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L'INCHIESTA. Fabbricate a Roma in maniera goffa e artigianale le prove
su Saddam.
Storia del falso dossier uranio che il Sismi spedì alla Cia
Doppiogiochisti e dilettanti tutti gli italiani del Nigergate
L'ammissione di Martino alla stampa inglese: "Americani e italiani
hanno lavorato insieme. E' stata un'operazione di disinformazione"
da La Repubblica di CARLO BONINI e GIUSEPPE D'AVANZO
Silvio Berlusconi e George W. Bush. Dopo l'11 settembre la Casa
Bianca chiese a tutti gli alleati, e in particolare all'Italia,
notizie e prove che evidenziassero la pericolosità sociale di Saddam
Hussein
ROMA - L'intervento militare in Iraq è stato giustificato da due
rivelazioni: Saddam Hussein ha tentato di procurarsi uranio grezzo
(yellowcake) in Niger (1) per arricchirlo con centrifughe costruite
con tubi di alluminio importati dall'Europa (2). Alla costruzione
delle due "bufale" (non si troverà traccia in Iraq né di uranio
grezzo né di centrifughe), collaborano il governo italiano e la sua
intelligence militare. Repubblica ha cercato di ricostruire chi,
come, dove e quando ha lavorato e "disseminato" alle intelligence
inglese e americana il falso dossier che è valso una guerra.
Sono le stesse "bufale" che Judith Miller, la reporter che "ha
tradito il suo giornale", pubblica (con Michael Gordon) l'8 settembre
2002. In una lunga inchiesta sul New York Times, Miller racconta dei
tubi di alluminio con cui Saddam avrebbe potuto realizzare l'arma
atomica. E' l'argomento che i "falchi" dell'Amministrazione Bush
attendono.
La "danza di guerra", che segue allo scoop di Judith Miller, appare a
un attento media watcher come Roberto Reale ("Ultime notizie") "uno
spettacolo preparato con cura".
Condoleezza Rice, allora consigliere per la Sicurezza nazionale alla
Casa Bianca, dice: "Non vogliamo che la pistola fumante abbia
l'aspetto di una nube a forma di fungo" (Cnn). Un minaccioso Dick
Cheney rincara la dose a Meet the press: "Sappiamo, con assoluta
certezza, che Saddam sta usando le sue strutture tecniche e
commerciali per acquistare il materiale necessario ad arricchire
l'uranio per costruire l'arma nucleare". E' l'inizio di un'escalation
di paura.
26 settembre 2002. Colin Powell avverte il Senato: "Il tentativo
iracheno di ottenere l'uranio è la prova delle sue ambizioni
nucleari".
19 dicembre 2002. L'informazione sul Niger e l'uranio è inclusa nelle
tre pagine del President daily brief che ogni giorno Cia e
Dipartimento di Stato preparano per George W. Bush. L'ambasciatore
alle Nazioni Unite, John Negroponte, ci mette il sigillo: "Perché
l'Iraq nasconde l'acquisto di uranio nigerino?".
28 gennaio 2003. George W. Bush scandisce le 16 parole che sono una
dichiarazione di guerra: "Il governo inglese ha appreso che Saddam
Hussein ha recentemente cercato di acquisire significative quantità
di uranio dall'Africa".
La farina di questo sacco è romana.
Il coinvolgimento italiano negli eventi che precedono l'invasione
dell'Iraq ha, sin qui, trovato nella distrazione generale un
solitario e grottesco protagonista in un tale che si chiama Rocco
Martino, "di Raffaele e America Ventrici, nato a Tropea (Catanzaro)
il 20 settembre 1938".
Smascherato dalla stampa inglese (Financial Times, Sunday Times)
nell'estate del 2004, Rocco Martino vuota il sacco: "E' vero, c'è la
mia mano nella disseminazione di quei documenti (sull'uranio
nigerino), ma io sono stato ingannato. Dietro questa storia ci sono,
insieme, americani e italiani. Si è trattato di un'operazione di
disinformazione".
Confessione non lontana dalla verità, ma incompleta.
Nasconde gli architetti dell'"operazione". Rocco Martino è a occhio
nudo soltanto una pedina. Come i suoi compari. Chi tira i fili delle
loro mediocri avventure? Per saperlo bisogna, in ogni caso,
cominciare da quel buffo tipo venuto a Roma da Tropea.
