(Sul legame storico tra diaspora nazifascista, segnatamente
balcanica, e dittatura in Argentina, si veda anche la documentazione
da noi raccolta alla pagina: https://www.cnj.it/documentazione/
ratlines2.htm )
http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/5782/1/51/
Ieri con Videla, oggi ambasciatore della Slovenia
06.06.2006 scrive Franco Juri
Era tra i professori filo-dittatura del Colegio Nacional de Buenos
Aires, un famoso liceo argentino messo a ferro e fuoco dai militari
negli anni di piombo della dittatura. Ora è ambasciatore della Slovenia
Una serie di rivelazioni su alcune recenti e discusse nomine
diplomatiche, pubblicate dalla stampa slovena indipendente, stanno
creando a Lubiana forti imbarazzi. Dopo lo scandalo, ancora avvolto
in un alone di mistero, delle recenti dimissioni lampo dell'ex
segretario si stato agli affari europei Marcel Koprol, sospettato di
molestie sessuali ai danni di alcune dipendenti - che sarebbero state
poi dissuase dal querelare il proprio capo - il governo aveva
dirottato le sorti dell'alto funzionario, membro del partito
governativo di Janez Janša, verso le acque più lontane della
diplomazia, proponedo la sua nomina ad ambasciatore all'ONU.
Ma le rivelazioni sempre più dettagliate e basate su varie
testimonianze delle presunte tentazioni libidinose del segretario di
stato Koprol, sono continuate impietose sulle pagine di Mladina e di
Dnevnik. E così solo pochi giorni fa il governo ha discretamente
ritirato la sua nomina a New York, destinandolo- per ora - ad
incarichi meno vistosi.
Ma nel mirino della stampa indipendente c'è soprattutto la
politicizzazione della diplomazia, dove gli ambasciatori vengono
ormai scelti sempre più di frequente in base alla tessera di partito.
E se l'episodio di Koprol sembra essere destinato a rimanere una
sorta di aneddoto mediaticamente succulento, ben più imbarazzante sta
diventando il caso del nuovo ambasciatore sloveno in Argentina,
Avguštin Vivod.
Vivod, sloveno di nascita, nel dopoguerra emigrò giovanissimo con i
suoi genitori in Argentina, dove divenne uno dei più influenti leader
della comunità slovena in quel paese latino-americano. Presidente
di „Slovenia unita“ (Zedinjena Slovenija), l'organizzazione che
unisce tutti i gruppi della diaspora anticomunista in Argentina,
legata in buona misura alla tradizione dei „Domobranci“ (i
collaborazionisti filo-fascisti), Vivod è pure vicepresidente di Nova
Slovenija, il partito conservatore di Andrej Bajuk (anche lui sloveno
d'Argentina), attuale ministro del Tesoro.
Era da tempo che la comunità degli emigrati del dopoguerra in
Argentina reclamava un „compenso“ politico per il sostegno offerto
all'indipendenza del paese, al primo governo di Lojze Peterle e
all'attuale compagine di Janša. Ed ecco che il governo, in sordina,
decide di restituire il favore e di nominare Avguštin Vivod
ambasciatore della Slovenia a Buenos Aires.
Una scelta poco fortunata, visto che il placet argentino, dopo più di
6 mesi di attesa, non arriva. Ma Lubiana insiste e - contro ogni
prassi di bonton diplomatico - un alto esponente del ministero degli
Esteri vola a Buenos Aires per chiedere spiegazioni. E il governo
Kirchner spiega: Vivod non può essere un diplomatico straniero in
quanto è in possesso della cittadinanza argentina. Nessun problema,
l'ambasciatore rinuncia in tronco al passapoprto argentino e, dopo 7
mesi di attesa dalla sua nomina in Slovenia, finalmente arriva anche
il „sì“ col naso turato di Buenos Aires.
Ma l' imbarazzo per i lunghi tempi del placet non si è ancora placato
che Vivod è già al centro di una nuova vicenda molto più
sconcertante. Il suo nome infatti appare nella cronistoria del
Colegio Nacional de Buenos Aires, un famoso liceo argentino messo a
ferro e fuoco dai militari e paramilitari negli anni di piombo della
dittatura e dal quale, tra il 1976 e il 1983, scomparirono
probabilmente uccisi e gettati nel Rio de la Plata, ben 105 tra
alunni ed ex alunni la cui età era compresa tra i 15 e i 22 anni.
Ebbene nel libro „La otra juvenilia“ di Werner Pertot e Santiago
Garano, anch'essi due ex alunni del Colegio Nacional, pubblicato nel
2002, vari testimoni descrivono le marce di tipo militare cui
dovevano partecipare gli alunni addestrati con marziale severità da
un professore di educazione fisica particolarmente solerte e incline
ai militari: tale Augusto Vivod. Il nome trapela anche in Slovenia e
Dnevnik, con la firma di Meta Roglič e del sottoscritto, pubblica una
serie di articoli che dopo qualche giorno di silenzio imbarazzato
fanno riconoscere all'ambasciatore di essere stato effettivamente
lui, per ben 10 anni, quel maestro di ginnastica.
