DOCUMENTO POLITICO
DEL COORDINAMENTO NAZIONALE "LA JUGOSLAVIA VIVRA'"
Dalla fine della guerra fredda è in corso nell'Est europeo una grande
offensiva di conquista economica e militare da parte degli Usa e dei
loro alleati. La tenaglia imperialista agisce sul lato occidentale
nell'area balcanica e su quello orientale nell'area del Medio Oriente e
dell'Asia centrale, in particolare in Palestina e Iraq, in vista del
successivo balzo verso il Caucaso e la Russia - ed in prospettiva
contro
la Cina.
In questi ultimi anni l'azione si è concentrata contro i Balcani.
Dalla fondazione della Repubblica Federativa Socialista di Jugoslavia,
il
29 novembre 1943, a Jaice in Bosnia-Erzegovina, tutte le nazionalità
che
la costituivano hanno fatto blocco contro le ingerenze
dell'imperialismo,
a partire dalla lotta eroica della Resistenza contro l'occupazione
nazifascista. L'autonomia della Jugoslavia è stata tollerata fino a che
il
perdurare della guerra fredda ha ostacolato di fatto i progetti di
egemonia
globale del capitalismo occidentale. Con la crisi degli anni '80 e
soprattutto dopo l'annessione della DDR alla Repubblica Federale
Tedesca, l'imperialismo ha operato per inasprire e rendere esplosive le
contraddizioni interne alla RFSJ, promuovendone e sponsorizzandone lo
smembramento, sostenendo dirigenze filooccidentali e secessioniste,
creando
le condizioni per la campagna di occupazione militare. Con la
secessione
sanguinosa di quattro Repubbliche, la RFSJ è stata ridimensionata a
Repubblica Federale di Jugoslavia, costituita da Serbia e Montenegro.
La RFJ è stata fatta bersaglio di otto anni di pesanti sanzioni
economiche, poi aggredita e devastata, infine sottoposta ad un embargo
che ha ridotto allo stremo la popolazione, soprattutto la sua parte più
povera comprendente il milione di profughi dalla Croazia e dalla
Bosnia. Nel 1999 la macchina bellica della Nato ha scaricato sulla RFJ
45.000 tonnellate di esplosivo, bombe alla grafite e a frammentazione
(cluster bombs), e bombe all'uranio impoverito che, come è già
avvenuto in Iraq, produrrà in futuro malattie e morte. Sono stati
distrutti obiettivi civili e complessi industriali come quelli di
Pancevo, Novi Sad, Cacak, con stabilimenti chimici e petrolchimici,
volutamente causando la diffusione nell'ambiente di sostanze altamente
tossiche destinate ad entrare nella catena alimentare. Tutto questo
allo
scopo di colpire la resistenza della stessa popolazione di un paese
refrattario ad aderire ad alleanze imperialiste e a sottomettersi agli
imperativi del Fondo Monetario Internazionale.
Dopo la fine dei bombardamenti è stata scatenata la guerra di "bassa
intensità": embargo, assassinio di esponenti politici, erogazioni di
fondi per centinaia di milioni di dollari per corrompere dirigenti,
militari, organizzazioni sindacali, sociali, culturali e politiche, o
per crearne ex novo (OTPOR, D.O.S.), e per assumere il controllo di
mezzi
d'informazione come Radio B2-92 o l'emittente televisiva Studio B,
tutto
allo scopo di destabilizzare il paese secondo uno schema ben collaudato
(Italia, Grecia, Cile, Nicaragua,...). Ne è prova il fatto che il 25
settembre il
Congresso Usa stanziava ancora 105 milioni di dollari per l'appoggio
simultaneo ai partiti compiacenti ed ai movimenti secessionisti, mentre
il 27 settembre 2000 la D.O.S. (unione delle opposizioni
filooccidentali)
e il F.M.I. concordavano in Bulgaria il piano economico di
liberalizzazioni e di privatizzazioni. In questo clima di
intimidazione,
scandito e amplificato dall'uso strategico dei media jugoslavi e
stranieri, si sono svolte le elezioni, coronate dall'assalto al
Parlamento, dall'incendio dell'ufficio della Commissione elettorale,
dalla distruzione delle schede elettorali, da minacce e violenze contro
esponenti della sinistra politica e sindacale. La destra
filooccidentale
ha potuto così appropriarsi di tutti gli organi di informazione ed ha
immediatamente ottenuto il riconoscimento internazionale al quale sono
seguite la richiesta di ammissione al F.M.I. ed all'ONU con l'implicita
dichiarazione di discontinuità rispetto alla vecchia Jugoslavia. La
produzione e la ricostruzione si sono subito bloccate, e le condizioni
sociali sono immediatamente precipitate ; la liberalizzazione dei
prezzi
ha subito prodotto aumenti fortissimi.