Rocco Martino è un carabiniere fallito. Uno spione disonesto. Intorno
a lui si avverte l'aura del briccone anche se non si conosce la sua
pasticciata storia. Capitano nell'intelligence politico-militare tra
il '76 e il '77 "allontanato per difetti di comportamento". Nell'85
arrestato per estorsione in Italia. Nel '93 arrestato in Germania con
assegni rubati. E tuttavia, a sentire i funzionari del ministero
della Difesa, "fino al 1999" collabora ancora con il Sismi. E' un
doppiogiochista.
Prende dimora in Lussemburgo al 3 di Rue Hoehl, Sandweiler. Lavora a
stipendio fisso per l'intelligence francese protetto da un'agenzia di
consulenza, "Security development organization office". O, meglio
lavora anche per i francesi. Servo di due padroni, Rocco si
arrabatta. Vende ai francesi notizie sugli italiani e agli italiani
notizie raccolte dai i francesi. "Il mio mestiere è questo. Io vendo
informazioni".
Nel 1999, il gaudente Rocco è a corto di quattrini. Come gli capita
quando è "a secco", ne escogita una delle sue. La pensata gli sembra
brillante e priva di rischi. La scintilla che lo illumina è la
difficoltà dei francesi in Niger.
Per farla breve. I francesi, tra il 1999 e il 2000, si accorgono che
c'è chi si è rimesso al lavoro nelle miniere dismesse per avviare un
prospero commercio clandestino di uranio. A quali Paesi i
contrabbandieri lo stanno vendendo? I francesi cercano le risposte.
Rocco Martino annusa l'affare.
Chiede aiuto a un suo vecchio amico del Sismi. Antonio Nucera.
Carabiniere come Rocco, Antonio è il vicecapo del centro Sismi di
viale Pasteur, a Roma.
Fa capo alla 1^ e 8^ divisione (contrasto al traffico d'armi e
tecnologie; controspionaggio sulla proliferazione delle armi di
distruzione di massa "nel quadrante africano e mediorientale").
E' una sezione che si è data molto da fare alla fine degli anni '80
mettendo il sale sulla coda ai tanti spioni che Saddam ha
sguinzagliato per il mondo prima dell'invasione del Kuwait. "Con
qualche successo", a sentire un alto funzionario dell'intelligence
italiana che, all'epoca, lavorava per quella divisione. L'agente
ricorda: "Ci riuscì di mettere le mani sui cifrari nigerini e su un
telex dell'ambasciatore Adamou Chékou che annunciava al ministero
degli esteri di Niamey (è la capitale del Niger) la missione di
Wissam Al Zahawie, ambasciatore iracheno presso la Santa Sede, "in
qualità di rappresentante di Saddam Hussein".
Non fu l'unica operazione. Nel porto di Trieste riuscimmo, per dire,
a sequestrare dell'acciaio marangin (garantisce un'ottima resistenza
anche a temperature oltre i 1000 gradi). Secondo noi era destinato
alla costruzione della cascata di centrifughe necessaria a separare i
costituenti dell'uranio. Le informazioni sulla proliferazione
nucleare irachena venivano scambiate, già alla fine degli anni '80,
soprattutto con gli inglesi dell'MI6, i migliori. Lì lavorava, un
sincero amico dell'Italia come Hamilton Mac Millan, peraltro,
l'agente segreto che ha iniziato Francesco Cossiga ai misteri dello
spionaggio quando era il "residente" inglese a Roma".
Nucera decide di dare una mano al suo amico Rocco. Quello gliela
mette giù facile. Non c'è nulla che mi puoi dare, un'informazione, un
contatto buono con i nigerini? Basta qualsiasi cosa. I francesi sono
assetati come viandanti nel deserto. Vogliono sapere chi sta
comprando sotto banco il "loro" uranio. Sono disposti a pagare bene,
per saperlo.
Nell'archivio della divisione del Sismi, come abbiamo visto, ci sono
documenti utili a cucinare la frittata, guadagnando qualche soldo.
C'è il telex dell'ambasciatore e qualcos'altro si può sempre
rimediare nell'ambasciata nigerina a Roma di via Baiamonti 10.
Riconosce, con Repubblica, il direttore del Sismi, Nicolò
Pollari: "Nucera vuole aiutare l'amico. Invita così una Fonte del
Servizio - niente di che, capiamoci; al libro paga sì, ma ormai
improduttiva - a dare una mano a Martino". La Fonte del Servizio
lavora all'ambasciata del Niger a Roma. E' messa male. Vivacchia nel
retrobottega del controspionaggio. Non ha un fisso mensile
dall'intelligence italiana. E' a cottimo, per così dire.
