La vergogna dell'Armadio della vergogna. Una iniziativa a Perugia
1) Perugia 20/6: Lo stato di eccezione. Processo per Monte Sole 62 anni dopo
2) Appello al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano / Intervista a Franco Giustolisi
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(segnalato da F. Guastarazze, che ringraziamo)
----- Original Message -----
From: anpiperugia @...
Sent: Tuesday, June 15, 2010 12:40 PM
Subject: Lo stato di eccezione. Processo per Monte Sole 62 anni dopo
Alla serata interverranno:
- Gian Luca Lucarini: Associazione Familiari delle Vittime delle stragi nazifasciste di Marzabotto, Monzuno e Grizzana.
- Ferruccio Laffi: testimone diretto dell'eccidio
DOMENICA 20 GIUGNO 2010, ORE 19:45
MACADAM
Corso Cavour, Piazza Giordano Bruno
Perugia
MACADAM
Corso Cavour, Piazza Giordano Bruno
Perugia
Durante la serata aperitivo a buffet.
"Processo per Monte Sole 62 anni dopo" ha per oggetto lo svolgimento del processo tenutosi presso il Tribunale Militare di La Spezia, tra il febbraio del 2006 e il gennaio del 2007, sulle responsabilità penali di 17 ex militari tedeschi SS imputati per i delitti perpetrati nell’autunno del 1944 in Italia, durante quella che è considerata una delle più grandi stragi nazifasciste dell’Europa Occidentale: l’eccidio di Monte Sole. La strage avvenne nell’Appennino bolognese, lungo la Linea Gotica, dove un intero Reparto SS, al comando del Maggiore Walter Reder, uccise centinaia di civili inermi, uomini, donne, infermi, vecchi, bambini.
Lo Stato di eccezione, oltre a ricordare nel titolo un noto saggio di Giorgio Agamben, allude anche a un’eccezione che sbigottisce e addolora, quella per cui, dal secondo dopoguerra ad oggi, in merito a questo tragico episodio di storia recente, in Italia si è avuto un solo processo contro un solo imputato: il processo del 1951 in cui il Tribunale Militare di Bologna condannò Walter Reder alla pena dell’ergastolo, interrotto nel 1985 su intercessione del governo austriaco.
L’eccezione, ancora una volta, è quella di un’anomalia che per decenni ha visto 695 fascicoli processuali, riguardanti stragi nazifasciste avvenute in Italia, occultati nei corridoi della Procura Militare Generale di Roma a Palazzo Cesi, dimenticati nel tristemente noto “armadio della vergogna” con un provvedimento di “archiviazione provvisoria” (questa l’insolita formula stampata su quelle carte). Si sarebbero potuti giudicare altri criminali ex-SS coinvolti negli eccidi di Monte Sole, ma ciò non è avvenuto. L’Italia è un paese strano...
Oggi, dopo 62 anni, dopo che nel 1994 quei fascicoli sono stati riesumati, si sono finalmente rese possibili nuove istruttorie. Ecco, quindi, l’eccezionalità del processo che questo film ha documentato. A La Spezia, nell’aula dibattimentale, hanno sfilato, col carico di un dolore ancora bruciante, decine di testimoni tra superstiti e familiari delle vittime dell’eccidio, in un’estenuante rappresentazione processuale. Teatro del processo è stato un Tribunale Militare la cui architettura evoca ambivalenti e assurde suggestioni, poiché mostra ciò che un tempo era stato, cioè la sala di un cinema, un luogo abituato a vedere ben altro tipo di rappresentazioni.
L’eccezione, infine, che suscita sdegno e turbamento, è quella della beffa di un’assenza irreale. L’assenza dei 17 ex-SS accusati di violenza pluriaggravata e continuata con omicidio, in un processo che si è svolto perciò in contumacia. Tutti, infatti, hanno scelto di non presentarsi, rimanendo lontani da ogni situazione di giudizio, come già per 62 lunghi anni.