Il Coordinamento Nazionale La Jugoslavia Vivrà, alla sua costituzione
nell'estate 2000, si era dato il compito di lottare in Italia contro le
varie forme di aggressione della Nato contro la Repubblica Federale di
Jugoslavia e di fare controinformazione. In particolare il
Coordinamento
intendeva organizzare, assieme ad altre realtà internazionali
antiimperialiste, una nave che rompesse l'embargo imposto da Usa e UE
contro quel Paese: un'azione emblematica contro tutti gli embarghi nel
mondo. Questo progetto attualmente deve essere sospeso, fino ad un
chiarimento degli equilibri politici nella RFJ e sulla effettiva
rimozione
dell'embargo.
Con la proclamazione di Kostunica a Presidente della RFJ l'imperialismo
occidentale ha segnato una tappa importante a suo favore, benché non
necessariamente decisiva: si rende ora necessaria una verifica della
nostra strategia.
Rientra nell'ambito specifico del nostro compito di informazione e
denuncia del progetto imperialista in Jugoslavia:
* Denunciare il carattere di luogotenenza servile dell'attuale
presidenza jugoslava.
* Denunciare il mancato rispetto della risoluzione Onu 1244,
risoluzione peraltro non frutto di un trattato ma conseguenza della
violenza stragista della Nato, e che pure già contiene in sé il vizio
della falsità in quanto programmaticamente disattesa da parte delle
potenze Nato che sostengono le dirigenze secessioniste.
* Mobilitarci per l'espulsione di tutti i rappresentanti dei Paesi Nato
dalle strutture civili e militari dell'amministrazione straniera in
Kosmet e per il ritiro delle truppe Nato da tutto il territorio
balcanico.
* Smascherare la falsa informazione diffusa anche dalla stampa della
sinistra, distintasi nuovamente durante le recenti
elezioni jugoslave per disinformazione. In particolare,
nonostante alcune preziose eccezioni, le testate
giornalistiche "Il Manifesto" e "Liberazione" hanno plaudito, se non
addirittura inneggiato, alla presunta "rivoluzione democratica" di
Kostunica, della DOS e dei loro programmatori economici del G17,
organici al F.M.I.
* Continuare l'opera di concreta solidarietà con la popolazione
soggetta al ricatto neocoloniale.
Riconfermiamo il nostro sostegno a chi si è battuto, si batte e si
batterà contro l'aggressione della Nato e del F.M.I. e per la difesa
delle condizioni di vita, di lavoro e di potere dei lavoratori in
Jugoslavia. Un conflitto acuto è già in atto nei Balcani tra le forze
della riforma in senso liberista e chi difende gli interessi delle
masse
lavoratrici e l'indipendenza nazionale. Auspichiamo che questi ultimi
possano sostenere una forte opposizione per impedire l'attuazione del
"nuovo corso" liberista e delle sue politiche di massacro sociale. Già
le prossime elezioni del 23 dicembre nella Repubblica di Serbia ci
potranno fornire importanti indicazioni, tenendo conto che le pressioni
occidentali continuano ad esercitare una influenza determinante. Una
responsabilità primaria di questa ingerenza illecita è dell'Europa di
Prodi, che, con le sue false promesse e regalie clientelari, i suoi
inganni, i suoi "summit" , intende sottomettere la Jugoslavia alle
esigenze del mercato globalizzato.
