U ekskluzivnom intervjuu za „Pečat“ profesor Aldo Bernardini, jedini Italijan kojem je sud u Hagu omogućio da se susretne dva puta u zatvoru Ševeningen sa nekadašnjim predsednikom Srbije Slobodanom Miloševićem, govori o kršenju međunarodnog prava prilikom raspada SFRJ, bombardovanju naše zemlje i priznavanju nezavisnog Kosova, ističući da je priznanje Hrvatske u sadašnjim granicama potpuno nelegalno...

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Intervista in esclusiva al prof. Aldo Bernardini, di Milica Ostojic corrispondente da Roma, per 


“PECAT” rivista politica, n.ro 40, novembre/o8, Belgrado


La Croazia è uno stato illegale


Nell’ intervista esclusiva per “Pecat” il prof. Aldo Bernardini, l’ unico italiano al quale il Tribunale dell’ Aia ha permesso l’ incontro con l’ ex presidente Slobodan Milosevic, per 2 volte nel carcere di Scheveningen, parla della trasgressione del diritto internazionale nella distruzione della RSF di Jugoslavia, del bombardamento del nostro paese, del riconoscimento del Kosovo indipendente, sottolineando che il riconoscimento della Croazia nelle attuali frontiere è completamente illegale.

Intervista di Milica Ostojic, corrispondente da Roma per “Pecat”

 

Aldo Bernardini, professore di Diritto internazionale alla Facoltà di Scienze Politiche presso l’ Università di Teramo, ex rettore dell’ Università di Chieti e membro del Comitato internazionale per la difesa di Slobodan Milosevic, Comitato che è stato fondato su iniziativa di una decina di intellettuali mondiali, pronti a lottare contro il processo ingiusto del Tribunale “speciale” delle NU all’ Aia contro i già “riconosciuti” ed “indicati” accusati, in prevalenza serbi. Per questo professore italiano – presso il quale nessuno studente può superare l’ esame se non ha superato la materia del suo libro “ La Jugoslavia  assassinata” pubblicato già nel marzo del 2005 – “il Tribunale dell’ Aia che pratica una giustizia selettiva, è un tribunale marionetta nelle mani della NATO”.

Aldo Bernardini parla raramente ai media. Preferisce esporre i suoi pensieri negli incontri scientifici e pubblici. Per “Pecat”  il professore ha accettato di rispondere a molte domande che riguardano la violazione del Diritto internazionale nella distruzione della Jugoslavia Federativa e Socialista, i bombardamenti NATO contro  la Repubblica  Federale  di Jugoslavia, il riconoscimento del Kosovo e Metohija, ed il suo incontro con Slobodan Milosevic, sottolineando innanzitutto il proprio parere positivo riguardo le affermazioni di Milorad Vucelic, direttore e capo redattore di questo settimanale politico circa quanto gli ha detto telefonicamente l’ ex presidente della RF di Jugoslavia, 5 giorni prima della sua morte: “Non mi spezzeranno, riuscirò  a contrastarli e vincerli”.

 

Gli studenti dicono che è un professore severo e, quello che per noi è particolarmente interessante, che proprio il suo libro “ La Jugoslavia  assassinata” è materia inevitabile all’ esame di diritto internazionale...

 


Certamente, io l’ 8 aprile del 1999, constatando che con l’ intervento militare della NAT era stato revocato e abolito il diritto internazionale,  fatto prigioniero dal gendarme del mondo, ho inviato un telegramma all’ allora presidente del governo italiano Massimo D’ Alema e al ministro dell’ Istruzione universitaria Zecchino, nel quale esprimo che con ciò mi è ostacolato l’ insegnamento nelle lezioni e perciò  di aver il diritto  di opporre  resistenza contro questa violazione, contraria alla Costituzione italiana e al la Carta  delle NU. Se vogliamo oggi sintetizzare tutto sul caso della distruzione della Jugoslavia, il bombardamento del 1999 e le conseguenze di questo – dobbiamo concludere  che questo è stato un attacco del capitalismo occidentale al mondo socialista, attacco al quale purtroppo i paesi socialisti non hanno saputo reagire come si doveva.

Nella Jugoslavia però iniziò molto prima: il debito, l’ impoverimento, le ricette del Fondo monetario internazionale, mortali per un paese con gran debito. Cosi il mondo occidentale ha lavorato per la distruzione del socialismo. Inoltre nel paese c’ erano  tali forze, in verità in minoranza, che erano state tenute sotto controllo, ma che costantemente esercitavano pressione, stimolate e sostenute dall’ estero. Sono uscite infine alla luce del giorno continuando nel processo della secessione. Nel contempo anche l’ autonomia delle Repubbliche era accentuata contro il Governo centrale. E quando viene indebolito il potere centrale, allora è più facile disperdere tutto!


