Riceviamo e volentieri segnaliamo:

Venezia 4 dicembre 2008
ore 17.30 presso la Scoletta dei Calegheri (Campo San Tomà)

"Il Vaticano e il nazifascismo"

Conferenza e proiezioni di filmati sui seguenti argomenti:
Vaticano e fascismo in Italia
La figura di Pio XII
Vaticano e nazifascismo in Europa
Vaticano e Stato Indipendente di Croazia
Il Vaticano e la "ratline"

Presenta: Serena Ragno, segretaria ANPI Sez. "Sette Martiri"
Organizza: ANPI Venezia Sez. "Sette Martiri"


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Sulla stessa tematica segnaliamo:
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PIO XII

OTTOBRE ’43

TEDESCHI “CORRETTI” CON VATICANO

NUOVE CARTE, COLLOQUIO CHOC CON DIPLOMATICO GB

NEI GIORNI DELLA RETATA CONTRO GLI EBREI DI ROMA


(di Paolo Cucchiarelli)

(ANSA) - ROMA, 17 OTT - C’e’ un nuovo tassello da inserire nel cangiante e spesso contraddittorio mosaico del rapporto tra Pio XII e gli ebrei nell’autunno del 1943, quando le Ss di Herbert Kappler arrestarono poco piu’ di mille romani nel ghetto e nei quartieri della ”citta’ aperta” e li spedirono ad Auschwitz.
Si tratta di documenti che arrivano dagli archivi inglesi e americani, visto che quelli vaticani sono tuttora inaccessibili. Uno di questi illustra l’incontro avvenuto due giorni dopo la retata nel ghetto, il 18 ottobre ‘43, tra il Papa e l’inviato straordinario della Gran Bretagna presso la Santa Sede: in quella occasione Pio XII  tace  sulla retata e il diplomatico gli chiede di interpretare con maggior determinazione il suo ruolo. In quel contesto Pacelli afferma che i tedeschi si sono comportati ”correttamente” con il Vaticano. In quelle ore il treno con gli ebrei romani sta per partire verso Auschwitz.

Due mesi dopo la deportazione degli ebrei romani il Papa, il 13 dicembre del ‘43, conversando con l’ambasciatore tedesco Ernest von Weiszaecker, che aveva cercato di opporsi alla deportazione, aveva illustrato la sua posizione sugli sviluppi della guerra. Il diplomatico aveva riassunto il tutto in un rapporto che e’ stato rintracciato durante alcune ricerche dagli studiosi Mario J. Cereghino e Giuseppe Casarrubea che le pubblicheranno in un prossimo volume. ”Il Papa si augura - afferma il rapporto fatto avere ai servizi americani dalla piu’ importante ”talpa” che gli Usa avevano all’interno del ministero degli Esteri tedesco, Fritz Kolbe - che i nazisti mantengano le posizioni militari sul fronte russo e spera che la pace arrivi il prima possibile. In caso contrario, il comunismo sara’ l’unico vincitore in grado di emergere dalla devastazione bellica. Egli sogna l’unione delle antiche Nazioni civilizzate dell’Occidente per isolare il bolscevismo ad Oriente. Cosi’ come fece Papa Innocenzo XI, che unifico’ il continente (l’Europa) contro i Mussulmani e libero’ Budapest e Vienna.”
Proveniente dagli archivi inglesi e’ invece il resoconto dell’incontro del 18 ottobre del ‘43 tra l’inviato straordinario inglese Sir D’Arcy Osborne e il Papa. Da due giorni gli ebrei romani sono stati prelevati dalle loro case; lo stesso giorno, alle 14, partiranno dalla stazione Tiburtina verso il campo di concentramento. Nulla il Papa dice di quanto e’ avvenuto in quelle ore. Pio XII parla della difficile situazione alimentare a Roma che potrebbe portare a tumulti e della sua volonta’ di non abbandonare la citta’ a meno di non essere ”rimosso con la forza”. L’ambasciatore e’ colpito dall’atteggiamento del Papa che gli dice di non avere elementi per lamentarsi del generale Von Stahel, comandante della piazza militare di Roma, e degli uomini della polizia tedesca ”che finora hanno rispettato la neutralita”’ della Santa Sede.
”Io ho replicato - scrive il diplomatico nel rapporto indirizzato al ministro degli Esteri Eden - di aver capito che quando il Vaticano parlava di preservare ‘Roma citta’ aperta’, si riferisse alle operazioni militari. A parte il fatto che la denominazione ‘Citta’ aperta’ e’ una farsa, l’Urbe e’ alla merce’ dei tedeschi che sistematicamente la privano di tutti i rifornimenti e della manodopera, che arrestano ufficiali italiani, giovani e carabinieri e che applicano metodi spietati nella persecuzione degli ebrei. (…)”. Il diplomatico cerca di far uscire Pio XII dal suo atteggiamento. ”Io ho affermato che Egli dovrebbe fare tutto il possibile per salvaguardare lo Stato della Citta’ del Vaticano e i suoi diritti alla neutralita’. Egli ha replicato che in tal senso e fino a questo momento, i tedeschi si sono comportati correttamente”, aggiunge nuovamente il diplomatico. Una affermazione fatta mentre la citta’ e’ ancora sotto shock per la retata arrivata dopo il ricatto dei 50, inutili, kg di oro chiesti agli ebrei per evitare la deportazione.
”A mio parere - scrive ancora il rappresentante inglese - molta gente ritiene che Egli sottostimi la Sua autorita’ morale e il rispetto riluttante di cui Egli e’ oggetto da parte dei nazisti, dal momento che la popolazione tedesca e’ cattolica. Ho aggiunto di essere incline a condividere questa opinione e l’ho esortato a tenerlo bene in mente nel corso dei futuri avvenimenti, nel caso emergesse una situazione in cui fosse necessario applicare una linea forte.”
”Mettendo a raffronto i due documenti - commentano gli studiosi - risulta chiaro che Pacelli si sente a suo agio con l’ambasciatore tedesco. Con il rappresentante inglese assume un atteggiamento freddo, facendo leva su un giudizio del tutto formale tanto da suscitare la inusitata reazione del diplomatico”. I due studiosi, gia’ autori di un volume sulla guerra al comunismo in Italia tra il ‘43 e il ‘46, ”Tango connection”, sottolineano la difficolta’ di raccogliere in Italia elementi documentali sulla questione ebrei-Vaticano: ”Tuttavia migliaia di documenti sulla situazione della Santa Sede negli anni della seconda guerra mondiale sono da tempo disponibili negli Archivi di College Park negli Stati Uniti e di Kew Gardens in Gran Bretagna. Sono carte provenienti dai fondi dei servizi segreti angloamericani, del Dipartimento di Stato Usa e del Foreign Office britannico”, spiegano. ”Il nostro archivio conserva rapporti dei Servizi Usa sulle pesanti ingerenze esercitate dalla Santa Sede e in particolare da Pio XII e da Montini, il futuro Paolo VI, nella formazione del primo governo De Gasperi”.

Per la lettura dei documenti originali e della loro traduzione clicca qui sotto: