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I Balcani priorità della politica estera italiana

Venerdì, 19 Gennaio 2007


Al convegno della Farnesina dedicato ai Balcani occidentali emergono
con forza gli interessi economici italiani e l'impegno governativo
all'integrazione europea. Necessario un salto di qualità. Nessun
riferimento al rinnovo della Legge 84. Il resoconto della giornata di
lavori



Scrive: Luka Zanoni, Osservatorio sui Balcani



'Il 2007 sarà un anno decisivo per la regione. Un'area che rimane al
centro della politica estera italiana. I Balcani non sono più quelli
di quindici anni fa, dobbiamo essere consapevoli che ci sono ancora
molte sfide ma non dobbiamo dimenticare che dobbiamo saper capire e
per capire dobbiamo ascoltare'. Così esordisce nel suo discorso
iniziale il sottosegretario agli Esteri Famiano Crucianelli,
presentando il Convegno 'La prospettiva europea per i Balcani
occidentali. Il ruolo dell'Italia' organizzato dal ministero degli
Affari Esteri e tenutosi il 16 gennaio alla Farnesina. Ricordando che
'L'Italia rappresenta un raccordo fisiologico tra i Balcani e
L'europa', il sottosegretario Crucianelli ha suggerito che 'il nostro
approccio alla regione balcanica deve fare un salto di qualità'



L'Italia e i Balcani



Dopo il discorso di apertura, la giornata di lavori alla Farnesina ha
preso il via con il panel 'L'Italia e i Balcani', moderato da Marta
Dassù, consigliere politico del ministro D'Alema. Il panel si è
concentrato sul fatto che la politica estera italiana è sempre più
orientata e le viene chiesto di esserlo a sostenere
l'internazionalizzazione delle proprie imprese.

Secondo l'onorevole Umberto Ranieri per il nostro paese 'aumenta la
responsabilità storica di far avvicinare questi paesi
nell'integrazione euroatlantica'. 'L'Italia è al primo o secondo
posto tra i partner commerciali dei Balcani e ' prosegue l'onorevole
Ranieri ' stiamo ottenendo ottimi risultati anche nel campo degli
investimenti diretti, con la presenza di imprenditori italiani'

A ribadire che i Balcani rappresentano un'area strategica per
l'imprenditoria italiana è intervenuto Aldo Fumagalli. Per il
Presidente e Amministratore Delegato della Sol (una delle aziende
leader in Italia per la produzione e commercializzazione di gas
industriali, puri e medicali, nonché nell'assistenza medicale a
domicilio) si tratta di 'un'area che si sta avviando a mercato unico
di 55 milioni di abitanti, con una crescita superiore al resto
d'Europa'. Per Fumagalli si tratta di 'un'area adatta ad investimenti
di piccole e medie imprese. C'è una cultura simile e una buona
formazione delle risorse umane locali. Inoltre c'è un sistema
bancario italiano molto presente che aiuta gli imprenditori'

Della forte presenza del sistema bancario italiano ha parlato
l'amministratore delegato di Banca Intesa, Corrado Passera,
affermando che spesso le banche hanno giocato un ruolo anticipatorio
rispetto alla politica. 'Noi siamo riusciti ad arrivare prima di
talune riforme istituzionali. Il mercato sta anticipando le
istituzioni'. Passera ha poi ricordato che il sistema bancario dei
Balcani è controllato da banche internazionali 'al 100% in Albania,
al 90% in Bosnia Erzegovina, all'80% in Serbia, montenegro e Kosovo'.
Si tratta di paesi ' prosegue l'amministratore delegato di Banca
Intesa ' 'con un potenziale di crescita molto significativo. È
importante che si crei un sistema tra imprenditori, sistema bancario
e diplomazia'

Antonio Gozzi presidente del gruppo industrial-commerciale Duferco ha
ricordato che 'l'economia tedesca non sarebbe in crescita senza
l'Est, e per noi il rilancio passa dai Balcani. Ma il sistema Italia
deve mitigare il rischio d'impresa, non possiamo essere soli in
questi paesi' - ovvero come ha sintetizzato la Dassù la politica
estera diventa uno degli strumenti di moderazione del rischio d'impresa.

