(francais / italiano)

Ungheria, Ucraina: 20 anni dopo

1) L'UE et la Hongrie: colonisation, désindustrialisation et déstructuration
(Judit Morva, transform-network.net )

2) Ucraina 20 anni dopo
(Denis Neceporuk, komunist.com.ua )


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(the original text in english:
The EU and Hungary: Colonisation, De-industrialisation, De-structuring

Avec l'adhésion des pays d'Europe de l'Est, les dirigeants européens, sans avertissement, ni déclaration formelle, ont modifié le projet d'intégration européenne. Au lieu de mettre en place un programme de développement et d'intégration économique avec un plan de finance à long terme, l'élargissement de l'UE a créé une division territoriale durable entre deux catégories de pays. Les pays d'Europe de l'Est - qui totalisent pourtant 100 millions de personnes - sont pris au piège en tenant le rôle de pays sous-développés. 


Sans le dire ouvertement, la Commission a imposé une zone de libre-échange, et ces pays n'ont plus aucun contrôle sur leur propre évolution. Au nom de la concurrence et de l'efficacité, l'Union a exigé une privatisation rapide, l'ouverture des frontières et une politique libérale, bien au-delà de ce qui s'est produit pour les membres historiques de l'UE. Afin de décrire la situation des derniers arrivés, les mots « colonisation », « désindustrialisation » et  « déstructuration » ne sont pas trop forts.  
 
En Hongrie, l'agriculture et l'industrie ont été entièrement privatisées. Les nouveaux propriétaires - souvent des multinationales - étaient d'abord intéressés par les opportunités, non pas par la production, ce qui a conduit à la fermeture de nombreuses usines. Prenons l’exemple de la fabrication du sucre : alors que le pays comptait six usines, il n’y en a plus une seule depuis que le secteur a été privatisé. Et tout le sucre doit être désormais importé.

La situation sociale est tout aussi désastreuse. La Hongrie est un pays de dix millions d'habitants, et depuis 1990, 1,4 million d’emplois ont été supprimés, ce qui représente plus d'un quart des emplois réguliers. En retour, le travail non-réglementé représente entre un quart et un tiers de l'activité économique du pays. Des centaines de milliers de travailleurs travaillent au noir, sans aucune protection. Leurs conditions de travail et le nombre d'heures ne sont pas réglementés. Ils ne cotisent  pas pour leur retraite, ni pour la sécurité sociale.  

La conséquence directe est une baisse des recettes provenant de ces revenus. Le pays est dans une spirale sociale négative. Au nom des budgets équilibrés, l'UE fait pression sur la Hongrie pour réduire drastiquement les avantages acquis sous le régime socialiste et privatiser sans fin tandis que la pauvreté augmente chaque année.  

La sous-traitance industrielle, qui crée une concurrence entre les travailleurs d'Europe centrale et orientale avec ceux des pays les plus anciens de l'Union, est basée sur cette combinaison de faibles salaires et de travail illégal. Les multinationales embauchent aux conditions locales, régulières, mais  sur un marché du travail non-réglementé. La désindustrialisation, qui a suivi la privatisation et le démantèlement des services sociaux, a créé un environnement économique qui  fait de la Hongrie un pays fournisseur de main-d'œuvre bon marché. Cela ne peut pas créer une structure industrielle viable et cohérente. Cela n'offre aucune perspective pour le peuple magyar. C'est une impasse pour le développement.  
 
En Hongrie, l'État providence a disparu ou est en voie de disparition. La structure socio-économique est une source de tension permanente, mais aussi d'instabilité durable car cette dynamique de développement ne peut pas aider le pays sortir de cette impasse. L'écart de niveau de vie entre les deux parties de l'Europe crée des tensions et déstabilise la construction de l'Union. La crise financière aggrave encore la situation budgétaire de chaque pays sans aucune solution en vue, pas même dans le long terme. Cette crise systémique est un appel ouvert à la réflexion sur le projet même de l'Union comme région de stabilité et de bien-être. 

Traduit par Cédric Rutter pour Investig'Action

Image: base militaire soviétique désaffectée, Debrecen, Hongrie, 2006. Par Cédric Rutter  

Source: Transform Network 


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http://www.lernesto.it/index.aspx?m=77&f=2&IDArticolo=18593
 
Ucraina 20 anni dopo
 
di Denis Neceporuk
 
L’articolo, apparso nel giornale del Partito Comunista di Ucraina, Kommunist, delinea il disastroso bilancio dei quasi 20 anni trascorsi dalla restaurazione del capitalismo.
 
Subito dopo la criminale disintegrazione dell’URSS, l’Ucraina era tra i paesi più sviluppati del mondo. Ciò è riconosciuto dagli stessi nazionalisti borghesi. Avevamo prestazioni sociali straordinarie, del cui valore allora la gente non sembrava rendersi conto. Istruzione gratuita e un sistema sanitario di qualità e soprattutto gratuito. Secondo quanto aveva previsto il partito, entro l’anno 2000 tutti avrebbero dovuto disporre di un alloggio gratuitamente. I prezzi dei principali prodotti alimentari, le spese per l’alloggio, le tariffe del trasporto pubblico erano gli stessi da 50 anni. Le spese comunali, le tariffe del gas e dell’energia elettrica, ammontavano a pochi centesimi. La gente consumava prodotti naturali. Disoccupazione, inflazione, vita senza un tetto, licenziamenti, indebitamenti, crediti al 30% di interesse, ecc., erano cose che conoscevano solo quelli che non vivevano nell’URSS.