A cercare di stabilire un punto fermo, la sentenza del 13 gennaio 2007: 10 ergastoli, 7 assoluzioni. Tappa importante di un cammino che non ha comunque raggiunto la fine. Altre responsabilità sono da accertare, fra ricorsi e nuove istruttorie. Altri punti fermi sono da stabilire.
maggiori info su:
http://anpiperugia.noblogs.org/
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(segnalato dal Comitato Antifascista e per la memoria storica di Parma, che ringraziamo)
Al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano
Egregio Presidente,
martedì 25 maggio, su iniziativa dell'Anpi cittadino e regionale, ci siamo riuniti, nella libreria Rinascita in largo Agosta, a Roma, per affrontare in video conferenza il tema dell'Armadio della vergogna, che, ci scusi il gioco di parole, ma non è un gioco, è diventata la vergogna dell'Armadio. Siamo popolo, partigiani, sindaci, giornalisti, politici, professori…. Ci siamo chiesti, e Le chiediamo, come mai tra i moltissimi ed essenziali temi da Lei affrontati non riesca a trovare spazio quello che riguarda la tragedia più grande subita dai cittadini di questo paese? Decine di migliaia di vittime civili e militari, di cui non si conosce ancora ad oltre 65 anni di distanza neanche l'ammontare approssimativo. Furono uccisi dai nazifascisti nei modi più efferati, cavando i feti dal ventre delle madri, facendo dei più piccoli il bersaglio delle loro armi, fucilando chi pur aveva alzato bandiera bianca perché non si era immediatamente arreso. Non ebbero giustizia e non l'hanno ancora perché i processi, che dire tardivi rappresenta un misero eufemismo, conclusisi con condanne all'ergastolo per gli autori dei massacri, non hanno avuto pratica attuazione dato che la Nazione in cui viviamo non si è neanche degnata di far presente agli altri Stati amici l'elementare necessità che i criminali in qualche modo, magari con arresti domiciliari, paghino questo piccolo e serotino prezzo per le loro colpe. Né si conosce ancora la verità storica di chi, come, quando e perché decise di occultare i fascicoli degli eccidi di quell'Armadio. L'ex presidente della Repubblica tedesca, Rau, chiese perdono a Marzabotto, a nome del suo Paese, alle vittime, ai loro parenti, ai sopravvissuti, a tutti i cittadini italiani. Lo stesso fece a Stazzema un incaricato dell'ambasciata di Germania in Italia. Ma carnefici furono anche gli assassini di Salò, che non hanno chiesto perdono ma, anzi, son rinati. E lo Stato che nascose quei fascicoli? Possibile che nessuno dei tantissimi che hanno responsabilità politiche e istituzionali qui da noi non abbia sentito sinora la necessità di fare come le autorità della nuova Germania? E il silenzio, l'ingiustizia, l'amnesia di comodo non sono anch'essi da condannare?
Franco Giustolisi, giornalista e scrittore; Massimo Rendina, presidente A.N.P.I. Roma e Lazio; Adriano Pilade Forcella, partigiano, presidente sezione A.N.P.I. "Giordano Sangalli"; Modesto di Veglia , partigiano, presidente onorario sezione A.N.P.I. "Giordano Sangalli"; ZaccariaVerucci , partigiano, presidente sezione A.N.P.I. "Donne nella Resistenza" di Casalbertone; Bianca Bracci Torsi , staffetta partigiana, componente del direttivo provinciale A.N.P.I. Roma; Michele Silicati , ingegnere, sindaco di Stazzema; Marcella De Negri , figlia del capitano Francesco De Negri, trucidato a Cefalonia; Felice Casson , senatore; Vincenzo Maria Vita , senatore; Giovanni Russo Spena , già presidente dei senatori del P.R.C.; Piero Salvagli , architetto; Vito Francesco Polcaro , professore, componente del direttivo provinciale A.N.P.I. Roma; Raul Mordenti , professore; Ernesto Nassi , segretario provinciale A.N.P.I. Roma; Leonardo Rinaldi , segretario sezione A.N.P.I. "Giordano Sangalli"; Pier Vittorio Buffa , giornalista, direttore Finegil; Marta Bonafoni , giornalista direttore Radio Popolare Roma; Gianluca Cicinelli , giornalista, presidente Ciuoti; Luca Telato , giornalista, vicepresidente Ciuoti; Federico Bogazzi , giornalista, redattore di Radio Popolare Roma; Piera Amendola , già segretaria commissioni parlamentari Mafia e P2; Floriana Fusco , segretaria di redazione del gruppo Espresso Repubblica; Marco Molinari , medico neurologo c/o S. Lucia; Giuliana Pasciuto , medica pneumologa c/o Gemelli; Laura Giustolisi , medica psichiatra; Vincenzo Calò , attore, componente del direttivo provinciale A.N.P.I. Roma; Paola Ronzoni , segretario sezione A.N.P.I. "Donne nella Resistenza" di Casalbertone; Tommassini Maria Elena , vicesegretario sezione A.N.P.I. "Giordano Sangalli"; Leonina Rondoni , direttivo sezione A.N.P.I. "Giordano Sangalli"; Renata Pallotti , direttivo sezione A.N.P.I. "Giordano Sangalli".
