Come potete vedere qui sotto, l'intervento (non una semplice "lettera al direttore", bensì un contributo al dibattito storico - politico - culturale, certo polemico,  ma argomentato, documentato e sottoscritto da trenta firme non proprio "sconosciute") è stato spedito al Giornale di Vicenza lunedì 20/4. Ad oggi (giovedì 23) non risulta pubblicato. Dati i contenuti, pur senza entrare nel merito dei criteri e dei tempi redazionali,  crediamo sia opportuno comunque far conoscere  il documento prima del 25 Aprile. Perciò questo, più che un sollecito, è un invito alla lettura, alla diffusione on line e ad ulteriori contributi sul tema (da spedire al giornale o eventualmente inserire in un blog disponibile - avvertendo il sottoscritto e gli altri destinatari - per non intasare questo che è un indirizzo privato).
Per i firmatari, Paolo Consolaro.


---- Original Message -----
From: Paolo C.
Sent: Monday, April 20, 2009 12:30 PM

Vi saremo grati se vorrete pubblicare il seguente intervento. Chiediamo che le firme appaiano in chiaro, perché indicano una condivisione responsabile. Grazie


Approssimandosi la data del 25 Aprile, ci sembra doveroso innanzitutto esprimere la nostra solidarietà al prof. Alberto Galeotto, che è stato accusato - in una lettera firmata da 15 suoi colleghi, su 80, dell’ITC Fusinieri (v. GdV del 20/03/09) - di essere un cattivo maestro ("strumentale, propagandistico e diseducativo") perché ha "osato" rifiutarsi pubblicamente, anche di fronte ai suoi allievi, di "condividere la memoria storica" con chi rifiuta di riconoscere la natura resistenziale e antifascista della nostra Repubblica e dichiara pubblicamente e impunemente la sua continuità politica e culturale col regime fascista.

Regime nato per stroncare con la violenza e la repressione le lotte dei lavoratori; per un ventennio trascinò gli italiani in criminali avventure imperialiste (l’ultima fu la proditoria invasione della Jugoslavia a fianco dei nazisti, con la brutale annessione all’Italia di regioni abitate da circa 800.000 fra sloveni e croati); infine fu sconfitto, nel 1943. Ma i "fedelissimi" del "Duce" riciclato per ordine del "Führer", fondarono la "Repubblica Sociale Italiana": in pratica un insieme di milizie (più o meno) volontarie e di uffici amministrativi dedicati alla collaborazione attiva con gli occupanti per contrastare la guerriglia partigiana. Provocando così un altro anno e mezzo di odiosa e feroce guerra (in)civile.

Questo è il contesto in cui maturarono sia gli ordini di "epurazione" da parte di comandi militari e/o politici della resistenza, sia gli episodi spontanei ed esasperati di vendetta e "giustizia sommaria" che si possono raggruppare col nome di "resa dei conti", e che ci furono in tutta l’alta Italia. Per l’Istria si può discutere quanto sia pesata in certi casi l’identificazione "italiano=fascista", ma è del tutto fuori luogo il ritornello "solo perché italiani", ripetuto ossessivamente, guarda caso, dai nostalgici del fascismo.

Non si tratta di giustificare né di negare dunque, ma di non confondere la ricerca della verità, e la doverosa pietà per le vittime, con l’acritica e complice accettazione dei "resoconti" e delle "testimonianze" sensazionali che le agenzie di propaganda nazifasciste cominciarono a costruire e diffondere già in tempo di guerra allo scopo di demonizzare la lotta di resistenza (in particolare quella degli "slavocomunisti") e di giustificare i propri crimini ed efferatezze. Nel dopoguerra – come è ormai ampiamente dimostrato [si veda p. es. la relazione della commissione storico culturale italo slovena: I rapporti italo sloveni 1880-1956, o le approfondite ricerche nella collana "resistenza storica", ed. KappaVu] – le "leggende foibologiche" si ingigantirono e moltiplicarono, sia per sostenere le rivendicazioni di sovranità italiana sui territori contesi con la Jugoslavia (neo irredentismo), sia per convogliare consensi e aiuti alle organizzazioni dei profughi e degli esuli "giuliano dalmati" (serbatoio elettorale). Va da sé che, con l’avallo delle massime autorità dello Stato, quelle leggende divennero "verità inconfutabili". Per fare solo qualche esempio: i 20.000 infoibati della Venezia Giulia (dato reale: alcune centinaia), i 350.000 esodati italiani (ca. 200.000, di varia nazionalità), i 500 metri cubi (!!) di cadaveri ancora sepolti nel pozzo della miniera di Basovizza (quasi certamente nessuno: cfr. C. Cernigoi, Operazione FOIBE tra storia e mito, cap. V), le "testimonianze dei sopravvissuti" (tutte false, ma utili per ricostruire la storia del mito: cfr. Pol Vice, La foiba dei miracoli…), ecc. ecc..

