Riceviamo e giriamo per conoscenza questa ricostruzione storica, di fonte italiana probabilmente monarchica
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GIULIO VIGNOLI
Il sovrano sconosciuto
Sono ignoti in Croazia, anche agli storici di professione, alcuni
documenti relativi ai rapporti italo - croati nella Seconda guerra
mondiale, e specificatamente alla vicenda di Aimone di Savoia - Aosta,
duca di Spoleto, Re nominale di Croazia fra il 1941 ed il 1943, con il
nome di Tomislavo II.
Questi documenti consistono in 23 relazioni che il re Tomislavo II,
alias Aimone d'Aosta, fece redigere dal suo "ufficio per gli affari
croati", ufficio appositamente da lui creato dopo la sua designazione al
trono di Croazia.
La parte descrittiva della situazione interna dello Stato Indipendente
di Croazia li rende particolarmente interessanti per la storia croata.
Ma chi era Aimone di Savoia?
Aimone nacque a Torino il 9 marzo del 1900. In quanto figlio di Emanuele
Filiberto, il Duca d'Aosta - il futuro famoso comandante della "invitta"
III Armata nella Grande Guerra - egli apparteneva alla famiglia reale
italiana, e precisamente era membro del ramo cadetto degli "Aosta" della
dinastia sabauda.
Il primo duca d'Aosta e nonno di Aimone, era stato Amedeo, fratello
minore del re Umberto I, e quindi secondogenito del Padre della Patria
Vittorio Emanuele II.
Amedeo, oltre ad essere stato protagonista delle vicende guerresche del
Risorgimento, aveva regnato sulla Spagna, per invito delle Cortes, fra
il 1870 e il 1873.
La madre di Aimone era Elena di Francia, figlia del pretendente
orleanista al trono di Francia. Viaggiatrice e scrittrice, visitò
lungamente l'Africa, l'India, il Siam, di cui lasciò libri di ricordi.
Spregiudicata ed anticonformista, venne a Fiume per incontrare
d'Annunzio che l'aveva cantata in una celebre "canzone".
Il crollo della Jugoslavia dei Karageorgevic', a seguito della invasione
italo - tedesca del 1941, aveva avuto come conseguenza la nascita dello
Stato indipendente di Croazia, guidato da Ante Pavelic', personaggio
inquietante che Mussolini aveva aiutato e ospitato fra le due guerre
mondiali.
Le motivazioni dell'offerta della Corona di Croazia ad un principe di
Casa Savoia non sono chiare. Forse il Pavelic' voleva mostrare
gratitudine al suo protettore Mussolini, o forse voleva, in tal modo,
prendere le distanze dalla Germania nazista che cercava di impadronirsi
materialmente del nuovo Stato.
Il Pavelic', stando a Ciano, ministro degli Esteri italiano, affermava
di richiamarsi al ricordo di Eugenio di Savoia, il vincitore dei Turchi.
Certo, il ricordo risaliva a secoli lontani, ed anche se la motivazione
era stata sincera, appariva ed appare anche oggi, assai curiosa.
La famiglia reale italiana fu presa alla sprovvista, in quanto l'offerta
della Corona di Croazia era generica e sarebbe spettato al Re Imperatore
- secondo il Pavelic' - individuare la persona.
Ciano riferisce che Vittorio Emanuele III pensò inizialmente ad Amedeo,
fratello maggiore di Aimone, ma Amedeo si trovava in quei frangenti in
Etiopia quale Vicerè dell'Impero, e in situazioni drammatiche essendo
prossimo il crollo italiano in Africa. Il Sovrano rimase quindi incerto
fra Aimone e Filiberto, Duca di Pistoia (quest'ultimo apparteneva
all'altro ramo cadetto dei Savoia, quello dei "Genova") e decise per
Aimone più per la prestanza fisica che per l'acume intellettuale: così
riferisce, letteralmente, sempre Ciano.
Per Aimone, la designazione, che Pavelic' (come risulta dai documenti di
cui si diceva) considerava una vera e propria intronizzazione, costituì
una tegola in testa.
Il Duca di Spoleto era un brillante ufficiale di Marina, ed in tale
veste aveva anche comandato la base navale di Pola, ed aveva risieduto
alle Brioni. Amante delle belle donne ed avventuroso, aveva partecipato,
nel 1929, alla spedizione al Caracorum, con Ardito Desio, il famoso
esploratore.
Infine aveva sposato, nel 1939, la principessa Irene di Grecia, figlia
di Re Costantino ed imparentata con tutte le famiglie regnanti della
Balcania. Non risulterebbe, tuttavia, che queste sue parentele
acquisite, o la frequentazione dell'Istria, abbiano in qualche modo
influito sulla scelta di Vittorio Emanuele III.