Qui l'informazione, qui il denaro. Comunque poca cosa, pochi centoni.
Anche quelli, nel 2000, sono in pericolo. Da qualche tempo, che
comincia ad essere sciaguratamente lungo, non ha nulla da spiare e
dunque nulla da vendere.
Chiamiamo la fonte "la Signora".
Ora dovreste vederla, "la Signora". Sessant'anni, di più e non di
meno. Una faccia che deve essere stata bella e ora è un foglio
spiegazzato. La si può dire factotum dell'ambasciata nigerina.
Aspetto da vecchia zia paziente. Accento francese. Occhi ammiccanti e
complici. Parla sempre sottovoce. Anche se dice "buongiorno", lo
soffia come un piccolo fiato misterioso che sembra doverti rivelare
innominabili verità. Anche "la Signora" ha bisogno di denaro.
Nucera combina l'incontro. Rocco e "la Signora" non ci mettono molto
ad accordarsi. Qualcosa si può fare. Quel Nucera non è forse il
suo "contatto" ufficiale al Sismi? E allora perché "la Signora" non
deve pensare che sia il Servizio a volere che faccia questa cosa? Che
insomma questa cosa sia utile alla Ditta?
Rocco e "la Signora", astuti vendifumo, con la benedizione di Nucera,
trovano l'accordo. Qualche carta da prendere e vendere c'è. Occorre
però la collaborazione di un nigerino. La Signora indica l'uomo
giusto. E' il primo consigliere di ambasciata Zakaria Yaou Maiga.
Come rivela Pollari, "quel Maiga spende sei volte quel che guadagna".
La combriccola di garbuglioni gaudenti a corto di spiccioli è pronta
all'azione. Rocco Martino, la Signora, Zakaria Yaou Maiga. Nucera, lo
vediamo appena un passo indietro nell'ombra. Maiga si organizza così.
Attende che l'ambasciata chiuda i battenti per il Capodanno del 2001.
Finge un'intrusione con furto. Quando il 2 gennaio 2001, di buon
mattino, il secondo segretario per gli affari amministrativi Arfou
Mounkaila denuncia il furto ai carabinieri della stazione Trionfale,
ammette a labbra strette che quei ladri sono stati molto fiacchi.
Tanto rumore, e fatica, per nulla.
Mounkaila tace quel che non può dire. Mancano carte intestate, timbri
ufficiali, questa è la verità che è opportuno tacere. E' materiale
buono nelle mani della "squadretta" di vendifumo per confezionare uno
strampalato dossier.
Vi si raccolgono vecchi documenti sottratti all'archivio della
divisione del Sismi come i cifrari (Nucera vicecapocentro) più carta
intestata che viene trasformata in lettere, contratti e in
un "protocollo d'intesa" tra i governi del Niger e
dell'Iraq "relativo alla fornitura di uranio siglato il 5 e 6 luglio
2000 a Niamey". Il protocollo ha un allegato di due pagine dal
titolo "Accord". Rocco consegna il "pacco" ai francesi della
Direction Générale de la Sécurité Extérieure (Dgse). Ne ricava
qualche bigliettone che spende felice a Nizza. Rocco adora la Costa
Azzurra.
Fin qui siamo a una truffa degna di Totò, Peppino e la Malafemmina. A
suo modo innocua perché i francesi prendono quelle carte e le gettano
nel cestino. Dice un agente del Dgse: "Il Niger è un paese francofono
che conosciamo bene. Mai nessuno avrebbe preso la cantonata di
confondere un ministro con un altro, come accade in quelle cartacce".
Partita chiusa, dunque? No, l'imbroglio burlesco si rianima
diventando una faccenda terribilmente seria perché arriva l'11
settembre e Bush da subito comincia a pensare all'Iraq, a chiedere
prove dei coinvolgimento di Saddam.
Il Sismi richiama in campo la "squadretta" di via Baiamonti. A Forte
Braschi è arrivato un nuovo direttore, Nicolò Pollari. Come nuovo è
il responsabile delle "Armi di distruzione di massa", il colonnello
Alberto Manenti. "Un ufficiale preparato, ma assolutamente incapace
di dire "no" a un capo", dice un alto funzionario del Sismi che con
lui ha lavorato. Il colonnello Manenti conosce bene Nucera per averlo
avuto nel suo staff, per molto tempo. E' Manenti, con Nucera prossimo
alla pensione, che gli chiede di restare come "collaboratore".