„Noi eravamo solo pedagoghi, trattavamo gli alunni bene e non ci
occupavamo di politica. Dei desaparecidos non ho mai saputo nulla“
si difende su Pop TV e sulle pagine di Dnevnik l'ambasciatore Vivod.
Il suo passato di insegnante di educazione fisica sorprende tutti,
anche nel suo partito. Vivod infatti nei suoi curriculum ufficiali
non accenna alla sua vera professione negli anni di piombo, si
presenta come sociologo e filosofo con studi alla Sorbona e
all'Università di Buenos Aires.
Ma non è finita: i due autori de „La otra juvenilia“ incalzano.
Secondo varie testimonianze Vivod sarebbe appartenuto al gruppo di
professori più leali alla giunta militare di Videla e all'allora
rettore del Colegio Nacional Anibal Romulo Maniglia, complice diretto
della dittatura e dell' intelligence militare. Infatti molti
insegnanti vennero all'epoca licenziati, Vivod rimase invece
nell'istituto fino al 1983, cioè fino alla fine della dittatura. Ma
come se non bastasse ecco che da Buenos Aires giungono a Lubiana le
copie di documenti che confermano il coinvolgimento di Vivod nella
prassi pedagogica repressiva imposta dalla giunta militare. In calce
ad un regolamento scolastico dell'aprile 1976 che proibisce ogni
attività politica, il diritto di associazione, di manifestazione e di
diffusione di idee o letteratura considerate „sovversive“ nella
scuola o nelle sue vicinanze - pena l'espulsione immediata - oltre
alla firma del rettore ci sono anche quelle di alcuni professori
compresa quella di Augusto Vivod.
Il ministero degli Affari esteri sloveno non commenta e dietro ad un
eloquente silenzio si trincera anche il governo. Nè Delo, nè la TV
di stato, spendono una solo riga per la vicenda che rischia di
trasformarsi in uno scandalo senza uguali per la diplomazia slovena.
Vivod non si scompone forte della protezione di influenti circoli sia
in Slovenia che e in Argentina. C'è infatti chi allude ad una sua
affiliazione a Opus Dei che si starebbe consolidando e diffondendo in
Slovenia soprattutto con l'aiuto della diaspora argentina. Vivod
inoltre è presidente della Camera di commercio sloveno-argentina,
rappresentante della Luka Koper (Il porto di Capodistria) nei paesi
del Mercosur e delegato di varie imprese slovene in America Latina.
Lui sa bene cosa significhi poter fruire dell'immunità diplomatica e
del prestigio concesso ad un ambasciatore.
balcanica, e dittatura in Argentina, si veda anche la documentazione
da noi raccolta alla pagina: https://www.cnj.it/documentazione/
ratlines2.htm )
http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/5782/1/51/
Ieri con Videla, oggi ambasciatore della Slovenia
06.06.2006 scrive Franco Juri
Era tra i professori filo-dittatura del Colegio Nacional de Buenos
Aires, un famoso liceo argentino messo a ferro e fuoco dai militari
negli anni di piombo della dittatura. Ora è ambasciatore della Slovenia
Una serie di rivelazioni su alcune recenti e discusse nomine
diplomatiche, pubblicate dalla stampa slovena indipendente, stanno
creando a Lubiana forti imbarazzi. Dopo lo scandalo, ancora avvolto
in un alone di mistero, delle recenti dimissioni lampo dell'ex
segretario si stato agli affari europei Marcel Koprol, sospettato di
molestie sessuali ai danni di alcune dipendenti - che sarebbero state
poi dissuase dal querelare il proprio capo - il governo aveva
dirottato le sorti dell'alto funzionario, membro del partito
governativo di Janez Janša, verso le acque più lontane della
diplomazia, proponedo la sua nomina ad ambasciatore all'ONU.
Ma le rivelazioni sempre più dettagliate e basate su varie
testimonianze delle presunte tentazioni libidinose del segretario di
stato Koprol, sono continuate impietose sulle pagine di Mladina e di
Dnevnik. E così solo pochi giorni fa il governo ha discretamente
ritirato la sua nomina a New York, destinandolo- per ora - ad
incarichi meno vistosi.
Ma nel mirino della stampa indipendente c'è soprattutto la
politicizzazione della diplomazia, dove gli ambasciatori vengono
ormai scelti sempre più di frequente in base alla tessera di partito.
E se l'episodio di Koprol sembra essere destinato a rimanere una
sorta di aneddoto mediaticamente succulento, ben più imbarazzante sta
diventando il caso del nuovo ambasciatore sloveno in Argentina,
Avguštin Vivod.
Vivod, sloveno di nascita, nel dopoguerra emigrò giovanissimo con i
suoi genitori in Argentina, dove divenne uno dei più influenti leader
della comunità slovena in quel paese latino-americano. Presidente
di „Slovenia unita“ (Zedinjena Slovenija), l'organizzazione che
unisce tutti i gruppi della diaspora anticomunista in Argentina,
legata in buona misura alla tradizione dei „Domobranci“ (i
collaborazionisti filo-fascisti), Vivod è pure vicepresidente di Nova
Slovenija, il partito conservatore di Andrej Bajuk (anche lui sloveno
d'Argentina), attuale ministro del Tesoro.