Aimone, pur vedendo con spavento e preoccupazione questa sua futura
funzione (in particolare affermava, fra il serio e il faceto, che i
Croati lo avrebbero ammazzato prima del suo arrivo a Zagabria) fece di
necessità virtù e cercò di organizzarsi dopo aver fermamente rifiutato
il nome di Zvonimiro II, che assolutamente non gli piaceva, e ripiegato
su quello di Tomislavo.
Congedatosi dalla Marina (la sua vera passione), in quanto tale servizio
era ritenuto non conciliabile con la sua nuova funzione regale, attrezzò
a Firenze un piccolo ufficio per conoscere meglio (o per conoscere tout
court ?) il Paese su cui avrebbe dovuto regnare.
E le notizie che pervennero da varie fonti (ambasciata italiana a
Zagabria, servizi segreti vari, rapporti confidenziali, informatori
fidati) fonti che costituiscono la base dei rapporti di cui si diceva
all'inizio, fecero drizzare i capelli in testa al malcapitato
Tomislavo II.
Lo Stato indipendente di Croazia risultava, da concordanti, attendibili
informazioni, quasi una specie di "regno del male". Le stragi, gli
eccidi, le persecuzioni contro i Serbi, gli Ebrei, i Musulmani, gli
Ortodossi, ad opera degli Ustascia (i seguaci di Pavelic') erano tanti e
così raccapriccianti che avrebbero dissuaso (e lo dissuasero) Aimone /
Tomislavo, anche se avesse accarezzato l'idea di un trono, e spensero in
lui ogni eventuale velleità.
Tutto questo è riferito a chiare lettere nelle relazioni: di qui il loro
rilievo.
Detto per inciso,le relazioni in questione costituiscono i soli
documenti concernenti il Regno di Croazia, in possesso della famiglia
Aosta. Infatti, l'archivio dei Savoia - Aosta venne trafugato dai
tedeschi e andò disperso quando la moglie di Aimone, Irene, col
figlioletto di pochi mesi, Amedeo, e la cognata Anna di Guisa (vedova
del Vicerè d'Etiopia) con le sue due bambine, vennero deportati dai
nazisti in Austria dopo l'8 settembre.
Circostanze poco note anche in Italia, in quanto l'attuale regime
italiano tende, per bassi motivi politici, a sottolineare la
compromissione dei Savoia col Fascismo ed a sottacere le persecuzioni da
essi subite ad opera di Hitler.
Con l'armistizio italiano dell'8 settembre, Pavelic', fortunatamente per
Aimone, ritirò ogni designazione e questi, da La Spezia dove si trovava,
raggiunse Vittorio Emanuele III nel Regno del Sud.
All'avvento della Repubblica si rifugiò in Argentina, dove morì nel
1948. La sua salma riposa ora accanto a quella della moglie, grazie alla
pietà del figlio Amedeo, attuale Duca d'Aosta, nella cripta della
Basilica di Superga, sulla collina di Torino.
Sarebbe interessante che anche in Croazia fossero pubblicate queste
importantissime relazioni che costituiscono un tassello indispensabile
alla ricostruzione di un difficilissimo e discusso periodo della storia
croata. Forse potrebbe farlo la Edit, in versione bilingue.
Tratto da "Fert": a. 5, n. 5, VIII - IX 2002.
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Storia, biografie e diari
IL SOVRANO SCONOSCIUTO
di Giulio Vignoli
«Non ne voglio sapere. Non ho ambizioni politiche. Non voglio lasciare l´Italia,
i miei interessi, le mie passioni.
Non so nulla dei croati e della Croazia.
Non desidero neppure conoscerli.»
Nel maggio del 1941 Ante Pavelic´, leader dei terribili ústascia e capo
dello Stato Indipendente Croato, chiese a Vittorio Emanuele III di
designare un principe di Casa Savoia quale re della nuova entità
politica. Il sovrano scelse Aimone che assunse il nome di Tomislavo II.
Sulla base di documenti croati inediti, rinvenuti nell´Archivio di Stato
di Zagabria, Giulio Vignoli ricostruisce l´assurda posizione in cui
venne a trovarsi Aimone/Tomislavo nell´ordinamento giuridico dello Stato
croato, dove il nuovo regnante non si recò mai per la spaventosa
situazione interna caratterizzata da persecuzioni ed eccidi contro gli
avversari politici e, in particolare, contro le minoranze nazionali e
religiose (serbi, ebrei e musulmani).
Tomislavo II, personaggio poliedrico, avventuroso e galante, esploratore
e tombeur de femmes, cercò in tutti i modi di tirarsi indietro e rimase
quindi un sovrano di nome e non di fatto, un uomo che, per parafrasare
Kipling, non volle assolutamente farsi re.
Pagine 192
Euro 18,30
Codice 13429V
ISBN 88-425-3583-4