Il Sismi ha voglia di fare. Ha mano libera come mai l'ha avuta
l'intelligence nel nostro Paese. Berlusconi chiede a Pollari un
protagonismo nella scena internazionale che consenta all'Italia di
sedere in prima fila accanto all'alleato americano. Le stesse
sollecitazioni arrivano dal capo della Cia a Roma, Jeff Castelli.
Occorono notizie, informazioni, utili brandelli di intelligence. Ora,
subito. Washington cerca prove contro Saddam.
La Casa Bianca (Cheney, soprattutto) stressa la Cia perché saltino
fuori. "L'assenza delle prove non è la prova dell'assenza"
filosofeggia Rumsfeld al Pentagono.
In questo clima, con il loro dossier fasullo, i vendifumo di via
Baiamonti (Rocco Martino e Antonio Nucera) possono tornare utili. Che
cosa fanno in quell'autunno del 2001? Rocco Martino la mette
così: "Alla fine del 2001, il Sismi trasmette il dossier yellowcake
agli inglesi del MI6.
Lo "passa" senza alcuna valutazione. Sostiene soltanto che è stato
ricevuto da "fonte attendibile"". Poi l'aggiusta ancora un po': "Il
Sismi voleva che disseminassi alle intelligence alleate i documenti
del dossier nigerino, ma, allo stesso tempo, non voleva che si
sapesse del suo coinvolgimento nell'operazione". Sono accuse che
Palazzo Chigi respinge con sdegno. Il governo ci mette la faccia.
Dopo che la guerra ha svelato l'imbroglio delle armi di distruzione
di massa, giura che "nessun dossier sull'uranio né direttamente né in
forma mediata, è stato consegnato o fatto consegnare ad alcuno".
La mossa è prevedibile. Governo e Sismi devono scavare un fossato tra
Forte Braschi e i passi della "squadretta" di via Baiamonti. Ma la
smentita non regge alla verifica. E' un fatto che nell'autunno del
2001 il Sismi controlla a Londra le mosse di Rocco Martino. Lo
conferma a Repubblica il direttore del Sismi Pollari: "Seguivamo
Martino e avevamo anche le foto dei suoi incontri a Londra. Volete
vederle?". E dunque perché Roma non sbugiarda subito quel suo ex-
agente vendifumo? Di più perché addirittura le notizie contenute in
quel dossier vengono accreditate da Pollari a Jeff Castelli, il capo
della Cia a Roma? E' un fatto che un report sul farlocco dossier made
in Rome finisce sul tavolo dello State Department's Bureau of
Intelligence, l'intelligence del Dipartimento di Stato. Lo riceve
l'Ufficio per gli affari strategici, militari e di proliferazione
delle armi di distruzione di massa.
Affari strategici non è un grande ufficio. Vi lavorano in quel
periodo 16 analisti diretti da Greg Thielmann. Che racconta a
Repubblica: "Ricevo il report nell'autunno del 2001. E' una sintesi
che Langley ha ricevuto dal suo field officer in Italia. L'"agente in
campo" informa di aver avuto visione dall'intelligence italiana di
alcune carte che documentano il tentativo dell 'Iraq di acquistare
oltre 500 tonnellate di uranio puro dal Niger". Dunque, il Sismi
affida quelle informazioni, che sa essere false, alla Cia. C'è una
seconda conferma. A Langley l'ambasciatore Joseph C. Wilson riceve
l'incarico di verificare la storia "italiana" delle 500 tonnellate di
uranio nigerino.
Racconta Wilson: "Il rapporto non è molto dettagliato. Non è chiaro
se l'agente che firma il rapporto ha materialmente visto i documenti
di vendita o ne ha avuto notizia da altra fonte".
Bisogna ora fermare la prima immagine di questa storia.
Autunno 2001. Il Sismi di Pollari ha in mano il farlocco dossier
costruito da Rocco Martino e Antonio Nucera. Lo mostra alla Cia
mentre Rocco Martino lo consegna a Londra al MI6 di sir Richard
Dearlove. E' solo l'inizio del Grande Inganno italiano.
http://www.articolo21.info/rassegna.php?id=2640
--- Fine messaggio inoltrato ---
L'INCHIESTA. Fabbricate a Roma in maniera goffa e artigianale le prove
su Saddam.