Di certo gli imprenditori intervenuti, mostrando le potenzialità
economiche della regione, hanno messo in luce la necessità di una
presenza politica che consenta alla regione di uscire definitivamente
dall'impasse politica di questi 15 anni.



La prospettiva europea vista dai Balcani



I relatori provenienti dalla regione est europea al secondo panel
della giornata si sono concentrati sulle difficoltà locali e sulla
prospettiva europea. Così l'ex ambasciatore in Italia della
Federazione di Jugoslavia, il professor Miodrag Lekic, ha fatto
notare che 'oggi abbiamo due Balcani. Quelli integrati in Europa e
una sfera isolata, una sorta di enclave, circondata dai membri
dell'UE'. Tuttavia ' prosegue Lekic ' 'dietro la volontà condivisa da
tutti di entrare nell'UE abbiamo degli ostacoli: la lentezza del
processo di allargamento e la stanchezza dovuta all'allargamento'. E
per quanto possano essere incoraggianti i risultati dell'economia,
non 'bisogna dimenticare che si tratta di paesi poveri. Povertà
dovuta anche alla guerra nella ex Jugoslavia'. In questa situazione
'le mafie si comportano come fattore d'integrazione della regione'

Ivan Vejvoda, direttore esecutivo del Balkan Trust for Democracy,
rammenta che 'i Balcani sono uno dei cortili dell'Europa, sono un
unfinished business che deve finire. Nei prossimi 15 mesi ci
attendiamo di raggiungere il breaking point in cui la Serbia otterrà,
dopo gli obblighi col Tribunale dell'Aja e il Kosovo, lo status di
candidato'

Il direttore dell'Albanian Institute for International Studies,
Albert Rakipi, ha focalizzato l'attenzione sul suo paese dicendo che
'l'Albania dovrà impegnarsi di più che negli anni passati. Che la
firma del SAA [Accordo di associazione e stabilizzazione] ha un
effetto importante sull'economia albanese' ma ha precisato che
occorre guardare anche alla local ownership e che diventare membro
dell'UE è solo una parte del processo di riforma albanese'

'L'Ue è un obiettivo della Bosnia Erzegovina ' sottolinea Osman
Topcagic responsabile della Direzione per l'integrazione europea
della Bosnia Erzegovina - e c'è una buona percezione dell'UE ma per
quanto ne parliamo all'opinione pubblica, questa la traduce in
libertà dei visti'. La BiH ha migliorato la sua capacità di
negoziazione e ha raggiunto un buon livello di adeguamento
legislativo. Molto è stato fatto in questo periodo, ma senza una
prospettiva europea non sarebbe stato possibile'

A tracciare le tappe del processo di dissoluzione della ex Jugoslavia
e il ritorno al nodo del Kosovo ci ha pensato Furio Radin,
rappresentante della comunità italiana istriana presso il parlamento
croato. Radin ha menzionato pure il ruolo svolto dalla diplomazia
italiana a Zagabria che 'è stato fondamentale per la scelta
europeista del governo Sanader', ricordando che 'il processo di
integrazione dei Balcani occidentali è imprescindibile e per le
minoranze rappresenta una garanzia'



La cooperazione e gli enti locali



Elena Ragusin, giornalista del sole 24 ore coordinava questa sessione
ed ha ricordato come le Regioni ed i Comuni, le reti di università e
i centri di ricerca fanno a pieno titolo parte della cooperazione
decentrata, sono un valore aggiunto importante e non devono solo
essere gli attori a cui è delegata la cooperazione governativa per
mancanza di fondi.

