E' iniziata la difesa del Kosovo e Metohija dinanzi alla Corte Internazionale di Giustizia


- I rappresentanti della Serbia hanno dichiarato che fino ad oggi l'Assemblea Generale dell'ONU, il Consiglio di Sicurezza o qualsiasi altra istituzione internazionale non hanno mai accettato la secessione di una parte del territorio di un paese. 
- La dichiarazione di indipendenza non è stata né improvvisa né violenta, e non si può parlare di violazione del diritto internazionale, ha detto il rappresentante di Pristina, l'avvocato inglese Michael Wood.

 

I rappresentanti della Serbia hanno dichiarato che fino ad oggi l'Assemblea Generale dell'ONU, il Consiglio di Sicurezza o qualsiasi altra istituzione internazionale non hanno mai accettato la secessione di una parte del territorio di un paese. 
La dichiarazione di indipendenza non è stata né improvvisa né violenta, e non si può parlare di violazione del diritto internazionale, ha detto il rappresentante di Pristina, l'avvocato inglese Michael Wood.

La dichiarazione unilaterale di indipendenza del Kosovo e Metohija è contro tutti i principi del diritto internazionale, perché questo non riconosce il diritto di secessione unilaterale.

Con la vigente Risoluzione 1244, è esclusa qualsiasi soluzione dello status del Kosovo che non sia accettata da entrambe le parti e che non sia approvata dal Consiglio di Sicurezza, hanno detto ieri i rappresentanti della Serbia durante il primo giorno dei dibattimenti pubblici presso la Corte Internazionale di Giustizia dell'Aia.

Durante l'esposizione di tre ore, i rappresentanti serbi hanno presentato argomenti sul perché le istituzioni del Kosovo non avevano il diritto di emanare l'atto di secessione con cui, come i rappresentanti della Serbia hanno sottolineato, queste hanno minato le fondamenta del diritto internazionale.

Per contro, i rappresentanti di Pristina che dinanzi alla Corte rappresentano gli autori della Dichiarazione di Indipendenza, hanno sostenuto che l'indipendenza del Kosovo è irreversibile e che la dichiarazione con cui essa è stata proclamata, nel febbraio 2008, non rappresenta una violazione del diritto internazionale.

Come è stato anche annunciato, essi hanno espresso il parere che la dichiarazione di indipendenza è stata solo una conseguenza naturale degli eventi, dopo anni di repressione da parte delle autorità di Belgrado contro gli albanesi del Kosovo.

Rivolgendosi al Consiglio giudiziario, di 15 membri, presieduto dal giapponese Hisasi Ovada, il capo della delegazione serba, l'ambasciatore Dusan Batakovic, ha detto che il Consiglio di Sicurezza non ha abolito la sovranità della Serbia in Kosovo, cosa che non aveva nemmeno il diritto di fare, e viceversa con la Risoluzione 1244 ha sottolineato l'importanza che la sovranità e l'integrità territoriale in Kosovo e Metohija siano preservate.

La sfida per il diritto internazionale

La Risoluzione, ha detto, prevede che il futuro status del Kosovo sia determinato con negoziati e soluzioni politiche.

"La Serbia ha reagito in maniera pacifica alla dichiarazione di indipendenza, ma è determinata a difendere la sua sovranità e integrità territoriale", ha detto Batakovic, valutando che questo caso rappresenta una sfida per il diritto internazionale tanto che la maggior parte dei paesi del mondo non ha riconosciuto l'indipendenza del Kosovo.

Il parere della Corte sulla questione se la dichiarazione di indipendenza sia in conformità con il diritto internazionale avrà un grande significato per le Nazioni Unite e costituirà una linea guida per l'operato di questo corpo dell'organizzazione internazionale, ha detto Batakovic.

Secondo l'avvocato Vladimir Djeric, sono stati gli organi ad interim del governo, formatisi in conformità con la Risoluzione 1244, a varare la decisione in merito alla dichiarazione unilaterale di indipendenza.

Tuttavia, la decisione dell'Assemblea firmata dal presidente del Kosovo e sostenuta dal primo ministro, non è in conformità con la Risoluzione ne' con il quadro costituzionale in vigore al momento di questa decisione, ha detto Djeric.

