KOSOVO: UE E USA, TORNANO LE DIVERGENZE DI RAMBOUILLET /ANSA
(di Franco E. Vaselli) (ANSA) - BRUXELLES, 19 MAR - La nuova
esplosione di violenza in Kosovo reinserisce un pericoloso focolaio
nella mappa delle crisi internazionali che Nazioni Unite, Nato e
Unione europea cercano, con risultati alterni, di gestire. Gli
incidenti di Mitrovica sono i piu' gravi dal '99, quando la regione
venne posta sotto amministrazione dell'Onu ed alla Nato fu affidato
l'incarico di garantirne la stabilita'. Cinque anni dopo, malgrado
gli ingenti investimenti fatti, in uomini - 3.000 delle Nazioni Unite
e 18.000 dell' Alleanza atlantica - e mezzi, si rischia di dover
prendere atto che la soluzione scelta non ha dato sostanzialmente
risultati. La violenza interetnica cova sotto la cenere,
l'amministrazione provvisoria kosovara sembra inadeguata, restano le
profonde divergenze tra Unione europea e Stati Uniti, gia' emerse
anni fa nella clamorosa rottura del negoziato di Rambouillet, vicino
a Parigi. I fatti delle ultime ore sono visti in certi ambienti
europei di Bruxelles quale la conseguenza di una serie di errori che
rischiano di infiammare nuovamente i Balcani, proprio mentre
Bruxelles spinge perche' i paesi della regione si mettano nella
condizione di poter gradatamente entrare nell'Unione. Quella,
infatti, e' considerata l'ultima frontiera aperta ad Unione Europea
che - arrivata a 32-33 paesi - dovrebbe per alcuni decenni chiudere
le sue porte ad altre adesioni. Preoccupa la politica del premier
della Serbia-Montenegro Vojislav Kostunica, il quale parlando di
cantonizzazione del Kosovo ha rinfocolato la tensione proprio nel
momento in cui i serbi che avevano lasciato quelle terre stavano
tornando. Suscita perplessita' l'attitudine degli Stati Uniti che
da un lato premono per dare sempre maggiore autonomia al Kosovo e
dall'altro sono assenti, ed anche in presenza di un ritorno della
tensione hanno scelto la linea del basso profilo. Per molti europei
gli ultimi avvenimenti sono, oltretutto, la riprova che Washington ha
sbagliato a puntare troppo sul presidente Ibrahim Rugova e sul primo
ministro Bajram Rexhepi, il cui comportamento e' definito ambiguo e
carente, facendo aumentare i dubbi sulla loro capacita' di gestire la
transizione e ancor meno un futuro stato piu' autonomo. Infine a
Bruxelles ci sono riserve sull'amministrazione delle Nazioni Unite -
accusata oggi dallo stesso Rexhepi di aver agito male e tardi per
evitare gli incidenti - e sul suo rappresentante, l'ex premier
finlandese Harri Holkeri, accusato di non aver interpretato nel
migliore dei modi il compito che gli e' stato affidato. E' un
dato di fatto che oggi in Kosovo vivono due milioni di persone, di
cui solo 80.000 sono serbi. Malgrado abbiano nell' area oltre 20.000
uomini - di cui 18.000 militari -, Onu e Nato sono state incapaci di
garantire la pace ed operare per superare gradatamente i conflitti
interetnici. Al di la' di tutti i rischi che il riaccendersi del
focolaio comporta, questo e' anche un brutto precedente per l'Onu di
cui si invoca un ruolo di primo piano in un'area calda quale quella
irachena. Ed e' anche un altro esempio in cui Europa e Stati Uniti
hanno enormi difficolta' a capirsi perche', una volta di piu',
evocano strategie diverse. (ANSA). VS 19/03/2004 18:51
http://www.ansa.it/balcani/kosovo/20040319185132881756.html
(di Franco E. Vaselli) (ANSA) - BRUXELLES, 19 MAR - La nuova
esplosione di violenza in Kosovo reinserisce un pericoloso focolaio
nella mappa delle crisi internazionali che Nazioni Unite, Nato e
Unione europea cercano, con risultati alterni, di gestire. Gli
incidenti di Mitrovica sono i piu' gravi dal '99, quando la regione
venne posta sotto amministrazione dell'Onu ed alla Nato fu affidato
l'incarico di garantirne la stabilita'. Cinque anni dopo, malgrado
gli ingenti investimenti fatti, in uomini - 3.000 delle Nazioni Unite
e 18.000 dell' Alleanza atlantica - e mezzi, si rischia di dover
prendere atto che la soluzione scelta non ha dato sostanzialmente
risultati. La violenza interetnica cova sotto la cenere,
l'amministrazione provvisoria kosovara sembra inadeguata, restano le
profonde divergenze tra Unione europea e Stati Uniti, gia' emerse
anni fa nella clamorosa rottura del negoziato di Rambouillet, vicino
a Parigi. I fatti delle ultime ore sono visti in certi ambienti
europei di Bruxelles quale la conseguenza di una serie di errori che
rischiano di infiammare nuovamente i Balcani, proprio mentre
Bruxelles spinge perche' i paesi della regione si mettano nella
condizione di poter gradatamente entrare nell'Unione. Quella,
infatti, e' considerata l'ultima frontiera aperta ad Unione Europea
che - arrivata a 32-33 paesi - dovrebbe per alcuni decenni chiudere
le sue porte ad altre adesioni. Preoccupa la politica del premier
della Serbia-Montenegro Vojislav Kostunica, il quale parlando di
cantonizzazione del Kosovo ha rinfocolato la tensione proprio nel
momento in cui i serbi che avevano lasciato quelle terre stavano
tornando. Suscita perplessita' l'attitudine degli Stati Uniti che
da un lato premono per dare sempre maggiore autonomia al Kosovo e
dall'altro sono assenti, ed anche in presenza di un ritorno della
tensione hanno scelto la linea del basso profilo. Per molti europei
gli ultimi avvenimenti sono, oltretutto, la riprova che Washington ha
sbagliato a puntare troppo sul presidente Ibrahim Rugova e sul primo
ministro Bajram Rexhepi, il cui comportamento e' definito ambiguo e
carente, facendo aumentare i dubbi sulla loro capacita' di gestire la
transizione e ancor meno un futuro stato piu' autonomo. Infine a
Bruxelles ci sono riserve sull'amministrazione delle Nazioni Unite -
accusata oggi dallo stesso Rexhepi di aver agito male e tardi per
evitare gli incidenti - e sul suo rappresentante, l'ex premier
finlandese Harri Holkeri, accusato di non aver interpretato nel
migliore dei modi il compito che gli e' stato affidato. E' un
dato di fatto che oggi in Kosovo vivono due milioni di persone, di
cui solo 80.000 sono serbi. Malgrado abbiano nell' area oltre 20.000
uomini - di cui 18.000 militari -, Onu e Nato sono state incapaci di
garantire la pace ed operare per superare gradatamente i conflitti
interetnici. Al di la' di tutti i rischi che il riaccendersi del
focolaio comporta, questo e' anche un brutto precedente per l'Onu di
cui si invoca un ruolo di primo piano in un'area calda quale quella
irachena. Ed e' anche un altro esempio in cui Europa e Stati Uniti
hanno enormi difficolta' a capirsi perche', una volta di piu',
evocano strategie diverse. (ANSA). VS 19/03/2004 18:51
http://www.ansa.it/balcani/kosovo/20040319185132881756.html