Da LIBERAZIONE, 28 settembre 2005 - http://www.liberazione.it
Croazia, sui banchi la genetica si fa "razzismo"
"Nature", gli scienziati contro il ministro dell'istruzione che
dice: la differenza tra serbi e croati sta nei geni
Luka Bogdanic - Luca Tancredi Barone
In Croazia anche la genetica entra in politica. In un allarmato
articolo pubblicato fra le notizie dell'ultimo numero della rivista
scientifica Nature, Alison Abbott racconta di una rovente polemica che
sta attraversando i media del paese balcanico.
Gli scienziati croati sarebbero "arrabbiati" poiché il loro
ministro dell'istruzione, università, ricerca scientifica e sport
starebbe "incoraggiando gli insegnanti a promovuore l'idea che i
croati siano legati solo in maniera remota agli altri popoli slavi,
come i serbi", scrive la rivista internazionale.
Tutto nasce dalla riforma dei curricula scolastici in atto nel
paese. Protagonisti della vicenda sono il fisico Vladimir Paar, capo
della commissione per il curriculum scolastico, e il medico Dragan
Primorac, ministro in carica dal 2003 (in forze nel partito
ultranazionalista Hdz) e in particolare coature (insieme al genetista
Luca Cavalli Sforza) di un articolo pubblicato sulla rivista Science
nel 2000.
L'articolo, come spiega la prima autrice, Ornella Semino,
dell'universitá di Pavia, è semplicemente "uno studio pilota condotto
sui marcatori genetici stabili del cromosoma maschile Y, di un piccolo
campione proveniente da diverse popolazioni europee (fra cui 58 croati
forniti proprio da Primorac). Lo scopo è studiare la genetica delle
popolazioni europee: studiamo i popoli odierni per cercare di
ricostruire la loro storia. Il risultato mostra che le differenze sono
solo quantitative e non qualitative - e cioè anche i popoli lontani
hanno gli stessi marker degli altri - ma non ci può dire nulla della
storia recente dei popoli".
Paar ha proposto che i presunti risultati della ricerca - che
lui chiama arbitrariamente - "la teoria di Primorac" vengano insegnati
in terza media, nell'ambito del corso di storia. In particolare, in
una intervista del 16 settembre al notissimo quotidiano di Zagabria
Jutarnji list, Paar spiega che «all'interno del programma di storia
bisogna inserire le nuove scoperte genetiche. E' bene che i bambini
comprendano lo spirito dell'interdisciplinarità e imparino come le
ricerche delle scienze naturali possano contribuire fortemente allo
studio della storia umana. Molto presto verrà confermato che i croati
sono uno dei popoli più antichi d'Europa, e che gli ungheresi hanno il
marker genetico slavo piú dei croati».
Fermo restando che gli scienziati - Primorac compreso - si
guardano bene dal parlare di "marker genetico croato", dalle parole di
Paar è chiaro che il vero scopo dell'introduzione della presunte
scoperte genetiche nelle scuole è di mostrare che i croati non sono
slavi, ma radicalmente diversi dai loro ex-compatrioti serbi e
musulmani di Bosnia.
Il ministro non ha mai smentito pubblicamente le semplificazioni
di Paar, benché abbia inviato una lettera a Nature spiegando che
naturalmente "le evidenze scientifiche in nostro possesso non sono
sufficientemente forti da poter trarre conclusioni su origini diverse
di croati e slavi", aggiungendo che "purtroppo anche sui giornali
gruppi diversi stanno tentando di interpretare i nostri dati per pure
ragioni politiche. Noi semplicemente non lo consentiremo", conclude,
evidentemente nel timore che la sua brillante carriera scientifica
possa essere rovinata da una manipolazione politica della scienza
tanto rozza.
Il tentativo, mascherato da pseduo-scienza, di provare la
presunta origine non slava dei croati non è un affare recente. La
prima teorizazzione risale all'epoca dello Stato nazi-fascista croato
(Ndh), durante la seconda guerra mondiale. Fu in quel periodo che si
cominciò a parlare per la prima volta di un'origine persiana dei
croati. Allo stesso tempo, i nazionalisti cercarono di dimostrare la
radicale differenza tra la lingua serba e quella croata, tentando di
introdurre artificialmente elementi che le diversificassero.
A seconda dei venti politici, i nazionalisti hanno cercato di
utilizzare tutte le scienze a disposizione, dalla linguistica alla
storia, per sostenere l'estraneità croata rispetto ai propri vicini.
Ma nessuna ricerca potrà mai smentire il fatto che i serbi e croati si
capiscono alla perfezione e che l'unica differenza fra di loro è
quella religiosa. Per non parlare del fatto che molti serbi hanno per
secoli vissuto in quello che oggi è territorio della repubblica di
Croazia e molti croati in quella che è oggi la Bosnia.
La riprova che serbi e croati si capiscono perfettamente e che i
loro immaginari culturali non sono poi così diversi, è che ultimamente
sempre più gruppi teatrali e scrittori di Belgrado vengono ospitati a
Zagabria e viceversa. Al recente Queer festival di Zagabria è stato
bandito un concorso per la composizione delle fiabe sulla diversità.
Delle quattro vincitrici, due erano state scritte da autori di Serbia
e Montenegro. Chissà che ne penseranno i fautori della pura linfa
"ariana" croata.
