www.resistenze.org - osservatorio - mondo multipolare - 27-01-07


da Monthly Review - http://www.monthlyreview.org/1206sussman.htm

I miti della ‘Assistenza alla Democrazia’:
L’intervento U.S. nell’Europa Orientale post-sovietica

di Gerald Sussman

Attualmente noi stiamo lavorando con discrezione ma con tutta la
nostra forza per estirpare questa misteriosa forza chiamata sovranità
dalle grinfie degli stati nazione locali del mondo.— Arnold Toynbee,
1931

Uno dei cambiamenti rilevanti nelle politiche nel mondo post-
sovietico, è il coinvolgimento quasi senza freno di agenti,
consulenti e istituzioni pubbliche e private occidentali nella
gestione dei processi elettorali nazionali nel mondo intero –
compresi gli stati un tempo nell’alleanza sovietica. Quando, dalla
fine degli anni ’80, cominciarono a crollare gli apparati del Partito
Comunista di quei paesi, dando luogo in modo quasi incruento a
emergenti forze politiche, l'Occidente (specialmente gli Stati Uniti)
fu rapido ad intromettersi nei loro affari politici ed economici.

I metodi per manipolare le elezioni straniere sono cambiati dai bei
tempi delle operazioni di cappa e spada della CIA ma gli obiettivi
generali del dominio imperiale sono immutati. Adesso il governo U.S.
in molti casi conta meno sulla CIA e più su iniziative relativamente
trasparenti, intraprese da organizzazioni sia pubbliche sia private,
come il National Endowement for Democracy (NED), l' U.S. Agency for
International Development (USAID), la Freedom House (Casa della
libertà), l'Open Society di George Soros ed una rete attorno al mondo
di altre organizzazioni politiche professionali ben finanziate,
pubbliche e private, primariamente americane, operanti al servizio di
obiettivi economici e politici neoliberali paralleli allo stato.

Allen Weinstein, cofondatore del NED, notò: “molto di quello che noi
[NED] facciamo oggi, 25 anni fa veniva fatto clandestinamente dalla
CIA.” Fra i principali obiettivi del NED vi sono i così detti ‘stati
in transizione’, già facenti parte del blocco sovietico. Sia i
repubblicani sia i democratici, hanno mantenuto verso l'Europa
centrale ed orientale una strategia di “contenimento”, ed anche il
democratico “liberal” John Kerry, durante la campagna politica
presidenziale del 2004, ammonì George Bush di non mettere abbastanza
soldi nel NED. Comportandosi come i programmi di “assistenza alla
democrazia” delle organizzazioni previdenziali degli Stati Uniti, il
NED incanala la maggior parte dei propri fondi, stanziati dal
Congresso, a due sottogruppi principali, l’International Republican
Institute (IRI) ed il National Democratic Institute (NDI)- in
rappresentanza dei due partiti- così come al Center for International
Private Enterprise (CIPE) della Camera di Commercio U.S. ed al Center
for International Labor Solidarity (Solidarity Center) dell'AFL-CIO
U.S., che sono finanziati per sostenere iniziative nella società
civile ed elettorali nei paesi obiettivo. Uno dei leader congressuali
dietro alla creazione del NED, Dante Fascell, già presidente della
Camera del Comitato Affari Esteri, disse che questo disegno
istituzionale era inteso per dare a ciascuno gruppo “un pezzo della
torta. Tutti sono stati ripagati. I democratici e i repubblicani, la
Camera di Commercio insieme a quella del Lavoro”.

Pezzo dopo pezzo, gli Stati Uniti si aspettano di collocare, nei
ventiquattro paesi dell’Europa, dei leader che vorranno aprire
ulteriormente le loro economie di stato all’investimento di società
transnazionali, aiutare ad isolare la Russia o riportarla all’ovile,
assecondare l’egemonia militare U.S. nella regione e proteggere gli
oleodotti euro-asiatici controllati dagli Stati Uniti.

Russia, Ucraina, Georgia, Serbia e Bielorussia sono fra i paesi della
regione nei quali consulenti americani, personale di servizio estero,
il NED e le sue consociate ed altre agenzie pubbliche e private sono
recentemente intervenuti nelle elezioni nazionali. E vengono ad
aggiungersi ad un lungo elenco di altri paesi dove il denaro degli
U.S. si è fatto strada tra i politici e i partiti promossi dalla Casa
Bianca, dal Dipartimento di Stato e dalla CIA.

Rispetto ai modi clandestini e scopertamente aggressivi con i quali
la CIA normalmente portò avanti le sue incursioni destabilizzanti
dalla fine dagli anni ‘40 alla metà dei ‘70, le attuali forme di
manipolazione elettorale sono generalmente condotte come spettacoli
di drammatizzazione morale. Promossi come “costruzione della
democrazia,” gli interventi elettorali sono crucialmente importanti
per gli obiettivi politici globali degli U.S., contribuendo alla
pianificazione a lungo termine dello stato e della società,
consolidando i vincoli americani con i governi stranieri ed aiutando
a stabilire alleanze economiche e militari.