E' nostro compito denunciare tutto ciò e lottare contro questa nuova
fase della ricolonizzazione. I conflitti per il controllo e l'esproprio
delle risorse, dopo le aggressioni all'Iraq e alla Jugoslavia, sono
ridiventati elemento costante dello scenario internazionale. Scopo
evidente, anche se coperto dalla onnipresente falsificazione dei media,
è
destrutturare gli assetti e gli ordinamenti nazionali esistenti per
realizzare una nuova spartizione delle risorse materiali e umane (il
"Nuovo ordine mondiale"), e distruggere ogni forma di rappresentanza
collettiva capace di opporsi allo sfruttamento indiscriminato delle
classi subalterne. In questa fase storica è nostro compito identificare
e sostenere tutti quei movimenti di lotta, di liberazione
nazionale e quegli Stati che oggettivamente agiscono in
opposizione al dominio imperiale.
Per contribuire alla crescita di un movimento che si proponga di
interferire nella pianificazione imperialista dei conflitti e che si
opponga con grandi battaglie di controinformazione e mobilitazione alle
nuove avventure militari delle "democrazie" occidentali, è necessario
assumere un punto di vista globale già nell'attività di informazione e
denuncia che ora siamo in grado di sviluppare: è necessario che le
realtà organizzate, nate sulla spinta della solidarietà con specifiche
lotte contro l'imperialismo, riuniscano in un orizzonte unitario le
varie forme di resistenza alla ricolonizzazione in atto nel mondo,
dalla
Jugoslavia alla Palestina - alla cui Intifada esprimiamo piena
solidarietà -, dall'America latina al Medio Oriente, dall'Africa al
Sud-Est asiatico.
Il nostro impegno sull'area balcanica è centrale per le prospettive del
movimento antiimperialista in Italia e fuori, in quanto:
* I governi occidentali stanno creando in quest'area le condizioni per
una destabilizzazione globale che può far esplodere le contraddizioni
inter-imperialiste.
* L'Italia, anche se per ora in posizione subalterna, sta assumendo un
ruolo, tanto politico-economico quanto militare, in un'area che l'ha
già
vista protagonista di avventure coloniali (ricordiamo che oggi l'Italia
è al comando delle truppe di occupazione della provincia serba del
Kosmet così come nel periodo 1941-43).
* La distruzione pianificata delle strutture istituzionali, sociali e
produttive della Jugoslavia - operata attraverso l'imposizione di
politiche neoliberiste di indebitamento, la strumentalizzazione e
l'enfatizzazione delle contraddizioni inter-regionali, il pesante
condizionamento nella vita politica - rappresentano, al di là
dell'aggressione militare e dell'embargo, un modello riproducibile per
modificare gli equilibri geoeconomici in tutta l'Europa
centro-orientale e per l'imposizione di "NATOcrazie" compiacenti verso
gli interessi degli azionisti della nuova colonizzazione.
In Italia in particolare ci proponiamo di contribuire alla costruzione
di un movimento di resistenza centrato sul rigetto delle basi Usa e
Nato
sul nostro territorio, sull'opposizione all'impiantarsi dell'esercito
UE
come nuovo strumento di dominio dell'imperialismo
europeo, sulla lotta al nuovo modello di difesa che prevede la
professionalizzazione dell'esercito, ed in generale contro il ruolo
sempre più decisivo che lo sviluppo del settore militare-industriale va
assumendo nell'assetto politico-economico del nostro Paese.
Il nostro impegno deve integrarsi nella lotta dei popoli contro le
ingiustizie e le diseguaglianze di classe che il capitalismo perpetua
oggi nelle forme della globalizzazione e del neoliberismo.
L'aggressione
imperialista alla Jugoslavia si inscrive nel processo di crisi del modo
di produzione capitalista , crisi che produce un progressivo
approfondirsi della contraddizione tra capitale e
lavoro, tra imperialisti e popoli soggetti a ricolonizzazione. Il
governo e i paramilitari colombiani, il governo e le forze di
repressione in Israele, la DOS e i suoi squadristi hanno alle spalle
gli
stessi uffici di Washington: la resistenza si annuncia come una istanza
necessariamente comune.