Storia del falso dossier uranio che il Sismi spedì alla Cia
Doppiogiochisti e dilettanti tutti gli italiani del Nigergate
L'ammissione di Martino alla stampa inglese: "Americani e italiani
hanno lavorato insieme. E' stata un'operazione di disinformazione"
da La Repubblica di CARLO BONINI e GIUSEPPE D'AVANZO
Silvio Berlusconi e George W. Bush. Dopo l'11 settembre la Casa
Bianca chiese a tutti gli alleati, e in particolare all'Italia,
notizie e prove che evidenziassero la pericolosità sociale di Saddam
Hussein
ROMA - L'intervento militare in Iraq è stato giustificato da due
rivelazioni: Saddam Hussein ha tentato di procurarsi uranio grezzo
(yellowcake) in Niger (1) per arricchirlo con centrifughe costruite
con tubi di alluminio importati dall'Europa (2). Alla costruzione
delle due "bufale" (non si troverà traccia in Iraq né di uranio
grezzo né di centrifughe), collaborano il governo italiano e la sua
intelligence militare. Repubblica ha cercato di ricostruire chi,
come, dove e quando ha lavorato e "disseminato" alle intelligence
inglese e americana il falso dossier che è valso una guerra.
Sono le stesse "bufale" che Judith Miller, la reporter che "ha
tradito il suo giornale", pubblica (con Michael Gordon) l'8 settembre
2002. In una lunga inchiesta sul New York Times, Miller racconta dei
tubi di alluminio con cui Saddam avrebbe potuto realizzare l'arma
atomica. E' l'argomento che i "falchi" dell'Amministrazione Bush
attendono.
La "danza di guerra", che segue allo scoop di Judith Miller, appare a
un attento media watcher come Roberto Reale ("Ultime notizie") "uno
spettacolo preparato con cura".
Condoleezza Rice, allora consigliere per la Sicurezza nazionale alla
Casa Bianca, dice: "Non vogliamo che la pistola fumante abbia
l'aspetto di una nube a forma di fungo" (Cnn). Un minaccioso Dick
Cheney rincara la dose a Meet the press: "Sappiamo, con assoluta
certezza, che Saddam sta usando le sue strutture tecniche e
commerciali per acquistare il materiale necessario ad arricchire
l'uranio per costruire l'arma nucleare". E' l'inizio di un'escalation
di paura.
26 settembre 2002. Colin Powell avverte il Senato: "Il tentativo
iracheno di ottenere l'uranio è la prova delle sue ambizioni
nucleari".
19 dicembre 2002. L'informazione sul Niger e l'uranio è inclusa nelle
tre pagine del President daily brief che ogni giorno Cia e
Dipartimento di Stato preparano per George W. Bush. L'ambasciatore
alle Nazioni Unite, John Negroponte, ci mette il sigillo: "Perché
l'Iraq nasconde l'acquisto di uranio nigerino?".
28 gennaio 2003. George W. Bush scandisce le 16 parole che sono una
dichiarazione di guerra: "Il governo inglese ha appreso che Saddam
Hussein ha recentemente cercato di acquisire significative quantità
di uranio dall'Africa".
La farina di questo sacco è romana.
Il coinvolgimento italiano negli eventi che precedono l'invasione
dell'Iraq ha, sin qui, trovato nella distrazione generale un
solitario e grottesco protagonista in un tale che si chiama Rocco
Martino, "di Raffaele e America Ventrici, nato a Tropea (Catanzaro)
il 20 settembre 1938".
Smascherato dalla stampa inglese (Financial Times, Sunday Times)
nell'estate del 2004, Rocco Martino vuota il sacco: "E' vero, c'è la
mia mano nella disseminazione di quei documenti (sull'uranio
nigerino), ma io sono stato ingannato. Dietro questa storia ci sono,
insieme, americani e italiani. Si è trattato di un'operazione di
disinformazione".
Confessione non lontana dalla verità, ma incompleta.
Nasconde gli architetti dell'"operazione". Rocco Martino è a occhio
nudo soltanto una pedina. Come i suoi compari. Chi tira i fili delle
loro mediocri avventure? Per saperlo bisogna, in ogni caso,
cominciare da quel buffo tipo venuto a Roma da Tropea.