Era da tempo che la comunità degli emigrati del dopoguerra in
Argentina reclamava un „compenso“ politico per il sostegno offerto
all'indipendenza del paese, al primo governo di Lojze Peterle e
all'attuale compagine di Janša. Ed ecco che il governo, in sordina,
decide di restituire il favore e di nominare Avguštin Vivod
ambasciatore della Slovenia a Buenos Aires.
Una scelta poco fortunata, visto che il placet argentino, dopo più di
6 mesi di attesa, non arriva. Ma Lubiana insiste e - contro ogni
prassi di bonton diplomatico - un alto esponente del ministero degli
Esteri vola a Buenos Aires per chiedere spiegazioni. E il governo
Kirchner spiega: Vivod non può essere un diplomatico straniero in
quanto è in possesso della cittadinanza argentina. Nessun problema,
l'ambasciatore rinuncia in tronco al passapoprto argentino e, dopo 7
mesi di attesa dalla sua nomina in Slovenia, finalmente arriva anche
il „sì“ col naso turato di Buenos Aires.
Ma l' imbarazzo per i lunghi tempi del placet non si è ancora placato
che Vivod è già al centro di una nuova vicenda molto più
sconcertante. Il suo nome infatti appare nella cronistoria del
Colegio Nacional de Buenos Aires, un famoso liceo argentino messo a
ferro e fuoco dai militari e paramilitari negli anni di piombo della
dittatura e dal quale, tra il 1976 e il 1983, scomparirono
probabilmente uccisi e gettati nel Rio de la Plata, ben 105 tra
alunni ed ex alunni la cui età era compresa tra i 15 e i 22 anni.
Ebbene nel libro „La otra juvenilia“ di Werner Pertot e Santiago
Garano, anch'essi due ex alunni del Colegio Nacional, pubblicato nel
2002, vari testimoni descrivono le marce di tipo militare cui
dovevano partecipare gli alunni addestrati con marziale severità da
un professore di educazione fisica particolarmente solerte e incline
ai militari: tale Augusto Vivod. Il nome trapela anche in Slovenia e
Dnevnik, con la firma di Meta Roglič e del sottoscritto, pubblica una
serie di articoli che dopo qualche giorno di silenzio imbarazzato
fanno riconoscere all'ambasciatore di essere stato effettivamente
lui, per ben 10 anni, quel maestro di ginnastica.
„Noi eravamo solo pedagoghi, trattavamo gli alunni bene e non ci
occupavamo di politica. Dei desaparecidos non ho mai saputo nulla“
si difende su Pop TV e sulle pagine di Dnevnik l'ambasciatore Vivod.
Il suo passato di insegnante di educazione fisica sorprende tutti,
anche nel suo partito. Vivod infatti nei suoi curriculum ufficiali
non accenna alla sua vera professione negli anni di piombo, si
presenta come sociologo e filosofo con studi alla Sorbona e
all'Università di Buenos Aires.
Ma non è finita: i due autori de „La otra juvenilia“ incalzano.
Secondo varie testimonianze Vivod sarebbe appartenuto al gruppo di
professori più leali alla giunta militare di Videla e all'allora
rettore del Colegio Nacional Anibal Romulo Maniglia, complice diretto
della dittatura e dell' intelligence militare. Infatti molti
insegnanti vennero all'epoca licenziati, Vivod rimase invece
nell'istituto fino al 1983, cioè fino alla fine della dittatura. Ma
come se non bastasse ecco che da Buenos Aires giungono a Lubiana le
copie di documenti che confermano il coinvolgimento di Vivod nella
prassi pedagogica repressiva imposta dalla giunta militare. In calce
ad un regolamento scolastico dell'aprile 1976 che proibisce ogni
attività politica, il diritto di associazione, di manifestazione e di
diffusione di idee o letteratura considerate „sovversive“ nella
scuola o nelle sue vicinanze - pena l'espulsione immediata - oltre
alla firma del rettore ci sono anche quelle di alcuni professori
compresa quella di Augusto Vivod.
Il ministero degli Affari esteri sloveno non commenta e dietro ad un
eloquente silenzio si trincera anche il governo. Nè Delo, nè la TV
di stato, spendono una solo riga per la vicenda che rischia di
trasformarsi in uno scandalo senza uguali per la diplomazia slovena.
Vivod non si scompone forte della protezione di influenti circoli sia
in Slovenia che e in Argentina. C'è infatti chi allude ad una sua
affiliazione a Opus Dei che si starebbe consolidando e diffondendo in
Slovenia soprattutto con l'aiuto della diaspora argentina. Vivod
inoltre è presidente della Camera di commercio sloveno-argentina,
rappresentante della Luka Koper (Il porto di Capodistria) nei paesi
del Mercosur e delegato di varie imprese slovene in America Latina.
Lui sa bene cosa significhi poter fruire dell'immunità diplomatica e
del prestigio concesso ad un ambasciatore.