(italiano / english)
Hungary: Communists under attack
1) Un nuovo episodio della “caccia alle streghe” anticomunista in Europa
2) Hungary: Free Speech Under Attack
3) ESTRATTI DALL'INTERVENTO DEL RAPPRESENTANTE DEL PARTITO COMUNISTA OPERAIO D'UNGHERIA Gyula Thürmer alla Conferenza a Lisbona dei Partiti Comunisti ed Operai (10-12 Novembre 2006)
4) L'allarme della Federazione della Stiria del Partito Comunista Austriaco sulla persecuzione ai danni dei comunisti in Ungheria e non solo (febbraio 2007)
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Ungheria: attacco contro la libertà d’espressione
Un nuovo episodio della “caccia alle streghe” anticomunista in Europa
06/09/2007
Il Presidente del Partito Comunista dei Lavoratori Ungherese, Gyula Thurmer, ha inviato una lettera ai partiti comunisti di tutti i paesi, chiedendo solidarietà per il nuovo attacco sferrato contro i comunisti nel suo paese. Nell’associarci alla solidarietà che già si sta manifestando nel mondo verso i coraggiosi militanti comunisti ungheresi impegnati a difendere l’esistenza del loro partito, ci auguriamo che anche i rappresentanti istituzionali delle forze democratiche e di sinistra presenti in Italia facciano la loro parte, innalzando una vigorosa protesta nei confronti delle autorità di un paese che, oltretutto, fa parte dell’Unione Europea.
Si ponga immediatamente fine alla persecuzione in atto!
La redazione di "Resistenze.org"
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Cari compagni,
L’intero Presidium del Partito Comunista dei Lavoratori Ungherese si trova sotto la minaccia della condanna a due anni di prigione. Venerdì 21 settembre 2007, il Tribunale cittadino di Szekesfehervar giudicherà la causa intentata contro il Presidium del Partito Comunista dei Lavoratori Ungherese (HCWP). Il Presidente Gyula Thurmer ed altri sei membri del Presidium sono accusati di “diffamazione pubblica”. Secondo il Codice Penale Ungherese essi potrebbero essere condannati ad un massimo di due anni di carcere.
Chiediamo la vostra solidarietà. Vi chiediamo di condannare la persecuzione politica contro il nostro partito. Vi chiediamo di organizzare in settembre manifestazioni davanti all’Ambasciata ungherese del vostro paese, esigendo la fine della persecuzione contro i comunisti e che vengano garantiti i diritti costituzionali del popolo.
I retroscena del caso
Nel giugno 2005, appena dopo le elezioni per il Parlamento Europeo, l’ex vicepresidente del Partito Comunista dei Lavoratori Ungherese, Attila Vainaj, avviò un’ampia offensiva politica ed ideologica contro la leadership del partito, chiedendo un cambiamento radicale della sua linea politica. Le caratteristiche di fondo di tale posizione consistevano nell’esigere dai comunisti la cooperazione e la collaborazione con il Partito Socialista Ungherese, che governava l’Ungheria dal 2002. Egli riuscì ad ottenere sostegni in quelle città e località, dove i membri del nostro partito collaboravano con i socialisti nelle amministrazioni locali.
La maggioranza dei membri del Comitato Centrale e la maggioranza dei membri del Partito respinsero la posizione di Attila Vajnai e dei suoi sostenitori, considerandola una piattaforma politica che pretendeva di mettere in discussione l’intera esperienza politica del partito; di distruggere l’unità del partito, e di trasformarlo in una forza riformista e in un fedele alleato dei socialisti al governo. Il Comitato Centrale confermò la tesi, secondo cui il Partito Socialista Ungherese è un partito capitalista con una tipica politica neoliberale. Esso non ha niente a che fare con i programmi e i valori della Sinistra.
Il Comitato Centrale decise l’espulsione di Vajnai e dei suoi sostenitori dal partito il 12 marzo 2005. Alcune settimane più tardi, il 2 aprile 2005, il Comitato Centrale convocò il 21° Congresso del partito per il 4 giugno 2007, allo scopo di risolvere la crisi politica.
L’opposizione interna, capeggiata da Attila Vajnai, si appellò allora al Tribunale di Budapest, chiedendo l’invalidazione delle risoluzioni del Comitato Centrale del Partito Comunista dei Lavoratori Ungherese.
