Lo scudo missilistico è una mossa di guerra
1) Lo Scudo in Europa è una mossa di guerra - di Noam Chomsky
2) Intervento al Senato di Fosco Giannini - Senatore PRC - 31 maggio 2007 - sullo scudo missilistico
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Lo Scudo in Europa è una mossa di guerra
di Noam Chomsky
Il Manifesto, 30/05/2007
L'installazione di un sistema di difesa missilistica in Europa orientale è praticamente una dichiarazione di guerra.
Provate a immaginare come reagirebbe l'America se la Russia, la Cina, l'Iran o qualunque potenza straniera osasse anche solo pensare di collocare un sistema di difesa missilistica sui confini degli Stati uniti o nelle loro vicinanze, o addirittura portasse avanti questo piano. In tali inimmaginabili circostanze, una violenta reazione americana sarebbe non solo quasi certa, ma anche comprensibile, per ragioni semplici e chiare.
E' universalmente noto che la difesa missilistica è un'arma di primo colpo. Autorevoli analisti militari americani la descrivono così: «Non solo uno scudo, ma un'abilitazione all'azione». Essa «faciliterà un'applicazione più efficace della potenza militare degli Stati uniti all'estero».
«Isolando il paese dalle rappresaglie, la difesa missilistica garantirà la capacità e la disponibilità degli Stati uniti a "modellare" l'ambiente in altre parti del mondo». «La difesa missilistica non serve a proteggere l'America. E' uno strumento per il dominio globale».
«La difesa missilistica serve a conservare la capacità americana di esercitare il potere all'estero. Non riguarda la difesa; è un'arma di offesa e è per questo che ne abbiamo bisogno». Tutte queste citazioni vengono da autorevoli fonti liberali appartenenti alla tendenza dominante, che vorrebbero sviluppare il sistema e collocarlo agli estremi limiti del dominio globale degli Stati uniti.
La logica è semplice e facile da capire: un sistema di difesa missilistica funzionante informa i potenziali obiettivi che «vi attaccheremo se ci va e voi non sarete in grado di rispondere, quindi non potrete impedircelo».
Stanno vendendo il sistema agli europei come una difesa contro i missili iraniani. Se anche l'Iran avesse armi nucleari e missili a lunga gittata, le probabilità che le usi per attaccare l'Europa sono inferiori a quelle che l'Europa venga colpita da un asteroide. Se dunque si trattasse davvero di difesa, la Repubblica Ceca dovrebbe installare un sistema per difendersi dagli asteroidi.
Se l'Iran desse anche il minimo segno di voler fare una simile mossa, il paese verrebbe vaporizzato. Il sistema è davvero puntato contro l'Iran, ma come arma di primo colpo. Fa parte delle crescenti minacce americane di attaccare l'Iran, minacce che costituiscono di per sé una grave violazione della Carta delle Nazioni unite, sebbene questo tema non emerga.
Quando Mikhail Gorbaciov permise alla Germania unita di far parte di un'alleanza militare ostile, accettò una grave minaccia alla sicurezza della Russia, per ragioni troppo note per rivederle ora. In cambio il governo degli Stati uniti si impegnò a non allargare la Nato a est. Questo impegno è stato violato qualche anno più tardi, suscitando pochi commenti in Occidente, ma aumentando il pericolo di uno scontro militare.
La cosiddetta difesa missilistica aumenta il rischio che scoppi una guerra. La «difesa» consiste nell'aumentare le minacce di aggressione in Medio Oriente, con conseguenze incalcolabili, e il pericolo di una guerra nucleare definitiva.
Oltre mezzo secolo fa, Bertrand Russell e Alfred Einstein lanciarono un appello ai popoli del mondo perché affrontassero il fatto che ci troviamo di fronte a una scelta «netta, terribile e inevitabile. Dobbiamo porre fine alla razza umana, o l'umanità è disposta a rinunciare alla guerra?».
Accettare il cosiddetto «sistema di difesa missilistica» colloca la scelta a favore della fine della razza umana in un futuro non troppo distante.
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Care compagne e compagni,
vi invio il mio intervento di ieri al Senato sulla questione dello scudo stellare.
Fosco Giannini - Senatore PRC
Intervento al Senato di Fosco Giannini - Senatore PRC - 31 maggio 2007
“L’installazione di un sistema di difesa missilistica in Europa orientale è praticamente una dichiarazione di guerra”.