Questo articolo discute il contesto di potere e il pretesto
ideologico che stanno dietro alla “assistenza alla democrazia”; e
come questa locuzione sia usata retoricamente per sopraffare la
resistenza nazionalista e socialista alla dominazione economica e
culturale straniera, con una particolare focalizzazione sulla Russia
e su diversi fra i suoi stati confinanti. Anche se un’interferenza
straniera è occorsa in quasi tutti i paesi dell’Europa, qui prendiamo
in considerazione cinque paesi che sono un obiettivo particolarmente
importante dell’interesse americano: Russia, Serbia, Georgia, Ucraina
e Bielorussia. Infine, l'articolo considera come i governi e i media
manipolino la comprensione pubblica della politica mondiale,
stravolgendo i significati della politica estera U.S., conferendo
legittimità alla nozione di “assistenza alla democrazia” e alle
complessive buone intenzioni dello stato.

‘Assistenza alla democrazia’ e NED

Il crollo dell'Unione Sovietica diede agli Stati Uniti un'opportunità
unica di espandere la sua sfera d'influenza nell'Europa centrale ed
orientale precedentemente socialista, nell’Asia centrale e nella
Russia. Negli anni novanta, consulenti politici privati e ‘libere’
Ong americane seguirono la febbre dell’oro dei fautori del libero
mercato in queste regioni per estendere la “costruzione della
democrazia” e per introdurre la propaganda elettorale nello stile
degli Stati Uniti. Favorendo questo flusso globale con un profilo
politico dichiarato “non di parte”, l’USAID nel 1991 adottò
l’“iniziativa democratica” come condizione per estendere concessioni
e prestiti ai vari paesi “in via di sviluppo”(un atto simile era
stato adottato dall'Unione Europea due anni prima).

Un'organizzazione coinvolta in questa iniziativa, l’International
Foundation for Electyon Systems (IFES), con sede a Washington D.C.,
nota che la “fine della Guerra Fredda nel 1989 creò opportunità...di
rispondere ad una travolgente richiesta di competenza tecnica non di
parte nella democrazia e nel governo.” L’IFES rivendica di avere
uffici sul campo in trentacinque paesi, con un quadro di 1.500
consulenti, inclusi consulenti di grande nome, come Stanley Greenberg
(che aiutò a dirigere la campagna presidenziale del 1992 di Bill
Clinton). Alcuni consulenti IFES sono capaci di trasformare il lavoro
di ‘assistenza alla democrazia’ in contratti con candidati politici
stranieri. Joseph Napolitan, fondatore dell'International Association
of Political Consultant è nel consiglio dell’IFES, insieme ad altri
famosi specialisti americani di campagne.

Il NED, che sostiene programmi in più di ottanta paesi, è uno
strumento semi-privato, ma finanziato dal Congresso, creato nel 1983
dall'amministrazione Reagan per distribuire soldi, attrezzature,
consulenti politici ed altre competenze in determinati paesi, al fine
di “rafforzare processi elettorali democratici... attraverso misure
opportune di cooperazione con le forze democratiche indigene.”
Ovvero, la raison d'etre putativa del NED è di incoraggiare
l'attività elettorale nei paesi che sono sottoposti alla transizione
alla democrazia popolare ed appoggiarne altri dove le elezioni già
sono state istituite. Il NED è stato definito come “una camera di
compensazione a pieno servizio per costruire infrastrutture, che
offre danaro, assistenza tecnica, strutture, programmi di formazione,
know-haw dei media, assistenza alle pubbliche relazioni e
attrezzatura d'avanguardia per selezionare gruppi politici,
sindacati, organizzazioni civiche, movimenti dissidenti, gruppi
studenteschi, editori di libri, giornali e altri media.” Lo scopo
prioritario del NED (che si auto-definisce ironicamente una
“organizzazione non-governativa”) è stato “destabilizzare i movimenti
progressisti, in particolare quelli con una tendenza socialista o
socialdemocratica.”

Diversi critici fuori e dentro il governo, sia della sinistra sia
della destra, considerano il NED come un relitto anticomunista della
Guerra Fredda, che si presenta surrettiziamente come non di parte. Il
presidente del consiglio di amministrazione del NED, Vin Weber è
socio senior in una ditta di consulenze che, proprio secondo il suo
NED, “offre consigli strategici alle istituzioni interessate di
fronte ai problemi e ai processi governativi, legislativi e dei rami
dell’esecutivo del governo federale.” E’ anche socio di affari con ex
statisti repubblicani e funzionari del governo come Jack Kemp, Jeane
Kirkpatrick, William Bennett ed è conosciuto nell’ambiente
governativo come un “superlobbysta.” Il presidente de NED è Carl
Gershman, un tempo socialdemocratico, che divenne consigliere senior
dell'arci-conservatrice Jeane Kirkpatrick (attualmente nel consiglio
dell’IRI), quando lei era l’ambasciatrice U.S. alle Nazioni Unite,
sotto Reagan. Nel corso degli anni, nel Congresso ci sono stati molti
tentativi di sciogliere l'organizzazione, incluso quello recente di
un rappresentante del Texas, Ron Paul, che ha definito il NED “nulla
più di un programma costoso che prende i soldi dei contribuenti degli
Stati Uniti per promuovere all'estero statisti e partiti politici
favoriti.” Attualmente il NED gode l’approvazione della maggioranza
dei legislatori, democratici e repubblicani.