'Per fare una cooperazione sempre più lucida ed efficace con i
Balcani dobbiamo superare la logica del singolo progetto'. Ha detto
la viceministro degli Esteri Patrizia Sentinelli. Facendo il punto
sulle modalità e sull'efficacia della cooperazione con i paesi
dall'altra parte dell'Adriatico, Sentinelli ha affermato che è
indispensabile 'discutere di quale cooperazione: quella governativa e
quella decentrata', più vicina, quest'ultima, alla società civile ed
è proprio alla società civile e alle organizzazioni non governative
che la viceministro con delega alla cooperazione guarda con
interesse. Per quanto riguarda le priorità, dopo la fase della
ricostruzione, sarà utile ridefinire le opere di valorizzazione
culturale della sanità, di tutto ciò che è vicino alla gente. Sulla
questione del reperimento dei fondi per la cooperazione Sentinelli ha
sottolineato che sono state importanti anche le risorse degli enti
locali. Ma ha tenuto a precisare che nell' ultima Finanziaria c'è
stato, rispetto agli anni precedenti, un notevole incremento dei
fondi destinati alla cooperazione.

Significative le parole di Josè Rhi-Sausi, direttore del Cespi. 'I
Balcani sono stati una grande scuola della cooperazione, si sono
attivati in modo massiccio nuovi attori - si tenga presente che 1/3
degli enti locali ha avuto esperienze nella regione, ha rafforzato il
concetto di cooperazione come reciprocità ed ha consentito di
conciliare obbiettivi che si presentano in modo separato come la pace
e la sicurezza, lo sviluppo e la democrazia'. Nonostante le note
positive delle dinamiche di cooperazione, se ne aggiungono secondo
Rhi-Sausi, altre di carattere negativo: 'Ogni ente ha agito in modo
proprio, sicché le controparti balcaniche non hanno visto una
strategia comune e quindi un vero sistema'

Mercedes Bresso, presidente della Regione Piemonte, è tornata
sull'importanza della Legge 84 per la cooperazione e la sua forza nel
cercare di coniugare internazionalizzazione e cooperazione, una
domanda che continua a venire dai nostri territori. Secondo il
presidente del Piemonte l'Ue introduce una nuova discontinuità tra le
regioni italiane nel rapporto con i Balcani perché alcune parti
importanti del nostro paese sono escluse dai fondi di pre-adesione e
dalla cooperazione territoriale. Al contrario progetti europei come i
twinings sono stati importanti per stimolare la cooperazione diffusa.

L'intervento di Sergio Marelli, presidente dell'Associazione ONG
italiane, in rappresentanza di un gruppo più ampio di soggetti della
società civile, ha insistito sulla necessità di una chiara
prospettiva europea per i Balcani Occidentali ed ha offerto alcune
valutazioni e proposte sul processo di rafforzamento della pace,
della stabilità e dell'integrazione regionale ed europea dell'area.

Inoltre, il documento congiunto presentato da ONG e Associazioni
italiane suggerisce la costituzione un tavolo di confronto, di
valutazione e di proposta con il Governo italiano, le Regioni, gli
Enti Locali e gli attori sociali, culturali ed economici interessati
all'area al fine di identificare strategie comuni, fare sistema,
coordinare e rendere più efficace, nelle proprie autonomie operative,
la presenza e l'azione italiana.



La Prospettiva europea vista da Bruxelles



L'ultimo panel è dedicato al punto di vista di Bruxelles. Secondo
Olli rehn il 'summit dell'UE di dicembre è stato male interpretato,
perché non è vero che i paesi europei hanno intenzione di chiudere le
porte al Sud Est Europa, e lo stesso vale per la Turchia'. Per il
commissario europeo il vertice di dicembre era orientato alla
possibilità 'di rinnovare la capacità europea di accogliere nuovi
membri'
Nel corso dell'anno la sfida maggiore è rappresentata dal Kosovo e la
situazione si sta muovendo verso i nodi critici. 'L'UE vuole la
stabilità' ha ribadito il commissario europeo e 'il ruolo dell'UE si
sta intensificando dal momento che il nodo dello status si sta
avvicinando'. Olli Rehn non ha mancato di sottolineare le
facilitazioni dei visti come primo passo per la libertà di movimento.
Sul filo di una metafora calcistica, il commissario europeo non ha
nascosto che dopo il fallimento dei referendum francese e olandese,
alcuni politici europei vorrebbero relegare l'allargamento ad
campionato di serie B.

