LACRIME DI COCCODRILLO


BOSNIA: SARAJEVO MULTICULTURALE LASCIA A ISLAM /ANSA
(dell'inviato Matteo Guidelli) (ANSA) - SARAJEVO, 15 APR - In basso,
sembra tutto come prima; le case ancora sbrecciate dai mortai, le
strade ripulite e i nuovi grattacieli tirati su in fretta dopo la
guerra, il solito via vai di gente dal mercato. E infatti e' dall'alto
che ti accorgi che Sarajevo e' cambiata, perdendo, forse per sempre,
quel suo carattere multiculturale che l'aveva resa unica al mondo:
basta salire su una delle alture che circondano la citta' ed ecco
spuntare tra i tetti i minareti. Prima uno, poi un altro, poi un altro
ancora. ''Sono almeno una cinquantina le nuove moschee, tutte nate in
pochissimi anni'' dicono gli osservatori piu' attenti, quelli che
dagli accordi di Dayton che hanno segnato la fine del conflitto che ha
mandato in frantumi la ex Jugoslavia seguono l'evolversi della
situazione nei Balcani. Lo dicono sottovoce, quasi che qualcuno
potesse sentirli o come se volessero tenerlo nascosto. ''Qui -
ripetono - l'islam c'e' sempre stato, come ci sono sempre stati gli
ortodossi e i cattolici. Ma quello di oggi e' un islam diverso''. Un
islam nato dopo la guerra e alimentato, da un lato, dagli ex
combattenti delle Brigate Verdi (la milizia musulmana che ha
fronteggiato le tigri di Arkan) e dall'altro, dall'Iran. Gia', l'Iran.
''La loro presenza qui e' fortissima - ti spiegano gli osservatori
internazionali - arrivano con il denaro e fanno piazza pulita''. In
pratica l'Islam, questo islam, si sta mangiando la citta'. E cosi' la
Sarajevo multiculturale scompare per lasciar spazio ad una Sarajevo
che, oggi, e' una citta' fortemente divisa tra etnie che non si
parlano. E domani chissa'. La situazione e' ancora piu' complicata
appena si esce fuori citta', dove ci sono zone in cui non entra
neanche la polizia. E le moschee stanno sorgendo anche a Rogatica e
Visegrad, terre serbe. C'e' poi il problema dei reduci
dall'Afghanistan, gente che ha combattuto contro i sovietici prima e
gli americani dopo. A centinaia sono rientrati in Bosnia, hanno messo
su famiglia e preso la cittadinanza. Alcuni di loro sono stati
individuati e cacciati dalle forze dell'ordine su pressione della
comunita' internazionale. Ma sono la minoranza. La maggior parte, dopo
aver ottenuto il passaporto, hanno cambiato residenza e nessuno sa
piu' dove siano. Ufficialmente, perche' che siano rimasti in Bosnia
nessuno lo mette in dubbio. Per ora sembrano starsene buoni ma quello
che faranno domani e' una domanda senza risposta. La comunita'
internazionale, con la missione dell'Unione europea e la Nato,
addestra la polizia locale e ne monitora il comportamento, cerca di
dare una mano alla stabilizzazione e al rafforzamento delle
istituzioni locali, continua a sequestrare armi, munizioni ed
esplosivi. Ma non puo' fermare un processo che avanza lento e
inesorabile. Perche', ed e' questo il punto, i minareti sono solo la
faccia visibile di un radicamento che sta interessando sempre piu'
settori della societa'. L'islam si fa strada costruendo case, erogando
un sussidio alle donne che decidono di mettersi il velo, aprendo
scuole coraniche (anche in questo caso sono gli iraniani ad avere in
mano il bandolo della matassa) che oltre a indottrinare i giovani
offrono loro servizi e possibilita' di svago che altrimenti non
avrebbero. E per chi non si adegua c'e' poco spazio: la filarmonica,
fino a prima della guerra una delle orchestre sinfoniche piu'
conosciute e simbolo della multiculturalita', si e' persa per
strada.(ANSA). GUI
15/04/2006 18:46