Il NED fu pensato per offrire un'alternativa alla CIA, attraverso
l’incoraggiamento delle istituzioni democratiche negli stati
precedentemente repressivi. Diversamente dalla CIA, le estese
operazioni del NED creano all'estero le condizioni per operazioni
politiche che non hanno bisogno di tenere nascoste vite e identità.
Comunque, anche senza prendere parte allo sporco lavoro della CIA,
“il NED si immischia in una quantità di modi negli affari interni di
paesi stranieri, fornendo fondi, know-how tecnico, formazione,
materiali educativi, computer, fax, fotocopiatrici, automobili e così
via a gruppi politici selezionati, organizzazioni civiche, sindacati,
movimenti di dissidenti, gruppi studenteschi, editori di libri,
giornali, altri media ecc.” Da una stima, il mascheramento dei suoi
scopi imperialistici mantenendo un'immagine benevola, fa del NED lo
strumento di un imperialismo attenuato (pur essendo molto più
efficace per la politica di stato di quanto lo sia mai stata la CIA).

Mentre indubbiamente la maggior parte della popolazione negli stati
un tempo autoritari e monopartitici da il benvenuto alle possibilità
di politiche aperte e multipartitiche, restano ben percepibili il
sospetto e la percezione della sponsorizzazione straniera sulle
istituzioni politiche nazionali. Anche quando il NED finanziò le
elezioni in Cile del 1988, aiutando ad abbattere il regime di
Pinochet, i partiti di opposizione che ne hanno tratto profitto,
hanno nondimeno espresso risentimento contro l’interferenza U.S.

E tale sospetto non è infondato. Le politiche del CIPE e del
Solidarity Center dell'AFL-CIO sono chiaramente di centro-destra. Se
si guarda all’ambiente ed ai collegamenti dei membri del National
Institute Democratic e specialmente dell’International Republican
Institut- che elenca sessantaquattro società e fondazioni
“benefiche”- si trova un formidabile intreccio di buro-capitalisti,
con 500 rappresentanti dell’American Enterprise Institut e Fortune
nei settori di energia, automobili, media e difesa. Anche società
come Chevron-Texaco, Exxon Mobil ed Enron aiutano a finanziare sia il
NDI sia l’IRI, e la loro influenza, particolarmente nel NED, è
importante nel designare come bersaglio paesi come il Venezuela,
l’Iraq ed il resto del Medio Oriente ed è molto più estesa di quanto
facciano pensare i loro contributi diretti, relativamente piccoli.
Ciò che fa del NED uno strumento particolarmente utile è che le
attività dei suoi istituti, anche se finanziate dallo stato federale,
non sono riportate al Congresso.

Nella sua dichiarazione di intenti, l’IRI proclama che i suoi
programmi “non sono di parte e sono chiaramente aderenti ai principi
fondamentali americani, come la libertà individuale, le pari
opportunità e lo spirito imprenditoriale che favorisce lo sviluppo
economico.” Tuttavia, seguendo i suoi “principi americani”,
l'organizzazione dell’IRI, presieduta dal leader conservatore John
McCain, non può soffrire una versione “non di parte” che tolleri le
organizzazioni di sinistra. Nel suo ‘non essere di parte’ l’IRI è
spesso associata contro la sinistra con un'altra organizzazione
finanziata dal NED, la Free Trade Union Institute dell’AFL-CIO
(FTUI). Negli anni ottanta, uno dei progetti di “assistenza alla
democrazia” del FTUI fu una concessione del $1,5 milioni in sostegno
ad un gruppo estremistico di destra, la National Inter-University
Union, allo scopo di bloccare quelle che il gruppo laburista vedeva
come pericolose influenze comuniste nel governo socialista di
François Mitterand.

Nella visione del mondo dell’IRI, libertà equivale a “libertà di
impresa”; quelli che resistono alle politiche economiche liberiste
sono ipso facto antidemocratici. Per i suoi programmi di
finanziamento, l’IRI usa una valutazione ideologica in modo ancor più
evidente dello NDI. Entrambe le organizzazioni contano primariamente
su gente con esperienza non nello sviluppo del lavoro ma piuttosto
esperta “nelle battagliate stanze delle campagne presidenziali, nel
lavoro congressuale e di lobby e nello scavalcare i funzionari di
partito attraverso relazioni famigliari.”

‘In soccorso degli americani’ - Un compito dei russi

Con il crollo dell'Unione sovietica negli anni novanta, l'industria
della propaganda elettorale U.S. cominciò ad operare in un ambito più
globalizzato, sostenuta ed incoraggiata da finanziamenti di stato per
installare, in nome di “la libertà”, nuovi avamposti per le conquiste
economiche neoliberali. In qualità di ex bête noire, la Russia era la
miglior campagna elettorale per i pianificatori di politica estera
U.S.. Inizialmente, per la produzione di spot televisivi politici nel
1993 e poi nell’elezione presidenziale russa del 1996, furono
invitati a Mosca i primi consulenti americani per tessere le fortune
del capitalismo e di Boris Yeltsin sul comunismo e lo sfidante
Gannady Zyuganov, del Partito Comunista (KPRF). Appena prima della
campagna elettorale, gli Stati Uniti avevano sostenuto
finanziariamente Yeltsin con prestiti per $14 miliardi. Il
cancelliere tedesco Helmut Kohl aveva impegnato altri $2.7 miliardi,
la maggior parte dei quali del tutto senza condizioni (permettendo
con ciò il loro uso per un massiccio acquisto di voti) e il Primo
Ministro francese Alain Juppé aggiunse al piatto $392 milioni
“interamente versati nelle casse dello stato russo.” Il direttore
generale del Fondo Monetario Internazionale Michel Camdessus impegnò
la sua organizzazione a sostenere i piani di privatizzazione di
Yeltsin, come un “obbligo morale”. La maggior parte dei fondi
dell’Fmi andarono alla tesoreria di stato per essere spesi
discrezionalmente, con l’ammonimento che l’assistenza finanziaria
sarebbe stata sospesa nell'evento di una vittoria elettorale del
Partito Comunista. “Alla fine, la campagna porta-a-porta del KPRF fu
vanificata dalla campagna intrapresa dalla squadra di Yeltsin, con
pesanti indagini, ben finanziata, saturata dai media e moderna.”

