Buon anno a tutti, la guerra continua
documentazione in ordine cronologico inverso:
1) Buon anno a tutti, la guerra continua
Italia su più fronti. Dal conflitto afghano al Libano, dallo scudo antimissile di Bush ai nuovi cacciabombardieri iper-tecnologici. La finanziaria del 2007 fissa la spesa militare a 21 miliardi di euro, il doppio di quanto spetta ad atenei e ricerca
TOMMASO DI FRANCESCO - il manifesto
2) Finanziaria in divisa
Ventun miliardi alla Difesa, Natale ricco per le aziende belliche italiane
di Luca Galassi - www.peacereporter.net
3) FINANZIARIA, ARMI, POLITICA: CHE VERGOGNA !
Alex Zanotelli
4) FLASHBACK: La Legge Finanziaria 2008 sarà targata N.A.T.O.?
Comunicato Stampa della Rete nazionale Disarmiamoli! Settembre 2007
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IL MANIFESTO
30 DICEMBRE 2007
La Costituzione : «L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali»
Buon anno a tutti, la guerra continua
Italia su più fronti. Dal conflitto afghano al Libano, dallo scudo antimissile di Bush ai nuovi cacciabombardieri iper-tecnologici. La finanziaria del 2007 fissa la spesa militare a 21 miliardi di euro, il doppio di quanto spetta ad atenei e ricerca
TOMMASO DI FRANCESCO
Buon anno, la guerra continua. La finanziaria del 2007 attribuisce alla spesa militare italiana 21 miliardi di euro: è il doppio del bilancio di competenza per l'università e la ricerca ma ci colloca al settimo posto mondiale come spesa militare. Partecipiamo alla mutazione genetica della Nato che, dopo la guerra umanitaria contro l'ex Jugoslavia, è diventata forza d'intervento in tutto il mondo, dove ha dislocato 50 mila uomini, dai Balcani all'Afghanistan al Mediterraneo. E i nostri soldati, recitano i documenti strategici delle Forze Armate, sono pronti non a difendere il paese secondo il dettame costituzionale (artt. 11 e 52), ma anche «aree di interesse nazionale» in tutto il mondo al fine di salvaguardare i nostri interessi, se necessario con interventi «di prevenzione anche lontano dalla madrepatria» (con buona approssimazione alla guerra preventiva), anche in difesa del Muro di Shengen dall'«invasione» degli immigrati.
Così, di fronte al fallimento in Iraq, siamo venuti via da quella guerra fatta contro l'Onu e contro il popolo iracheno, ma esattamente pochi giorni fa nel Consiglio di sicurezza abbiamo votato a favore della continuazione della missione militare d'occupazione portata avanti dalla coalizione dei volenterosi capitanata dagli Stati uniti. E partecipiamo a una guerra, quella in Afghanistan, «con orgoglio», ha dichiarato a Kabul un inedito mascelluto Romano Prodi, nonostante la missione Onu abbia cambiato di segno da quattro anni e mezzo e sia diventata a tutti gli effetti della Nato. Ma c'è la svolta lessicale. Infatti non la chiamiamo guerra, pur partecipando ai comandi integrati che indicano all'aviazione Usa e Nato gli obiettivi «talebani» sul campo, con un numero così pesante di stragi fra i civili che quella guerra aerea, dalla quale dipende la fortuna delle truppe occidentali e quella del presidente Karzai, ha indebolito il governo afgano e allargato il seguito e l'influenza dei talebani che controllano più del 50% del territorio operando ormai dentro la cosiddetta «zona italiana» da sempre raccontata - chissà perché - come immune dal conflitto. Se dopo l'11 settembre l'obiettivo era fermare il terrorismo, di Al Qaeda o quant'altro ectoplasma, ora nell'area ad essere destabilizzato è addirittura il Pakistan - a partire dalle aeree tribali - dove i talebani sono stati inventati. Una destabilizzazione iniziata ben prima dell'estremo tentativo di Benazir Bhutto.
Siamo schierati in Libano dopo la guerra criminale di bombardamenti aerei israeliani dell'estate 2006, a seguito del rapimento sul confine di un militare israeliano. Avremmo dovuto schierarci alla frontiera, invece siamo dentro il territorio libanese con il dichiarato compito di tenere a bada la forza di Hezbollah e di influire positivamente sul processo democratico libanese. Hezbollah resta forte, il Libano è sempre nel caos.