Il Tribunale di Budapest invalidò le risoluzioni del Comitato Centrale l’8 giugno 2005, riconfermando l’appartenenza di Vajnai e dei suoi sostenitori al partito e a tutti gli incarichi dirigenti ricoperti in precedenza e annullando così tutte le decisioni prese dal partito nel 21° Congresso.
La conseguenza è stata la quasi totale paralisi dell’attività per alcuni mesi, che ha impedito un’adeguata preparazione delle elezioni parlamentari di aprile 2006. Sì è determinata una situazione molto difficile per l’intero partito e l’insieme del movimento operaio.
Il Presidium del Partito Comunista dei Lavoratori Ungherese ha espresso la propria opinione in una dichiarazione. Esso ha affermato che la sentenza è stata una sentenza politica, che non ha precedenti nella storia legale degli ultimi due decenni. Il Presidium ha dichiarato che la sentenza rappresenta una risposta vendicativa al referendum promosso dal nostro partito contro la privatizzazione degli ospedali (il referendum si è svolto nel 2004 e circa due milioni di elettori hanno votato contro la privatizzazione del sistema sanitario).
Il Tribunale di Budapest ha richiesto al Presidium del partito di ritirare immediatamente la propria opinione e di dichiarare che la sentenza non aveva niente a che fare con la politica. La leadership del partito ha rifiutato di farlo.
Il presidente del Tribunale di Budapest ha poi deciso di chiamare in giudizio l’intera dirigenza del partito. Sul caso ha indagato la polizia nel febbraio 2006 (proprio alla vigilia delle elezioni parlamentari) ed il Presidium è stato incriminato per “diffamazione pubblica”.
La posizione del Partito Comunista dei Lavoratori Ungherese
Il Partito Comunista dei Lavoratori Ungherese è convinto che questa sentenza violi la Costituzione ungherese. L’articolo 61 della Costituzione concede a chiunque la libertà di esprimere la propria opinione.
Pensiamo che lo scopo della persecuzione sia quello di attaccare il nostro partito. Nel 2005, la sentenza del Tribunale di Budapest ha impedito che il partito si mobilitasse perché la crescente insoddisfazione del popolo entrasse in parlamento.
Ora, nel momento in cui ci stiamo consolidando, alcuni circoli politici vogliono liquidare il partito.
Ciò è parte di una vasta campagna anticomunista in corso in Europa. A Praga, l’Unione della Gioventù Comunista è stata messa al bando; a Budapest, la tomba dell’ex leader comunista Janos Kadar è stata profanata; a Tallin, il monumento agli eroi sovietici è stato smantellato. Adesso, due anni di prigione minacciano i dirigenti comunisti ungheresi.
Ribadiamo che i comunisti ungheresi continueranno la lotta, e che nessuno potrà intimidirli. In questa dura situazione chiediamo il vostro sostegno e la vostra solidarietà.
Fraternamente,
Gyula Thurmer
Presidente del Partito Comunista dei Lavoratori Ungherese
Traduzione dall’inglese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
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Free Speech Under Attack
Dear Comrades,
THE ENTIRE Presidium of the Hungarian Communist Workers’ Party is under threat of two years of imprisonment. On Friday 21st September 2007, the City Court of Szekesfehervar will hear the case against the Presidium of the Hungarian Communist Workers’ Party (HCWP). President Gyula Thürmer and six other members of the Presidium of HCWP are accused of “public libel”. Under the Hungarian Criminal Code they could face a maximum of two years in jail.
We ask for your solidarity. We ask you to condemn the political prosecution against the HCWP. We ask you to organise in September meetings in front of the Hungarian embassy in your country, demanding the halt of the prosecution against the communists and to guarantee the constitutional rights of people.
1. The background of the case is the following:
In June 2005, just after the European Parliamentary elections, former vice-president of the HCWP Attila Vajnai launched a wide political and ideological offensive against leadership of the party, demanding a principal change of the political line of the party. The main essence of his position was that the Communists should cooperate and work with the Hungarian Socialist Party, which has been governing Hungary since 2002. He succeeded in getting support in those cities and localities where the members of the Hungarian Communist Workers’ Party had been cooperating with the Socialists in the local municipalities.
