il
1941, con l’occupazione e l’annessione di altri territori jugoslavi in
cui non abitava neppure un italiano, furono comprese entro i nuovi
confini altre centinaia di migliaia di jugoslavi, il cui trattamento da
parte dello Stato italiano fu la repressione più spietata, le
fucilazioni, gli incendi di villaggi, la deportazione in campi di
concentramento di decine di migliaia di donne, vecchi, bambini, e la
morte di parecchie migliaia di essi. Questi i risultati
dell’“espansionismo italiano”, argomento assolutamente rimosso, mai
diventato “memoria collettiva”.

L’on. Fassino dovrebbe anche guardarsi una cartina etnica di queste
terre, consiglio quella redatta nel 1915 da Cesare Battisti (un nome
che dovrebbe essere una garanzia) in “La Venezia Giulia. Cenni
geografico-statistici”, pubblicato nel 1920 dall’Istituto Geografico De
Agostini. Battisti attribuiva per il 1910 alla Venezia Giulia, nel suo
complesso, la seguente composizione nazionale, in percentuale:
Italiani: 43,09
Sloveni: 32,23
Croati: 20,64
Tedeschi: 3,30
Dunque gli “slavi” erano il 52,87 per cento.
Per quanto riguarda l’Istria in particolare:
Italiani: 35,15
Sloveni: 14,27
Croati: 43,52
Tedeschi: 3,51
Dunque gli “slavi” erano il 57,79 per cento.
Come si vede i territori rivendicati durante la seconda guerra mondiale
dall’“espansionismo slavo” era abitati in maggioranza da “slavi”. Sotto
la dominazione italiana, sotto il fascismo, vissero un periodo di
“lacrime e sangue” e dunque per essi liberarsi da quella dominazione
diventò un imperativo categorico. Sui modi anche molto drammatici in
cui questo è avvenuto si deve sicuramente discutere, ma dopo, non
prima, di aver chiarito finalmente a tutti gli italiani le
responsabilità primarie.

Il dramma degli Esuli, on. Fassino, è colpa della politica aggressiva
del fascismo e del nazionalismo italiano nei confronti dei popoli
slavi. L’on. Fini, che è così in vena di chiedere scusa per le colpe
del fascismo, dovrebbe venire qui a chiedere scusa quale rappresentante
dello Stato italiano, prima di tutto a Sloveni e Croati (potrebbe
andare ad Arbe o a Gonars...) e poi anche agli esuli.

Gravissimo, mi sembra, che l’on. Fassino abbia accettato come giornata
della memoria dell’esodo la data del 10 Febbraio, anniversario del
Trattato di Pace. Spero che ai militanti e simpatizzanti DS non sfugga
il significato revanscista intriso di revisionismo storico di una
simile scelta.

Gravissimo è ancor di più il neoirredentismo di cui Fassino si fa
portavoce, secondo il quale è ingiustificabile la “perdita di
territori” imposta dal trattato di pace. Immagino che il passo
successivo può essere solo la rivendicazione della restituzione delle
terre così ingiustamente perse. Mi vengono i brividi.

Io mi chiedo che senso abbia tutto questo, nel momento in cui, fra
l’altro, stiamo per superare i confini e ritornare finalmente a una
situazione in cui i popoli di questa parte d'Europa che si sono sempre
mescolati, torneranno a farlo, pacificamente, come fu per secoli. Come
fu per secoli, on. Fassino, prima che il nazionalismo italiano,
l'irredentismo italiano, l'espansionismo italiano sconvolgessero queste
terre.

Alessandra Kersevan