Ma il fatto più grave di tutti è che le chiacchiere sull'impegno verso la questione palestinese, quella sì bisognosa di una «forza di interposizione» per liberare i Territori occupati ancora dal 1967, chiacchiere erano e chiacchiere sono rimaste. Anzi se ne ricava l'impressione che, alla fine, ad avvantaggiarsi realmente della nostra missione in Libano sia stata proprio la leadership israeliana con la quale abbiamo continuato a gestire un Trattato militare che sostiene da anni le sue Forze armate: ha infatti ottenuto l'isolamento politico ma soprattutto materiale dei palestinesi, che nell'angolo e affamati, si sono divisi ormai in un conflitto intestino tra Hamas e Fatah. Ora i palestinesi, tutti i palestinesi, attraversati dal Muro, dispersi in milioni di profughi nelle baraccopoli del Medio Oriente impediti nel movimento e in ogni diritto elementare e sempre più frazionati dagli insediamenti israeliani, vedono la prospettiva dello Stato di Palestina come una favola. La favola raccontata al recente vertice di Annapolis che rimanda a data indefinita il destino di milioni di disperati. È questo il risultato, il 2007 è stato l'anno della scomparsa della questione palestinese nel silenzio quotidiano che non conta nemmeno più lo stillicidio di «uccisioni mirate» causate ogni giorno da parte dell'esercito israeliano.
Infine siamo con migliaia di uomini in Kosovo - dove dopo la guerra è andata in onda una feroce contropulizia etnica contro le minoranze serbe e rom, a garantire il rispetto degli accordi di pace di Kumanovo che posero fine alla guerra «umanitaria» contro l'ex Jugoslavia - fatta contro il parere delle Nazioni unite - assunti poi nella Risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza dell'Onu con cui si riconosceva il diritto alla Nato di occupare il territorio ma salvaguardando la sovranità della Serbia. Ora stiamo per costringere gli stessi militari a fare il contrario, vale a dire ad andare contro il quadro di legalità che ha istituito la missione dell'Alleanza atlantica. Perché arriverà la nuova missione «civile e di polizia» dell'Unione europea, con la quale si rileva l'amministrazione fallimentare dell'Unmik-Onu e si avvia la gestione «indolore» dell'indipendenza etnica del Kosovo - contro il Consiglio di sicurezza Onu, la Serbia e la Russia (e la Cina). Incuranti del fatto che la polveriera balcanica può riaccendersi subito.
Serviranno questi preparativi sui fronti di guerra, non chiamata tale ma così diventata in itinere, cambiando le carte in tavola, a «fermare il terrorismo« e a «difendere la democrazia»?
In realtà accade il contrario. Nessuna guerra riesce a fermare il terrorismo. E accade che tutte queste missioni militari all'estero siano state in questi giorni «prorogate» d'ufficio dal governo senza discussione. E accade che il nostro parlamento non sappia nulla di come e perché l'Italia si sia avventurata in uno spregiudicato mercato di armi sofisticate e abbia allargato, invece che restringere come da promesse elettorali, le sue servitù militari. Così con il Pentagono abbiamo firmato il memorandum d'intesa nel programma, costosissimo, degli F-35 Lightning, il cacciabombardiere Usa Joint Strike Fighter avviando nientemeno che «il più grande e tecnologicamente più evoluto programma della storia dell'aviazione», secondo le parole del sottosegretario alla difesa Forcieri. Lo stesso vale per le basi americane. Chiudiamo la Maddalena ma, manco fossimo al supermercato, cash&carry, allarghiamo la base di Vicenza ben sapendo che diventerà per gli Stati uniti il trampolino di lancio per operazioni militari di proiezione in tutto il mondo, e ristrutturiamo quella strategica di Sigonella. E, dulcis in fundo, il 2007 è stato l'anno dello scudo antimissile che Bush a tutti i costi vuole disporre subito in Europa, nella Repubblica ceca e in Polonia, alla frontiera russa, con la motivazione, insensata perfino per l'Intelligence americana, del pericolo dell'atomica iraniana.