The majority of the members of the Central Committee and the majority of Party members rejected the position of Attila Vajnai and his supporters, seeing it as a political platform that wanted to reconsider the whole political experience of the party; to destroy the unity of the party, and to change it into a reformist party and close supporter of the governing Socialists. The Central Committee confirmed that the Hungarian Socialist Party is a capitalist party, a right-wing social-democratic party with a typical neo-liberal policy. It has nothing to do with Left programmes and values.
The Central Committee of the HCWP expelled Vajnai and his supporters from the party on 12th March 2005. Some weeks later, on the 2nd April 2005 the Central Committee convened the 21st Congress of the party for 4th June 2007 to resolve the political crisis.
The internal opposition headed by Attila Vajnai turned to the Budapest Court demanding that the resolutions of the Central Committee of the HCWP be invalidated.
The Budapest City Court invalidated the resolutions of the Central Committee on the 8th June 2005. The Court restored the membership of Vajnai and his supporters to the party and to all leading bodies of the party that they had held and cancelled all the resolutions of the 21st Congress.
As a consequence, the HCWP was paralysed to a great degree for some months, and could not make the necessary preparations for the parliamentary elections in April 2006. It led to very difficult situation in the whole party and the whole workers’ movement.
The Presidium of the HCWP expressed its opinions in a declaration. It said that the judgment was a political judgement, which has no precedent in the legal history of the last two decades. The Presidium declared that the judgment was revenge for the referendum initiated by the Hungarian Communist Workers’ Party against the privatisation of hospitals. (The referendum took place in December 2004 and almost two million voters voted against the privatisation of the health care system).
The Budapest Court demanded that the Presidium of the Party officially withdraw this opinion and declare that the court judgement had nothing to do with politics. The leadership of the party refused to do it.
The head of the Budapest City Court then decided to prosecute the whole leadership of the party. The case was investigated by the police in February 2006 (just before the parliamentary elections) and the Presidium was charged with “public libel”.
2. The position of the HCWP:
The Hungarian Communist Workers’ Party is convinced that this judgement violates the Hungarian Constitution. Article 61 of the Constitution gives everybody the freedom to express their opinion.
We consider that the purpose of prosecution is to attack the Hungarian Communist Workers’ Party. In 2005 the judgement of the Budapest Court prevented our party from mobilising the rising dissatisfaction of the people to get into parliament.
Now, when our situation has been consolidated, some political circles want to liquidate the party.
It is a part of the wide anti-communist campaign going on across Europe. In Prague the Communist Youth Union was banned; in Budapest the grave of [former communist leader] Janos Kadar was dishonoured, in Tallinn the monument of Soviet heroes was dismantled. Now two years of imprisonment threaten the Hungarian Communist leaders.
We confirm that we Hungarian Communists will continue our fight, and nobody can threaten us. In this serious situation we ask your support and solidarity.
Comradely yours,
Gyula Thürmer
President - Hungarian Communist Workers’ Party
Source: New Communist Party of Britain
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Conferenza a Lisbona dei Partiti Comunisti ed Operai
10-12 Novembre 2006
ESTRATTI DALL'INTERVENTO DEL RAPPRESENTANTE DEL
PARTITO COMUNISTA OPERAIO D'UNGHERIA Gyula Thürmer
(...) Noi sperimentiamo ogni giorno gli attacchi delle forze capitaliste contro gli operai e le classi lavoratrici. Ed ogni giorno sperimentiamo i loro attacchi contro i partiti comunisti. Vogliono distruggerci completamente. Non ci perdoneranno mai il 1917 e il 1945. Ora si prendono la vendetta. Le forze capitaliste hanno conquistato l'Europa Orientale. L'Unione Europea ha occupato i nostri mercati, compresa l'Ungheria. Non si sono arrestati. Continuano i loro attacchi in direzioni differenti.
In primo luogo, nei nostri paesi che già hanno aderito all'UE e alla NATO, vogliono mettere le spese dell'ammodernamento capitalista sulle spalle della gente che lavora. Vogliono che le nostre masse paghino la loro modernizzazione capitalista. Ecco perché attaccano il nostro sistema della sanità, della formazione, il sistema delle pensioni. In questo modo il capitale europeo non scarica su di noi solo le spese della modernizzazione capitalistica europea, ma anche i loro conflitti sociali.
In secondo luogo, in quei paesi che non partecipano ancora al sistema integrato capitalista, viene propagandata la cosiddetta democratizzazione. Essi vogliono coinvolgere questi paesi nella loro sfera di influenza. In pratica significa l'esportazione della controrivoluzione capitalistica in questi paesi. Ora, in primo luogo mi riferisco alla Bielorussia.