Rocco Martino è un carabiniere fallito. Uno spione disonesto. Intorno
a lui si avverte l'aura del briccone anche se non si conosce la sua
pasticciata storia. Capitano nell'intelligence politico-militare tra
il '76 e il '77 "allontanato per difetti di comportamento". Nell'85
arrestato per estorsione in Italia. Nel '93 arrestato in Germania con
assegni rubati. E tuttavia, a sentire i funzionari del ministero
della Difesa, "fino al 1999" collabora ancora con il Sismi. E' un
doppiogiochista.
Prende dimora in Lussemburgo al 3 di Rue Hoehl, Sandweiler. Lavora a
stipendio fisso per l'intelligence francese protetto da un'agenzia di
consulenza, "Security development organization office". O, meglio
lavora anche per i francesi. Servo di due padroni, Rocco si
arrabatta. Vende ai francesi notizie sugli italiani e agli italiani
notizie raccolte dai i francesi. "Il mio mestiere è questo. Io vendo
informazioni".
Nel 1999, il gaudente Rocco è a corto di quattrini. Come gli capita
quando è "a secco", ne escogita una delle sue. La pensata gli sembra
brillante e priva di rischi. La scintilla che lo illumina è la
difficoltà dei francesi in Niger.
Per farla breve. I francesi, tra il 1999 e il 2000, si accorgono che
c'è chi si è rimesso al lavoro nelle miniere dismesse per avviare un
prospero commercio clandestino di uranio. A quali Paesi i
contrabbandieri lo stanno vendendo? I francesi cercano le risposte.
Rocco Martino annusa l'affare.
Chiede aiuto a un suo vecchio amico del Sismi. Antonio Nucera.
Carabiniere come Rocco, Antonio è il vicecapo del centro Sismi di
viale Pasteur, a Roma.
Fa capo alla 1^ e 8^ divisione (contrasto al traffico d'armi e
tecnologie; controspionaggio sulla proliferazione delle armi di
distruzione di massa "nel quadrante africano e mediorientale").
E' una sezione che si è data molto da fare alla fine degli anni '80
mettendo il sale sulla coda ai tanti spioni che Saddam ha
sguinzagliato per il mondo prima dell'invasione del Kuwait. "Con
qualche successo", a sentire un alto funzionario dell'intelligence
italiana che, all'epoca, lavorava per quella divisione. L'agente
ricorda: "Ci riuscì di mettere le mani sui cifrari nigerini e su un
telex dell'ambasciatore Adamou Chékou che annunciava al ministero
degli esteri di Niamey (è la capitale del Niger) la missione di
Wissam Al Zahawie, ambasciatore iracheno presso la Santa Sede, "in
qualità di rappresentante di Saddam Hussein".
Non fu l'unica operazione. Nel porto di Trieste riuscimmo, per dire,
a sequestrare dell'acciaio marangin (garantisce un'ottima resistenza
anche a temperature oltre i 1000 gradi). Secondo noi era destinato
alla costruzione della cascata di centrifughe necessaria a separare i
costituenti dell'uranio. Le informazioni sulla proliferazione
nucleare irachena venivano scambiate, già alla fine degli anni '80,
soprattutto con gli inglesi dell'MI6, i migliori. Lì lavorava, un
sincero amico dell'Italia come Hamilton Mac Millan, peraltro,
l'agente segreto che ha iniziato Francesco Cossiga ai misteri dello
spionaggio quando era il "residente" inglese a Roma".
Nucera decide di dare una mano al suo amico Rocco. Quello gliela
mette giù facile. Non c'è nulla che mi puoi dare, un'informazione, un
contatto buono con i nigerini? Basta qualsiasi cosa. I francesi sono
assetati come viandanti nel deserto. Vogliono sapere chi sta
comprando sotto banco il "loro" uranio. Sono disposti a pagare bene,
per saperlo.
Nell'archivio della divisione del Sismi, come abbiamo visto, ci sono
documenti utili a cucinare la frittata, guadagnando qualche soldo.
C'è il telex dell'ambasciatore e qualcos'altro si può sempre
rimediare nell'ambasciata nigerina a Roma di via Baiamonti 10.