Ad operare dietro le quinte nella campagna di Yeltsin furono i
consulenti americani George Gorton, Joe Shumate e Richard Dresner che
precedentemente avevano lavorato insieme per la campagna
governatoriale di Pete Wilson in California. Ad un certo punto,
quando Yeltsin andava male nei sondaggi, ai tre fu chiesto di mettere
in atto il loro intrigo americano per aiutare il ‘salvataggio’ di
Boris. A questo scopo si unirono ad essi Steven Moore, uno
specialista di pubbliche relazioni americano, ed una società di
produzione pubblicitaria televisiva russa, la Video International.
Dresner era un ex socio d’affari di Dick Morris ed ex consulente
della campagna governatoriale di Bill Clinton. Morris, a sua volta ,
era il principale consulente politico di Clinton (avendo prima
lavorato per i senatori conservatori del sud, Trent Lott e Jesse
Helms) e si comportò come tramite tra il presidente U.S. e gli amici
di Morris nella squadra di Yeltsin. Nonostante queste strette
connessioni, i consulenti hanno negato ogni collegamento tra la
campagna russa e la Casa Bianca.

Il personale di Video International (VI) fu addestrato per le
elezioni dalla società pubblicitaria americana Ogilvy e Mather (parte
del gruppo pubblicitario mondiale WPP). La strategia della campagna,
incluso l’uso di metri di spezzoni d’archivio sulla brutalità di
Stalin, era di attaccare il KPRF e Zyuganov con una varietà di
tattiche anti-comuniste. Solo pochi anni dopo la caduta dell'Unione
sovietica, ci fu uno straordinario voltafaccia nella politica,
precedentemente sovietica, russa. Come una studiosa ha riscontrato
nelle sue interviste con VI, i produttori della società si facevano
beffe di Zyuganov, che non riusciva ad afferrare l'importanza del
marketing politico, facendo pensare ad un altro straordinario
‘adattamento’ nel modo di pensare politico russo.

VI fu diretto da un ex membro di KGB, Mikhail Margolev, che
precedentemente aveva passato cinque anni con le agenzie
pubblicitarie americane. Margolev si sarebbe poi unito al gruppo di
pubbliche relazioni per la campagna dell’elezione, nel 2000, di
Putin. Dopo di allora, divenne poi un ‘senatore’ nel Consiglio della
Federazione, la camera legislativa superiore della Russia. Lui e gli
altri consulenti vicini a Putin hanno ricevuto “informazioni di prima
mano nell’uso delle strategie e delle tecniche della campagna
elettorale americana,” una tutela che loro pensano che
presumibilmente aiuterà le grandi ambizioni politiche del loro
leader. Un altro dirigente di VI, Mikhail Lesin è diventato Ministro
delle Comunicazioni di Putin. In Russia Lesin è noto per contrastare
la diffusione dei media che sono critici del governo Putin, marcando
il crescente stile autoritario di quella leadership.

I consulenti elettorali americani lavorarono strettamente con la
figlia di Yeltsin e la direttrice delle operazioni della campagna,
Tatyana Dyachenko, passando ai loro corrispondenti russi le tecniche
americane di costruzione di falsificazioni. Secondo una relazione
stampa pubblicata, “essi informarono la campagna su organizzazione,
uso strategico e tattico dei sondaggi e gruppi convergenti, con un
messaggio elettorale centrale di anticomunismo”; un ruolo che hanno
condiviso con la Burson-Marsteller ed altre società di pubbliche
relazioni americane. Esortarono anche Yeltsin a far valere un
controllo autoritario e a “piegare alla sua volontà” le stazioni
della televisione di stato. Vantandosi di aver salvato Yeltsin da una
sconfitta certa e la Russia da un ritorno alla Guerra Fredda, i
consulenti ammisero di aver usato nella loro strategia di propaganda
una quantità di tattiche di manipolazione per seminare la paura fra
russi, uno stile che era già stato ben collaudato da diversi
strateghi politici repubblicani. Un reportage del periodico Time su
questi eventi uscì con un’arrogante copertina intitolata “ Il
soccorso degli Yankee ”, che poi ispirò uno spettacolo tivù e
un’iniziativa cinematografica, su come gli eroici consulenti politici
americani “salvarono la Russia dal Comunismo.”

