Si tiene oggi a Trieste l'incontro dei presidenti italiano, sloveno e
croato in occasione del concerto dell'amicizia, diretto da Riccardo
Muti.

Per l'occasione il quotidiano della comunità slovena, Primorski
Dnevnik, si apre con la dichiarazione congiunta dei presidenti, in tre
lingue:
http://www.primorski.it/publisher/V%20kioskih/section/

Si veda il testo in italiano: http://www.quirinale.it/elementi/Continua.aspx?tipo=Comunicato&key=10478
v slovenscina: http://www.quirinale.it/elementi/Continua.aspx?tipo=Comunicato&key=10484
na hrvatskosrpskom: http://www.quirinale.it/elementi/Continua.aspx?tipo=Comunicato&key=10486

La data di oggi rappresenta però anche un significativo anniversario,
in merito al quale riceviamo e diffondiamo volentieri il seguente
comunicato:

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ISTITUTO REGIONALE PER LA STORIA
DEL MOVIMENTO DI LIBERAZIONE NEL FRIULI VENEZIA GIULIA
Villa Primc, Salita di Gretta 38 – 34136 Trieste
Tel/fax 04044004 www.irsml.eu irsml@...


Quella del 13 luglio 1920 è una data chiave per la storia giuliana del
secolo scorso. Infatti, nell'assalto fascista contro il Narodni dom di
Trieste, seguito il giorno dopo da analoga impresa contro il Narodni
dom di Pola, si manifestano alcuni degli elementi caratterizzanti il
'900 al confine orientale d'Italia: il salto di qualità introdotto nei
conflitti nazionali dalla Prima guerra mondiale, che insegna l'uso
della violenza come strumento corrente della lotta politica; la
connivenza delle istituzioni dello Stato liberale morente con lo
squadrismo montante, che a Trieste compie una delle sue prime prove
cogliendo spregiudicatamente l'occasione offerta dai tragici fatti di
Spalato del giorno precedente; l'avvio da parte del fascismo, prima
movimento e poi regime, di un tentativo esplicito e sistematico di
distruzione delle identità nazionali slovena e croata nella Venezia
Giulia.
In tal modo, il fascismo compiva fino in fondo il tradimento delle
aspirazioni risorgimentali alla fratellanza tra i popoli e poneva le
premesse per una politica tanto aggressiva quanto velleitaria, che
alla fine avrebbe portato, con la perdita dell’Istria, di Fiume e di
Zara, al dissolvimento dei risultati della Grande guerra ed alla crisi
dell'italianità adriatica.
Ricordare tutto ciò non significa stabilire collegamenti meccanici fra
le tragedie giuliane del primo e del secondo dopoguerra, perché la
realtà è più complessa, ma richiamare con lucidità le responsabilità
storiche del fascismo di confine nell'aver devastato la convivenza
civile nelle terre adriatiche.

IL PRESIDENTE
Prof. Gian Carlo Bertuzzi

Trieste, 10 luglio 2010