Coordinamento Nazionale "La Jugoslavia Vivra'", dicembre 2000
(per contatti: jugocoord@... -- 0338-9116688)
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DEL COORDINAMENTO NAZIONALE "LA JUGOSLAVIA VIVRA'"
Dalla fine della guerra fredda è in corso nell'Est europeo una grande
offensiva di conquista economica e militare da parte degli Usa e dei
loro alleati. La tenaglia imperialista agisce sul lato occidentale
nell'area balcanica e su quello orientale nell'area del Medio Oriente e
dell'Asia centrale, in particolare in Palestina e Iraq, in vista del
successivo balzo verso il Caucaso e la Russia - ed in prospettiva
contro
la Cina.
In questi ultimi anni l'azione si è concentrata contro i Balcani.
Dalla fondazione della Repubblica Federativa Socialista di Jugoslavia,
il
29 novembre 1943, a Jaice in Bosnia-Erzegovina, tutte le nazionalità
che
la costituivano hanno fatto blocco contro le ingerenze
dell'imperialismo,
a partire dalla lotta eroica della Resistenza contro l'occupazione
nazifascista. L'autonomia della Jugoslavia è stata tollerata fino a che
il
perdurare della guerra fredda ha ostacolato di fatto i progetti di
egemonia
globale del capitalismo occidentale. Con la crisi degli anni '80 e
soprattutto dopo l'annessione della DDR alla Repubblica Federale
Tedesca, l'imperialismo ha operato per inasprire e rendere esplosive le
contraddizioni interne alla RFSJ, promuovendone e sponsorizzandone lo
smembramento, sostenendo dirigenze filooccidentali e secessioniste,
creando
le condizioni per la campagna di occupazione militare. Con la
secessione
sanguinosa di quattro Repubbliche, la RFSJ è stata ridimensionata a
Repubblica Federale di Jugoslavia, costituita da Serbia e Montenegro.
La RFJ è stata fatta bersaglio di otto anni di pesanti sanzioni
economiche, poi aggredita e devastata, infine sottoposta ad un embargo
che ha ridotto allo stremo la popolazione, soprattutto la sua parte più
povera comprendente il milione di profughi dalla Croazia e dalla
Bosnia. Nel 1999 la macchina bellica della Nato ha scaricato sulla RFJ
45.000 tonnellate di esplosivo, bombe alla grafite e a frammentazione
(cluster bombs), e bombe all'uranio impoverito che, come è già
avvenuto in Iraq, produrrà in futuro malattie e morte. Sono stati
distrutti obiettivi civili e complessi industriali come quelli di
Pancevo, Novi Sad, Cacak, con stabilimenti chimici e petrolchimici,
volutamente causando la diffusione nell'ambiente di sostanze altamente
tossiche destinate ad entrare nella catena alimentare. Tutto questo
allo
scopo di colpire la resistenza della stessa popolazione di un paese
refrattario ad aderire ad alleanze imperialiste e a sottomettersi agli
imperativi del Fondo Monetario Internazionale.
Dopo la fine dei bombardamenti è stata scatenata la guerra di "bassa
intensità": embargo, assassinio di esponenti politici, erogazioni di
fondi per centinaia di milioni di dollari per corrompere dirigenti,
militari, organizzazioni sindacali, sociali, culturali e politiche, o
per crearne ex novo (OTPOR, D.O.S.), e per assumere il controllo di
mezzi
d'informazione come Radio B2-92 o l'emittente televisiva Studio B,
tutto
allo scopo di destabilizzare il paese secondo uno schema ben collaudato
(Italia, Grecia, Cile, Nicaragua,...). Ne è prova il fatto che il 25
settembre il
Congresso Usa stanziava ancora 105 milioni di dollari per l'appoggio
simultaneo ai partiti compiacenti ed ai movimenti secessionisti, mentre
il 27 settembre 2000 la D.O.S. (unione delle opposizioni
filooccidentali)
e il F.M.I. concordavano in Bulgaria il piano economico di
liberalizzazioni e di privatizzazioni. In questo clima di
intimidazione,
scandito e amplificato dall'uso strategico dei media jugoslavi e
stranieri, si sono svolte le elezioni, coronate dall'assalto al
Parlamento, dall'incendio dell'ufficio della Commissione elettorale,
dalla distruzione delle schede elettorali, da minacce e violenze contro
esponenti della sinistra politica e sindacale. La destra
filooccidentale
ha potuto così appropriarsi di tutti gli organi di informazione ed ha
immediatamente ottenuto il riconoscimento internazionale al quale sono
seguite la richiesta di ammissione al F.M.I. ed all'ONU con l'implicita
dichiarazione di discontinuità rispetto alla vecchia Jugoslavia. La
produzione e la ricostruzione si sono subito bloccate, e le condizioni
sociali sono immediatamente precipitate ; la liberalizzazione dei
prezzi
ha subito prodotto aumenti fortissimi.