martedì 25 maggio, su iniziativa dell'Anpi cittadino e regionale, ci siamo riuniti, nella libreria Rinascita in largo Agosta, a Roma, per affrontare in video conferenza il tema dell'Armadio della vergogna, che, ci scusi il gioco di parole, ma non è un gioco, è diventata la vergogna dell'Armadio. Siamo popolo, partigiani, sindaci, giornalisti, politici, professori…. Ci siamo chiesti, e Le chiediamo, come mai tra i moltissimi ed essenziali temi da Lei affrontati non riesca a trovare spazio quello che riguarda la tragedia più grande subita dai cittadini di questo paese? Decine di migliaia di vittime civili e militari, di cui non si conosce ancora ad oltre 65 anni di distanza neanche l'ammontare approssimativo. Furono uccisi dai nazifascisti nei modi più efferati, cavando i feti dal ventre delle madri, facendo dei più piccoli il bersaglio delle loro armi, fucilando chi pur aveva alzato bandiera bianca perché non si era immediatamente arreso. Non ebbero giustizia e non l'hanno ancora perché i processi, che dire tardivi rappresenta un misero eufemismo, conclusisi con condanne all'ergastolo per gli autori dei massacri, non hanno avuto pratica attuazione dato che la Nazione in cui viviamo non si è neanche degnata di far presente agli altri Stati amici l'elementare necessità che i criminali in qualche modo, magari con arresti domiciliari, paghino questo piccolo e serotino prezzo per le loro colpe. Né si conosce ancora la verità storica di chi, come, quando e perché decise di occultare i fascicoli degli eccidi di quell'Armadio. L'ex presidente della Repubblica tedesca, Rau, chiese perdono a Marzabotto, a nome del suo Paese, alle vittime, ai loro parenti, ai sopravvissuti, a tutti i cittadini italiani. Lo stesso fece a Stazzema un incaricato dell'ambasciata di Germania in Italia. Ma carnefici furono anche gli assassini di Salò, che non hanno chiesto perdono ma, anzi, son rinati. E lo Stato che nascose quei fascicoli? Possibile che nessuno dei tantissimi che hanno responsabilità politiche e istituzionali qui da noi non abbia sentito sinora la necessità di fare come le autorità della nuova Germania? E il silenzio, l'ingiustizia, l'amnesia di comodo non sono anch'essi da condannare?