Per questo motivo, è indifendibile il tentativo da parte della delegazione di Pristina di ignorare questo fatto presentando dinanzi a questa Corte l'argomentazione che la decisione sulla dichiarazione di indipendenza non viene dagli organi della gestione provvisoria, ma "rappresentanti del popolo democraticamente eletti".

Senza diritto di autodeterminazione

Il professor Marcel Cohen ha posto la domanda su quali siano gli argomenti che convincerebbero il giudice che il Kosovo dovrebbe essere considerato un caso "unico", come propone una serie di paesi che danno il loro sostegno all'indipendenza.

Secondo Cohen, mai finora, neanche l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, ne' il Consiglio di Sicurezza, o qualsiasi altra istituzione internazionale, ha accettato la secessione di una parte del territorio di un paese, come invece sostengono coloro che danno appoggio all'indipendenza del Kosovo.

E secondo Sasa Obradovic, gli albanesi del Kosovo non avevano il diritto di autodeterminazione perché non rappresentano un popolo distinto [gli albanesi hanno già un loro Stato-nazione, la Repubblica d'Albania, ndt], e la stessa provincia del Kosovo non possedeva i prerequisiti per l'autodeterminazione.

Andreas Zimmermann, professore tedesco del diritto internazionale, ha accusato il mediatore internazionale Martti Ahtisaari per il collasso del processo negoziale tra Belgrado e Pristina.
Ha ricordato che Ahtisaari, in un'intervista, ha definito la Serbia come un "ladro" nei confronti del Kosovo, ignorando il fatto che l'autorità serba nella provincia fu stabilita nel 1913.

Secondo le parole di Zimmermann, sarebbe un precedente pericoloso se i paesi in cui vengono inviate missioni internazionali, come è avvenuto con la Serbia dopo l'esperienza del Kosovo, trassero la conclusione che l'arrivo di forze di pace in realtà rappresenti un primo passo nella secessione delle regioni in crisi, alla ricerca di indipendenza.

Bataković, capo della delegazione serba, ha sottolineato che la Serbia condanna tutti i crimini commessi in Kosovo da persone che affermavano di agire per conto della Serbia e della RF Jugoslavia.

"Noi crediamo che tutti coloro che hanno commesso crimini devono essere portati davanti ai tribunali", ha detto Bataković, aggiungendo che davanti ai tribunali in Serbia sono già comparsi i poliziotti e militari che hanno commesso crimini in Kosovo.

Ha ricordato che la formazione paramilitare albanese UCK ha commesso gravi crimini contro i serbi, rom e albanesi leali allo Stato, e che, dopo il ritiro delle forze di governo durante l'estate 1999, il 60 per cento dei serbi, il 66 per cento dei Rom ed il 70 per cento dei Gorani, hanno abbandonato Kosovo.

In questo modo, i serbi sono diventati una minoranza nel loro stesso paese.

"Testardaggine della Serbia"

Respingendo le accuse dei rappresentanti della parte serba, secondo cui la parte albanese non era veramente interessata ai negoziati, Skender Hyseni ha affermato che  la delegazione albanese ha condotto "in buona fede" i negoziati sul futuro status del Kosovo, condotti a partire dal 2005 fino al 2007, ma questi sono falliti a causa della "testardaggine della Serbia che, riguardo al Kosovo, ha visto solo un pezzo di terra che doveva possedere", non tenendo conto degli interessi del popolo del Kosovo.

Il rappresentante americano delle autorità del Kosovo, Sean Murphy, ha negato davanti alla Corte l'affermazione della Serbia secondo cui la dichiarazione unilaterale di indipendenza del Kosovo sarebbe in contraddizione con la Risoluzione 1244.

I rappresentanti della Serbia, ha detto, hanno omesso di indicare dove nella Risoluzione si menziona questo elemento.

Secondo l'avvocato inglese Michael Wood, la Dichiarazione d'Indipendenza non è stata né improvvisa né violenta, e non si può parlare di violazione del diritto internazionale. "Questa dichiarazione è stata un esito naturale di un processo politico che il Consiglio di Sicurezza dell'ONU ha iniziato nel 2005, e che si è concluso nel 2007," ha affermato Wood.