A questo punto dovrei citare uno stralcio del suo libro nel quale ricorda l’ anno 1980, il periodo immediato dopo la  morte di Josip Broz Tito. Fa un’analisi delle riforme economiche e politiche, dell’ accumulazione del debito, la svalutazione del dinaro e l’ impoverimento dei cittadini. E tutto ciò ha contribuito all’ indebolimento delle istituzioni federali il che ha avuto conseguenze sulle maggiori divergenze tra la politica di Belgrado, i governi repubblicani e quelli delle regioni autonome. In poche parole, l’ economia jugoslava è entrata nel coma, si è arrivati all’ implosione sostenuta dalle forze esterne che trovavano sempre più consensi insieme ad alcune interne.


Nel libro cito osservazioni e conclusioni di certi autori (Chossudovsky e Parenti) e le relazioni causali-consequenzi ali nella distruzione della Jugoslavia con le “macchinazioni americane”,  ciò  trova origine in un “documento riservato e segreto” dell’ amministrazione Reaganiana intitolato “La politica degli USA verso  la Jugoslavia ”, il quale prevedeva “lo sforzo nell’ aiuto di una rivoluzione silenziosa nel distruggere il Governo e il Partito comunista”. Dunque, come vi ho detto, tutto è stato pianificato per distruggere il mondo socialista. E' necessario aggiungere che questa operazione, la secessione, in gran parte è stata sostenuta da alcuni paesi europei, come per esempio  la Germania , l’ Austria, il Vaticano, con la volontà di staccare le Repubbliche in prevalenza cattoliche. Perciò esse hanno per prime riconosciuto l’illegale autoproclamazione dell’ indipendenza di queste repubbliche (sottolineo che allora ancora esisteva  la RFSJ ), dando così un fortissimo contributo alla conseguente guerra civile. I miei studenti devono apprendere bene queste cose, in particolare gli studenti che lavorano già. Specialmente se come impiegati statali, appartenenti alle forze dell’ ordine, polizia. Ci tengo molto che essi sappiano dove non devono sbagliare.

 

Dunque secondo il suo parere il concetto dell’ autodeterminazione nel caso delle ex repubbliche jugoslave è sbagliato, e con ciò è stato trasgredito il Diritto internazionale.

 

Dobbiamo sapere che nel caso di uno Stato costituito non dovrebbe esistere un diritto all’ autodeterminazione, non potrebbe esser operativo. Non esiste il diritto che assicuri ad alcune parti dello Stato di separarsi. Eccetto che in quelle parti vi sia discriminazione assoluta a vantaggio della popolazione dominante. Soltanto in queste situazioni si può presentare il problema e chiedere l’ indipendenza, al contrario al massimo si può chiedere lo status di autonomia. Ma se i diritti in tutte le parti sono uguali, il diritto alla secessione non esiste. Nell’ ex Jugoslavia regnava l’ unità nei diritti di tutti i suoi popoli. Tra l’ altro lo Stato era una Federazione con le Regioni autonome (due). La distruzione della Jugoslavia è un singolare fenomeno storico, un esempio drastico d’ingerenza della comunità internazionale negli affari interni di un paese. Inoltre in Jugoslavia non c’ era nessuna discriminazione. Sappiamo delle tragiche conseguenze della distruzione della Jugoslavia – quelli che si sono immischiati, hanno trasformato una guerra interna in una internazionale. Belgrado, cioè il Governo della RSF di Jugoslavia aveva il diritto assoluto di difendere  la Federazione , secondo  la Costituzione  doveva inoltre difendere l’ integrità e l’ unità del paese, e ciò che ha fatto è stato definito come aggressione!

 

      Il governo della RSFJ, aveva tutto il diritto di

     difendere  la Federazione , secondo  la Costituzione

     inoltre difendeva l’ integrità e l’ unità del paese,

     mentre ciò è stato definito come aggressione!  

 

In questo caso sembra che il Diritto internazionale sia stato doppiamente trasgredito, perche nei  nuovi Stati costituiti vivono popoli (popoli costitutivi, n.d.t.) che non hanno interesse di appartenere ad un altro Stato, ma volevano rimanere in Jugoslavia, oppure essere indipendenti.