Così ha scritto ieri sulla stampa italiana il grande intellettuale statunitense Noam Chomsky, che così ha proseguito: “Provate ad immaginare come reagirebbe l’America se la Russia, la Cina, l’Iran o qualunque potenza straniera osasse anche solo pensare di collocare un sistema di difesa missilistica sui confini degli Stati Uniti o nelle loro vicinanze, o addirittura portasse avanti questo piano. In tali inimmagibabili circostanze, una violenta reazione americana sarebbe non solo quasi certa, ma anche comprensibile”.
E ciò perché - prosegue Chomsky – “ è universalmente noto che la difesa missilistica è un’arma di primo colpo”.
Che cos’è, dunque, questo pericolosissimo e nefasto “scudo missilistico” statunitense che dovrà essere installato in Europa e che il governo italiano sembra aver accettato e segretamente concordato con la Casa Bianca ?
Perché, di fronte ad una questione di così grande dimensione strategica, il Parlamento italiano non è stato messo, e non è ancora messo, in condizione di discutere e decidere autonomamente? Perché tale questione non la si rende di pubblico dominio ? Perché non la si racconta al nostro popolo?
Volevo solo, signor Presidente, ricordarle un dato: nella Repubblica Ceca, Paese coinvolto nel progetto Usa di “scudo missilistico”, il movimento pacifista, le forze democratiche e i giovani comunisti hanno già raccolto 300 mila firme, volte ad ottenere un referendum sulla collocazione dello “scudo stellare”. Una grande mobilitazione sociale che ha contribuito alla messa fuori legge dei giovani comunisti cechi.
E’ questo il prezzo che i popoli europei dovranno pagare per il progetto americano? E cioè: subordinazione alle politiche di guerra di Bush, allineamento, sottomissione delle volontà popolari e svuotamento dei poteri parlamentari ?
Ma che cos’è, nel concreto, lo “scudo stellare europeo” ?
Il piano statunitense prevede l’installazione dei primi 10 missili intercettori in Polonia e di una stazione radar nella Repubblica ceca.
La funzione dei missili intercettori è distruggere i missili balistici nemici una volta lanciati. Sul territorio statunitense, ne sono già stati installati 17 (14 in Alaska e 3 in California), che saliranno a 21 nel 2007 e a 30 nel 2008.
Nel momento in cui gli Stati uniti porteranno a termine lo “scudo” anti-missili disporrebbero di un sistema non di difesa ma di offesa: sarebbero infatti in grado di lanciare un first strike contro un paese dotato anch’esso di armi nucleari, fidando sulla capacità dello “scudo” di neutralizzare o attenuare gli effetti di una eventuale rappresaglia. Proprio per questo Usa e Urss avevano stipulato nel 1972 il Trattato Abm che proibiva tali sistemi, Trattato che l’amministrazione Bush – significativamente - ha cancellato nel 2002.
Ufficialmente, l’installazione dei missili intercettori in Europa dovrebbe servire a proteggere gli Stati uniti e l’Europa stessa dai missili balistici della Corea del nord e dell’Iran. Nessuno di questi paesi, né un altro «stato canaglia», ha però oggi missili in grado di minacciare gli Stati uniti e l’Europa. Per di più la Corea del nord, se volesse colpire gli Stati uniti, lancerebbe i suoi missili non certo verso ovest e non certo al di sopra dell’Europa. E, se si volessero neutralizzare i missili iraniani (che non possono raggiungere gli Usa e l’Europa, né sono armati di testate nucleari), occorrerebbe installare i missili intercettori in Turchia o altri paesi limitrofi.
Secondo Mosca, il piano statunitense di installare missili intercettori nell’Europa orientale mira, essenzialmente, ad acquisire un ulteriore vantaggio strategico sulla Russia ed è per questo che al Pentagono pensano di installare altri missili ancora più a est, probabilmente in Ucraina.
Allo stesso tempo potrebbe essere aumentata la loro gittata, così da minacciare i sistemi spaziali russi. Né può essere sottovalutata la possibilità che questi missili siano un giorno armati di testate nucleari.
Immediato è il vantaggio che gli Usa possono acquisire installando in Europa stazioni radar, tipo quella che intendono collocare nella Repubblica ceca. Essa sarebbe la prima installazione di una rete di sofisticati centri di intelligence, attraverso cui il Pentagono potrebbe monitorare, ancor più efficacemente di quanto è in grado di fare oggi, non solo il territorio russo ma l’intero territorio europeo. L’Italia, per la sua posizione geografica, sarebbe inoltre particolarmente adatta per l’installazione sia di radar che di missili intercettori rivolti verso il Medio Oriente e il Nord Africa.