Per la generazione attuale tutto ciò sembra fantascienza. Nel 2009 è impossibile immaginare che ciò sia possibile.

Eravamo 52 milioni. Non solo avevamo armi nucleari (il terzo arsenale nel mondo, dopo Russia e USA), ma un esercito di un milione di effettivi, capace di difendere la popolazione da qualsiasi nemico. Il paese esisteva e si sviluppava. Ne eravamo orgogliosi. Ma in modo incredibile, in solo 20 anni, il che equivale a quattro piani quinquennali sovietici, ci hanno trasformato in uno dei paesi più arretrati, non solo d’Europa, ma del mondo. Il più arretrato e indifeso ad ogni livello. Per quanto sembri incredibile, il tradimento e il capitalismo hanno assolto fino in fondo al loro ruolo.

Tutto è iniziato con l’avvio delle riforme di mercato e la sostituzione del sistema sociale socialista con quello capitalista. Tutto è iniziato con Gorbaciov. Dopo la caduta dell’URSS, i vecchi ideologi del comunismo hanno iniziato a costruire il capitalismo in ognuno dei loro paesi, sostituendo il dollaro alla falce e martello. A noi è toccato Kravchuk, ai russi Eltsin, ai georgiani Shevarnadze, ecc.

Occorre riconoscere che allora, all’inizio degli anni 90, la gente credeva ancora nei propri governanti. Ogni cittadino sapeva che i dirigenti del paese, i deputati, il partito e i funzionari, per definizione avevano l’obbligo di lavorare per il bene del popolo e dello stato. Ma disgraziatamente la gente non ha tenuto conto di un dettaglio importante: i cosiddetti democratici e patrioti di osservanza europeista, avevano come unico obiettivo il lucro, accumulare immense fortune a spese dei comuni mortali. 

Tutte le riforme di mercato perseguivano il medesimo scopo: appropriarsi della proprietà statale, distruggere le aziende collettive e successivamente instaurare un regime liberale a vantaggio dei grandi proprietari. Disgraziatamente tutto ciò che favoriva il successo di pochi e conduceva all’impoverimento della maggioranza, fu messo in pratica.

Tutte le disgrazie del nostro paese sono opera di Kravchuk, Kuchma, Yuschenko e di tutti coloro che hanno occupato il potere negli ultimi 20 anni. E’ bene sapere che nessuno ha mai chiesto al popolo se sceglieva la via capitalista. Tutto è stato fatto di nascosto, sotto l’apparenza di un presunto amore per l’Ucraina e la nazione, con la scusa della democrazia e dell’umanismo europeo.

Come risultato della controrivoluzione capitalista, il popolo ucraino ha perso il potere e il controllo su tutto ciò che riguarda il paese. Oggi una minoranza governa sulla maggioranza. 50 persone possiedono la terza parte del PIL del paese. I ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri.

Dopo averci procurato la crisi economico-finanziaria, i capitalisti pretendono di uscirne a spese della gente di buon senso. Il governo della Timoshenko ha indebitato tutto il popolo. Gli “arancioni” continuano imperterriti a vendere imprese e a chiedere crediti. E osano pure farsene un vanto.

Il “garante” Yuschenko nei suoi interventi insiste continuamente sulla sua intenzione di indirizzarsi unicamente ad una delle nazionalità dell’Ucraina. In questo gli fa eco l’altra “politicante”, armandosi di ideologia filo-fascista per attrarre l’elettorato.

Ma il caso vuole che, giorno dopo giorno, siano sempre meno quelli che danno ascolto a tali “pseudo-patrioti”. Per non parlare di coloro che vengono qualificati come “nazionalità aliene” (russi e altre minoranze, ndt). In Ucraina, a soffrire siamo tutti, senza distinzione.

Purtroppo, dobbiamo constatare che la nazione che hanno “forgiato” si può riassumere nelle seguenti cifre:

Siamo circa 46 milioni, di cui

Circa 10 milioni vivono sotto il livello della povertà.

Più di 3 milioni sono disoccupati.

Circa un milione e mezzo soffre la fame.

Circa 190.000 muoiono ogni anno di cancro. Su 1.500 ammalati, 900 muoiono.

700.000 sono malati di tubercolosi, secondo cifre del Ministero della Sanità.

440.000 persone sono colpite dal virus VIH.

150.000 sono i reclusi nelle carceri.

Circa 900.000 sono alcolisti cronici.

Ufficialmente sono 500.000 i tossicodipendenti, secondo le statistiche del Ministero degli Interni.

In Ucraina, quasi 200.000 bambini vivono nelle strade.

In Ucraina, ci sono circa 1 milione di vagabondi.

In Ucraina ci sono 19 milioni di fumatori. Il 66% degli uomini e il 20% delle donne.

Se sommiamo queste cifre al crescente analfabetismo, al degrado morale della gioventù, il quadro che ne risulta è molto triste.

Devono essere richiamati alle loro responsabilità questi politici di destra, liberali, che hanno applicato e continuano ad applicare le riforme capitaliste di mercato. Sono al governo. Non c’è differenza tra loro. Sono di diverso aspetto, ma tutti allo stesso modo capitalisti.

In considerazione di quanto abbiamo esposto, ogni cittadino oggi è obbligato a trovare una risposta logica al perché in passato ha dato il suo voto ai milionari e al perché dovrebbe continuare a farlo.


fonte: http://www.komunist.com.ua:80/article/27/10381.htm