Il Coordinamento Nazionale La Jugoslavia Vivrà, alla sua costituzione
nell'estate 2000, si era dato il compito di lottare in Italia contro le
varie forme di aggressione della Nato contro la Repubblica Federale di
Jugoslavia e di fare controinformazione. In particolare il
Coordinamento
intendeva organizzare, assieme ad altre realtà internazionali
antiimperialiste, una nave che rompesse l'embargo imposto da Usa e UE
contro quel Paese: un'azione emblematica contro tutti gli embarghi nel
mondo. Questo progetto attualmente deve essere sospeso, fino ad un
chiarimento degli equilibri politici nella RFJ e sulla effettiva
rimozione
dell'embargo.
Con la proclamazione di Kostunica a Presidente della RFJ l'imperialismo
occidentale ha segnato una tappa importante a suo favore, benché non
necessariamente decisiva: si rende ora necessaria una verifica della
nostra strategia.
Rientra nell'ambito specifico del nostro compito di informazione e
denuncia del progetto imperialista in Jugoslavia:
* Denunciare il carattere di luogotenenza servile dell'attuale
presidenza jugoslava.
* Denunciare il mancato rispetto della risoluzione Onu 1244,
risoluzione peraltro non frutto di un trattato ma conseguenza della
violenza stragista della Nato, e che pure già contiene in sé il vizio
della falsità in quanto programmaticamente disattesa da parte delle
potenze Nato che sostengono le dirigenze secessioniste.
* Mobilitarci per l'espulsione di tutti i rappresentanti dei Paesi Nato
dalle strutture civili e militari dell'amministrazione straniera in
Kosmet e per il ritiro delle truppe Nato da tutto il territorio
balcanico.
* Smascherare la falsa informazione diffusa anche dalla stampa della
sinistra, distintasi nuovamente durante le recenti
elezioni jugoslave per disinformazione. In particolare,
nonostante alcune preziose eccezioni, le testate
giornalistiche "Il Manifesto" e "Liberazione" hanno plaudito, se non
addirittura inneggiato, alla presunta "rivoluzione democratica" di
Kostunica, della DOS e dei loro programmatori economici del G17,
organici al F.M.I.
* Continuare l'opera di concreta solidarietà con la popolazione
soggetta al ricatto neocoloniale.
Riconfermiamo il nostro sostegno a chi si è battuto, si batte e si
batterà contro l'aggressione della Nato e del F.M.I. e per la difesa
delle condizioni di vita, di lavoro e di potere dei lavoratori in
Jugoslavia. Un conflitto acuto è già in atto nei Balcani tra le forze
della riforma in senso liberista e chi difende gli interessi delle
masse
lavoratrici e l'indipendenza nazionale. Auspichiamo che questi ultimi
possano sostenere una forte opposizione per impedire l'attuazione del
"nuovo corso" liberista e delle sue politiche di massacro sociale. Già
le prossime elezioni del 23 dicembre nella Repubblica di Serbia ci
potranno fornire importanti indicazioni, tenendo conto che le pressioni
occidentali continuano ad esercitare una influenza determinante. Una
responsabilità primaria di questa ingerenza illecita è dell'Europa di
Prodi, che, con le sue false promesse e regalie clientelari, i suoi
inganni, i suoi "summit" , intende sottomettere la Jugoslavia alle
esigenze del mercato globalizzato.