Franco Giustolisi, giornalista e scrittore; Massimo Rendina, presidente A.N.P.I. Roma e Lazio; Adriano Pilade Forcella, partigiano, presidente sezione A.N.P.I. "Giordano Sangalli"; Modesto di Veglia , partigiano, presidente onorario sezione A.N.P.I. "Giordano Sangalli"; ZaccariaVerucci , partigiano, presidente sezione A.N.P.I. "Donne nella Resistenza" di Casalbertone; Bianca Bracci Torsi , staffetta partigiana, componente del direttivo provinciale A.N.P.I. Roma; Michele Silicati , ingegnere, sindaco di Stazzema; Marcella De Negri , figlia del capitano Francesco De Negri, trucidato a Cefalonia; Felice Casson , senatore; Vincenzo Maria Vita , senatore; Giovanni Russo Spena , già presidente dei senatori del P.R.C.; Piero Salvagli , architetto; Vito Francesco Polcaro , professore, componente del direttivo provinciale A.N.P.I. Roma; Raul Mordenti , professore; Ernesto Nassi , segretario provinciale A.N.P.I. Roma; Leonardo Rinaldi , segretario sezione A.N.P.I. "Giordano Sangalli"; Pier Vittorio Buffa , giornalista, direttore Finegil; Marta Bonafoni , giornalista direttore Radio Popolare Roma; Gianluca Cicinelli , giornalista, presidente Ciuoti; Luca Telato , giornalista, vicepresidente Ciuoti; Federico Bogazzi , giornalista, redattore di Radio Popolare Roma; Piera Amendola , già segretaria commissioni parlamentari Mafia e P2; Floriana Fusco , segretaria di redazione del gruppo Espresso Repubblica; Marco Molinari , medico neurologo c/o S. Lucia; Giuliana Pasciuto , medica pneumologa c/o Gemelli; Laura Giustolisi , medica psichiatra; Vincenzo Calò , attore, componente del direttivo provinciale A.N.P.I. Roma; Paola Ronzoni , segretario sezione A.N.P.I. "Donne nella Resistenza" di Casalbertone; Tommassini Maria Elena , vicesegretario sezione A.N.P.I. "Giordano Sangalli"; Leonina Rondoni , direttivo sezione A.N.P.I. "Giordano Sangalli"; Renata Pallotti , direttivo sezione A.N.P.I. "Giordano Sangalli".
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«Armadio della vergogna sentenze ferme negli uffici della Farnesina»
Vittorio Bonanni
Liberazione 13 giugno 2010
Franco Giustolisi, scrittore e giornalista, primo firmatario dell'appello al Presidente della Repubblica sul silenzio che si è creato intorno alla vicenda dell' "Armadio della vergogna", ce l'ha con tutti. Politici, media, giornalisti, tutti responsabili di questa nebbia malgrado i processi sulle stragi perpetrate dai nazi-fascisti alla fine della Seconda guerra mondiale si siano conclusi con delle condanne. «Seguito a domandarmi - dice Giustolisi - come mai quella che è la maggior tragedia italiana finisca sempre sotto silenzio. La maggior tragedia per il numero dei morti, decine e decine di migliaia, di cui però non si conosce neanche la cifra approssimativa, perché oltre a quelle citate nei fascicoli dell"Armadio" siamo venuti a conoscenza di tante altre vittime. Per esempio il 25 maggio scorso abbiamo organizzato questa iniziativa a largo Agosta, della quale si parla nell'appello a Napolitano. E si è scoperto che ad Agosta sono stati uccisi quattordici cittadini italiani. Arriva il terremoto ad Onna e si scopre che lì, paesino di neanche trecento anime, ne furono uccisi quarantaquattro. E ancora, è stata la più grande tragedia italiana per come sono stati uccisi. Feti cavati dal ventre delle madri. Oppure come è accaduto a S. Anna di Stazzema, lanciati e sparati per aria, con tanto di testimoni come l'ex rabbino Elio Toaff. Una donna impalata a Fivizzano, un vecchio cieco inseguito e sparato in mezzo alle frasche. Delitti questi ultimi perpetrati dai fascisti, cioè da italiani contro altri italiani. E a Marzabotto dove vennere uccisi tutti i ragazzini che si erano rifugiati nella chiesa».
E poi la mancata giustizia...
E questo è il terzo elemento. Alla fine, quando nel 1994 si scoprono questi armadi, si cominciano a fare dei processi. E vengono comminate inevitabili, del resto che altro si poteva fare, condanne all'ergastolo, a quelli che ormai sono dei vecchi. E si scopre che il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini quelle richieste normali e di prassi fatte dai magistrati militari, che hanno speso soldi, tempo e fatica per arrivare a queste condanne, sono rimaste lì, non le ha mandate avanti.
Si è sottratto a quelli che sono i suoi compiti istituzionali. ..
Si è sottratto a quelli che sono i suoi compiti istituzionali. ..