[Nota di IS per il CNJ: Questo articolo andrebbe dedicato alla classe
dirigente dell'Austria, che proprio oggi chiede la inclusione della
sua "provincia" croata nella Unione Europea, a tutti i costi, proprio
come nel 1991 impose il riconoscimento internazionale di questa entità
politica revisionista e reazionaria ab principio]
Croazia, sui banchi la genetica si fa "razzismo"
"Nature", gli scienziati contro il ministro dell'istruzione che
dice: la differenza tra serbi e croati sta nei geni
Luka Bogdanic - Luca Tancredi Barone
In Croazia anche la genetica entra in politica. In un allarmato
articolo pubblicato fra le notizie dell'ultimo numero della rivista
scientifica Nature, Alison Abbott racconta di una rovente polemica che
sta attraversando i media del paese balcanico.
Gli scienziati croati sarebbero "arrabbiati" poiché il loro
ministro dell'istruzione, università, ricerca scientifica e sport
starebbe "incoraggiando gli insegnanti a promovuore l'idea che i
croati siano legati solo in maniera remota agli altri popoli slavi,
come i serbi", scrive la rivista internazionale.
Tutto nasce dalla riforma dei curricula scolastici in atto nel
paese. Protagonisti della vicenda sono il fisico Vladimir Paar, capo
della commissione per il curriculum scolastico, e il medico Dragan
Primorac, ministro in carica dal 2003 (in forze nel partito
ultranazionalista Hdz) e in particolare coature (insieme al genetista
Luca Cavalli Sforza) di un articolo pubblicato sulla rivista Science
nel 2000.
L'articolo, come spiega la prima autrice, Ornella Semino,
dell'universitá di Pavia, è semplicemente "uno studio pilota condotto
sui marcatori genetici stabili del cromosoma maschile Y, di un piccolo
campione proveniente da diverse popolazioni europee (fra cui 58 croati
forniti proprio da Primorac). Lo scopo è studiare la genetica delle
popolazioni europee: studiamo i popoli odierni per cercare di
ricostruire la loro storia. Il risultato mostra che le differenze sono
solo quantitative e non qualitative - e cioè anche i popoli lontani
hanno gli stessi marker degli altri - ma non ci può dire nulla della
storia recente dei popoli".
Paar ha proposto che i presunti risultati della ricerca - che
lui chiama arbitrariamente - "la teoria di Primorac" vengano insegnati
in terza media, nell'ambito del corso di storia. In particolare, in
una intervista del 16 settembre al notissimo quotidiano di Zagabria
Jutarnji list, Paar spiega che «all'interno del programma di storia
bisogna inserire le nuove scoperte genetiche. E' bene che i bambini
comprendano lo spirito dell'interdisciplinarità e imparino come le
ricerche delle scienze naturali possano contribuire fortemente allo
studio della storia umana. Molto presto verrà confermato che i croati
sono uno dei popoli più antichi d'Europa, e che gli ungheresi hanno il
marker genetico slavo piú dei croati».
Fermo restando che gli scienziati - Primorac compreso - si
guardano bene dal parlare di "marker genetico croato", dalle parole di
Paar è chiaro che il vero scopo dell'introduzione della presunte
scoperte genetiche nelle scuole è di mostrare che i croati non sono
slavi, ma radicalmente diversi dai loro ex-compatrioti serbi e
musulmani di Bosnia.
Il ministro non ha mai smentito pubblicamente le semplificazioni
di Paar, benché abbia inviato una lettera a Nature spiegando che
naturalmente "le evidenze scientifiche in nostro possesso non sono
sufficientemente forti da poter trarre conclusioni su origini diverse
di croati e slavi", aggiungendo che "purtroppo anche sui giornali
gruppi diversi stanno tentando di interpretare i nostri dati per pure
ragioni politiche. Noi semplicemente non lo consentiremo", conclude,
evidentemente nel timore che la sua brillante carriera scientifica
possa essere rovinata da una manipolazione politica della scienza
tanto rozza.
Il tentativo, mascherato da pseduo-scienza, di provare la
presunta origine non slava dei croati non è un affare recente. La
prima teorizazzione risale all'epoca dello Stato nazi-fascista croato
(Ndh), durante la seconda guerra mondiale. Fu in quel periodo che si
cominciò a parlare per la prima volta di un'origine persiana dei
croati. Allo stesso tempo, i nazionalisti cercarono di dimostrare la
radicale differenza tra la lingua serba e quella croata, tentando di
introdurre artificialmente elementi che le diversificassero.
A seconda dei venti politici, i nazionalisti hanno cercato di
utilizzare tutte le scienze a disposizione, dalla linguistica alla
storia, per sostenere l'estraneità croata rispetto ai propri vicini.
Ma nessuna ricerca potrà mai smentire il fatto che i serbi e croati si
capiscono alla perfezione e che l'unica differenza fra di loro è
quella religiosa. Per non parlare del fatto che molti serbi hanno per
secoli vissuto in quello che oggi è territorio della repubblica di
Croazia e molti croati in quella che è oggi la Bosnia.
La riprova che serbi e croati si capiscono perfettamente e che i
loro immaginari culturali non sono poi così diversi, è che ultimamente
sempre più gruppi teatrali e scrittori di Belgrado vengono ospitati a
Zagabria e viceversa. Al recente Queer festival di Zagabria è stato
bandito un concorso per la composizione delle fiabe sulla diversità.
Delle quattro vincitrici, due erano state scritte da autori di Serbia
e Montenegro. Chissà che ne penseranno i fautori della pura linfa
"ariana" croata.
[Nota di IS per il CNJ: Questo articolo andrebbe dedicato alla classe
dirigente dell'Austria, che proprio oggi chiede la inclusione della
sua "provincia" croata nella Unione Europea, a tutti i costi, proprio
come nel 1991 impose il riconoscimento internazionale di questa entità
politica revisionista e reazionaria ab principio]