Tuttavia 'non possiamo tradire i paesi del Sud Est europa, tradiremmo
le loro speranze di pace e stabilizzazione' ha precisato Carl Bildt,
rimarcando l'importanza della missione italiana nel momento
appropriato per rilanciare la sfida dell'allargamento. Il ministro
degli Esteri svedese ricorda che con la Commissione internazionale
sui Balcani, presieduta da Giuliano Amato, si era stati ottimisti
sulla data del 2014 per l'ingresso di tutti i Balcani, sì da
celebrare il centenario della Prima guerra mondiale con una compiuta
integrazione dell'area. Tuttavia, ribadisce Bildt, 'dobbiamo essere
realistici e sapere che ci sono molte sfide', ma anche che se 'l'Ue
diventerà più grande e ci saranno parecchie sfide dobbiamo capire che
diventerà più forte ed ogni allargamento contribuirà a questo'

Sulla data del 2014 è lo stesso ministro Amato ad avere dei dubbi.
'Per come stanno le cose oggi, non scommetterei su quella data' - ha
ribadito il ministro dell'Interno ' 'ciononostante abbiamo bisogno
che nel 2014 si sia vicini alla sua visione finale'. Amato ha
confidato alla sala che sono stati gli studenti di Belgrado ad
avergli fatto scoprire con piacere che 'l'Europa è una comunità di
valori e non solo economica'. 'Anche se forse ci dipingono più belli
di quanto siamo' - secondo Giuliano Amato - 'si tratta di uscire da
un passato disperato ed entrare in una comunità dove i diritti sono
garantiti. E di questo dovremmo esserne consapevoli. Guai se
lasciassimo cadere questa speranza'

Alessandro Minuto Rizzo, segretario generale delegato della NATO, ha
sottolineato l'importanza della NATO, sia nel percorso effettuato dal
resto dei paesi dell'Europa centrale post-comunista, che
oggi per il Sud Est Europa. Per Rizzo la NATO è importante per la
sicurezza ma anche come network di consultazione, che familiarizza
con il multilateralismo.



Le conclusioni del ministro degli Esteri



Dopo aver preso in esame i dossier dei paesi dei Balcani occidentali
il ministro degli Eteri Massimo D'Alema ha ribadito che 'la
prospettiva europea e l'impegno dell'Italia sono aspetti intrecciati.
I Balcani sono una delle priorità della politica estera italiana
insieme alla pace in Medio Oriente'

Secondo D'Alema bisognerebbe fare un conto dei costi della non Europa
nei Balcani e condivide con Rehn l'idea che nell'ultimo summit
dell'Ue è stato dato un messaggio positivo anche se è stato male
interpretato. 'L'europa non può permettersi un buco nero al suo
centro. I Balcani occidentali sono una grande sfida della ostpolitik
italiana. Bisogna mettere le istituzioni europee in condizione di
poter far progredire il negoziato con la Turchia e chiudere coi i
Balcani occidentali'

Secondo il ministro degli Esteri 'nei prossimi mesi saremo chiamati a
uno sforzo di coerenza e compattezza, senza partigianerie, senza
doppi standard che suscitino nostalgie per il passato di cui non c'è
bisogno'. 'Una regione balcanica pacificata corrisponde non solo ai
nostri interessi ma anche ai valori che ispirano la nostra politica
estera', ha concluso D'Alema.