Compagni, noi siamo convinti che la nostra lotta è piuttosto difficile, ma non è una missione impossibile. La nostra missione è possibile. In base alla nostra esperienza consideriamo inevitabile risolvere i seguenti problemi.
In primo luogo, dovremmo combattere contro il capitalismo. Dovremmo combattere per gli interessi dei lavoratori nei nostri paesi. Se cerchiamo compromessi con il capitalismo, se desideriamo essere adattati nel sistema democratico borghese, moriremo, spariremo. Se combattiamo contro il capitalismo, affronteremo certo grandi difficoltà, ma sopravviveremo e vinceremo.
In secondo luogo, dovremmo sostenere tutte le forze che combattono contro il capitalismo. Il capitalismo ha non abbandonato i programmi militari. Al contrario. Il capitale non accetta più limitazioni. Non ci sono confini nazionali. Non ci sono neppure norme internazionali obbligatorie. L'Unione Sovietica non esiste più. Il capitale ha trovato i nuovi nemici nel terrorismo internazionale e nel mondo islamico.
Noi siamo contro la cosiddetta democratizzazione dei paesi indipendenti dell'Est europeo. Siamo contro la politica delle pressioni esercitata nei confronti della Bielorussia. Siamo dalla parte dei comunisti della Bielorussia e della gente della Bielorussia. Compagni, io esorto tutti voi a non ripetere gli errori storici della nostra lotta durante la aggressione NATO contro la Jugoslavia. Dovremmo essere pronti a tempo debito ad aiutare il popolo della Bielorussia. Noi comunisti ungheresi siamo pronti a svolgere un ruolo di coordinamento su questo problema.
Noi sosteniamo la lotta giusta del popolo arabo contro l'imperialismo. La battaglia per la pace del Medio Oriente continua non solo nei paesi arabi. Noi europei possiamo svolgere un ruolo importante in questo campo.
Siamo convinti che il presidente Chavez in Venezuela sta combattendo con la stessa bandiera rossa che agitiamo noi. Sosteniamo la loro lotta contro l'imperialismo degli Stati Uniti, sosteniamo la loro rivoluzione bolivariana.
Sosteniamo le forme multinazionali di cooperazione dei partiti comunisti ed operai.
Sosteniamo il processo iniziato a Atene. Ci siamo avviati nella direzione giusta. Abbiamo bisogno di riunirci regolarmente. Abbiamo bisogno di un Fondo di Solidarietà. Servono gruppi di lavoro che possano aiutare la nostra lotta a livello nazionale. Noi sosteniamo pienamente la bozza di documento comune.
Compagni, tutti voi sapete degli eventi turbolenti avvenuti di recente in Ungheria. Non è ancora una rivoluzione sociale. Non è una rivoluzione ma possiamo dire che il capitalismo ungherese è in crisi. La lotta sta continuando fra forze politiche che rappresentano la stessa capitalista. Il Partito socialista ungherese (MSZP) ed il Partito dei liberal democratici (SZDSZ) vogliono mantenere il potere. La Lega dei giovani democratici - Partito civico ungherese (Fidesz) vorrebbero conquistare il potere. Nessuno di loro è innocente come un candido agnellino.
D'altra parte, piccoli e medi capitalisti ora rappresentati dai proprietari delle farmacie e dai medici combattono contro il grande capitale, che è sostenuto dal governo attuale. Combattono per la loro propria esistenza di capitalisti. Combattono perché la loro vita ed esistenza sono legate alle sorti dell'Ungheria. Essi non possono trasferire le loro farmacie o ambulatori dai villaggi ungheresi a Parigi.
E c'è un altro aspetto ancora. Anche gli intellettuali ungheresi lottano contro il grande capitale. Sono stati gli intellettuali ungheresi a preparare il cambiamento del sistema sociale-economico nel 1990. Ora stanno perdendo tutto. Sulla televisione potete vedere i tesori delle aziende multinazionali, e non i rappresentanti degli intellettuali ungheresi. Non sono presenti nel sistema di potere neppure simbolicamente. Gli intellettuali meglio di tutti gli altri gruppi sociali sentono che stiamo perdendo gli elementi di base della nostra esistenza nazionale, le scuole ungheresi, la cultura ungherese, e la lingua ungherese.