Abbiamo apprezzato l'interrogativo del ministro degli esteri Massimo D'Alema, preoccupato delle reazioni russe all'imposizione dell'indipendenza del Kosovo: «Ma era davvero questo il momento di andare a piantare missili qui e là in Europa?». Sante parole. Ma allora perché, di nascosto dal parlamento, il ministro della difesa Parisi nel febbraio di quest'anno che muore è corso a Washington a firmare l'accordo quadro che dice sì allo scudo antimissile in Europa, in Italia e nel mondo? Perfino il presidente Napolitano dichiara che è ora che «ne parlino le Camere». Buon anno, la guerra continua.
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www.resistenze.org - osservatorio - italia - politica e società - 13-12-07 - n. 207
Finanziaria in divisa
Ventun miliardi alla Difesa, Natale ricco per le aziende belliche italiane
di Luca Galassi - www.peacereporter.net
Le minacce del Ventunesimo secolo, evocate con forza sempre maggiore, dopo l'11 settembre, ad ogni vertice annuale della Nato, si chiamano terrorismo e armi di distruzione di massa. Entrambe hanno fatto della paura un elemento di strategia politica. E per contrastare la paura si affinano e si consolidano i sistemi di difesa. Ovvero: ci si arma. Secondo il Sipri (Istituto di studi per la pace di Stoccolma), nel mondo le spese militari sono cresciute nel 2006 del 3,5 percento rispetto all'anno precedente, superando i mille miliardi di dollari (quasi 680 milioni di euro). Nella classifica dei Paesi produttori di armi, l'Italia è al settimo posto, con 20 miliardi di euro. Il nostro Paese destina al settore difesa l'1,5 percento del proprio prodotto interno lordo.
Risorse sparse. Le spese militari rappresentano una delle voci più onerose nel bilancio del nostro Paese. Grazie alla Finanziaria, passata a fine estate al Senato per un pugno di voti e in attesa della votazione alla Camera, sono previsti stanziamenti per 23 miliardi e 352 milioni di euro (21 miliardi nel bilancio preventivo della Difesa, 2.424 aggiunti dalla Finanziaria). L'aumento rispetto al 2007 (la misura allora ammontava a 21 miliardi e 11 milioni) è dell'11,1 percento. Le previsioni di spesa per il comparto militare, invece di far capo solo al ministero della Difesa, sono disseminate nelle più disparate allocazioni: oltre alla Finanziaria e al bilancio della Difesa, come detto, i contributi spaziano dal ministero per l'Economia a quello dello Sviluppo economico. Essendo sparse in vari bilanci, le risorse rendono opaca la loro interpretazione. Vediamo di cominciare a far luce sulla loro allocazione, andando a verificare, punto per punto, dove e a cosa sono destinate le risorse stanziate nella Legge Finanziaria.
L'articolo 5, comma 12, stanzia un fondo di 107 milioni di euro per il pagamento dell'accisa (imposta) sui prodotti energetici delle Forze Armate.
All'articolo 21 del Disegno di Legge, il comma 1 cita: "Per l'organizzazione del vertice G8 previsto per l'anno 2009 è stanziata la somma di euro 30 milioni per l'anno 2008." Il vertice si terrà alla Maddalena, in Sardegna, da dove il mese scorso sono partiti 1.500 soldati Usa, nell'ambito della dismissione della base militare, che verrà definitivamente lasciata dalla Marina statunitense nel febbraio 2008.
L'articolo 22 integra con 30 milioni di euro il taglio del 15 percento della scorsa Finanziaria per la 'professionalizzazione' delle Forze Armate; stanzia inoltre 140 milioni di euro per 'garantire la capacità operativa' delle stesse. Venti milioni di euro vanno poi all'arsenale della Marina militare di Taranto e 40 per il funzionamento dell'Arma dei Carabinieri.
Nell'articolo 31 si propone l'allocazione di risorse per: 15 velivoli addestratori Aermacchi M346; 12 elicotteri Agusta Westland EH101; sistema di comunicazioni Sicote per i Carabinieri in funzione anti-terrorismo; progetto Soldato futuro; partecipazione, con la Francia, alla costruzione del satellite di comunicazioni Sicral 2. Per l'attuazione di tale piano sono autorizzati contributi quindicennali per un totale di 1 miliardo e 50 milioni di euro.