Egli ha sottolineato che l'indipendenza del Kosovo non può essere un precedente per altre regioni del mondo, perché, secondo la conclusione di Ahtisaari, "Il Kosovo è un caso unico e richiede una soluzione unica".

Durante i prossimi dieci giorni, argomenti a favore o contro l'indipendenza verranno esposti da parte di 28 paesi. Con particolare interesse è attesa l'esposizione della Cina, che affronterà la Corte il 7 Dicembre, della Russia e degli Stati Uniti, che confronteranno le loro opinioni nel giorno successivo, l'8 Dicembre.

J. C. ed agenzie

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Il Presidente Tadić: Mi aspetto un risultato positivo per la Serbia

Il presidente serbo Boris Tadić ha auspicato che il parere della Corte internazionale di giustizia sulla legittimità della dichiarazione unilaterale di indipendenza del Kosovo e Metohija, sarà positivo per la Serbia, perché "il fatto è che in questo caso è stato violato il diritto internazionale".

- Probabilmente la decisione sarà ampiamente definita e, soprattutto, mi aspetto un risultato positivo per la Serbia, perché il fatto è che è stato violato il diritto internazionale - ha detto Tadic.

Il presidente serbo ha sottolineato ai giornalisti che la Corte Internazionale di Giustizia (ICJ), oltre alle violazioni del diritto internazionale, deve tener conto del pericolo di un precedente di secessione a sfondo etnico, per l'ordine e la sicurezza internazionali.

- Qualora  si dichiarasse legittimo un tale atto che è, secondo la mia profonda convinzione, in contrasto con il diritto internazionale, potremmo essere testimoni di drammatiche crisi politiche in tutto il mondo, con esiti imprevedibili - ha detto Tadic.

Secondo Tadic, il caso del Kosovo e Metohija, della difesa della integrità territoriale della Serbia e degli interessi serbi legittimi, ha una eccezionale importanza internazionale e, pertanto, all'audizione dinanzi alla Corte Internazionale di Giustizia partecipano tutte le grandi potenze.

Tutti questi paesi, ha detto Tadic, sanno benissimo che, nel caso in cui la sentenza confermasse l'atto di secessione a sfondo etnico, il mondo non avrebbe più lo stesso aspetto di oggi.

- Credo che il giudice prenderà la sua parte di responsabilità. Noi continueremo a difendere i nostri interessi e l'obiettivo della Serbia è di riaprire i negoziati sul futuro status del Kosovo - ha detto Tadic sottolineando che la Serbia non riconoscerà l'autoproclamata indipendenza del Kosovo.

Commentando la dichiarazione del Presidente della PMI, Hisasi Ovada, per cui il parere dell'istanza giudiziaria sarà ambiguo, Tadic ha detto che il processo non è soltanto giuridico, ma rappresenta anche un confronto intellettuale a cui 15 giudici prendono parte "per cui, tali pareri sono sempre composti da diversi contenuti".

M. D.

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Jeremić: La Serbia ha dimostrato saggezza, equilibrio e forza

Più di due terzi del mondo, la giustizia storica, ed il diritto internazionale, sono dalla parte della Serbia ", ha detto il ministro degli Affari Esteri

L'Aia - Il Ministro degli Esteri serbo Vuk Jeremic ha dichiarato che la Serbia ha dimostrato saggezza, equilibrio e forza presso la Corte Internazionale di Giustizia dell'Aja nel dibattito sulla dichiarazione unilaterale di indipendenza, ed ha sottolineato che si tratta di una lotta "che non perderemo, se rimaniamo persistenti ed uniti. Più di due terzi del mondo, la giustizia storica, ed il diritto internazionale, sono dalla parte della Serbia. Questo lo abbiamo mostrato in aula, ha detto Jeremic, secondo quanto trasmesso dall'agenzia di stampa Beta.


Jeremic ha affermato che si tratta di una lotta "che non perderemo, se rimaniamo persistenti ed uniti." E' essenziale l'unità degli organi dello Stato, cittadini, partiti, e dei popoli, ha detto il ministro. Secondo le sue parole, nel 21mo secolo non è consentito lo smantellamento di un membro pacifico e democratico delle Nazioni Unite. Mi auguro che la Corte farà da difensore dei principi fondamentali del diritto internazionale, ha detto il ministro.

[pubblicato il: 02/12/2009]