Gli operai, la classe operaia non partecipa ancora a questa battaglia. Ma è anche vero che incominciano a capire la loro situazione disperata. Sono i perdenti del capitalismo ed ora sono loro a pagare la modernizzazione capitalista.
Che cosa stiamo facendo noi?
In primo luogo, abbiamo deciso di lottare con tutte le nostre forze per gli interessi dei nostri operai. Non siamo interessati al successo delle riforme capitalistiche promosse dal governo attuale. Non siamo interessati ad una tale soluzione laddove dovremmo essere noi a pagare il prezzo della modernizzazione capitalista.
In secondo luogo, abbiamo deciso di sostenere la lotta delle piccole e medie imprese ungheresi per la loro sopravvivenza. È la loro battaglia ma allo stesso tempo è anche una nostra battaglia.
In terzo luogo, abbiamo deciso difendere e rinforzare il nostro partito, l'unico partito della sinistra marxista in Ungheria. Al nostro recente ventiduesimo congresso, terminato il 4 novembre scorso, abbiamo deciso di rinnovare completamente il nostro partito, in pratica per sviluppare un nuovo partito, un'organizzazione marxista leninista rivoluzionaria efficace e combattiva, costituita di membri disciplinati. Noi non possiamo mai prevedere come la situazione si svilupperà domani. Dovremmo essere sempre dalla parte degli operai e della gente che lavora.
Il Partito comunista operaio ungherese è uno dei partiti comunisti degli ex paesi socialisti europei. Sono convinto che i nostri partiti hanno un grande potenziale rivoluzionario.
Le società europee orientali sono piene dei conflitti. Il capitalismo distrugge gli operai e la gente che lavora. Noi non siamo i vincitori nel capitalismo, siamo le vittime. Stiamo cercando nuove risposte. Desideriamo contribuire al rafforzamento dello spirito rivoluzionario del movimento comunista.
Grazie,
Gyula Thürmer,
presidente del Partito Comunista Operaio Ungherese
THIS TEXT IN ENGLISH:
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Partito Comunista di Austria - federazione della Stiria
Lagergasse 98a
8020 Graz
Mercoledi 14 febbraio 2007
Comunicato stampa del PCA della Stiria
Appello all'Europa:
Non abbiate timore dei comunisti!
In alcuni Stati della UE, come la Lettonia, la Rep. Ceca o l'Ungheria, gli obiettivi politici ed i simboli del movimento comunista sono soggetti a discriminazione. Per ragioni di principio, il PCA di Stiria partecipa a tutte le iniziative di solidarietà contro questi atti antidemocratici.
Dichiara il segretario federale Franz Stephan Parteder: "Mettere un freno a questi tentativi di reprimere le opinioni a sinistra è nell'interesse di tutti i democratici e di tutte le persone che ritengono che il capitalismo sfrenato non sia la fine della storia".
Per questo il PCA della Stiria ha deciso di esprimersi contro la messa al bando della Lega della Gioventù Comunista della Repubblica Ceca e di mobilitarsi anche contro il divieto, vigente in Ungheria, di esporre in pubblico simboli del movimento operaio quali la falce ed il martello o la stella rossa.
Pertanto, all'inizio di febbraio Franz Stephan Parteder ha preso parte ad una conferenza stampa internazionale tenutasi a Budapest. In questa maniera egli ha espresso la solidarietà del PCA della Stiria con il funzionario del partito comunista ungherese Attila Vajnai, contro il quale nel paese con noi confinante è stata sporta denunzia per avere portato una stella rossa. Lo scorso 5 febbraio il processo è stato aggiornato.
Nel corso della Conferenza Stampa, cui hanno preso parte anche il presidente del partito ungherese Janos Fratanolo e l'esponente del partito comunista slovacco András Prágay, Parteder ha sottolineato come una legge che sanziona i simboli del movimento operaio ungherese ed internazionale non può essere ammessa da un punto di vista democratico. Egli ha ricordato come il PCA della Stiria abbia partecipato alla campagna elettorale per il parlamento regionale usando la stella rossa ed anche il simbolo della falce e martello e lo slogan: "Non abbiate timore" dei comunisti.
Le differenze di opinione che esistono in Europa tra i comunisti e gli altri partiti progressisti della sinistra non possono, secondo la visione del PCA di Stiria, impedire che su questa questione sia espressa la necessaria ed urgente solidarietà.
(fine)