Insomma, i fascisti non riuscirono ad annientare con le armi la resistenza e ad impedire la liberazione, ma si sono fatti passare per vittime (usando cinicamente i cadaveri altrui) e sono riusciti a inserirsi nei gangli della nuova Repubblica, a farsi sdoganare perché utili in funzione (ancora una volta) anticomunista, e oggi, tornati "democraticamente" al potere, possono permettersi diannullare impunemente le conquiste di quella lotta, e magari cambiare la Costituzione (con l’appoggio dell’ineffabile Presidente Napolitano) quanto serve a creare un regime abbastanza forte per far fronte al probabile acuirsi della lotta di classe col procedere della crisi… Ha proprio ragione il prof. Galeotto: bisogna terminare il lavoro cominciato dai partigiani! A questo scopo è un compito primario degli insegnanti aiutare i giovani a sviluppare e ad usare con efficacia le armi della critica.

A proposito, quelle "verità inconfutabili" sopra citate hanno una propugnatrice entusiasta nell’assessore regionale all’istruzione Elena Donazzan, opportunamente richiamata da Galeotto. Vorremmo sapere se il democratico prof. Oscar Campagnaro e gli altri firmatari della lettera di censura si riferiscono a lei quando scrivono: "la scuola deve rimanere il luogo dello sviluppo delle capacità critiche degli studenti, non lo strumento per orientarli politicamente".

Da parte nostra continueremo a combattere, per completare la liberazione dai crimini fascisti e dalle atrocità delle guerre imperialiste, anche contro la campagna di intossicazione delle coscienze organizzata ogni anno dai camerati dei "comitati 10 febbraio". Insieme con chi vuole davvero costruire una società giusta e solidale, dove concetti come "difesa", "sicurezza", "libertà" non continuino ad essere rovesciati nei loro contrari per mantenere privilegi e sfruttamento.


Paolo Consolaro (Pol Vice), Vicenza - Germano Raniero, Vicenza - Patrizia Cammarata, Vicenza - Franca Bassanese, Vicenza - Riccardo Bocchese, Vicenza - Grazia Bollin, Vicenza - Carlo Francesca, Vicenza - Paolo Manfredotti, Vicenza - Federico Martelletto, Vicenza - Gerardo Pigaiani, Vicenza - Claudia Rancati, Vicenza - Nereo Turati, Vicenza - Gino Vallesella, Vicenza - Raffaele Zenere, Vicenza - Ezio Lovato, Arzignano - Silvio Zanella, Bassano d. Grappa - Mario Barbieri, Brogliano - Fulvio Frigo, Cogollo del Cengio - Tiziano Mistrorigo, Creazzo - Giuseppe Ceola, Malo - Ermanno Cerati, Montecchio Maggiore - Roberto Fogagnoli, Schio - Andrea Martocchia, Bologna - Giancarlo Staffolani per il collettivo "B. Brecht" Veneto Orientale, S. Stino di Livenza (VE) - Giorgio Ellero, Trieste - Gilberto Vlaic, Trieste - Alessandro (Sandi) Volk per l’associazione "Promemoria", Trieste - Alessandra Kersevan, Udine – Sergio Zollo per il colletivo "Tuttinpiedi", Venezia Mestre.