I lanci politici dei consulenti, trasmessi soprattutto dalla
televisione e dalle stazioni radio di stato che Yeltsin controllava
completamente, intonavano ripetutamente il tema che una vittoria di
Zyuganov avrebbe riportato ad un'economia controllata ed un clima di
terrore. Per ridisegnarne “la personalità”, al fine di catturare il
voto dei giovani, gli americani chiesero a Yeltsin di apparire ai
concerti rock, mandandolo una volta sul palco a dimenarsi. Alcuni dei
consulenti russi di Yeltsin non approvarono la bravata, anche perché
provocò un attacco cardiaco del candidato nel mezzo della campagna.

Negli slogan pubblicitari della campagna- come del resto
dall'amministrazione Clinton- venivano invece ignorati l'economia
fuori controllo, la cattiva salute di Yeltsin, la sua dipendenza
dall’alcol ed il suo ampio ricorso a politiche repressive. Nonostante
le sue tendenze autocratiche, la noncuranza per le libertà
costituzionalmente garantite, i frequenti scandali per riciclaggio di
denaro e la brutale guerra in Cecenia, Yeltsin ricevette la visita
non riservata dei leader delle principali economie di mercato, come
se la vera misura di una democrazia fosse l’apertura dei mercati. Un
corrispondente del Time razionalizzò l'intervento americano in pura
logica machiavellica: “La democrazia ha trionfato, e insieme ad essa
sono arrivati gli strumenti delle moderne campagne, incluse la frode
e le furbate che gli americani conoscono così bene. Se questi
strumenti non sono sempre ammirevoli, lo è sicuramente il risultato
che hanno aiutato a conseguire in Russia.”

Anche i Russi hanno imparato le arti oscure della cavillosità
machiavellica in politica. Mosca ospita un Centro di Consulenza
Politica, più generalmente noto come “Niccolo M.”, in riferimento al
famoso teorico delle trame e della manipolazione politica. Dal 2002
in Russia, per le nuove attività elettorali, al Niccolo M. (i cui
organizzatori erano formati in seminari finanziati dal NED, dallo NDI
ed all’IRI) si aggiunsero molti altri nuovi gruppi di consulenze
politiche, come il Centro di Tecnologie Politiche, che aiutò a
disegnare le strategie della campagna elettorale e a combinare i
contatti tra affaristi e funzionari del Cremlino. Il personale del
Niccolo M. usò tutti i metodi imparati dai suoi mentori, inclusa la
compravendita del candidato, sondaggi, gruppi mirati, posta diretta,
schedature telefoniche, uso pesante dei mass media, annunci di
offensiva e trame di falsificazioni. Dopo la sua sconfitta alle
elezioni del 1996, il KPRF cominciò a studiare i manuali delle
campagne elettorali occidentali e ad adottare le stesse tattiche. Per
un controllo più stretto sui politici, i gruppi di affari russi hanno
imparato a dare i loro soldi direttamente ai consulenti piuttosto che
ai candidati; una pratica che corrisponde agli ‘ammorbidimenti’ in
danaro dei finanziamenti elettorali negli Stati Uniti.

Facendo una stima, lo NDI si congratulò con se stesso per il ruolo
avuto nel trasformare la società russa attraverso l'introduzione
delle tecniche della propaganda elettorale americana. Lo studio ha
proclamato fiducioso che, sotto l'influenza degli U.S., ora i partiti
politici russi erano in grado di:

“designare la loro comunicazione agli elettori sulla base di
informazioni demografiche e geografiche... condurre ricerche sulle
attitudini degli elettori attraverso gruppi mirati e sondaggi...
piccole riunioni, coalizioni di gruppi civici, porta a porta,
schedature telefoniche, volantinaggi; organizzare più sofisticate
operazioni stampa tese a creare notizie e rispondere ad
eventi....Gran parte di questo cambiamento può essere attribuito
all'addestramento dello NDI.

Se gli Stati Uniti avessero influenzato le politiche russe tanto
quanto dice lo NDI, allora l'avvento di Vladimir Putin vorrebbe dire
che le pratiche della campagna americana hanno poco a che fare con
l'istituzione della democrazia.

Di fatto, “l’assistenza alla democrazia” americana alla Russia è
stata parte di un più ampio progetto per trasformare quel paese in
un’economia di mercato aperto, e di porlo in modo stabile e
affidabile sotto il controllo di funzionari eletti filo-americani e
favorevoli al capitalismo, senza badare alla loro storia o alle loro
inclinazioni antidemocratiche. Nei primi anni ‘90, l'Harvard
University Institut per l’International Development (HIID), che
“serviva a distribuire centinaia di milioni di dollari USAID e G-7,
in aiuti al contribuente, in prestiti sovvenzionati e altri fondi
occidentali ”, spedì in Russia una squadra da “terapia d’urto” di
economisti, guidata da Jeffrey Sachs. L'influenza dell’HIID si estese
al coordinamento di $300 milioni di concessioni USAID che sono andati
alla società di pubbliche relazioni globali Burson-Marsteller e alle
“sei grandi” società internazionali di contabilità operanti in Russia
per sostenere le vendite del programma di privatizzazione.