E' nostro compito denunciare tutto ciò e lottare contro questa nuova
fase della ricolonizzazione. I conflitti per il controllo e l'esproprio
delle risorse, dopo le aggressioni all'Iraq e alla Jugoslavia, sono
ridiventati elemento costante dello scenario internazionale. Scopo
evidente, anche se coperto dalla onnipresente falsificazione dei media,
è
destrutturare gli assetti e gli ordinamenti nazionali esistenti per
realizzare una nuova spartizione delle risorse materiali e umane (il
"Nuovo ordine mondiale"), e distruggere ogni forma di rappresentanza
collettiva capace di opporsi allo sfruttamento indiscriminato delle
classi subalterne. In questa fase storica è nostro compito identificare
e sostenere tutti quei movimenti di lotta, di liberazione
nazionale e quegli Stati che oggettivamente agiscono in
opposizione al dominio imperiale.
Per contribuire alla crescita di un movimento che si proponga di
interferire nella pianificazione imperialista dei conflitti e che si
opponga con grandi battaglie di controinformazione e mobilitazione alle
nuove avventure militari delle "democrazie" occidentali, è necessario
assumere un punto di vista globale già nell'attività di informazione e
denuncia che ora siamo in grado di sviluppare: è necessario che le
realtà organizzate, nate sulla spinta della solidarietà con specifiche
lotte contro l'imperialismo, riuniscano in un orizzonte unitario le
varie forme di resistenza alla ricolonizzazione in atto nel mondo,
dalla
Jugoslavia alla Palestina - alla cui Intifada esprimiamo piena
solidarietà -, dall'America latina al Medio Oriente, dall'Africa al
Sud-Est asiatico.
Il nostro impegno sull'area balcanica è centrale per le prospettive del
movimento antiimperialista in Italia e fuori, in quanto:
* I governi occidentali stanno creando in quest'area le condizioni per
una destabilizzazione globale che può far esplodere le contraddizioni
inter-imperialiste.
* L'Italia, anche se per ora in posizione subalterna, sta assumendo un
ruolo, tanto politico-economico quanto militare, in un'area che l'ha
già
vista protagonista di avventure coloniali (ricordiamo che oggi l'Italia
è al comando delle truppe di occupazione della provincia serba del
Kosmet così come nel periodo 1941-43).
* La distruzione pianificata delle strutture istituzionali, sociali e
produttive della Jugoslavia - operata attraverso l'imposizione di
politiche neoliberiste di indebitamento, la strumentalizzazione e
l'enfatizzazione delle contraddizioni inter-regionali, il pesante
condizionamento nella vita politica - rappresentano, al di là
dell'aggressione militare e dell'embargo, un modello riproducibile per
modificare gli equilibri geoeconomici in tutta l'Europa
centro-orientale e per l'imposizione di "NATOcrazie" compiacenti verso
gli interessi degli azionisti della nuova colonizzazione.
In Italia in particolare ci proponiamo di contribuire alla costruzione
di un movimento di resistenza centrato sul rigetto delle basi Usa e
Nato
sul nostro territorio, sull'opposizione all'impiantarsi dell'esercito
UE
come nuovo strumento di dominio dell'imperialismo
europeo, sulla lotta al nuovo modello di difesa che prevede la
professionalizzazione dell'esercito, ed in generale contro il ruolo
sempre più decisivo che lo sviluppo del settore militare-industriale va
assumendo nell'assetto politico-economico del nostro Paese.
Il nostro impegno deve integrarsi nella lotta dei popoli contro le
ingiustizie e le diseguaglianze di classe che il capitalismo perpetua
oggi nelle forme della globalizzazione e del neoliberismo.
L'aggressione
imperialista alla Jugoslavia si inscrive nel processo di crisi del modo
di produzione capitalista , crisi che produce un progressivo
approfondirsi della contraddizione tra capitale e
lavoro, tra imperialisti e popoli soggetti a ricolonizzazione. Il
governo e i paramilitari colombiani, il governo e le forze di
repressione in Israele, la DOS e i suoi squadristi hanno alle spalle
gli
stessi uffici di Washington: la resistenza si annuncia come una istanza
necessariamente comune.
Coordinamento Nazionale "La Jugoslavia Vivra'", dicembre 2000
(per contatti: jugocoord@... -- 0338-9116688)
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