All'articolo 31, comma 2, figurano, per la partecipazione al programma del Caccia Eurofighter: 318 milioni di euro per il 2008, 468 per il 2009, 918 per il 2010, 1.100 per il 2011 e 1.100 per il 2012. Aggiunti a quelli già previsti dalla Tabella F della Finanziaria (importi da iscrivere in bilancio alle autorizzazioni di spesa delle leggi pluriennali), si raggiungono, per 5 anni, 4.884 milioni di euro. Al comma 3, si dispone l'erogazione di ulteriori fondi per il programma di sviluppo delle fregate multiruolo Fremm, in cooperazione con la Francia. Il totale è di un miliardo e 50 milioni in 15 anni. Sempre nella Tabella F della Finanziaria vi sono fondi aggiuntivi per le fregate Fremm di circa 800 milioni di euro.
Nell'articolo 93, per esigenze legate alla tutela dell'ordine pubblico, è previsto, per un piano di assunzioni, uno stanziamento di 50 milioni di euro per il 2008, di 120 per il 2009 e di 140 per il 2010. Risorse, queste, destinate all'Arma dei Carabinieri, alla Polizia di Stato, alla Guardia di Finanza, alla Polizia penitenziaria e al Corpo forestale.
L'articolo 95 destina 200 milioni di euro in più per 2008, 2009 e 2010 ciascuno per i rinnovi contrattuali e la 'valorizzazione delle specifiche funzioni svolte nella tutela dell'ordine pubblico e della difesa nazionale. Destinatari il corpo di Polizia e le Forze Armate. Nella tabella del ministero per l'Economia è inoltre iscritto oltre un miliardo di euro per il finanziamento delle missioni italiane all'estero.
In conclusione, le spese militari aumentano, a dispetto delle promesse del governo Prodi. Che nel programma pre-elettorale si era impegnato, "nell’ambito della cooperazione europea, a sostenere una politica che consenta la riduzione delle spese per armamenti". Promesse da marinaio.
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FINANZIARIA, ARMI, POLITICA: CHE VERGOGNA !
Napoli,16 novembre 2007
Rimango esterrefatto che la Sinistra Radicale (la cosiddetta Cosa Rossa)
abbia votato, il 12 novembre, con il Pd e tutta la destra, per finanziare i
CPT, le missioni militari e il riarmo del nostro paese. Questo nel silenzio
generale di tutta la stampa e i media .Ma anche nel quasi totale silenzio del
"mondo della pace ".
Ero venuto a conoscenza di tutto questo poche ore prima del voto. Ho lanciato
subito un appello in internet: era già troppo tardi. La "frittata" era già
fatta. Ne sono rimasto talmente male, da non avere neanche voglia di
riprendere la penna. Oggi sento che devo esternare la mia delusione, la mia
rabbia. Delusione profonda verso la Sinistra Radicale che in piazza chiede la
chiusura dei "lager per gli immigrati", parla contro le guerre e
l'mperialismo e poi vota con la destra per rifinanziarli.
E sono fior di quattrini! Non ne troviamo per la scuola, per i servizi
sociali, ma per le armi SI'! E tanti!!
Infatti la Difesa per il 2008 avrà a disposizione 23,5 miliardi di euro: un
aumento di risorse dell'11 rispetto alla finanziaria del 2007, che già aveva
aumentato il bilancio militare del 13%. Il governo Prodi in due anni ha già
aumentato le spese militari del 24%!!
Ancora più grave per me è il fatto dei soldi investiti in armi pesanti. Due
esempi sono gli F35 e le fregate FREMM. Gli F35 (i cosiddetti Joint Strike
Fighter) sono i nuovi aerei da combattimento (costano circa 110 milioni di
Euro cadauno). Il sottosegretario alla Difesa Forcieri ne aveva sottoscritto,
a Washington, lo scorso febbraio, il protocollo di intesa.
In Senato, alcuni (solo 33) hanno votato a favore dell' emendamento
Turigliatto contro il finanziamento degli Eurofighters, ma subito dopo hanno
tutti votato a favore dell' articolo 31 che prevede anche il finanziamento ai
satelliti spia militari e le fregate da combattimento FREMM.
Per gli Eurofighters sono stati stanziati 318 milioni di Euro per il 2008,
468 per il 2009, 918 milioni per il 2010, 1.100 milioni per ciascuno degli
anni 2011 e 2012!
Altrettanto è avvenuto per le fregate FREMM e per i satelliti spia.