Lavorando a stretto contatto con Anotoly Chubais, Primo Ministro
nominato da Yeltsin, Ministro delle Finanze e Capo del Personale,
l'HIID favorì la conversione delle più importanti imprese di stato in
proprietà privata. Il gruppo di Harvard di fatto “abbozzò molti dei
decreti del Cremlino” a questo scopo. I susseguenti indicatori della
qualità della vita in Russia hanno dato la misura di quanto le
politiche patrocinate dal gruppo Sachs siano state disastrose e
ampiamente screditate.

Salvare le altre ‘democrazie in transizione '

Oltre che in Russia, il NED e specialmente l'IRI, hanno concentrato
pesantemente i loro sforzi finanziari negli stati dell’ex blocco
sovietico. Fin dal 1990 i consulenti politici americani hanno
cominciato ad istruire collaboratori per future campagne in diversi
stati precedentemente guidati dal Partito Comunista, ora considerati
“democrazie in transizione.”

Se la natura tra il pubblico e il privato del NED contribuì a
cancellare una netta distinzione tra la condotta ufficiale e non
ufficiale in politica estera, l'intervento politico di singoli
cittadini americani lo fece ancora di più. Quando, alla fine del
2003, dopo il susseguirsi di un'elezione truccata e una sollevazione
nazionale, il Presidente della Georgia Eduard Shevardnadze
(precedentemente Ministro degli Esteri dell'Unione Sovietica sotto
Gorbachov) fu costretto a dimettersi da Capo di Stato della Georgia,
il finanziere miliardario ed attivista politico internazionale George
Soros fu visto come colui che aveva giocato un ruolo sostanziale
nell'orchestrare il cambio di potere. Soros, le cui organizzazioni
sono coinvolte nella destabilizzazione di regimi nazionali, aveva
finanziato la stazione televisiva di opposizione Rustavi 2, il
giornale 24 ore ed il movimento georgiano della gioventù Kmara!,
proprio come tre anni prima aveva sostenuto in Serbia un altro
movimento studentesco, Otpor. L’attività di Otpor fu centrale
nell'organizzare il rovesciamento di Slobodan Miloševic.

I leader studenteschi georgiani hanno riconosciuto di aver imitato
passo per passo la rivolta serba. “Gli attivisti di Otpor, finanziati
dall’Open Society Institute di Soros, tennero tre giorni di
indottrinamento a classi di più di 1.000 studenti georgiani su come
mettere in atto una rivoluzione incruenta”. Nella sconfitta di
Shevardnadze, l’intervento estero di Soros può essere il più
evidente, ma anche USAID, NDI, IRI, Casa della Libertà, e
Dipartimento di Stato U.S. furono coinvolti in vari modi nel pilotare
il risultato elettorale del paese. Richard Miles, ambasciatore U.S. a
Belgrado che svolse un ruolo chiave nel rovesciamento di Miloševic´,
fu trasferito a Tbilisi, dove mise nuovamente in atto la strategia
istruendo Mikheil Saakashvili sui metodi per rovesciare Shevardnadze.
L’allora Presidente dell’Ucraina, Leonid Kuchma, confermò che la
sconfitta di Shevardnadze fu un “colpo di stato pianificato
dall’Occidente.” Nel gennaio 2003, il margine di vittoria del 96.24%
di Saakashvili, fu quotato dagli U.S. come una legittima espressione
di democrazia elettorale.

Poiché gli Stati Uniti avevano interessi centrali nell’oleodotto
georgiano Baku- Ceyhan e l'amministrazione Bush era preoccupata delle
trattative petrolifere in corso tra Shevardnadze e i russi, la CIA
probabilmente diede segretamente una mano all'opposizione del paese.
Ovviamente, la prima scelta della Casa Bianca per rimpiazzare
Shevardnadze fu Saakashvili, un laureato del corso di legge della
George Washington e Columbia University, per la campagna del quale
gli Stati Uniti fornirono sondaggi, strategie e consulenti. Dopo il
forzato abbandono di Shevardnadze, gli Stati Uniti diedero $14
milioni di aiuti, pagando i salari al governo georgiano, e
Saakashvili entrò in carica nel gennaio 2004. Per aiutare a garantire
la sua vittoria, i sostenitori di Saakashvili furono rapidi ad
imporre in parlamento un nuovo tipo di registrazione al voto, che
riduceva di 1/3 gli elenchi di quella precedente, assicurando con ciò
una partecipazione ufficiale del 50% (dei registrati), il minimo
richiesto per rendere valida l'elezione.

Nel novembre 2004 le elezioni presidenziali in Ucraina offrirono
un'altra opportunità agli Stati Uniti e ai governi dell’Europa
occidentale per cercare di influenzare un riorientamento politico
dell'Europa dell’Est, allontanandola dalla sua eredità sovietica. Il
favorito degli U.S. e dell’U.E, Viktor Yushchenko, era visto come
colui che avrebbe portato l’Ucraina nella Nato e adottato il
programma generale del WTO. Come capo della banca centrale ucraina
nei primi anni ‘90, Yushchenko, la cui moglie americana aveva
lavorato nell'amministrazione Reagan, seguì entusiasticamente il
programma di riforme strutturali dell’Fmi. La ristrutturazione
economica condusse a inflazionare molto i prezzi della merce e dei
servizi locali, a ridurre severamente il salario reale e ad un svolta
al ribasso dello stato complessivo dell'economia, che ha messo
seriamente a rischio il popolo ucraino.