L’altro vantaggio per Washington sarebbe quello di avere in mano un altro strumento per impedire che l’Unione europea possa un giorno rendersi militarmente autonoma dagli Stati uniti. L’intero sistema di stazioni radar e postazioni missilistiche in Europa dipenderebbe infatti dal Centro di comando, controllo, gestione della battaglia e comunicazioni, all’interno della catena di comando che fa capo al presidente degli Stati uniti d’America.
E’ dunque facile capire – tra l’altro - che , sul piano geopolitico, uno degli obiettivi primari dell’installazione dello “scudo” americano è la divisione chirurgica dell’Europa : da una parte l’area originaria dell’Ue, dall’altra un’Europa dell’est sottomessa politicamente, economicamente e militarmente agli Usa.
Con due obiettivi: l’interruzione del progetto di costruzione di una grande Europa ( pericolosa per gli Usa) e la messa in campo di un vasto fronte – specificamente militare - contro la Russia.
La Russia, di fronte al tentativo statunitense di acquisire un ulteriore vantaggio strategico nei suoi confronti, ha già annunciato che prenderà delle contromisure, adottando «metodi adeguati e asimmetrici» e Putin ha già annunciato la moratoria del Trattato sulle forze armate convenzionali in Europa, firmato dai paesi della Nato e del Patto di Varsavia nel 1990.
Il piano statunitense di installare missili intercettori e radar nell’Europa orientale, a ridosso del territorio russo, viene dunque considerato a Mosca un ulteriore passo dell’espansione della Nato a est. Nel 1999 essa ha inglobato i primi tre paesi dell’ex Patto di Varsavia: Polonia, Repubblica ceca e Ungheria. Quindi, nel 2004, si è estesa ad altri sette: Estonia, Lettonia, Lituania (già parte dell’Urss); Bulgaria, Romania, Slovacchia (già parte del Patto di Varsavia); Slovenia (già parte della Repubblica jugoslava). Ora sta per inglobare Albania, Croazia e Macedonia, e si prepara a fare lo stesso con Georgia e Ucraina. Contemporaneamente, gli Stati uniti hanno installato nuove basi militari in Romania e Bulgaria e, tra breve, faranno lo stesso in Montenegro.
La risposta di Putin al progetto di “scudo stellare” è stata durissima ed ha evocato tutto il pericolo insito nella scelta americana: Putin ha avvertito che se gli Usa installeranno missili e radar a ridosso del territorio russo, la Russia potrebbe anche ritirarsi dal Trattato Inf del 1987, che ha permesso di eliminare i missili nucleari a raggio intermedio in Europa.
L’Europa, e in particolare l’Italia che ha già aderito al programma dello “scudo” statunitense, rischia di ricadere nell’incubo politico e militare di una nuova guerra fredda avente buone possibilità di trasformarsi in un inferno nucleare.
Le conseguenze per l’Italia
L’accordo quadro prevede una serie di accordi specifici che coinvolgeranno nel programma dello “scudo” statunitense non solo le industrie militari italiane, soprattutto quelle del settore aerospaziale, ma anche università e centri di ricerca.
L’accordo quadro comporta quindi una ulteriore militarizzazione della ricerca, a scapito di quella civile, sotto la cappa del segreto militare.
Comporta un ulteriore aumento della spesa militare italiana (già al settimo posto su scala mondiale), soprattutto dei programmi di investimento derivanti da accordi internazionali, ai quali l’ultima Finanziaria ha destinato 4,5 miliardi di euro in tre anni.
Comporta un ulteriore rafforzamento dei comandi e delle basi statunitensi in Italia (comprese quelle dotate di armi nucleari), con la conseguenza che il nostro paese diverrà ancor più trampolino di lancio delle operazioni militari statunitensi verso sud e verso est.
Comporta ulteriori pericoli per il nostro paese che, per la sua collocazione geografica, costituisce una postazione ottimale in cui installare i missili intercettori: le zone di installazione diverranno di conseguenza bersagli militari, come negli anni ’80 la base di Comiso in cui erano installati i missili nucleari statunitensi.
Inoltre, estendendo lo “scudo” all’Europa, gli Usa potrebbero scaricare sugli alleati parte dei costi per lo sviluppo del sistema, ammontanti finora a 10 miliardi di dollari annui.
