(italiano /srpskohrvatski)

Poraz pobede

1.700.000 poginulih Jugoslovena u II svetskom ratu, medju kojima najviše Srba, nije bio dovoljan razlog da država  Srbija veličanstveno proslavi  65 Dan pobede. I pokaže svetu još jednom da nije ono što o njoj pišu i govore mangupi sa  Zapada i iz Prištine... Umesto toga, videli smo vašarsku svetkovinu u kome su dominirali promenadni koncerti vojne muzike i vatromet nad Kalemegdanom. Budže su uglavnom ćutale o pobedi i pobednicima .
I tamo gde su govorili bolje da su ćutali. Smušeni Tadić (Moskva), Cvetković (cocktail party u Vladi) i Šutanovac (Avala) pričaju o nekakvim imaginarnim, neznanim  antifašistčkim borcima kao da oni nemaju odavno poznato ime: partizani, borci NOV, Tito. Da su više skloni nekadašnjim nemačkim kvislinzima zna i Medvedev pa zbog toga ni naša Vojska nije dobila poziv da učestvuje u defileu pobednika na Crvenom trgu u Moskvi ove godine. Čudi se Šutanovac tome a jedan je od najzaslužnijih što je ta pobednička vojska Srbije rasformirana odavno a ova nova , kao i Vlada, već je obukla NATO dres a Draža se , preko Vojnog muzeja, uvlači u vojničke duše!  
Na dan kada smo pobedonosno završili najkrvaviji rat u našoj istoriji nije se postrojila  vojska,  državni i vojni vrh Srbije niti je  odata počast i  zahvalnost izginulima  u njemu.Jedan dogadjaj je za njih bio mnogo značajniji .Ova čudna družina okupila se u Požarevcu na slavlju povodom 180 godišnjice Garde Vojske  Srbije . Ti prvi gardisti kneza Miloša, njih 73, razlog su brojnih patriotskih govora, svečanog defila i niza manisfestacija širom Srbije .Ti gardisti, bog da im dušu prosti, zaslužuju to.I to je naša oslobodilačka tradicija. Odbijanjem da javno oda takvu dostojanstvenu počast i zahvalnost poginulim borcima NOVJ i JA i žrtvama fašizma u Drugom svetskom ratu  Skupština , Vlada i Predsednik Srbije  su stavili svoja ideološka opredelenja ispred patriotizma i ljubavi za svoju domovinu. I rekli da im je srce na Ravnoj Gori, toj u svetu i našem narodu ozloglašenoj destinaciji, gde je i ove godine Vuk Drašković,sa svojim gibaničarima i pijandurama,  pokušao da digne iz mrtvih najvećeg srpskog ratnog zločinca i decoubicu Dražu Mihailovića..
 Mislim da je ovim činom i defnitivno raskinut svaki ljudski i emotivni kontakt nas, preživelih boraca NOVJ , partizana i gradjana koji poštuju NOB , sa sadašnjom političkom koalicijom na vlasti .

Stevan Mirkovic, general u penziji

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La sconfitta della Vittoria

1.700.000 jugoslavi sono morti nella seconda guerra mondiale, di cui la maggiorparte serbi, e questo non è stato motivo sufficiente perchè lo Stato della Serbia celebrasse in maniera gloriosa il 65-imo Giorno della Vittoria. In questo modo avrebbero potuto ancora una volta mostrare al mondo che non è come raccontano i birichini di Priština. Al contrario, abbiamo potuto assistere ad una manifestazione tipo folk piccolo-borghese, in cui dominavano concerti militari all'aperto e fuochi d'artificio sopra la fortezza di Kalemegdan. I grandi padroni, sul tema della vittoria e dei vincitori, stavano zitti.

E quando dicevano qualcosa, sarebbe stato meglio che tacessero. Un confuso presidente Tadic (a Mosca), il premier Cvetkovic (al cocktail party di Governo) e il ministro Sutanovac (sul monte Avala) hanno parlato di una sorta di sconosciuti ed immaginari combattenti antifascisti, come se non avessero nomi ormai noti da tempo: i partigiani, i combattenti dell'Esercito popolare di liberazione, Tito. Che questi governanti siano più simili ai collaborazionisti dei tedeschi di allora, lo sa anche il presidente russo Medvedev, perciò il nostro esercito non è stato invitato alla parata degli Stati vincitori sulla Piazza Rossa a Mosca quest'anno. Si meraviglia il ministro Sutanovac per questa situazione, ma è lui uno dei più grandi responsabili per lo scioglimento, ormai lontano, di quell'esercito vittorioso serbo; mentre questo esercito nuovo, proprio come il Governo, si è messo la divisa della NATO, ed il colonnello Draza Mihajlovic, con la mostra allestita nel Museo militare, si va annidando nelle anime militari!

Il giorno in cui, vittoriosi, abbiamo concluso la guerra più sanguinosa della nostra storia, non si schierarono a parata né l'esercito, né i capi del governo e militari della Serbia. Non fu reso l'onore e il ringraziamento ai caduti in quella guerra. Un altro evento per loro era molto più importante. Questo strano gruppo si è riunito a Pozarevac, in occasione del 180. anniversario della Guardia dell'Esercito della Serbia. Queste prime guardie del principe Milos - erano in 73 - sono diventate l'oggetto di numerosi discorsi patriottici, di grandi parate e di una serie di manifestazioni in tutta la Serbia. Queste guardie, che dio li salvi, se lo meritano. Anche loro fanno parte della nostra tradizione di libertà. Rifiutando di dare pubblicamente analogo degno omaggio e gratitudine ai combattenti caduti dell'Esercito di Liberazione della Jugoslavia ed alle vittime del fascismo nella Seconda guerra mondiale, L'Assemblea, il Governo ed il Presidente della Serbia hanno dato la priorità al loro orientamento ideologico, invece che al patriottismo e all'amore per la loro patria. Hanno così dichiarato che con il cuore stavano sulla Ravna Gora dei monarchici cetnizi, in quel posto odiato e vituperato dal mondo e dalla nostra popolazione, dove anche quest'anno Vuk Draskovic, con i suoi crapuloni ed ubriaconi, ha cercato di risvegliare dai morti il più grande criminale di guerra serbo ed infanticida: Mihailovic.

Penso che con questo atto si è anche definitivamente rotto ogni contatto umano ed emotivo tra noi, i sopravvissuti veterani dell'Esercito di liberazione della Jugoslavia, dei partigiani e delle persone che nutrono rispetto nei confronti della Lotta popolare di liberazione, e l'attuale coalizione politica al potere.

Stevan Mirkovic, generale dell'esercito in pensione