Il concorrente di Yushchenko alla presidenza era il Primo Ministro
Viktor Yanukovich, candidato sostenuto dal Presidente uscente Kuchma
e dal Presidente russo Vladimir Putin. Ma il Dipartimento di Stato
U.S. lo considerava corrotto ed inaccettabile e minacciò sanzioni se
se fosse riuscito a spuntarla alle elezioni. Molte agenzie
governative U.S., insieme ad organizzazioni private, inclusi il NDI,
l’IRI e l’International Renaissance Faundation di Soros versarono
milioni alla campagna di Yushchenko, mentre un dirigente dell'azienda
statunitense di PR, Rock Creeck Creative, si vantò di avere creato
per il candidato dell’Occidente un sito Web che serviva come una
“piazza virtuale della libertà per il movimento della democrazia” in
Ucraina.

A questi si unirono in appoggio di Yushchenko, le fondazioni tedesche
Konrad Adenauer e Friedrich Ebert e il Partito Popolare Europeo
(Democristiano). Con considerevole ironia, l'amministrazione Bush
spedì a Kiev come emissario per elezioni eque l’ex presidente della
CIA ed ex Segretario di Stato (per George Bush senior) Henry
Kissinger, ben noto per le sue iniziative di destabilizzazione nel
sud-est asiatico e in America Latina. Appare come un ulteriore caso
di “etica discrezionale” il fatto che, sulla base dei sondaggi da lui
finanziati, l'IRI abbia contestato l’iniziale dichiarazione di
vittoria elettorale per Yanukovich, mentre lo stesso metodo di
determinare i risultati elettorali fu trattato come irrilevante in
luoghi come la Florida (2000) e l’Ohio (2004).

Sia gli Stati Uniti sia l'Unione Europea finanziarono la campagna per
Yushchenko e i sondaggi pre-elettorali, precisando in anticipo che
una vittoria di Yanukovich non sarebbe stata considerata un'elezione
valida. Oltre che con una partigianeria così palese, l’American Bar
Association aiutò la causa addestrando giudici ucraini, inclusi
cinque giudici della Corte Suprema, che rovesciarono i risultati
degli scrutini di novembre e richiesero nuove elezioni. E come in
Jugoslavia e in Georgia, la forza alle spalle del candidato di
opposizione appoggiato dall’Occidente, Yushchenko, era un movimento
studentesco finanziato dall’estero, Pora. Infatti non è certo un
segreto che i leader sia dell'Otpor in Serbia sia il Kmara! della
Georgia furono indotti a offrire addestramento tattico agli attivisti
di Pora.

In Ucraina le tre principali Ong politicizzate, il Centro
Internazionale di Studi Politici, il Centro Regionale di Formazione
dell'Ucraina Occidentale, ed il Centro per le Riforme Politiche
Legali, hanno evidenti collegamenti con Yushchenko. Secondo Ron Paul,
un rappresentante Repubblicano del Texas (stato d’origine di Bush),
la prima fu finanziata da George Soros e le altre due dal governo
U.S.. Per l'elezione ucraina furono anche versati milioni di dollari
dall’USAID attraverso la “Iniziativa di Cooperazione Polonia-America-
Ucraina” , che è amministrata dall’organizzazione privata di
“assistenza alla democrazia” Casa della Libertà. I diretti legami di
questi e di diversi altri gruppi nominalmente ‘riformisti’ con
Yushchenko sono del tutto evidenti. Anche se il governo U.S. e le Ong
fecero molto rumore per presunte frodi elettorali a favore di
Yanukovich, non fu meno cospicua la falsificazione di voti in
appoggio a Yushchenko nell’Ucraina occidentale.

Inoltre, come altri hanno notato, il governo U.S. non mostrò alcun
simile risentimento per le ingenti manipolazioni che ebbero luogo per
l'elezione di Yeltsin nel 1996, per il voto presidenziale
dell'Azerbaijan nel 2003, l'espulsione incostituzionale di
Shevardnadze in Georgia, il tentato colpo di stato militare in
Venezuela del 2002 contro il Presidente popolare Hugo Chávez o
l’elezione presidenziale messicana del 2006. Si è anche scoperto che,
prima delle recenti elezioni a Belgrado, Tbilisi e Kiev, l'IRI aiutò
ad istigare e inscenare grandi dimostrazioni di piazza, così come a
progettare contrassegni con i simboli della resistenza, come i pugni
chiusi. Queste sollevazioni ed icone furono riportate acriticamente
dal flusso dei media americani come indicatori di una marea popolare
rinnovatrice, filo-occidentale. Gli stessi media- che spesso si
comportano in modo subalterno, come la stampa controllata nelle
dittature- ignorarono invece le proteste di massa negli Stati Uniti,
in Britannia e in molti altri paesi nella vigilia dell'invasione U.S.
dell'Iraq.

Le successive elezioni parlamentari del marzo del 2006 hanno dato la
misura degli attuali sentimenti degli elettori ucraini, che non vanno
a sostegno delle pretese degli U.S., essendo il partito diretto dal
WTO “ Nostra Ucraina” di Yushchenko risultato terzo e il partito di
Yanukovich primo. Dall'estate del 2006, in mezzo ad una crisi di
governo, Yushchenko è stato costretto a chiedere a Yanukovich di
fungere da Primo Ministro.