Certo. Non ha fatto il proprio dovere di ministro degli Esteri che prevedeva di trasmettere gli atti ai suoi colleghi tedeschi e forse anche austriaci, dove si dava notizia delle condanne e dove si dovevano richiedere magari degli arresti domiciliari vista l'età degli imputati. E tutto questo non è vergognosamente avvenuto.
Non mi sembra che questo comportamento inqualificabile sia stato stigmatizzato dall'opposizione. ..
Non mi sembra che questo comportamento inqualificabile sia stato stigmatizzato dall'opposizione. ..
La politica ha sempre taciuto. La destra per ovvi motivi. La sinistra, forse legata a vecchi concetti dell'immediato dopoguerra, secondo i quali era meglio non creare frizioni con i fascisti. Concetti sintetizzati dalla famosa frase di Pajetta che, rivolto ad Almirante, disse «i conti con voi li abbiamo chiusi il 25 aprile». Conclusione, il silenzio. Basti pensare che io e Massimo Rendina, presidente dell'Anpi di Roma e del Lazio, ex comandante partigiano della seconda Brigata Garibaldi di cui era Capo di Stato Maggiore, da ottobre, da quando sua maestà Bersani è diventato segretario del Pd, siamo in attesa che si degni di darci un appuntamento per parlare appunto dell'Armadio della vergogna e del problema dell'informazione, non tanto legato ai gravissimi provvedimenti che sta prendendo Berlusconi, quanto al fatto che giornalisti come Minzolini, Mimum e Feltri non mettono quelle notizie che danneggiano il padrone e lo fanno con il silenzio dell'Ordine. Insomma noi siamo in attesa di questo appuntamento. Questo per dire che la sinistra, per motivi che mi sfuggono, non fa praticamente nulla.
Tra l'altro c'è anche un problema di memoria storica. Non parlando di certe cose si rischia di dimenticarle. ...
Tra l'altro c'è anche un problema di memoria storica. Non parlando di certe cose si rischia di dimenticarle. ...
Teniamo conto che il 27 gennaio è il "giorno della memoria". Inizialmente e statutariamente doveva essere la memoria di tutte le vittime. Ma poi è diventato soprattutto il giorno della memoria degli ebrei. L'11 febbraio è il "giorno della memoria" di istriani e dalmati. E perché non istituiscono un "giorno della memoria" per quelli che, come disse il presidente Ciampi, rappresentano la nuova Italia? Perché ci si dimentica di queste persone? Allora ecco che appare naturale chiedere udienza all'attuale Presidente della Repubblica che difende la Costituzione, e rappresenta tutti i cittadini italiani nella speranza che questo silenzio da parte della politica e della stampa finisca. Ed è gravissimo che ancora oggi, ad oltre sessant'anni di distanza, si vada avanti così. E lo è più oggi che ieri. Perché ieri quanto meno De Gasperi e Andreotti, nell'immediato dopoguerra, avevano se non delle giustificazioni, dei motivi, come il fatto che non si poteva gettare ulteriore fango sulla Germania, che si stava disarmando. In secondo luogo c'erano i vari fascisti Roatta, Robotti che avevano fatto stragi in Slovenia peggiori di quelle naziste e non erano stati consegnati agli stati che li richiedevano. Insomma hanno fatto, io do una mano a te, tu dai una mano a me, non chiedo l'estradizione dei nazisti e non do via i fascisti. Ma ormai quei tempi sono passati.
Ora vi attendete una risposta del Quirinale...
Ora vi attendete una risposta del Quirinale...
Certo, anche perché non è questa la prima petizione che abbiamo fatto. Lo stesso Ciampi, all'indomani delle elezioni che portarono al governo Prodi nel 2006, mi promise due cose: che avrebbe chiesto perdono non solo alle vittime e ai parenti delle vittime ma a tutti i cittadini italiani, perché si è trattato di un'offesa a tutti. Come ha fatto l'ex presidente della Repubblica tedesca Rau a Marzabotto. E poi c'è il problema dei fascisti. Bisogna far capire al Paese che tutto questo è successo perché c'era il nazi-fascismo. E che adesso c'è un'altra dittatura che non vuole sentire queste cose e pensa a chiudere ogni spiraglio di libertà.