In questo quadro estremamente pericoloso appare davvero inquietante il comportamento del governo italiano, particolarmente reticente nel raccontare i fatti relativi all’accordo con il governo Usa sullo “scudo stellare” e i fatti relativi alla firma dell’accordo.
Il generale Henry Obering, direttore dell’Agenzia Usa di difesa missilistica, ha annunciato il 27 marzo 2007, di fronte al comitato per i servizi armati della Camera dei rappresentanti, che l’Italia entra ufficialmente nel programma dello “scudo” anti-missili che gli Usa vogliono estendere all’Europa.
“Ho il piacere di annunciare che lo scorso febbraio abbiamo stabilito un memorandum di accordo quadro con l’Italia e possiamo ora iniziare a sviluppare possibilità di condivisione di tecnologie di difesa missilistica, analisi, e altre forme di collaborazione”. Così ha parlato il generale americano Henry Obering.
Nessun annuncio, invece, da parte del governo italiano.
Quando il 12 marzo il segretario generale della Nato Jaap de Hoop Scheffer dichiara che “in materia di difesa missilistica non ci devono essere paesi di serie A e paesi di serie B all'interno della Nato” il ministro degli esteri Massimo D'Alema dice di condividere l’opinione di Scheffer, auspicando che la proposta degli Usa di estendere il loro “scudo” all’Europa venga discussa dalla Nato e dalla Ue. Non dice però che l’Italia ha, a questo punto, già sottoscritto il memorandum di accordo quadro ed è stata quindi promossa in «serie A».
La firma dell’accordo quadro viene dunque tenuta segreta al parlamento e, a quanto si dice, anche a parte della coalizione governativa.
Il governo italiano ha anche smentito, dobbiamo dire un po’ affannosamente, di aver firmato l’accordo con il governo Usa.
Ma le contraddizioni all’interno del governo sono davvero strane e, per molti versi, inquietanti.
Il sottosegretario di stato per la difesa Marco Verzaschi ( dell’Udeur) ha infatti dichiarato, il 12 aprile 2007 alla Camera dei deputati :
“Da parte italiana, è stato recentemente firmato un Accordo quadro di cooperazione Italia-Usa che amplia il perimetro di tale cooperazione al settore della difesa da missili balistici”.
Il sottosegretario Verzaschi non ha però spiegato perché il governo italiano avesse finora tenuto segreto un accordo di tale portata, né ha precisato chi l’abbia firmato lo scorso febbraio.
Il sottosegretario alla difesa Giovanni Forcieri aveva annunciato, tramite la sua segreteria, che avrebbe ufficialmente smentito di averlo firmato lui.
A ciò che ci risulta, però, il ministro Forcieri deve ancora far pervenire la propria smentita.
Resta dunque il “mistero” di chi l’abbia firmato. Tuttavia, crediamo che la questione essenziale non sia quella di chi ha firmato, ma perché il governo Prodi abbia , segretamente, firmato .
A dare una spiegazione ha provato – in modo contraddittorio – ancora il sottosegretario Verzaschi.
“Il citato Accordo quadro di cooperazione – ha dichiarato in aula – si inserisce nelle molteplici iniziative intraprese in ambito Nato, dove, fin dal 1996, sono state avviate varie attività volte alla realizzazione di idonei strumenti a protezione dell'Alleanza dal rischio derivante dall'uso di missili balistici equipaggiati con armi di distruzione di massa da parte di nazioni ostili o gruppi terroristici”
L’accordo per lo “scudo” sarebbe avvenuto, dunque, in ambito NATO?
Non sembra affatto di questo parere il generale Obering, che ha invece chiarito che lo schieramento in Europa, da parte degli Stati uniti, di missili anti-missili non rientra in ambito Nato e che “gli Usa non sono disponibili a cedere la responsabilità del progetto” (15 marzo 2007).
Le ultime elezioni amministrative, signor Presidente, ci dicono chiaramente che il governo Prodi rischia di consumare il rapporto con il proprio blocco sociale di riferimento. La fiducia nei confronti del governo Prodi si va assottigliando giorno dopo giorno.
Non potremo certo riconquistarla proseguendo politiche di guerra al servizio della potenza americana. Né, tantomeno, spostando enormi risorse economiche dalla spesa sociale a quella militare.
Vi sarebbe una sola parola d’ordine per costruire l’alternativa e ridare fiducia al nostro popolo: via dall’Afghanistan e via dalle guerre, più autonomia dagli Usa e dalla Nato, meno favori alle grandi fortune capitalistiche e - finalmente ! – più stato sociale, più salari e più pensioni !