Propaganda elettorale globale: la Grande Trama

L’interventismo degli U.S.(omettendo forse la II Guerra Mondiale) ha
mostrato poco rispetto per i principi democratici; anche la loro
retorica di politica estera, un tributo sleale alle sensibilità delle
persone comuni, è sempre proiettata in quella luce. Gli Stati Uniti,
mentre hanno ampiamente contato sull’aiuto offerto ai regimi
dittatoriali in tutto il mondo (una politica che non hanno ancora
abbandonato), ora, in un ambito mondiale intensamente comunicante,
giudicano politicamente più legittimante per loro portare a termine i
loro obiettivi neoliberali attraverso il quadro digressivo della
“assistenza alla democrazia.” Riguardo agli storici disegni
angloamericani sulla Russia e l'Europa orientale, poco è cambiato dai
tempi del Ministro degli Esteri britannico Lord Balfour, che nel 1918
(l'anno dell’intervento militare anglo-franco-statunitense in Russia)
dichiarò: “L'unica cosa che mi interessa nel Caucaso è la linea
ferroviaria che trasporta il petrolio da Baku a Batumi. I nativi
possono farsi a pezzi l'un l'altro, per quanto mi riguarda”

Oltre alla grande strategia geopolitica di controllo delle riserve di
petrolio, che attirano l’intervento straniero negli stati che
configurano la regione dal Mar Caspio all’Asia centrale e che
impongono il dominio militare permanente sull'area, c'è l'attrattiva
di nuove frontiere per la penetrazione capitalistica transnazionale.
Il bisogno di legittimazione politica e di presentare la dominazione
con l'espressione benigna di “assistenza alla democrazia” è condiviso
da una serie di interessi statali e societari transnazionali e dai
loro clienti locali, che contano sui propagandisti di pubbliche
relazioni e sui mercenari della propaganda elettorale nella speranza
di installare basi sicure nella regione. Rick Ridder, un consulente
politico, ex presidente dell'International Association of Politicial
Consultants, riguardo al flusso di consulenze d’oro in Messico in
preparazione delle elezioni del 2000 in quel paese, ha detto: “Se c'è
una cosa che gli statunitensi possono insegnare ai messicani è
questa: la democrazia è un affare lucroso.”

Effettivamente, la “assistenza alla democrazia” è un'industria in
crescita. L'elezione di statisti e partiti del “libero mercato” è una
porta dalla quale certamente passa ogni genere di venditori di
tappeti internazionali e di imbroglioni, inclusi gli esperti di
propaganda elettorale. Comunque non è certo che l’abilità e il
capitale occidentale abbiano sempre successo e gradimento. In realtà
nel mondo c'è molto scetticismo sulle motivazioni dietro al NED e
alla “assistenza alla democrazia.” I polacchi hanno fatto riferimenti
derisori sulla presenza di consulenti elettorali stranieri e
professionisti di pubbliche relazioni, come la “brigata Marriot ”(in
riferimento al luogo da loro preferito per riunirsi).

La Bielorussia è il solo paese nel quale il Dipartimento di Stato
U.S., l'E.U., il NED ed i loro amici piazzisti del neoliberismo
devono ancora fare serie incursioni. Forse il governo di Lukashenko,
pur strettamente marcato, riesce a mantenere la legittimità perché la
Bielorussia ha creato un'economia stabile, senza le incursioni e il
saccheggio della “terapia urto” neoliberale o la distruzione del
settore pubblico. In reazione alla sonora sconfitta di Alexander
Milinkevic, candidato appoggiato da U.S. / E.U., e al fallimento di
un movimento giovanile tipo Otpor (e anche di Zubr e del Fronte della
Gioventù di destra), a Lukashenko è stato impedito durante la
campagna elettorale del 2006 di fare visita negli stati europei o
negli Stati Uniti. Non è successo altrettanto, per esempio, a
pilastri della democrazia quali i capi di stato di Egitto, Colombia,
Pakistan, Arabia Saudita, Kazakihstan, Azerbaijan, Guinea
Equatoriale, Israele o Indonesia, che godono di facile accesso al
Dipartimento di Stato e alle stanze della Casa Bianca. In questi
stati clientelari filo-occidentali brutalmente repressivi (in alcuni
casi ex dittature militari) che si sono aperti alle imprese
transnazionali, sono spesso state utilizzate elezioni truccate dalle
élite dominanti, poi avallate dai loro padroni stranieri, per
“mietere i frutti della legittimità elettorale senza correre i rischi
dell'incertezza democratica”

È probabile che una propaganda elettorale globale così a favore del
capitalismo neoliberale conduca alla resistenza nei paesi
interessati, quando questi prenderanno coscienza di questi metodi di
manipolazione politica, particolarmente proveniente da forze esterne.
Nel lungo termine, possiamo sperare che il fallimento della falsa-
democrazia genererà un più autentico dibattito
sull’internazionalismo, basato sul rispetto per la pacifica
diplomazia, diritti umani e civili, sovranità nazionale e sviluppo di
una ponderata partecipazione popolare- e senza il ricorso a trame
politiche e ad altre espressioni dell’egemonia neocoloniale.


Traduzione dall’inglese di Bf per resistenze.org