Riconosce, con Repubblica, il direttore del Sismi, Nicolò
Pollari: "Nucera vuole aiutare l'amico. Invita così una Fonte del
Servizio - niente di che, capiamoci; al libro paga sì, ma ormai
improduttiva - a dare una mano a Martino". La Fonte del Servizio
lavora all'ambasciata del Niger a Roma. E' messa male. Vivacchia nel
retrobottega del controspionaggio. Non ha un fisso mensile
dall'intelligence italiana. E' a cottimo, per così dire.
Qui l'informazione, qui il denaro. Comunque poca cosa, pochi centoni.
Anche quelli, nel 2000, sono in pericolo. Da qualche tempo, che
comincia ad essere sciaguratamente lungo, non ha nulla da spiare e
dunque nulla da vendere.
Chiamiamo la fonte "la Signora".
Ora dovreste vederla, "la Signora". Sessant'anni, di più e non di
meno. Una faccia che deve essere stata bella e ora è un foglio
spiegazzato. La si può dire factotum dell'ambasciata nigerina.
Aspetto da vecchia zia paziente. Accento francese. Occhi ammiccanti e
complici. Parla sempre sottovoce. Anche se dice "buongiorno", lo
soffia come un piccolo fiato misterioso che sembra doverti rivelare
innominabili verità. Anche "la Signora" ha bisogno di denaro.
Nucera combina l'incontro. Rocco e "la Signora" non ci mettono molto
ad accordarsi. Qualcosa si può fare. Quel Nucera non è forse il
suo "contatto" ufficiale al Sismi? E allora perché "la Signora" non
deve pensare che sia il Servizio a volere che faccia questa cosa? Che
insomma questa cosa sia utile alla Ditta?
Rocco e "la Signora", astuti vendifumo, con la benedizione di Nucera,
trovano l'accordo. Qualche carta da prendere e vendere c'è. Occorre
però la collaborazione di un nigerino. La Signora indica l'uomo
giusto. E' il primo consigliere di ambasciata Zakaria Yaou Maiga.
Come rivela Pollari, "quel Maiga spende sei volte quel che guadagna".
La combriccola di garbuglioni gaudenti a corto di spiccioli è pronta
all'azione. Rocco Martino, la Signora, Zakaria Yaou Maiga. Nucera, lo
vediamo appena un passo indietro nell'ombra. Maiga si organizza così.
Attende che l'ambasciata chiuda i battenti per il Capodanno del 2001.
Finge un'intrusione con furto. Quando il 2 gennaio 2001, di buon
mattino, il secondo segretario per gli affari amministrativi Arfou
Mounkaila denuncia il furto ai carabinieri della stazione Trionfale,
ammette a labbra strette che quei ladri sono stati molto fiacchi.
Tanto rumore, e fatica, per nulla.
Mounkaila tace quel che non può dire. Mancano carte intestate, timbri
ufficiali, questa è la verità che è opportuno tacere. E' materiale
buono nelle mani della "squadretta" di vendifumo per confezionare uno
strampalato dossier.
Vi si raccolgono vecchi documenti sottratti all'archivio della
divisione del Sismi come i cifrari (Nucera vicecapocentro) più carta
intestata che viene trasformata in lettere, contratti e in
un "protocollo d'intesa" tra i governi del Niger e
dell'Iraq "relativo alla fornitura di uranio siglato il 5 e 6 luglio
2000 a Niamey". Il protocollo ha un allegato di due pagine dal
titolo "Accord". Rocco consegna il "pacco" ai francesi della
Direction Générale de la Sécurité Extérieure (Dgse). Ne ricava
qualche bigliettone che spende felice a Nizza. Rocco adora la Costa
Azzurra.
Fin qui siamo a una truffa degna di Totò, Peppino e la Malafemmina. A
suo modo innocua perché i francesi prendono quelle carte e le gettano
nel cestino. Dice un agente del Dgse: "Il Niger è un paese francofono
che conosciamo bene. Mai nessuno avrebbe preso la cantonata di
confondere un ministro con un altro, come accade in quelle cartacce".
Partita chiusa, dunque? No, l'imbroglio burlesco si rianima
diventando una faccenda terribilmente seria perché arriva l'11
settembre e Bush da subito comincia a pensare all'Iraq, a chiedere
prove dei coinvolgimento di Saddam.