E' grave che la Sinistra, anche la Radicale, abbia votato massicciamente per
tutto questo, con la sola eccezione di Turigliatto e Rossi, e altri due
astenuti o favorevoli. Purtroppo il voto non è stato registrato
nominativamente! Noi vogliamo sapere come ogni senatore vota !
Tutto questo è di una gravità estrema! Il nostro paese entra così nella
grande corsa al riarmo che ci porterà dritti all'attacco all'Iran e alla
guerra atomica.
Trovo gravissimo il silenzio della stampa su tutto questo: una stampa sempre
più appiattita!
Ma ancora più grave è il nostro silenzio: il mondo della pace che dorme sonni
tranquilli. E' questo silenzio assordante che mi fa male. Dobbiamo reagire,
protestare, urlare!
Il nostro silenzio, il silenzio del movimento per la pace significa la morte
di milioni di persone e dello stesso pianeta. La nostra è follia collettiva,
pazzia eretta a Sistema. E' il trionfo di "O' Sistema". Dobbiamo riunire i
nostri fili per legare il Gigante, l'Impero del denaro. Come cittadini attivi
non violenti dobbiamo formare la nuova rete per dire No a questo Sistema di
Morte e un Sì perché vinca la Vita.
Alex Zanotelli
Le firme di adesione vanno inviate a:
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settembre 2007
www.disarmiamoli.org
La Legge Finanziaria 2008 sarà targata N.A.T.O.?
Comunicato Stampa della Rete nazionale Disarmiamoli!
La Legge finanziaria 2008 entra in questi giorni nel vivo della sua realizzazione.
Scopriamo così dalla viva voce del Ministro della Difesa Arturo Parisi che il governo italiano“…..ha assicurato alla NATO che avremmo destinato alla Difesa il 2 per cento del PIL, quando oggi siamo solo all’1 per cento. Senza un buon aumento le missioni all’estero si troveranno in gravi difficoltà”
Stando alle richieste del Ministro la spesa militare per il 2008 dovrebbe raddoppiare , portando così i costi della nostra “proiezione bellica” da 18 a 36 miliardi.
Se a questo aggiungiamo il budget del Ministero degli Interni, che stanzia per le forze dell’ordine ben 24 miliardi, il quadro del costo complessivo della nostra “sicurezza” in terra, in mare e nei cieli è presto fatto.
Si conferma così l’orientamento alla progressivamente trasformazione del nostro sistema economico sul modello statunitense. In periodi di crisi profonda del sistema produttivo e finanziario internazionale l’unica industria che tira è quella bellica. Largo spazio quindi a Finmeccanica, Oto Melara, Beretta, Avio elettronica e alle tante industrie belliche tricolori che con tutta probabilità troveranno altri lauti finanziamenti nella Finanziaria 2008.
Mentre gli architetti della politica estera ed interna sono al lavoro per distribuire a guerra e polizie le risorse pubbliche, sul terreno del conflitto sociale il movimento ha ripreso a pieno ritmo la sua attività, a partire dalla mobilitazione vicentina con il campeggio in corso a Caldogno, pochi chilometri di distanza dall’aeroporto Dal Molin.
Il sindaco di Vicenza Enrico Hüllweck, anche in previsione delle prossime elezioni amministrative, risponde alla forza del movimento No Dal Molin cercando di coprirsi le spalle attraverso le massime cariche dello Stato.
Il Presidente della Repubblica Napolitano è stato invitato dal primo cittadino a visitare città berica . Le politiche bipartisan si trasformano così in vere e proprie “chiamate in correo” a sostegno delle scelte più indecenti. L’agenda di Napoletano al momento è piena, ma Hüllweck è riuscito a strappare una disponibilità per i prossimi mesi…..L’accoglienza del movimento è garantita.
La battaglia contro la base USA al Dal Molin è entrata così in una nuova fase, quella delle azioni dirette e della mobilitazione permanente. Tutto il movimento di resistenza politico, sociale e culturale presente nel paese a queste politiche belliciste ed antipopolari è chiamato a rispondere all’appello del Presidio permanente.
Ognuno dai suoi avamposti dovrà nei prossimi giorni sostenere attivamente le azioni pacifiche e di massa del Presidio, determinato a fermare i cantieri ed a contestare la presenza delle basi pre-esistenti sul territorio berico.
La Rete nazionale Disarmiamoli
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