    

Quando uno Stato infine intraprende la strada verso la disgregazione, la distruzione, la fine dell’ esistenza , e quando sorgono nuovi Stati, allora non esiste nessun diritto di sostenere le frontiere interne (amministrative, n.d.t.). Non esiste alcun principio generale per cui le nuove entità avessero il diritto alle vecchie frontiere  in quelle dello Stato estinto, perchè esse esistevano soltanto nella  precedente Costituzione. Il nuovo Stato “indipendente” non nasce immediatamente ma si va formando. Si tratta di un processo costituente. Siccome non esiste uno Stato costituito, i popoli che vogliono rimanere nel vecchio Stato, o diventare autonomi, ne  hanno il pieno diritto; essi lo possono realizzare. Vi darò un esempio. Se si dovesse realizzare l’ idea della secessione del nord Italia, della Padania, si sa che tradizionalmente esistono delle regioni che si vorrebbe che facessero  parte di un possibile nuovo Stato, ma ci sono anche regioni e provincie che vorrebbero rimanere a far parte dell’ Italia; dunque la secessione non ha diritto alle frontiere regionali. Cosi  la Krajina  e  la Repubblica  Srpska  (di Bosnia) avevano lo stesso diritto, ma sono state costrette a rimanere nella formazione dei nuovi Stati, malgrado le loro frontiere amministrative fossero definite nella Costituzione dello Stato al quale appartenevano,  la Jugoslavia. Cosi  nel caso della Jugoslavia abbiamo la trasgressione duplice del diritto internazionale.

 

Cosa allora si dovrebbe dire per il Kosovo e Metohija? Secondo quale Diritto esso può diventare Stato indipendente?

 

Nel caso del Kosovo e Metohija si è arrivati a criteri assurdi ed illegali. Il Kosovo è parte integrale di uno Stato, della Serbia. Nel seno della quale aveva un’ autonomia interna e non c’ era nessuna discriminazione verso i cittadini. Si è venuti ad una rivolta interna sostenuta e finanziata dall’ estero. Non aveva nessun diritto alla secessione, questo lo ammette anche Antonio Cassese, professore di Giurisprudenza e già presidente del Tribunale dell’ Aia, che sicuramente non è orientato in senso pro serbo.

 

Che cosa allora significa  la Risoluzione  1244 nella quale si prevede una larga autonomia del Kosovo, ma nell’ ambito della Repubblica Federale di Jugoslavia, cioè Serbia?


L’ attuale situazione nel Kosovo testimonia che nella regione sud della Serbia è stato violato un altro accordo in questo caso specifico, cioè è stata effettuata una più grave violazione del diritto. In proposito non possiamo sorvolare sul fatto che nel Kosovo è stata costruita la più grande base militare americana. Ciò sicuramente spiega tutto quello che fino oggi è successo nel Kosovo. In questione è una profonda penetrazione imperialista nei Balkani, con l’intento di formare Stati sempre più piccoli, per poterli controllare, alcuni indirettamente, ed alcuni direttamente come il Kosovo. Il Kosovo non è uno Stato reale indipendente. Si tratta di uno Stato mafioso, di criminali. D’ altronde, il Kosovo, chissà per quanto tempo ancora, rimarrà sotto l’ amministrazione internazionale. Perciò esso è una finzione, l’ invenzione di qualcuno che va in favore alle forze separatiste interne e di quelle esterne. Ora una missione delle NU viene sostituita da una europea, l’ EULEKS – che non ha nessuna base legale. Sul Kosovo ne abbiamo talmente tante di violazioni del diritto internazionale che non saprei più come definirle.

 

Ritiene che questo sia la fine della scissione della Serbia?

 

Ho paura di no. Si tratta di una politica che è stata voluta dall’ esterno, ben pianificata e portata ai limiti estremi. In gioco sono naturalmente anche fattori interni stimolati ed incoraggiati dalle potenze internazionali. Il governo centrale inoltre teme di fronte ad una tale politica estera di poter essere accusato della violazione dei diritti umani in questa o nell’ altra provincia o regione.

E' una situazione di ricatto oggettivo – le forze esterne si intromettono negli affari interni di uno Stato sovrano. Ragionando così, quelli che hanno in mente la secessione dalla Serbia saranno sempre  sostenuti dall’ estero: se lo potevano quelli prima di voi, lo potete fare anche voi. Naturalmente in gioco c'è anche l’intermediazione finanziaria. Ma l’ errore si è commesso  molti anni e decenni prima, si è data alle autonomie l’ illusione e troppa libertà, che è poi stata utilizzata in modo negativo.  La Serbia  è rimasta troppo piccola ed è necessario che le forze politiche creino una politica la quale incoraggi e stimoli alla coerenza  nella vita comune tra le varie etnie di appartenenza che da sole non potrebbero fare niente ma vengono aiutate da forze esterne. Penso alla Vojvodina ed al Sangiaccato. Non so quali strumenti si possano usare e come altrimenti agire perchè si fermino o si rendano impossibili questi processi distruttivi. Bisogna ricreare quello spirito che aveva una volta  la Jugoslavia.

 

           Milosevic è stato un politico umanista.

 

Di Slobodan Milosevic parlo con molta commozione. Lui non è stato quello dipinto dalla stampa che era al servizio di quelli che di ciò  avevano bisogno. Milosevic è stato un uomo dignitoso, un politico lucido, ricco di cultura umanistica.