Il Sismi richiama in campo la "squadretta" di via Baiamonti. A Forte
Braschi è arrivato un nuovo direttore, Nicolò Pollari. Come nuovo è
il responsabile delle "Armi di distruzione di massa", il colonnello
Alberto Manenti. "Un ufficiale preparato, ma assolutamente incapace
di dire "no" a un capo", dice un alto funzionario del Sismi che con
lui ha lavorato. Il colonnello Manenti conosce bene Nucera per averlo
avuto nel suo staff, per molto tempo. E' Manenti, con Nucera prossimo
alla pensione, che gli chiede di restare come "collaboratore".
Il Sismi ha voglia di fare. Ha mano libera come mai l'ha avuta
l'intelligence nel nostro Paese. Berlusconi chiede a Pollari un
protagonismo nella scena internazionale che consenta all'Italia di
sedere in prima fila accanto all'alleato americano. Le stesse
sollecitazioni arrivano dal capo della Cia a Roma, Jeff Castelli.
Occorono notizie, informazioni, utili brandelli di intelligence. Ora,
subito. Washington cerca prove contro Saddam.
La Casa Bianca (Cheney, soprattutto) stressa la Cia perché saltino
fuori. "L'assenza delle prove non è la prova dell'assenza"
filosofeggia Rumsfeld al Pentagono.
In questo clima, con il loro dossier fasullo, i vendifumo di via
Baiamonti (Rocco Martino e Antonio Nucera) possono tornare utili. Che
cosa fanno in quell'autunno del 2001? Rocco Martino la mette
così: "Alla fine del 2001, il Sismi trasmette il dossier yellowcake
agli inglesi del MI6.
Lo "passa" senza alcuna valutazione. Sostiene soltanto che è stato
ricevuto da "fonte attendibile"". Poi l'aggiusta ancora un po': "Il
Sismi voleva che disseminassi alle intelligence alleate i documenti
del dossier nigerino, ma, allo stesso tempo, non voleva che si
sapesse del suo coinvolgimento nell'operazione". Sono accuse che
Palazzo Chigi respinge con sdegno. Il governo ci mette la faccia.
Dopo che la guerra ha svelato l'imbroglio delle armi di distruzione
di massa, giura che "nessun dossier sull'uranio né direttamente né in
forma mediata, è stato consegnato o fatto consegnare ad alcuno".
La mossa è prevedibile. Governo e Sismi devono scavare un fossato tra
Forte Braschi e i passi della "squadretta" di via Baiamonti. Ma la
smentita non regge alla verifica. E' un fatto che nell'autunno del
2001 il Sismi controlla a Londra le mosse di Rocco Martino. Lo
conferma a Repubblica il direttore del Sismi Pollari: "Seguivamo
Martino e avevamo anche le foto dei suoi incontri a Londra. Volete
vederle?". E dunque perché Roma non sbugiarda subito quel suo ex-
agente vendifumo? Di più perché addirittura le notizie contenute in
quel dossier vengono accreditate da Pollari a Jeff Castelli, il capo
della Cia a Roma? E' un fatto che un report sul farlocco dossier made
in Rome finisce sul tavolo dello State Department's Bureau of
Intelligence, l'intelligence del Dipartimento di Stato. Lo riceve
l'Ufficio per gli affari strategici, militari e di proliferazione
delle armi di distruzione di massa.
Affari strategici non è un grande ufficio. Vi lavorano in quel
periodo 16 analisti diretti da Greg Thielmann. Che racconta a
Repubblica: "Ricevo il report nell'autunno del 2001. E' una sintesi
che Langley ha ricevuto dal suo field officer in Italia. L'"agente in
campo" informa di aver avuto visione dall'intelligence italiana di
alcune carte che documentano il tentativo dell 'Iraq di acquistare
oltre 500 tonnellate di uranio puro dal Niger". Dunque, il Sismi
affida quelle informazioni, che sa essere false, alla Cia. C'è una
seconda conferma. A Langley l'ambasciatore Joseph C. Wilson riceve
l'incarico di verificare la storia "italiana" delle 500 tonnellate di
uranio nigerino.
Racconta Wilson: "Il rapporto non è molto dettagliato. Non è chiaro
se l'agente che firma il rapporto ha materialmente visto i documenti
di vendita o ne ha avuto notizia da altra fonte".
Bisogna ora fermare la prima immagine di questa storia.
Autunno 2001. Il Sismi di Pollari ha in mano il farlocco dossier
costruito da Rocco Martino e Antonio Nucera. Lo mostra alla Cia
mentre Rocco Martino lo consegna a Londra al MI6 di sir Richard
Dearlove. E' solo l'inizio del Grande Inganno italiano.
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