IRAQ: TANA LIBERA TUTTI !!!

Editoriale di Radio Città Aperta, 9/6/2004

Il colpo doppio sulla guerra in Iraq – risoluzione dell’ONU e
dissequestro dei tre ostaggi italiani– conferma che quella in corso in
Iraq è una guerra sporca nella quale giocare sporco non è unaeccezione
ma è la regola. Il dissequestro dei tre soldati di ventura italiani è
avvenuta con tempi e modi che mettono a repentaglio la buonafede e il
buonsenso di chiunque. A dimostrarlo ci sono le contraddizioni tra
quanto hanno sostenuto il generale americano Sanchez e quello polacco
Polakiewicz sul luogo dove erano tenuti gli ostaggi ed in cui sarebbe
avvenuto il blitz: uno dice a Bagdad, l’altro a Ramadi (in mezzo ci
sono 110 km di distanza). I corrispondenti oggi lamentano i troppi no
comment ed omissis del portavoce americano in Iraq, Kimmit. Lo sceicco
Ahamad che aveva condotto le trattative, afferma poi che i tre ostaggi
italiani stavano per essere rilasciati già domenica 6 giugno, mentre il
Servizio segreto militare italiano rivela come dallo studio dei video
sugli ostaggi, si vede un mitra a portata di mano dei tre sequestrati,
un dettaglio non certo irrilevante e che aveva fatto sospettare i
servizi italiani. Infine sul piano politico oggi sono in molti a
invitare il governo Berlusconi a non esagerare nella gestione
elettoralistica della vicenda. Il Sole 24 Ore mette in guardia
dall’effetto boomerang, mentre Massimo Gramellini sulla Stampa grida
disperato: “E adesso chi salverà i nostri ostaggi da Bruno Vespa?”.
Insomma la coincidenza tra il ritorno a casa degli ostaggi e le
prossime elezioni appare talmente stridente da sembrare spudorata anche
agli osservatori più benevoli nei confronti del governo Berlusconi.

Dicevamo che questa in Iraq è nata come una guerra sporca, sporca nelle
cause, nelle conseguenze e nella gestione. Che in questa guerra si
sarebbe giocato sporco era facile intuirlo anche senza le fotografie
delle torture, il bilancio quotidiano di morti e feriti o la sindrome
di Madrid che comincia ad attanagliare le metropoli europee. A rendere
pulita questa guerra non basterà certo una pasticciata e piccina
risoluzione dell’ONU che cerca di metterci sopra la classica foglia di
fico. I paesi che pure hanno votato la risoluzione dell’ONU non
invieranno le truppe, lasciando così nel pantano iracheno i governi e i
soldati che si ostinano a voler occupare militarmente quel paese. Il
movimento che chiede il ritiro immediato dei militari dall’Iraq e la
fine della complicità dell’Italia nella guerra può affrontare questa
situazione a testa alta, come dimostrano le migliaia di firme che
continuano ad essere raccolte sulle petizione popolare, e mantenere
viva la mobilitazione Non possono fare la stessa cosa, gli specialisti
dell’ambiguità che riempiono le file dell’Ulivo. La guerra non è e non
può essere uno spot elettorale. Prima si capisce, meglio è per tutti.

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