 

             Milosevic è stato un politico lucido,

             pieno di cultura umanistica. Lui non voleva

             la grande Serbia, ma difendeva  la Jugoslavia

             e tutti quelli che volevano rimanere in essa. 

  

Lui ha semplicemente difeso  la Jugoslavia  e quelli che volevano rimanere in essa. Si scriveva che voleva la “grande Serbia”. Non è vero! Io ricordo il suo colpo con la stilografica al tavolo alla conferenza di Brioni nel 1991, quando ha detto di non comprendere come possa  la Jugoslavia  esser cancellata con un tratto di penna. Lui non era un nazionalista che difendeva  la Serbia  ma un umanista, che difendeva quelli che volevano  la Jugoslavia.  Mi  parlava dell’ incontro a Corfù nel 1997 e della posizione che auspicava l’ unione dei popoli balcanici... Alla conferenza ha partecipato anche il premier albanese Fatos Nano il quale  ha riconosciuto che il Kosovo apparteneva alla Jugoslavia. Sono stato due volte al carcere di Scheveningen da Slobodan Milosevic e ho parlato lungamente con lui, e due volte alle manifestazioni davanti al carcere contro l’ ingiusto processo presso il Tribunale dell’ Aia. Ho partecipato al funerale di questo leader che ha soltanto difeso il suo popolo e la sovranità del paese, perciò ritengo che la sua drammatica fine deve richiamare l’ attenzione sull’ orribile comportamento del cosiddetto mondo occidentale civilizzato che non ha limiti ne'  scrupoli ai fini  della salvezza dell’ imperialismo monopolistico per il quale molti popoli pagano un prezzo troppo alto.

Nelle carceri si muore soltanto per assassinio! Queste parole le scrisse Miriam Pellegrini, presidente della Sezione italiana del Comitato Internazionale per  la Difesa  di Slobodan Milosevic, l’ 11 marzo 2006, alla notizia della sua morte.

Come egli disse telefonicamente al direttore della rivista “Pecat”: “Non mi spezzeranno”. Aveva ragione, in verità non l’ hanno spezzato, lo hanno soltanto portato alla morte. Lui è stato il leader che ha dato il contributo decisivo per gli accordi di Dayton, per  la Costituzione  della Serbia e della Jugoslavia, e non è stato ispirato da criteri etnici a differenza di quelli prevalenti in altre repubbliche secessioniste.

 

Dunque secondo il suo giudizio Milosevic lo stavano uccidendo indirettamente  e lo hanno poi ucciso in prigione. Sappiamo che non è stato curato adeguatamente, non  è stato consentito di trasportarlo in una clinica a Mosca. Ma le sembra normale che qualcuno si metta a leggere circa 5 milioni di pagine di documentazione per difendersi? Inoltre sorge  il dubbio anche perchè “se ne è andato” quando mancavano ancora soltanto 37 ore al dibattito, e il Tribunale non è arrivato alle testimonianze reali della sua colpevolezza...

 

Sarebbe stato molto facile, per così dire, simbolico, consegnare le armi, ammainare la bandiera e finirla con tutto.

Lui però ha sostenuto eroicamente da solo la sua posizione  in difesa di una storia, un ideale, uno Stato, contro le forze al servizio di qualcuno, dello straniero, del capitale straniero, e lui lo sapeva.

Conduceva questa dura battaglia che lo ha portato alla morte.

Sette giorni prima della sua morte mi è stato chiesto di scrivere una lettera all’ allora presidente del Tribunale all’ Aia (Pocar, professore all’ Università di Milano) perchè permettesse a Milosevic, innanzi tutto su richiesta dei medici russi, di essere trasportato in Russia per le cure necessarie. La lettera non ha avuto nessuna risposta  e... fine. Se dovessi stampare la seconda edizione del libro publicherò in esso anche questa lettera. Ritengo questo esito una incancellabile macchia sul Tribunale dell’ Aia. Milosevic forse non  è stato ucciso direttamente, questo non era nell’ interesse del Tribunale, forse era stata già scritta la sua sentenza. Ma i carcerati possono morire anche altrimenti: trascurando le loro cure o nella non somministrazione delle medicine necessarie, di ciò che è dovuto ad ogni essere umano, tanto più a un presidente che rappresenta una figura storica! Ed io voglio raccomandare al popolo serbo, come anche a quello jugoslavo, di continuare o ricominciare a rispettarlo e considerarlo in modo positivo, e non nel modo in cui è stato descritto dalla stampa in malafede. Ho sentito come nel carcere lo rispettavano anche i carcerati delle altre ex repubbliche jugoslave, i croati, i musulmani, chiamandolo “Presidente”.

 

Traduzione di Ivan Pavicevac